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Misure sull’economia circolare
Produzione rifiuti urbani
Tabella 1
Nella figura 1 si può osservare il trend di produzione di rifiuti urbani (RT) negli anni 2000-2017. La produzione di rifiuti è di poco superiore a quella rilevata nel 2000 del 2,1%, ma la RD è aumentata di circa 865.383 t (+231,7%) e i rifiuti avviati a smaltimento si sono quasi dimezzati -822.929 t (-49,5%).
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi alla produzione dei rifiuti urbani.
Figura 1
La figura 2 mostra, a livello regionale, la serie storica 2000-2017 degli indici di produzione pro capite RT, RU, RD.
Tenendo presente quanto detto sopra rispetto al nuovo metodo, si evidenzia che la produzione totale è comprensibilmente aumentata rispetto allo scorso anno, passando da 458 kg/ab a 475 kg/ab, è da notare il sensibile decremento dei rifiuti che residuano dalla raccolta differenziata, i quali, con un dato che si attesta sui 192 kg/ab registrano un decremento del 6,1% (stimabile al 2,3% secondo il vecchio metodo di conteggio).
Figura 2
Raccolta differenziata
Figura 3
Figura 4
Figura 5
FRAZIONI MERCEOLOGICHE PRESENTI NELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Figura 6
Gestione rifiuti urbani
Figura 7
Il sistema di gestione dei rifiuti urbani indifferenziati (relativamente all’anno 2017) dispone della seguente dotazione impiantistica:
Figura 8
Figura 9
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio Regionale Rifiuti
Protocollo di conformità del Combustibile Solido Secondario (CSS)
Figura 10
Valutazione della quantità di rifiuti urbani prodotti negli Ambiti di Integrazione territoriale (AIT)
Figura 11
RIFIUTI URBANI
L’argomento Rifiuti rientra in un Obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
- Obiettivo 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo e in particolare nei Traguardi
- 12.2: Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l’utilizzo efficiente delle risorse naturali.
- 12.5: Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo.
- Obiettivo 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo e in particolare nei Traguardi
- 12.2: Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l’utilizzo efficiente delle risorse naturali.
- 12.5: Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo.
Misure sull’economia circolare
Il principale elemento di evoluzione di contesto per il settore rifiuti è costituito dal nuovo pacchetto di misure sull’economia circolare, approvato in seduta plenaria dal Parlamento europeo il 18 aprile 2018: tale documento comprende disposizioni di modifica di 6 direttive sui rifiuti, in particolare la direttiva “madre” 2008/98/Ce e le direttive sugli imballaggi, discariche, rifiuti elettrici ed elettronici (Raee), veicoli fuori uso e pile.
Le quattro direttive del “pacchetto economia circolare” del 30 maggio 2018 (849/2018/Ue, 850/2018/Ue, 851/2018/Ue e 852/2018/Ue) modificano come già citato la direttiva 2008/98/Ce e le direttive specifiche in materia di rifiuti di imballaggio (1994/62/Ce), discariche (1999/31/Ce), rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (2012/19/Ue), veicoli fuori uso (2000/53/ce) e rifiuti di pile e accumulatori (2006/66/Ce). Tali modifiche, già in vigore dal 4 luglio 2018, dovranno essere recepite dagli Stati membri entro il 5 luglio 2020.
Gli elementi chiave delle direttive facenti parte del “pacchetto economia circolare” sono i seguenti:
- definizioni più chiare dei concetti fondamentali in materia rifiuti;
- nuovi obiettivi vincolanti da conseguire a livello dell’UE entro il 2025, il 2030 e il 2035. Questi obiettivi riguardano:
Un altro elemento da prendere in considerazione è la Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle regioni - La strategia europea per la plastica nell’economia circolare - COM (2018) 28 final. La proposta presentata propone azioni concrete per tradurre in realtà la visione di un’economia della plastica più circolare quali ad esempio migliorare la progettazione e sostenere l’innovazione per rendere più semplice il riciclaggio della plastica e dei prodotti in plastica, migliorare la raccolta differenziata, potenziare e modernizzare la capacità di selezione e creare mercati sostenibili per la plastica riciclata e rinnovabile. L’obiettivo è la protezione dell’ambiente dall’inquinamento plastico, promuovendo allo stesso tempo la crescita e l’innovazione. Stando ai nuovi piani, tutti gli imballaggi di plastica sul mercato dell’UE saranno riciclabili entro il 2030, il consumo di materie plastiche monouso sarà ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche sarà limitato.
