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RISCHI NATURALI

L’argomento Rischi naturali rientra in due Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU:

Obiettivo 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri e sostenibili

Target: 11.5
Entro il 2030, ridurre in modo significativo il numero di morti e il numero di persone colpite da calamità, compresi i disastri provocati dall’acqua, e ridurre sostanzialmente le perdite economiche dirette rispetto al prodotto interno lordo globale, con una particolare attenzione alla protezione dei poveri e delle persone in situazioni di vulnerabilità.

Target: 11.b
Entro il 2020, aumentare notevolmente il numero di città e di insediamenti umani che adottino e attuino politiche e piani integrati verso l'inclusione, l'efficienza delle risorse, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, la resilienza ai disastri, lo sviluppo e l’implementazione, in linea con il ‘Quadro di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030'.


Obiettivo 13: Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le loro conseguenze

Target:  13.1
Rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali in tutti i paesi.















Definizione del quadro del dissesto relativo ai comuni che non hanno ancora provveduto ad adeguare il proprio strumento urbanistico al PAI

Al fine di poter disciplinare le azioni riguardanti la difesa idrogeologica del territorio, la Regione Piemonte deve poter disporre di una conoscenza aggiornata delle situazioni di dissesto. Uno strumento utile al raggiungimento di tale scopo è rappresentato dagli strumenti urbanistici comunali che contengono gli studi geologici relativi al quadro del dissesto redatti alla scala locale e forniscono indicazioni circa la pericolosità geologica e la relativa idoneità all’utilizzo urbanistico del territorio.
Il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI), approvato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 24 maggio 2001, obbliga i comuni ad effettuare, attraverso la revisione dei propri strumenti urbanistici, la verifica delle effettive situazioni di dissesto e di rischio idraulico ed idrogeologico presenti sul territorio rispetto a quelle individuate dal PAI medesimo. A più di 18 anni dall’entrata in vigore del PAI, non tutti i comuni hanno proceduto alle verifiche sopra richiamate e la Regione, quindi, non dispone di un quadro del dissesto omogeneo a livello regionale.

Figura 1
Comuni piemontesi suddivisi per stato di adeguamento al PAI

Figura 2
Comuni piemontesi suddivisi per stato di adeguamento al PAI

Figura 3
Comuni adeguati al PAI suddivisi per provincia

Fonta: Regione Piemonte

Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi agli strumenti urbanistici (PRGC)


Allo scopo di colmare la carenza di informazioni derivanti dalla mancanza di un quadro del dissesto condiviso per i comuni non adeguati al PAI, anche al fine di quantificare i fabbisogni degli interventi di mitigazione della pericolosità geologica a scala regionale, la Direzione regionale Opere Pubbliche, Difesa del Suolo, Montagna, Foreste, Protezione Civile, Trasporti e Logistica, attraverso il Settore Geologico ed il Settore Sismico per gli ambiti territoriali di competenza, sta procedendo, ai sensi della DGR n. 25-7286 del 30 luglio 2018, alla definizione del quadro del dissesto, alla scala comunale, dei comuni non ancora adeguati al PAI, in base al quale gli stessi potranno in seguito impostare la propria variante urbanistica.
La definizione del quadro del dissesto avviene sulla base delle informazioni presenti nelle varie banche dati regionali e nazionali ed ispirandosi al principio di maggior cautela.
Ai dissesti così individuati, fino all’adozione della variante di adeguamento al PAI del PRG comunale, verranno applicati i provvedimenti cautelari di cui all’art. 9 bis della LR 56/1977 al fine di rendere immediatamente cogenti le limitazioni all’utilizzo del territorio derivanti dalle condizioni di pericolosità emerse dagli studi effettuati, in sintonia con le limitazioni previste dall’articolo 9 delle Norme di Attuazione del PAI.
Completati gli studi relativi ai comuni non ancora adeguati al PAI, si procederà ad una verifica di quei comuni che hanno un adeguamento al PAI in corso ma non ancora condiviso a livello regionale. Per questi ultimi si evidenzia che, alle aree in dissesto individuate dal PAI ed a quelle individuate nelle mappe di pericolosità del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni, valgono, comunque, le disposizioni dell’art. 9 delle norme PAI medesimo fino all’approvazione della variante al PRG.

Progetto di alternanza scuola/lavoro nell’ambito della prevenzione del rischio idrogeologico

Il Settore Geologico nel 2018 è stato impegnato nel completamento del percorso formativo del progetto di alternanza scuola lavoro con l’Istituto Grassi di Torino, iniziato nel 2017. Tale progetto prevede la formazione sul software open source QGis di due classi di 25 studenti ciascuna e successivamente la digitalizzazione di cartografie relative all’idoneità geologica all’utilizzo urbanistico contenute negli strumenti urbanistici dei comuni adeguati al PAI. Al termine del percorso gli studenti avranno acquisito dimestichezza con l’applicativo e la Regione Piemonte potrà disporre di ulteriori cartografie digitalizzate che andranno ad implementare il livello di informatizzazione regionale.

Programmazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico

Nel corso del 2018, la programmazione di interventi di carattere preventivo ha registrato una considerevole evoluzione; grazie agli stanziamenti nazionali del Ministero dell’Ambiente sono stati finanziati, a cura del Commissario di Governo, contro il dissesto idrogeologico, i primi fondi per implementare lo stato di progettazione degli interventi, al fine di addivenire alla progettazione esecutiva degli stessi; questi fondi ammontano ad € 1.564.764,30.
Sempre con i fondi del Ministero dell’Ambiente, a seguito della programmazione effettuata per le cd “Aree Metropolitane” con il DPCM 15 settembre 2015, è stato finanziato il primo lotto della Cassa di espansione del fiume Dora Riparia a protezione della città di Torino. Per quest’opera, strategica per la mitigazione dell’esondazione da parte della Dora Riparia nella città di Torino, sono stati stanziati € 13.538.900,00.
Nell’ambito della programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC 2007-2013), sono stati finanziati ulteriori 12 interventi per complessivi € 7.770.299,00, impiegando fondi statali.
Nel corso del 2018, dando continuità a quanto già stanziato nel 2017 in tema di manutenzione, sono stati definiti:

  • un secondo programma straordinario per € 700.000,00 di fondi regionali destinati a 31 interventi sui tratti del reticolo idrografico ex AIPO;
  • un primo programma di manutenzioni per € 2.788.000,00, con fondi del Ministero dell’Ambiente la cui gestione è demandata all’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, destinati a 41 interventi e la cui fase attuativa è prevista per l’inizio del prossimo anno.

Le anzidette misure, tendenti alla mitigazione e riduzione del rischio appaiono comunque insufficienti rispetto i reali bisogni espressi del territorio regionale. Infatti le esigenze di maggiore protezione attiva delle infrastrutture, dei centri di produzione e degli abitati, che può essere sinteticamente rappresentato, seppur parzialmente, mediante la piattaforma Rendis, ammontano a circa 1 miliardo di euro.

Valutazione del danno nell'ambito della programazione degli interventi

La Regione Piemonte, in collaborazione con il Politecnico di Torino, l'Università e la Associazione Idrotecnica Italiana, si è dotata di uno strumento operativo, impostato sul concetto di Indice di rischio proporzionale - IRP (cfr. intervento su Progetto Cassa di laminazione Dora Riparia), finalizzato alla valutazione dei danni indotti dai fenomeni alluvionali sul tessuto urbano. Il metodo è stato ampiamente testato e utilizzato sia nei riguardi della back analysis di eventi alluvionali recenti, sia ai fini della programmazione degli interventi di riduzione del rischio.
Tale metodo risulta pertanto di utile supporto per la compilazione delle schede della piattaforma Rendis e in particolare per la valutazione degli effetti indotti dall'implementazione delle misure strutturali previste.
Il metodo fa uso di data base liberamente consultabili e scaricabili on line dagli operatori (Geoportale della Regione Piemonte) e si avvale di valutazioni economiche aggiornate con continuità (database dell'OMI - Osservatorio del Mercato Immobiliare).
La base conoscitiva del dissesto utile all'implementazione è quella rappresentata nelle mappe di pericolosità del PGRA - Piano di gestione del rischio di alluvioni. Tuttavia gli utenti, nel caso siano disponibili valutazioni idrauliche di maggior dettaglio, possono utilizzare altre basi conoscitive. Per l'applicazione del metodo è sufficiente l'utilizzo di software free ware: QGis, Libre Office.
La Regione Piemonte sta attualmente valutando l'applicabilità del metodo al fine di valutare le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici e la sostenibilità economica della difesa del suolo.

Progetto cassa di laminazione Dora Riparia

La previsione di un'area di laminazione a monte della Città di Torino, contenuta nella Variante alle fasce fluviali del fiume Dora Riparia, nasce dall'esigenza di ridurre la portata del fiume nel tratto cittadino e rendere pertanto compatibili i ponti storici della Città.
L'area è posta a circa 12 km a monte dell’ingresso nell’area urbana del capoluogo regionale. I territori interessati dall'area di laminazione ricadono principalmente nei comuni di Alpignano e Caselette, oltre a Rosta e Rivoli. La superficie territoriale potenzialmente interessata dall’invaso è di oltre 250 ha.
Lo studio preliminare del progetto è stato svolto dall'Ufficio Operativo di Torino dell'Agenzia Interregionale per il Po (AIPO). Lo studio contiene l’individuazione e la descrizione delle opere necessarie alla realizzazione del sistema di laminazione e la quantificazione economica di massima. La configurazione ipotizzata nel progetto preliminare di AIPO prevede un'ottimizzazione dei manufatti con possibilità di manovra e un aumento dei volumi d'invaso mediante limitate attività estrattive lungo l'alveo inciso, per raggiungere un volume utile d'invaso pari a circa dieci milioni di metri cubi.

