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MONITORAGGIO DELLA QUALITA' DELL'ARIA

Reti di monitoraggio

Gli inquinanti che continuano ad essere un problema nel bacino del Po sono il particolato atmosferico (PM10 e PM2,5) e l’ozono, entrambi riconosciuti come i maggiori responsabili degli effetti sulla salute umana, nonché il biossido di azoto (NO2). Il benzo(a)pirene presenta punti di misura nei quali è superato il valore obiettivo.

I valori misurati degli inquinanti sono resi disponibili al pubblico nel sito Sistema Piemonte e possono essere consultati o scaricati come dati, sia orari sia giornalieri in relazione alla tipologia di inquinante, o essere consultati come indicatori per singola area territoriale.
In Piemonte il Sistema Regionale di Rilevamento per la misura della qualità dell’aria è costituito, al 31 dicembre 2018, da:
58 stazioni fisse per il monitoraggio in continuo di parametri chimici, delle quali 4 di proprietà privata;
6 laboratori mobili attrezzati, per realizzare campagne brevi di monitoraggio;
1 Centro Operativo Regionale (COR) dove i dati rilevati sono sottoposti alla validazione automatica ed interattiva di primo livello dal personale delle strutture dipartimentali del territorio.

I dati puntuali prodotti dalla rete di rilevamento sono disponibili sulle pagine del sito web di Sistema Piemonte e la figura 1 riporta le stazioni in attività al 31/12/2017

Figura 1
Rete di monitoraggio. Stazioni della qualità dell'aria - anno 2018 

Le stazioni sono dislocate sul territorio in modo da rappresentare in maniera significativa le diverse caratteristiche ambientali inerenti alla qualità dell’aria.
Più in dettaglio le stazioni di traffico sono collocate in posizione tale da misurare prevalentemente gli inquinanti provenienti da emissioni veicolari; le stazioni di fondo rilevano livelli di inquinamento non direttamente influenzati da singole sorgenti ma riferibili al loro contributo integrato, mentre quelle industriali rilevano il contributo connesso alle limitrofe attività produttive.
I punti di misura ove sono misurati o campionati i principali inquinanti possono essere descritti in relazione alla loro collocazione per tipo di zona o per tipo di stazione.

Per quanto riguarda il tipo di zona nella tabella 1 si nota come buona parte della strumentazione sia installata in zone urbane, dove vive una parte rilevante della popolazione e ove sono generalmente più elevati i valori degli inquinanti.

Tabella 1
Stazioni per il monitoraggio della qualità dell'aria, suddivisione per tipo di zona

Tipo zona

Benzene

Benzo (a) pirene

NO2

SO2

CO

O3

PM10

PM2,5

Metalli tossici

rurale

 1

6

10

1

2

9

10

6

6

suburbana

5

10

15

3

2

11

13

9

9

urbana

17

21

29

7

11

11

37

16

20

Riguardo il tipo di stazione la tabella 2 mostra che le stazioni di fondo ospitano una parte importante della strumentazione in quanto sono più rappresentative dell’esposizione media della popolazione.

Tabella 2
Stazioni per il monitoraggio della qualità dell'aria, suddivisione per tipo di stazione

Tipo stazione

Benzene

Benzo (a) pirene

NO2

SO2

CO

O3

PM10

PM2,5

Metalli tossici

fondo

14

23

34

5

4

31

38

26

   21    

industriale

 

 1

 

1

 

 

1

1

traffico

9

13

20

5

11

21

5

13



I Dipartimenti Arpa effettuano attività specifiche sul territorio di appartenenza. Nalla tabella 3 si riportano alcuni approfondimenti a livello provinciale.

Tabella 3
Monitoraggio della qualità dell'aria in ambito provinciale

Approfondimenti in ambito provinciale
Alessandria
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile
Asti
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile          
Biella
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile
Cuneo
Stazioni Fisse qualità dell’aria e Mezzo mobile
Novara
Stazioni Fisse qualità dell'aria e Mezzo mobile

Torino
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile
Verbania
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile

Vercelli
Stazioni Fisse qualità dell’aria e Mezzo Mobile



Consulta la Relazione sulla qualità dell'aria della città metropolitana di Torino.

