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Sport invernali
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SPORT E TEMPO LIBERO
Sport invernali
La stagione pandemica, da Covid-19, ormai alle spalle, aveva già consentito, in periodo di isolamento, di prendere coscienza dell’importanza dell’attività motoria e dello sport per la nostra società, per la salute, per la prevenzione e per il benessere psicofisico delle persone coinvolte. Quella stagione particolare, è stata per molti l’occasione per sperimentare e constatare l’impatto ambientale che hanno le conseguenze delle nostre azioni ed abitudini quotidiane, nonché dell’apporto benefico determinato dalla rivalutazione del proprio rapporto con gli ambienti naturali, con il mondo dell’outdoor e piu in generale l’impiego del proprio tempo libero in contesti ambientali e in attività per il tempo libero di quailità per il prorpio stato psicoficico.
A fronte di un’accresciuta sensibilità ambientale, tanto negli sportivi quanto nell’opinione pubblica, gli organizzatori degli eventi sportivi, siano essi locali che di rilievo nazionale ed internazionale, ci si trova a confrontarsi con l’evolversi di un’emergenza ambientale e climatica dagli effetti sempre più evidenti. In entrambe queste situazioni gli organismi coinvolti a tutti i livelli nell’organizzazione dei citati eventi non possono più esimersi dal rivolgere una maggiore attenzione ai temi riguardanti la salvaguardia ambientale nella progettazione e realizzazione delle manifestazioni e degli eventi.
È evidente a tutti, nello specifico, come le modalità di organizzazione delle manifestazioni sportive sino ad oggi attuate, abbiano molto spesso determinato pesanti impatti, come una enorme produzione di rifiuti (dai pacchi gara, agli allestimenti delle partenze e dei percorsi), un uso talvolta improprio e smodato di risorse idriche, un pesante impatto incontrollato dei trasporti a supporto delle stesse sull’inquinamento dell’aria e il depauperamento a volte selvaggio delle risorse negli ambiti ambientali ad esse direttamente collegate. Proprio per mitigare queste ripercussioni sull’ambiente sono state messe a punto da diverse istituzioni, anche a livello universitario, nuove modalità di organizzazione degli eventi (ad esempio maratone ‘plastic free’), atte a ridurre l’impatto sulle risorse del territorio. La Regione Piemonte, consapevole che lo sport può veicolare un messaggio volto a ridurre l’impatto ecologico e diffondere una nuova sensibilità ed una cultura legata alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile, ha previsto che gli organizzatori di eventi sportivi, per la concessione del patrocinio regionale e per l’eventuale sostegno economico, devono attenersi alle Linee guida relative all’organizzazione di manifestazioni sportive libere dalla plastica - Decalogo Piemonte Sport Plastic Free (D.G.R. 11 ottobre 2019, n. 12-372).
Nel settore fitness, pesantemente colpito dagli effetti della pandemia, la chiusura temporanea delle palestre e dei club in quasi tutto il mondo ha costretto gli operatori a diviersificare l’offerta, proponendo nuove modalità di fruizione delle attività: la possibilità di allenarsi a casa o, comunque all’aperto, con la fruizione di lezioni trasmesse via web, in diretta o registrate, dunque fruibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, promuovendo e rilanciando di fatto la pratica di attività sportive “Outdoor”: camminate, uscite in bicicletta, escursioni, sono diventante sempre più popolari; chi pratica sport si allena per lo più nei parchi cittadini, su piste ciclabili, in sentieri e aree adatte al trekking.
Tutto il Comparto neve – il quale nei processi di diversificazione e di rilancio dell’economia Regionale, in particolare montana, ha da sempre avuto un ruolo di particolare rilevanza, coerentemente con gli indirizzi dell’Unione Europea e nell’ambito delle proprie politiche di sviluppo e sostegno - permane in uno stato di sottoutilizzo, in conseguenza delle pesanti ripercussioni causate sia dall’acutizzarsi degli effetti negativi legati alle variazioni climatiche, sia dai lenti effetti inerziali di una ripresa non ancora pienamente attiva sul comparto del turismo invernale, sia a causa della levitazione generalizzata dei costi, soprattutto quelli correlati alla mobilità, causata dalla crisi energetica tutt’ora in atto.
