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Anagrafe dei siti contaminati
Figura 1
Una mappa sensibile della distribuzione dei siti, completa di dettaglio delle matrici contaminate, degli interventi di bonifica effettuati e delle tecnologie utilizzate, suddivisa per comune, può essere consultata sul sito web istituzionale della Regione Piemonte nella sezione Bonifiche.
Per la serie storica degli indicatori sui siti contaminati si può consultare la sezione degli indicatori on line di Arpa Piemonte nella pagina dedicata alle pressioni.
In relazione alla situazione attuale dello stato tecnico-amministrativo dei procedimenti di bonifica la tabella 1 mostra, su base regionale, il superamento del numero dei procedimenti conclusi rispetto ai procedimenti attivi, dato che nel corso degli ultimi anni si sta consolidando. Per il dettaglio su base territoriale provinciale si possono consultare le specifiche tabelle, da cui si evince che i siti con procedimento attivo sono in numero maggiore rispetto ai siti conclusi nei soli territori delle province di Torino e Vercelli.
Tabella 1
Figura 2
I procedimenti conclusi risultano più numerosi dei procedimenti attivi, consolidando un andamento positivo registrato negli ultimi anni, con un tasso di crescita maggiore nel caso dei procedimenti conclusi. La situazione è peraltro destinata a migliorare ulteriormente in considerazione del fatto che alcuni procedimenti risultano formalmente ancora attivi ma sono in atto unicamente i monitoraggi post operam, necessari per arrivare alla certificazione finale del sito. Inoltre, una buona politica regionale di pianificazione potrebbe determinare la riattivazione dei procedimenti che attualmente risultano interrotti, portando verosimilmente alla chiusura di un numero significativo di procedimenti. Da non dimenticare inoltre la possibilità di attingere ai finanziamenti nazionali incrementati per ciascuno degli anni dal 2019 al 2024 dall'art. 1 c. 800 della L. 30/12/2018, n. 145 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021), finalizzati in parte al finanziamento di un programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati che consentirebbe l’avvio di una serie di interventi in via sostitutiva, fermi da tempo in Piemonte per mancanza di fondi.
La situazione è descritta con un dettaglio diverso nella figura 3 in cui viene mostrato il numero di nuovi siti inseriti in Anagrafe ogni anno in relazione al numero di siti conclusi nello stesso anno.
Figura 3
Figura 4
Associando la data di riferimento per ciascuna delle fasi2 indicate nella figura 4 si scopre che i procedimenti fermi nella medesima fase da meno di 1 anno rappresentano la classe meno frequente, prevalgono invece le classi di età comprese rispettivamente fra 1 e 5 anni, fra 5 e 10 anni e maggiori di 10 anni, come si vede in figura 5. Pertanto la maggior parte dei siti per i quali in Anagrafe è indicata soltanto la notifica rappresenta un’anomalia che può essere dovuta all’inerzia del soggetto obbligato, all’inerzia dell’Amministrazione procedente o più semplicemente ad un mancato aggiornamento dei dati. In tutti i casi è necessaria un’azione di approfondimento da parte dell’ente che deve agire in via sostitutiva, nell’ambito dell’applicazione delle regole regionali di pianificazione e gestione dei siti contaminati.
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2 Nel grafico non sono inseriti 11 siti potenzialmente contaminati per i quali l’Analisi di Rischio è stata effettivamente approvata ma non è ancora stata inserita in Anagrafe l’informazione relativa al superamento delle soglie di rischio (CSR).
Figura 5
Contaminanti del suolo
Figura 6
Figura 7
Le cause della contaminazione del suolo possono essere imputate principalmente alla cattiva gestione di impianti e strutture, alla scorretta gestione di rifiuti e ad eventi accidentali (Figura 8), verificatisi in corrispondenza di attività principalmente commerciali, industriali o di gestione rifiuti (Figure 9 e 10).
Figura 8
SITI DI INTERESSE NAZIONALE IN PIEMONTE
Tabella 2
Per i siti di Casale Monferrato e Balangero la problematica di contaminazione è legata in specifico alla presenza di amianto.
Per i siti dell’Acna di Cengio e Saliceto e dell’ex Enichem di Pieve Vergonte la contaminazione è riconducibile alla presenza di attività industriali storiche, mentre per il sito dell’ex Ecolibarna di Serravalle Scrivia deriva dalla presenza, nel secolo scorso, di un’attività di gestione di rifiuti.
L’area Basse di Stura nel Comune di Torino, ricompresa dal 2002 nei siti di interesse nazionale, con decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del gennaio 2013 è stata esclusa dall’elenco dei SIN e la competenza del procedimento è passata al Comune di Torino, secondo quanto previsto dalla LR 42/00.
Figura 11
Figura 12
Figura 13
Figura 14
Figure 15-16
Amianto
SITI CONTAMINATI E AMIANTO
I siti contaminati rappresentano una delle fonti di pressione di origine antropica maggiormente rilevanti per la qualità delle risorse ambientali presenti sul territorio nonché una delle principali criticità da affrontare nella riconversione delle aree industriali all’interno dei centri urbani. L’individuazione di obiettivi di bonifica validi per garantire un livello di rischio sanitario-ambientale accettabile e, al contempo, per garantire la sostenibilità economica dell’intervento rappresenta la sfida lanciata dal dettato normativo1 con l’approccio basato sull’analisi di rischio. In oltre 13 anni di applicazione di questa metodologia se ne sono apprezzati i vantaggi ma se ne sono spesso visti i limiti. È stata necessaria nel 2008 l’emanazione da parte delle Agenzie ambientali dei “Criteri metodologici per l'applicazione dell'analisi assoluta di rischio ai siti contaminati”, nel 2014 la pubblicazione delle “LLGG per l'applicazione dell’analisi di rischio sito-specifica” da parte del Ministero per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare e, più recentemente, nel Novembre 2018, l’emanazione da parte dell’SNPA delle LLGG per la progettazione e la realizzazione di misure di aeriformi nel sottosuolo e per la loro gestione nei procedimenti di bonifica, finalizzata ad affrontare alcune criticità nelle valutazioni del percorso di contaminazione “inalazione vapori”. Tutto questo mette in evidenza l’esigenza di avere strumenti previsionali sempre più affidabili in grado di consentire investimenti maggiormente mirati nelle operazioni di caratterizzazione e, conseguentemente, di consentire l’individuazione di tecnologie di intervento sempre più efficaci per l’abbattimento degli inquinanti nelle matrici ambientali maggiormente interessate, in funzione della specificità del sito.
L'indicatore Siti contaminati è rientra tra gli indicaori del BES del Dominio Ambiente.
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1 Parte IV Titolo V del DLgs 152/06.
L'indicatore Siti contaminati è rientra tra gli indicaori del BES del Dominio Ambiente.
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1 Parte IV Titolo V del DLgs 152/06.
Anagrafe dei siti contaminati
L’Anagrafe Regionale dei Siti Contaminati fornisce un quadro aggiornato relativo agli impatti sulle matrici ambientali e agli interventi di bonifica e ripristino ambientale effettuati e in corso di realizzazione.
Attualmente i siti censiti sull’intero territorio regionale sono 1.777, di cui 839 con procedimento attivo e 938 conclusi (dato aggiornato al 1° marzo 2019), secondo il seguente dettaglio:
La provincia di Torino possiede da sola quasi la metà dei siti presenti in banca dati, anche se è necessario leggere tale dato in rapporto all’estensione, alla concentrazione e alla qualità delle attività insediate; seguono le province di Novara e Alessandria.
Figura 1
Siti inseriti nell’Anagrafe regionale, distribuzione provinciale - anno 2019
Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte
Una mappa sensibile della distribuzione dei siti, completa di dettaglio delle matrici contaminate, degli interventi di bonifica effettuati e delle tecnologie utilizzate, suddivisa per comune, può essere consultata sul sito web istituzionale della Regione Piemonte nella sezione Bonifiche.
Per la serie storica degli indicatori sui siti contaminati si può consultare la sezione degli indicatori on line di Arpa Piemonte nella pagina dedicata alle pressioni.
In relazione alla situazione attuale dello stato tecnico-amministrativo dei procedimenti di bonifica la tabella 1 mostra, su base regionale, il superamento del numero dei procedimenti conclusi rispetto ai procedimenti attivi, dato che nel corso degli ultimi anni si sta consolidando. Per il dettaglio su base territoriale provinciale si possono consultare le specifiche tabelle, da cui si evince che i siti con procedimento attivo sono in numero maggiore rispetto ai siti conclusi nei soli territori delle province di Torino e Vercelli.
Tabella 1
Situazione generale tecnico-amministrativa dei siti presenti nell'Anagrafe
1777 |
Siti in ASCO |
839 |
Procedimenti attivi |
340 |
Siti potenzialmente contaminati |
Gestione |
499 |
Siti contaminati accertati |
|||||
938 |
Procedimenti conclusi |
520 |
Intervento Non Necessario (es. dopo MISE) |
Archivio |
||
316 |
Intervento concluso (certificazione o presa d'atto) |
|||||
102 |
Non contaminati a seguito di Analisi di Rischio |
Situazione riferita all’intero territorio regionale con aggiornamento al 1° marzo 2019
Andamento del numero dei siti contaminati
Il numero totale di siti contaminati censiti nell’Anagrafe regionale cresce ogni anno in quanto rappresenta la traccia di tutti i procedimenti di bonifica che sono stati aperti nel corso del tempo. Per avere un quadro maggiormente rappresentativo della situazione è opportuno distinguere i siti con procedimento attivo da quelli con procedimento concluso (figura 2).
