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RADIAZIONI NON IONIZZANTI

La sostenibilità ambientale dell’uso di sorgenti di Radiazioni non ionizzanti concorre al raggiungimento degli Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile in particolare dell'Obiettivo 3:

Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età


In termini di impatti relativi alle radiazioni non ionizzanti, l’obiettivo del sistema di protezione ambientale è quello di determinare quanto le sorgenti presenti sul territorio influiscano sull’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici e a radiazione ottica che comporti un pericolo per la salute quali i raggi ultravioletti.

La caratterizzazione dell’esposizione della popolazione passa attraverso campagne di monitoraggio o la stima delle emissioni delle sorgenti catalogate nell’apposito catasto (impianti per telecomunicazioni ed elettrodotti) messe a confronto con la popolazione residente rilevata nelle diverse sezioni censuarie da ISTAT.

Il 2022 ha confermato le tendenze già evidenziate negli anni precedenti. In particolare, per quanto riguarda l’esposizione a campi elettromagnetici generati da impianti per telecomunicazione, risulta che oltre l’80% della popolazione è esposta a livelli non significativi di campo elettrico.

Popolazione esposta ai campi magnetici generati da elettrodotti ad alta e altissima tensione

Sulla base delle oltre 2400 misure complessivamente effettuate negli anni sul territorio regionale, insieme ai dati sulla popolazione del censimento 2011, è stata fatta una stima della distribuzione della popolazione residente nelle aree indagate (cioè in prossimità di linee ad alta tensione) in diverse classi di esposizione: non significativa (<0,5µT), limitata (0,5 - 3µT), media (3 - 10µT), elevata (>10µT).

Figura 1
Classificazione del livello di esposizione della popolazione residente nelle sezioni di censimento intersecate da linee ad alta e altissima tensione (totale 330.812 persone), per le quali sono state effettuate misure di campo magnetico

Fonte: Arpa Piemonte


La stima è stata effettuata calcolando il valore medio di campo magnetico rilevato nei punti di misura per ciascuna sezione di censimento, ed associando quindi la popolazione di quella determinata sezione alla corrispondente classe di esposizione. Si può osservare come la maggior parte della popolazione residente nelle aree monitorate (in prossimità degli elettrodotti) sia collocabile nella classe di esposizione medio-bassa, oppure tra i non esposti. Esistono però nella nostra regione alcuni casi di criticità (classe di esposizione medio-alta per oltre il 7% della popolazione), legati alla specificità del territorio. A differenza, infatti, delle altre regioni italiane, il Piemonte è caratterizzato da flussi energetici piuttosto elevati (sia per importazione dell’estero in transito verso altre regioni, sia per produzione e consumo all’interno della regione stessa), e da vincoli territoriali che focalizzano in pochi corridoi il passaggio di molte linee ad alta tensione. Proprio per questo motivo, la Regione Piemonte in diversi atti di indirizzo ed accordi programmatici degli ultimi anni ha richiesto la mitigazione degli impatti sul territorio della rete di elettrodotti di Terna.

Nel 2020 è stato poi messo a punto un nuovo metodo di stima di questo indicatore, basato sulla valutazione dei livelli di campo magnetico intorno agli elettrodotti non tramite misure, ma con calcoli su base statistica a partire dai dati degli elettrodotti (il risultato viene fornito in termini di intervallo di valori di campo in cui il valore effettivo di esposizione è ricompreso con una certa probabilità). Il dato è poi stato intersecato con le informazioni ISTAT sulla popolazione, elaborate in modo da collocare le persone nei fabbricati di residenza, per i quali è stato possibile verificare la distanza dagli elettrodotti.

Questo sistema ha permesso di stimare il numero di persone esposte, nelle stesse classi sopra indicate, a scala comunale: l’informazione è accessibile dal portale CEM sul geoportale di Arpa.