Se negli ultimi decenni la vita di montagna ha subito grandi trasformazioni, anche grazie ai notevoli sforzi propulsivi dei principali attori locali dello sviluppo montano (investitori, promotori, gestori dei comprensori, degli impianti ecc. ), la spinta di una ripresa economica in atto nel paese ha accentuato il trend di trasformazione di un sistema che da quasi esclusivamente agricolo si sviluppa verso un sistema prevalentemente sportivo, ricreativo e turistico, il quale necessita di infrastrutturazioni, risorsededicate e programmazione degli interventi in armonia con il delicato equilibrio naturalistico e paesaggistico.
Sempre più, nel corso degli anni, è stato registrato un costante incremento del flusso turistico verso le aree montane, inizialmente in prevalenza nella stagione invernale per la grande varietà e offerta dei comprensori sciistici, successivamente anche in periodi diversi, legati alla fruizione generalistica delle bellezze ambientali della montagna e alla capacità degli operatori di diversificare l’offerta sportiva verso una fruizione destagionalizzata degli ambiti montani, in particolare nella stagione estiva.
L’aumento significativo di domanda non specialistica, aveva già spinto negli anni della pandemia, l’offerta a svilupparsi in attività sportive outdoor non strutturate, effettuabili da un lato indipendentemente dall’utilizzo degli impianti sciistici, come la pratica dello sci di fondo, dall’altro in attività libere, dalla fruizione immediata e non specializzata, come l’uso delle ciaspole e, più semplicemente, le camminate sulla neve con i ramponi o con i soli scarponi. La fruizione destagionalizzata e semplificata del turismo di montagna in stagioni diverse da quella invernale ha determinato l’avvicinamento di molte più persone alla pratica del trekking e del trail, ovvero di sport che possano beneficiare delle stesse infrastrutture esistenti per l’inverno, come quelle funiviarie, ma con un impatto più limitato sul territorio. Questo concetto di destagionalizzazione delle proposte sportive e ricreative si inserisce in un’ottica di valorizzazione del patrimonio ambientale, di conservazione delle risorse naturalistiche e, in definitiva dello sviluppo montano.
La stagione sciistica, che negli anni 2020-2021 era stata sostanzialmente nulla, a causa delle restrizioni normative connesse all’emergenza sanitaria, ha trovato in quest’anno un limite all’accoglienza del flusso turistico, nella gestione degli impianti sciistici, la cui programmazione degli interventi, delle attenzioni e delle risorse era stata, nel recente passato, subordinata alla soluzione di altre emergenze contingenti e che oggi tanto gli effetti legati ai cambiamenti climatici che da alcuni anni si stanno manifestando in maniera tangibile anche sul territorio montano piemontese, quanto la flessione economica dovuta alla crisi energetica, rischiano di comprometterne lo sviluppo.
Dal punto di vista delle precipitazioni, la stagione 2022/2023 è stata caratterizzata da scarse precipitazioni in autunno e mesi invernali molto moderatamente nevosi, connotati da deboli nevicate ed episodi di vento soprattutto sulle creste di confine settentrionali e occidentali.
In generale, il trend delle temperature conferma la proiezione in aumento, iniziata nel corso del secolo. Anche considerando scenari emissivi di mitigazione, l’incremento osservato negli ultimi 20 anni è allineato con le previsioni dello scenario ad elevate emissioni (quando non superiore), che stima l’incremento della temperatura media tra 1.7 e 2°C nello scenario in montagna al 2070, con un incremento importante al 2040 (0.6- 0.7°C).
Il riscaldamento progressivo comporta una diminuzione della frazione nevosa della precipitazione, un incremento della fusione del manto nevoso al suolo, a causa soprattutto delle elevate temperature primaverili e una diminuzione del potenziale nevoso nel mese di dicembre.
L’analisi di questi fenomeni climatici porta a stimare un importante e in via di incremento ricorso all’innevamento artificiale, a fronte di una crescente domanda di risorse idriche per usi diversi, sia per assicurare l’apertura degli impianti nel mese di dicembre e non perdere il periodo iniziale della stagione, sia per assicurare il raggiungimento dei 100 giorni di innevamento funzionali allo sci alpino, anche alle quote più elevate.