Figura 4
Cassa di laminazione Dora Riparia - schema dell'intervento: tratto di monte e tratto di valle

Il quadro economico complessivo vede un costo totale per l'esecuzione dell'opera pari a 63 milioni di euro; al momento sono stati finanziati: il costo del progetto definitivo di tutta l'opera; il progetto esecutivo e la realizzazione del primo lotto.
In una valutazione costi/benefici è sicuramente favorevole rispetto agli elevati danni che un’esondazione della Dora Riparia potrebbe comportare (ed ha già avuto nel 2000) sui più vulnerabili quartieri della città di Torino attraversati dalla Dora Riparia.
Infatti, il confronto tra lo scenario di rischio attuale e lo scenario di rischio che si otterrebbe a seguito della realizzazione della cassa di espansione ha portato a constatare, nell'ambito dell'applicazione di uno strumento che la Regione Piemonte sta mettendo a punto e sperimentato attraverso una collaborazione con il Politecnico e l'Università di Torino, un beneficio del 74% in termini di variazione di Indice di Rischio Proporzionale – IRP. Il danno totale attuale, calcolato secondo la metodologia IRP, è pari a quasi 4 miliardi di euro, mentre il danno totale successivo alla realizzazione della cassa (espresso in termini di IRP) si riduce a circa 1 miliardo di euro. Secondo la metodologia IRP il rischio residuo, successivo all'implementazione delle contromisure, si attesta intorno ai 5 milioni di euro annui. L’esposizione (valore economico) è quantificata sulla base dei valori statistici dell’OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare), aggiornati periodicamente.
L’intervento prevede la realizzazione di due sbarramenti sul corso d’acqua che, per volumi invasati, saranno classificati di competenza nazionale.
Dal punto di vista urbanistico-territoriale si è pensato di mettere in campo le misure di perequazione territoriale previste dalla legge urbanistica regionale 56/1977, art. 19 bis. La legge prevede infatti che "la perequazione territoriale consiste nell’applicazione dei principi perequativi a scala sovracomunale, tramite il ricorso a modalità di compensazione e redistribuzione dei vantaggi, dei costi e degli effetti derivanti dalle scelte dei piani e delle politiche territoriali. A tal fine le pubbliche amministrazioni promuovono intese finalizzate a disciplinare la localizzazione e lo svolgimento, in collaborazione, di attività di interesse comune mediante la sottoscrizione di accordi territoriali di cui all’articolo 19ter".
Quindi la Regione vorrebbe promuovere un Accordo territoriale, di cui all'art. 19 ter della LR 56/1977, che ha l'obiettivo di attivare "politiche territoriali e paesaggistiche di livello sovracomunale, la modifica e l’integrazione della pianificazione di livello territoriale o per la definizione di assetti strutturali di livello sovracomunale, in attuazione delle politiche territoriali regionali, provinciali e metropolitane".
La scelta di attivare una Cabina di Regia (a cui parteciperà la Regione con le sue diverse componenti e tutti gli Enti interessati) per il coordinamento delle attività è nata dunque dalla complessità del progetto, nonché degli argomenti toccati dall’intervento che si vuole realizzare e la possibile insorgenza di situazioni conflittuali con i territori.
In tal senso è stata valutata l'opportunità di affrontare il percorso con le più consolidate tecniche di progettazione partecipata. Tale fase servirà a supportare popolazione e amministrazioni e stakeholders a comprendere l'importanza dell'assetto di progetto contenuto negli atti di pianificazione vigenti, ma contribuire altresì alla redazione di un progetto che raggiunga contestualmente gli obiettivi di protezione degli insediamenti umani, di rispetto delle attività agricolo-produttive in atto, di riqualificazione ambientale ed ecologica, di miglioramento della fruizione.

Progetto win-win Pellice

Il Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA), vigente dal febbraio 2017, individua nel torrente Pellice un’Area a Rischio Significativo regionale (ARS R11), in quanto sono state riconosciute situazioni di rischio elevato e molto elevato, per le quali è necessario il coordinamento delle politiche regionali alla scala di sottobacino.
Uno degli obiettivi generali riguarda l'individuazione di ambiti per assicurare maggiore spazio ai fiumi e, in particolare, è prevista la misura specifica “Realizzazione interventi previsti dal PGS di movimentazione/asportazione di materiale litoide nei comuni di Bricherasio e Garzigliana. Adeguamento e/o realizzazione difese spondali previste dallo studio del PGS nei comuni di Villafranca Piemonte, Cavour”.
Questo intervento è stato considerato un intervento integrato ambientale, cosiddetto win-win, poiché in grado di garantire contestualmente la riduzione del rischio idrogeologico e il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità permettendo di raggiungere in modo integrato gli obiettivi fissati dal Piano di gestione delle acque, attuativo della Direttiva 2000/60/CE, e di quelli fissati dal Piano di Gestione delle alluvioni, attuativo della Direttiva 20007/60/CE.
Infatti alla misura del PGRA corrisponde quella del Piano di gestione del Po (PdG Po), “Attuazione degli interventi dei programmi di gestione dei sedimenti”.
Tale tipologia di intervento risulta del tutto innovativa, sia per quanto riguarda le fasi di progettazione e di realizzazione, sia per quanto riguarda la definizione degli obiettivi da conseguire e il monitoraggio degli effetti; si pone quindi la necessità di promuoverne la realizzazione attraverso modalità di tipo sperimentale per la definizione di "casi di riferimento" al fine di disporre di una metodologia applicabile che garantisca coerenza, oggettività, semplicità di applicazione e replicabilità da parte di enti diversi e su diverse scale.
Per la realizzazione e il mantenimento di tale tipologia di misure è opportuno coinvolgere i soggetti interessati e i cittadini in modo che possano valutare i benefici che gli interventi, che si configurano come infrastrutture verdi, produrranno in termini di miglioramento della sicurezza, della qualità e della fruibilità del territorio interessato (servizi ecosistemici), e considerare le opportunità di sviluppo che da essi possono scaturire; per tale motivo deve essere promosso il loro coinvolgimento fin dai primi momenti di avvio del processo di progettazione al fine di instaurare un proficuo scambio di informazioni e conoscenze che contribuisca a migliorare la qualità degli interventi e ne divulghi le finalità.
È stata quindi siglata una convenzione tra Regione Piemonte, AIPO e Autorità di bacino distrettuale del fiume Po finalizzata al finanziamento, alla progettazione, alla realizzazione dell’intervento integrato sul torrente Pellice e al monitoraggio dei suoi effetti.
All'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po sono state trasferite dal Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare le risorse necessarie ad attuare l’intervento, pari a quattro milioni di euro.
Le attività da svolgere riguardano la definizione di specifiche tecniche per la progettazione, per la realizzazione e per il monitoraggio dell'intervento integrato, la definizione di misure di tutela specifiche per gli elementi strutturali della rete ecologica, le attività di partecipazione pubblica e di progettazione partecipata, lo sviluppo delle fasi di predisposizione e approvazione dei progetti, l'affidamento dei lavori e direzione lavori, il collaudo dell’intervento, la co-progettazione dei servizi di informazione e didattica sull’intervento, il rapporto finale e la verifica del caso-studio.

Rilocalizzazioni

Al fine di promuovere l'attuazione di misure di carattere non strutturale per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, la Giunta regionale ha approvato la DGR n. 31-6223 del 22/12/2017.
Con tale provvedimento sono stati adottati nuovi criteri per la concessione dei contributi relativi agli interventi di rilocalizzazione in via preventiva di immobili adibiti ad abitazione principale o secondaria, ubicati in aree a rischio idraulico e idrogeologico, in sostituzione di quelli contenuti nella DGR n. 30 novembre 2009, n. 9-12658, al fine di riorganizzare e dettagliare i requisiti di ammissibilità, la scala di priorità, le modalità di calcolo del contributo e le spese connesse, nonché di sistematizzare gli adempimenti in capo al privato e all'Amministrazione comunale e le procedure per l'erogazione dei contributi. In particolare, per accedere ai contributi, in alternativa al requisito dell'ubicazione in area di classe IIIC ai sensi della circolare del Presidente della Giunta regionale 8 maggio 1996, n. 7/LAP nel Piano regolatore comunale, è previsto il requisito della localizzazione in un'area perimetrata dalla Regione ai sensi dell'art. 9 bis della LR 56/1977.
Con il medesimo provvedimento è stata inoltre introdotta la possibilità di riconoscere, per gli edifici esposti a rischio idraulico non rilocalizzabili a causa della particolare configurazione dell'impianto urbanistico o di peculiari caratteristiche storiche e sociali, specifici contributi per la realizzazione di interventi edilizi sugli edifici stessi, volti a ridurne la vulnerabilità.
In applicazione del suddetto provvedimento, nel corso del 2018, sono stati avviati 9 procedimenti di erogazione del contributo di rilocalizzazione, per altrettanti immobili ubicati nei territori dei Comuni di San Giorio (TO), Porte (TO), Quattordio (AL), Ricaldone (AL) e Arquata Scrivia (AL).
Nell'ambito di tali procedimenti sono stati erogati ad oggi € 619.797,17, che le Amministrazioni comunali devono trasferire ai privati proprietari degli immobili da rilocalizzare. Una somma ulteriore pari a € 155.815,09 sarà liquidata a breve per la medesima finalità.
È previsto inoltre il rimborso alle Amministrazioni comunali delle spese per la demolizione degli immobili oggetto di rilocalizzazione, per le connesse variazioni catastali, nonché per la riduzione in pristino delle aree relitte, le quali, per i suddetti procedimenti, ammontano complessivamente a € 404.656,69 e di esse si prevede l'erogazione nel corso degli anni 2019 e 2020.

Il caso di Bussoleno (TO) - La colata detritica del 7 giugno 2018

Nell’autunno 2017 ampi settori di versante a monte degli abitati dei Comuni di Bussoleno, Chianocco, Mompantero, Novalesa, Susa e Venaus, nella media Valle di Susa (TO), furono interessati da gravi incendi che provocarono diffusi danni alle coperture boschive. Nella successiva primavera del 2018 le precipitazioni nella valle, così come su gran parte del territorio piemontese, hanno di gran lunga superato le medie annuali. L’associazione delle due circostanze, predisponente la prima ed innescante la seconda, ha prodotto nella zona numerosi fenomeni di instabilità determinando condizioni di rischio per gli abitati, in particolare nei comuni di Mompantero, Bussoleno e Chianocco.
L’episodio più grave si è verificato a Bussoleno ove, nel primo pomeriggio di giovedì 7 giugno 2018, a causa di un nubifragio, una colata di fango e detriti generatasi nel bacino del Rio Comba delle Foglie ha invaso parte della frazione S. Lorenzo. L’evento era stato preceduto da eventi di magnitudo inferiore il 29 aprile, il 9 e 13 maggio 2018.
La colata è giunta sino in prossimità della linea ferroviaria di fondovalle e il materiale fangoso-detritico ha coinvolto, danneggiandole, alcune abitazioni, ed ha interferito pesantemente con la viabilità e le infrastrutture, determinando la deposizione di una significativa quantità di detriti, dell’ordine massimo di 2 metri di spessore. Il conoide della frazione S. Lorenzo è notevolmente antropizzato e privo sia di opere di salvaguardia che di sistema di deflusso delle acque. Con l’arrivo della colata, le abitazioni più prossime all’apice di conoide hanno subito danni molto gravi e alcuni fabbricati sono stati completamente distrutti. La massa detritica ha quindi perso energia, espandendosi diffusamente sul conoide e interessando un’area molto ampia con energia minore.

