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PAESAGGIO

IL PAESAGGIO IN PIEMONTE

Il Piano Paesaggistico Regionale (Ppr) rappresenta il documento di riferimento per la conoscenza e il governo del sistema paesaggistico piemontese.
Il Ppr fonda le proprie scelte sull’analisi strutturale del territorio regionale, individuando i sistemi di relazioni di diversa complessità e caratterizzazione, indicando come sistema primario quello definito dai rapporti che si instaurano tra le dinamiche naturali dell’ecosistema, quelle vegetazionali e faunistiche, e gli aspetti climatici, idrogeomorfologici e pedologici.
L’analisi effettuata restituisce un panorama del territorio piemontese, articolato in diverse tipologie paesaggistiche, originate dalla stessa collocazione geografica situata alla testata del bacino padano. Tale posizione risulta determinante per la tipologia dei processi di morfogenesi, di costituzione dei lineamenti geomorfologici e di copertura delle terre. Ne discende un mosaico estremamente variegato di paesaggi, molti dei quali presentano caratteri di unicità nel contesto delle regioni circostanti, mentre altri vi si raccordano con continuità.
Il Piemonte ha infatti una tale complessità e articolazione del territorio da potersi presentare come un sistema di paesaggi identitari molto differenziati tra loro.

Figura 1 e 2
Tavola P1 del Ppr - Quadro strutturale e legenda


L’arco alpino, che racchiude e incornicia la pluralità dei paesaggi regionali assume un il carattere unificante; il rapporto della corona alpina con l’area centrale della regione e la città capitale non si esaurisce nella sola straordinaria relazione visiva (esaltata dalla sequenza delle alte vette e dei ghiacciai, e ricorrente nell’iconografia storica), ma assume rilievo sotto molteplici profili, da quello ecologico, a quello dell’infrastrutturazione storica e recente, a quello economico e produttivo, a quello della diversificazione nel tempo e nello spazio delle culture locali.
Gli sfondi montani e collinari costituiscono inoltre lo sfondo panoramico della pianura intramontana: nessuna regione padana è consolidata nell’immagine panoramica come il Piemonte, a partire dalle centinaia di belvedere e di itinerari di cornice o di crinale che consentono profonde visuali, per interi comprensori fino ad alcune città; occorre inoltre sottolineare la potenzialità delle aperture visuali fruibili dai punti di osservazione del paesaggio.

Figura 3
L'arco alpino

Il sistema idrografico e più precisamente  il “sistema dei fiumi” convergenti a raggiera sul Po che solca centralmente la testata del bacino padano; il disegno dei fiumi, leggibile da punti di vista elevati, ricorre nell’iconografia storica e spiega in larga misura la morfogenesi della regione, le sue “responsabilità” ecologiche nei confronti dell’intero bacino, i suoi processi di sviluppo economico e produttivo. Il sistema fluviale costituisce inoltre l’ossatura portante della rete ecologica regionale.

Figura 4
Il "sistema" dei fiumi

Il pedemonte, la cui rilevanza nei processi di strutturazione insediativa spiega l’origine del nome stesso della regione. Si tratta di una fascia cruciale di tensione tra l’ecologia “naturale” della fascia montana e quella “antropica” della pianura, teatro privilegiato della proto-industrializzazione agli sbocchi delle vallate alpine. Oggi particolarmente esposta alle dinamiche diffusive di espansione urbana, che tendono a chiudere ogni varco di connessione e a cancellare progressivamente il ricco sistema di relazioni percettive.

