Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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Siti in bonifica censiti in Piemonte

I siti contaminati rappresentano una delle fonti di pressione di origine antropica maggiormente rilevante per la qualità delle risorse ambientali presenti sul territorio, nonché una delle principali criticità da affrontare nella riconversione delle aree industriali, spesso all’interno dei centri urbani.
L’obiettivo della bonifica di tali siti è di restituire agli usi residenziali, industriali o anche alla libera evoluzione naturale, aree con livelli di contaminazione compatibili con il rischio minimo; ciò comporta da una parte l’individuazione di obiettivi di concentrazioni di contaminanti a bonifica avvenuta (obiettivi di bonifica) validi per garantire un livello di rischio sanitario-ambientale accettabile e, al contempo, garantire la sostenibilità economica dell’intervento.
In oltre 15 anni di applicazione di questa metodologia, individuata dal dettato normativo con l’approccio basato sull’analisi di rischio, se ne sono apprezzati i vantaggi ma se ne sono spesso visti i limiti e la discussione a livello nazionale è attualmente ancora in corso. L’esigenza di avere strumenti previsionali sempre più affidabili e condivisi, in grado di consentire uno sviluppo realmente sostenibile, è sentita sia dalle istituzioni sia dal mondo delle imprese, nel comune auspicio che il percorso di revisione degli allegati tecnici alla parte relativa ai siti contaminati del Testo Unico Ambientale, già intrapreso in passato, possa mettere a disposizione gli strumenti necessari.

La legislazione nazionale in materia di bonifica dei siti contaminati è dettata dal D.Lgs. 152/06 , Parte IV, Titolo V. Per approfondire il contesto normativo e le procedure di gestione dei siti contaminati, consultare il sito di Arpa.


L'indicatore siti contaminati rientra nel set di indicatori di Benessere e sostenibilità BES, che illustrano i 12 domini rilevanti per la misura del benessere, aggiornati e commentati annualmente nel Rapporto Bes.

A tal proposito è interessante evidenziare che l’indicatore si basa unicamente sulla superficie di territorio interessata dalla presenza di siti contaminati (“Incidenza dei siti di interesse nazionale (Sin) e dei siti di competenza delle Regioni sulla superficie territoriale”), dato più facilmente confrontabile, prescindendo dal tipo e dal livello delle contaminazioni.


I siti contaminati in Piemonte

I siti contaminati, o che sono stati interessati da una contaminazione, sono censiti nell’Anagrafe Regionale dei Siti Contaminati, che fornisce un quadro aggiornato relativo agli impatti sulle matrici ambientali e ai procedimenti di bonifica e ripristino ambientale conclusi e in corso di realizzazione.

Attualmente i siti censiti sull’intero territorio regionale sono 2.012, di cui 824 con procedimento attivo e 1188 conclusi (dato aggiornato al 1° marzo 2023), secondo il dettaglio della Figura 1.
La Città Metropolitana di Torino possiede da sola quasi la metà dei siti presenti in banca dati, anche se è necessario leggere tale dato in rapporto all’estensione, alla concentrazione e alla qualità delle attività insediate; seguono le province di Alessandria e Novara.

Figura 1
Siti con procedimento di bonifica censiti nell’Anagrafe regionale dei siti contaminati, distribuzione per Provincia

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

In relazione alla situazione attuale dello stato tecnico-amministrativo dei procedimenti di bonifica, la Tabella 1 mostra, su base regionale, il superamento del numero dei procedimenti conclusi rispetto ai procedimenti attivi, dato che nel corso degli ultimi anni è in progressivo consolidamento.

Tabella 1
Situazione generale tecnico-amministrativa dei siti con procedimento di bonifica presenti in Piemonte


2012

Siti in Anagrafe

824

Procedimenti attivi

328

Siti potenzialmente contaminati

Gestione

496

Siti contaminati accertati

1188

Procedimenti conclusi

653

Intervento non necessario (es.  messa in sicurezza d’emergenza MISE)

Archivio

397

Intervento concluso (certificazione bonifica o presa d'atto)

138

Valutati non contaminati a seguito Analisi di Rischio

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Un sito si definisce “potenzialmente contaminato” quando, effettuate le indagini preliminari e, qualora necessaria, la caratterizzazione, si sia verificato il superamento delle CSC anche per un solo parametro.

Per Concentrazioni di Soglia di Contaminazione CSC si intendono le concentrazioni di sostanze contaminanti riportate nelle tabelle 1 (per suolo e sottosuolo) e 2 (per le acque sotterranee) dell’Allegato 5 alla Parte IV del D.Lgs. 152/2006 che definiscono la contaminazione.

Ai siti potenzialmente contaminati che hanno concluso la fase di caratterizzazione, utile a conoscere tipo e livello di contaminazione, è applicata la procedura di Analisi di rischio sito-specifica per la determinazione delle Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR). Qualora accertato il superamento delle CSR il sito è dichiarato “contaminato accertato” e deve essere presentato, approvato ed eseguito un intervento di bonificamessa in sicurezza che consenta di minimizzare e ricondurre ad accettabilità il rischio derivante dallo stato di contaminazione presente.

Nella seguente Tabella 2 è presente il dettaglio della situazione tecnico-amministrativa su base territoriale provinciale.

Tabella 2
Situazione tecnico-amministrativa dei siti con procedimento di bonifica presenti in Piemonte con dettaglio provinciale

PROVINCIA

AL

AT

BI

CN

NO

TO

VCO

VC

Siti potenzialmente contaminati

29

18

14

12

36

177

17

25

Siti contaminati accertati

44

18

10

12

46

293

23

50

ATTIVI

73

36

24

24

82

470

40

75

Intervento non necessario

146

34

38

38

50

282

53

12

Intervento concluso (certificazione bonifica)

45

28

32

30

116

94

18

34

Non contaminati a seguito Analisi di Rischio

34

0

10

4

24

52

7

7

CONCLUSI

225

62

80

72

190

428

78

53



Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

EVOLUZIONE DEI SITI CON PROCEDIMENTO DI BONIFICA

Il numero totale di siti censiti nell’Anagrafe regionale cresce ogni anno in quanto rappresenta la traccia di tutti i procedimenti di bonifica che sono stati aperti nel corso del tempo. Per avere un quadro maggiormente rappresentativo della situazione è opportuno distinguere i siti con procedimento attivo da quelli con procedimento concluso (Figura 2).

Figura 2
Siti con procedimento di bonifica censiti in Anagrafe per anno e per stato (2011-2023)

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

I procedimenti conclusi risultano più numerosi dei procedimenti attivi, consolidando un andamento positivo registrato negli ultimi sette anni, con un tasso di crescita maggiore per i procedimenti conclusi.

La situazione è peraltro destinata a migliorare ulteriormente in considerazione del fatto che alcuni procedimenti risultano formalmente ancora attivi ma, a bonifica sostanzialmente conclusa, sono in atto unicamente i monitoraggi post operam, necessari per arrivare alla certificazione finale del sito. Inoltre, una politica regionale di pianificazione finalizzata alla riattivazione dei procedimenti che attualmente risultano interrotti, potrebbe portare alla chiusura un numero significativo di procedimenti. A questo proposito, alla fine del 2020, con Decreto n. 269 del 29.12.2020, il Ministero ha stanziato risorse per finanziare interventi di bonifica sui siti orfani e nel 2021 Regione ha individuato gli interventi prioritari che è possibile finanziare.