Termovalorizzatore di Torino

Il termovalorizzatore di Torino è un impianto destinato allo smaltimento di rifiuti urbani indifferenziati e rifiuti assimilabili ad urbani che diversamente andrebbero in discarica - con potenzialità pari a 526.000 t/a. L’impianto è costituito da tre linee di incenerimento gemelle. Bruciando i rifiuti a una temperatura di oltre mille gradi, il termovalorizzatore di Torino recupera l’energia contenuta in essi, producendo elettricità - corrispondente al fabbisogno annuale di circa 175.000 famiglie di tre persone – e energia termica per il teleriscaldamento - in grado di scaldare 17.000 abitazioni da 100 m2 (fase attualmente non realizzata). Il recupero dell’energia contenuta nei rifiuti consente di risparmiare circa 70.000 tonnellate l’anno di combustibile fossile.
 
Tutte le Amministrazioni, in modo coordinato, esercitano su tale impianto i compiti loro attribuiti dalla legge nel campo della Prevenzione e della Tutela ambientale. Arpa, nello specifico, esercita le attività di controllo e supporta dal punto di vista tecnico-scientifico la Regione, la Città Metropolitana di Torino, i Comuni e le Aziende Sanitarie locali territorialmente coinvolte.
 
Le principali attività:

  • Fase precedente avvio impianto (ante-operam). Questa fase ha avuto l’obiettivo specifico di “fotografare” la situazione prima dell’entrata in funzione del termovalorizzatore. Consulta gli approfondimenti.                                                                            
  • Fase di funzionamento: piano di monitoraggio e controllo Consulta gli approfondimenti.                                                 
  • Fase di funzionamento: piano di sorveglianza sanitaria Consulta gli approfondimenti.                                         


EMISSIONI

A partire dal mese di ottobre del 2013, anno di inizio del funzionamento dell’impianto, Arpa Piemonte ha reso pubblici i dati delle emissioni del Termovalorizzatore del Gerbido attraverso la redazione di report mensili, consultabili nella sezione dedicata all’interno del sito istituzionale dell’Agenzia.

I report offrono un quadro di sintesi in grado di rappresentare le prestazioni emissive del termovalorizzatore sia sul breve periodo, con l’indicazione delle medie semiorarie e degli eventuali superi delle medie giornaliere,che nell’arco temporale mensile (Media mensile).
A titolo di esempio si riportano i dati del mese di marzo 2019 (tabella 4).

Tabella 4
Termovalorizzatore del Gerbido (TO) - marzo 2019

PARAMETRI
EMISSIVI
 
 
UNITA'
MISURA

 

 

MEDIE MENSILI
MEDIE GIORNALIERE
MEDIE SEMIORARIE

Linea
1

Linea
2

Linea
3

Limite

Linea
1

Linea
2

Linea
3

Limite

Linea
1

Linea
2

Linea
3

 

 

 

