RISCHI NATURALI
Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
La regione, densamente popolata (oltre 4 milioni di abitanti), economicamente attiva e sede di importanti infrastrutture e reti di comunicazione, risulta fragile nella sua esposizione ai rischi naturali. S’intende per rischio naturale il numero atteso di perdite umane, feriti, danni alle proprietà e interruzioni di attività economiche, in conseguenza di processi d’instabilità che naturalmente si sviluppano sul territorio.
Il Piemonte, situato al margine occidentale della pianura padana, è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini, che lo delimitano su tre lati come un arco. Tale struttura morfologica rende peculiare il clima della regione, che risulta zona di scontro del-le masse d'aria continentali provenienti dalla piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali. I rilievi favoriscono i processi di convezione delle masse umide e la conseguente intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano fenomeni di allagamento nelle aree fluviali, di piene torrentizie e l’innesco di frane lungo i versanti.
Analizzando i dati storici del periodo 1850-2000, la regione è statisticamente colpita in settori diversi da eventi alluvionali (intendendo come tali quelli che interessano almeno due bacini idrografici) con ricorrenze medie di un evento ogni 18 mesi circa.
Nel settore Alpino, particolari condizioni nivo-meteorologiche possono inoltre causare un’altra tipologia di processi d’instabilità naturale: le valanghe.
Il territorio regionale è altresì soggetto a terremoti: il contesto tettonico e i regimi geodinamici attivi portano la regione ad essere sede di attività sismica, generalmente modesta dal punto di vista energetico, ma notevole come frequenza. I terremoti nell’area si verificano principalmente lungo due direttrici, note come arco sismico piemontese e arco sismico brianzonese, convergenti verso sud nelle Alpi Marittime.
La prima segue l’andamento dell'arco alpino occidentale nella sua parte interna, in corrispondenza del massimo gradiente orizzontale della gravità presente in prossimità del margine di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale.
La seconda, caratterizzata da una maggiore dispersione, segue l'allineamento dei massicci cristallini esterni, lungo il Fronte Pennidico. Una diffusa sismicità, seppur con minori frequenze, caratterizza anche i rilievi centrali e sud-orientali della regione, in particolare nell’Appennino settentrionale.
aree in frana
Le informazioni sulle frane, o più correttamente sulle aree in frana, sono registrate nel SIFraP (Sistema Informativo Fenomeni Franosi in Piemonte) che è la componente della Banca dati Geologica di Arpa che raccoglie le informazioni relative ai dissesti di versante, avvenuti in passato o in atto, sulla base di documenti d’archivio, di rilevamento diretto sul posto o di telerilevamento.
Le informazioni sono organizzate secondo tre livelli di approfondimento. Il primo livello comprende circa 37.800 fenomeni franosi rilevati in Piemonte e permette di calcolare la percentuale di territorio in frana, comunemente indicata come indice di franosità. È un indicatore piuttosto statico la cui variazione nel tempo è quasi impercettibile; l’aumento della superficie in frana è più frequentemente dovuta ad un miglioramento della conoscenza del territorio che alla attivazione di nuovi fenomeni franosi. L’indice di franosità rappresenta un importante indicatore a scala comunale, provinciale e regionale della vulnerabilità del territorio collinare e montano.
La raccolta di informazioni al secondo livello di approfondimento comprende attualmente 748 fenomeni franosi permette di ottenere un quadro maggiormente dettagliato.
Solo su un numero limitato di casi - attualmente 13 - vengono realizzate le schede monografiche di maggior dettaglio del terzo livello di approfondimento.
Figura 1
Fenomeni franosi analizzati al 2° e 3° livello di approfondimento
Fonte: Arpa Piemonte
Figura 2
Servizio “SIFraP - Sistema Informativo Frane in Piemonte"
Annualmente con i dati del SIFRAP viene aggiornato l’inventario dei fenomeni franosi in Italia (Progetto IFFI) gestito da ISPRA. A partire dal 2020 i dati dell’inventario nazionale sono consultabili dalla Piattaforma Idrogeo che consente la consultazione di dati, mappe, report, foto, video e documenti dell’intero Inventario nazionale IFFI, la condivisione e il download dei dati. E’ accessibile con i diversi tipi di dispositivo (smartphone, tablet, desktop), sviluppata in open source ed utilizzata da parte delle Regioni per il caricamento/aggiornamento dei dati, la segnalazione di nuove frane sul e la creazione di report.