La situazione è descritta con un dettaglio diverso nella Figura 3 in cui viene mostrato il numero di nuovi siti inseriti in Anagrafe ogni anno in relazione al numero di siti conclusi nello stesso anno.  
Rispetto ai dati dello scorso anno, risultano 58 nuovi procedimenti di bonifica e 53 procedimenti conclusi, mentre il numero di procedimenti attivi aumenta di 5 unità. I dati del 2021 erano condizionati da un processo di aggiornamento e verifica delle informazioni contenute nella banca dati ASCO avviato dalla Provincia di Alessandria, che ha portato all’incremento dei siti complessivi (di circa 50 unità) ma a un contestuale aumento dei siti conclusi (oltre 80), mentre per il 2022 si registra un ritorno all’andamento rilevato negli anni precedenti.

Figura 3
Nuovi siti inseriti in Anagrafe e siti conclusi su base annuale - anni 2011-2022

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

La durata del procedimento di bonifica dipende da diversi fattori: la complessità del sito, la rilevanza economica dell’area interessata dalla contaminazione, la tecnica individuata per la bonifica. Esistono situazioni in cui il procedimento è aperto da molti anni; in questi casi è opportuno ricercare le cause della lentezza dell’azione di bonifica per porvi rimedio. Per i 328 siti potenzialmente contaminati, che si trovano nelle fasi precedenti all’approvazione dell’Analisi di Rischio, si individuano immediatamente le situazioni anomale rispetto alle tempistiche dettate dalla norma per l’avanzamento delle diverse fasi del procedimento risultanti dall’ASCO (Figura 4 e Figura 5); i siti per i quali il procedimento non risulta dai dati dell’ASCO proseguito oltre la fase di notifica sono oltre il 60%; questo dato è in parte affetto dal mancato aggiornamento delle informazioni in Anagrafe.

Figura 4
Stato di avanzamento dell’iter procedurale per i siti potenzialmente contaminati

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Associando la data di riferimento per ciascuna delle fasi indicate nella Figura 4, si rileva che dai dati in Anagrafe i procedimenti fermi nella medesima fase da meno di 1 anno rappresentano la classe meno frequente, prevalgono invece le classi di età comprese rispettivamente fra 1 e 5 anni, fra 5 e 10 anni e maggiori di 10 anni, come si vede in Figura 5. Pertanto, la maggior parte dei siti per i quali in Anagrafe è indicata soltanto la notifica rappresenta un’anomalia che può essere dovuta all’inerzia del soggetto obbligato, all’inerzia dell’Amministrazione procedente o più semplicemente ad un mancato aggiornamento dei dati. In tutti i casi è necessaria un’azione di approfondimento da parte dell’ente che deve agire in via sostitutiva, nell’ambito dell’applicazione delle regole regionali di pianificazione e gestione dei siti contaminati.

Figura 5
Classi di età del procedimento per i siti potenzialmente contaminati

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

LE CAUSE DI CONTAMINAZIONE E I CONTAMINANTI PRESENTI NEI SITI CON PROCEDIMENTO DI BONIFICA

Le cause della contaminazione possono essere imputate principalmente alla cattiva gestione di impianti e strutture, alla scorretta gestione di rifiuti e ad eventi accidentali (Figura 6).

Figura 6
Eventi causa di contaminazione

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Considerando i siti per i quali il dato è disponibile, si rileva che tra i siti attivi, sono presenti in misura analoga siti che presentano contaminazione solo su solo/sottosuolo e in suolo/sottosuolo e acque, mentre tra i siti conclusi quelli con contaminazione solo nella matrice suolo/sottosuolo sono il 70% circa; questa differenza è ragionevolmente dovuta alla minore complessità degli interventi di bonifica sulla matrice suolo/sottosuolo rispetto alla bonifica delle acque sotterranee.

Figura 7
Matrici ambientali impattate per stato del procedimento

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Sui siti con procedimento di bonifica si svolgono o si sono svolte principalmente attività commerciali, industriali o di gestione rifiuti (Figure 8 e 9); considerando le attività commerciali prevalgono i siti in attività mentre per quanto riguarda le attività industriali il numero di siti in attività è di poco superiore a quello dei siti dismessi.

Figura 8
Attività svolta sui siti con procedimento di bonifica

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Figura 9
Ripartizione fra siti in attività e siti dismessi

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Nella Figura 9, sotto la voce “altro” rientrano tipologie di siti con procedimento di bonifica per i quali la suddivisione tra “sito in attività” e “sito dismesso” non è particolarmente significativa (sversamenti dovuti a incidenti stradali, rottura di cabine elettriche di trasformazione, perdite da cisterne di combustibile per riscaldamento…).

La famiglia di contaminanti principalmente responsabile della contaminazione dei suoli è senza dubbio rappresentata dagli idrocarburi (Figura 10), che viene rilevata nel 62% dei siti, seguita dalla combinazione contaminanti inorganici più idrocarburi e dai soli contaminanti inorganici. La rilevanza di una contaminazione dipende fondamentalmente dalla concentrazione delle sostanze presenti nel terreno e dalla loro tossicità. Così, all’interno della famiglia degli idrocarburi, le sostanze cancerogene come il benzene hanno una diversa rilevanza rispetto, ad esempio, ad altri idrocarburi leggeri e pesanti molto più diffusi nei siti contaminati (Figura 11).

Nel 3% dei siti si riscontrano anche i PCB, composti aromatici clorurati ad elevata stabilità, utilizzati in passato in numerose applicazioni industriali e civili (es. nei condensatori e nei trasformatori, come additivi nei fluidi lubrificanti), che devono la loro pericolosità alla persistenza nell'ambiente e alla possibilità di bioaccumulo negli organismi viventi.

Figura 10
Siti con presenza di specifiche famiglie di contaminanti nel suolo e sottosuolo

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Figura 11 
Principali idrocarburi presenti nel suolo e sottosuolo

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Per i dati relativi ai contaminanti presenti nelle acque dei siti con procedimento di bonifica, consultare la pagina sulle acque.

I PUNTI VENDITA CARBURANTI

I punti vendita di carburante (PVC) sono una tipologia di siti in bonifica numerosa e capillarmente diffusa sul territorio, anche se di estensione in genere abbastanza limitata; questa tipologia di siti rappresenta quasi il 26% circa dei siti con procedimento di bonifica censiti nell’Anagrafe in Piemonte, il 23% dei siti con procedimento in corso e il 27% dei siti con procedimento concluso.
La distribuzione sul territorio di questa tipologia di siti vede una concentrazione maggiore nel torinese (analogamente a quanto accade per la generalità dei siti) e a seguire in Provincia di Alessandria (Figura 12).

Figura 12
Punti Vendita Carburante con procedimento di bonifica per stato e territorio

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Il numero rilevante e la specificità di questa tipologia di siti è stata individuata dal legislatore, che con il D.Lgs. 152/2006 ha previsto l’emanazione di un Regolamento dedicato, che prevede criteri semplificati per la caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica (Decreto MATTM 12 febbraio 2015 n. 31 “Regolamento recante criteri semplificati per la caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dei punti vendita carburanti, ai sensi dell'articolo 252, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”). Tali modalità semplificate da un lato rendono meno rigido il procedimento di bonifica per i PVC e aumentano l’autonomia di gestione del responsabile della contaminazione, almeno nella prima fase (realizzazione degli interventi di messa in sicurezza d’emergenza MISE ed esecuzione delle indagini ambientali di caratterizzazione), dall’altro possono comportare una maggiore difficoltà per l’Ente di controllo nel seguire l’evolversi del procedimento attivato e quindi di intervenire in maniera maggiormente pronta e mirata qualora necessario.
La diffusione sul territorio dei PVC comporta di frequente il coinvolgimento negli iter procedurali anche di piccoli Comuni, elemento che può determinare alcune difficoltà, soprattutto alla luce dell’importante ruolo che in Piemonte svolge il Comune nel procedimento di bonifica.
Altri aspetti critici specifici di questa tipologia di sito sono legati alla molteplicità dei gestori dei PVC e quindi di diversità di approccio tecnico. La possibilità prevista dal DM 31/2015 di seguire modalità semplificate per l’Analisi di Rischio (ovvero la facoltà di non considerare percorsi quali la “lisciviazione dal suolo e migrazione al Punto di Conformità (POC)” e la “migrazione diretta da falda al POC”), si traduce quasi sempre nella valutazione del solo rischio connesso all'inalazioni di polveri o vapori e nella verifica presso il POC della conformità ai valori di riferimento delle acque sotterranee in uscita dal sito. Nonostante la norma indichi che la mancata attivazione dei percorsi di migrazione sia un’opzione da valutare in accordo con gli Enti di controllo, l’eventualità di includere tali valutazioni trova spesso forti resistenze da parte dei consulenti.
Confrontando la situazione generale dei siti con procedimento di bonifica (Tabella 1) con quella dei siti “Punti Vendita Carburante” (Tabella 3) si può osservare che tra i procedimenti conclusi c’è una maggiore prevalenza delle tipologie “Intervento non necessario” (57% sui conclusi rispetto al 55%) e “Non valutati contaminati a seguito di analisi di rischio” (14% sui conclusi rispetto al 12%). I siti attivi di questa tipologia per i quali si è nella fase di analisi di rischio o precedente sono il 43% del totale, contro circa il 40% della situazione generale.  

