Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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RADIAZIONI IONIZZANTI

La principale novità del 2016 è stata di tipo normativo. Infatti il 15 febbraio 2016 è stato emanato il DLgs 28 che recepisce la direttiva 2013/51/EURATOM. Questo decreto è specifico per il controllo della radioattività nelle acque destinate al consumo umano. Stabilisce i limiti alla dose indicativa (dovuta all’ingestione), alla concentrazione di trizio e a quella di radon.
L’argomento Radiazioni ionizzanti rientra in un Obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
- Obiettivo 3: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età in particolare nel Traguardo
 3.9 Entro il 2030, ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da contaminazione e inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo

Nell’ambito della Strategia Nazionale di sviluppo sostenibile il riferimento è: Area: Persone. Scelta: III. Promuovere la salute e il benessere. Obiettivo Strategico Nazionale: III.1 Diminuire l’esposizione della popolazione ai fattori di rischio ambientale e antropico


MONITORAGGIO RADIOATTIVITA’ NELLE ACQUE

Il monitoraggio dell’acqua potabile, nell'ambito del monitoraggio ambientale della radioattività, ha una particolare attenzione in quanto il suo ingente consumo da parte della popolazione può infatti rendere potenzialmente critiche anche situazioni di moderata contaminazione. In situazioni normali, tuttavia, è molto difficile che la radioattività di origine artificiale vada ad inquinare significativamente gli acquiferi di approvvigionamento di acqua potabile: il severo regime autorizzativo e di controllo degli scarichi dei reflui radioattivi, basati su precise formule di scarico calcolate sulla ricettività ambientale, rende infatti questa eventualità piuttosto remota. La radioattività di origine naturale può invece essere presente, talvolta in modo significativo, nelle acque potabili, soprattutto quelle di origine sotterranea.

Il DLgs 28/16, che recepisce la direttiva 2013/51/EURATOM, è specifico per il controllo della radioattività nelle acque destinate al consumo umano e stabilisce i limiti alla dose indicativa (dovuta all’ingestione), alla concentrazione di trizio e a quella di radon disciolto.

Arpa effettua analisi di radioattività nelle acque da diversi anni sui principali acquedotti piemontesi con l’ausilio delle ASL territorialmente competenti che curano il prelievo dei campioni. Al momento sono stati analizzati più di 1.000 campioni coprendo praticamente l’intero territorio regionale. Il DLgs 28/16 ha però dato ulteriore spinta a questo monitoraggio. Nel 2017 sono stati analizzati 217 campioni, concordati con la Regione, che hanno contribuito, insieme ai campioni già analizzati negli anni scorsi, alla redazione di una relazione preliminare inviata al Ministero ai sensi del decreto stesso. Il piano di campionamento vero e proprio per il 2018 è stato formalizzato dalla Regione tramite Delibera di Giunta (DGR 115-6307 del 22/12/2017). Nel piano di campionamento sono previste analisi di attività alfa e beta totale e di radon. La Regione ha stabilito che non è necessario effettuare con regolarità le analisi di trizio nelle acque destinate al consumo umano in quanto in Piemonte non sussistono fonti artificiali di trizio.

I dati di radioattività delle acque sono fruibili da alcuni anni sul servizio Geoportale di Arpa Piemonte. Il servizio viene periodicamente aggiornato con le misure di attività alfa e beta totale, trizio, radon e uranio.

Figura 1
Punti di misura delle analisi di radioattività nelle acque


Analisi di attività alfa totale e beta totale
Le analisi di attività alfa totale e beta totale fungono da misure di screening, permettendo di escludere il superamento del limite di dose indicativa di 0,1 mSv/anno stabilito dalla normativa. Solo infatti se le concentrazioni sono uguali o superiori ai livelli di riferimento indicati dalla normativa, pari a 0,1 Bq/l per l’attività alfa totale e 0,5 Bq/l per l’attività beta totale, vi è la possibilità che la dose indicativa dovuta al consumo di acqua raggiunga o superi il limite di 0,1 mSv/anno. In questi casi occorre effettuare analisi di approfondimento per identificare i radionuclidi presenti nell’acqua e poter calcolare con precisione la dose. Non è detto infatti che il superamento dei limiti per l’attività alfa totale o beta totale causi il superamento anche per il limite di dose.
La scelta degli acquedotti su cui effettuare analisi di attività alfa e beta totale si è basata su due criteri fondamentali: copertura della maggior parte di popolazione piemontese e analisi degli acquedotti finora mai analizzati iniziando dagli acquedotti di dimensioni maggiori. Il piano per il 2018 ha visto l’analisi di 329 campioni e ha confermato che nella regione non sussistono situazioni a rischio di far raggiungere la dose di 0,1 mSv/anno alla popolazione. I valori di attività alfa e beta totale misurati sono risultati inferiori al limite stabilito dalla normativa nel 98% per l’attività alfa totale e nel 100% per l’attività beta totale. Nei casi di superamento il radionuclide presente nell’acqua è sempre risultato l’uranio, che è un radionuclide poco radiotossico (perché si raggiunga il limite di dose di 0,1 mSv/anno sono necessarie elevate concentrazioni di uranio).

