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Popolazione esposta ai campi magnetici generati da elettrodotti ad alta e altissima tensione
Figura 1
L’argomento Radiazioni non ionizzanti rientra in un Obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
- Obiettivo 9.c: Aumentare in modo significativo l’accesso alle tecnologie di informazione e comunicazione e impegnarsi per fornire ai paesi meno sviluppati un accesso a Internet universale ed economico entro il 2020.
Popolazione esposta ai campi elettrici generati dagli impianti per telecomunicazioni
Figura 2
La stima è stata aggiornata a marzo 2019, tenuto conto sia delle valutazioni teoriche del livello di campo elettrico a questa data, sia dei dati del censimento 2011. È possibile vedere un trend di diminuzione nella classe di esposizione inferiore, e invece di crescita della popolazione esposta a livelli “medi” di campo elettrico (ampiamente al di sotto dell’obiettivo di qualità, ma comunque significativi rispetto al fondo). Tale andamento è conseguenza del notevole aumento di potenza degli impianti per telecomunicazione (ed in particolare di quelli per la telefonia), con variazioni più consistenti in corrispondenza dei periodi di massimo sviluppo delle nuove reti (implementazione tecnologie più recenti o, come nell’ultimo anno, ingresso di nuovi operatori).
Esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici generati da telefoni cellulari e smartphone
Un’indicazione della quantità di energia che può essere assorbita dalla testa di un utilizzatore viene data dal parametro detto SAR (tasso di assorbimento specifico), che misura l’energia assorbita per unità di massa.
L’Europa ha previsto, per la commercializzazione di cellulari e smartphone, che i produttori misurino su fantocci di testa umana il SAR, e che esso debba essere inferiore a 2 W/kg. I dati di SAR dei diversi dispositivi devono inoltre essere resi disponibili all’utente (in genere sono riportati nella confezione del dispositivo, oppure in rete nei siti dei produttori).
L’analisi che segue è stata svolta per cercare di capire se, nel rispetto del limite di SAR, vi sia stata negli anni un’evoluzione per una minimizzazione dell’esposizione degli utilizzatori.
Figura 3
Al fine di illustrare la grande variabilità di tale parametro, il grafico seguente rappresenta la distribuzione dei valori di SAR tra una quarantina di modelli di telefono di 12 marche commercializzati a nell’arco del 2018: è possibile osservare come circa il 36% dei modelli presi in considerazione abbiano valori di SAR superiori ad 1 W/kg (quasi il 20% nella classe tra 1.4 e circa 1.8 W/kg, di poco sotto il limite europeo), ma vi sia comunque oltre un 20% di modelli con SAR massimi contenuti entro 0.6 W/kg.
Figura 4
Se si tiene conto del fatto che nel 2018 sono stati venduti in Italia 15,4 milioni di smartphone (in calo rispetto ai 19 milioni del 2015), che l’83% della popolazione ne possiede uno, e che l’esposizione ai campi elettromagnetici dovuta al telefono cellulare è in molte situazioni più intensa di quella dovuta ad altre sorgenti, si comprende come una politica di minimizzazione del SAR porterebbe ad un grande impatto nella riduzione dell’esposizione della popolazione.
Assume quindi particolare importanza, visti i grandi numeri, la programmazione di attività di informazione alla popolazione con l’obiettivo di rendere gli utilizzatori di smartphone maggiormente consapevoli della possibile esposizione e delle modalità per tutelarsi, nonché di favorire una scelta tra i modelli e le marche di cellulari anche in base al SAR (consulta la pagina Territorio Risposte al paragrafo sull’educazione ambientale).