Tabella 3
Situazione generale tecnico-amministrativa dei siti “Punti Vendita Carburante” con procedimento di bonifica presenti in Piemonte

517

Punti Vendita Carburante

192

Procedimenti attivi

82

Siti potenzialmente contaminati

110

Siti contaminati accertati

325

Procedimenti conclusi

184

Intervento non necessario (es. dopo messa in sicurezza d’emergenza)

95

Intervento concluso (certificazione bonifica o presa d'atto)

46

Non valutati contaminati a seguito Analisi di Rischio



Relativamente al numero di procedimenti ancora attivi occorre precisare che nella fase di valutazione di chiusura dei procedimenti e certificazione per i PVC la persistenza di superamenti per i parametri ferro e manganese nelle acque sotterranee (contaminanti indotti dall’instaurazione di condizioni riducenti nell’acquifero, anche in seguito a corretta esecuzione delle attività di bonifica) può costituire un ostacolo alla conclusione dei procedimenti che, pertanto, possono allungarsi senza beneficio reale in termini ambientali.

Per quel che riguarda più nello specifico la dismissione dei serbatoi interrati, compresi quello a servizio di impianti termici, che spesso porta all’individuazione di contaminazioni residue con superamenti dei valori di CSC e quindi all’apertura di un procedimento di bonifica, la normativa non prevede più l'obbligo di comunicazione, fatte salve alcune indicazioni di massima. Pertanto, i tempi di comunicazione ad ARPA da parte del soggetto interessato riguardo all’esecuzione di campionamenti non sempre sono sufficienti alla programmazione dei controlli. In questo senso possono essere di aiuto le indicazioni procedurali inserite nei regolamenti comunali che talvolta, soprattutto per i Comuni più grandi, consentono ai servizi di tutela di Arpa di organizzare una squadra operativa in grado di presenziare alla rimozione dei serbatoi, valutando lo stato ambientale dei terreni sottostanti e, ove necessario, procedendo al prelievo di campioni di controllo finalizzati a validare l’indagine preliminare condotta nell’area.

SITI DI INTERESSE NAZIONALE IN PIEMONTE

Sul territorio della Regione Piemonte sono presenti cinque Siti di Interesse Nazionale (SIN), riconosciuti dallo Stato in funzione delle caratteristiche del sito, delle caratteristiche degli inquinanti e della loro pericolosità, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali.
La procedura relativa all’iter di bonifica dei SIN è attribuita alla competenza del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica che si avvale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente delle regioni interessate (Arpa) e dell'Istituto superiore di sanità (ISS) nonché di altri soggetti qualificati pubblici o privati.
I SIN piemontesi sono elencati nella Tabella 4.

Tabella 4
Siti di interesse Nazionale


Sito di Interesse Nazionale (SIN Istituzione SIN (rif. normativo) Decreto Perimetrazione
Cengio e Saliceto art. 1 L 426/98 DM 20/10/1999
Balangero art. 1 L 426/98 DM 10/01/2000
Casale Monferrato art. 1 L 426/98 DM 10/01/2000
Pieve Vergonte art. 1 L 426/98 DM 10/01/2000
Serravalle Scrivia art. 14 L 179/02 DM 07/02/2003

Per i siti di Casale Monferrato e Balangero la contaminazione è legata in specifico alla presenza di amianto.

Per i siti dell’Ex Acna di Cengio e Saliceto e dell’Ex Enichem di Pieve Vergonte la contaminazione è riconducibile alla presenza di attività industriali storiche, mentre per il sito dell’ex Ecolibarna di Serravalle Scrivia deriva dalla presenza, nel secolo scorso, di un’attività di gestione di rifiuti.

L’area Basse di Stura nel Comune di Torino, ricompresa dal 2002 nei siti di interesse nazionale, con decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del gennaio 2013 è stata esclusa dall’elenco dei SIN e la competenza del procedimento è passata al Comune di Torino, secondo quanto previsto dalla L.R. 42/2000.

SITO DI INTERESSE NAZIONALE DI PIEVE VERGONTE

Il sito industriale oggetto di bonifica è ubicato nel territorio del Comune di Pieve Vergonte, in provincia di Verbania, nella media Val d’Ossola, in destra orografica del fiume Toce. Confina a nord con la SP n.117, ad est con la SS n. 33 del Sempione, a nord-est con la ferrovia Novara/Domodossola e ad ovest con l’abitato di Pieve Vergonte. L’area dello stabilimento si estende su una superficie totale di circa 37 ettari, dei quali circa 20 sono occupati da attività produttive condotte attualmente dalla Società HydroChem Italia.
Lo stabilimento industriale è sorto attorno al 1915 e le lavorazioni inizialmente erano volte alla produzione di cloro e gas ad uso bellico; successivamente venne sviluppata la produzione di clorurati organici, di arsenico e suoi derivati. Nel dopoguerra venne avviata la produzione di DDT. Nello stesso periodo erano attive le seguenti produzioni: linea cloro-soda con celle Krebbs, acido solforico con forni di arrostimento di pirite, oleum, acido clorosolfonico, ammoniaca sintetica da cracking di metano, solfuro di carbonio, cloralio, acido ossalico, acido formico, fertilizzanti a base di N-P-K, mono e diclorobenzeni, solfato ammonico e tetracloruro di carbonio. Il 30 giugno 1996 è stata fermata la produzione di DDT e il 30 giugno 1997 sono state fermate le produzioni di cloralio e acido clorosolfonico.
Ad oggi l’unica attività presente su una porzione dell’ex stabilimento è rappresentata dall’industria chimica della società HydroChem Italia.
Dalle numerose campagne di indagini svolte negli anni (1995-2006) è stato possibile caratterizzare il sito per la contaminazione dei terreni (suolo superficiale e profondo) e le acque di falda. L’area risulta contaminata in massima parte da: Arsenico, Mercurio, altri metalli (Piombo, Rame, Zinco, Vanadio, Selenio, Nichel, Antimonio, Cadmio), DDT e suoi derivati, Esaclorobenzene, Esaclorocicloesani, Idrocarburi clorurati alifatici e aromatici, Benzene, Idrocarburi leggeri e pesanti, Idrocarburi policiclici aromatici, Policlorobifenili, Diossine e Furani.
L’approvazione del Progetto Operativo di Bonifica (POB) è avvenuta nell’ottobre 2013.
Il soggetto che ha in capo la bonifica del sito è la società Eni Rewind S.p.A.
Il progetto prevede interventi su terreni e acque sotterranee contaminate per un arco temporale complessivo di circa 12 anni.
Per quanto riguarda gli interventi sui terreni, è prevista l’escavazione dei terreni contaminati e il confinamento in sito in un impianto della capacità di circa 680.000 m3, oltre alla realizzazione di un impianto di soil washing.
Per quanto riguarda gli interventi sulle acque sotterranee, sono previsti interventi per contenere idraulicamente il flusso di acqua che scorre sotto il sito, ridurre la massa di contaminante presente anche nelle aree sorgenti e preservare la risorsa idrica incontaminata.
I lavori sono stati avviati nel corso del 2016.