Figura 5
Il pedemonte

Il sistema dei paesaggi agrari (la risaia, il vigneto, il frutteto, il sistema misto della fascia pedemontana) definito da trasformazioni antropiche, assume un ruolo dominante nella caratterizzazione alla scala locale, in primo luogo per le forme del paesaggio agrario e in misura complementare per l’interazione del paesaggio agrario stesso con le forme dell’insediamento storico (le cascine di pianura e di collina, i nuclei di valle, di terrazzo  montano e di crinale collinare) e dei percorsi storici (i percorsi montani dei valichi, le strade medioevali e sabaude indirizzate ai centri e ai complessi monumentali).
Il sistema urbano, più precisamente la gerarchia dei centri in cui si è articolata nei secoli la struttura insediativa regionale. Nonostante i grandi cambiamenti intervenuti nel corso dell’ultimo mezzo secolo (anche in virtù dell’“iper-polarizzazione” esercitata dal capoluogo regionale) abbiano reso quasi irriconoscibile l’antico rapporto tra le città e la campagna, il  ruolo dei centri urbani e in particolare delle “città  capitali” resta fondamentale nei processi di strutturazione dello spazio regionale e incrocia positivamente quello della matrice naturale.
In tal senso l’area metropolitana torinese, più precisamente quella “corona verde” in cui l’antica “corona di  delitie”, creata dal potere sabaudo attorno alla città capitale, si fonde con le trame complesse dell’organizzazione agricola periurbana e  con l’ossatura ecologica “a mano aperta” del sistema fluviale, in un insieme straordinariamente ricco di risorse e di fattori di degrado e destrutturazione.

Figura 6
La Corona Verde

Al contrario i centri minori, pedemontani soffrono per la perdita di identità della forma urbana, la sempre minore riconoscibilità degli elementi distintivi dei bordi e degli ingressi, scomparsi nella omogeneità banale delle espansioni urbanizzative recenti che costituiscono anche elemento di compromissione del paesaggio rurale perturbano.

Figura 7
Il sistema urbano

La complessità dei vari sistemi paesaggistici, insediativi, infrastrutturali e ambientali, riconosciuti dal Piano, è saldamente interrelata alla matrice rappresentata dal ricco sistema dei beni paesaggistico tutelati per legge quali fiumi, laghi, boschi ecc. (ex legge Galasso), dai 365 beni paesaggistici individuati per decreto, (a cui corrispondono specifiche prescrizioni d’uso per la loro conservazione e tutela) e da quelli individuati ai sensi degli articoli da 138 a 141 del Codice del paesaggio (es. Ex Tenimenti Mauriziani, Passerano Marmorito, Isola d’Asti) che rappresentano i primi casi in Piemonte di Dichiarazioni di notevole interesse pubblico emanate ai sensi del Codice.

Il Sistema degli indicatori paesaggistici

Gli indicatori proposti dal Ppr integrano e sviluppano le analisi effettuate mediante il set di indicatori utilizzati per il Piano Territoriale Regionale (Ptr). Mentre questi ultimi permettono di quantificare e analizzare le principali criticità e pressioni che gravano sul territorio, sia nei contesti più naturali che in quelli più fortemente antropizzati, gli indicatori del Ppr dovranno consentire di evidenziare lo stato di fatto delle componenti ambientali, ecologiche e paesaggistiche, in relazione a tali pressioni e criticità.
Sono state individuate due categorie di indicatori: indicatori di contesto e indicatori di attuazione.

La prima categoria - indicatori di contesto - è finalizzata a descrivere in termini qualitativi e quantitativi il quadro ambientale e paesaggistico entro cui il Piano si colloca. Nella fase di predisposizione del Ppr gli indicatori di contesto hanno fornito la base conoscitiva necessaria per garantire una  reale  sinergia  tra  procedimento di piano e  procedimento  di  valutazione: nella definizione delle strategie e degli obiettivi, nell’individuazione delle linee d’azione e delle loro priorità, nella scelta  delle  alternative  percorribili,  nonché  nei  processi  di comunicazione, informazione e partecipazione dei soggetti con competenza ambientale necessari ad assicurare trasparenza e sussidiarietà. In fase di monitoraggio gli  stessi indici potranno configurarsi, invece,  come strumenti idonei a misurare le trasformazioni dello scenario regionale indotte dall’attuazione del Piano, rappresentando quindi indicatori di tendenza. La loro applicazione permetterà di tenere sotto controllo l’andamento dello stato  del  territorio e comprendere come le politiche del Ppr si interfaccino con l’evoluzione del contesto, anche al fine di verificare se quest’ultima possa essere tale da richiedere un riorientamento del Piano stesso.
Gli indicatori di contesto costituiscono, in sintesi, una sorta di  filo conduttore  tra  la valutazione operata in fase di redazione del Ppr e la valutazione che dovrà accompagnare la sua attuazione e gestione.