Figura 5
Rio Comba delle Foglie (Bussoleno, TO) - Condizioni di dissesto appena a valle dell'apice di conoide


Rapporto d'evento a supporto della dichiarazione dello stato di emergenza

Il 18 giugno 2018, a supporto della dichiarazione di stato di emergenza ai sensi della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26/10/2012 (GU n. 30 del 5/2/2013), la Direzione Opere Pubbliche, Difesa del Suolo, Montagna, Foreste, Protezione Civile, Trasporti e Logistica ha pubblicato il rapporto d'evento; nel rapporto sono descritte anche le risorse umane e strumentali messe in campo, mediante l’azione della Protezione Civile regionale, per le attività relative alla fase emergenziale, e mediante l’azione degli uffici tecnici della Direzione per le attività di ricognizione, censimento ed analisi dei danni nonché per il supporto tecnico alle amministrazioni locali per la gestione di situazioni critiche (evacuazioni, chiusure viabilità ecc.).
Un rapporto tecnico approfondito sul fenomeno è stato pubblicato successivamente da Arpa Piemonte.

Interventi di somma urgenza
L’accertamento dei danni condotto dai funzionari della Regione Piemonte di concerto con le amministrazioni locali coinvolte dall’evento ha portato alla stesura di un elenco di interventi prioritari, in linea con i criteri stabiliti dalla normativa regionale (L.R. 38/78 “Disciplina e organizzazione degli interventi in dipendenza di calamità naturali” e il regolamento attuativo approvato con DGR n° 78-22992 del 3.11.1997). A seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, gli interventi si somma urgenza sono stati finanziati con DPCM del 27/02/2019.

Contributo del Tavolo tecnico per la predisposizione del piano straordinario per gli incendi 2017
Nei giorni immediatamente successivi all'attivazione della colata detritica di Bussoleno, alcuni componenti del Tavolo tecnico regionale per la predisposizione del piano straordinario per gli incendi 2017 hanno effettuato una serie di sopralluoghi finalizzati a verificare il reale rapporto tra gli effetti degli incendi del 2017 e l’origine del fenomeno. Se le caratteristiche del bacino e la vulnerabilità del conoide del Rio Comba delle Foglie erano tali da poter predisporre esse stesse lo sviluppo del fenomeno, è stato constatato come nella testata del bacino si sia verificata una notevole erosione areale del suolo determinata dalle mutate caratteristiche del suolo stesso a causa degli incendi, tale da poter aver contribuito significativamente ad innescare la colata di fango.
A seguito di tale osservazione, sono state previste opere di intervento con tecniche selviculturali finalizzate a ripristinare la funzionalità ecosistemica di protezione diretta e indiretta della copertura boschiva per rendere meno probabile il ripetersi di fenomeni analoghi. Gli interventi sono stati proposti sia nel bacino del Rio Comba delle Foglie, sia negli altri bacini interessati del medesimo incendio dove la compromissione della funzionalità della copertura vegetale era più spiccata. Queste proposte sono state inserite negli interventi si somma urgenza, finanziati con DPCM del 27/02/2019, ponendo per la prima volta gli interventi selvicolturali come opere di pronto intervento.

Applicazione dei provvedimenti cautelari di cui all’art. 9 bis della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56
Dal punto di vista urbanistico, il comune di Bussoleno è dotato di un piano regolatore adeguato al PAI (Piano per l’Assetto Idrogeologico) con DGR n. 21-11637 del 22/06/2009. Nella carta geomorfologica e del dissesto dello strumento urbanistico, il conoide del Rio Comba delle Foglie è classificato, nella porzione apicale, come a pericolosità molto elevata e, nella porzione mediana e distale, come a pericolosità media-moderata. Dall’esame della carta di idoneità geologica all’utilizzo urbanistico del territorio, redatta ai sensi della Circolare PGR n. 7/LAP/96 e successiva Nota Tecnica Esplicativa del 1999, emerge che molte aree interessate dall’evento nella zona mediana e distale del conoide ricadono in classe II (moderata pericolosità geomorfologica ed idraulica), mentre la porzione apicale del conoide, pesantemente coinvolta dalla colata, è classificata a pericolosità elevata. Le aree in classe II non risultano quindi congruenti con le effettive condizioni di pericolosità emerse nel corso dell’evento alluvionale del giugno 2018 e, come tali, non sono in grado di disciplinare in modo adeguato ed in sicurezza l’utilizzo urbanistico del territorio.
A seguito dell’evento alluvionale, il Settore Geologico ha esaminato riprese aeree (foto e video) e documentazione tecnica ed ha effettuato appositi rilievi sul terreno, studi e approfondimenti che hanno permesso di individuare gli ambiti comunali maggiormente colpiti. Le rilevanti problematiche geologiche ed idrauliche che caratterizzano le aree colpite dall’evento hanno reso necessaria l’adozione di provvedimenti cautelari tesi a prevenire la realizzazione di interventi edilizi non compatibili con i livelli di pericolosità emersi e porre in essere azioni finalizzate alla revisione dello strumento urbanistico vigente, per rendere la classi di idoneità geologica all’utilizzo urbanistico coerenti con le reali condizioni di pericolosità presenti sul territorio.
Con DGR n. 23-7178 del 6 luglio 2018 sono quindi stati applicati i provvedimenti cautelari di inibizione e sospensione di cui all’art. 9 bis della Legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56 e s.m.i. alle porzioni di territorio del Comune di Bussoleno interessate dall’evento alluvionale del 7 giugno 2018 (vedi tavola – Allegato 3 alla DGR n. 23-7178 del 6 luglio 2018).

Il piano straordinario per gli incendi 2017 ed il dissesto idrogeologico

Nelle aree del territorio piemontese interessate dagli incendi dell’autunno 2017 (province di Torino e Cuneo) sono stati osservati numerosi dissesti, direttamente o indirettamente correlati con gli incendi.
Il Piano straordinario per gli incendi 2017, in corso di approvazione, ha tra i suoi obiettivi il superamento delle limitazioni della legge 21 novembre 2000 n. 353 “Legge-quadro in materia di incendi boschivi”, che all'art. 10 vieta, sui soprassuoli boschivi e pascolivi percorsi dal fuoco, per cinque anni, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica autorizzazione concessa dalla Regione competente per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici.
Come noto tra le funzioni ecosistemiche primarie del bosco vi sono quelle di difesa generale e diretta, ovvero di prevenzione dal verificarsi di fenomeni di dissesto a scapito di beni e persone.
Durante la predisposizione del piano è stata condotta una attenta valutazione, sia attraverso i rilievi diretti sul campo sia attraverso l'impiego di diverse basi dati tramite tecniche GIS, della funzione dei boschi incendiati, della presenza di bersagli sensibili, e della misura della compromissione della funzionalità della copertura vegetale anche in relazione della presenza di beni esposti.
Espresso in altri termini, il piano, nato con finalità prettamente di tutela forestale, ha avuto come principale azione la tutela dal dissesto idrogeologico ed ha individuato le priorità di intervento attraverso una vera analisi di rischio. I beni esposti che sono stati presi in considerazione sono, in ordine di priorità: i centri abitati, la viabilità e la sentieristica.

Figura 6
Interventi selvicolturali realizzati a Mompantero nell'area colpita da incendi

Attività di verifica per la corretta gestione degli sbarramenti e degli invasi artificiali

Per quanto riguarda le attività di verifica, in aggiunta a quanto già riferito nella Relazione Stato Ambiente 2018, si specifica quanto segue.

Sbarramenti autorizzati alla prosecuzione all'esercizio
Le attività della Regione Piemonte sono rivolte anche alla vigilanza sulla costruzione, controllo della gestione per gli sbarramenti artificiali per l'accumulo idrico con altezze inferiori ai 15 m e invasi inferiori al milione di metri cubi.
Abbiamo circa un 5% di perizie tecniche per autorizzazione all'esercizio ancora in istruttoria, ma la percentuale rimane costante per un continuo apporto di sbarramenti non precedentemente denunciati. Sono stati autorizzati lavori per manutenzioni straordinarie per tre sbarramenti tra cui la vasca di carico ENEL di Brossasco (CN), nonchè la dismissione per uno sbarramento.
In parallelo si sta procedendo ad un rinnovo delle autorizzazioni ormai scadute (circa 64 rinnovi nell'anno 2018).

Verifiche sul territorio per sbarramenti abusivi
Grazie ad un'intensa attività di verifiche sul territorio, rivolta agli invasi schedati a seguito del censimento condotto da satellite a livello nazionale alla fine degli anni '80, sono stati verificati circa 180 punti riscontrando, attraverso il confronto con gli invasi censiti sulla piattaforma del Catasto sbarramenti, una trentina di sbarramenti di competenza regionale abusivi.

Invasi artificiali di nuova realizzazione
Nel corso del 2018 sono stati registrati circa sei procedimenti per la creazione di nuovi impianti soprattutto rivolti all'utilizzo idroelettrico. Sono state rilasciate due autorizzazioni all'esercizio di impianti per i quali completata la realizzazione si era ottenuto il collaudo positivo delle opere.

Invasi artificiali con progetto di gestione del materiale sedimentato approvato
La situazione relativa all'approvazione dei progetti di gestione del materiale sedimentato negli invasi artificiali risulta essere alla fine del 2018 quella che segue.
Totale di circa 73 progetti approvati:
  • 52 dighe nazionali;
  • 12 dighe regionali per le quali esistono deroghe all’obbligo di presentazione del progetto;
  • 1 diga transnazionale;
  • 8 progetti di asta.

È stato rinnovato un progetto già arrivato a scadenza che riguardava la diga di Pourrieres ad Usseaux (TO) sul torrente Chisone per il quale nell'anno è stato condotto anche uno svaso volto alla manutenzione straordinaria della paratoia principale e degli organi di manovra.
E' stato effettuato nell'estate, per la verifica dello stato dello sbarramento e degli organi di scarico, lo svaso della diga di Chiabrere a Pomaretto (TO).

Raccolta scenari di rischio
Anche a seguito delle istruttorie condotte sulla documentazione tecnica degli sbarramenti di competenza regionale da autorizzare alla prosecuzione dell'esercizio si sono ottenuti circa una decina di nuovi scenari di rischio. Per quanto riguarda le dighe ministeriali gli scenari digitalizzati sono archiviati in una apposita piattaforma gestita dalla Direzione generale per le Dighe e le Infrastrutture idriche ed elettriche.