Nel corso dei lavori si è resa necessaria una variante al progetto principalmente per l’aumento della volumetria dei terreni risultati contaminati; Eni Rewind S.p.A. ha quindi trasmesso al MITE un documento di variante, ad oggi in fase di istruttoria da parte degli Enti coinvolti nel procedimento di bonifica. Sono in corso di ottenimento le autorizzazioni locali per i depositi, propedeutiche all’approvazione della variante al progetto di bonifica da parte del competente Ministero. Il nuovo cronoprogramma degli interventi prevede l’ultimazione dei lavori per l’anno 2028.

Il piano di monitoraggio ambientale riguarda le seguenti componenti.
Per ciascuna delle componenti ambientali atmosfera, rumore, acque superficiali e sotterranee, vegetazione, fauna ed ecosistemi è previsto un monitoraggio progettato per fasi (ante operam, in corso d’opera, post operam) e cadenzato considerando l’avanzamento spaziale e temporale delle principali attività connesse agli interventi previsti nel progetto operativo di bonifica.
Nel corso del 2016 è terminato il monitoraggio ante operam ed è pertanto in corso il monitoraggio della realizzazione delle opere di bonifica, iniziate ufficialmente nell’aprile 2017. Arpa Piemonte provvede allo svolgimento delle proprie attività istituzionali operando sia nella supervisione delle attività di campo e validazione delle risultanze analitiche di Eni Rewind S.p.A., sia direttamente con il prelievo e l’analisi di campioni di diverse matrici.
Infine, benché l’amianto non sia uno degli inquinanti caratteristici del sito, dopo il recente rinvenimento di terreni con presenza di amianto di origine antropica in una porzione del sito, gestiti all’interno del cantiere di bonifica, l’amianto è stato inserito fra le sostanze contaminanti di interesse per il sito.

Figura 13
Denominazione convenzionale delle aree


SITO DI INTERESSE NAZIONALE EX ECOLIBARNA DI SERRAVALLE SCRIVIA

ll Sito di Interesse Nazionale denominato ex-Ecolibarna si trova nel Comune di Serravalle Scrivia, nella parte orientale della provincia di Alessandria, a circa 8 km dall'abitato di Novi Ligure; la situazione di contaminazione è conseguenza delle attività degli impianti della ex Ecolibarna e della ex Gastaldi Oli Lubrificanti S.p.A.
L'area è delimitata a Ovest dalla S.S. n. 35 dei Giovi, a Nord e a Est da una strada comunale e a Sud–SudOvest dalla ferrovia Genova–Torino.
Fin dal 1940 il sito è stato sede di un complesso industriale che effettuava il deposito di oli minerali, combustibili e lubrificanti, il trattamento di oli minerali per la produzione di oli bianchi, nonché la rigenerazione di oli minerali lubrificanti esausti con acido solforico concentrato e precipitazione della parte idrocarburica catramosa (“melme acide”). A partire dal 1983 sul sito cominciò ad operare la società Ecolibarna S.r.l in possesso dell’autorizzazione per la raccolta e lo smaltimento di rifiuti speciali e tossico-nocivi sia liquidi che solidi. Nel periodo di attività di Ecolibarna sul sito transitarono rifiuti di ogni genere e, successivamente, rifiuti di diversa natura furono ritrovati interrati in alcune aree del sito.
Nel 1984 e 1985 la Regione Piemonte revocò l’autorizzazione allo smaltimento e impose la cessazione di tutte le lavorazioni effettuate nell’area.
Le operazioni di bonifica del SIN sono state incentrate sul risanamento del territorio dalla presenza di rifiuti tossico-nocivi, allo stato liquido e solido che hanno provocato la contaminazione del terreno e delle acque sotterranee sia nelle aree interne che nelle aree esterne allo stabilimento.
Il Ministero della Protezione Civile affidò alla ditta Castalia S.p.A. (poi Fisia Italimpianti) l’incarico di effettuare la bonifica del sito industriale e la messa in sicurezza dei materiali presenti nell’area, attività che proseguì fino al 1995 quando le evidenze di contaminazione riscontrate sul sito fecero emergere la necessità di un intervento più ampio di quello previsto.
La delimitazione effettuata con il Decreto 7 febbraio 2003 comprende l'area dell'insediamento industriale dismesso della ex Ecolibarna S.r.l. ed ex Gastaldi Oli Lubrificanti S.p.A. e si estende alle aree a valle fino alla sponda del Torrente Scrivia, per un totale di circa 70.000 m2.
Dopo l’operato di due commissari delegati per la bonifica, attualmente il soggetto competente all'attuazione del programma di bonifica è la Provincia di Alessandria (come da Accordo di Programma tra Ministero, Regione, Provincia e Comune di Serravalle Scrivia dell'aprile 2015).
I lavori sinora eseguiti hanno riguardato la caratterizzazione del sito dello stabilimento eseguita da Arpa Piemonte, caratterizzazioni in aree esterne, prove pilota, attività di monitoraggio, progettazione di lotti di intervento, realizzazione di opere di messa in sicurezza d’emergenza e bonifica. A seguito dei risultati analitici sulle acque sotterranee dello stabilimento sono stati progettati e approvati gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza della falda.
Di significativa importanza è il diaframma plastico impermeabile immorsato ad una profondità variabile tra circa 8 m e 12 m dal piano campagna, realizzato a monte del sito, in particolare della cosiddetta area discariche, su una lunghezza di circa 250 m ad integrazione di interventi di impermeabilizzazione superficiale e di opere di captazione e gestione del percolato.
L’Accordo di Programma sopra citato, oltre a costituire un quadro organico di riferimento per la gestione dei finanziamenti disponibili e quelli successivamente reperibili, indica una serie di interventi da attuare grazie alle disponibilità finanziarie esistenti:
- Completamento del diaframma plastico a bassa permeabilità;
- Bonifica nell’ambito dell’Area Impianti (rimozione di manufatti, asportazione parziale del terreno contaminato e iniezione di reagenti per incentivare la degradazione di idrocarburi e VOC nelle acque di falda).
- Emungimento di acqua contaminata dall’acquifero superficiale e smaltimento in impianto di trattamento, in funzione dal settembre 2016.
- Monitoraggi e gestione delle discariche al fine di tenere sotto controllo l’evoluzione della contaminazione e di prevenire situazioni di criticità.
- Interventi di bonifica sulle acque sotterranee in zona Fabbricone (Air Sparging e Soil Vapour Extraction).
Nel 2018 sono stati conclusi i lavori di bonifica della cosiddetta Area Impianti, consistenti nella rimozione dei manufatti esistenti, nell’asportazione del terreno contaminato e nell’iniezione di reagenti per incentivare la degradazione di idrocarburi e VOC nelle acque di falda; nella primavera del 2020 si sono conclusi i previsti monitoraggi ambientali per la valutazione dell'efficacia dell'intervento (8 campagne di campionamento della acque di falda) con risultati per ora in linea con quanto atteso.
Nel 2021 sono stati conclusi i lavori di completamento del diaframma plastico a bassa permeabilità, per la cinturazione completa della cosiddetta area discariche.
Al SIN risultavano assegnate risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), programmazione 2014-2020, per poco meno di 8 milioni di euro. Con Delibera CIPE 28 luglio 2020, n. 31, tali risorse sono state diversamente riprogrammate e si è quindi in attesa che al sito possano essere destinate quanto prima risorse del Piano Nazionale per le Bonifiche, per procedere con gli interventi più urgenti e che la nuova programmazione FSC per il periodo 2021-2027 riassegni al SIN Serravalle Scrivia risorse non inferiori a quanto definanziato. Nel frattempo la Regione si è attivata per reperire risorse alternative, da destinarsi ad un intervento, non compreso nell’Accordo, per la regimazione del Rio Negraro, corso d’acqua che attraversa l’area oggetto di bonifica e che, a causa degli eventi calamitosi degli ultimi anni, in particolare dell’autunno 2019, ha arrecato danni e dimostrato la necessità di un intervento urgente di sistemazione idraulica e di bonifica dell’alveo e delle sponde.