Superi

Min-Max

Acido cloridrico

mg/Nm3

1,6

1,7

0,8

5

0

0

0

60

0,0

27,7

0,3

10,1

0,0

4,2

Ossido carbonio

mg/Nm3

5,5

3,1

4,0

50

0

0

0

100

0,0

106,8

0,0

107,2

0,0

144,4

Ossidi di azoto

mg/Nm3

40,4

34,2

46,2

70

0

0

0

400

0,0

282,5

0,0

311,1

3,7

360,9

Ossidi di zolfo

mg/Nm3

0,6

0,8

1,1

10

0

0

0

200

0,5

6,8

0,6

4,9

0,0

3,4

Carbonio organico
Totale

mg/Nm3

0,1

0,6

0,6

10

0

0

0

20

0,0

3,7

0,3

3,6

0,4

3,2

Polveri

mg/Nm3

0,0

0,0

0,0

5

0

0

0

30

0,0

10,2

0,0

0,1

0,0

4,0

Acido fluoridrico

mg/Nm3

0,0

0,0

0,0

0,5

0

0

0

4

0,0

0,1

0,0

0,0

0,0

0,0

Ammoniaca

mg/Nm3

0,7

0,7

0,5

5

0

0

0

15

0,0

6,9

0,0

3,0

0,0

7,1

Mercurio

µg/Nm3

9,0

1,6

13,7

-

0

0

0

-

0,0

68,1

0,0

21,3

0,3

86,2


ORE MENSILI DI

FUNZIONAMENTO IN MARCIA
CON RIFIUTO

h/mese


Linea 1 335
Linea 2 744
Linea 3 733
Fonte: Arpa Piemonte
Durante il mese di marzo la Linea d’incenerimento L1 è stata spenta per 16 giorni consecutivi per lavori di manutenzione. Dal momento della riaccensione, non si sono verificati superamenti di limiti di inquinanti ai sensi della legislazione vigente.
Si segnala, tuttavia, che durante il mese di marzo l’analizzatore conoscitivo in continuo dell’emissioni di mercurio a camino ha registrato la presenza di valori anomali (concentrazioni semiorarie superio-ri a 50 µg/Nm3 ) su due linee d’incenerimento, legati alla presenza di mercurio nel rifiuto conferito al termovalorizzatore. Nello specifico, si sono avuti: 5 valori anomali sulla Linea 1 e 64 valori anomali per la Linea 3.

QUALITÀ DELL'ARIA

Per quanto riguarda la valutazione della qualità dell'aria, le stazioni nell’intorno del termovalorizzatore sono: Torino - Lingotto e Via Rubino; Orbassano - Via Gozzano; Collegno - C.so Francia; Beinasco - Giardino Aldo Mei, quest’ultima ubicata nell’area di massima ricaduta delle emissioni dell’impianto (figura 2). I punti di misura in questione, come tutte le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria, forniscono un dato riferito al contributo complessivo di tutte le fonti presenti nell’area.

Figura 2
Mappa dell'area circostante il termovalorizzatore con la stazione di monitoraggio di Beinasco


Fonte: Google. Elaborazione: Arpa Piemonte
Le relazioni annuali relative alla cabina di Beinasco, come pure il confronto tra i dati rilevati prima e dopo l’entrata in esercizio dell’impianto, sono disponibili nelle pagine del sito di Arpa dedicate al termovalorizzatore.

Nel seguito si riportano alcune considerazioni tratte dalla relazione 2018 sulla cabina di Beinasco relative ad alcuni inquinanti di particolare rilevanza.



Ossidi di Azoto

Gli ossidi di azoto sono generati da processi di combustione, qualunque sia il combustibile utilizzato, e sono presenti in aria sotto forma sia di monossido di azoto che di biossido di azoto; quest’ultimo è la specie per la quale la normativa stabilisce dei valori limite per la protezione della salute umana. Per tutte le stazioni si nota il tipico andamento caratterizzato da una campana che coinvolge diverse ore del mattino e da un picco serale, leggermente più alto di quello mattutino (figura 3). Dal confronto tra le stazioni si evince che il giorno medio calcolato per la stazione Beinasco (TRM) - Aldo Mei è inferiore all’andamento della stazione di Torino - Consolata classificata di traffico urbano e un po’ più elevato del profilo determinato presso le stazioni di Orbassano e Torino-Lingotto.

Il valore di concentrazione media annuale di biossido di azoto misurato nella stazione di Beinasco-Aldo Mei nel 2018 (38 µg/m3) è risultato inferiore rispetto a quello dei due anni precedenti, quando si sono registrati 41 µg/m3 nel 2016 e 48 µg/m3 nel 2017. Tale situazione è comune anche ad altre stazioni sul territorio della Città Metropolitana, in maniera più marcata presso la stazione di Torino-Rebaudengo che nel 2018 registra il calo più evidente rispetto ai due anni precedenti I livelli più bassi registrati nel corso del 2018 sono, almeno in parte, imputabili alle condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli. Mentre il 2017 è risultato un anno con un piovosità molto al di sotto della media del decennio precedente, con soltanto 63 giorni piovosi nell’area urbana torinese (contro 76 di media del decennio) e 540 mm precipitazioni totali (contro 1.062 mm di media del decennio), nel 2018 l’apporto delle precipitazioni è stato considerevole, con circa 1400 mm medi sulla regione che posizionano il 2018 come il 5° anno più piovoso degli ultimi 61, con un surplus pluviometrico del 32% rispetto alla norma 1971-2000, decisamente all’opposto rispetto all’anno prima (-33% nel 2017).