Rinnovo documenti di protezione civile delle dighe
Secondo quanto disposto dalla Direttiva P.C.M. 08/07/2014, nel corso dell’anno 2018 la Regione Piemonte, in collaborazione con ARPA Piemonte e con l’Ufficio Tecnico Dighe di Torino, ha supportato la prefettura di Torino nell’approvazione del nuovo Documento di Protezione Civile per la traversa di Mazzè. Si è inoltre collaborato con la Regione Liguria per l’esame dei DPC delle dighe di Val Noci e Osiglietta, situate nel territorio ligure, ma i cui deflussi idrici attraversano il territorio piemontese. Tali documenti indicano al gestore le azioni di comunicazione da mettere in atto per differenti livelli di allerta che possono essere attivati per situazioni collegate a rischi naturali o ad anomalie della ritenuta.

Classificazione sbarramenti di competenza regionale ai fini di laminazione
In base ai risultati delle valutazioni condotte anche negli anni precedenti ed alle condizioni di esercizio delle singole dighe, poichè la direttiva Dir.p.c.m. 27 febbraio 2004 prevede che debbano essere individuati quegli invasi che potrebbero essere effettivamente funzionali alla laminazione delle piene e quindi ad una riduzione del rischio idraulico a valle degli invasi stessi, nel corso del 2018 è stata formalizzata la DGR 22-6795 del 27 aprile 2018 che adotta:
  • come scala di priorità per la redazione dei piani di laminazione la classificazione degli invasi presenti sul territorio piemontese, utili alla laminazione delle piene, individuata nell’Allegato 1 del medesimo provvedimento;
  • le modalità operative per la predisposizione e l'adozione dei piani di laminazione degli invasi, definite nell’Allegato 2 del medesimo provvedimento.

Sulla base di tale deliberazione si è proceduto ad avviare i lavori di predisposizione del Piano di laminazione per la diga di Rochemolles a Bardonecchia (TO) che risultava essere nei primi posti della classifica stilata ed avere già un Documento di Protezione Civile aggiornato.

Piani di emergenza
Oltre all'importante lavoro proseguito per la predisposizione del Piano di emergenza della diga transfrontaliera del Moncenisio che nella riunione del 14 maggio è stato ritenuto ormai formalizzabile, altra attività che è stata terminata nel 2018 è quella relativa al modello di piano di emergenza comunale per le dighe che è stato approvato con determinazione direttoriale n.486 del 21/02/2018 e che verrà gradualmente diffuso a tutte le amministrazioni potenzialmente interessate da scenari di rischio quali il collasso degli sbarramenti o il rischio idraulico a valle delle strutture.

Verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale di competenza statale per modifiche o estensioni di impianti di ritenuta
Nell'anno è stato sviluppato l'endoprocedimento regionale per l'espressione del parere richiesto per la variante della diga di Ceppo Morelli (VB) comprensivo del procedimento per la valutazione di incidenza che è stata richiesta dal proponente con riferimento alla ZPS IT1140018 “Alte Valli Anzasca, Antrona e Bognanco”, presente nelle immediate vicinanze dell’intervento.
Il progetto prevede un intervento di adeguamento strutturale e idraulico della Diga di Ceppo Morelli, necessario a seguito della rivalutazione della piena con tempo di ritorno 1000 anni, che consiste nella realizzazione di una nuova diga ad arco-gravità, a ridosso dell'esistente sbarramento, con in fregio un nuovo scarico di superficie, nell'adeguamento dello scarico di superficie esistente e in una serie di attività complementari, tra cui alcune sistemazioni spondali a valle della diga.
Per i necessari rimodellamenti del terreno è stato avviato un procedimento di competenza comunale per la bonifica dell'area, nella quale erano stati rilevati dei superamenti delle concentrazioni-soglia per contaminazione da arsenico.

Procedimento di valutazione dell'impatto ambientale di competenza regionale per sbarramenti per l'accumulo idrico
Nel 2018 è stata completata la procedura di VIA di un progetto che consiste nella realizzazione della capacità di accumulo detta “Brenasia”, quale riserva idrica per il Consorzio Irriguo, nel ripristino della capacità di invaso esistente detta “della Rosetta” e nella realizzazione di una diramazione irrigua a partire dalla roggia Ligozzo (ramo di Volpedo).
Tale progetto è risultato vincitore, per la provincia di Alessandria, del Bando regionale per il Programma triennale 2007-2009 di finanziamento a favore dei consorzi gestori dei comprensori di irrigazione per la realizzazione di infrastrutture irrigue di importanza strategica.
L’area in cui verranno inserite le opere idrauliche, posta nella bassa Val Curone, nei Comuni di Volpeglino e Casalnoceto, è ad intenso sfruttamento agricolo con numerose canalizzazioni e bacini irrigui.

Regolazione estiva dei livelli idrometrici del Lago Maggiore
Per la traversa della Miorina di regolazione del lago Maggiore, gestita dal Consorzio del Ticino, considerata sbarramento interregionale, la deliberazione del Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino del fiume Po n.1/2015 del 12/05/2015 ha approvato la sperimentazione dei livelli estivi ed apposito protocollo contenente anche indicazioni per azioni di svaso preventivo a seguito di previsioni di allerte meteo (laminazione dinamica).
Tale sperimentazione è fondamentale per la raccolta di informazioni e dati e costituisce azione propedeutica e necessaria ad ogni valutazione in relazione a quale sia la migliore regola gestionale per assicurare l’ottimale armonizzazione delle diverse esigenze di sicurezza delle popolazioni rivierasche e del Ticino di valle nonchè di salvaguardia degli usi in atto, di tutela dell’ambiente e conservazione della risorsa idrica accumulata.
Nel 2018, quarto anno di sperimentazione, si è contribuito al parere per il Ministero dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare sull'andamento della stessa e sulla valutazione dei termini necessari per proseguire ed eventualmente aggiornare i contenuti del Protocollo di sperimentazione.

Piano Operativo FSC infrastrutture 2014-2020 - dighe
Il Cipe, con delibera n. 25 del 10 agosto 2016, ha approvato l’individuazione delle aree tematiche e dei relativi obiettivi strategici su cui impiegare la dotazione finanziaria del Fondo Sviluppo e coesione, tra le quali è prevista l’area tematica “Infrastrutture”.
Le dighe sono infrastrutture che interagiscono con il territorio in modo molto rilevante, sia dal punto di vista idraulico che ambientale. Date le disastrose conseguenze di eventuali incidenti, le norme stabiliscono che le “grandi dighe” siano costantemente controllate, nonché soggette, da parte dei concessionari, a manutenzioni ordinarie o straordinarie e ad interventi di adeguamento/miglioramento nei confronti dei vari standard tecnici di sicurezza.
Le dighe piemontesi finanziate, anche attraverso un addendum predisposto nel 2018, sono state:

Denominazione

Località

Finanziamenti

Diga Lavagnina inferiore- miglioramento sicurezza idraulica

Casaleggio Boiro (AL)

1.000.000,00

Diga Lago Lavezze (o Bruno) - miglioramento sicurezza statica ed idraulica

Bosio (AL)

1.000.000,00

Diga Lago Lungo - miglioramento sicurezza statica ed idraulica

Bosio (AL)

9.000.000,00

Diga Ingagna - interventi per la sicurezza funzionale

Mongrando (BI)

2.500.000,00

Diga Pianfei - interventi per la sicurezza funzionale

Pianfei (CN)

1.000.000,00

Diga Lago D'Orta - manutenzione straordinaria

Omegna (VB)

€    250.000,00

Diga La Spina - interventi per la sicurezza funzionale

Pralormo (TO)

€    200.000,00

Traversa della Miorina - interventi per la sicurezza funzionale

Castelletto Sopra Ticino (NO)

€ 4.000.000,00


Piano straordinario per la realizzazione di interventi urgenti nel settore idrico

Si è raggiunta nel Novembre 2018 l'intesa sullo schema di decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo che prevedeva, per la programmazione e realizzazione degli interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità e per promuovere il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, il finanziamento di interventi cantierabili per dighe esistenti o di nuova costruzione con i seguenti obiettivi prioritari:
  1. completamento di interventi riguardanti grandi dighe esistenti o dighe incompiute;
  2. recupero e ampliamento della capacita' di invaso e di tenuta delle grandi dighe e messa in sicurezza di derivazioni idriche prioritarie per rilevanti bacini di utenza in aree sismiche classificate nelle zone 1 e 2 e ad elevato rischio idrogeologico.

Gli interventi piemontesi finanziati nel Piano straordinario sono stati quattro rispetto ai sei inizialmente proposti:

Tipo di intervento

Consorzio

Finanziamento

Sovralzo della traversa di presa del canale Ferrari sul fiume Tanaro nei comuni di Felizzano, Masio.

Consorzio irriguo Canale de Ferrari

3.920.000,00

Realizzazione di un invaso a supporto dell’ impianto di irrigazione a goccia in comune di Villareggia (TO).

Consorzio irriguo Miglioramento Fondiario Angiono Foglietti

6.500.000,00

Interventi di adeguamento dell’approvvigionamento ed ammodernamento del sistema di irrigazione delle aree irrigue sottese all’invaso di Pianfei, volti al risparmio delle risorse idriche, nei comuni di Pianfei e chiusa Pesio.

Consorzio irriguo Bealearotto Mussi

7.350.000,00

Interventi di adeguamento funzionale delle opere di ritenuta e di distribuzione degli invasi Ingagna, e Ravasanella

Consorzio di Bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese

2.430.000,00

RETE REGIONALE DI MONITORAGGIO DEI FENOMENI FRANOSI

La Rete Regionale di Controllo dei Movimenti Franosi (ReRCoMF) è costituita da circa 235 sistemi di controllo strumentale attivi su altrettante frane del territorio regionale. Le informazioni riguardanti le caratteristiche degli strumenti che compongono la ReRCoMF, nonché tutte le risultanze delle misure effettuate dalla struttura nel corso dell'anno, vengono aggiornate e implementate nel sistema informativo geologico (sottosistema monitoraggio movimenti franosi).
L’attività di monitoraggio è regolamentata dal Disciplinare per lo sviluppo, la gestione e la diffusione dati di sistemi di monitoraggio su fenomeni franosi del territorio regionale con finalità di prevenzione territoriale e di protezione civile (DGR 16 aprile 2012, n. 18-3690); esso definisce i rapporti tra Regione, Arpa Piemonte ed altri Enti coinvolti e comporta un processo complesso che va dall’acquisizione dati (anche tramite attività in campo), alla validazione, elaborazione e interpretazione delle risultanze strumentali. La finalità è l’individuazione del livello di attività del fenomeno franoso, comunicato con specifiche relazioni tecniche interpretative periodicamente trasmesse ai Comuni e agli uffici regionali e provinciali competenti.