Dalla mappa del geoportale è possibile vedere come, oltre ai comuni dell’area urbana di Torino e ai capoluoghi di provincia, siano presenti anche piccoli comuni con un numero significativo di persone esposte, in particolare in corrispondenza di alcune valli montane, dove la caratteristica orografica ha forzato la coesistenza dei corridoi di passaggio di linee ad alta tensione (sovente linee di importazione dell’energia dall’estero) con le aree abitate. Un’altra zona del Piemonte dove si concentra un numero di persone esposte maggiore rispetto alle altre aree è il Novarese, al confine con la Lombardia: qui transitano effettivamente molte direttrici di alimentazione energetica di una regione fortemente produttiva.

La mappa del geoportale è interrogabile cliccando sul comune, e l’informazione ottenuta è quella relativa al numero di persone esposte a determinati livelli di campo magnetico, come nell’esempio seguente. L'immagine è tratta dal Geoportale di Arpa, con il risultato dell’interrogazione relativa all’esposizione della popolazione residente nel Comune di Settimo Torinese al campo magnetico generato da linee ad alta tensione.

Popolazione esposta ai campi elettrici generati dagli impianti per telecomunicazioni

Il dato è ricavato come stima sulla base dei livelli di campo calcolati a partire dai dati tecnici degli impianti (presenti nel catasto regionale delle sorgenti di campo elettromagnetico), in termini di valori medi di esposizione nelle aree impattate da tali impianti, calcolati a partire dalle potenze massime irradiabili dalle antenne.
Si tratta pertanto di un’indicazione di massima, utile per concludere che, in generale, la grande maggioranza della popolazione piemontese risulta esposta a valori molto bassi di campo elettrico.

Figura 2
Percentuale di popolazione totale piemontese esposta in determinati intervalli di valori di campo elettrico generato da impianti per telecomunicazioni

Fonte: Arpa Piemonte

La stima è stata aggiornata ad aprile 2023, tenuto conto sia delle valutazioni teoriche del livello di campo elettrico a questa data, sia dei dati del censimento 2011. È possibile vedere che continua la tendenza di diminuzione nella classe di esposizione inferiore (in cui risulta comunque presente oltre l’80% della popolazione), mentre è cresciuto il numero delle persone esposte a livelli superiori a 3 V/m (pari alla metà del valore di attenzione fissato dal DPCM 08/07/2003).

Tale incremento è probabilmente da addebitarsi al considerevole aumento, nell’ultimo anno, di impianti 5G sul territorio: per questa tipologia di impianti, il calcolo teorico delle emissioni è in genere molto sovrastimato rispetto ai valori reali di esposizione, in relazione sia al metodo di calcolo utilizzato, sia alla gestione delle potenze irradiate da questi impianti, che sono in esercizio molto più basse rispetto a quanto autorizzato (vedere approfondimento relativo ai controlli sulle potenze).

Esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici generati da telefoni cellulari e smartphone

L’esposizione ai campi elettromagnetici generati da telefoni cellulari e smartphone può essere localmente intensa, soprattutto durante una chiamata voce. Il livello di esposizione varia al variare del luogo dove ci si trova durante una chiamata (diminuisce tanto più c’è “campo” e aumenta tanto meno ce n’è), a seconda del tipo di tecnologia utilizzata (è più elevata per il 2G, diminuisce con il 3G e il 4G), del modello di telefono e della distanza tra dispositivo e utente (l’intensità di campo diminuisce rapidamente nei primi 30 cm).
Se non vengono utilizzati viva-voce o auricolare, l’esposizione coinvolge prevalentemente la testa del soggetto utilizzatore: i tessuti della testa assorbono in questo caso parte dell’energia generata dal dispositivo.
Un’indicazione della quantità di energia che può essere assorbita dalla testa di un utilizzatore viene data dal parametro detto SAR (tasso di assorbimento specifico), che misura l’energia assorbita per unità di massa.
L’Europa ha previsto, per la commercializzazione di cellulari e smartphone, che i produttori misurino su fantocci di testa umana il SAR, e che esso debba essere inferiore a 2 W/kg. I dati di SAR dei diversi dispositivi devono inoltre essere resi disponibili all’utente (in genere sono riportati nella confezione del dispositivo, oppure in rete nei siti dei produttori).
L’analisi che segue è stata svolta per cercare di capire se, nel rispetto del limite di SAR, vi sia stata negli anni un’evoluzione per una minimizzazione dell’esposizione degli utilizzatori.
Per fare questo, i valori di SAR di diversi modelli di telefonini e smartphone di alcune tra le marche più diffuse sono stati monitorati negli anni. Nel grafico sono riportati i valori medi del SAR su alcuni modelli di ciascuna marca commercializzati negli anni tra il 2011 e il 2022: si può osservare come le diverse marche abbiano tra loro differenze anche consistenti nei valori di SAR, e come, a livello medio di tutti i prodotti indagati,tale parametro resti pressochè costante nel tempo.