Il numero totale di siti contaminati censiti nell’Anagrafe regionale cresce ogni anno in quanto rappresenta la traccia di tutti i procedimenti di bonifica che sono stati aperti nel corso del tempo. Per avere un quadro maggiormente rappresentativo della situazione è opportuno distinguere i siti con procedimento attivo da quelli con procedimento concluso (figura 2).
Figura 2
Siti inseriti in Anagrafe - anni 2011-2019
Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte.
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi ai siti contaminati censiti in Anagrafe e numero di siti presenti in rapporto alla popolazione residente sul territorio
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi ai siti contaminati censiti in Anagrafe e numero di siti presenti in rapporto alla popolazione residente sul territorio
I procedimenti conclusi risultano più numerosi dei procedimenti attivi, consolidando un andamento positivo registrato negli ultimi anni, con un tasso di crescita maggiore nel caso dei procedimenti conclusi. La situazione è peraltro destinata a migliorare ulteriormente in considerazione del fatto che alcuni procedimenti risultano formalmente ancora attivi ma sono in atto unicamente i monitoraggi post operam, necessari per arrivare alla certificazione finale del sito. Inoltre, una buona politica regionale di pianificazione potrebbe determinare la riattivazione dei procedimenti che attualmente risultano interrotti, portando verosimilmente alla chiusura di un numero significativo di procedimenti. Da non dimenticare inoltre la possibilità di attingere ai finanziamenti nazionali incrementati per ciascuno degli anni dal 2019 al 2024 dall'art. 1 c. 800 della L. 30/12/2018, n. 145 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021), finalizzati in parte al finanziamento di un programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati che consentirebbe l’avvio di una serie di interventi in via sostitutiva, fermi da tempo in Piemonte per mancanza di fondi.
La situazione è descritta con un dettaglio diverso nella figura 3 in cui viene mostrato il numero di nuovi siti inseriti in Anagrafe ogni anno in relazione al numero di siti conclusi nello stesso anno.
Figura 3
Nuovi siti inseriti in Anagrafe e siti conclusi su base annuale
Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte
La durata del procedimento di bonifica dipende da diversi fattori: la complessità del sito, la rilevanza economica dell’area interessata dalla contaminazione, la tecnica individuata per la bonifica. Certamente esistono situazioni in cui il procedimento è aperto da molti anni, in questi casi è opportuno ricercare le cause della lentezza dell’azione di bonifica per porvi rimedio. Analizzando ad esempio i siti con iter procedurale in corso e, in particolare i 340 siti potenzialmente contaminati, si individuano immediatamente le situazioni anomale rispetto alle tempistiche dettate dalla norma per l’avanzamento delle diverse fasi del procedimento.
Figura 4
Stato di avanzamento dell’iter procedurale per i siti potenzialmente contaminati
Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi al numero di siti con iter concluso o con intervento non necessario
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi al numero di siti con iter concluso o con intervento non necessario
Associando la data di riferimento per ciascuna delle fasi2 indicate nella figura 4 si scopre che i procedimenti fermi nella medesima fase da meno di 1 anno rappresentano la classe meno frequente, prevalgono invece le classi di età comprese rispettivamente fra 1 e 5 anni, fra 5 e 10 anni e maggiori di 10 anni, come si vede in figura 5. Pertanto la maggior parte dei siti per i quali in Anagrafe è indicata soltanto la notifica rappresenta un’anomalia che può essere dovuta all’inerzia del soggetto obbligato, all’inerzia dell’Amministrazione procedente o più semplicemente ad un mancato aggiornamento dei dati. In tutti i casi è necessaria un’azione di approfondimento da parte dell’ente che deve agire in via sostitutiva, nell’ambito dell’applicazione delle regole regionali di pianificazione e gestione dei siti contaminati.
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2 Nel grafico non sono inseriti 11 siti potenzialmente contaminati per i quali l’Analisi di Rischio è stata effettivamente approvata ma non è ancora stata inserita in Anagrafe l’informazione relativa al superamento delle soglie di rischio (CSR).
Figura 5
Classi di età del procedimento per i siti potenzialmente contaminati
Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte
Contaminanti del suolo
La famiglia di contaminanti principalmente responsabile della contaminazione dei suoli è senza dubbio rappresentata dagli idrocarburi (figura 6), seguita dalla combinazione contaminanti inorganici più idrocarburi e dai soli contaminanti inorganici. La rilevanza di una contaminazione dipende fondamentalmente dalla concentrazione delle sostanze presenti nel terreno e dalla loro tossicità. Così, all’interno della famiglia degli idrocarburi, le sostanze cancerogene come il benzene hanno una diversa rilevanza rispetto ad esempio agli idrocarburi leggeri e pesanti3 , molto più diffusi sul territorio (figura 7).
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3 Idrocarburi leggeri: con meno di 12 atomi di carbonio - C<12; Idrocarburi pesanti: con più di 12 atomi carbonio - C>12
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3 Idrocarburi leggeri: con meno di 12 atomi di carbonio - C<12; Idrocarburi pesanti: con più di 12 atomi carbonio - C>12
Figura 6
Siti con presenza di specifiche famiglie di contaminanti nel suolo e sottosuolo - anno 2019
Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte
Figura 7
Principali idrocarburi presenti nel suolo e sottosuolo - anno 2019
Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte
Le cause della contaminazione del suolo possono essere imputate principalmente alla cattiva gestione di impianti e strutture, alla scorretta gestione di rifiuti e ad eventi accidentali (Figura 8), verificatisi in corrispondenza di attività principalmente commerciali, industriali o di gestione rifiuti (Figure 9 e 10).
Figura 8
Eventi causa di contaminazione - anno 2019
Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte
Figura 9
Attività svolte sui siti contenuti nell' Anagrafe Regionale dei siti contaminati - anno 2019
Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte
Figura 10
Ripartizione fra siti attivi e siti dismessi - anno 2019
Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte
SITI DI INTERESSE NAZIONALE IN PIEMONTE
Sul territorio piemontese sono presenti cinque Siti di Interesse Nazionale (SIN), riconosciuti dallo Stato in funzione delle caratteristiche del sito, delle caratteristiche degli inquinanti e della loro pericolosità, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali.
La procedura relativa all’iter di bonifica dei SIN è attribuita alla competenza del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio che si avvale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente delle regioni interessate (Arpa) e dell'Istituto superiore di sanità (ISS) nonché di altri soggetti qualificati pubblici o privati.
I SIN piemontesi sono elencati nella tabella 2.
La procedura relativa all’iter di bonifica dei SIN è attribuita alla competenza del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio che si avvale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente delle regioni interessate (Arpa) e dell'Istituto superiore di sanità (ISS) nonché di altri soggetti qualificati pubblici o privati.
I SIN piemontesi sono elencati nella tabella 2.
Tabella 2
Siti di interesse Nazionale
Sito di Interesse Nazionale (SIN | Istituzione SIN (rif. normativo) | Decreto Perimetrazione |
Cengio e Saliceto | art. 1 L 426/98 | DM 20/10/1999 |
Balangero | art. 1 L 426/98 | DM 10/01/2000 |
Casale Monferrato | art. 1 L 426/98 | DM 10/01/2000 |
Pieve Vergonte | art. 1 L 426/98 | DM 10/01/2000 |
Serravalle Scrivia | art. 14 L 179/02 | DM 07/02/2003 |
Per i siti di Casale Monferrato e Balangero la problematica di contaminazione è legata in specifico alla presenza di amianto.
Per i siti dell’Acna di Cengio e Saliceto e dell’ex Enichem di Pieve Vergonte la contaminazione è riconducibile alla presenza di attività industriali storiche, mentre per il sito dell’ex Ecolibarna di Serravalle Scrivia deriva dalla presenza, nel secolo scorso, di un’attività di gestione di rifiuti.
L’area Basse di Stura nel Comune di Torino, ricompresa dal 2002 nei siti di interesse nazionale, con decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del gennaio 2013 è stata esclusa dall’elenco dei SIN e la competenza del procedimento è passata al Comune di Torino, secondo quanto previsto dalla LR 42/00.
Sito di Interesse Nazionale di Pieve Vergonte
Il sito industriale oggetto di bonifica è ubicato nel territorio del Comune di Pieve Vergonte, in provincia di Verbania, nella media Val d’Ossola, in destra orografica del fiume Toce.
L’area dello stabilimento si estende su una superficie totale di circa 37 ettari, dei quali circa 20 sono occupati da attività produttive condotte attualmente dalla Società HydroChem Italia.
Lo stabilimento industriale è sorto attorno al 1915 e le lavorazioni inizialmente erano volte alla produzione di cloro e gas ad uso bellico; successivamente venne sviluppata la produzione di clorurati organici, di arsenico e suoi derivati. Nel dopoguerra venne avviata la produzione di DDT. Nello stesso periodo erano attive le seguenti produzioni: linea cloro-soda con celle Krebbs, acido solforico con forni di arrostimento di pirite, oleum, acido clorosolfonico, ammoniaca sintetica da cracking di metano, solfuro di carbonio, cloralio, acido ossalico, acido formico, fertilizzanti a base di N-P-K, mono e diclorobenzeni, solfato ammonico e tetracloruro di carbonio. Il 30 giugno 1996 è stata fermata la produzione di DDT e il 30 giugno 1997 sono state fermate le produzioni di cloralio e acido clorosolfonico.