Diffusione delle risultanze della Rete di Monitoraggio
La DGR 18-3690 del 16/04/2012 è corredata dal testo del Disciplinare e da alcuni allegati. L’allegato 2 contiene l'elenco completo dei siti inclusi nella rete ReRCoMF, mentre l'allegato 3 raccoglie i fascicoli monografici delle postazioni automatiche a sonde inclinometriche fisse. Secondo le indicazioni del Disciplinare Arpa provvede all'aggiornamento ed alla diffusione degli allegati 2 e 3; rispetto agli aggiornamenti annuali dei primi anni, attualmente tali allegati sono pubblicati come pagine web dinamiche, costantemente aggiornate e con un maggior numero di informazioni al loro interno, quali ad esempio l'inquadramento geografico del sito, il quadro generale della strumentazione installata e un dettaglio con le principali informazioni per ogni strumento (v. figure).

Figura 7
Allegato 2 al “Disciplinare” - elenco dei siti monitorati inseriti nella ReRCoMF e quadro sintetico della tipologia di strumentazione utilizzata

Figura 8
Planimetria in formato pdf per l’inquadramento geografico del sito

Figura 9
Planimetria in formato pdf con il quadro generale della strumentazione installata

Su 25 siti della ReRCoMF sono installate postazioni inclinometriche automatizzate che effettuano misure ad intervalli di tempo predeterminati (in genere ogni 8 ore); in alcuni casi, ove tecnicamente possibile, è acquisito automaticamente anche il dato piezometrico. L’allegato 3 è costituito dalle schede monografiche (v. figura seguente) delle postazioni automatiche a sonde inclinometriche fisse.

Figura 10
Fascicolo monografico di una postazione inclinometrica a sonde fisse (aggiornato annualmente)

Le schede monografiche descrivono in forma sintetica il fenomeno franoso posto sotto controllo (schede di II° livello del “Sistema Informativo Frane in Piemonte” – SIFraP), riportano l’ubicazione, le caratteristiche e le modalità di installazione della postazione di misura e l’andamento storico (dalla data di installazione) delle risultanze strumentali (v. grafico).

Figura 11
Grafico spostamento tempo alla profondità di 12,5 m di una delle postazioni a lettura in continuo

Al fine di fornire un quadro d’insieme, complessivo ed aggiornato a scala regionale, della situazione dei fenomeni monitorati dalla rete ReRCoMF, il Centro Funzionale emette un bollettino che viene diffuso attraverso i canali in uso per la trasmissione dei documenti facenti parte del sistema di allertamento regionale. Il bollettino ReRCoMF contiene l’elenco dei fenomeni franosi monitorati con associati i relativi cinematismi, un indice sintetico indicativo del livello di attività registrato dalla strumentazione. Inoltre per ogni sito viene fornita la stima di precipitazione infiltrata nel suolo in un intervallo temporale rappresentativo. Per i siti con strumentazione a lettura da remoto (SLR) la stima del cinematismo si basa sulle misure aggiornate ai 30 giorni precedenti l’emissione del bollettino, mentre per i siti con modalità manuale la valutazione del cinematismo fa riferimento all’ultima lettura manuale disponibile. Dall’allegato 3 è possibile consultare l’andamento del cinematismo, registrato nell’anno precedente, per ciascuna sonda inclinometrica fissa (v. figura seguente).

Figura 12
Andamento dei cinematismi emessi durante il 2018 per uno dei siti RERCOM

La strutturazione del patrimonio aerofotografico regionale

I Settori Geologico e Sistema Informativo Territoriale e Ambientale della Regione Piemonte dispongono di un ricco archivio di fotografie aeree riprese sul territorio piemontese a partire dal 1944. Il patrimonio aerofotografico deriva da acquisti operati negli anni dai vari uffici al fine di fornire supporto ad attività legate, essenzialmente, agli aspetti urbanistici o di difesa del suolo.
Negli anni recenti l’insieme di tale patrimonio aveva sofferto, se non un abbandono, quantomeno di una sorta di “oblio” dovuto a problemi di varia natura, non ultimo una certa presunta obsolescenza della documentazione cartacea rispetto alla sempre crescente diffusione di supporti digitali. Ancora oggi è costante la richiesta di consultazione delle riprese aeree da parte di tecnici, professionisti, privati cittadini, sia nella forma digitale sia nella forma cartacea.
Per preservare, valorizzare e diffondere tale patrimonio, i due Settori Regionali sopraccitati hanno, da circa tre anni, iniziato un’attività di riordino e sistematica strutturazione dell’archivio. Parte delle attività si sono svolte in collaborazione con Arpa Piemonte, che pure dispone di numerosi voli aerofotografici.
Le attività di riordino riguardano sia i fotogrammi stampati e la loro digitalizzazione sia la produzione in forma strutturata di informazioni di contorno fondamentali per il corretto utilizzo delle foto stesse, al fine di:
  • riorganizzare i materiali aerofotografici ed i relativi piani di volo;
  • rendere la documentazione fruibile agli uffici pubblici (regionali, Arpa, provinciali, comunali) tramite strumenti di diffusione interna, per permetterne l’utilizzo nell’ambito di attività istituzionali ed istruttorie;
  • rendere fruibile al pubblico, tramite il GeoPortale Piemonte, la parte di documentazione per la quale non sussistano problematiche legate al diritto d’autore perché o di proprietà regionale o perché trascorsi venti anni dalla produzione sono considerate dalla Normativa di pubblico dominio (art. 92 L 633/1941 e s.m.i.)

Ancorché acquisito all’origine con finalità prevalenti nel campo urbanistico e della difesa del suolo, l’archivio aerofotografico multi-temporale rappresenta uno strumento di estrema importanza per la descrizione dell’evoluzione del territorio nel tempo e per molteplici ulteriori aspetti ed utilizzi: forestale, paesaggistico, agricolo, culturale, storico…
Il patrimonio aerofotografico disponibile comprende oltre 100.000 fotogrammi cartacei e circa 30.000 fotogrammi su negativo fotografico, corrispondenti nel complesso a circa 500 voli diversi.
Le attività ad oggi concluse includono:
  • scansione, tramite scanner piano, di tutti i fotogrammi cartacei disponibili, con definizione di 600 dpi;
  • acquisizione di circa 30.000 fotogrammi, su negativo, dalla Alifoto, società che ha chiuso le proprie attività nel 2014 e che ha effettuato un gran numero di voli sul Piemonte tra gli anni 1973 e 2011;
  • digitalizzazione dei negativi aerofotografici di cui sopra tramite scanner fotogrammetrico, con risoluzione di 1200 dpi;
  • creazione, per tutti i voli, del piano di volo secondo le specifiche nazionale relative ai database geo-topografici1, di cui le informazioni su voli aerei fanno parte; i piani di volo sono rappresentazioni geografiche, sviluppate tramite sistemi GIS, che permettono di ubicare i voli e ciascun fotogramma sul territorio; ciascun volo prevede tre coperture vettoriali: 1) centri di presa, corrispondenti ai punti centrali di ciascun fotogramma; 2) poligoni di ingombro al suolo (approssimativo) di ciascun fotogramma; 3) traccia dell’asse di volo di ciascuna strisciata aerofotografica; 4) poligono di ingombro al suolo di ciascun volo; per circa 200 voli erano disponibili piani di volo in formato cartaceo, immagine o vettoriale (ancorché difforme dalle specifiche regionali); per gli altri 300 voli il piano di volo ha dovuto essere ricostruito a partire ai singoli fotogrammi.
  • verifiche di congruità ed allineamento tra i piani di volo ed i fotogrammi disponibili;
  • redazione di adeguata metadocumentazione, secondo le specifiche nazionali del Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali2.

Figura 13
Piani di volo



Esempio di coperture vettoriali relative ai Piani di Volo: in rosso, il poligono di ingombro totale del volo; in nero, i poligoni di ingombro al suolo di ciascun fotogramma; in verde, i centri di presa, ovvero i punti centrali di ciascun fotogramma; in blu, gli assi di volo, corrispondenti alle varie strisciate delle quali si compone il volo

Le scansioni dei fotogrammi cartacei sono state effettuate internamente, tramite uno scanner messo a disposizione da Arpa Piemonte, mentre la scansione dei negativi aerofotografici è stata effettuata dalla ditta CGR di Parma. La creazione dei piani di volo e le verifiche di congruità tra gli stessi ed i fotogrammi sono stati effettuati, per la maggior parte, dalla ditta Genegis GI di Torino; per i voli di maggiore complessità tali attività sono state effettuate internamente.
Si prevede di ultimare le attività di riordino entro il 2019. Tutti i voli, il cui ingombro totale è di circa 15 TB, sono archiviati su NAS accessibili da tutte le posizioni della Regione Piemonte, gestiti dal Settore Geologico, o su spazi disco del Sistema Informativo Territoriale e Ambientale.
Una volta completato il riordino degli archivi si prevede, tra il 2019 ed il 2020, la pubblicazione dei piani di volo e il contestuale sviluppo di servizi tramite il GeoPortale regionale, per permettere la piena fruizione dei materiali da parte degli uffici pubblici, dei professionisti e dei cittadini.
Infine, la totalità dell’archivio aerofotografico regionale troverà apposita collocazione presso la nuova sede regionale presso il grattacielo del Lingotto, ove è prevista anche una saletta per la consultazione.

Figura 14
Esempio di fotogramma aerofotografico

Figura 15
Esempio di scansione di negativo aerofotografico



Le scansioni dei negativi fotografici a 1200 dpi presentano un dettaglio elevato. Nell’immagine di dettaglio, un ponte distrutto dalla piena del 1977 in Val Pellice (TO).

Attività connesse all’utilizzo dei sistemi aerei a pilotaggio remoto (droni)

Nel 2018 il Settore Geologico ed il Settore Sismico della Regione Piemonte si sono dotati di un sistema di riprese aeree volto all’acquisizione di video ed immagini fotografiche per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali. Tramite specifico percorso di formazione riconosciuto dall’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) è stato formato il personale dedicato all’utilizzo di questi strumenti (quattro unità) e lo stesso personale ha ottenuto l’attestato di pilota di sistemi aerei a pilotaggio remoto (SAPR) riconosciuto dall’ENAC (Ente Nazionale dell’Aviazione Civile).
L’utilizzo dei droni da parte dei settori regionali è finalizzato ad effettuare il controllo del territorio, anche a seguito di calamità naturali sia arealmente estese che puntuali, evitando l’impiego di personale in sopralluoghi spesso connotati da un significativo grado di rischio. I velivoli radiocomandati, inoltre, risultano estremamente utili per l’osservazione dall’alto di aree non raggiungibili via terra, nella verifica delle strutture architettoniche colpite da terremoti e nella predisposizione di cartografie digitali del terreno.