Attività di monitoraggio per l’esercizio delle attività di controllo e monitoraggio dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici
Figura 5
Per quanto riguarda invece le misure effettuate per valutare l’esposizione ai campi elettromagnetici prodotti da impianti per telecomunicazioni, l’analisi dei 60 punti di misura complessivi (misure di breve durata) evidenzia come quasi nell’80% dei casi il livello di campo elettrico sia compreso tra 0,5 e 3 V/m (esposizione medio-bassa), mentre i casi di esposizione non significativa sono inferiori al 15%, e poco più del 5% dei punti di misura sono caratterizzati da livelli di esposizione medio-alta. Anche in questo caso la distribuzione dei valori rilevati viene confermata dalle misure prolungate nel tempo: prendendo in considerazione il valore massimo della media su 24 ore raggiunto nei 22 punti in cui è stato posizionato lo strumento per il monitoraggio in continuo, risulta che in 15 punti (pari al 68% delle misure) il valore è compreso tra 0,5 e 3 V/m.
Da un’analisi più dettagliata dei valori delle misure, insieme con le informazioni sulla popolazione residente, emerge la distribuzione della popolazione residente nelle aree indagate visualizzata in figura 6.
Figura 6
Esposizione della popolazione a radiazione UV
Figura 7
Figura 8
Accanto all’attività di monitoraggio dell’indice UV, dal 1° luglio 2009 Arpa Piemonte ha intrapreso un programma previsionale, pubblicando sul proprio sito internet le previsioni di UVI su scala regionale, in condizioni di cielo sereno e, per alcune località, anche di copertura nuvolosa prevista.
Per approfondimenti consulta il sito di Arpa alla pagina dedicata alla radiazione ottica
Consulta la pubblicazione UV- Index for the Public
Figura 9
Dai dati riportati nel grafico si evince che il 39% degli apparecchi ad alta pressione (27 apparecchi) e il 45% degli apparecchi a bassa pressione (25 apparecchi) non rispettano il limite sull’irradianza efficace eritemale. Rispetto ai risultati derivati dalla prima campagna di misura del 2010-2011, precedente all’entrata in vigore del DM n° 110, in cui il 78% degli apparecchi ad alta pressione e il 100% di quelli a bassa non rispettavano il limite sull’irradianza eritemale, la situazione attualmente risulta migliorata, ma rimangono numerose situazioni di non conformità. Tali non conformità si traducono per gli utilizzatori in maggiori livelli di esposizione a radiazione ultravioletta rispetto a quelli massimi prescritti nelle norme, e di conseguenza in maggiori rischi sanitari derivanti dalle sovraesposizioni.
RADIAZIONI NON IONIZZANTI
In termini di impatti relativi all’esposizione umana ai campi elettromagnetici, il 2018 ha confermato i trend già evidenziati negli anni precedenti. In particolare, per quanto riguarda l’esposizione a campi elettromagnetici generati da impianti per telecomunicazione, continua l’aumento della percentuale di popolazione esposta a livelli di campo elettrico che si discostano dal livello di fondo (salita al 7% circa della popolazione regionale).
Popolazione esposta ai campi magnetici generati da elettrodotti ad alta e altissima tensione
Sulla base delle oltre 2000 misure complessivamente effettuate negli anni sul territorio regionale, insieme ai dati sulla popolazione del censimento 2011, è stata fatta una stima della distribuzione della popolazione residente nelle aree indagate in diverse classi di esposizione: non esposti (<0,5µT), esposizione medio-bassa (0,5 - 3µT), esposizione medio-alta (3 - 10µT), esposizione elevata (>10µT).