Un rilevante contributo all’anomalia pluviometrica positiva è stato dato dal periodo di prolungato maltempo dei giorni 27 ottobre - 7 novembre 2018.

Occorre evidenziare che il sito di Beinasco è sottovento a importanti arterie stradali (in particolare Strada Torino), alla tangenziale di Torino e ai suoi snodi, nonché alla stessa città di Torino. Per questo motivo nei periodi in cui i venti provengono dall’insieme delle direzioni alle quali il sito è sottovento si osservano mediamente valori più elevati degli ossidi di azoto.

Figura 3
NO2 andamento del giorno medio - anno 2018
Confronto tra la cabina del termovalorizzatore e le stazioni della Rete regionale di rilevamento della qualità dell'aria

  Fonte: Arpa Piemonte

Le fasce orarie 7.30-11.30 e 17.30-21.30 corrispondono alle ore di punta del traffico

PM10 e PM2,5

Il particolato atmosferico è costituito da una miscela di particelle solide e liquide aerodisperse aventi diverse caratteristiche chimico-fisiche e diverse dimensioni. Esse possono avere origine primaria, cioè possono essere emesse direttamente in atmosfera da processi naturali o antropici, oppure secondaria, cioè possono formarsi in atmosfera a seguito di complessi processi chimico-fisici che comportano la trasformazione in particelle di inquinanti originariamente emessi in forma gassosa. Al fine di valutare l’impatto del particolato sulla salute umana si distinguono due frazioni con diametro aerodinamico inferiore, rispettivamente, a 10 μm (PM10) e a 2,5 μm (PM2,5).

Confrontando i livelli di concentrazioni di PM10 registrati presso la stazione del termovalorizzatore con quelli misurati presso alcune stazioni della rete fissa di rilevamento si osserva che nel 2018 in tutte le stazioni (tabella 5) è stato abbondantemente  (35 giorni/anno), ad eccezione della stazione di fondo sita nel parco de La Mandria a Druento. Tale criticità non è peraltro caratteristica dell’area urbana torinese, ma comune all’intera pianura padana. Nel 2018 il valore limite annuale di PM10 (40 µg/m3) è invece stato rispettato in tutte le stazioni, così come il valore limite annuale di PM2,5 (25 µg/m3), in tabella 6.

Anche nel caso del particolato atmosferico si osserva in generale una diminuzione delle concentrazioni rispetto al 2017, attribuibile a condizioni meteoclimatiche più favorevoli alla dispersione degli inquinanti in atmosfera.

Tabella 5
PM10. Indicatori statistici - anno 2018

PM10

Beinasco (Termovaorizzatore)  Aldo Mei

Druento
 La Mandria

Settimo T.  Vivaldi

Torino
Consolata

Torino
Lingotto

Torino
Grassi

valori di concentrazioni espressi in µg/m³

Minima media giornaliera

5

5

7

7

5

13

Massima media giornaliera

119

70

114

116

96

119

Media delle medie giornaliere

28

22

36

33

28

40

Giorni validi

355

360

313

337

325

308

Percentuale giorni validi

97%

99%

86%

92%

89%

84%

Numero di superamenti livello giornaliero protezione della salute (50 µg/m³)

41

15

65

55

39

76


Fonte: Arpa Piemonte

Tabella 6
PM2,5. Indicatori statistici - anno 2018

PM2,5

Beinasco (Termovalorizzatore)
Aldo Mei

Borgaro T. 
Caduti

Torino
 Lingotto

Torino
 Rebaudengo

Settimo T.
 Vivaldi

valori di concentrazione espressi in µg/m³

Minima media giornaliera

3

5

5

2

5

Massima media giornaliera

97

78

74

89

95

Media delle medie giornaliere

20

22

21

25

24

Giorni validi

354

352

324

333

352

Percentuale giorni validi

97%

96%

89%

91%

96%

Fonte: Arpa Piemonte

Mercurio aerodisperso


Il mercurio si ritrova nell’ambiente in molteplici forme, di cui due sono quelle più rilevanti dal punto di vista tossicologico: il mercurio elementare e il metilmercurio. Quest’ultimo è in assoluto la forma maggiormente tossica e biodisponibile per gli organismi viventi. In aria ambiente il mercurio si ritrova principalmente (dal 90 al 99%) come mercurio elementare allo stato gassoso.