Figura 3
Livelli medi di SAR negli anni

Fonte: Arpa Piemonte
Se si tiene conto del fatto che a fine 2020 in Italia erano censiti circa 80 milioni di smartphone (su una popolazione di 60 milioni di abitanti), e che l’esposizione ai campi elettromagnetici dovuta al telefono cellulare è in molte situazioni più intensa di quella dovuta ad altre sorgenti, si comprende come una politica di minimizzazione del SAR porterebbe ad un grande impatto nella riduzione dell’esposizione della popolazione.

Assume quindi particolare importanza, visti i grandi numeri, la programmazione di attività di informazione alla popolazione con l’obiettivo di rendere gli utilizzatori di smartphone maggiormente consapevoli della possibile esposizione e delle modalità per tutelarsi, nonché di favorire una scelta tra i modelli e le marche di cellulari anche in base al SAR.

Questo aspetto ha particolare rilievo se si tiene conto della diffusione nell’uso dello smartphone tra le generazioni dei più giovani (da indagine ISTAT del 2019, risultava che circa 7 ragazzi su 10 nella fascia 6-14 anni avevano usato internet negli ultimi 3 mesi, prevalentemente tramite smartphone).

L’impatto delle emissioni di campo magnetico delle cabine di trasformazione sul territorio regionale

Sulla base delle informazioni fornite da Enel Distribuzione circa il posizionamento sul territorio piemontese di 34.286 cabine di trasformazione da media tensione a bassa tensione (MT/bt, tra 1.000V e 30.000V / tra 50V e 220V) il coordinamento tecnico sui campi elettromagnetici di Arpa Piemonte ha effettuato un’analisi per verificare quali cabine si trovino in prossimità (distanza inferiore a 2m) di un’area scolastica.

Ne è emerso un elenco di 237 aree scolastiche in prossimità di cabine di trasformazione.

Nel corso del 2021 e del 2022, sono stati quindi effettuati 45 sopralluoghi per l’effettuazione di misure presso alcune delle cabine così identificate, per un totale di oltre 180 punti di rilevamento dei livelli di campo magnetico.

In corrispondenza di tutte le cabine indagate sono state effettuate misure spot in tutte le aree accessibili in prossimità delle cabine. Laddove in adiacenza alle stesse fosse presente un’area di possibile permanenza prolungata, sono state inoltre effettuate misure in continuo per alcuni giorni di monitoraggio

Dall’analisi di tutte le misure spot effettuate emerge un’esposizione media limitata (2.5µT) in prossimità delle cabine, con il 14% delle misure in cui i livelli di campo magnetico sono superiori a 5µT. Si tratta di valori misurati in estrema prossimità - tra 10 cm e 30 cm - dalle pareti delle cabine, tipicamente in aree accessibili ma non di permanenza prolungata che possono essere considerati valori “atipici” e quindi non rappresentativi di una possibile esposizione prolungata della popolazione.

Escludendo quindi dall’analisi i valori “atipici” di picco, i valori di campo magnetico più diffusi in prossimità di cabine MT/bt, risulta che nella maggior parte dei dati rilevati il livello di campo magnetico è inferiore a 0.5µT, la media di queste misure è pari a 0.9µT, il valore massimo è 4.3µT.

Figura 4
Distribuzione dei valori misurati in varie classi di livelli di campo magnetico, escludendo i valori atipici

Visto che i valori più elevati di campo magnetico si riscontrano in estrema prossimità delle cabine, è poi stata effettuata un’analisi di tutti i dati (compresi quelli “atipici”) per fasce di distanza: fino a 30 cm dalla parete della cabina, da 30 cm ad 1 m ed oltre 1 m.