Figura 1
Livello di esposizione della popolazione residente nelle sezioni di censimento intersecate da linee ad alta e altissima tensione, per le quali sono state effettuate misure di campo magnetico
Fonte: Arpa Piemonte
La stima è stata effettuata calcolando il valore medio di campo magnetico rilevato nei punti di misura per ciascuna sezione di censimento, ed associando quindi la popolazione di quella determinata sezione alla corrispondente classe di esposizione. Si può osservare come la maggior parte della popolazione residente nelle aree monitorate (in prossimità degli elettrodotti) sia collocabile nella classe di esposizione medio-bassa, oppure tra i non esposti. Esistono però nella nostra regione alcuni casi di criticità (classe di esposizione medio-alta per circa il 7% della popolazione), legati alla specificità del territorio. A differenza infatti delle altre regioni italiane, il Piemonte è caratterizzato da flussi energetici piuttosto elevati (sia per importazione dell’estero in transito verso altre regioni, sia per produzione e consumo all’interno della regione stessa), e da vincoli territoriali che focalizzano in pochi corridoi il passaggio di molte linee ad alta tensione. Proprio per questo motivo, la Regione Piemonte in diversi atti di indirizzo ed accordi programmatici degli ultimi anni ha richiesto la mitigazione degli impatti sul territorio della rete di elettrodotti di Terna.
L’argomento Radiazioni non ionizzanti rientra in un Obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
- Obiettivo 9.c: Aumentare in modo significativo l’accesso alle tecnologie di informazione e comunicazione e impegnarsi per fornire ai paesi meno sviluppati un accesso a Internet universale ed economico entro il 2020.
Popolazione esposta ai campi elettrici generati dagli impianti per telecomunicazioni
Il dato è ricavato come stima sulla base dei livelli di campo calcolati a partire dai dati tecnici degli impianti (presenti nel catasto regionale delle sorgenti di campo elettromagnetico), in termini di valori medi di esposizione nelle aree impattate da tali impianti, calcolati a partire dalle potenze massime irradiabili dalle antenne.
Si tratta pertanto di un’indicazione di massima, utile per concludere che, in generale, la grande maggioranza della popolazione piemontese risulta esposta a valori molto bassi di campo elettrico.
Si tratta pertanto di un’indicazione di massima, utile per concludere che, in generale, la grande maggioranza della popolazione piemontese risulta esposta a valori molto bassi di campo elettrico.
Figura 2
Percentuale di popolazione totale piemontese esposta in determinati intervalli di valori di campo elettrico generato da impianti per telecomunicazioni
Fonte: Arpa Piemonte
La stima è stata aggiornata a marzo 2019, tenuto conto sia delle valutazioni teoriche del livello di campo elettrico a questa data, sia dei dati del censimento 2011. È possibile vedere un trend di diminuzione nella classe di esposizione inferiore, e invece di crescita della popolazione esposta a livelli “medi” di campo elettrico (ampiamente al di sotto dell’obiettivo di qualità, ma comunque significativi rispetto al fondo). Tale andamento è conseguenza del notevole aumento di potenza degli impianti per telecomunicazione (ed in particolare di quelli per la telefonia), con variazioni più consistenti in corrispondenza dei periodi di massimo sviluppo delle nuove reti (implementazione tecnologie più recenti o, come nell’ultimo anno, ingresso di nuovi operatori).
Esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici generati da telefoni cellulari e smartphone
L’esposizione ai campi elettromagnetici generati da telefoni cellulari e smartphone può essere localmente intensa, soprattutto durante una chiamata voce. Il livello di esposizione varia al variare del luogo dove ci si trova durante una chiamata (diminuisce tanto più c’è “campo” e aumenta tanto meno ce n’è), a seconda del tipo di tecnologia utilizzata (è più elevata per il 2G, diminuisce con il 3G e il 4G), del modello di telefono e della distanza tra dispositivo e utente (l’intensità di campo diminuisce rapidamente nei primi 30 cm).
Se non vengono utilizzati viva-voce o auricolare, l’esposizione coinvolge prevalentemente la testa del soggetto utilizzatore: i tessuti della testa assorbono in questo caso parte dell’energia generata dal dispositivo.Un’indicazione della quantità di energia che può essere assorbita dalla testa di un utilizzatore viene data dal parametro detto SAR (tasso di assorbimento specifico), che misura l’energia assorbita per unità di massa.