Nella stazione di Beinasco-Aldo Mei il mercurio elementare gassoso viene analizzato con un analizzatore in continuo che fornisce concentrazioni medie orarie; il mercurio viene inoltre determinato in laboratorio sui campioni di particolato PM10. I valori medi rilevati sono in linea con quanto riportato in letteratura per le aree urbane europee. Sotto il profilo della protezione della salute sia le singole medie mensili che la media annuale risultano nel 2018 inferiori di duecento volte o più al valore di linea guida stabilito dall’OMS e di cinquanta volte o più a quelli stabiliti da US - EPA e ATSDR (US Agency for Toxic Substances and Desease Register).

Figura 4
Beinasco (Termovalorizzatore). Concentrazione media mensile del mercurio

Fonte: Arpa Piemonte
Policlorodibenzodiossine, policlorodibenzofurani e policlorobifenili

Con il termine generico di “diossine” si indica un gruppo di 210 composti chimici aromatici policlorurati, divisi in due famiglie: PCDD e PCDF. Le diossine sono sottoprodotti indesiderati di una serie di processi chimici e/o di combustione. Si tratta di composti stabili e persistenti nell’ambiente, tossici per l’uomo, gli animali e l’ambiente stesso; in particolare 17 congeneri destano preoccupazione dal punto di vista tossicologico.

I policlorobifenili (PCB) sono una serie di 209 composti aromatici clorurati. Solo 12 congeneri presentano caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche paragonabili alle diossine e ai furani: questi vengono definiti PCB dioxin-like (PCB DL).
Per i microinquinanti (PCDD/DF e PCB) rilevati in aria ambiente presso la stazione di monitoraggio nel 2018 si conferma un andamento di tipo stagionale, situazione tipica del bacino padano, dovuta al progressivo aumento delle condizioni di stabilità atmosferica dai mesi autunnali a quelli invernali, con tendenza al confinamento degli inquinanti in prossimità del suolo e valori leggermente più alti nei periodi invernali.
Le quantità rilevate sono in linea con quelle normalmente riscontrate in un sito urbano e sempre inferiori alle Linee guida della Germania LAI-Laenderausschuss fuer Immissiosschutz - Comitato degli Stati per la protezione ambientale), pari a 150 fg I-TEQ/m3 per la somma PCDD/DF + PCB dioxin like, espressa con i fattori di tossicità WHO 2005 (figura 5).

Figura 5
Beinasco (Termovalorizzatore). Sommatoria PCDD/DF e PCB DL in aria ambiente

Fonte: Arpa Piemonte

Solo nel mese di dicembre 2012, in un periodo antecedente alla messa in funzione dell’impianto di TRM, bassa piovosità e stabilità atmosferica avevano fatto sì che la concentrazione di diossine fosse superiore alle linee guida del Belgio e della Germania.

Deposizioni atmosferiche

Lo studio delle deposizioni è di particolare rilevanza per tenere sotto controllo le potenziali contaminazioni della catena alimentare in quanto consiste nella valutazione del particolato e delle precipitazioni che si depositano su una determinata superficie nell’unità di tempo; il risultato, infatti, è espresso in relazione all’area dei deposimetri e al tempo di esposizione.
Nella stazione di Beinasco vengono determinati nelle deposizioni atmosferiche undici specie metalliche, i principali idrocarburi policiclici aromatici e i composti che sono indicati nel linguaggio comune con il termine generico di “diossine” (policlorodibenzodiossine, policlorodibenzofurani e policlorobifenili).
I valori di deposizione atmosferica per metalli e idrocarburi policiclici aromatici sono risultati nel 2017 in linea con quelli di siti che presentano analoghe caratteristiche ubicati nel territorio della Città Metropolitana o in ambito regionale o i cui dati sono disponibili nella letteratura scientifica. Anche nel caso del mercurio - il cui flusso di deposizione nel 2016 era risultato molto più elevato che negli anni precedenti - si osserva un rientro a valori confrontabili con quelli rilevati tra il 2013 e il 2017 (tabella 7)