Figura 14
Sito ex Ecolibarna di Serravalle Scrivia


SITO DI INTERESSE NAZIONALE EX SITO ESTRATTIVO DI BALANGERO E CORIO

L’ex miniera di amianto di Balangero e Corio è un Sito di Interesse Nazionale ubicato 30 km a nord-ovest di Torino; all’interno di esso è stata effettuata l’estrazione di amianto di serpentino a partire da-gli anni ’20 fino al 1990, anno del fallimento della Società Amiantifera di Balangero S.p.A.
Il territorio occupato dal sito minerario comprende un’area montuosa di superficie pari a circa 310 ettari e un complesso industriale esteso su circa 40 mila metri quadrati.
La storia industriale del sito si è sviluppata a cavallo dei due conflitti mondiali per divenire, negli anni ’70, una delle più moderne realtà industriali del settore, con una produzione media annua compresa tra 130 mila e 160 mila tonnellate di amianto, venduto per oltre il 60% sul mercato estero.
La superficie perimetrata del sito comprende la zona di estrazione, gli stabilimenti per la lavorazione dell’amianto, due discariche di materiale lapideo e le vasche di decantazione fanghi.
Attualmente sul sito vi sono attività che competono a soggetti privati e alla società R.S.A. S.r.l., società a totale capitale pubblico.
Il progetto di massima della bonifica, risalente al 1993, prevede due fasi di intervento, la prima, di redazione dei progetti esecutivi e messa in sicurezza di emergenza delle aree, la seconda, di bonifica dell'intera area, attraverso opere di sistemazione idrogeologica e idraulica del sito, messa in sicurezza permanente delle discariche lapidee mediante, oltre ad altre opere previste, interventi di rivegetazione dei versanti, interventi di messa in sicurezza delle vasche di decantazione, demolizione degli ex stabilimenti e un piano di misure e controlli.
Nel 2021 si è concluso l’iter amministrativo di competenza della Città Metropolitana di Torino per la realizzazione di un volume confinato nel quale saranno conferiti i rifiuti prodotti durante l’esecuzione delle opere di bonifica previste all’interno del SIN.
Sul versante di discarica rivolto al centro abitato di Balangero gli importanti interventi di risanamento ambientale finora eseguiti sono stati finalizzati principalmente alla regimazione idraulica delle acque meteoriche di scorrimento e alla stabilizzazione degli accumuli di materiale sterile residuo di lavora-zione ed interventi di manutenzione delle opere eseguite.
Il versante di discarica sul lato nord, rivolto verso il centro abitato di Corio, presenta una peculiarità specifica in quanto i detriti dell’attività mineraria risultano accumulati in maggiore quantità, con un unico ammasso, che si sviluppa per un’estensione lineare di circa 1 km, con un dislivello medio di 500 m, e pendenze intorno a 35 gradi, che localmente raggiungono valori di 40.
Gli interventi finora condotti hanno previsto la messa in sicurezza della porzione sommitale dell’accumulo, mediante la riprofilatura dello stesso con la formazione di gradoni, aventi lo scopo di consentire una corretta regimazione delle acque di versante e di creare superfici idonee per la rivegetazione boschiva. Al piede del versante, sul lato est, è stato realizzato un rilevato di contenimento per la prevenzione di fenomeni franosi. Sono stati inoltre effettuati interventi di manutenzione delle opere eseguite.
Nell’area degli ex stabilimenti di produzione sono tutt’ora in corso le attività di progettazione della bonifica degli edifici, che prevedono sia la demolizione delle strutture, per la maggior parte costituite da coperture e tamponamenti in cemento-amianto, che la rimozione degli impianti esistenti e la bonifica dei rottami ferrosi ivi presenti. Nel corso del 2022 sono stati effettuati degli approfondimenti scientifici sul possibile recupero dei rottami ferrosi.
Nel corso degli anni 2019 e 2020 sono stati approvati dal Ministero due importanti progetti di intervento relativi alle aree del sito lato Comune di Balangero e lato Comune di Corio e sono in corso di predisposizione, da parte di Rsa, tutte le attività necessaria alla realizzazione degli interventi approvati. Per le aree del lato Balangero sono in corso le attività di cantierizzazione per l’esecuzione delle opere relative al livello di priorità 2 e 3.
L’esecuzione delle attività di bonifica e/o messa in sicurezza permanente è sottoposta a uno specifico piano di monitoraggio ambientale per la valutazione delle fibre di amianto presenti nelle matrici ambientali, aria ed acqua, eseguito da R.S.A. S.r.l. e concordato con gli enti territoriali competenti: In particolare, tale piano prevede l’esecuzione di campionamenti ambientali per il controllo dell’amianto aerodisperso, quotidiani, presso i centri abitati limitrofi al sito e presso le aree di cantiere, al fine di porre in essere le necessarie procedure di salvaguardia ambientale in presenza di situazioni di rischio.
Per assicurare la tempestività dei risultati delle analisi, RSA ha allestito un laboratorio in sito per le analisi dei campioni in microscopia ottica a contrasto di fase (MOCF) e in microscopia elettronica a scansione (SEM), certificato (ISO 17025) e qualificato presso il Ministero della Salute per le analisi sull’amianto.
Arpa Piemonte, attraverso la struttura Centro Regionale Amianto ambientale (CRAa), effettua monitoraggi ambientali e, in collaborazione con l’Asl TO4, svolge attività di valutazione tecnica di Progetti e Piani di Lavoro, sopralluoghi finalizzati al controllo delle attività relative al SIN e di certificazione di fine lavori.

Figura 15
Il lago artificiale della miniera S. Vittore di Balangero

Il lago artificiale che ha riempito parte della cava della miniera S. Vittore di Balangero

Le attività di Monitoraggio ambientale svolte dal Centro Regionale Amianto ambientale consistono in:

  • campionamenti autonomi delle matrici acqua e aria per lo più a cadenza mensile, nei centri abitati di Balangero e Corio e nel sito minerario, al fine di verificare l’impatto delle attività in corso presso il SIN;
  • esecuzione di una campagna annuale di monitoraggio dell’amianto aerodisperso, nei comuni di Corio e Balangero;
  • visionare settimanalmente i dati prodotti da R.S.A. s.r.l.  attraverso anche l’analisi del 10% dei campioni.
 

Nel 2022 sono stati effettuati 3 accessi e prelevati ed analizzati 15 campioni (aerodispersi e acque), oltre a 38 campioni di aerodispersi analizzati da ARPA su prelievi effettuati da RSA.