La seconda categoria - indicatori di attuazione - è finalizzata a valutare tanto il livello di attuazione del Piano, ovvero il rispetto delle sue tempistiche e delle sue condizioni di realizzazione (efficienza), quanto il livello di raggiungimento dei suoi obiettivi, ossia la sua capacità di risposta (efficacia).
Tali indicatori consentiranno quindi di monitorare le procedure previste e innescate dal Ppr e la realizzazione delle attività a esse connesse, nonché l’effettivo rapporto tra queste e i cambiamenti delle variabili paesaggistiche e ambientali; essi si configurano, quindi, quali indicatori di tipo prestazionale.
Entrambe le categorie di indicatori saranno applicate secondo un approccio di  tipo processuale, fondato sul confronto tra diverse serie storiche. L’analisi diacronica sarà, inoltre, corredata da considerazioni relative alla distribuzione spaziale dei dati, così da evidenziare le dinamiche evolutive del territorio piemontese nel tempo e nello spazio e verificare l’efficacia degli scenari di intervento programmati dalle politiche del Ppr.
Un’ultima annotazione riguarda la possibilità di affinare e rivedere, durante l’attuazione del monitoraggio, il set di indicatori selezionati, se necessario, per dare riscontro sia a eventuali cambiamenti intervenuti sul contesto regionale, sia a possibili problemi insorti con l’attuazione del Piano.
Ciò premesso, nell’ambito del Piano paesaggistico regionale si è scelto di considerare il paesaggio come la risultante di diverse componenti, nella convinzione che se scomposto nei suoi aspetti costitutivi e analizzato da più punti di vista, seppur settoriali, esso possa essere affrontato con metodi di valutazione formalizzati.
Sono stati quindi individuati nove indicatori afferenti a differenti profili di lettura, che corrispondono a diverse dimensioni del paesaggio e complessivamente consentono di coglierne lo stato naturalistico-ambientale, quello territoriale o di uso del suolo e quello storico-culturale. nel complesso. L’analisi congiunta di tali dimensioni consente anche valutazioni di ordine percettivo.
La scelta effettuata risulta, inoltre, pienamente coerente con l’approccio concettuale e metodologico alla base del Ppr; le dimensioni considerate ricalcano, infatti, i quattro assi tematici che hanno costituito l’impalcatura logica del Piano: dagli approfondimenti condotti per la definizione del quadro conoscitivo, all’organizzazione dei dati nella rappresentazione cartografica delle componenti paesaggistiche, fino alla struttura dell’apparato normativo.
Come già evidenziato, gli indici selezionati integrano e sviluppano il set di indicatori individuati dal Piano di monitoraggio del Ptr, focalizzando l’attenzione sulla dimensione paesaggistica del territorio regionale.

Si propone di seguito l’elenco degli indicatori selezionati:

  • patrimonio forestale (PF);
  • qualità del bosco (QB);
  • diversità ecologica o evenness (E);
  • presenza di aree a elevata biodiversità per la classe dei mammiferi (Biomod);
  • consumo di suolo complessivo (CSC);
  • consumo di suolo a elevata potenzialità produttiva (CSP);
  • presenza di aree a elevata connettività ecologica (Fragm);
  • biopotenzialità territoriale (BTC);
  • stato di conservazione dei beni paesaggistici (CBP);
  • variazione della percezione paesaggistica” (VPP).

In termini operativi, gli indicatori di contesto sono misurati a livello di Ambito di paesaggio, così da sviluppare approfondimenti analitici direttamente riferibili all’articolazione territoriale effettuata dal Ppr. Unica eccezione è rappresentata dall’indice sullo stato di conservazione dei beni paesaggistici (CBP), la cui valutazione entro confini territoriali definiti, quali gli ambiti di paesaggio, sarebbe risultata fuorviante.
È utile però evidenziare che l’applicazione per Ambiti di paesaggio, che in alcuni casi individuano realtà estremamente eterogenee, può risentire di processi di compensazione tra i valori unitari degli indici, che talvolta uniformano situazioni differenti tra di loro.
Così, ad esempio, l’indice di biopotenzialità territoriale (BTC) dell’Ambito dell’area metropolitana torinese, caratterizzato nelle sue propaggini settentrionali dalla presenza diffusa di aree boscate che si contrappongono agli habitat antropici della pianura, presenta valori di sintesi analoghi a quelli che contraddistinguono gli Ambiti  della monocultura intensiva.