Analisi di uranio
Su 6 campioni che presentavano il superamento del livello di 0,1 Bq/l per l’attività alfa totale sono state effettuate analisi di uranio per valutare meglio la dose totale indicativa. Analisi di uranio sono anche state effettuate in ulteriori 4 campioni che presentavano una concentrazione di attività alfa totale prossima a 0,1 Bq/l. Nella figura 2 sono riportati i risultati delle analisi.

Figura 2
Analisi di attività alfa totale e di uranio nei campioni che nel 2018 hanno presentato concentrazioni più elevate

Fonte: Arpa Piemonte

Il limite specifico per l’uranio è di 3 Bq/l, molto superiore alle concentrazioni misurate

Consulta la pagina Acqua Impatti Radiazioni ionizzanti - dose efficace indicativa dovuta al consumo di acqua.

Per quanto concerne il trizio si può affermare che non comporta alcun rischio per la popolazione piemontese. Il trizio infatti è un radionuclide sia di origine naturale (si forma dall’interazione dei raggi cosmici con le molecole dell’aria) sia di origine artificiale (reattori nucleari). Siccome in Piemonte, e in generale in tutta Italia, non sono presenti fonti antropiche di trizio, le concentrazioni che si misurano in ambiente sono tutte dovute al trizio di origine naturale.
Le massime concentrazioni misurate in varie matrici ambientali sono riportate nella tabella 1. Si osserva come i valori siano ampiamente inferiori al limite di 100 Bq/l indicato dalla normativa per le acque destinate al consumo umano, dove non sono mai state misurate concentrazioni superiori alla sensibilità strumentale di circa 2 Bq/l. Per questo motivo la Regione ha stabilito che non è necessario effettuare con regolarità le analisi di trizio nelle acque destinate al consumo umano.
Arpa prosegue con il consueto monitoraggio ambientale che prevede l’analisi di campioni di acqua superficiale, sia fluviale che lacustre.

Tabella 1
Concentrazioni massime di trizio misurate in differenti matrici ambientali

Tipo campione

Bq/l max

Atmosfera (umidità)

2

Acqua fluviale

2,7

Acqua lacustre

5,75

Acqua superficiale non definita

< 1,2

Acqua marina

< 1,3

Acqua di pozzo o piezometro

< 2,39

Acqua potabile

1,7

Percolato di discarica

49


Fonte: Arpa Piemonte

Il limite per la concentrazione nelle acque destinate al consumo umano è di 100 Bq/l.


Analisi di radon
Il piano di monitoraggio approvato dalla Regione per il 2018 ha previsto l’analisi di radon disciolto in 66 campioni di acqua. Il criterio di scelta dei campioni ha dato la precedenza agli acquedotti che insistono in zone in cui la litologia del sottosuolo è ricca di radioattività di origine naturale.
Le analisi effettuate hanno fornito valori inferiori al limite di 100 Bq/l nel 94% dei campioni. I campioni in cui tale limite è stato superato non facevano parte di acquedotti, ma erano fontane alimentate da sorgenti. Si può quindi affermare che in Piemonte il radon in acqua non pone problemi da un punto di vista radioprotezionistico.
Queste misure sono effettuate unicamente da Arpa, senza l’ausilio delle ASL, in quanto il prelievo è fondamentale per la corretta valutazione della concentrazione del radon disciolto.

Figura 3
Analisi di radioattività in campioni di acqua potabile - anno 2018

I campioni analizzati non hanno rilevato superamenti di attività Beta totale e uranio
Fonte: Arpa Piemonte


La percentuale di superamenti è molto bassa per tutti i parametri. Le 10 misure di uranio sono state eseguite su campioni la cui concentrazione di attività alfa totale superava o era prossima al livello di riferimento indicato dalla normativa. In tutti i casi la concentrazione di uranio è risultata inferiore al limite specifico per l’uranio.
Le 4 misure di radon che sono risultate superiori al limite si riferiscono a campioni che non fanno parte della rete acquedottistica (fontane alimentate da sorgenti proprie).