Tabella 5
Balangero e Corio - Risultati della campagna annuale di monitoraggio dell’amianto - 2022

PUNTO

X UTM 32T WGS84

Y UTM 32T WGS84

DENOMINAZIONE

25/07/2022

26/07/2022 27/07/2022 28/07/2022 29/07/2022

1

383942

5017556

Corio- Case Vergon

<0,3

<0,3

<0,3

<0,3

<0,3

2

385050

5018555

Corio - Scuola Materna

<0,3

<0,3

<0,3

<0,3

<0,3

3

383770

5014045

Balangero - Scuola Media

<0,3

<0,3

<0,3

<0,3

<0,3

4

382730

5015470

Ex miniera - Ingresso Piazzale

<0,3

<0,3

<0,3

<0,3

<0,3

Fonte: Arpa Piemonte
Per la matrice aria, dalle concentrazioni fino ad oggi misurate, sia sui campioni oggetto di validazione sia sui campioni del monitoraggio ambientale annuale, non sono stati osservati superamenti della concentrazione di 1 fibra/litro, soglia di allarme assunta come riferimento per i siti di interesse nazionale di Balangero e Casale Monferrato (Linee Guida Generali da adottare per la corretta gestione delle attività di bonifica da amianto nei Siti di Interesse Nazionale - redatte da ISPESL del 03/11/2010).

SITO DI INTERESSE NAZIONALE DI CASALE MONFERRATO

Il sito di Casale Monferrato comprende il territorio di 48 Comuni, dei quali 45 in Provincia di Alessandria, 2 in provincia di Vercelli e 1 in Provincia di Asti, su di un’area di 738 km2.

Nel Comune di Casale Monferrato aveva sede lo stabilimento Eternit, la cui presenza ed attività ha determinato una ingentissima diffusione di amianto sul territorio.

In particolare, il polverino, materiale di scarto nella produzione di manufatti in cemento-amianto reperibile gratuitamente, ha trovato largo impiego nella realtà casalese nei sottotetti quale isolante e, per la tipica consistenza, in cortili e strade come pavimentazione.

Il polverino è un prodotto friabile costituito da cemento misto a fibre libere o facilmente liberabili e quindi da ritenersi disponibili all’aerodispersione.

Le coperture di edifici in cemento-amianto erano anche particolarmente utilizzate e molto frequentemente ormai in via di naturale degrado a causa degli agenti atmosferici e dunque possibile fonte di dispersione di fibre.

Gli elementi principali della bonifica del SIN sono dunque stati la bonifica dello stabilimento Eternit e delle sue pertinenze (cortili, depositi, sottofondi …), la bonifica del polverino, la bonifica delle coperture in cemento-amianto degli edifici di proprietà pubblica e privata e di altri manufatti.

La conoscenza della effettiva dimensione del problema è cresciuta parallelamente alle azioni di bonifica per l’eliminazione delle fonti di rischio, mediante la autodenuncia dei proprietari o conduttori dei siti caratterizzati dalla presenza di coperture e polverino.

E' significativo sottolineare che le bonifiche dei siti di polverino sono prossime al 100%,  198 realizzate a fronte di 205 siti censiti, mentre sono in corso i lavori di bonifica del tratto del Canale Lanza adiacente all'ex stabilimento Eternit.

Tutto il materiale asportato, friabile come il polverino o compatto come i manufatti, è stato conferito nella discarica monouso, appositamente realizzata e gestita dal Comune di Casale Monferrato.

L'impianto è stato localizzato in Comune di Casale Monferrato, posizione centrale rispetto al territorio e funzionale alla distribuzione dei rifiuti che risultano in prevalenza concentrati nel territorio comunale, è stato realizzato per lotti e costituito da diverse “vasche” realizzate per rispondere alle diverse normative succedutesi nel tempo e destinate a materiali diversi.

La vasca 1, di capacità mc 25.000, era classificata per rifiuti di amianto non pericolosi (con concentrazione di fibre non superiore a 100 mg/Kg), e utilizzata per lo smaltimento delle lastre di copertura in cemento amianto.

Vi è poi una vasca per rifiuti pericolosi, di capacità mc 5.000 in cui possono essere smaltiti tutti gli altri rifiuti di amianto, compreso il friabile cosiddetto "polverino" e una ulteriore vasca, per lo smaltimento di coperture e manufatti, di capacità mc 58.000.

Al termine dell'utilizzo, l'impianto sarà sottoposto a opere di recupero ambientale: le aree pavimentate saranno trasformate in aree parcheggio, i rilevati, adeguatamente ricoperti da strati di materiale impermeabile e infine da terreno agrario, saranno ricoperti da prati verdi ed essenze arbustive.

A Casale Monferrato è stata anche realizzata l’opera sicuramente più importante dal punto di vista simbolico con il completamento della bonifica dello stabilimento Eternit nel 2006 e l’inaugurazione, il 10 settembre 2016, del parco Eternot sul luogo dove sorgeva lo stabilimento.

Figura 16
Parco Eternot a Casale Monferrato



Il Progetto di Bonifica del sito di interesse nazionale di Casale Monferrato prevede l’intervento diretto dell’amministrazione pubblica nel caso delle bonifiche degli “utilizzi impropri” dell’amianto, mentre per la rimozione delle coperture in cemento amianto stabilisce che l’intervento venga eseguito a cura dei privati, con erogazione di un contributo forfettario a parziale rimborso per le spese di rimozione e smaltimento.

l’Ente attuatore degli interventi è l’amministrazione comunale di Casale Monferrato, mentre inizialmente Arpa Piemonte e ASL 21 (ora ASL AL) erano indicati quali enti competenti per i monitoraggi.

Negli ultimi anni i monitoraggi ambientali vengono effettuati dalla sola Arpa Piemonte che opera con sopralluoghi di indagine e di controllo, campionamento di materiali aerodispersi per l’analisi con microscopio elettronico SEM e con microscopio ottico a contrasto di fase MOCF, campionamento e analisi di solidi (terreni, poverino e manufatti).

Nel caso di segnalazioni per la verifica di polverino, sia nei sottotetti sia nei cortili, Arpa Piemonte esegue un sopralluogo conoscitivo, il prelievo di campioni e relative analisi finalizzate alla verifica dell’effettiva presenza di amianto, rilievi fotografici a documentazione del sito e compila una scheda che alimenta il database georeferenziato del censimento previsto dalle norme.

Un ulteriore supporto è la cartografia relativa alla mappatura delle coperture in fibrocemento che, sulla base di fotointerpretazione e successivi controlli diretti, permette di conoscere la presenza delle coperture sospette di contenere amianto, quelle controllate e quali siano i siti bonificati e quelli ancora da bonificare.


Mappatura amianto in Piemonte


Nel 2022 è proseguita la sesta campagna di monitoraggio sul territorio del SIN, iniziata nel 2021, durante la quale sono stati prelevati al 31 dicembre 2022 complessivamente 34 campioni di materiale aerodisperso in 1 quartiere e 4 frazioni di Casale M.to e nel comune di Olivola.

Complessivamente dall’inizio della sesta campagna sono stati prelevati 92 campioni. Dalle concentrazioni fino ad oggi misurate, non sono stati osservati superamenti della concentrazione di 1 fibra/litro, soglia di allarme assunta come riferimento per i siti di interesse nazionale di Balangero e Casale Monferrato (Linee Guida Generali da adottare per la corretta gestione delle attività di bonifica da amianto nei Siti di Interesse Nazionale - redatte da ISPESL del 03/11/2010).

A seguito di specifica richiesta del Comune di Casale Monferrato si procede ad effettuare, con cadenza trimestrale è proseguito, il monitoraggio aria ambiente della discarica monouso per amianto così come disposto dalla Provincia di Alessandria nel provvedimento di autorizzazione dell’impianto.