Nel mese di marzo 2019 è stata approvata da parte del Parlamento Europeo la direttiva sui prodotti in plastica monouso. Dal 2021 saranno vietati i prodotti di plastica monouso per i quali esistono alternative quali ad esempio posate, piatti, bastoncini cotonati, cannucce, mescolatori per bevande e aste dei palloncini. Il divieto è esteso anche ai prodotti di plastica oxodegradabile e ai contenitori per cibo da asporto in polistirene espanso. Per i prodotti in plastica per i quali, invece, non esistono alternative - prevede la Direttiva - gli Stati membri dovranno mettere a punto piani nazionali, con misure dettagliate, per ridurre significativamente il loro utilizzo, da tramettere alla Commissione entro due anni dall’entrata in vigore della Direttiva.
La normativa fissa inoltre un obiettivo di raccolta del 90% per le bottiglie di plastica entro il 2029 e determina un contenuto minimo di materiale riciclato nella produzione di bottiglie di plastica di almeno il 25% entro il 2025 e almeno il 30% al 2030.
Altro aspetto interessante riguarda l’obsolescenza programmata. Sono in discussione al Parlamento e al Consiglio alcuni emendamenti al cosiddetto pacchetto Ecodesign (la direttiva 2009/125/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio, in vigore dal 2018), che contiene anche alcune importanti indicazioni in materia di obsolescenza programmata. Lo scopo è quello di creare un circolo virtuoso tra acquisti, lotta allo spreco, tutela dell’ambiente e tutela del consumatore. L’Unione Europea, in sostanza, chiede alle aziende di facilitare la riparazione dei beni acquistati. Tra le principali misure proposte vi è, tra l’altro, l’obbligo per i produttori di garantire la disponibilità dei pezzi di ricambio (in particolare di lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi) per un periodo minimo che va dai 7 ai 10 anni e con tempi di spedizione di massimo 3 settimane. L’UE vorrebbe inoltre agevolare la riparazione fai da te, informando gli utenti su come riparare gli apparecchi, evitando infine che i pezzi di ricambio siano inviati solamente ai riparatori professionisti.
Le quattro direttive del “pacchetto economia circolare” del 30 maggio 2018 (849/2018/Ue, 850/2018/Ue, 851/2018/Ue e 852/2018/Ue) modificano come già citato la direttiva 2008/98/Ce e le direttive specifiche in materia di rifiuti di imballaggio (1994/62/Ce), discariche (1999/31/Ce), rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (2012/19/Ue), veicoli fuori uso (2000/53/ce) e rifiuti di pile e accumulatori (2006/66/Ce). Tali modifiche, già in vigore dal 4 luglio 2018, dovranno essere recepite dagli Stati membri entro il 5 luglio 2020.
Gli elementi chiave delle direttive facenti parte del “pacchetto economia circolare” sono i seguenti:
- definizioni più chiare dei concetti fondamentali in materia rifiuti;
- nuovi obiettivi vincolanti da conseguire a livello dell’UE entro il 2025, il 2030 e il 2035. Questi obiettivi riguardano:
- nuovi obiettivi di riciclaggio per i rifiuti urbani (55% entro il 2025, 60% entro il 2030, 65% entro il 2035);
- nuovi obiettivi per il riciclaggio dei rifiuti di imballaggio (65% entro il 2025, 70% entro il 2030);
- un obiettivo vincolante per ridurre al massimo al 10% il collocamento in discarica per tutti i rifiuti entro il 2035;
- il divieto di collocamento in discarica dei rifiuti della raccolta differenziata;
- la promozione di strumenti economici per scoraggiare il collocamento in discarica;
- misure e obiettivi per ridurre gli sprechi alimentari (del 30% entro il 2025, del 50% entro il 2030)
- definizioni più semplici e adeguate nonché metodi armonizzati per il calcolo dei tassi di riciclaggio in tutta l’UE;
- misure concrete per promuovere il riutilizzo e stimolare la simbiosi industriale trasformando i prodotti di scarto di un'industria in materie prime destinate ad un'altra;
- incentivi economici affinché i produttori facciano giungere prodotti più ecologici sul mercato e un sostegno ai sistemi di recupero e riciclaggio (es. per imballaggi, batterie, apparecchiature elettriche ed elettroniche, veicoli);
- requisiti minimi applicabili ai regimi di responsabilità estesa del produttore.