Tabella 7
Valori medi annuali di deposizione di Hg a Beinasco confrontati con valori di letteratura

Flusso deposizione mercurio su base annuale ng/(m2 x d)
Anno Beinasco TRM
Aldo Mei
Media Europea
(fonte: Agenzia Europea per l'ambiente)
Area circostante i due inceneritori di Coriano - Forlì
Media su 5 anni
(fonte: Arpa EMR)
Area circostante l'inceneritori di Rimini
Media su 4 anni
(
fonte: Arpa EMR)
Valore limite stabilito dalla normativa nazionale in
Germania e Croazia
2013 36

27



540



660



1.000

2014 35
2015 27
2016 122
2017 30
2018 39
Fonte: Arpa Piemonte

I valori di deposizione atmosferica relativi ai microinquinanti (PCDD/DF e PCB) sono confrontabili con quelli del 2016 e in linea con siti che presentano analoghe caratteristiche ubicati nel territorio provinciale/regionale o i cui dati sono disponibili nella letteratura scientifica (figura 6).

Figura 6
Medie annuali della sommatoria PCDD/DF + PCB dioxin like nelle deposizioni

Fonte: Arpa Piemonte

SALUTE DELLA POPOLAZIONE

Mediante il programma SPoTT (Sorveglianza sulla salute della Popolazione nei pressi del Termovalorizzatore di Torino) si è creato un sistema di sorveglianza che consente di valutare gli effetti avversi sulla salute dell’inquinamento ambientale nelle aree circostanti il termovalorizzatore di Torino. 
Nel corso del 2016 è iniziata l'ultima fase di SPOTT: circa 400 persone, 200 residenti nell’area di ricaduta delle emissioni dell’impianto (ossia a Beinasco, Grugliasco, Orbassano e Rivalta), 200 torinesi residenti nel quartiere Mirafiori, 13 allevatori e un gruppo di dipendenti sia di TRM che di imprese in appalto hanno effettuato nei mesi di giugno e luglio l'ultima fase di prelievi prevista dal Protocollo SPoTT. Si tratta di un importante appuntamento utile a valutare se ci siano state modifiche nella quantità di alcuni inquinanti presenti nell'organismo, a tre anni dall'avvio dell'impianto del Gerbido.

Figura 7
Confronto Σ6NDL-PCB e Σ30NDL-PCB al baseline (T0) e dopo tre anni dall’avvio dell’impianto (T2), divisi per ASL di residenza e considerando tutto il campione in studio

Fonte: Arpa Piemonte

Analizzando l’andamento nel tempo, si è osservata una riduzione significativa delle concentrazioni di PCDD, PCDF e PCB nella popolazione in studio al T2 rispetto alle concentrazioni misurate prima dell’avvio dell’impianto per entrambe le aree di esposizione.

Consulta l’approfondimento in Aria Impatti Salute

Molestie olfattive


L’odore è la risposta sensoriale del nostro cervello ad una stimolazione determinata da una miscela più o meno complessa di sostanze che vengono in contatto con l’epitelio olfattivo. L’odore dell’aria che respiriamo è stato riconosciuto come una variabile ambientale che può determinare la qualità della vita e influire sulle attività economiche (attività lavorative, turismo, ecc.).

Le emissioni odorigene in atmosfera derivanti dalle attività produttive sono divenute un problema sempre più attuale, anche in relazione all’aumentata sensibilità della popolazione nei confronti degli odori e alla progressiva estensione delle aree urbanizzate, che in molti casi hanno portato le zone residenziali a ridosso delle aree industriali generando situazioni conflittuali sul territorio.

Talvolta l’odore può erroneamente essere associato ad una possibile tossicità dell’aria. Tuttavia bisogna considerare che, se è vero che l’odore per la maggior parte dei casi non è causa di conseguenze sulla salute, è altrettanto documentato in letteratura come, a lungo andare nei soggetti che avvertono le suddette problematiche possano subentrare fattori psicologici in grado di peggiorare la percezione del proprio stato.