Anche le condizioni ottimali per la produzione della neve artificiale tenderanno a diminuire, soprattutto a inizio stagione (novembre-dicembre), quando l’innevamento gioca un ruolo essenziale per la sostenibilità economica delle stazioni sciistiche; pertanto una gestione attenta, anche organizzativa, dell’innevamento diventa indispensabile per il migliore sfruttamento delle opportunità.
A fronte di un’accresciuta sensibilità ambientale, tanto negli sportivi quanto nell’opinione pubblica, gli organizzatori degli eventi sportivi, siano essi locali che di rilievo nazionale ed internazionale, ci si trova a confrontarsi con l’evolversi di un’emergenza ambientale e climatica dagli effetti sempre più evidenti. In entrambe queste situazioni gli organismi coinvolti a tutti i livelli nell’organizzazione dei citati eventi non possono più esimersi dal rivolgere una maggiore attenzione ai temi riguardanti la salvaguardia ambientale nella progettazione e realizzazione delle manifestazioni e degli eventi.
È evidente a tutti, nello specifico, come le modalità di organizzazione delle manifestazioni sportive sino ad oggi attuate, abbiano molto spesso determinato pesanti impatti, come una enorme produzione di rifiuti (dai pacchi gara, agli allestimenti delle partenze e dei percorsi), un uso talvolta improprio e smodato di risorse idriche, un pesante impatto incontrollato dei trasporti a supporto delle stesse sull’inquinamento dell’aria e il depauperamento a volte selvaggio delle risorse negli ambiti ambientali ad esse direttamente collegate. Proprio per mitigare queste ripercussioni sull’ambiente sono state messe a punto da diverse istituzioni, anche a livello universitario, nuove modalità di organizzazione degli eventi (ad esempio maratone ‘plastic free’), atte a ridurre l’impatto sulle risorse del territorio. La Regione Piemonte, consapevole che lo sport può veicolare un messaggio volto a ridurre l’impatto ecologico e diffondere una nuova sensibilità ed una cultura legata alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile, ha previsto che gli organizzatori di eventi sportivi, per la concessione del patrocinio regionale e per l’eventuale sostegno economico, devono attenersi alle Linee guida relative all’organizzazione di manifestazioni sportive libere dalla plastica - Decalogo Piemonte Sport Plastic Free (D.G.R. 11 ottobre 2019, n. 12-372).
Nel settore fitness, pesantemente colpito dagli effetti della pandemia, la chiusura temporanea delle palestre e dei club in quasi tutto il mondo ha costretto gli operatori a diviersificare l’offerta, proponendo nuove modalità di fruizione delle attività: la possibilità di allenarsi a casa o, comunque all’aperto, con la fruizione di lezioni trasmesse via web, in diretta o registrate, dunque fruibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, promuovendo e rilanciando di fatto la pratica di attività sportive “Outdoor”: camminate, uscite in bicicletta, escursioni, sono diventante sempre più popolari; chi pratica sport si allena per lo più nei parchi cittadini, su piste ciclabili, in sentieri e aree adatte al trekking.
Tutto il Comparto neve – il quale nei processi di diversificazione e di rilancio dell’economia Regionale, in particolare montana, ha da sempre avuto un ruolo di particolare rilevanza, coerentemente con gli indirizzi dell’Unione Europea e nell’ambito delle proprie politiche di sviluppo e sostegno - permane in uno stato di sottoutilizzo, in conseguenza delle pesanti ripercussioni causate sia dall’acutizzarsi degli effetti negativi legati alle variazioni climatiche, sia dai lenti effetti inerziali di una ripresa non ancora pienamente attiva sul comparto del turismo invernale, sia a causa della levitazione generalizzata dei costi, soprattutto quelli correlati alla mobilità, causata dalla crisi energetica tutt’ora in atto.
Se negli ultimi decenni la vita di montagna ha subito grandi trasformazioni, anche grazie ai notevoli sforzi propulsivi dei principali attori locali dello sviluppo montano (investitori, promotori, gestori dei comprensori, degli impianti ecc. ), la spinta di una ripresa economica in atto nel paese ha accentuato il trend di trasformazione di un sistema che da quasi esclusivamente agricolo si sviluppa verso un sistema prevalentemente sportivo, ricreativo e turistico, il quale necessita di infrastrutturazioni, risorsededicate e programmazione degli interventi in armonia con il delicato equilibrio naturalistico e paesaggistico.