Un altro elemento da prendere in considerazione è la Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle regioni - La strategia europea per la plastica nell’economia circolare - COM (2018) 28 final. La proposta presentata propone azioni concrete per tradurre in realtà la visione di un’economia della plastica più circolare quali ad esempio migliorare la progettazione e sostenere l’innovazione per rendere più semplice il riciclaggio della plastica e dei prodotti in plastica, migliorare la raccolta differenziata, potenziare e modernizzare la capacità di selezione e creare mercati sostenibili per la plastica riciclata e rinnovabile. L’obiettivo è la protezione dell’ambiente dall’inquinamento plastico, promuovendo allo stesso tempo la crescita e l’innovazione. Stando ai nuovi piani, tutti gli imballaggi di plastica sul mercato dell’UE saranno riciclabili entro il 2030, il consumo di materie plastiche monouso sarà ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche sarà limitato.
Nel mese di marzo 2019 è stata approvata da parte del Parlamento Europeo la direttiva sui prodotti in plastica monouso. Dal 2021 saranno vietati i prodotti di plastica monouso per i quali esistono alternative quali ad esempio posate, piatti, bastoncini cotonati, cannucce, mescolatori per bevande e aste dei palloncini. Il divieto è esteso anche ai prodotti di plastica oxodegradabile e ai contenitori per cibo da asporto in polistirene espanso. Per i prodotti in plastica per i quali, invece, non esistono alternative - prevede la Direttiva - gli Stati membri dovranno mettere a punto piani nazionali, con misure dettagliate, per ridurre significativamente il loro utilizzo, da tramettere alla Commissione entro due anni dall’entrata in vigore della Direttiva.
La normativa fissa inoltre un obiettivo di raccolta del 90% per le bottiglie di plastica entro il 2029 e determina un contenuto minimo di materiale riciclato nella produzione di bottiglie di plastica di almeno il 25% entro il 2025 e almeno il 30% al 2030.
Altro aspetto interessante riguarda l’obsolescenza programmata. Sono in discussione al Parlamento e al Consiglio alcuni emendamenti al cosiddetto pacchetto Ecodesign (la direttiva 2009/125/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio, in vigore dal 2018), che contiene anche alcune importanti indicazioni in materia di obsolescenza programmata. Lo scopo è quello di creare un circolo virtuoso tra acquisti, lotta allo spreco, tutela dell’ambiente e tutela del consumatore. L’Unione Europea, in sostanza, chiede alle aziende di facilitare la riparazione dei beni acquistati. Tra le principali misure proposte vi è, tra l’altro, l’obbligo per i produttori di garantire la disponibilità dei pezzi di ricambio (in particolare di lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi) per un periodo minimo che va dai 7 ai 10 anni e con tempi di spedizione di massimo 3 settimane. L’UE vorrebbe inoltre agevolare la riparazione fai da te, informando gli utenti su come riparare gli apparecchi, evitando infine che i pezzi di ricambio siano inviati solamente ai riparatori professionisti.
Produzione rifiuti urbani
Con i dati di produzione del 2017 la Regione Piemonte si allinea al metodo di calcolo nazionale emanato con decreto ministeriale del 26 maggio 2016: il vecchio metodo di calcolo regionale è stato infatti sostituito con la DGR 15-5870 del 3 novembre 2017 e per tale motivo occorre porre particolare attenzione nell’analisi dei dati rispetto agli anni precedenti.