Dalle numerose campagne di indagini svolte negli anni (1995-2006) è stato possibile caratterizzare il sito per la contaminazione dei terreni (suolo superficiale e profondo) e le acque di falda. L’area risulta contaminata in massima parte da: Arsenico, Mercurio, altri metalli (Piombo, Rame, Zinco, Vanadio, Selenio, Nichel, Antimonio, Cadmio), DDT e suoi derivati, HCB, HCH, Idrocarburi clorurati alifatici e aromatici, Benzene, Idrocarburi leggeri e pesanti, Idrocarburi policiclici aromatici, Policlorobifenili, Diossine e Furani.
Lo stato di avanzamento della procedura ha portato all’approvazione del Progetto Operativo di Bonifica (POB) nell’ottobre 2013 per l’intero sito di Pieve Vergonte. Il progetto contempla interventi sulle matrici ambientali contaminate: terreni e acque sotterranee per un arco temporale complessivo di circa 12 anni.
Per quanto riguarda gli interventi sui terreni, il POB prevede l’escavazione dei terreni contaminati e la loro allocazione presso un impianto di confinamento (figura 9) da realizzare in sito e della capacità massima di circa 680.000 m3. È prevista la realizzazione in sito di un impianto di soil washing.
Per quanto riguarda gli interventi sulle acque sotterranee, il POB prevede interventi finalizzati a contenere idraulicamente il flusso di acqua che scorre sotto il sito, ridurre la massa di contaminante presente anche nelle aree sorgenti e preservare la risorsa idrica incontaminata.
I lavori previsti dal POB sono stati avviati nel corso del 2016.
A seguito di modifiche operative del POB intervenute nello sviluppo esecutivo degli interventi e a seguito di prescrizioni ministeriali, Syndial ha trasmesso al MATTM un documento di variante, ad oggi in fase di istruttoria da parte degli Enti coinvolti nel procedimento di bonifica.
La variante si è resa necessaria principalmente per l’aumento della volumetria dei terreni contaminati. Nel corso del 2018 i lavori della conferenza dei servizi ministeriale sono stati indirizzati, in particolare, all’esame della variante progettuale determinata dal maggiore quantitativo di volumi di terreno oggetto di intervento. Il nuovo cronoprogramma degli interventi prevede l’ultimazione dei lavori per l’anno 2028.
Il piano di monitoraggio ambientale riguarda le seguenti componenti: atmosfera, rumore, acque superficiali e sotterranee, vegetazione, fauna ed ecosistemi.
Per ciascuna delle componenti ambientali il monitoraggio è stato progettato per fasi (ante operam, in corso d’opera, post operam) considerando la specificità spaziale e temporale delle principali attività connesse agli interventi previsti nel POB. Nel corso del 2016 è terminato il monitoraggio ante operam ed è pertanto in corso il monitoraggio nel corso delle opere di bonifica, iniziate ufficialmente nell’aprile 2017. Oltre alle attività che Syndial svolge costantemente secondo il Piano concordato, Arpa provvede allo svolgimento delle proprie attività istituzionali operando sia nella supervisione delle attività di campo e validazione delle risultanze analitiche di Syndial, sia direttamente con il prelievo e l’analisi di campioni di diverse matrici.
Infine, benché l’amianto non sia uno degli inquinanti caratteristici del sito, dopo il recente rinvenimento di terreni con presenza di amianto di origine antropica in una porzione del sito, gestiti all’interno del cantiere di bonifica, l’amianto è stato inserito fra le sostanze contaminanti di interesse per il sito.
L’area dello stabilimento si estende su una superficie totale di circa 37 ettari, dei quali circa 20 sono occupati da attività produttive condotte attualmente dalla Società HydroChem Italia.
Lo stabilimento industriale è sorto attorno al 1915 e le lavorazioni inizialmente erano volte alla produzione di cloro e gas ad uso bellico; successivamente venne sviluppata la produzione di clorurati organici, di arsenico e suoi derivati. Nel dopoguerra venne avviata la produzione di DDT. Nello stesso periodo erano attive le seguenti produzioni: linea cloro-soda con celle Krebbs, acido solforico con forni di arrostimento di pirite, oleum, acido clorosolfonico, ammoniaca sintetica da cracking di metano, solfuro di carbonio, cloralio, acido ossalico, acido formico, fertilizzanti a base di N-P-K, mono e diclorobenzeni, solfato ammonico e tetracloruro di carbonio. Il 30 giugno 1996 è stata fermata la produzione di DDT e il 30 giugno 1997 sono state fermate le produzioni di cloralio e acido clorosolfonico.
Dalle numerose campagne di indagini svolte negli anni (1995-2006) è stato possibile caratterizzare il sito per la contaminazione dei terreni (suolo superficiale e profondo) e le acque di falda. L’area risulta contaminata in massima parte da: Arsenico, Mercurio, altri metalli (Piombo, Rame, Zinco, Vanadio, Selenio, Nichel, Antimonio, Cadmio), DDT e suoi derivati, HCB, HCH, Idrocarburi clorurati alifatici e aromatici, Benzene, Idrocarburi leggeri e pesanti, Idrocarburi policiclici aromatici, Policlorobifenili, Diossine e Furani.
Lo stato di avanzamento della procedura ha portato all’approvazione del Progetto Operativo di Bonifica (POB) nell’ottobre 2013 per l’intero sito di Pieve Vergonte. Il progetto contempla interventi sulle matrici ambientali contaminate: terreni e acque sotterranee per un arco temporale complessivo di circa 12 anni.
Per quanto riguarda gli interventi sui terreni, il POB prevede l’escavazione dei terreni contaminati e la loro allocazione presso un impianto di confinamento (figura 9) da realizzare in sito e della capacità massima di circa 680.000 m3. È prevista la realizzazione in sito di un impianto di soil washing.
Per quanto riguarda gli interventi sulle acque sotterranee, il POB prevede interventi finalizzati a contenere idraulicamente il flusso di acqua che scorre sotto il sito, ridurre la massa di contaminante presente anche nelle aree sorgenti e preservare la risorsa idrica incontaminata.
I lavori previsti dal POB sono stati avviati nel corso del 2016.
A seguito di modifiche operative del POB intervenute nello sviluppo esecutivo degli interventi e a seguito di prescrizioni ministeriali, Syndial ha trasmesso al MATTM un documento di variante, ad oggi in fase di istruttoria da parte degli Enti coinvolti nel procedimento di bonifica.
La variante si è resa necessaria principalmente per l’aumento della volumetria dei terreni contaminati. Nel corso del 2018 i lavori della conferenza dei servizi ministeriale sono stati indirizzati, in particolare, all’esame della variante progettuale determinata dal maggiore quantitativo di volumi di terreno oggetto di intervento. Il nuovo cronoprogramma degli interventi prevede l’ultimazione dei lavori per l’anno 2028.
Il piano di monitoraggio ambientale riguarda le seguenti componenti: atmosfera, rumore, acque superficiali e sotterranee, vegetazione, fauna ed ecosistemi.
Per ciascuna delle componenti ambientali il monitoraggio è stato progettato per fasi (ante operam, in corso d’opera, post operam) considerando la specificità spaziale e temporale delle principali attività connesse agli interventi previsti nel POB. Nel corso del 2016 è terminato il monitoraggio ante operam ed è pertanto in corso il monitoraggio nel corso delle opere di bonifica, iniziate ufficialmente nell’aprile 2017. Oltre alle attività che Syndial svolge costantemente secondo il Piano concordato, Arpa provvede allo svolgimento delle proprie attività istituzionali operando sia nella supervisione delle attività di campo e validazione delle risultanze analitiche di Syndial, sia direttamente con il prelievo e l’analisi di campioni di diverse matrici.
Infine, benché l’amianto non sia uno degli inquinanti caratteristici del sito, dopo il recente rinvenimento di terreni con presenza di amianto di origine antropica in una porzione del sito, gestiti all’interno del cantiere di bonifica, l’amianto è stato inserito fra le sostanze contaminanti di interesse per il sito.
Figura 11
Denominazione convenzionale delle aree
Sito di Interesse Nazionale di Casale Monferrato
Il sito di Casale Monferrato comprende il territorio di 48 Comuni, dei quali 45 in Provincia di Alessandria, 2 in provincia di Vercelli e 1 in Provincia di Asti, su di un’area di 738 km2.
Nel Comune di Casale Monferrato aveva sede lo stabilimento Eternit, la cui presenza ed attività ha determinato una ingentissima diffusione di amianto sul territorio.
Le operazioni di bonifica del SIN sono incentrate sul risanamento del territorio dalla presenza di amianto in matrice friabile e compatta.
Gli elementi principali della bonifica del SIN sono:
• la bonifica dello stabilimento Eternit e delle aree da questo impattate;
• la bonifica del polverino;
• la bonifica delle coperture in cemento-amianto degli edifici di proprietà pubblica e privata e di altri manufatti.