ATTIVITÀ SISMICA
Nel corso del 2022 la rete sismica regionale ha rilevato 824 terremoti di magnitudo maggiore o uguale a 1.0 ML (magnitudo locale), di cui 129 localizzati internamente ai confini piemontesi e 115 entro 25 km.
All’interno del territorio regionale i terremoti usualmente interessano prevalentemente le Alpi Occidentali, con una distribuzione allineata alla fascia di contatto tra i rilievi alpini e la pianura piemontese occidentale.
Oltre il 60% dei terremoti di magnitudo superiore a 1.0 osservati in Piemonte nel 2022 è localizzato nella fascia alpina e pedemontana cuneesi (82), comprendendo una sequenza sismica che ha interessato l’alta Valle Varaita a Pontechianale (con profondità tra 6 e 12 km), concentrata nei giorni 27 aprile (11 sismi, di cui 1 di magnitudo 2.9 ML) e 2 maggio (20 sismi, di cui 3 di magnitudo superiore a 2.75 ML).
Una piccola sequenza sismica ha interessato la pianura occidentale con 4 eventi il 26 febbraio al confine tra i comuni di Racconigi, Carmagnola, Lombriasco, Casalgrasso, tra i 6 e i 9 km di profondità, con il primo evento di magnitudo 3.42 ML.
L'indicatore “Movimenti sismici” è funzionale alla messa in opera delle azioni necessarie al raggiungimento dell’obiettivo 13.1 dell'Agenda 2030 “Rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali in tutti i paesi”.
I dati della sismicità in Piemonte in tempo reale sono visualizzabili sul sito di Arpa Piemonte.
Figura 3
Terremoti - anno 2022
Tabella 1
Distribuzione dei terremoti rilevati internamente ai confini regionali - anno 2022
Sismicità in Piemonte (ML≥1) - anno 2022 |
||||
Settori geografici piemontesi |
N. sismi |
Magnitudo (ML) |
Profondità (km) |
Terremoti con magnitudo ≥ 2.75 ML (località e zona sismica, magnitudo, profondità, data e ora) |
Alpi torinesi |
21 |
1.0-2.9 |
2-23 |
Borgone di Susa (3S), Sant’Antonino di Susa (3S), Condove (3S), Villa Focchiardo (3S): 2.86 ML, 20.0 km, 15 settembre 02:05 UTC |
Pianura occidentale |
5 |
1.2-3.4 |
6-17 |
Racconigi (3), Carmagnola (3), Lombriasco (3), Casalgrasso (3): 3.42 ML, 6.0 km, 26 febbraio 14:49 UTC |
Pianura occidentale / colline centrali |
8 |
1.1-2.7 |
21-83 |
- |
Fascia pedemontana cuneese |
5 |
1.1-1.7 |
6-23 |
- |
Alpi cuneesi: Alte Val Maira e Val Varaita |
42 |
1.0-3.6 |
4-12 |
Pontechianale (3S): 2.86 ML, 11.0 km, 27 aprile, 12:39 UTC 2.89 ML, 9.5 km, 02 maggio, 04:52 UTC 3.59 ML, 11.8 km, 02 maggio, 13:37 UTC 3.04 ML, 10.0 km, 02 maggio, 13:51 UTC |
Alpi cuneesi: altre zone |
35 |
1.1-2.5 |
6-18 |
- |
Rilievi alpini nord-orientali |
6 |
1.4-2.4 |
5-12 |
- |
Alessandrino |
3 |
1.1-1.7 |
33-42 |
|
Tortonese |
3 |
1.3-2.7 |
13-18 |
- |
Rilievi meridionali |
1 |
1.1 |
6 |
- |
Fonte: Arpa Piemonte
ATTIVITÀ VALANGHIVA SIGNIFICATIVA
L’attività valanghiva spontanea registrata durante l’inverno 2021/22 è stata decisamente ridotta principalmente a causa delle scarse nevicate che hanno caratterizzato la stagione; le segnalazioni sono state rare e prevalentemente concentrate tra la seconda metà di novembre e la prima metà di dicembre.
I primi distacchi di fondo si sono osservati a metà novembre a seguito di un’intensa perturbazione che ha interessato la nostra regione. Tra il 14 e il 15 novembre si sono registrate diffuse nevicate, di maggiore entità sui settori alpini occidentali e meridionali, che spesso si sono depositate su suolo nudo anche a quote medio – elevate. (Figura 4). Dal pomeriggio di lunedì 15 novembre si è assistito ad un aumento delle temperature (Figura 5) con locali fenomeni di pioggia su neve che hanno determinando l'inumidimento del manto nevoso. In generale nei settori occidentali si sono registrati accumuli al suolo importanti già alle quote superiori i 1500m determinando locali criticità per la viabilità.