Da quest’anno infatti nella raccolta differenziata vengono sommati rifiuti che gli anni precedenti erano esclusi quali rifiuti avviati al compostaggio domestico (purché tale attività sia disciplinata dal comune di riferimento, e con un limite massimo pro capite di 120 kg), i rifiuti da costruzione e demolizione (con un limite di 15 kg pro capite), le raccolte selettive minori quali, pile esauste, farmaci scaduti, olii, vernici e toner e altri vengono conteggiati nella loro totalità al lordo di scarti quali i rifiuti da spazzamento stradale avviati a recupero, gli ingombranti e i Raee, il multimateriale e i rifiuti assimilati ai rifiuti urbani (quali ad esempio quelli prodotti da supermercati, attività commerciali ed esercenti).
L’introduzione delle nuove tipologie di raccolte hanno inciso per il 6,7% (pari a circa 83.000 tonnellate) sul totale dei rifiuti differenziati raccolti in Piemonte. Di conseguenza, si valuta che, a livello regionale, l’applicazione del nuovo metodo di calcolo abbia portato a un aumento della percentuale della raccolta differenziata di 3-4 punti, rendendo pertanto impreciso un raffronto tra i dati del 2017 con quelli del 2016. Per un confronto veritiero sull’andamento annuale dei dati sulla raccolta dei rifiuti urbani rispetto al passato, occorrerà quindi attendere i dati del 2018.
Il totale della raccolta differenziata per il 2017 si attesta al 59,6% del totale; un dato in apparente miglioramento rispetto a quello dello scorso anno: 55,2% secondo il vecchio metodo di conteggio. (tabella 1)
In termini di quantità pro capite ogni abitante piemontese ha prodotto, nel 2017, circa 475 kg di rifiuti, di cui 283 kg raccolti in modo differenziato e avviati a recupero, e 192 kg avviati a smaltimento.
Da quest’anno infatti nella raccolta differenziata vengono sommati rifiuti che gli anni precedenti erano esclusi quali rifiuti avviati al compostaggio domestico (purché tale attività sia disciplinata dal comune di riferimento, e con un limite massimo pro capite di 120 kg), i rifiuti da costruzione e demolizione (con un limite di 15 kg pro capite), le raccolte selettive minori quali, pile esauste, farmaci scaduti, olii, vernici e toner e altri vengono conteggiati nella loro totalità al lordo di scarti quali i rifiuti da spazzamento stradale avviati a recupero, gli ingombranti e i Raee, il multimateriale e i rifiuti assimilati ai rifiuti urbani (quali ad esempio quelli prodotti da supermercati, attività commerciali ed esercenti).
L’introduzione delle nuove tipologie di raccolte hanno inciso per il 6,7% (pari a circa 83.000 tonnellate) sul totale dei rifiuti differenziati raccolti in Piemonte. Di conseguenza, si valuta che, a livello regionale, l’applicazione del nuovo metodo di calcolo abbia portato a un aumento della percentuale della raccolta differenziata di 3-4 punti, rendendo pertanto impreciso un raffronto tra i dati del 2017 con quelli del 2016. Per un confronto veritiero sull’andamento annuale dei dati sulla raccolta dei rifiuti urbani rispetto al passato, occorrerà quindi attendere i dati del 2018.
Il totale della raccolta differenziata per il 2017 si attesta al 59,6% del totale; un dato in apparente miglioramento rispetto a quello dello scorso anno: 55,2% secondo il vecchio metodo di conteggio. (tabella 1)
In termini di quantità pro capite ogni abitante piemontese ha prodotto, nel 2017, circa 475 kg di rifiuti, di cui 283 kg raccolti in modo differenziato e avviati a recupero, e 192 kg avviati a smaltimento.
Tabella 1
Dettaglio dati di produzione - anno 2017
PROVINCIA/Città Metropolitana |
PR |
RT |
RU Rifiuti urbani |
RD |
% |
ALESSANDRIA |
427.337 |
235.258 |
109.059 |
126.199 |
53,6 |
ASTI |
211.824 |
92.117 |
27.529 |
64.588 |
70,1 |
BIELLA |
177.067 |
81.285 |
28.310 |
52.975 |
65,2 |
CUNEO |
588.559 |
285.223 |
99.381 |
185.843 |
65,2 |
NOVARA |
371.158 |
171.825 |
50.796 |
121.029 |
70,4 |
TORINO |
2.269.993 |
1.050.166 |
471.839 |
578.327 |
55,1 |
VCO |
159.159 |
82.650 |
25.590 |
57.059 |
69,0 |
VERCELLI |
170.744 |
81.288 |
28.359 |
52.929 |
65,1 |
Piemonte 2017 |
4.375.841 |
2.079.813 |
840.863 |
1.238.950 |
59,6 |
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio Regionale Rifiuti
Nella figura 1 si può osservare il trend di produzione di rifiuti urbani (RT) negli anni 2000-2017. La produzione di rifiuti è di poco superiore a quella rilevata nel 2000 del 2,1%, ma la RD è aumentata di circa 865.383 t (+231,7%) e i rifiuti avviati a smaltimento si sono quasi dimezzati -822.929 t (-49,5%).