L’Europa ha previsto, per la commercializzazione di cellulari e smartphone, che i produttori misurino su fantocci di testa umana il SAR, e che esso debba essere inferiore a 2 W/kg. I dati di SAR dei diversi dispositivi devono inoltre essere resi disponibili all’utente (in genere sono riportati nella confezione del dispositivo, oppure in rete nei siti dei produttori).
L’analisi che segue è stata svolta per cercare di capire se, nel rispetto del limite di SAR, vi sia stata negli anni un’evoluzione per una minimizzazione dell’esposizione degli utilizzatori.
Per fare questo, i valori di SAR di diversi modelli di telefonini e smartphone di alcune tra le marche più diffuse sono stati monitorati negli anni. Nella figura 3 sono riportati i valori medi del SAR su alcuni modelli di ciascuna marca commercializzati negli anni tra il 2011 e il 2019: si può osservare come le diverse marche abbiano tra loro differenze anche consistenti nei valori di SAR, e come vi sia, a livello medio di tutti i prodotti indagati, una lieve riduzione dei valori negli ultimi due anni, rispetto a quelli degli anni precedenti.
Figura 3
Livelli medi di SAR negli anni
Fonte: Arpa Piemonte
Al fine di illustrare la grande variabilità di tale parametro, il grafico seguente rappresenta la distribuzione dei valori di SAR tra una quarantina di modelli di telefono di 12 marche commercializzati a nell’arco del 2018: è possibile osservare come circa il 36% dei modelli presi in considerazione abbiano valori di SAR superiori ad 1 W/kg (quasi il 20% nella classe tra 1.4 e circa 1.8 W/kg, di poco sotto il limite europeo), ma vi sia comunque oltre un 20% di modelli con SAR massimi contenuti entro 0.6 W/kg.
Figura 4
Percentuale di modelli di telefono con valori di SAR in intervalli definiti
Fonte: Arpa Piemonte
Se si tiene conto del fatto che nel 2018 sono stati venduti in Italia 15,4 milioni di smartphone (in calo rispetto ai 19 milioni del 2015), che l’83% della popolazione ne possiede uno, e che l’esposizione ai campi elettromagnetici dovuta al telefono cellulare è in molte situazioni più intensa di quella dovuta ad altre sorgenti, si comprende come una politica di minimizzazione del SAR porterebbe ad un grande impatto nella riduzione dell’esposizione della popolazione.
Assume quindi particolare importanza, visti i grandi numeri, la programmazione di attività di informazione alla popolazione con l’obiettivo di rendere gli utilizzatori di smartphone maggiormente consapevoli della possibile esposizione e delle modalità per tutelarsi, nonché di favorire una scelta tra i modelli e le marche di cellulari anche in base al SAR (consulta la pagina Territorio Risposte al paragrafo sull’educazione ambientale).
Attività di monitoraggio per l’esercizio delle attività di controllo e monitoraggio dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici
Nel corso del 2018 sono iniziate le attività relative al progetto di monitoraggio dell’esposizione della popolazione a campi elettromagnetici finanziato dal Ministero dell’Ambiente.
Dopo aver individuato le aree di interesse per la determinazione delle 100 zone di misura previste nel progetto, sulla base di analisi dei livelli previsti di campo elettromagnetico e della distribuzione della popolazione, in questo primo periodo sono state effettuate misure su elettrodotti ed impianti per telecomunicazioni in 35 comuni (per un totale di circa 75 interventi di misura).
Dall’analisi dei dati rilevati emerge un primo quadro dell’esposizione della popolazione di seguito sintetizzato.
L’analisi dei 150 punti di misura complessivi in prossimità di elettrodotti (misura di breve durata) mostra che nel 67% dei casi i livelli rilevati sono inferiori a 0,5µT (esposizione non significativa), mentre il restante 33% dei dati è inferiore a 3µT (esposizione medio-bassa).