Il polverino in particolare, materiale di scarto nella produzione di manufatti in cemento-amianto, è un prodotto friabile costituito da cemento misto a fibre libere o facilmente liberabili e quindi da ritenersi disponibili all’aerodispersione; tale materiale ha trovato impiego nella realtà casalese, dove era reperibile gratuitamente, nei sottotetti quale isolante e, per la tipica consistenza, in cortili e strade come pavimentazione.
Parallelamente alle azioni di bonifica, per l’eliminazione delle fonti di rischio, è aumentata la conoscenza del territorio, mediante autodenuncia, con l’identificazione di ulteriori siti caratterizzati dalla presenza di coperture e polverino.
Il Progetto di Bonifica del sito di interesse nazionale di Casale Monferrato prevede l’intervento diretto dell’amministrazione pubblica nel caso delle bonifiche degli “utilizzi impropri” dell’amianto, mentre, per la rimozione delle coperture in cemento amianto, stabilisce che l’intervento venga eseguito a cura dei privati, con erogazione di un contributo forfettario a parziale rimborso per le spese di rimozione e smaltimento.
Quale ente attuatore degli interventi è stata individuata l’amministrazione comunale di Casale Monferrato, e inizialmente Arpa Piemonte e ASL 21 (ora ASL AL) erano indicati quali enti competenti per i monitoraggi. Negli ultimi anni i monitoraggi ambientali vengono effettuati da Arpa Piemonte.
Le attività annuali di Arpa Piemonte comprendono sopralluoghi, campioni di aerodispersi per l’analisi in SEM, campioni di aerodispersi per l’analisi in MOCF, campioni e analisi di solidi.
Nel Comune di Casale Monferrato aveva sede lo stabilimento Eternit, la cui presenza ed attività ha determinato una ingentissima diffusione di amianto sul territorio.
Le operazioni di bonifica del SIN sono incentrate sul risanamento del territorio dalla presenza di amianto in matrice friabile e compatta.
Gli elementi principali della bonifica del SIN sono:
• la bonifica dello stabilimento Eternit e delle aree da questo impattate;
• la bonifica del polverino;
• la bonifica delle coperture in cemento-amianto degli edifici di proprietà pubblica e privata e di altri manufatti.
Il polverino in particolare, materiale di scarto nella produzione di manufatti in cemento-amianto, è un prodotto friabile costituito da cemento misto a fibre libere o facilmente liberabili e quindi da ritenersi disponibili all’aerodispersione; tale materiale ha trovato impiego nella realtà casalese, dove era reperibile gratuitamente, nei sottotetti quale isolante e, per la tipica consistenza, in cortili e strade come pavimentazione.
Parallelamente alle azioni di bonifica, per l’eliminazione delle fonti di rischio, è aumentata la conoscenza del territorio, mediante autodenuncia, con l’identificazione di ulteriori siti caratterizzati dalla presenza di coperture e polverino.
Il Progetto di Bonifica del sito di interesse nazionale di Casale Monferrato prevede l’intervento diretto dell’amministrazione pubblica nel caso delle bonifiche degli “utilizzi impropri” dell’amianto, mentre, per la rimozione delle coperture in cemento amianto, stabilisce che l’intervento venga eseguito a cura dei privati, con erogazione di un contributo forfettario a parziale rimborso per le spese di rimozione e smaltimento.
Quale ente attuatore degli interventi è stata individuata l’amministrazione comunale di Casale Monferrato, e inizialmente Arpa Piemonte e ASL 21 (ora ASL AL) erano indicati quali enti competenti per i monitoraggi. Negli ultimi anni i monitoraggi ambientali vengono effettuati da Arpa Piemonte.
Le attività annuali di Arpa Piemonte comprendono sopralluoghi, campioni di aerodispersi per l’analisi in SEM, campioni di aerodispersi per l’analisi in MOCF, campioni e analisi di solidi.
A seguito delle numerose nuove segnalazioni per la verifica di polverino, sia nei sottotetti sia nei cortili, Arpa Piemonte esegue:
- sopralluogo conoscitivo;
- prelievo di campioni e relative analisi finalizzate alla verifica dell’effettiva presenza di amianto;
- rilievi fotografici a documentazione del sito;
- compilazione dell’apposita scheda e relativo inserimento nel registro, censimento;
- georeferenziazione del sito.
Si è proceduto a rendere graficamente visibile su mappa i siti nei quali è avvenuta la bonifica del polverino (già oggetto di sopralluogo e successivo censimento da parte del Polo Amianto di Arpa in quanto usi impropri dell’amianto) e quelli ove, a seguito di sopralluogo e successiva analisi sono stati riscontrati i “polverini” e quindi futuri cantieri di bonifica.
La totalità dei punti rappresenta gli utilizzi impropri. Per quanto riguarda le autodenunce di coperture e di altri Manufatti Contenenti Amianto si è proseguito a implementare il database Access.
Il servizio Web Gis continua ad essere uno strumento efficace nella realtà piemontese per poter verificare anche visivamente l’impatto delle coperture sospette di contenere amianto sull’area che si può circoscrivere con selezione a video; per tale motivo i dipartimenti territoriali procedono nella verifica dei punti ottenuti con foto-interpretazione sul territorio (anche i territori appartenenti all’Ex USL 76) evidenziando quali siano i siti bonificati e quelli ancora da bonificare.
A seguito di specifica richiesta del Comune di Casale Monferrato si procede ad effettuare, con cadenza trimestrale, il monitoraggio aria ambiente della discarica monouso per amianto così come disposto dalla Provincia di Alessandria nel provvedimento di autorizzazione dell’impianto.
Per quanto riguarda lo stato di avanzamento delle attività, è significativo sottolineare che le bonifiche del polverino sono state realizzate per circa 170 siti a fronte dei 180 censiti.
A Casale Monferrato è stata realizzata l’opera sicuramente più importante dal punto di vista simbolico con il completamento della bonifica dello stabilimento Eternit nel 2006 e l’inaugurazione, il 10 settembre 2016, del parco Eternot sul luogo dove sorgeva lo stabilimento
- sopralluogo conoscitivo;
- prelievo di campioni e relative analisi finalizzate alla verifica dell’effettiva presenza di amianto;
- rilievi fotografici a documentazione del sito;
- compilazione dell’apposita scheda e relativo inserimento nel registro, censimento;
- georeferenziazione del sito.
Si è proceduto a rendere graficamente visibile su mappa i siti nei quali è avvenuta la bonifica del polverino (già oggetto di sopralluogo e successivo censimento da parte del Polo Amianto di Arpa in quanto usi impropri dell’amianto) e quelli ove, a seguito di sopralluogo e successiva analisi sono stati riscontrati i “polverini” e quindi futuri cantieri di bonifica.
La totalità dei punti rappresenta gli utilizzi impropri. Per quanto riguarda le autodenunce di coperture e di altri Manufatti Contenenti Amianto si è proseguito a implementare il database Access.
Il servizio Web Gis continua ad essere uno strumento efficace nella realtà piemontese per poter verificare anche visivamente l’impatto delle coperture sospette di contenere amianto sull’area che si può circoscrivere con selezione a video; per tale motivo i dipartimenti territoriali procedono nella verifica dei punti ottenuti con foto-interpretazione sul territorio (anche i territori appartenenti all’Ex USL 76) evidenziando quali siano i siti bonificati e quelli ancora da bonificare.
A seguito di specifica richiesta del Comune di Casale Monferrato si procede ad effettuare, con cadenza trimestrale, il monitoraggio aria ambiente della discarica monouso per amianto così come disposto dalla Provincia di Alessandria nel provvedimento di autorizzazione dell’impianto.
Per quanto riguarda lo stato di avanzamento delle attività, è significativo sottolineare che le bonifiche del polverino sono state realizzate per circa 170 siti a fronte dei 180 censiti.
A Casale Monferrato è stata realizzata l’opera sicuramente più importante dal punto di vista simbolico con il completamento della bonifica dello stabilimento Eternit nel 2006 e l’inaugurazione, il 10 settembre 2016, del parco Eternot sul luogo dove sorgeva lo stabilimento
Figura 12
Il parco Eternot di Casale Monferrato
Sito di Interesse Nazionale Ex Ecolibarna di Serravalle Scrivia
Il sito si trova in provincia di Alessandria e discende dalle attività degli impianti della ex Ecolibarna e della ex Gastaldi Oli Lubrificanti S.p.A. Fin dal 1940 il sito è stato sede di un complesso industriale che effettuava il deposito di oli minerali, combustibili e lubrificanti, il trattamento di oli minerali per la produzione di oli bianchi, nonché la rigenerazione di oli minerali lubrificanti esausti con acido solforico concentrato e precipitazione della parte idrocarburica catramosa (“melme acide”). A partire dal 1983 sul sito cominciò ad operare la società Ecolibarna S.r.l in possesso dell’autorizzazione ex DPR 915/82 per la raccolta e lo smaltimento di rifiuti speciali e tossico-nocivi sia liquidi che solidi anche provenienti dall’esterno. Nel periodo di attività della società suddetta sul sito transitarono rifiuti di ogni genere e, successivamente, rifiuti di diversa natura furono ritrovati interrati in alcune aree del sito.
Nel 1984 e 1985 la Regione Piemonte revocò l’autorizzazione allo smaltimento e impose la cessazione di tutte le lavorazioni delle società operanti nell’area.