Figura 16
Rilievo aerofotogrammetrico svolto dai tecnici regionali

https://geodati.gov.it/geoportale/images/Specifica_GdL2_09-05-2016.pdf
2 https://geodati.gov.it/geoportale/images/Decreto_10112011_RNDT.pdf

Aggiornamento disciplinare allertamento per rischi meteo geo-idrologici e idraulici

A seguito delle indicazioni operative del capo del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale del 10 febbraio 2016, Metodi e criteri per l’omogeneizzazione dei messaggi del Sistema di Allertamento nazionale per il rischio meteo geo-idrologico e idraulico e della risposta del sistema di protezione civile, la Regione Piemonte ha aggiornato il proprio Sistema di Allertamento regionale e, di conseguenza, il disciplinare che ne descrive gli indirizzi e stabilisce le procedure e le modalità di allertamento, ai diversi livelli di governo del territorio.
La norma di riferimento per il sistema rimane la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27/02/2004 recante Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del Sistema di Allertamento nazionale e regionale per il rischio geo-idrologico e idraulico ai fini di protezione civile e s.m.i., che definisce i criteri e gli elementi essenziali su cui si basa l’allertamento: le aree di allerta, il sistema di soglie, i livelli di criticità idrogeologica e idraulica.
Gli Indirizzi Operativi del 2016 avevano per obiettivo generale l’omogeneizzazione dei sistemi di allerta che a livello regionale si erano sviluppati in modo difforme, sia per consentire una comunicazione univoca ed efficace verso il cittadino, sia per assicurare una uniformità degli scenari di rischio e dei livelli di allerta tra una regione e l’altra, per poter comporre un quadro nazionale e adottare le azioni di protezione e contrasto adeguate, nonché assicurare l’eventuale intervento sussidiario necessario. Gli Indirizzi Operativi inoltre puntano a fornire indicazioni comuni minimali per l’attivazione delle azioni di protezione civile conseguenti all’emanazione del livello di allerta.
Le principali novità introdotte dal nuovo disciplinare sono le seguenti:
  • l’adozione di un linguaggio comune per comunicare le allerte attraverso l’utilizzo di un codice colore (verde, giallo, arancione, rosso)
  • la definizione di scenari di rischio associati ai livelli di allerta secondo una formulazione condivisa a scala nazionale della descrizione degli effetti sul territorio e dei danni attesi
  • l’unificazione in un unico Bollettino di Allerta di tutti i rischi naturali trattati (idrogeologico, idraulico, neve, valanghe) e la distinzione delle allerte tra il pomeriggio del giorno di emissione e la giornata successiva;
  • l’introduzione di un nuovo Bollettino di Vigilanza meteorologica, che riporta sulle zone di allerta i fenomeni meteorologici più rilevanti per le successive 60 ore.
  • la definizione delle Fasi Operative e l’indicazione delle relative azioni di protezione civile da adottare in corso di evento o suo preannuncio, dalle diverse autorità di protezione civile afferenti al Sistema Regionale alle diverse scale territoriali;
  • il modello di dichiarazione della Fase Operativa adottata a livello regionale, nel corso di un evento o suo preannuncio.

Figura 17
Bollettini

La sintesi del bollettino di allerta rappresenta un importante valore aggiunto nel processo di semplificazione formale del sistema e favorisce la comunicazione istituzionale e quella pubblica. Inoltre, il colore dell’allerta per i due giorni consente di modulare gli interventi determinando una maggiore efficienza ed efficacia dell’azione di protezione civile.
L’introduzione del Bollettino di vigilanza meteorologica, che pur essendo un elemento fondamentale del sistema di allertamento regionale, non rappresenta un vincolo per la dichiarazione della Fase Operativa da parte del sistema di protezione civile, ma piuttosto un’opportunità per gestire i fenomeni meteorologici severi che possono avere effetti molto diversi all’interno di una stessa area di allerta. L’occasione è stata utilizzata anche per considerare fenomeni meteorologici aggiuntivi (gelate, nebbie, oltre a vento, precipitazione, temporali). Per quanto riguarda i temporali, sono state seguite le indicazioni del gruppo di lavoro nazionale, in modo che anche la scala di classificazione della severità fosse la medesima in tutte le regioni. La previsione a tre giorni in avanti del bollettino di vigilanza consente di organizzare in anticipo eventuali attivazioni del sistema di protezione civile.
Nell’ambito dei prodotti del Sistema di Allerta Regionale rimane il Bollettino delle Piene, finalizzato prioritariamente alla gestione delle piene e dei deflussi e supporto del Centro Regionale di Coordinamento Tecnico Idraulico e dell’Unità di Comando e Controllo del Bacino del fiume Po, ma che contiene una previsione dello scenario di portata lungo le aste dei principali corsi d’acqua, indispensabile per i territori che si trovano in prossimità dei fiumi.
Il Bollettino di Allerta ed il Bollettino di Vigilanza meteorologica, aggiornati tutti i giorni entro le ore 13, sono consultabili e scaricabili sul sito di Arpa Piemonte nella sezione BOLLETTINI con approfondimenti di dettaglio nella sezione tematica del sito dell’Agenzia sui rischi naturali.

Il supporto tecnico alle decisioni fornito dalle Commissioni Locali Valanghe in eventi di rischio per valanghe

Le Commissioni Locali Valanghe operano in Piemonte da oltre quindici anni secondo metodologie definite dal vigente Regolamento regionale n. 4/R del 7 Giugno 2002 “Modalità costitutive e di funzionamento delle Commissioni Locali Valanghe”.
Sono costituite da tecnici nominati dall’Unione Montana competente per territorio ed in possesso di specifici titoli professionali rilasciati da AINEVA (Associazione Interregionale Neve e Valanghe). I tecnici operano con metodologie e strumentazioni scientifiche per la valutazione del consolidamento del manto nevoso e formulano pareri consultivi ai sindaci per l’eventuale adozione di misure precauzionali per la salvaguardia della pubblica incolumità.
Le azioni da intraprendere a tal fine devono essere definite nel Piano Comunale di protezione civile e si strutturano secondo fasi operative definite dal nuovo Disciplinare “Il sistema d’allertamento e la risposta del sistema regionale di protezione civile”, approvato con DGR 30 luglio 2018 , n. 59-7320.
Le fasi operative sono così denominate: attenzione, pre-allarme ed allarme; esse sono disposte, dichiarate ed attivate dall’Autorità di protezione civile competente per territorio e, seppur collegate ai livelli di allerta, non ne discendono automaticamente e consequenzialmente. Esse, infatti, sono strettamente collegate ai dati di monitoraggio e sorveglianza in tempo reale osservati sul territorio ed alla situazione contingente.
A livello nazionale il ruolo delle Commissioni Locali Valanghe, quale indispensabile organo tecnico consultivo a favore dei sindaci, viene fortemente valorizzato nello schema di Direttiva recante “Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale e per la pianificazione di protezione civile territoriale nell’ambito del rischio valanghe”, di prossima emanazione come DPCM.
Anche a livello regionale la recente legge regionale 5 Aprile 2019, n. 14 “Disposizioni in materia di tutela, valorizzazione e sviluppo della montagna”, prevede all’art. 19 “Difesa dalle valanghe”, che “le Unioni Montane, anche associate per ambiti territoriali ottimali secondo apposite convenzioni, costituiscono Commissioni Locali Valanghe (CLV) per l'esercizio di attività di sorveglianza dei fenomeni nivologici, in qualità di organi tecnici consultivi dei sindaci e per la gestione di situazioni di rischio da valanghe in territorio antropizzato”.
Le CLV costituite da parte delle Unioni Montane sul territorio piemontese sono quindici, così distribuite da Nord a Sud:

U.M. Valli dell’Ossola
U.M. Alta Ossola
U.M. Valle Vigezzo (convenzionata con U.M. Lago Maggiore)
U.M. Valsesia
U.M. Biellese Orientale
U.M. Valle Cervo - La Bursch
U.M. Valli Orco e Soana
U.M. Alpi Graie
U.M. Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone
U.M. Alta Valle Susa (convenzionata con U.M. Comuni Olimpici Via Lattea)
U.M. Valli Chisone e Germanasca
U.M. Valle Maira (convenzionata con U.M. Valle Grana
U.M. Valle Stura
U.M. Alpi Marittime (convenzionata con U.M. Alpi del Mare)
U.M. Mondolé

In relazione alle competenze attribuite al Settore Geologico specificamente per il coordinamento ed il supporto tecnico dell'attività delle Commissioni Locali Valanghe, il Settore svolge attività in ambito formativo e di aggiornamento professionale per i componenti delle Commissioni.
Negli anni passati la Regione Piemonte ha anche concretamente contribuito alla fornitura di materiale tecnico per lo svolgimento delle attività di monitoraggio delle CLV ed ha provveduto, con il supporto tecnico di ARPA Piemonte, alla formazione di circa un centinaio di tecnici facenti parte delle CLV, con l’attuazione di specifiche edizioni di corsi professionali AINEVA.
A seguito dell’approvazione della nuova legge regionale n. 14/2019, sopra citata, si prevede l’aggiornamento del Regolamento n. 4/R del 7 giugno 2002 “Modalità costitutive e di funzionamento delle Commissioni locali valanghe”, che disciplini l’attività delle CLV attraverso un più funzionale inserimento del loro ruolo nell’ambito della pianificazione comunale di protezione civile per la gestione operativa delle emergenze.
Il nuovo regolamento sarà quindi finalizzato ad armonizzare l’attività delle CLV con il sistema d’allertamento regionale e con le competenze delle diverse strutture tecniche regionali coinvolte; le funzioni di supporto logistico in emergenza all’attività delle Commissioni vengono infatti svolte dal Settore Protezione Civile e Sistema Antincendi Boschivi (A.I.B.), con il supporto tecnico del Settore Geologico e quello previsionale del Centro Funzionale gestito da ARPA Piemonte.