Figura 4
Stima della distribuzione di neve fresca
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Figura 5
Andamento dello zero termico
Fonte: archivio Arpa Piemonte
In Val Vermenagna nella zona di Limone Piemonte, dove le nevicate hanno apportato più di 50 cm in 24 ore, si sono osservati distacchi di fondo (Figura 6) prevalentemente a quote medio basse (sotto i 2000 m) anche in seguito al sensibile rialzo termico. Dal pomeriggio del 17 alla serata del 21 novembre infatti, le temperature registrate dalla stazione di Limone Pancani sono state positive anche durante la notte.
Figura 6
Valanghe in Val Vermenagna
Valanghe in Val Vermenagna
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Due giorni dopo vengono segnalati distacchi di valanghe umide anche in Val Chisone: dalla Cima Ciantiplagna, che sovrasta Pian dell’Alpe nel comune di Usseaux, si staccano numerose valanghe che percorrono i canali abituali; una di queste interessa la strada di accesso all’agriturismo, chiusa al transito, che lo collega alla strada del Colle delle Finestre (Figura 7).
Figura 7
Valanghe in Val Chisone
Fonte: archivio Arpa Piemonte
La stazione manuale del Rifugio Selleries (2000 m di quota), poco distante dalla zona della valanga, ha misurato circa 85 cm di neve fresca caduti con temperature di poco sotto a 0°C che si sono depositati direttamente su suolo nudo.
Negli stessi giorni vengono osservati altri distacchi in alta Val Chisone; alcune valanghe di dimensioni medie e grandi si sono staccate, già in fase di nevicata, dai ripidi pendii rocciosi esposti ad est-nord est in Val Troncea (Pragelato -TO-) che, in alcuni casi, hanno raggiunto il fondovalle (Figura 8).
Figura 8
Valanghe in Val Troncea
Anche in questo caso l’attività valanghiva spontanea è stata determinata dalla neve caduta a seguito della perturbazione di metà novembre e dal successivo rialzo termico; la cumulata di neve fresca misurata dalla stazione automatica del Clot della Soma (2150 m) è stata di circa 70 cm.
A fine novembre vengono segnalate altri distacchi spontanei nel cuneese, in Val Vermenagna e in Valle Corsaglia. Si tratta di valanghe a lastroni di fondo e di superficie di dimensioni medie e grandi: le più rilevanti sono state osservate a Limone Piemonte il 25 novembre (Figura 9).
Figura 9
Valanghe in Val Vermenagna e in Valle Corsaglia
Le nevicate più importanti di novembre registrate dalla stazione automatica di Limone Pancani (1875 m) risalgono al 14-15 e al 24-25 con cumulate di neve fresca rispettivamente di 60 cm e 35 cm; da evidenziare come, dopo entrambe le nevicate, si sia assistito ad un incremento della temperatura dell’aria.
A inizio dicembre l’intensificazione della ventilazione da nord nord-ovest ha determinato la formazione di accumuli sui versanti sottovento. In alcuni casi i lastroni di neoformazione hanno subito un distacco naturale originando valanghe anche di medie dimensioni, osservate prevalentemente in Valle Susa e Val Chisone (Figura 10).
Figura 10
Valanghe in Valle Susa e Val Chisone
Il loro distacco è attribuibile anche al deciso rialzo termico osservato a partire dalla mattinata del 12 dicembre: la stazione automatica del monte Fraiteve posta a 2700 m, ha misurato una temperatura minima di -14°C l’11 dicembre mentre, dalle prime ore del 12 dicembre, la temperatura si è mantenuta positiva fino al giorno 16 anche durante la notte.
A conferma della singolarità della stagione invernale, decisamente avara di nevicate, il Bollettino di Allerta non ha mai riportato allerta valanghe, in nessun settore nella stagione invernale 2021/22.
L’avvio dell’inverno 2022/23, al contrario di quello precedente, ha visto poche nevicate nel mese di novembre caratterizzate però da temperature basse che in quota hanno mantenuto la poca neve presente al suolo favorendo la formazione di cristalli sfaccettati.