Le Analisi di Visibilità come strumento di analisi paesaggistica

La Regione Piemonte con l’approvazione della DGR n. 26-2131 del 21/09/2015 ha definito, con apposite Linee Guida operative, lo standard per l’adeguamento dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi alle indicazioni di tutela inerenti il sito UNESCO “I Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” dando quindi avvio ad un processo di pianificazione alla scala locale con l’obiettivo di garantire la protezione ottimale dei valori di tale Sito.    
Tali Linee Guida forniscono una serie di indicazioni operative per lo svolgimento di indagini paesaggistiche propedeutiche alla revisione dei Piani regolatori comunali.         
L’analisi paesaggistica prevista, a livello comunale o di accorpamenti intercomunali, dovrà essere completa di Tavole d’Analisi, tra cui è prevista la Carta della sensibilità visiva, una cui prima elaborazione è stata realizzata dal Settore regionale Sistema Informativo Territoriale e Ambientale (SITA) sulla base dei dati segnalati dalle amministrazioni comunali coinvolte, con l’obiettivo di proporre ai Comuni stessi un supporto cartografico condiviso e coerente con i criteri di salvaguardia, riferito ad un contesto paesaggistico omogeneo e non condizionato da limiti comunali “artificiali”.        
L’analisi di visibilità (Viewshed Analysis) permette di valutare le aree visibili da uno o più punti di osservazione, o anche, viceversa, di determinare le aree da cui è possibile osservare un punto dato (figura 8).         
Con i moderni strumenti GIS, a partire da un modello digitale del terreno, è relativamente semplice condurre questo tipo di analisi, una volta determinati i punti di osservazione e stabiliti alcuni parametri.

Figura 8
Schema concettuale dell’analisi di visibilità

Il Settore SITA, utilizzando come punti di vista i Belvedere censiti nel Ppr ed il DTM regionale a maglia 25 x 25 m2 (figura 9), ha eseguito un’analisi di visibilità a livello regionale, con lo scopo di presentare un quadro preliminare delle condizioni di visibilità esteso a tutto l’ambito regionale e coerente coi contenuti del Piano Paesaggistico (Carta della sensibilità visiva).
La Carta della sensibilità visiva costituisce, quindi, una base di conoscenza cui far seguire altre analisi di maggiore dettaglio.
In particolare, per le zone ricadenti entro il Sito Unesco, è stata realizzata, a cura del Settore SITA in collaborazione con le Province ed i Comuni che hanno fornito ulteriori punti di belvedere in aggiunta ai belvedere censiti nel Ppr, la Carta della sensibilità visiva del sito UNESCO "I paesaggi vitivinicoli del Piemonte"  (in figura 9 la carta per la zona settentrionale).

Figura 9
Stralcio della Carta della sensibilità visiva del sito Unesco "I paesaggi vitivinicoli del Piemonte"

Per la realizzazione della Carta è stato utilizzato il DTM regionale ricampionato su una maglia di 25 m di lato, la posizione dei belvedere individuati dal PPR e dai singoli Comuni interessati. L’elaborazione è stata condotta completamente con strumenti Open Source (QGIS).
Nella rappresentazione fornita dalla Carta della sensibilità visiva del sito UNESCO il territorio è rappresentato attraverso una scala cromatica da trasparente a viola, in funzione del fatto che il singolo punto (quadrato di 25 m di lato) sia osservabile da nessuno o da molti belvedere presenti nell’arco di 5 km. (Figura 10).

Figura 10
Particolare della figura 9


Recentemente è stato pubblicato il Rapporto sullo stato delle politiche per il paesaggio a cura dell’Osservatorio Nazionale per la Qualità del Paesaggio e del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT).
Con esso, per la prima volta in Italia, si provvede ad una ricognizione, il più possibile capillare e sistematica, del quadro estremamente vario e complesso delle politiche per il paesaggio (e dei loro esiti) attuate a vari livelli e da diversi attori (non solo istituzionali), anche indagando i nessi e le connessioni con altre politiche e strategie comunque incidenti sulle trasformazioni del territorio e sui suoi assetti paesaggistici (politiche ambientali, agricole, urbanistico-territoriali, strategia del turismo, politiche della ricerca e dell’educazione, formazione professionale dei tecnici ecc.).