Figura 17
Casale Monferrato: risultati del monitoraggio ambientale - anni 2009-2023

Fonte: Arpa Piemonte

Figure 18-19-20
Monitoraggio ambientale dell'amianto

Fonte: Arpa Piemonte
Fonte: Arpa Piemonte

Fonte: Arpa Piemonte


SITO DI INTERESSE NAZIONALE EX ACNA DI CENGIO E SALICETO

Il Sito di Interesse Nazionale denominato Ex Acna di Cengio è ubicato fra Piemonte e Liguria.
Lo stabilimento industriale della Ex ACNA si trova nel comune di Cengio (SV), a valle dell’abitato, tra la linea ferroviaria Torino-Savona a Nord-Nord Ovest e il Fiume Bormida di Millesimo; fa parte dello stabilimento anche la zona di Pian Rocchetta, lungo il Bormida e situata in parte nel Comune di Cengio e in parte nel Comune di Saliceto (CN) dove venivano stoccati i rifiuti prodotti. L’area esterna, a valle dello stabilimento stesso, si trova nel settore sud del Piemonte ed è costituita dalla fascia fluviale ai lati del Bormida di Millesimo che attraversa i territori dei Comuni che vanno da Saliceto (CN) a di Bistagno (AL), alla confluenza fra il Bormida di Spigno e il Bormida di Millesimo.
Il primo insediamento industriale sorge nel 1882 con la produzione di polvere pirica, nitroglicerina e dinamite. Dal 1900 al 1920 l’attività prosegue incentrata sulla fabbricazione di esplosivi. Negli anni ‘20 viene avviata la produzione di coloranti e acidi: a partire da quel periodo sono registrati fenomeni di contaminazione delle acque del fiume Bormida tali da determinare la chiusura dell’acquedotto di Cortemilia (CN) su ordine del Pretore. Nel 1928 la ditta prende il nome di ACNA (Azienda Coloranti Nazionali e Affini) S.p.A. con sede a Milano.
Poco prima della Seconda guerra mondiale gli agricoltori della vallata citano lo stabilimento per danni in quanto le acque del Bormida sono inutilizzabili a fini irrigui. Seguono denunce e verifiche ma solo negli anni ‘80 cessa la produzione di coloranti e prosegue quella di pigmenti.
ACNA era controllata dagli anni ’30 dalla Montecatini e ne seguì il destino passando negli anni ’60 al gruppo Montedison, quindi alla Enimont nel 1988 e dal 1991 sotto il controllo di EniChem.
L’attività termina definitivamente nel corso del 1998.
La legge 426/98 individua l’area a rischio ambientale e prevede un programma di bonifica e ripristino; nel 1999 viene dichiarata la situazione di emergenza socio-ambientale con nomina di un Commissario Straordinario ad opera della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Arpa Piemonte ha collaborato con Arpa Liguria alle attività di caratterizzazione e di messa in sicurezza dello stabilimento ex Acna di Cengio fino all’anno 2006. Dopo il 2006 Regione Piemonte e Arpa Piemonte si sono occupate esclusivamente della procedura di bonifica relativamente alle aree esterne allo stabilimento ex Acna, mentre Arpa Liguria e gli Enti della Regione Liguria si sono occupati della bonifica e della messa insicurezza dell’ex stabilimento Acna sito nel comune di Cengio (SV).
Le attività di caratterizzazione delle aree esterne, finalizzate a determinare la contaminazione di suolo, acque sotterranee, acque superficiali e sedimenti, sono proseguite fino al 2011, con approfondimenti su numerose aree interessate.

Al fine di bonificare e mettere in sicurezza il sito nel corso dei decenni sono state effettuate numerose attività. A partire dal 1984 furono realizzate le prime opere di contenimento per impedire la filtrazione delle acque di falda dall’area dello stabilimento verso l’esterno. Successivamente alla Caratterizzazione delle aree interne, negli anni 2000-2001, è stato realizzato su tutto il perimetro dello stabilimento lato fiume un diaframma che si intesta sul substrato marnoso impermeabile. Arpa e Regione Piemonte hanno prescritto inoltre una serie di interventi finalizzati ad eliminare gli ingressi di acqua nel sottosuolo dell’area dello stabilimento.
Fra il 2002 e il 2006 è stata realizzata la bonifica dei cosiddetti “Lagoons” (lagunaggi) tramite lo svuotamento ed essiccazione, in apposito impianto, dei sali sodici in essi contenuti, conferiti in seguito via ferrovia nella miniera di sale di Teutschenthal, presso Lipsia, in Germania.
L’area degli ex lagunaggi (denominata Zona A1) è destinata a discarica permanente e non potrà avere altri utilizzi; in essa sono stati stoccati i terreni contaminati asportati per la bonifica delle aree golenali all’esterno del sito (le cosiddette "collinette"), dell’area industriale vera e propria, del sito di Pian Rocchetta e della zona di Pian Sottano (Comune di Saliceto).
Nel 2005/2008 è stato attuato il progetto di Bonifica Pian Rocchetta (intervento certificato nel 2012, con previsione di monitoraggi post-operam); nel 2009 è stata effettuata la bonifica dei terreni siti nel comune di Saliceto, Località Pian Sottano mediante asporto di terreno di riporto, rifiuti e terreno contaminato.
Nell’area industriale, oltre alla demolizione degli edifici sede delle varie lavorazioni, è stata realizzata la bonifica con misure di sicurezza mediante asportazione dei terreni contaminati presenti nella zona insatura e, parzialmente, in zona satura e loro abbancamento in Zona A1; analogamente la bonifica delle aree golenali ha comportato l’asportazione dei rifiuti e l’escavazione selettiva dei terreni contaminati e loro abbancamento in Zona A1.
Nelle aree oggetto di bonifica sono stati ripristinate le condizioni mediante riempimenti con terreni compatibili con le destinazioni d’uso delle aree.
Per separare volumi di terreno con tenori di contaminazione molto diversi è stata realizzata una Barriera Passiva, immorsata al substrato impermeabile, che separa la Zona A1 e la ex area industriale bonificata.
Nella Zona A1 è sostanzialmente concluso e in attesa di certificazione l’intervento di bonifica con Messa in Sicurezza Permanente, che ha previsto l’impermeabilizzazione superficiale e la regimazione delle acque meteoriche al fine di ridurre al minimo gli afflussi di acque nel sottosuolo dell’area dello stabilimento.
.
Nelle aree interne ed esterne allo stabilimento è presente una capillare rete di monitoraggio delle acque sotterranee per tenere sotto controllo l’eventuale fuoriuscita di contaminanti dalle aree confinate; i campionamenti avvengono secondo un Protocollo di monitoraggio concordato con gli Enti competenti, attualmente con frequenza minima trimestrale.

Nell’ambito delle attività previste dal Protocollo di monitoraggio del sito, Syndial (ora Eni Rewind) ha individuato nel 2016 in territorio ligure alcuni superamenti dei limiti di riferimento per diversi contaminanti organici nelle acque sotterranee della cosiddetta “Area Merlo”, esterna allo stabilimento ma rientrante nel perimetro del SIN. Sono state pertanto attuate misure di controllo della contaminazione rilevata (emungimento da piezometri interni e al confine dell’area) e parallelamente si è avviata la procedura di bonifica, con presentazione del Progetto Operativo di bonifica, contenete caratterizzazione e analisi di rischio sanitario-ambientale, finalizzato all’esecuzione degli interventi nell’area Merlo, esaminato nella Conferenza dei Servizi istruttoria del 16/10/2019 presso il MATTM. Il POB prevede, tra l’altro, una campagna di sperimentazione condotta attraverso un impianto pilota denominato “Trattamento di biostimolazione aerobica” da realizzarsi nell’area stessa finalizzata alla verifica del trattamento di bonifica. La Regione Liguria ha autorizzato l’esercizio dell’impianto pilota nell’agosto del 2020. Come da comunicazione Eni Rewind del 05/02/2021, il 15/02/2021 sono state avviate le attività del Test Pilota, terminate nell’autunno del 2021 e che non hanno dato esiti positivi rispetto alla capacità di rimozione delle sostanze obiettivo, per motivazioni dovute anche alle condizioni di mancata ricarica della falda e al rinvenimento della fase separata sottonatante nell’area immediatamente a monte del campo prova. Sono quindi state avviati interventi volti al recupero selettivo/rimozione del DNAPL o suo abbattimento e la valutazione di ulteriori approfondimenti tecnici una ulteriore proposta di campo prova di tecnologia che permetta di ottimizzare la bonifica nel nuovo scenario di intervento.