Tale informazione risulta confermata dalle misure prolungate, prendendo in considerazione il valore massimo della mediana su 24 ore raggiunto nei 15 punti in cui è stato posizionato lo strumento per il monitoraggio in continuo: in 10 punti (pari al 67% delle misure) il valore è inferiore a 0,5µT. Da un’analisi più dettagliata dei valori delle misure a breve termine, insieme con le informazioni sulla popolazione residente, emerge la distribuzione della popolazione residente nelle aree indagate, visualizzato in figura 5.
Dopo aver individuato le aree di interesse per la determinazione delle 100 zone di misura previste nel progetto, sulla base di analisi dei livelli previsti di campo elettromagnetico e della distribuzione della popolazione, in questo primo periodo sono state effettuate misure su elettrodotti ed impianti per telecomunicazioni in 35 comuni (per un totale di circa 75 interventi di misura).
Dall’analisi dei dati rilevati emerge un primo quadro dell’esposizione della popolazione di seguito sintetizzato.
L’analisi dei 150 punti di misura complessivi in prossimità di elettrodotti (misura di breve durata) mostra che nel 67% dei casi i livelli rilevati sono inferiori a 0,5µT (esposizione non significativa), mentre il restante 33% dei dati è inferiore a 3µT (esposizione medio-bassa).
Tale informazione risulta confermata dalle misure prolungate, prendendo in considerazione il valore massimo della mediana su 24 ore raggiunto nei 15 punti in cui è stato posizionato lo strumento per il monitoraggio in continuo: in 10 punti (pari al 67% delle misure) il valore è inferiore a 0,5µT. Da un’analisi più dettagliata dei valori delle misure a breve termine, insieme con le informazioni sulla popolazione residente, emerge la distribuzione della popolazione residente nelle aree indagate, visualizzato in figura 5.
Figura 5
Classificazione del livello di esposizione al campo magnetico a bassa frequenza della popolazione residente nelle sezioni di censimento indagate nell’ambito del progetto
Fonte: Arpa Piemonte
Per quanto riguarda invece le misure effettuate per valutare l’esposizione ai campi elettromagnetici prodotti da impianti per telecomunicazioni, l’analisi dei 60 punti di misura complessivi (misure di breve durata) evidenzia come quasi nell’80% dei casi il livello di campo elettrico sia compreso tra 0,5 e 3 V/m (esposizione medio-bassa), mentre i casi di esposizione non significativa sono inferiori al 15%, e poco più del 5% dei punti di misura sono caratterizzati da livelli di esposizione medio-alta. Anche in questo caso la distribuzione dei valori rilevati viene confermata dalle misure prolungate nel tempo: prendendo in considerazione il valore massimo della media su 24 ore raggiunto nei 22 punti in cui è stato posizionato lo strumento per il monitoraggio in continuo, risulta che in 15 punti (pari al 68% delle misure) il valore è compreso tra 0,5 e 3 V/m.
Da un’analisi più dettagliata dei valori delle misure, insieme con le informazioni sulla popolazione residente, emerge la distribuzione della popolazione residente nelle aree indagate visualizzata in figura 6.
Figura 6
Classificazione del livello di esposizione al campo elettrico a radiofrequenza della popolazione residente nelle sezioni di censimento indagate nell’ambito del progetto
Fonte: Arpa Piemonte
Esposizione della popolazione a radiazione UV
Dal 2010 Arpa Piemonte ha intrapreso un’attività di monitoraggio sistematico della radiazione solare UV finalizzata a valutare l’esposizione della popolazione. Inizialmente le stazioni di misura erano 3, ubicate ad Ivrea, Verbania e Sestriere, da qualche anno il radiometro presente nella stazione di Ivrea è stato dismesso.
Nelle firue 7-8 si riportano le distribuzioni dei livelli giornalieri di Indice UV misurati a mezzogiorno solare nelle stazioni di Verbania e di Sestrire nel corso di tutto il 2018. Si nota che per circa i due terzi dell’anno in entrambe le stazioni si sono registrati valori di indice UV superiori a 3, valori per i quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di adottare specifiche protezioni. Inoltre per un terzo dell’anno questo indicatore è risultato compreso tra 6 e 10 ovvero ha raggiunto livelli che l’OMS ha definito “alti” e “molto alti” e per i quali raccomanda di intensificare le protezioni e di evitare di esporsi nelle ore più calde della giornata.