Sempre più, nel corso degli anni, è stato registrato un costante incremento del flusso turistico verso le aree montane, inizialmente in prevalenza nella stagione invernale per la grande varietà e offerta dei comprensori sciistici, successivamente anche in periodi diversi, legati alla fruizione generalistica delle bellezze ambientali della montagna e alla capacità degli operatori di diversificare l’offerta sportiva verso una fruizione destagionalizzata degli ambiti montani, in particolare nella stagione estiva.
L’aumento significativo di domanda non specialistica, aveva già spinto negli anni della pandemia, l’offerta a svilupparsi in attività sportive outdoor non strutturate, effettuabili da un lato indipendentemente dall’utilizzo degli impianti sciistici, come la pratica dello sci di fondo, dall’altro in attività libere, dalla fruizione immediata e non specializzata, come l’uso delle ciaspole e, più semplicemente, le camminate sulla neve con i ramponi o con i soli scarponi. La fruizione destagionalizzata e semplificata del turismo di montagna in stagioni diverse da quella invernale ha determinato l’avvicinamento di molte più persone alla pratica del trekking e del trail, ovvero di sport che possano beneficiare delle stesse infrastrutture esistenti per l’inverno, come quelle funiviarie, ma con un impatto più limitato sul territorio. Questo concetto di destagionalizzazione delle proposte sportive e ricreative si inserisce in un’ottica di valorizzazione del patrimonio ambientale, di conservazione delle risorse naturalistiche e, in definitiva dello sviluppo montano.
La stagione sciistica, che negli anni 2020-2021 era stata sostanzialmente nulla, a causa delle restrizioni normative connesse all’emergenza sanitaria, ha trovato in quest’anno un limite all’accoglienza del flusso turistico, nella gestione degli impianti sciistici, la cui programmazione degli interventi, delle attenzioni e delle risorse era stata, nel recente passato, subordinata alla soluzione di altre emergenze contingenti e che oggi tanto gli effetti legati ai cambiamenti climatici che da alcuni anni si stanno manifestando in maniera tangibile anche sul territorio montano piemontese, quanto la flessione economica dovuta alla crisi energetica, rischiano di comprometterne lo sviluppo.
Dal punto di vista delle precipitazioni, la stagione 2022/2023 è stata caratterizzata da scarse precipitazioni in autunno e mesi invernali molto moderatamente nevosi, connotati da deboli nevicate ed episodi di vento soprattutto sulle creste di confine settentrionali e occidentali.
In generale, il trend delle temperature conferma la proiezione in aumento, iniziata nel corso del secolo. Anche considerando scenari emissivi di mitigazione, l’incremento osservato negli ultimi 20 anni è allineato con le previsioni dello scenario ad elevate emissioni (quando non superiore), che stima l’incremento della temperatura media tra 1.7 e 2°C nello scenario in montagna al 2070, con un incremento importante al 2040 (0.6- 0.7°C).
Il riscaldamento progressivo comporta una diminuzione della frazione nevosa della precipitazione, un incremento della fusione del manto nevoso al suolo, a causa soprattutto delle elevate temperature primaverili e una diminuzione del potenziale nevoso nel mese di dicembre.
L’analisi di questi fenomeni climatici porta a stimare un importante e in via di incremento ricorso all’innevamento artificiale, a fronte di una crescente domanda di risorse idriche per usi diversi, sia per assicurare l’apertura degli impianti nel mese di dicembre e non perdere il periodo iniziale della stagione, sia per assicurare il raggiungimento dei 100 giorni di innevamento funzionali allo sci alpino, anche alle quote più elevate.
Anche le condizioni ottimali per la produzione della neve artificiale tenderanno a diminuire, soprattutto a inizio stagione (novembre-dicembre), quando l’innevamento gioca un ruolo essenziale per la sostenibilità economica delle stazioni sciistiche; pertanto una gestione attenta, anche organizzativa, dell’innevamento diventa indispensabile per il migliore sfruttamento delle opportunità.
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Per approfondimenti consulta la pagina dedicata al Rendiconto nivometrico 2021-22.
Scarica il Rendiconto Nivometrico in Piemonte Stagione 2021/2022.
Per approfondimenti consulta il video relativo al RENDICONTO NIVOMETRICO 2020-21 IN PIEMONTE E VALLE D'AOSTA
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