I risultati sono visibili in tabella seguente, da cui si evince che oltre i 30cm di distanza dalle cabine i valori di campo rilevabili sono mediamente al di sotto dell’obiettivo di qualità fissato dal DPCM 08/07/2003, ed oltre il metro di distanza sono in genere poco significativi rispetto ai livelli tipici riscontrabili nelle scuole/abitazioni a causa della ordinaria presenza degli impianti ed apparati elettrici.

Si nota anche come, man mano che ci si avvicina alla sorgente, aumenta la variabilità dei livelli misurabili: questo è dovuto al fatto che il valore di campo magnetico vicino alla cabina dipende fortemente sia dalla geometria delle sorgenti al suo interno, sia dagli assorbimenti di corrente determinati dalla tipologia di area servita dalla cabina stessa.

Tabella 1
Statistiche dei dati di campo magnetico rilevati per fascia di distanza

Fascia di distanza (cm)

Numero misure

Media

Minimo

Massimo

Deviazione standard percentuale

<30

54

6.41

0.1

53

165%

30÷100

49

1.46

0.1

8.5

115%

>100

7

0.39

0.07

0.6

57%

Nella maggior parte delle situazioni riscontrate, data la localizzazione delle cabine, studenti e personale della scuola risultano essere esposti a distanze superiori ai 30 cm.

È inoltre interessante osservare che il 50% dei dati rilevati è nella classe di valori di campo magnetico inferiori a 0.5µT, ed il 70% è inferiore ad 1µT.

Da queste analisi si può concludere che non vi sono criticità legate all’esposizione al campo magnetico generato da cabine di trasformazione MT/bt presso aree scolastiche sul territorio piemontese, anche se nelle immediate vicinanze delle sorgenti i livelli di campo magnetico possono raggiungere valori significativi rispetto al limite fissato dal DPCM 08/07/2003. In effetti le cabine sono generalmente posizionate in modo tale che i valori più elevati non interessino aree ordinariamente accessibili o frequentate da studenti e personale scolastico.

L’impatto degli impianti 5G: risultati delle attività di controllo e monitoraggio delle potenze degli impianti di telefonia

Le attività di controllo e monitoraggio svolte da Arpa permettono di tenere sotto controllo continuativamente l’effettivo impatto delle sorgenti di campo elettromagnetico sul territorio della regione.
Di seguito vengono illustrate le attività svolte per quanto concerne in specifico il controllo delle potenze degli impianti 5G, ed i principali risultati relativi al 2022.

Il Decreto 2 dicembre 2014 “Linee guida, relative alla definizione delle modalità con cui gli operatori forniscono all'ISPRA e alle ARPA/APPA i dati di potenza degli impianti e alla definizione dei fattori di riduzione della potenza da applicare nelle stime previsionali per tener conto della variabilità temporale dell'emissione degli impianti nell'arco delle 24 ore.” prevede che gli operatori di telefonia mobile mettano a disposizione degli enti di controllo le registrazioni dei dati di potenza effettivamente utilizzata dagli impianti con cadenza oraria.
In particolare, per gli impianti 5G è stato messo a punto un sistema nazionale di controllo dei dati, nell’ambito di un tavolo tra Sistema Nazionale di Protezione Ambientale ed operatori di telefonia, che ha permesso di standardizzare il flusso dei dati e le verifiche, automatizzando e migliorando così i controlli.

Il sistema di analisi dei dati messo a punto da Arpa Piemonte permette di controllare ogni mese i parametri degli impianti effettivamente presenti sul territorio, con la finalità di verificare che tutti i parametri di installazione e funzionamento rispettino quanto fissato in fase di autorizzazione. In particolare, vengono effettuate verifiche sui valori medi su 24 ore delle potenze, direttamente correlati alla verifica del rispetto del valore di attenzione e dell’obiettivo di qualità fissati dalla normativa vigente (6 V/m come media su 24 ore).