Nelle firue 7-8 si riportano le distribuzioni dei livelli giornalieri di Indice UV misurati a mezzogiorno solare nelle stazioni di Verbania e di Sestrire nel corso di tutto il 2018. Si nota che per circa i due terzi dell’anno in entrambe le stazioni si sono registrati valori di indice UV superiori a 3, valori per i quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di adottare specifiche protezioni. Inoltre per un terzo dell’anno questo indicatore è risultato compreso tra 6 e 10 ovvero ha raggiunto livelli che l’OMS ha definito “alti” e “molto alti” e per i quali raccomanda di intensificare le protezioni e di evitare di esporsi nelle ore più calde della giornata.
Figura 7
Distribuzione dei valori dell’indice UV nell’arco di un anno misurati nelle stazioni di Pallanza
Fonte: Arpa Piemonte
Figura 8
Distribuzione dei valori dell’indice UV nell’arco di un anno misurati nelle stazioni di Sestriere
Fonte: Arpa Piemonte
Accanto all’attività di monitoraggio dell’indice UV, dal 1° luglio 2009 Arpa Piemonte ha intrapreso un programma previsionale, pubblicando sul proprio sito internet le previsioni di UVI su scala regionale, in condizioni di cielo sereno e, per alcune località, anche di copertura nuvolosa prevista.
Per approfondimenti consulta il sito di Arpa alla pagina dedicata alla radiazione ottica
Consulta la pubblicazione UV- Index for the Public
Le lampade abbronzanti: valutazione della conformità delle apparecchiature alla normativa vigente
L’esposizione alle lampade per l’abbronzature artificiale è causa di danni alla pelle, agli occhi e al sistema immunitario. In generale, l'esposizione a radiazione UV può provocare effetti immediati, quali l'eritema, o effetti a lungo termine, come l'invecchiamento precoce della pelle, reazioni infiammatorie dell'occhio, cataratte e tumori della cute. Con particolare riferimento all’insorgenza di tumori, nel 2009 la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha inserito le lampade abbronzati tra gli agenti sicuramente cancerogeni per l’uomo (gruppo 1). Nonostante la classificazione IARC, attualmente sul nostro territorio queste apparecchiature vengono ancora diffusamente utilizzate.
Al fine di tutelare l’utilizzatore di questi dispositivi, nel 2011 è stato emanato il decreto ministeriale n°110 del 12 maggio che prescrive che tutte le lampade per l’abbronzatura indoor siano conformi alla norma tecnica CEI EN 60335-2-27 (2005) ”Sicurezza degli apparecchi elettrici d'uso domestico e similare. Parte 2: Norme particolari per gli apparecchi per il trattamento della pelle con raggi ultravioletti ed infrarossi” e successive varianti
Dopo una prima campagna di misura della radiazione UV emessa dagli apparecchi abbronzanti effettuata negli anni 2010 e 2011, (Facta S; Saudino S; Bonino A.; Anglesio L.; d’Amore G. UV Emissions from Artificial Tanning Devices and Their Compliance with the European Technical Standard - Health Physics. 04(4):385-393, April 2013), Arpa Piemonte ha effettuato e continua ad effettuare, su richiesta delle ASL, nuove misurazioni. Nel corso del 2018 sono stati effettuati 36 controlli in 33 centri estetici diversi distribuiti sul territorio regionale, per un totale di 125 misure eseguite su 118 apparecchi. Di questi 36 controlli, 10 sono stati effettuati in centri risultati non a norma durante un precedente sopralluogo.