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi alla produzione dei rifiuti urbani.
Figura 1
Variazione della produzione dei rifiuti - anni 2000-2017
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio Regionale Rifiuti
La figura 2 mostra, a livello regionale, la serie storica 2000-2017 degli indici di produzione pro capite RT, RU, RD.
Tenendo presente quanto detto sopra rispetto al nuovo metodo, si evidenzia che la produzione totale è comprensibilmente aumentata rispetto allo scorso anno, passando da 458 kg/ab a 475 kg/ab, è da notare il sensibile decremento dei rifiuti che residuano dalla raccolta differenziata, i quali, con un dato che si attesta sui 192 kg/ab registrano un decremento del 6,1% (stimabile al 2,3% secondo il vecchio metodo di conteggio).
Figura 2
Variazione dei principali indicatori negli anni - anni 2000-2017
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio Regionale Rifiuti
Raccolta differenziata
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, nel 2002 la percentuale di raccolta si assestava al 25%, nel 2017 il valore si colloca al 59,6%.
Figura 3
Raccolta differenziata - anno 2002
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio Regionale Rifiuti
Figura 4
Raccolta differenziata - anno 2017
Figura 5
Raccolta differenziata e produzione di rifiuti a livello comunale
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio Regionale Rifiuti
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi alla raccolta differenziata
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi alla raccolta differenziata
FRAZIONI MERCEOLOGICHE PRESENTI NELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Nell’ambito della raccolta differenziata le frazioni maggiormente raccolte su base annuale sono la carta e cartone (266.043 t circa; 61 kg pro capite); l’organico (254.731 t circa; 58.2 kg pro capite), il vetro (153.0455 t circa; 35 kg pro capite); gli sfalci e potature (131.678 t circa; 30 kg pro capite), e il legno (82.088 t circa; 18,7 kg pro capite). Interessante il dato relativo al compostaggio domestico pari 23.378 t circa, dato sicuramente sottostimato rispetto al dato reale in quanto si tratta del primo anno di rilevazione e non tutti i comuni avevano disciplinato tale attività secondo le indicazioni contenute nel metodo di calcolo regionale.
Nella figura 6 viene rappresentata l’incidenza percentuale delle diverse frazioni raccolte in modo differenziato.
Nella figura 6 viene rappresentata l’incidenza percentuale delle diverse frazioni raccolte in modo differenziato.
Figura 6
Ripartizione rifiuti differenziati - anno 2017
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio Regionale Rifiuti
Gestione rifiuti urbani
Nel 2017 i rifiuti indifferenziati avviati a trattamento/smaltimento sono stati 840.863 tonnellate: di questi quantitativi il 52%, corrispondente a 438.695 t, è stato inviato alla termovalorizzazione, il 41% al trattamento meccanico-biologico TMB (346.425 t), il 7% in discarica (55.742t).
Come evidenziabile nella figura 7 il quantitativo di rifiuti urbani avviati a trattamento/smaltimento si è ridotto in totale del 48 % rispetto al 2002: con l’entrata in pieno regime del termovalorizzatore di Torino sono notevolmente aumentati i rifiuti avviati ad incenerimento a scapito dei rifiuti avviati direttamente in discarica (-96% rispetto al 2002); costante si è mantenuto il quantitativo di rifiuti avviati a trattamento meccanico biologico.
Come evidenziabile nella figura 7 il quantitativo di rifiuti urbani avviati a trattamento/smaltimento si è ridotto in totale del 48 % rispetto al 2002: con l’entrata in pieno regime del termovalorizzatore di Torino sono notevolmente aumentati i rifiuti avviati ad incenerimento a scapito dei rifiuti avviati direttamente in discarica (-96% rispetto al 2002); costante si è mantenuto il quantitativo di rifiuti avviati a trattamento meccanico biologico.