Al contrario dicembre, in particolare la prima metà del mese, è stato caratterizzato da una serie di impulsi perturbati. Le nevicate spesso si sono depositate su suolo nudo, visto lo scarso innevamento pregresso, e in due occasioni hanno raggiunto le quote di pianura; in particolare nella notte tra il 15 e 16 dicembre quando sono caduti più di 10cm di neve sulla città di Torino che si è risvegliata con una caratteristica veste invernale.
Figura 11
Neve fresca a Torino, Giardini Reali, la sera del 15 dicembre
Fonte: archivio Arpa Piemonte
Nonostante in alcune zone le nevicate siano state intense, non si è registrata attività valanghiva spontanea particolarmente rilevante, se non distacchi di piccole e medie dimensioni.
Figura 12
Distacco naturale di una valanga a lastroni soffici di medie dimensioni a circa 2000m di quota (Artesina-CN)
In alto valanghe a lastroni di neve umida con fronti di distacco superiori a 500 m (nei pressi del Lago del Sabbione), in basso valanghe a debole coesione di neve bagnata (nei pressi del Lago Morasco).
incidenti da valanga
Figura 13
Distribuzione del numero di incidenti negli ultimi 36 anni.
Nell’inverno 2021-22 sono stati registrati 6 incidenti da valanga, meno della metà della stagione precedente. Gli incidenti si sono concentrati ad inizio e fine stagione: il primo a novembre, due a dicembre e tre ad aprile. Il totale delle persone travolte ammonta a 11 di cui 6 sono rimaste illese, 4 ferite e 1 deceduta.
Il 2022 si è concluso senza ulteriori incidenti, con l’avvio della nuova stagione invernale infatti, non sono stati registrati nuovi incidenti da valanga.
Per quanto concerne la distribuzione spaziale, si nota una frequenza maggiore sui settori meridionali (3 casi) e occidentali (2 casi) mentre un solo incidente è stato segnalato sul Nord Piemonte.
Figura 14
Incidenti in valanga stagione 2021-2022
Fonte: Arpa Piemonte
Tre incidenti sono avvenuti quando il grado di pericolo era 2-Moderato, due incidenti in corrispondenza del 3-Marcato mentre un incidente (il primo) è avvenuto fuori dal periodo di emissione del bollettino valanghe (a novembre). La totalità degli incidenti ha interessato scialpinisti: in metà dei casi gli scialpinisti erano in discesa, metà in salita.
Interessante notare che gli incidenti sono avvenuti, per la maggior parte dei casi (il 50% sul totale), a quote medie, ovvero comprese tra 2000-2500 m, seguiti dagli incidenti avvenuti tra i 2500-3000 m (il 33% sul totale) e dall’incidente avvenuto a bassa quota (1 caso sul totale di 6 incidenti, ovvero il 17%).
Un incidente particolarmente significativo è avvenuto il 9 aprile nel comune di Acceglio (CN) sul Monte Vallonasso lungo un itinerario di sci ripido. Il percorso presenta una strozzatura dopo la conoide che immette sui pendii superiori caratterizzati da inclinazioni comprese tra 45° e 50° (Figura 15).
Figura 15
Incidente sul Monte Vallonasso
Localizzazione dell’incidente
L’incidente ha coinvolto un gruppo di 4 scialpinisti, tutti dotati di attrezzatura di autosoccorso (ARTVA, pala e sonda); i primi due, arrivando sotto la cima reputano le condizioni della neve non ottimali, quindi decidono di fermarsi in un punto ritenuto sicuro, mentre i compagni si trovano più in basso.
In quel momento il loro sovraccarico determina il distacco di un lastrone.
La zona del distacco, larga circa 15-20m, è situata a circa 2950m e caratterizzata da una inclinazione prossima a 50°.
Dopo il distacco la valanga, che data la lunghezza e il volume di neve trasportata è di dimensioni medie, travolge tutti i quattro scialpinisti: i due più in alto vengono trascinati per un breve tratto e riescono a fermarsi illesi, mentre i due che si trovavano più in basso vengono trasportati fino alla base della conoide, dopo più di 300m di dislivello (Figura 16). I due scialpinisti trasportati fino alla zona di accumulo vengono semisepolti dalla valanga: il bilancio è di un ferito ed un morto, deceduto a causa dei traumi contro le rocce.
Figura 16
Zona di accumulo della valanga.