Obiettivo di tali indagini è stata la verifica della conformità delle apparecchiature alle prescrizioni riportate nella norma tecnica sopra citata, con particolare riferimento al limite di 0.3W/m2 sull’irradianza efficace eritemale emessa dalle lampade stesse. L’irradianza eritemale è un parametro significativo dell’efficacia della radiazione UV nel causare l’eritema. Il valore limite fissato corrisponde ad un indice UV uguale a 12, valore tipico in piena estate ai tropici, a mezzogiorno e in condizioni di cielo sereno..
Nella figura 9 vengono riportati i valori di irradianza eritemale misurati all’interno degli apparecchi indagati ad una distanza di trattamento dalla lampade coerente con l’ingombro umano. I dati sono divisi tra dispositivi abbronzanti a bassa (56 apparecchi misurati) e ad alta pressione (69 apparecchi misurati).
Al fine di tutelare l’utilizzatore di questi dispositivi, nel 2011 è stato emanato il decreto ministeriale n°110 del 12 maggio che prescrive che tutte le lampade per l’abbronzatura indoor siano conformi alla norma tecnica CEI EN 60335-2-27 (2005) ”Sicurezza degli apparecchi elettrici d'uso domestico e similare. Parte 2: Norme particolari per gli apparecchi per il trattamento della pelle con raggi ultravioletti ed infrarossi” e successive varianti
Dopo una prima campagna di misura della radiazione UV emessa dagli apparecchi abbronzanti effettuata negli anni 2010 e 2011, (Facta S; Saudino S; Bonino A.; Anglesio L.; d’Amore G. UV Emissions from Artificial Tanning Devices and Their Compliance with the European Technical Standard - Health Physics. 04(4):385-393, April 2013), Arpa Piemonte ha effettuato e continua ad effettuare, su richiesta delle ASL, nuove misurazioni. Nel corso del 2018 sono stati effettuati 36 controlli in 33 centri estetici diversi distribuiti sul territorio regionale, per un totale di 125 misure eseguite su 118 apparecchi. Di questi 36 controlli, 10 sono stati effettuati in centri risultati non a norma durante un precedente sopralluogo.
Obiettivo di tali indagini è stata la verifica della conformità delle apparecchiature alle prescrizioni riportate nella norma tecnica sopra citata, con particolare riferimento al limite di 0.3W/m2 sull’irradianza efficace eritemale emessa dalle lampade stesse. L’irradianza eritemale è un parametro significativo dell’efficacia della radiazione UV nel causare l’eritema. Il valore limite fissato corrisponde ad un indice UV uguale a 12, valore tipico in piena estate ai tropici, a mezzogiorno e in condizioni di cielo sereno..
Nella figura 9 vengono riportati i valori di irradianza eritemale misurati all’interno degli apparecchi indagati ad una distanza di trattamento dalla lampade coerente con l’ingombro umano. I dati sono divisi tra dispositivi abbronzanti a bassa (56 apparecchi misurati) e ad alta pressione (69 apparecchi misurati).
Figura 9
Valori di irradianza eritemale emessi dalle lampade abbronzanti misurate nel 2018
Fonte: Arpa Piemonte
Dai dati riportati nel grafico si evince che il 39% degli apparecchi ad alta pressione (27 apparecchi) e il 45% degli apparecchi a bassa pressione (25 apparecchi) non rispettano il limite sull’irradianza efficace eritemale. Rispetto ai risultati derivati dalla prima campagna di misura del 2010-2011, precedente all’entrata in vigore del DM n° 110, in cui il 78% degli apparecchi ad alta pressione e il 100% di quelli a bassa non rispettavano il limite sull’irradianza eritemale, la situazione attualmente risulta migliorata, ma rimangono numerose situazioni di non conformità. Tali non conformità si traducono per gli utilizzatori in maggiori livelli di esposizione a radiazione ultravioletta rispetto a quelli massimi prescritti nelle norme, e di conseguenza in maggiori rischi sanitari derivanti dalle sovraesposizioni.