Figura 18
Deposito della valanga del 4 gennaio 2018 a Rochemolles, Bardonecchia (TO)

Ripresa aerea del deposito della valanga che colpì il 4 gennaio 2018 la parte meridionale della frazione Rochemolles e la viabilità provinciale di accesso alla borgata. Compito delle Commissioni Locali Valanghe è svolgere attività di valutazione locale del pericolo di valanghe a supporto dei sindaci per l’adozione di misure di salvaguardia della pubblica incolumità, pianificate nel Piano comunale di protezione civile (Foto CFAVS di Oulx).

Figura 19
Danni da valanga ad abitazioni di Ceresole Reale (TO)



Danni ad alcune abitazioni del capoluogo di Ceresole Reale (To) provocati da una valanga il 16 dicembre 2008 (Foto Settore Geologico)

Iniziative per la prevenzione del rischio sismico

Nel 2018 sono state avviate e realizzate alcune specifiche iniziative, di seguito sinteticamente richiamate e illustrate, che vanno ad integrare ed affiancare le ordinarie attività di analisi e controllo3 previste dalle procedure vigenti4 in Piemonte, diversificate in base alle zone sismiche riconosciute nella nostra regione (3S, 3 e 4), sia nell’ambito della pianificazione urbanistica, sia nell’ambito della progettazione e realizzazione degli interventi edilizi, nonché a supporto dei compiti di vigilanza assegnati ai Comuni, cui è riconosciuto un ruolo primario di controllo preliminare del territorio e di intervento immediato e diretto verso gli abusi riscontrati.
Per quanto riguarda gli aspetti normativi, si evidenzia l’entrata in vigore dell’aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni, approvato con DM 17.01.2018 ed in vigore dal 22.03.2018, con relativa Circolare applicativa, a cura del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (Circ. CSLLPP n. 7 del 21 gennaio 2019).
In ambito regionale, attraverso la collaborazione tra il Settore Sismico ed il Settore Attività Giuridica e Amministrativa della Direzione Opere pubbliche, Difesa del Suolo, Montagna, Foreste, Protezione Civile, Trasporti e Logistica, è stato predisposto un aggiornamento delle disposizioni operative per lo svolgimento delle funzioni connesse alle attività di repressione delle violazioni delle norme per le costruzioni in zone sismiche di cui al capo IV della parte II del D.P.R. n. 380/2001 e dall’allegato B alla D.G.R. 65-7656 del 21 maggio 2014, al fine allineare le modalità seguite dagli uffici territoriali con particolare riguardo alle fattispecie relative agli interventi posti in essere prima della classificazione sismica del sito interessato: il documento conclusivo è stato inviato a tutte le Procure piemontesi e a tutti i comuni del Piemonte.
Si ricorda inoltre che la Regione Piemonte partecipa inoltre al Tavolo tecnico nazionale per l’aggiornamento delle norme primarie sulle costruzioni (DPR 380/2001, L. 64/1974 e L. 1086/1971), non più rinviabile a causa dell’inadeguatezza del modello di riferimento per la sicurezza delle costruzioni, risalente agli anni ’70.
La Regione Piemonte ha demandato al Settore Sismico, a partire dal 2010, l’attuazione del Piano Nazionale per la Prevenzione del Rischio Sismico (di cui all’art. 11 del decreto legge n. 39 del 28 aprile 2009, convertito nella L. 77/2009), ormai giunto alla programmazione dell’ultima annualità.
L’Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 532 del 12 luglio 2018, con cui sono stati stanziati i fondi per l’annualità 2016, prevede il finanziamento di misure strutturali (interventi di rafforzamento locale o di miglioramento sismico, o, eventualmente, di demolizione e ricostruzione, di edifici ed infrastrutture di interesse strategico o rilevante ai fini di protezione civile) e non strutturali (studi a scala comunale di microzonazione sismica - MS - e correlata analisi della Condizione Limite per l’Emergenza - analisi CLE), ricadenti in ambiti comunali nei quali l’accelerazione massima al suolo di base, “ag”, risulta uguale o superiore a 0,125 g (vd. Allegato 7 dell’Ordinanza).

Figura 20
Distribuzione dei finanziamenti complessivi associati alla varie Ordinanze attuative



*Lo stanziamento dell’ultima ordinanza è stato incrementato a 70,93 M€ con le somme non impegnate nelle precedenti annualità.
Per l’attuazione dell’OCDPC n. 532/2018 al Piemonte sono stati trasferiti complessivamente € 566.037,85 (€ 63.833,92 per gli studi di MS ed associata analisi CLE e € 502.203,93 per interventi su edifici strategici e rilevanti); sulla base di quanto disposto con la Deliberazione della giunta regionale 20 dicembre 2018, n. 11-8164 e con la successiva Determinazione dirigenziale n. 479 del 19.02.2019, entro il primo semestre 2019 saranno completate le procedure di individuazione dei beneficiari dei finanziamenti.
Si rinvia alle analoghe sezioni delle precedenti edizioni della Relazione Stato Ambiente e alle pagine dedicate1 del sito web della Regione Piemonte per ulteriori dettagli sulla gestione dei contributi relativi alle varie annualità, nonché per i riferimenti normativi e bibliografici generali.
Nella pagina dedicata del sito di Arpa Piemonte2 sono resi disponibili gli strumenti applicativi appositamente predisposti per la realizzazione degli studi di MS e analisi CLE, e loro relativi aggiornamenti.

Figura 21
Stato d’attuazione degli studi di MS, comprensivi dell’analisi CLE, finanziati ai sensi della L. 77/2009

Grazie al progetto Interreg RISVAL (RIschio Sismico e Vulnerabilità Alpina, che si concluderà nell’aprile 2020, finanziato nell’ambito del Programma di Cooperazione 14-20 Italia-Francia Alcotra), sono state realizzate ulteriori iniziative, dedicate in particolare alla comunicazione (WP2), all’incremento delle conoscenze sugli aspetti che maggiormente incidono sulla pericolosità sismica (WP3), allo sviluppo di strumenti e procedure per le valutazioni di vulnerabilità dell’edificato e per la gestione dell’emergenza (WP4).
Nell’ambito della linea di azione WP2, ritenuto che per aumentare la resilienza di un territorio sia di importanza fondamentale la diffusione di una corretta ed adeguata informazione, ci si è rivolti sia ad un contesto ampio quale il mondo scolastico, sia ai vari soggetti coinvolti nella gestione delle emergenze o del rischio sismico in generale.
Per quanto riguarda le scuole, sono stati organizzati specifici eventi formativi sui rischi naturali e sul rischio sismico in particolare, sono stati ristampati e distribuiti nelle scuole elementari, medie e superiori, opuscoli informativi (A lezione di terremoto, Terremoti come e perché), a supporto ed integrazione del programma di studio delle materie curriculari, nonché di stimolo per approfondimenti e sensibilizzazione sull’argomento; si è data inoltre la possibilità a 20 classi (circa 400 tra studenti e docenti accompagnatori) di visitare la mostra itinerante “Terremoti d’Italia” allestita ad Aosta dalla Regione Valle d’Aosta, Capofila di progetto, in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile.
Le attività formative dedicate alla scuola si sono concluse con la proposta alle classi delle scuole elementari del pinerolese del concorso “Come ci comportiamo durante un evento sismico?” , che prevedeva l’analisi in classe del volume “A lezione di Terremoto”, un questionario sull’argomento, l’illustrazione dei comportamenti più o meno corretti in caso di evento sismico attraverso disegni degli alunni, con successiva organizzazione delle migliori rappresentazioni in un Gioco dell’Oca.
Per le varie classi partecipanti è stato programmato per la primavera 2019 un ulteriore “evento formativo”, con il coinvolgimento del Settore regionale di Protezione Civile, di Arpa Piemonte, dell’Ordine degli Ingegneri di Torino e di ANPAS Piemonte (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze).

Figura 22
Progetto RISVAL: iniziative formative per la scuola

Per quanto riguarda invece la comunicazione rivolta a soggetti che a vario titolo si occupano di rischio sismico, (professionisti, volontari di Protezione Civile, amministratori e tecnici comunali), si ricordano i 2 atelier organizzati ad Aosta, a dicembre 2017, e a Nizza (F), a settembre 2018, e le 4 giornate di formazione a 70 volontari iscritti al Coordinamento della Protezione Civile Regionale, al fine di costituire squadre di operatori adeguatamente formati che in caso di evento sismico possano dare un valido supporto ai centri operativi comunali.
Tenuto conto che la comunità scientifica sta riconsiderando il quadro generale della sismicità e rivedendo i modelli di attenuazione del moto al suolo (alcune regioni, tra cui le confinanti Lombardia e Liguria, hanno già avviato un processo di aggiornamento della materia che ha portato alla riclassificazione dei rispettivi territori), nell’ambito della linea di azione WP3-Pericolosità sismica ed analisi in tempo reale degli eventi sismici, a seguito di bando pubblico riservato agli istituti di ricerca, nel 2018 è stato affidato all’Università di Genova-Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (DISTAV) un “Servizio di ricerca e studio della pericolosità sismica della Regione Piemonte”, al fine di verificare l’adeguatezza della classificazione sismica in vigore e proporre, eventualmente, gli opportuni correttivi.
Nel giugno 2018 si è conclusa la prima fase della ricerca, con una stima preliminare della pericolosità sismica (PGA-Peak Ground Acceleration relativa ad un periodo di ritorno di 475 anni), mentre nella seconda fase, conclusa a fine ottobre 2018, si è ottenuto un rapporto comprendente le mappe di pericolosità sismica (media e corrispondente a diversi percentili) per tutti i periodi ritorno previsti dalla normativa e gli spettri di risposta al sito.
In estrema sintesi, lo studio ha condotto al calcolo dei valori della pericolosità sismica della Regione Piemonte per gli stessi punti della griglia di calcolo impiegata a scala nazionale (Gruppo di Lavoro MPS - Mappa Pericolosità Sismica, 2004). I risultati sono sintetizzati da mappe di pericolosità sismica, espresse in termini di PGA (ed accelerazione spettrale per vari periodi) su roccia per vari periodi di ritorno, ed in particolare per il periodo di ritorno di 475 anni (probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni), che rappresenta il riferimento nazionale la predisposizione degli studi di pericolosità ai fini dell’individuazione delle zone sismiche. La pericolosità è stata restituita sia in termini di valori medi che per differenti percentili, in modo da fornire una stima dell’incertezza nei risultati.

Figura 23
Progetto RISVAL: Carta di Pericolosità Sismica (DISTAV, 2018)



Carta di Pericolosità Sismica in termini di PGA, su roccia, per un periodo di ritorno di 475 anni (probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni).