Per quanto riguarda il controllo degli impianti 5G, nei grafici seguenti è possibile vedere l’andamento nel tempo delle potenze effettivamente utilizzate da 4 impianti (in diversi capoluoghi del Piemonte): è possibile osservare come la potenza effettivamente utilizzata sia inferiore a 2W, contro un dato di potenza autorizzata (media su 24 ore) che oscilla tra i 10 e i 31W.

Figura 5
Andamento nel tempo dei valori di potenza media su 24 ore per 4 impianti 5G in diverse aree urbane del Piemonte









Da questa analisi emerge come ad oggi gli impianti 5G impegnino una potenza di esercizio decisamente inferiore a quella autorizzata, conseguentemente irradiando livelli di campo elettromagnetico modesti, sia a causa della ancor limitata diffusione dei terminali 5G (con conseguente scarsa richiesta di attivazione di fasci di radiazione per la fornitura di servizi), sia per via delle caratteristiche di ottimizzazione della trasmissione dei segnali tipiche del 5G. Infatti, da diversi test effettuati tramite misure in campo, è emerso che gli impianti 5G sono in grado di garantire i servizi mobili anche irradiando una potenza molto bassa rispetto a quella dichiarata potenziale (di targa) dell’apparato.

Esposizione della popolazione a radiazione UV

Dal 2010 l’Arpa Piemonte ha intrapreso un’attività di monitoraggio sistematico della radiazione solare UV per valutare l’esposizione della popolazione. Le stazioni di misura sono 2, ubicate a Verbania-Pallanza e Sestriere.

Nel grafico sottostante si riporta la distribuzione dei livelli giornalieri di Indice UV misurati nel 2022 a mezzogiorno solare nella stazione di Sestriere. Si nota che per metà dell’anno a Sestriere si sono registrati valori di indice UV maggiori o uguali a 3, valori per i quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di adottare specifiche protezioni. Inoltre, per un terzo dell’anno questo indicatore è risultato compreso tra 6 e 10, livelli che l’OMS definisce “alti” e “molto alti” e per i quali raccomanda di intensificare le protezioni e di non esporsi nelle ore più calde della giornata. I dati di Verbania-Pallanza non sono disponibili a causa di un guasto sul radiometro. Dovrà essere installato un nuovo radiometro e l’installazione è programmata per inizio 2023.

Figura 6
Distribuzione dei valori dell’indice UV nell’arco di un anno misurati nelle stazioni di Sestriere

Fonte: Arpa Piemonte
La localizzazione delle stazioni a Sestriere e a Verbania è stata scelta perché aree ad elevato impatto turistico. Occorre evidenziare che i valori di indice UV in esse misurati non sono rappresentativi di quelli presenti su tutto il territorio regionale. In condizioni di cielo sereno o di analoga copertura nuvolosa, a Sestriere si registrano valori di Indice UV maggiori rispetto a zone di pianura o collina a causa della maggiore quota e, d’inverno, anche dell’albedo esercitato dalla neve. Analogamente a Pallanza, la riflessione della radiazione UV sul Lago Maggiore provoca un aumento dell’indice UV rispetto ad aree distanti da superfici d’acqua.

Generalizzando, sulla base dei modelli previsionali, si può dire che, in condizioni di cielo sereno e in periodo estivo, l’indice UV a Sestriere sia mediamente maggiore del 10% rispetto a città di pianura. Ci si rende subito conto che una diminuzione del valore di Indice UV del 10% non è sufficiente per rendere sicura l’esposizione alla radiazione solare in pianura. Anche qui permane pertanto la raccomandazione di proteggersi e di evitare l’esposizione nelle ore più calde della giornata, soprattutto in estate

Accanto all’attività di monitoraggio dell’indice UV, dal 1° luglio 2009 Arpa Piemonte pubblica sul proprio sito internet le previsioni di UVI su scala regionale, in condizioni di cielo sereno e, per alcune località, anche di copertura nuvolosa prevista.

Per approfondimenti.