Le operazioni di bonifica del SIN sono state incentrate sul risanamento del territorio dalla presenza di rifiuti tossico-nocivi, allo stato liquido e solido, a seguito del quale si è generata una contaminazione del terreno e delle acque sotterranee sia nell’area dell'insediamento industriale dismesso che nelle aree esterne allo stabilimento.
Il Ministero della Protezione Civile affidò alla ditta Castalia S.p.A. (Fisia Italimpianti) l’incarico di effettuare la bonifica del sito industriale e la messa in sicurezza dei materiali presenti nell’area, attività che proseguì fino al 1995 quando le evidenze di contaminazione riscontrate sul sito fecero emergere la necessità di un intervento più ampio di quello previsto.
La delimitazione effettuata con il Decreto 7 febbraio 2003 comprende l'area dell'insediamento industriale dismesso della ex Ecolibarna S.r.l. ed ex Gastaldi Oli Lubrificanti S.p.A., area di circa 70.000 m2, e si estende alle aree a valle fino alla sponda del Torrente Scrivia.
Dopo l’operato di due commissari delegati per la bonifica, attualmente, nel rispetto delle competenze del MATTM, il soggetto competente all'attuazione del programma di bonifica è la Provincia di Alessandria (come da Accordo di Programma tra Ministero, Regione, Provincia e Comune di Serravalle Scrivia dell'aprile 2015).
I lavori sinora eseguiti hanno riguardato la caratterizzazione del sito dello stabilimento eseguita da Arpa Piemonte, caratterizzazioni in aree esterne, prove pilota, attività di monitoraggio, progettazione di lotti di intervento, realizzazione di opere di messa in sicurezza d’emergenza e bonifica. A seguito dei risultati analitici sulle acque sotterranee dello stabilimento sono stati progettati e approvati gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza della falda.
Di significativa importanza è il diaframma plastico impermeabile immorsato ad una profondità variabile tra circa 8 m e 12 m da piano campagna, realizzato a monte del sito su una lunghezza di circa 250 m, ad integrazione di interventi di impermeabilizzazione superficiale e di opere di captazione e gestione del percolato.
L’Accordo di Programma sopra citato oltre a costituire un quadro organico di riferimento per la gestione dei finanziamenti disponibili e quelli successivamente reperibili, indica una serie di interventi da attuare grazie alle disponibilità finanziarie esistenti:
- Completamento del diaframma plastico a bassa permeabilità.
- Bonifica nell’ambito dell’Area Impianti (rimozione di manufatti, asportazione parziale del terreno contaminato e iniezione di reagenti per incentivare la degradazione di idrocarburi e VOC nelle acque di falda).
- Emungimento di acqua contaminata dall’acquifero superficiale e smaltimento in impianto di trattamento, in funzione dal settembre 2016.
- Monitoraggi e gestione delle discariche al fine di tenere sotto controllo l’evoluzione della contaminazione e di prevenire situazioni di criticità.
- Interventi di bonifica sulle acque sotterranee in zona Fabbricone (Air Sparging e Soil Vapour Extraction).
Nel 2018 sono stati conclusi i lavori di bonifica della cosiddetta Area Impianti, consistenti nella rimozione dei manufatti esistenti, nell’asportazione del terreno contaminato e nell’iniezione di reagenti per incentivare la degradazione di idrocarburi e VOC nelle acque di falda; sono inoltre iniziati i previsti monitoraggi ambientali per la valutazione dell'efficacia dell'intervento (8 campagne di campionamento delle acque di falda) che si concluderanno nella primavera del 2020. Nel 2018 è stata inoltre avviata la procedura di affidamento del lotto di completamento del diaframma plastico a bassa permeabilità, per la cinturazione completa della cosiddetta area discariche. In base alle previsioni attuali i lavori del diaframma plastico dovrebbero essere affidati entro il 2019 e concludersi entro l’anno seguente.
Entro il 2019 dovrà inoltre completata la progettazione e l’affidamento dei lavori per il capping sull’area delle discariche.
Entrambi questi ultimi due interventi (diaframma plastico e capping) risultano finanziati con le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), programmazione 2014-2020, nell’ambito della quale sono state destinate al sito poco meno di 8 milioni di fondi aggiuntivi, che verranno gestiti nell’ambito e secondo le specifiche dell’Accordo di Programma citato.
Nel 1984 e 1985 la Regione Piemonte revocò l’autorizzazione allo smaltimento e impose la cessazione di tutte le lavorazioni delle società operanti nell’area.
Le operazioni di bonifica del SIN sono state incentrate sul risanamento del territorio dalla presenza di rifiuti tossico-nocivi, allo stato liquido e solido, a seguito del quale si è generata una contaminazione del terreno e delle acque sotterranee sia nell’area dell'insediamento industriale dismesso che nelle aree esterne allo stabilimento.
Il Ministero della Protezione Civile affidò alla ditta Castalia S.p.A. (Fisia Italimpianti) l’incarico di effettuare la bonifica del sito industriale e la messa in sicurezza dei materiali presenti nell’area, attività che proseguì fino al 1995 quando le evidenze di contaminazione riscontrate sul sito fecero emergere la necessità di un intervento più ampio di quello previsto.
La delimitazione effettuata con il Decreto 7 febbraio 2003 comprende l'area dell'insediamento industriale dismesso della ex Ecolibarna S.r.l. ed ex Gastaldi Oli Lubrificanti S.p.A., area di circa 70.000 m2, e si estende alle aree a valle fino alla sponda del Torrente Scrivia.
Dopo l’operato di due commissari delegati per la bonifica, attualmente, nel rispetto delle competenze del MATTM, il soggetto competente all'attuazione del programma di bonifica è la Provincia di Alessandria (come da Accordo di Programma tra Ministero, Regione, Provincia e Comune di Serravalle Scrivia dell'aprile 2015).
I lavori sinora eseguiti hanno riguardato la caratterizzazione del sito dello stabilimento eseguita da Arpa Piemonte, caratterizzazioni in aree esterne, prove pilota, attività di monitoraggio, progettazione di lotti di intervento, realizzazione di opere di messa in sicurezza d’emergenza e bonifica. A seguito dei risultati analitici sulle acque sotterranee dello stabilimento sono stati progettati e approvati gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza della falda.
Di significativa importanza è il diaframma plastico impermeabile immorsato ad una profondità variabile tra circa 8 m e 12 m da piano campagna, realizzato a monte del sito su una lunghezza di circa 250 m, ad integrazione di interventi di impermeabilizzazione superficiale e di opere di captazione e gestione del percolato.
L’Accordo di Programma sopra citato oltre a costituire un quadro organico di riferimento per la gestione dei finanziamenti disponibili e quelli successivamente reperibili, indica una serie di interventi da attuare grazie alle disponibilità finanziarie esistenti:
- Completamento del diaframma plastico a bassa permeabilità.
- Bonifica nell’ambito dell’Area Impianti (rimozione di manufatti, asportazione parziale del terreno contaminato e iniezione di reagenti per incentivare la degradazione di idrocarburi e VOC nelle acque di falda).
- Emungimento di acqua contaminata dall’acquifero superficiale e smaltimento in impianto di trattamento, in funzione dal settembre 2016.
- Monitoraggi e gestione delle discariche al fine di tenere sotto controllo l’evoluzione della contaminazione e di prevenire situazioni di criticità.
- Interventi di bonifica sulle acque sotterranee in zona Fabbricone (Air Sparging e Soil Vapour Extraction).
Nel 2018 sono stati conclusi i lavori di bonifica della cosiddetta Area Impianti, consistenti nella rimozione dei manufatti esistenti, nell’asportazione del terreno contaminato e nell’iniezione di reagenti per incentivare la degradazione di idrocarburi e VOC nelle acque di falda; sono inoltre iniziati i previsti monitoraggi ambientali per la valutazione dell'efficacia dell'intervento (8 campagne di campionamento delle acque di falda) che si concluderanno nella primavera del 2020. Nel 2018 è stata inoltre avviata la procedura di affidamento del lotto di completamento del diaframma plastico a bassa permeabilità, per la cinturazione completa della cosiddetta area discariche. In base alle previsioni attuali i lavori del diaframma plastico dovrebbero essere affidati entro il 2019 e concludersi entro l’anno seguente.
Entro il 2019 dovrà inoltre completata la progettazione e l’affidamento dei lavori per il capping sull’area delle discariche.
Entrambi questi ultimi due interventi (diaframma plastico e capping) risultano finanziati con le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), programmazione 2014-2020, nell’ambito della quale sono state destinate al sito poco meno di 8 milioni di fondi aggiuntivi, che verranno gestiti nell’ambito e secondo le specifiche dell’Accordo di Programma citato.
Figura 13
Sito ex Ecolibarna di Serravalle Scrivia
Sito di Interesse Nazionale Ex sito estrattivo di Balangero
L’ex miniera di amianto di Balangero e Corio è un sito di interesse nazionale ubicato 30 km a nord-ovest di Torino; all’interno di esso è stata effettuata l’estrazione di amianto di serpentino a partire dagli anni ’20 fino al 1990, anno del fallimento della Società Amiantifera di Balangero S.p.A.