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi alla gestione dei rifiuti urbani
Figura 7
Destinazione dei rifiuti urbani indifferenziati - anni 2002-2017
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio Regionale Rifiuti
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi alla raccolta differenziata
Consulta la serie storica degli indicatori ambientali relativi alla raccolta differenziata
Il sistema di gestione dei rifiuti urbani indifferenziati (relativamente all’anno 2017) dispone della seguente dotazione impiantistica:
- 1 impianti di termovalorizzazione: il termovalorizzatore sito a Torino1 , località Gerbido autorizzato con un carico 206,25 MWt, nel 2017 ha trattato 510.971 t di rifiuti.
In provincia di Cuneo è operativo un impianto di co-incenerimento che sostituisce parte del combustibile fossile con combustibile derivato da rifiuti (CCS);
- 15 discariche distribuite prevalentemente nelle province di Torino, Alessandria e Cuneo, nelle quali sono state conferite 55.742 t di rifiuti urbani (rifiuti indifferenziati CER 20) e 395.560 t di rifiuti derivanti da operazioni di trattamento effettuate sui rifiuti urbani (CER 19), oltre a 96.782 t di altri rifiuti speciali non pericolosi. Complessivamente sono state smaltite in discarica 548.084 t di rifiuti di cui 451.302 t provenienti dalla gestione dei rifiuti urbani (figura 8). Ad oggi le discariche sono destinate ad accogliere rifiuti trattati. Il quantitativo rilevato per il 2017 si riferisce ai rifiuti urbani conferiti nella discarica del novarese ormai chiusa;
- 10 impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) di cui 6 impianti di preselezione e stabilizzazione biologica aerobica (Alessandria, Casale Monferrato, Valterza, Magliano Alpi, Borgo San Dalmazzo e Sommariva Bosco), 2 impianti di bioessiccazione (Cavaglià, Villafalletto) e due impianti di sola produzione di CSS - Combustibile Solido Secondario (Roccavione e Pinerolo).
Nei suddetti impianti sono state trattate circa 422.321 t di rifiuti urbani indifferenziati (in totale 560.089 t, compresi i rifiuti speciali e i rifiuti urbani provenienti da fuori regione) dalle quali sono state ottenute 90.369 t di CSS che è stato in parte recuperato presso l’impianto di coincenerimento (cementificio) in provincia di Cuneo (50.664 t) e in parte presso impianti di recupero energetico (termovalorizzatori) fuori regione (39.706 t). La frazione secca, non trasformata in CSS, e la frazione umida trattata e stabilizzata sono state conferite in discarica o inviate ad incenerimento fuori regione (figura 9).
_______________________________________
2 Nel corso del 2016 è stata adeguata l’autorizzazione integrata ambientale attribuendo all’impianto stesso la qualifica di recupero energetico R1.
2 Nel corso del 2016 è stata adeguata l’autorizzazione integrata ambientale attribuendo all’impianto stesso la qualifica di recupero energetico R1.
Figura 8
Rifiuti conferiti nelle discariche per rifiuti urbani - anno 2017
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio Regionale Rifiuti
Figura 9
Gestione dei rifiuti indifferenziati: schema di flusso generale - anno 2016
Fonte: Regione Piemonte, Osservatorio Regionale Rifiuti
Protocollo di conformità del Combustibile Solido Secondario (CSS)
La disciplina e l’utilizzo di Combustibili Solidi Secondari (CSS), materiale proveniente dal trattamento di rifiuti che ha sostituito il più noto CDR (combustibile da rifiuto), può ingenerare preoccupazioni di tutela ambientale e sanitaria nelle popolazioni delle aree circostanti ai luoghi dove questo è utilizzato. Questo materiale infatti viene usato come combustibile alternativo e gli impianti sono giudicati dalla popolazione come equivalenti a degli inceneritori.