Gli eventi alluvionali del novembre 2016 hanno evidenziato alcune criticità legate alle attività di bonifica ancora in corso di realizzazione in territorio ligure, e alla presenza di porzioni di territorio ancora contaminate e non inserite nel progetto di bonifica; a seguito di ciò, è stato ritenuto opportuno armonizzare i monitoraggi effettuati da Eni Rewind, Arpa Liguria e Arpa Piemonte, inserendo uno strumento aggiuntivo costituito dal “Protocollo di monitoraggio sulla verifica della qualità delle acque del fiume Bormida” firmato il 29 novembre 2017 che vede impegnati Regione Liguria, Regione Piemonte, Arpa Liguria, Arpa Piemonte, i comuni di Cengio e Saliceto e Eni Rewind, nel controllo e nello scambio reciproco di dati di monitoraggio relativi alle acque superficiali in corrispondenza di alcuni punti strategici lungo il corso del Fiume Bormida e relativi alle acque sotterranee in corrispondenza dei piezometri maggiormente significativi.

Figure 21-22
Acna di Cengio

Fonte: Arpa Piemonte
Fonte: Arpa Piemonte

SITO DI SPINETTA MARENGO (AL)

Il sito Solvay Specialty Polymers Italy S.p.A. (Ausimont fino al 31.12.2002) si trova nel Comune di Alessandria, in località Spinetta Marengo. Lo stabilimento industriale confina lungo il lato Est e Nord-Est con il centro abitato di Spinetta Marengo e ha una superficie complessiva di circa 1.430.000 m², dei quali circa 980.000 m² hanno un utilizzo industriale.

Lo stabilimento è attivo fin dai primi decenni del secolo scorso, nell’area si sono succedute varie proprietà (molte del settore pubblico Montedison, Enimont, Ausimont) che hanno condotto differenti attività produttive, per cui le materie prime utilizzate e i rifiuti prodotti hanno subito notevoli variazioni nel tempo.

Attualmente lo stabilimento è tra i pochi al mondo dedicato alla chimica dei prodotti fluorurati (Algofrene, Monomeri, Perfluorovinileteri, Algoflon-Hyflon, Tecnoflon, Fomblin, ecc.).

La procedura di bonifica presso il sito è stata avviata su iniziativa dell’allora proprietà nel marzo 2001 ai sensi dell’art. 9, comma 3 del D.M. n. 471/99.
Nel maggio 2008, a seguito dei riscontri analitici degli accertamenti svolti da ARPA e richiesti dal Comune di Alessandria che attestavano ingenti superamenti dei limiti di legge nelle acque di falda di una decina di parametri tra cui Cromo VI e Solventi Clorurati, vengono attivati urgentemente interventi per la risoluzione della situazione di inquinamento della falda superficiale.

Attualmente l’iter è in fase di messa in sicurezza operativa (MISO) per l’interno dello stabilimento, con nuovi interventi di bonifica che si sono aggiunti nel tempo man mano che la conoscenza del grado di contaminazione è aumentata grazie all’attività di caratterizzazione, a seguito anche di nuove notifiche per presenza di concentrazioni anomale di vari parametri.
Per quanto concerne le matrici ambientali oggetto di bonifica, si segnalano per i terreni superficiali superamenti delle CSR (Concentrazioni Soglia di Rischio) approvate con l’Analisi di Rischio per i parametri Cromo Esavalente, Arsenico, Piombo, DDT, DDD, DDE e Idrocarburi pesanti C>12, mentre per i terreni profondi superamenti delle CSR di Cromo Esavalente, DDT, DDD, DDE, Idrocarburi pesanti C>12, Cloroformio.
Per le acque di falda contenute nella porzione superficiale dell’acquifero, sono emersi superamenti delle CSR sanitarie per i parametri Cloroformio, Tetracloruro di carbonio, Tetracloroetilene e Tricloroetilene.

Ai sensi del D.Lgs. 04/08 le CSR ai confini del sito sono poste pari alle CSC definite dalla Tab. 2 All. 5 Titolo V Parte Quarta D.Lgs. 152/06 e s.m.i.. Sono stati individuati diversi punti di conformità (POC) per le tre porzioni individuate nell’acquifero, ovvero superficiale, intermedia e profonda.
Le concentrazioni rilevate in tali punti per il livello superficiale risultano non conformi alle CSC per diversi parametri, cioè vari solventi organoalogenati, Triclorofluorometano, Cromo esavalente, Cromo totale, Solfati, Fluoruri. I superamenti registrati nel livello intermedio dell’acquifero sono in numero e in concentrazioni generalmente inferiori rispetto a quelle registrate nel livello superficiale. I punti di conformità del livello più profondo indicano concentrazioni conformi ai limiti ad eccezione della presenza di Cromo esavalente. In alcuni piezometri del livello più profondo si riscontrano presenze di Cloroformio in alcuni casi prossime alle CSC. Queste situazioni sono tenute sotto particolare osservazione dal momento che questo acquifero è più sensibile e necessita di maggiore tutela.

Oltre ai cosiddetti inquinanti “storici”, normati dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., in falda si rileva la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). Da marzo 2019 è stata avviata la ricerca dei composti perfluoroalchilici e attuato l’aggiornamento del Piano di Monitoraggio delle acque di falda e della barriera idraulica approvato con prescrizioni dal Comune di Alessandria nel 2020.

All’interno del sito - nel livello più superficiale della falda – i tensioattivi perfluoroalchilici sono presenti a concentrazioni elevate nelle aree di utilizzo dei composti.
Le sostanze fluorurate sono state ritrovate anche nell’acquifero superficiale esterno allo stabilimento.
Tali composti hanno raggiunto anche il livello intermedio dell’acquifero, mentre il livello più profondo non sembra essere stato interessato, a parte il ritrovamento in tracce di cC6O4 in un piezometro che ha subito un intervento di ricondizionamento in quanto ammalorato.
Alla luce delle risultanze dei controlli condotti da Arpa e della documentazione prodotta dall’Agenzia nonché da Solvay stessa, attestante la presenza di sostanze xenobiotiche all’esterno dello stabilimento, nel 2021 è stato avviato il procedimento amministrativo di caratterizzazione dell’area esterna a nord del polo chimico e approvato il Piano della Caratterizzazione delle aree esterne. Le attività, che hanno previsto il prelievo di campioni di top soil, di terreni superficiali in corrispondenza di aree agricole, sondaggi, trincee per l’individuazione dei vecchi canali di scarico, sono state condotte durante tutto il 2022.
L’Agenzia effettua campagne di monitoraggio per la verifica della qualità delle acque sotterranee in aree interne ed esterne al polo chimico a cadenza trimestrale, segue le attività di bonifica avviate in diverse aree dello stabilimento (tecnologia di Riduzione Chimica in situ ISCR tramite l’iniezione di un agente riducente nei terreni insaturi per il trattamento del Cromo esavalente e di Declorurazione Ri-duttiva Potenziata ERD attraverso l’iniezione nelle acque sotterranee di una microemulsione biolo-gica per la degradazione dei solventi clorurati) e verifica l’efficacia delle opere di pompaggio poste a presidio.
Arpa esegue anche la ricerca di PFAS nell’ambito dei monitoraggi periodici delle acque sotterranee, previsti dai provvedimenti autorizzativi.

CONTENUTI CORRELATI

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