Il territorio occupato dal sito minerario comprende un’area montuosa di superficie pari a circa 400 ettari e un complesso industriale esteso su circa 40 mila metri quadrati.
La storia industriale del sito si è sviluppata a cavallo dei due conflitti mondiali per divenire, negli anni ’70, una delle più moderne realtà industriali del settore, con una produzione media annua compresa tra 130 mila e 160 mila tonnellate di amianto, venduto per oltre il 60% sul mercato estero.
La superficie perimetrata del sito comprende la zona di estrazione, gli stabilimenti per la lavorazione dell’amianto, due discariche di materiale lapideo e le vasche di decantazione fanghi.
Attualmente sul sito vi sono attività che competono a soggetti privati e alla società R.S.A. S.r.l., società totalmente pubblica.
Il progetto di massima, risalente al 1993, prevedeva due fasi di intervento, la prima di redazione dei progetti esecutivi e messa in sicurezza delle aree, la seconda di bonifica dell'intera area. Fra le altre cose il progetto prevedeva interventi di sistemazione idrogeologica e idraulica del sito, la rivegetazione dei versanti, interventi di messa in sicurezza delle vasche di decantazione, della zona degli ex stabilimenti e un piano di misure e controlli.
Sul versante di discarica rivolto al centro abitato di Balangero gli importanti interventi di risanamento ambientale eseguiti sono stati finalizzati principalmente alla regimazione idraulica delle acque meteoriche di scorrimento e alla stabilizzazione degli accumuli di materiale sterile residuo di lavorazione.
Il versante di discarica sul lato nord, rivolto verso il centro abitato di Corio, presenta una peculiarità specifica in quanto i detriti dell’attività mineraria risultano accumulati in maggiore quantità, con un unico ammasso, che si sviluppa per un’estensione lineare di circa 1 km, con un dislivello medio di 500 m, e pendenze intorno a 35 gradi, che localmente raggiungono valori di 40.
Il territorio occupato dal sito minerario comprende un’area montuosa di superficie pari a circa 400 ettari e un complesso industriale esteso su circa 40 mila metri quadrati.
La storia industriale del sito si è sviluppata a cavallo dei due conflitti mondiali per divenire, negli anni ’70, una delle più moderne realtà industriali del settore, con una produzione media annua compresa tra 130 mila e 160 mila tonnellate di amianto, venduto per oltre il 60% sul mercato estero.
La superficie perimetrata del sito comprende la zona di estrazione, gli stabilimenti per la lavorazione dell’amianto, due discariche di materiale lapideo e le vasche di decantazione fanghi.
Attualmente sul sito vi sono attività che competono a soggetti privati e alla società R.S.A. S.r.l., società totalmente pubblica.
Il progetto di massima, risalente al 1993, prevedeva due fasi di intervento, la prima di redazione dei progetti esecutivi e messa in sicurezza delle aree, la seconda di bonifica dell'intera area. Fra le altre cose il progetto prevedeva interventi di sistemazione idrogeologica e idraulica del sito, la rivegetazione dei versanti, interventi di messa in sicurezza delle vasche di decantazione, della zona degli ex stabilimenti e un piano di misure e controlli.
Sul versante di discarica rivolto al centro abitato di Balangero gli importanti interventi di risanamento ambientale eseguiti sono stati finalizzati principalmente alla regimazione idraulica delle acque meteoriche di scorrimento e alla stabilizzazione degli accumuli di materiale sterile residuo di lavorazione.
Il versante di discarica sul lato nord, rivolto verso il centro abitato di Corio, presenta una peculiarità specifica in quanto i detriti dell’attività mineraria risultano accumulati in maggiore quantità, con un unico ammasso, che si sviluppa per un’estensione lineare di circa 1 km, con un dislivello medio di 500 m, e pendenze intorno a 35 gradi, che localmente raggiungono valori di 40.
Gli interventi condotti hanno previsto la messa in sicurezza della porzione sommitale dell’accumulo, mediante la riprofilatura dello stesso con la formazione di gradoni, aventi lo scopo di consentire una corretta regimazione delle acque di versante e di creare superfici idonee per la rivegetazione boschiva. Al piede del versante, sul lato est, è stato realizzato un rilevato di contenimento per la prevenzione di fenomeni franosi.
Nell’area degli ex stabilimenti di produzione sono tutt’ora in corso le attività di progettazione ed esecuzione della bonifica degli edifici, che prevedono sia la demolizione delle strutture, per la maggior parte costituite da coperture e tamponamenti in cemento-amianto, che la rimozione degli impianti esistenti
L’esecuzione delle attività di bonifica e/o messa in sicurezza permanente è sottoposta a uno specifico piano di monitoraggio ambientale per la valutazione delle fibre di amianto aerodisperse, eseguito da R.S.A. S.r.l. e concordato con gli enti territoriali competenti: tale piano prevede l’esecuzione di campionamenti ambientali quotidiani presso i centri abitati limitrofi al sito e presso le aree di cantiere, al fine di porre in essere le necessarie procedure di salvaguardia ambientale in presenza di situazioni di rischio.
Per assicurare la tempestività dei risultati delle analisi, è stato allestito un laboratorio di analisi in sito per le analisi dei campioni in microscopia ottica a contrasto di fase (MOCF) e in microscopia elettronica a scansione (SEM), certificato (ISO 17025) e qualificato presso il Ministero della Salute per le analisi sull’amianto.
Arpa Piemonte effettua monitoraggi ambientali e, in collaborazione con l’Asl TO4, svolge attività di valutazione tecnica di Progetti e Piani di Lavoro, sopralluoghi finalizzati al controllo delle attività relative al SIN e di certificazione di fine lavori.
Le attività di monitoraggio ambientale svolte dal Polo Amianto di Arpa Piemonte prevedono:
• monitoraggio ambientale sulle matrici acque, aria e suolo, realizzato nell’ambito della convenzione tra Arpa e RSA;
• indagine ambientale annuale.
Nell’area degli ex stabilimenti di produzione sono tutt’ora in corso le attività di progettazione ed esecuzione della bonifica degli edifici, che prevedono sia la demolizione delle strutture, per la maggior parte costituite da coperture e tamponamenti in cemento-amianto, che la rimozione degli impianti esistenti
L’esecuzione delle attività di bonifica e/o messa in sicurezza permanente è sottoposta a uno specifico piano di monitoraggio ambientale per la valutazione delle fibre di amianto aerodisperse, eseguito da R.S.A. S.r.l. e concordato con gli enti territoriali competenti: tale piano prevede l’esecuzione di campionamenti ambientali quotidiani presso i centri abitati limitrofi al sito e presso le aree di cantiere, al fine di porre in essere le necessarie procedure di salvaguardia ambientale in presenza di situazioni di rischio.
Per assicurare la tempestività dei risultati delle analisi, è stato allestito un laboratorio di analisi in sito per le analisi dei campioni in microscopia ottica a contrasto di fase (MOCF) e in microscopia elettronica a scansione (SEM), certificato (ISO 17025) e qualificato presso il Ministero della Salute per le analisi sull’amianto.
Arpa Piemonte effettua monitoraggi ambientali e, in collaborazione con l’Asl TO4, svolge attività di valutazione tecnica di Progetti e Piani di Lavoro, sopralluoghi finalizzati al controllo delle attività relative al SIN e di certificazione di fine lavori.
Le attività di monitoraggio ambientale svolte dal Polo Amianto di Arpa Piemonte prevedono:
• monitoraggio ambientale sulle matrici acque, aria e suolo, realizzato nell’ambito della convenzione tra Arpa e RSA;
• indagine ambientale annuale.
Figura 14
Il lago artificiale che ha riempito parte della cava della miniera S. Vittore di Balangero
Sito di Interesse Nazionale Ex Acna di Cengio e Saliceto
Il Sito di Interesse Nazionale denominato Ex_Acna di Cengio è ubicato fra Piemonte e Liguria.
Lo stabilimento industriale si trova nel comune di Cengio (SV) mentre l’area esterna, a valle dello stabilimento stesso, si trova nel settore sud del Piemonte ed è costituita dalla fascia fluviale ai lati del Bormida di Millesimo e comprende i territori di una serie di comuni che vanno dal comune di Saliceto (CN) al comune di Bistagno (AL), alla confluenza fra il Bormida di Spigno e il Bormida di Millesimo.
Il primo insediamento industriale sorge nel 1882 con la produzione di polvere pirica, nitroglicerina e dinamite. Dal 1900 al 1920 l’attività prosegue incentrata sulla fabbricazione di esplosivi. Negli anni ‘20 viene avviata la produzione di coloranti e acidi: a partire da quel periodo sono registrati fenomeni di contaminazione delle acque tali da determinare la chiusura dell’acquedotto di Cortemilia (CN) su ordine del Pretore. Nel 1928 la ditta prende il nome di ACNA (Azienda Coloranti Nazionali e Affini) S.P.A. con sede a Milano.
Poco prima della seconda guerra mondiale gli agricoltori della vallata citano lo stabilimento per danni in quanto le acque sono inutilizzabili a fini irrigui. Seguono denunce e verifiche ma solo negli anni 80’ cessa la produzione di coloranti e prosegue quella di pigmenti. L’attività termina definitivamente nel corso del 1998.