Arpa Piemonte, a seguito dell’emanazione del DM 14/02/2013, n. 22, inerente la disciplina e l’utilizzo di Combustibili Solidi Secondari (CSS), ha supportato l’Autorità Competente - Provincia di Cuneo - nella definizione di un protocollo inteso a definire le procedure tecniche atte a garantire un orientamento univoco per i gestori di CSS operanti sul territorio provinciale ai fini della valutazione della conformità del materiale prodotto. Ci si è concentrati soprattutto sulle contaminazioni del CSS da parte dei cosidetti “metalli pesanti” o “metalli volatili”.
L’iter è partito 5 anni fa con lo scopo di stabilire le procedure tecniche relative al campionamento, all’analisi, alla valutazione di conformità ed alla formazione dei lotti omogenei, per il cosiddetto CSS (Figura 10) avviato in co-combustione.
Arpa Piemonte, a seguito dell’emanazione del DM 14/02/2013, n. 22, inerente la disciplina e l’utilizzo di Combustibili Solidi Secondari (CSS), ha supportato l’Autorità Competente - Provincia di Cuneo - nella definizione di un protocollo inteso a definire le procedure tecniche atte a garantire un orientamento univoco per i gestori di CSS operanti sul territorio provinciale ai fini della valutazione della conformità del materiale prodotto. Ci si è concentrati soprattutto sulle contaminazioni del CSS da parte dei cosidetti “metalli pesanti” o “metalli volatili”.
L’iter è partito 5 anni fa con lo scopo di stabilire le procedure tecniche relative al campionamento, all’analisi, alla valutazione di conformità ed alla formazione dei lotti omogenei, per il cosiddetto CSS (Figura 10) avviato in co-combustione.
Figura 10
Campione composito rappresentativo del lotto su griglia attrezzata dopo campionamento
La procedura, che intendeva colmare le criticità emerse dall’applicazione del decreto ministeriale 22/2013, è stata approvata nel settembre 2014 in accordo con il cementificio di Robilante e i produttori del CSS nel cuneese. Prevedeva due anni di analisi, determinazioni di vari parametri (metalli, microinquinanti, etc), ponderazioni circa le modalità di preparazione del materiale e i controlli da eseguire, per verificarne la conformità ai criteri gestionali, alle specifiche tecniche previste dalle autorizzazioni integrate ambientali (AIA) ed alle esigenze di tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Nell’ambito delineato di una sperimentazione durata 24 mesi, nel corso del 2016 Arpa Piemonte ha provveduto ad organizzare un interconfronto analitico, cui hanno partecipato due laboratori di parte pubblica di Arpa e tre di parte privata, finalizzato al confronto e allineamento delle procedure analitiche applicate per l’analisi del CSS, nonché alla valutazione della funzionalità dell’approccio statistico utilizzato per la verifica di conformità del materiale.
I risultati ottenuti al termine del periodo di sperimentazione adottato, con gli opportuni aggiustamenti finalizzati all’applicazione uniforme dei metodi normati sia in termini di campionamento che di analisi, hanno sortito la strutturazione definitiva del protocollo e quindi la sua applicabilità ai fini della verifica di conformità.
Sono emersi risultati importanti. Innanzitutto si è scoperto che, data l’estrema eterogeneità del CS, devono ancora essere approfonditi gli aspetti di controllo analitico dello stesso e in particolare le modalità di preparazione dei campioni da sottoporre ad analisi. Considerato il modo con cui si produce il CSS (che si ricorda è ottenuto miscelando la frazione secca leggera ottenuta dalla separazione dei rifiuti solidi urbani essiccati con altri rifiuti di elevato potere calorifico come le plastiche) occorre porre particolare attenzione al tipo di plastiche utilizzate che devono essere le più “pulite” possibili, per evitare contaminazioni da metalli (cadmio, nichel, cromo,...). Lo studio ha adottato un metodo statistico più robusto per l’applicazione dei limiti di accettabilità degli inquinanti nel CSS, valido a garantire un corretto controllo qualitativo dello stesso che può essere considerato sostitutivo e più cautelativo di quanto dispone il decreto ministeriale del 2013. Di conseguenza, sono stati ridefiniti i piani di monitoraggio e controllo sia dei produttori del CSS che dell’utilizzatore, tenendo conto di alcune semplificazioni proposte dagli stessi.