Spesso gli esposti o segnalazioni, con cui i cittadini lamentano situazioni di disagio, riguardano disturbi olfattivi. Per dare un’idea della dimensione del fenomeno, sul solo territorio dell’area metropolitana di Torino, dal 2014 al 2017, Arpa ha ricevuto 1.829 esposti che riguardano le molestie olfattive su di un totale di 2.470 esposti per tutte le matrici ambientali (74% del totale complessivo). Nel 2018 invece le segnalazioni relative al disturbo olfattivo sono state 373, rispetto ad un totale riferito alle diverse matrici di 467 (quasi l'80%).
La problematica non è avvertita solamente nel torinese. La figura 8 rappresenta i dati raccolti su tutto il Piemonte da Arpa attraverso l’Ufficio per le relazioni con il pubblico (URP), riferiti al numero di contatti, che comprende segnalazioni, esposti, richieste di informazioni, richieste di accesso agli atti e informazioni sullo stato di avanzamento di una pratica.

I dati sono riportati dal 2012 anno in cui, per monitorare meglio le tipologie di richieste e segnalazioni, l’URP ha inserito all’interno della voce “aria” la sottovoce “puzze”. L’anno 2015 ha fatto registrare il numero più alto di contatti per le puzze, pari al 10,5% del totale.

Figura 8
Contatti URP a livello regionale - anni 2012-2018

Fonte: Arpa Piemonte
Per rispondere a questa problematica, il monitoraggio, il controllo e la valutazione dell’impatto olfattivo è oggetto di sempre maggiore attenzione per la pubblica amministrazione - gli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni ambientali - e di conseguenza per gli enti di controllo quali le Agenzie ambientali.

Dovendo affrontare questa tipologia di problematiche, diventa quindi importante “quantificare” questa sensazione, per renderla meno soggettiva possibile

La vasta gamma di sostanze potenzialmente odorigene, la soggettività fisica e psichica della percezione di un odore, i fattori ambientali, uniti alla complessità del sistema olfattivo, rappresentano una serie di ostacoli che rendono la caratterizzazione degli odori e il controllo dell’inquinamento olfattivo particolarmente complessi. Ciononostante, anche l’odore può essere quantificato, attraverso l’applicazione di procedure standardizzate a livello europeo. In questo modo i risultati ottenuti dalle misurazioni sono confrontabili anche fra laboratori diversi.

In Piemonte dal 2013 Arpa ha allestito un laboratorio olfattometrico per la determinazione della concentrazione di odore e ha introdotto nel laboratorio chimico uno strumento per la caratterizzazione chimica delle sostanze odorigene a basse concentrazioni. Tale esperienza ha consentito all’Agenzia di collaborare con le Autorità competenti per la migliore gestione delle problematiche legate alla percezione di odori molesti manifestate in questi anni.
Nel 2016 l’Agenzia ha aggiunto alla sua dotazione strumentale un sistema automatico per il monitoraggio dell'odore (IOMS), più comunemente detto "naso elettronico", per implementare la capacità di indagine in campo olfattometrico, integrando le possibilità già presenti con l'utilizzo dell'olfattometro. Il naso, una volta messe a punto le metodiche del suo utilizzo, può aiutare a discernere tra le varie fonti odorigene quelle responsabili dei disturbi in vari contesti ambientali.

Queste attività sono integrate e completate con la modellistica meteodispersiva, utilizzata per la stima dell’impatto delle sostanze odorigene emesse da diverse tipologie di sorgenti, al fine di individuare le aree di interesse dei fenomeni di molestia olfattiva. Arpa utilizza, per gli studi di dettaglio ad elevata risoluzione su area limitata, un sistema basato su modelli tridimensionali in grado di descrivere i fenomeni di trasporto e dispersione di inquinanti prodotti da specifiche sorgenti in condizioni orograficamente e meteorologicamente complesse; nel caso delle molestie olfattive e, più in generale, nel caso di simulazione di inquinanti considerati come non reattivi, la dispersione in atmosfera è descritta attraverso un modello lagrangiano a particelle che permette di valutare l’impatto di specifiche sorgenti anche su singoli episodi.