La legge 426/98 individua l’area a rischio ambientale e prevede un programma di bonifica e ripristino; nel 1999 viene dichiarata la situazione di emergenza socio-ambientale con nomina di un Commissario Straordinario ad opera della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Arpa Piemonte ha collaborato con Arpa Liguria alle attività di caratterizzazione e di messa in sicurezza dello stabilimento ex-Acna di Cengio fino all’anno 2006. Dopo il 2006 Arpa Piemonte si è occupata esclusivamente della procedura di bonifica relativamente alle aree esterne allo stabilimento ex-Acna, mentre Arpa Liguria e gli Enti della Regione Liguria si sono occupati della bonifica e della messa insicurezza dell’ex-stabilimento Acna sito nel comune di Cengio (SV). Nel 2013 il MATTM chiede alla Regione Piemonte una valutazione del danno ambientale provocato dalle attività dello stabilimento Acna di Cengio, tuttavia non si è ancora approdati a valutazione definitiva e concordata del danno.
Al fine di bonificare e mettere in sicurezza il Sito nel corso dei decenni sono state effettuate numerose attività. A partire dal 1984 furono realizzate le prime e opere di contenimento al fine di impedire la filtrazione delle acque di falda dall’area dello stabilimento verso l’esterno. Successivamente alla Caratterizzazione delle aree interne, negli anni 2000-2001, è stato realizzato un diaframma plastico in cemento su tutto il perimetro dello stabilimento lato fiume. Su prescrizione di Arpa e Regione Piemonte è stato stabilito di abbassare progressivamente il battente della superficie piezometrica/percolato, realizzando una serie di interventi finalizzati a ridurre il più possibile gli ingressi di acqua nel sottosuolo dell’area dello stabilimento. Fra il 2002 e il 2006 è stata realizzata la bonifica dei cosiddetti “Lagoons”; è stato effettuato lo svuotamento dei lagunaggi e l’essiccazione dei Sali sodici presenti tramite trattamento in apposito impianto; dopo il confezionamento in Big_Bags i rifiuti sono stati conferiti, mediante convogli ferroviari, nella miniera di sale di Teutschenthal, situata tra le città di Halle e Teutschenthal, presso Lipsia, in Germania. L’area degli ex lagunaggi è destinata a discarica permanente (Zona A1) e non potrà avere altri utilizzi; in particolare nei bacini svuotati sono stati portati i terreni contaminati accumulati nelle aree golenali all’esterno del sito (le cosiddette "collinette" - Zona A3), nell’area industriale vera e propria (Zona A2), nel sito di Pian Rocchetta (Zona A4) e nella zona di Pian Sottano (Comune di Saliceto).
Nel 2009 è stata effettuata la bonifica dei terreni siti nel comune di Saliceto, Località Pian Sottano. La Bonifica, effettuata dal CREB (Centro Regionale per le Bonifiche scrl), è consistita nell’asportazione di circa 8.000 m3 di riporto, rifiuti e terreno contaminato, successivamente stoccati nell’area A1 dello stabilimento ex-ACNA. È stata effettuata la demolizione degli edifici sede delle varie lavorazioni ed è stata demolita la quasi totalità dei manufatti e impianti dello stabilimento, trasportando i detriti e tutto il suolo contaminato nel suddetto confinamento permanente in Zona A1, ripristinando i livelli del terreno con riempimento di suolo non inquinato.
È stata realizzata una Barriera Passiva, immorsata al substrato impermeabile, che separa la ZonaA1 e la Zona A2, al fine di separare fisicamente volumi di terreno con tenori di contaminazione molto diversi. È stata inoltre realizzata un’impermeabilizzazione superficiale di una parte dell’area (Zona A1) attraverso un sistema geocomposito e la regimazione delle acque meteoriche al fine di limitare gli afflussi d’acque nel sottosuolo dell’area dello stabilimento.
A seguito dell’evento alluvionale del 26/11/2016 vi sono stati alcuni danni alle opere in muratura di difesa e sono state danneggiate 2 triplette piezometri per campionamenti in zona A3. A seguito di tale evento, è stato ritenuto opportuno armonizzare i monitoraggi effettuati da Syndial, Arpa Liguria e Arpa Piemonte, inserendo uno strumento aggiuntivo costituito dal “Protocollo di monitoraggio sulla verifica della qualità delle acque del fiume Bormida” firmato lo scorso 29 novembre 2017 che vede impegnati Regione Liguria, Regione Piemonte, Arpa Liguria, Arpa Piemonte e Syndial S.p.A., nel controllo e nello scambio reciproco di dati di monitoraggio relativi alle acque superficiali in corrispondenza di alcuni punti strategici lungo il corso del Fiume Bormida e relativi alle acque sotterranee in corrispondenza dei piezometri maggiormente significativi.
Lo stabilimento industriale si trova nel comune di Cengio (SV) mentre l’area esterna, a valle dello stabilimento stesso, si trova nel settore sud del Piemonte ed è costituita dalla fascia fluviale ai lati del Bormida di Millesimo e comprende i territori di una serie di comuni che vanno dal comune di Saliceto (CN) al comune di Bistagno (AL), alla confluenza fra il Bormida di Spigno e il Bormida di Millesimo.
Il primo insediamento industriale sorge nel 1882 con la produzione di polvere pirica, nitroglicerina e dinamite. Dal 1900 al 1920 l’attività prosegue incentrata sulla fabbricazione di esplosivi. Negli anni ‘20 viene avviata la produzione di coloranti e acidi: a partire da quel periodo sono registrati fenomeni di contaminazione delle acque tali da determinare la chiusura dell’acquedotto di Cortemilia (CN) su ordine del Pretore. Nel 1928 la ditta prende il nome di ACNA (Azienda Coloranti Nazionali e Affini) S.P.A. con sede a Milano.
Poco prima della seconda guerra mondiale gli agricoltori della vallata citano lo stabilimento per danni in quanto le acque sono inutilizzabili a fini irrigui. Seguono denunce e verifiche ma solo negli anni 80’ cessa la produzione di coloranti e prosegue quella di pigmenti. L’attività termina definitivamente nel corso del 1998.
La legge 426/98 individua l’area a rischio ambientale e prevede un programma di bonifica e ripristino; nel 1999 viene dichiarata la situazione di emergenza socio-ambientale con nomina di un Commissario Straordinario ad opera della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Arpa Piemonte ha collaborato con Arpa Liguria alle attività di caratterizzazione e di messa in sicurezza dello stabilimento ex-Acna di Cengio fino all’anno 2006. Dopo il 2006 Arpa Piemonte si è occupata esclusivamente della procedura di bonifica relativamente alle aree esterne allo stabilimento ex-Acna, mentre Arpa Liguria e gli Enti della Regione Liguria si sono occupati della bonifica e della messa insicurezza dell’ex-stabilimento Acna sito nel comune di Cengio (SV). Nel 2013 il MATTM chiede alla Regione Piemonte una valutazione del danno ambientale provocato dalle attività dello stabilimento Acna di Cengio, tuttavia non si è ancora approdati a valutazione definitiva e concordata del danno.
Al fine di bonificare e mettere in sicurezza il Sito nel corso dei decenni sono state effettuate numerose attività. A partire dal 1984 furono realizzate le prime e opere di contenimento al fine di impedire la filtrazione delle acque di falda dall’area dello stabilimento verso l’esterno. Successivamente alla Caratterizzazione delle aree interne, negli anni 2000-2001, è stato realizzato un diaframma plastico in cemento su tutto il perimetro dello stabilimento lato fiume. Su prescrizione di Arpa e Regione Piemonte è stato stabilito di abbassare progressivamente il battente della superficie piezometrica/percolato, realizzando una serie di interventi finalizzati a ridurre il più possibile gli ingressi di acqua nel sottosuolo dell’area dello stabilimento. Fra il 2002 e il 2006 è stata realizzata la bonifica dei cosiddetti “Lagoons”; è stato effettuato lo svuotamento dei lagunaggi e l’essiccazione dei Sali sodici presenti tramite trattamento in apposito impianto; dopo il confezionamento in Big_Bags i rifiuti sono stati conferiti, mediante convogli ferroviari, nella miniera di sale di Teutschenthal, situata tra le città di Halle e Teutschenthal, presso Lipsia, in Germania. L’area degli ex lagunaggi è destinata a discarica permanente (Zona A1) e non potrà avere altri utilizzi; in particolare nei bacini svuotati sono stati portati i terreni contaminati accumulati nelle aree golenali all’esterno del sito (le cosiddette "collinette" - Zona A3), nell’area industriale vera e propria (Zona A2), nel sito di Pian Rocchetta (Zona A4) e nella zona di Pian Sottano (Comune di Saliceto).
Nel 2009 è stata effettuata la bonifica dei terreni siti nel comune di Saliceto, Località Pian Sottano. La Bonifica, effettuata dal CREB (Centro Regionale per le Bonifiche scrl), è consistita nell’asportazione di circa 8.000 m3 di riporto, rifiuti e terreno contaminato, successivamente stoccati nell’area A1 dello stabilimento ex-ACNA. È stata effettuata la demolizione degli edifici sede delle varie lavorazioni ed è stata demolita la quasi totalità dei manufatti e impianti dello stabilimento, trasportando i detriti e tutto il suolo contaminato nel suddetto confinamento permanente in Zona A1, ripristinando i livelli del terreno con riempimento di suolo non inquinato.