Consulta gli approfondimenti sul sito Arpa (Temi ambientali/Radioattività/Reti di monitoraggio/Rete di monitoraggio delle acque destinate al consumo umano)

Consulta le analisi che vengono effettuate sulle acque potabili alla pagina Acque reflue urbane e acque potabili.

NORMATIVA
Europea: Guidelines for drinking water, 4th edition, WHO, Geneva, 2011.
Italiana: DLgs 28/16, DM 2 agosto 2017
Regionale: GDR 115-6307 del 22/12/2017

CONTAMINAZIONE RADIOATTIVA DELL’ACQUA DI FALDA SUPERFICIALE A SALUGGIA

Il sito nucleare di Saluggia (VC) manifesta un’alta criticità dal punto di vista radioprotezionistico, dal momento che:
  • si trova nell’area di esondazione del fiume Dora Baltea;
  • la zona è caratterizzata da un’alta vulnerabilità della falda acquifera superficiale;
  • vi è stoccata una grande quantità di rifiuti radioattivi - sia allo stato solido che liquido - e di combustibile nucleare irraggiato;
  • è situato a circa 1,5 km a monte del campo pozzi di uno dei più grandi acquedotti del Piemonte, l’Acquedotto del Monferrato.
Presso il sito è stata riscontrata - a partire dal 2006 - la presenza di Sr-90, Co-60, Cs-137 e H-3 nell’acqua di falda superficiale prelevata a valle degli impianti. Mentre è noto che la contaminazione da Co-60 è imputabile ad un incidente occorso nel 1986 presso il Complesso LivaNova(ex Sorin)-Avogadro, molteplici sono le possibili fonti di rilascio di contaminanti in falda, alcune delle quali non sono ad oggi state puntualmente individuate.

L’area alla quale nel corso degli ultimi anni si è prestata maggiore attenzione è all’interno del Complesso LivaNova(ex Sorin)-Avogadro ed è costituita dalle celle calde di manipolazione di sorgenti ad alta attività, dal deposito temporaneo di rifiuti e dal bunker dove sono stoccati i rifiuti provenienti dal decommissioning del reattore Avogadro.
I valori delle concentrazioni riscontrati non sono significativi dal punto di vista radioprotezionistico, e in particolare non costituiscono un rischio per la popolazione, ma rappresentano un importante indicatore ambientale di alcune criticità impiantistiche. Il calcolo della dose agli individui di riferimento della popolazione non ha mai evidenziato il superamento del limite di non rilevanza radiologica di 10 microSv/anno.
Nella mappa sono riportati i punti di controllo dell’acqua di falda superficiale presso il sito nucleare di Saluggia secondo il programma di monitoraggio straordinario concordato con la Regione Piemonte e condiviso dal Tavolo Tecnico istituito presso la Regione Piemonte stessa. Il campo pozzi dell’Acquedotto del Monferrato è situato nell’area in basso a destra.

Figura 4
Sito nucleare di Saluggia, punti di controllo dell’acqua della falda superficiale

Per dare una risposta alla problematica della presenza dei radionuclidi nell’acqua di falda superficiale a Saluggia, a partire dal 2006  è stato istituito un “Tavolo Tecnico nucleare” dedicato. Al Tavolo siedono la Regione, ISPRA, Arpa, le Prefetture, le Province e i Comuni interessati, gli esercenti nucleari, l’Autorità d’Ambito n. 5 ed il Consorzio dei Comuni per l’Acquedotto del Monferrato. Gli incontri si sono intensificati nel corso degli anni e hanno affrontato le problematiche inerenti l’intero comprensorio (Siti nucleari). Le attività di monitoraggio radiologico della falda superficiale e le indagine impiantistiche e documentali presso gli impianti, coordinate dal Tavolo, hanno evidenziato la presenza di situazioni che necessitano di intervento e hanno dato l’impulso ad avviare le necessarie azioni di rimedio, finalizzate ad incrementare la sicurezza e a determinare un complessivo riordino del sito.

Nel corso del 2018 è stata individuata come fonte della contaminazione da H-3 uno dei vani del manufatto contenente materiali derivanti dal decommisioning del reattore Avogadro e da attività pregresse di Sorin Biomedica (denominato “bunker”), attualmente oggetto di un piano di intervento ai fini della decontaminazione.
Inoltre, a partire dal mese di agosto 2018, in relazione al presunto interramento di rifiuti radioattivi in un’area del deposito di LivaNova Site Management srl, sono stati introdotti nel campionamento della falda due pozzi di controllo a valle e a monte dell’area interessata. Non si evidenziano attualmente incrementi di rilasci correlabili al fenomeno oggetto di indagine.

Per approfondimenti consulta le Relazioni tecniche di dettaglio