L’olfattometria dinamica

Ad oggi la metodologia di elezione per la valutazione della molestia olfattiva è rappresentata dall’olfattometria dinamica, standardizzata e normata a livello europeo dalla normativa tecnica EN 13725/2003 “Air quality - Determination of odour concentration by dynamic olfactometry - CEN, Comitato europeo per la normalizzazione, 2003”, recepita a livello nazionale dalla norma UNI EN 13725/2004 “Qualità dell’aria – Misura della concentrazione di odore mediante olfattometria dinamica”. Si tratta di una tecnica sensoriale per la misura oggettiva della concentrazione di odore di campioni gassosi basata sull’impiego del naso di un gruppo (panel) di valutatori selezionati mediante l’uso di una sostanza di riferimento (n-butanolo).
L’olfattometria dinamica permette di ottenere la concentrazione di odore, espressa in unità odorimetriche al metro cubo (ou/m3) a 20 °C, che rappresentano il numero di diluizioni necessarie affinché l’odore sia percepibile dal 50% della popolazione.

Il panel di valutatori viene selezionato con la logica di scartare sia i nasi troppo sensibili sia quelli che lo sono troppo poco, in modo da rappresentare il livello medio di percezione dell’odore. I campioni d’aria vengono prelevati dal sito oggetto di indagine e raccolti in sacchetti e successivamente condotti in laboratorio, dove vengono analizzati per mezzo di uno strumento, l’olfattometro, che diluisce l’aria osmogena campionata con aliquote di aria neutra secondo rapporti definiti.

Nonostante la metodologia olfattometrica sia riconosciuta come la tecnica più idonea per il monitoraggio delle emissioni odorigene, la sua applicazione non è sufficiente a valutare completamente i casi di molestia olfattiva. Infatti, tale tecnica non è applicabile per un monitoraggio in continuo, inoltre, necessita tempi di analisi ristretti tra campionamento e analisi (massimo 30 ore). Per tale ragione, l’olfattometria dinamica è spesso affiancata ad altre metodologie (caratterizzazione chimica, valutazione delle segnalazioni della popolazione e indagini in campo, uso di sensori e analizzatori in continuo monoparametrici e multiparametrici, nasi elettronici) con l’intento di poterne superare le limitazioni e ottenere informazioni aggiuntive, utili allo scopo di valutare complessivamente il problema legato alla molestia olfattiva.

Linee guida

In assenza, nell’ordinamento italiano, di una specifica disciplina per le emissioni odorigene che fornisca valori limite di riferimento e metodi o parametri che permettano di quantificare il disturbo, alcune regioni si sono dotate di specifiche linee guida. In particolare, la Giunta Regionale del Piemonte ha approvato, con la Deliberazione n. 13-4554 del 9 gennaio 2017, le Linee guida per la caratterizzazione e il contenimento delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività ad impatto odorigeno.

Le linee guida piemontesi si applicano agli impianti soggetti ad Autorizzazione Integrata Ambientale che possano determinare emissioni olfattive e alle attività soggette a Valutazione di Impatto Ambientale o Verifica di assoggettabilità da cui derivino emissioni odorigene; vengono inoltre definite le modalità di gestione di problematiche olfattive, dovute ad attività diverse dalle precedenti, a fronte del coinvolgimento di significative porzioni di territorio o di popolazione dove approcci preliminari per la risoluzione del problema siano risultati inefficaci.

Le linee guida sono completate da documenti che definiscono:
  • una metodologia di monitoraggio sistematico della percezione olfattiva avvertita dalla popolazione (parte II), che include la verifica e la validazione delle segnalazioni;
  • le modalità di campionamenti olfattometrici in campo, per la determinazione dell’impatto odorigeno (parte III);
  • la metodologia di caratterizzazione chimica delle sostanze odorigene (parte IV);
  • i requisiti che devono essere soddisfatti nella redazione di uno studio di impatto olfattivo mediante simulazione modellistica meteodispersiva (parte V). 
La DGR ha definito il percorso per affrontare le problematiche di disturbo olfattivo, coinvolgendo attivamente i soggetti interessati. Dall’emanazione della DGR sono stati attivati 13 Tavoli di Confronto sul territorio regionale e 4 procedimenti sono già stati conclusi.

Fonte: Arpa Piemonte