È stata realizzata una Barriera Passiva, immorsata al substrato impermeabile, che separa la ZonaA1 e la Zona A2, al fine di separare fisicamente volumi di terreno con tenori di contaminazione molto diversi. È stata inoltre realizzata un’impermeabilizzazione superficiale di una parte dell’area (Zona A1) attraverso un sistema geocomposito e la regimazione delle acque meteoriche al fine di limitare gli afflussi d’acque nel sottosuolo dell’area dello stabilimento.
A seguito dell’evento alluvionale del 26/11/2016 vi sono stati alcuni danni alle opere in muratura di difesa e sono state danneggiate 2 triplette piezometri per campionamenti in zona A3. A seguito di tale evento, è stato ritenuto opportuno armonizzare i monitoraggi effettuati da Syndial, Arpa Liguria e Arpa Piemonte, inserendo uno strumento aggiuntivo costituito dal “Protocollo di monitoraggio sulla verifica della qualità delle acque del fiume Bormida” firmato lo scorso 29 novembre 2017 che vede impegnati Regione Liguria, Regione Piemonte, Arpa Liguria, Arpa Piemonte e Syndial S.p.A., nel controllo e nello scambio reciproco di dati di monitoraggio relativi alle acque superficiali in corrispondenza di alcuni punti strategici lungo il corso del Fiume Bormida e relativi alle acque sotterranee in corrispondenza dei piezometri maggiormente significativi.
Figure 15-16
Acna di Cengio
Amianto
Il termine amianto deriva dal greco Amiantos non macchiato; in antichità ne venivano ottenute tele per vari usi: così detto perché il fuoco ordinario non lo tinge, non lo consuma, ma lo pulisce.
L’amianto sul territorio piemontese, a causa del massiccio impiego che ne è stato fatto nel secolo scorso, storicamente costituisce una problematica di rilievo. A seguito dell’emanazione della legge n. 257/1992 - che vieta l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto - ha avuto inizio una rilevante opera di bonifica tutt’ora in corso.
Le stime contenute nel Piano Regionale Amianto 2016-2020 indicano una presenza di complessiva di coperture in cemento-amianto sull'intero territorio piemontese pari a 50-70 milioni di m2. Per il monitoraggio ambientale delle fibre di amianto aerodisperse consulta la pagina Aria Stato Amianto.
In relazione alla diffusione dell’amianto e alle conseguenti necessità di conoscenza e intervento per la tutela del territorio e della salute dei cittadini Arpa, in accordo con Regione, effettua numerose attività inerenti alle problematiche legate alla presenza di amianto.
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi alla produzione di rifiuti contenenti amianto e alla gestione dei rifiuti conteneti amianto.
Piano Regionale Amianto 2016-2020
Con l'approvazione, in data 1 marzo 2016, del Piano Regionale Amianto 2016-2020 è stata data nuova spinta al processo di mappatura e bonifica del Piemonte, mediante azioni e le strategie su più fronti, di carattere ambientale e sanitario.
Il Piano effettua una ricognizione del fenomeno amianto in Piemonte e si focalizza, per gli aspetti ambientali, sulla mappatura e censimento dei siti, sulla bonifica dei siti, sullo smaltimento dei manufatti rimossi. Il Piano prevede che si giunga a una graduale eliminazione dei manufatti contenenti amianto ed individua tra le priorità la bonifica degli edifici pubblici, partendo dalle scuole, così come attuato negli ultimi anni e come tutt'ora in corso.
Completare la mappatura dell’amianto di origine naturale e antropica e la bonifica dei siti di interesse nazionale di Casale Monferrato e Corio-Balangero, smaltire i rifiuti che lo contengono, individuando nuovi siti di stoccaggio o metodi alternativi, sviluppare l’attività sanitaria del centro per la lotta al mesotelioma, informare i cittadini attraverso appositi sportelli comunali e formare nuovi tecnici: sono solo alcune delle misure previste dal Piano regionale Amianto 2016-2020, discusso e approvato il 1° marzo dal Consiglio regionale del Piemonte.
Con tale provvedimento la Regione si è dotata di uno strumento fondamentale per affrontare in maniera organica e complessiva uno dei principali problemi ambientali che affliggono il territorio regionale e la salute dei cittadini. Si avvia così una strategia tesa a ridurre in modo deciso l’impatto nocivo dell’amianto, attraverso misure che vanno dalle bonifiche alla mappatura, dallo smaltimento in sicurezza agli interventi in ambito sanitario, informativo e formativo. Per quanto riguarda la mappatura della presenza naturale di amianto, mediante più step di aggiornamento ed implementazione delle informazioni, sono sviluppati approfondimenti di dettaglio che vengono resi disponibili on-line, così come i dati della mappatura dell'amianto di origine antropica; la consultazione dei dati rilevati può avere luogo tramite il Geoportale della Regione Piemonte o dal sito web di Arpa Piemonte.
Mappatura della presenza di amianto di origine naturale e antropica
Sul Geoportale di Arpa Piemonte, è pubblicata la Mappatura dell’Amianto in Piemonte, realizzato da Arpa Piemonte e Regione Piemonte.
Bonifica dei siti di Casale Monferrato e Balangero
In Piemonte sono stati classificati quali Siti di Interesse Nazionale per la presenza di amianto, il sito di Casale Monferrato, presso il quale aveva sede lo stabilimento Eternit e la cui presenza ed attività ha determinato una ingentissima diffusione di amianto sul territorio ed il sito di Balangero, che nel secolo scorso fu sede della miniera amiantifera.
L’amianto sul territorio piemontese, a causa del massiccio impiego che ne è stato fatto nel secolo scorso, storicamente costituisce una problematica di rilievo. A seguito dell’emanazione della legge n. 257/1992 - che vieta l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto - ha avuto inizio una rilevante opera di bonifica tutt’ora in corso.
Le stime contenute nel Piano Regionale Amianto 2016-2020 indicano una presenza di complessiva di coperture in cemento-amianto sull'intero territorio piemontese pari a 50-70 milioni di m2. Per il monitoraggio ambientale delle fibre di amianto aerodisperse consulta la pagina Aria Stato Amianto.
In relazione alla diffusione dell’amianto e alle conseguenti necessità di conoscenza e intervento per la tutela del territorio e della salute dei cittadini Arpa, in accordo con Regione, effettua numerose attività inerenti alle problematiche legate alla presenza di amianto.
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi alla produzione di rifiuti contenenti amianto e alla gestione dei rifiuti conteneti amianto.
Piano Regionale Amianto 2016-2020
Con l'approvazione, in data 1 marzo 2016, del Piano Regionale Amianto 2016-2020 è stata data nuova spinta al processo di mappatura e bonifica del Piemonte, mediante azioni e le strategie su più fronti, di carattere ambientale e sanitario.
Il Piano effettua una ricognizione del fenomeno amianto in Piemonte e si focalizza, per gli aspetti ambientali, sulla mappatura e censimento dei siti, sulla bonifica dei siti, sullo smaltimento dei manufatti rimossi. Il Piano prevede che si giunga a una graduale eliminazione dei manufatti contenenti amianto ed individua tra le priorità la bonifica degli edifici pubblici, partendo dalle scuole, così come attuato negli ultimi anni e come tutt'ora in corso.
Completare la mappatura dell’amianto di origine naturale e antropica e la bonifica dei siti di interesse nazionale di Casale Monferrato e Corio-Balangero, smaltire i rifiuti che lo contengono, individuando nuovi siti di stoccaggio o metodi alternativi, sviluppare l’attività sanitaria del centro per la lotta al mesotelioma, informare i cittadini attraverso appositi sportelli comunali e formare nuovi tecnici: sono solo alcune delle misure previste dal Piano regionale Amianto 2016-2020, discusso e approvato il 1° marzo dal Consiglio regionale del Piemonte.
Con tale provvedimento la Regione si è dotata di uno strumento fondamentale per affrontare in maniera organica e complessiva uno dei principali problemi ambientali che affliggono il territorio regionale e la salute dei cittadini. Si avvia così una strategia tesa a ridurre in modo deciso l’impatto nocivo dell’amianto, attraverso misure che vanno dalle bonifiche alla mappatura, dallo smaltimento in sicurezza agli interventi in ambito sanitario, informativo e formativo. Per quanto riguarda la mappatura della presenza naturale di amianto, mediante più step di aggiornamento ed implementazione delle informazioni, sono sviluppati approfondimenti di dettaglio che vengono resi disponibili on-line, così come i dati della mappatura dell'amianto di origine antropica; la consultazione dei dati rilevati può avere luogo tramite il Geoportale della Regione Piemonte o dal sito web di Arpa Piemonte.
Mappatura della presenza di amianto di origine naturale e antropica
Sul Geoportale di Arpa Piemonte, è pubblicata la Mappatura dell’Amianto in Piemonte, realizzato da Arpa Piemonte e Regione Piemonte.
Bonifica dei siti di Casale Monferrato e Balangero
In Piemonte sono stati classificati quali Siti di Interesse Nazionale per la presenza di amianto, il sito di Casale Monferrato, presso il quale aveva sede lo stabilimento Eternit e la cui presenza ed attività ha determinato una ingentissima diffusione di amianto sul territorio ed il sito di Balangero, che nel secolo scorso fu sede della miniera amiantifera.