La Provincia di Cuneo, dal canto suo, ha ribadito l’importanza della collaborazione fra i vari soggetti allo scopo di raggiungere gli obiettivi di autosufficienza provinciale e di gestione integrata dei rifiuti, ponendo particolare attenzione al mantenimento di un alto livello di tutela ambientale. Fra l’altro, è stata ribadita la necessità di una raccolta differenziata il più possibile attenta e responsabile, per garantire la miglior qualità ambientale dei rifiuti sottoposti a trattamento nelle piattaforme consortili che producono poi il combustibile solido secondario (CSS).
Per approfondimenti consulta il sito di Arpa
Nell’ambito delineato di una sperimentazione durata 24 mesi, nel corso del 2016 Arpa Piemonte ha provveduto ad organizzare un interconfronto analitico, cui hanno partecipato due laboratori di parte pubblica di Arpa e tre di parte privata, finalizzato al confronto e allineamento delle procedure analitiche applicate per l’analisi del CSS, nonché alla valutazione della funzionalità dell’approccio statistico utilizzato per la verifica di conformità del materiale.
I risultati ottenuti al termine del periodo di sperimentazione adottato, con gli opportuni aggiustamenti finalizzati all’applicazione uniforme dei metodi normati sia in termini di campionamento che di analisi, hanno sortito la strutturazione definitiva del protocollo e quindi la sua applicabilità ai fini della verifica di conformità.
Sono emersi risultati importanti. Innanzitutto si è scoperto che, data l’estrema eterogeneità del CS, devono ancora essere approfonditi gli aspetti di controllo analitico dello stesso e in particolare le modalità di preparazione dei campioni da sottoporre ad analisi. Considerato il modo con cui si produce il CSS (che si ricorda è ottenuto miscelando la frazione secca leggera ottenuta dalla separazione dei rifiuti solidi urbani essiccati con altri rifiuti di elevato potere calorifico come le plastiche) occorre porre particolare attenzione al tipo di plastiche utilizzate che devono essere le più “pulite” possibili, per evitare contaminazioni da metalli (cadmio, nichel, cromo,...). Lo studio ha adottato un metodo statistico più robusto per l’applicazione dei limiti di accettabilità degli inquinanti nel CSS, valido a garantire un corretto controllo qualitativo dello stesso che può essere considerato sostitutivo e più cautelativo di quanto dispone il decreto ministeriale del 2013. Di conseguenza, sono stati ridefiniti i piani di monitoraggio e controllo sia dei produttori del CSS che dell’utilizzatore, tenendo conto di alcune semplificazioni proposte dagli stessi.
La Provincia di Cuneo, dal canto suo, ha ribadito l’importanza della collaborazione fra i vari soggetti allo scopo di raggiungere gli obiettivi di autosufficienza provinciale e di gestione integrata dei rifiuti, ponendo particolare attenzione al mantenimento di un alto livello di tutela ambientale. Fra l’altro, è stata ribadita la necessità di una raccolta differenziata il più possibile attenta e responsabile, per garantire la miglior qualità ambientale dei rifiuti sottoposti a trattamento nelle piattaforme consortili che producono poi il combustibile solido secondario (CSS).
Per approfondimenti consulta il sito di Arpa
Valutazione della quantità di rifiuti urbani prodotti negli Ambiti di Integrazione territoriale (AIT)
L’indicatore valuta il quantitativo di rifiuti urbani prodotti giornalmente da ciascun abitante dell’AIT. Una elevata quantità pro capite è sintomo di bassa durata dei beni e di modelli di consumo scarsamente sostenibili.
Il confronto tra i valori assunti dall’indicatore nel decennio 2007-2017 alla scala di dettaglio comunale, evidenzia una riduzione di circa l’11,5% passando dal un valore medio di 1,41 kg/abitante/giorno nel 2007 a 1,25 nel 2017.
Il confronto tra i valori assunti dall’indicatore nel decennio 2007-2017 alla scala di dettaglio comunale, evidenzia una riduzione di circa l’11,5% passando dal un valore medio di 1,41 kg/abitante/giorno nel 2007 a 1,25 nel 2017.
Figura 11
Produzione di rifiuti urbani negli Ambiti di Integrazione territoriale (AIT) - anni 2007 - 2017
Fonte: Arpa Piemonte