Sempre nell’ambito della linea di azione WP3, al fine di approfondire l’analisi della pericolosità sismica locale ed acquisire i dati di base necessari alla qualificazione degli effetti di sito, è stato affidato un incarico specialistico per un’attività di raccolta, analisi ed organizzazione di dati per la caratterizzazione delle proprietà del sottosuolo, ed in particolare delle caratteristiche geofisiche dei terreni, con successiva georeferenziazione ed archiviazione delle informazioni in sistemi informativi dedicati.
Infine, nell’ambito della linea d’azione WP4 - Valutazioni di vulnerabilità e gestione dell'emergenza, si segnala l’avvio, attraverso l’affidamento di servizi specialistici, dell’esecuzione di verifiche sismiche su alcuni edifici strategici in aree campione, secondo metodologie e criteri sia tradizionali, sia sperimentali, le cui risultanze saranno analizzate e comparate nel corso del 2019.
Sempre al WP4, ed in particolare alla gestione dell’emergenza, fanno riferimento gli sviluppi del sistema Erikus, illustrati e condivisi con i partner francesi nel corso dell’atelier di progetto tenutosi a Nizza nel settembre 2018 (per una descrizione più dettagliata si rimanda al capitolo dedicato).

Proposta di nuova classificazione sismica

A partire dai risultati dello studio di pericolosità condotto nell’ambito del progetto RISVAL è stata elaborata una proposta di classificazione sismica regionale, tenendo conto dei criteri nazionali, rappresentati dall’OPCM 3519/2006, in base ai quali il territorio piemontese è stato suddiviso in una zona 4, corrispondente a valori di ag fino 0.05 g, ed una zona 3, corrispondente a valori di ag compresi tra 0.05 e 0.15 g. Valori di ag di poco superiori a 0.15 g si registrano solo in corrispondenza di un punto della griglia, localizzato in provincia di CN, che corrisponde ad un’area montuosa priva di località abitate, pertanto soggetta ad una esposizione al rischio trascurabile.
Al fine di articolare con maggior efficacia le misure di prevenzione e controllo sul territorio regionale, all’interno della zona 3 è stata definita una sottozona, denominata 3S, corrispondente a valori di ag maggiori di 0.125 g. Per delimitare spazialmente le diverse zone (e sottozone) sono state utilizzate le iso-linee ottenute dall’interpolazione (mediante software GIS) dei valori di ag corrispondenti ai diversi punti della griglia. A tal riguardo, sono stati impiegati i valori di PGA corrispondenti ad un periodo di ritorno di 475 anni.
In dettaglio, a ciascun Comune è stata attribuita la zona di competenza in funzione del valore massimo di ag (fascia corrispondente a valori maggiori di ag) riscontrato all’interno del territorio comunale. Nel caso di territori comunali caratterizzati da valori di ag riferibili a due zone (o sottozone) distinte, e quindi ricadenti a cavallo di una isolinea di ag demarcante due zone (o sottozone), il Comune è stato generalmente assegnato, in base a criteri di cautela legati all’esposizione e stante anche l’incertezza nei valori di pericolosità, alla zona superiore (più cautelativa). Fanno eccezione i casi in cui nessuna delle località abitate del territorio comunale censite dall’ISTAT ricade nella zona a pericolosità più alta e, allo stesso tempo, tale zona risulta avere estensione areale trascurabile rispetto all’estensione complessiva del comune.
Per tener conto delle misure di prevenzione in atto, anche attraverso piani e programmi a valenza nazionale, viene proposta l’estensione della sottozona 3S ai Comuni già caratterizzati da valori di ag non inferiore a 0.125 g in base allo studio di pericolosità redatto dall’INGV nel 2004 e che risultano attualmente inseriti nell’elenco dei Comuni destinatari dei contributi per la prevenzione del rischio sismico ai sensi dell’art. 11 della L. 77/2009, per i quali sono stati trasferiti dallo stato, tra il 2010 e il 2018, complessivamente oltre 7 milioni e mezzo di euro; si tratta di 141 comuni che nella maggior parte dei casi ricadono nella fascia caratterizzata da valori di ag > 0.125 g anche nello studio di pericolosità aggiornato condotto dal DISTAV.
Al fine di mantenere i livelli di controllo del territorio attualmente operanti ed evitare, a garanzia della sicurezza, operazioni di “declassificazione” del territorio, si è proposto inoltre di mantenere la classificazione attualmente vigente per i Comuni che, in base allo studio DISTAV 2018, risultano caratterizzati da valori di accelerazione compatibili con una zona a sismicità inferiore.
I risultati sono stati sintetizzati in una cartografia che rappresenta la Proposta di classificazione sismica.

Figura 24
Proposta di nuova classificazione sismica (situazione ggiornata al 6 febbraio 2019)

ERIKUS
Procedure e strumenti innovativi di supporto alla gestione dell’emergenza a seguito di eventi sismici

Regione Piemonte e Arpa Piemonte nel 2016 hanno sviluppato uno strumento per la gestione delle istanze di sopralluogo presentate da privati cittadini a seguito di un evento sismico: il sistema “Erikus”, basato sul software libero QGIS e testato, per la prima volta, nell’esercitazione nazionale “Magnitudo 5.5” svoltasi nel Pinerolese dal 14 al 16 giugno 2016.
In seguito al terremoto del 24 agosto 2016 il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile ha chiesto al Piemonte di collaborare e rendere disponibile Erikus ai comuni colpiti che ne avessero fatto richiesta e di fornire supporto e assistenza nelle attività di formazione dei tecnici e di gestione e diffusione delle informazioni raccolte. Il sistema è stato ulteriormente implementato e condiviso in Centro Italia successivamente alle scosse del 30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017 e per la gestione del sisma verificatosi ad Ischia (NA) nell’agosto 2017 e in Sicilia dopo gli eventi del 20/11/2018 e 26/12/2018. Il sistema Erikus è stato inoltre impiegato ad ottobre 2017 in Puglia durante l’esercitazione SEISMIC BAT e ad ottobre 2018 in Sicilia nell’esercitazione BELICE 2018 per migliorare la gestione della Funzione censimento danni e rilievo agibilità post evento nei COC.
Inoltre il sistema Erikus è stato adattato alla scheda di rilevamento danni francese e presentato ai partner del progetto europeo INTERREG ALCOTRA 14-20 RISVAL (Rischio Sismico e Vulnerabilità Alpina) a settembre 2018 nell’atelier di Nizza, proponendone un utilizzo condiviso.
Nell’autunno 2018 in Piemonte si sono svolti dei corsi di formazione per 70 volontari iscritti al Coordinamento regionale sul sistema Erikus in modo da formare una task force che in caso di emergenza possa essere di supporto ai comuni.
Nel 2019 Regione ed Arpa Piemonte sono stati invitati dal Commissario Straordinario per la ricostruzione dei comuni dell'isola d'Ischia ad implementare il sistema Erikus per realizzare un sistema informativo territoriale a supporto delle attività di ricostruzione. L'attività è stata avviata il 27 febbraio 2019 a Napoli con un momento formativo, per il personale dell'Unità Tecnica Amministrativa, sull'utilizzo del sistema per l'informatizzazione dei dati della scheda AeDES.
Erikus è uno strumento finalizzato alla gestione delle richieste di sopralluogo presentate dai cittadini ai Centri Operativi Comunali (COC) e all’ottimizzazione dell’organizzazione della campagna di rilevamento danni. Il programma consente di predisporre in modo relativamente rapido tutta la documentazione necessaria allo svolgimento della campagna di rilevamento dei danni. Una volta effettuato il sopralluogo, attraverso la registrazione dei relativi esiti, il sistema fornisce una base dati standardizzata e georeferenziata degli edifici ispezionati. Preventivamente alla verifica in sito, ai tecnici incaricati viene infatti consegnato un fascicolo informativo contenente sia le informazioni sulle costruzioni oggetto di sopralluogo già disponibili o desumibili dalla stessa richiesta di sopralluogo, sia l’individuazione del fabbricato su un’adeguata base cartografica.
L’archiviazione dei risultati dei sopralluoghi consente di creare e stampare mappe e modelli riepilogativi, indispensabili per la programmazione della campagna di rilevamento dei danni nei giorni successivi, ma rappresenta anche un significativo contributo conoscitivo sul patrimonio edilizio dell’area colpita. A tal proposito gli enti piemontesi, in collaborazione con il Dipartimento di Protezione Civile, stanno lavorando alla realizzazione della base dati completa del sisma del centro Italia 2016-2017 attraverso operazioni di bonifica, validazione ed arricchimento dei dati. La base dati unificata è condivisa con aggiornamento quotidiano attraverso pagine web e servizi di consultazione OGC WMS e WFS.
Il sistema Erikus, realizzato da pubbliche amministrazioni e diffuso liberamente presso altre pubbliche amministrazioni, basato sui principi dell’open source secondo le indicazioni del Codice dell’Amministrazione Digitale, sta dimostrando, nelle varie esperienze condotte dal 2016 al 2019, di essere sempre più robusto e capace di dare una valenza spaziale/cartografica alle operazioni di organizzazione dei sopralluoghi, garantendo sia il miglioramento della gestione della campagna di rilevamento danni sia la creazione di una base dati georeferenziata degli edifici e degli esiti dei sopralluoghi ad essi riferiti, che, superata la fase dell’emergenza, è risultata molto utile anche come strumento di pianificazione nella ricostruzione.

Figura 25
Sistema Erikus - dalla nascita ai più recenti sviluppi

Progetto di alternanza scuola/lavoro nell’ambito della prevenzione del rischio sismico

Nell’ambito della sperimentazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro tra gli Istituti scolastici e gli Uffici della Regione Piemonte ai sensi della L. 107/2015 e del D. lgs 77/2005, il Settore Sismico ha avviato nell’ottobre 2017, in collaborazione con Arpa Piemonte, uno specifico progetto con l’Istituto Statale di Istruzione Superiore “M. Buniva” di Pinerolo (TO), con il coinvolgimento di due classi terze (40 studenti) dell’Istituto Tecnico per Geometri.
Il percorso individuato, oltre ad arricchire le competenze degli studenti sull’utilizzo di applicativi Gis (in particolare il sw open source QGis), ha avuto come obiettivo quello di fornire un significativo contributo all’implementazione della base cartografica regionale BDTRE attraverso la suddivisione degli “aggregati” in “unità strutturali” e la contestuale raccolta ed archiviazione, con l’applicativo Erikus, di dati geometrici e costruttivi dell’edificato nei capoluoghi e delle frazioni più importanti di alcuni comuni del Pinerolese. Questo al fine di acquisire informazioni propedeutiche a future analisi di vulnerabilità nei confronti del rischio sismico.