Le lampade abbronzanti: valutazione della conformità delle apparecchiature alla normativa vigente

L’esposizione alle lampade per l’abbronzature artificiale è causa di danni alla pelle, agli occhi e al sistema immunitario. In generale, l'esposizione a radiazione UV può provocare effetti immediati, quali l'eritema, o effetti a lungo termine, come l'invecchiamento precoce della pelle, reazioni infiammatorie dell'occhio, cataratte e tumori della cute. Con particolare riferimento all’insorgenza di tumori, nel 2009 la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha inserito le lampade abbronzati tra gli agenti sicuramente cancerogeni per l’uomo (gruppo 1). Nonostante la classificazione IARC, attualmente sul nostro territorio queste apparecchiature vengono ancora diffusamente utilizzate.

Al fine di tutelare l’utilizzatore di questi dispositivi, il Decreto ministeriale n°110 del 12 maggio prescrive che tutte le lampade per l’abbronzatura indoor siano conformi alla norma tecnica CEI EN 60335-2-27 (2005) ”Sicurezza degli apparecchi elettrici d'uso domestico e similare. Parte 2: Norme particolari per gli apparecchi per il trattamento della pelle con raggi ultravioletti ed infrarossi” e successive varianti.

Arpa Piemonte ha effettuato una prima campagna di misura della radiazione UV emessa dagli apparecchi abbronzanti negli anni 2010 e 2011 (Facta S; Saudino S; Bonino A.; Anglesio L.; d’Amore G. UV Emissions from Artificial Tanning Devices and Their Compliance with the European Technical Standard - Health Physics. 04(4):385-393, April 2013), e negli anni successivi ha continuato ad effettuare misurazioni su richiesta delle ASL.

Nel corso del 2022 ha effettuato 12 nuovi controlli in 12 centri estetici distribuiti sul territorio regionale, misurando un totale di 38 apparecchi.

L’obiettivo di tali indagini è verificare la conformità delle apparecchiature alle prescrizioni riportate nella norma tecnica sopra citata, con particolare riferimento al limite di 0.3W/m2 sull’irradianza efficace eritemale emessa dalle lampade. L’irradianza eritemale è un parametro indicativo dell’efficacia della radiazione UV a causare l’eritema. Il valore limite fissato corrisponde ad un indice UV uguale a 12, valore riscontrabile ai tropici in piena estate, a mezzogiorno e in condizioni di cielo sereno.

Nel grafico sottostante vengono riportati i valori di irradianza eritemale misurati all’interno degli apparecchi indagati ad una distanza di trattamento dalle lampade coerente con l’ingombro umano. I dati sono divisi tra dispositivi abbronzanti a bassa (18 apparecchi misurati) e ad alta pressione (20 apparecchi misurati)

Figura 7
Valori di irradianza eritemale emessi dalle lampade abbronzanti misurate nel 2022

Fonte: Arpa Piemonte


Dai dati riportati si evince che oltre la metà degli apparecchi controllati (il 55.3%, 21 su 38) non rispetta il limite di irradianza eritemale. Non ci sono differenze significative tra gli apparecchi ad alta e a bassa pressione: il 50% di quelli a bassa pressione e il 60% di quelli ad alta supera il limite.  Rispetto ai risultati derivati dalla prima campagna di misura del 2010-2011, precedente all’entrata in vigore del DM n° 110, in cui il 78% degli apparecchi ad alta pressione e il 100% di quelli a bassa non rispettavano il limite sull’irradianza eritemale, la situazione è migliorata, ma rimangono numerosi casi di non conformità. Pertanto, in numerosi casi gli utilizzatori si espongono a livelli di radiazione ultravioletta maggiori rispetto a quelli massimi prescritti nelle norme con conseguente aumento del rischio sanitario derivante dalle sovraesposizioni.

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Accanto all’attività di monitoraggio dell’indice UV, dal 1° luglio 2009 Arpa Piemonte ha intrapreso un programma previsionale, pubblicando sul proprio sito internet le previsioni di UVI su scala regionale, in condizioni di cielo sereno e, per alcune località, anche di copertura nuvolosa prevista.

Per approfondimenti consulta il sito di Arpa alla pagina dedicata alla radiazione ottica

Per approfondimenti consulta il documento UV- Index for the Public

Consulta la serie storica degli indicatori relativi all’indice UV