Fonte: Arpa Piemonte
I due scialpinisti illesi scendono fino a raggiungere i compagni, iniziano ad effettuare il massaggio cardiaco all’amico incosciente e allertano il soccorso. L’eliambulanza, nonostante le condizioni rese difficili dal vento, riesce ad interviene e, dopo la constatazione del decesso, riporta tutti a valle.
Le nevicate più significative nella zona dell’incidente risalivano ad inizio mese. La stazione automatica della Gardetta (2337m) localizzata a circa 13km di distanza dal Vallonasso ha registrato nei giorni del 1 e 2 aprile un quantitativo di neve fresca cumulata di 52 cm. Successivamente non sono state registrate ulteriori nevicate, ma la ventilazione è stata intensa soprattutto dal pomeriggio dell’8 aprile alla mattinata dell’incidente con raffiche massime registrate dall’anemometro di Pian delle Baracche (2165m), distante 22 km, superiori a 70km.
L’ attività eolica da ovest, nord-ovest ha determinato il trasporto della neve al suolo e la formazione di lastroni sui pendii sottovento come quello dell’incidente.
Il grado di pericolo valanghe nel settore dell’incidente era 2-Moderato in quota (oltre i 2000m) ovvero la quota dell’incidente e 1- Debole sotto i 2000m con indicato come problema valanghivo la neve ventata.
Nel bollettino valanghe veniva posta l’attenzione sulla presenza di lastroni da vento ancora instabili: “I soffici accumuli di neve ventata non si sono ben legati con la neve vecchia. Essi possono in parte subire un distacco provocato soprattutto sui pendii ripidi ombreggiati al di sopra dei 2500 m circa. Con il raffreddamento, calo del pericolo di valanghe umide e bagnate.”
RENDICONTI NIVOMETRICI
Per maggiori dettagli relativi alla stagione 2021-2022 consultare la pubblicazione del rendiconto stagionale sul sito di Arpa Piemonte
I dettagli sull’avvio della stagione 2022-2023, non ancora conclusa, verranno pubblicati in autunno nel nuovo rendiconto.
IL BOLLETTINO VALANGHE
A partire dal 1 Marzo 2022 il bollettino valanghe piemontese ha cambiato veste; i servizi regionali e provinciali di previsione valanghe afferenti ad AINEVA, tra i quali quello piemontese, hanno iniziato a pubblicare il nuovo bollettino valanghe congiunto e multilingue.
I contenuti del bollettino vengono tradotti automaticamente in sette lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, catalano, araganese) con l’obiettivo di diffondere la massima informazione a tutte le categorie di utenza che frequentano la montagna durante l’inverno, anche in considerazione della crescente affluenza di turisti stranieri.
Il nuovo bollettino valanghe illustra quotidianamente il grado di pericolo suddiviso per ciascuna zona omogenea individuata, con la possibilità di differenziare due fasce altimetriche, e individua sino a tre problemi tipici valanghivi per ogni zona. La previsione viene emessa alle 17:00 solo per il giorno seguente con associata una tendenza (in aumento, stabile o in diminuzione) e non più la previsione per i giorni successivi.
Al bollettino piemontese si accede anche attraverso la pagina di Arpa Piemonte dedicata al Bollettino Valanghe
Sulla pagina, oltre alla possibilità di scaricare in formato .pdf l’ultimo bollettino valanghe, sono presenti 4 sezioni che non sono statiche, ma in fase di implementazione e soggette a modifiche migliorative:
Pericolo Valanghe dove sono visualizzati i gradi di pericolo sui diversi settori alpini piemontesi per la mattina e il pomeriggio. Cliccando sulla mappa, oppure sui link posizionati in alto e in fondo alla pagina, l’utente viene indirizzato sul sito di AINEVA dove può consultare la descrizione dettagliata del pericolo valanghe nei diversi settori alpini piemontesi. Sul sito AINEVA è possibile consultare il pericolo valanghe nel dettaglio di tutti i settori delle regioni afferenti ad AINEVA (Associazione Interregionale per lo studio della NEve e delle VAlanghe, di cui fa parte anche la Regione Piemonte, rappresentata da Arpa Piemonte in seguito al trasferimento delle funzioni normato dalla L.R. 28/2002.).
Sul fondo della pagina è presente il rimando all’ultimo bollettino con il link alla pagina AINEVA, il link al pdf, il link al servizio telegram, e il link al Blog della regione Piemonte di AINEVA dove sono presenti gli approfondimenti che vengono pubblicati ogni venerdì con il riassunto della settimana, oppure in occasione di eventi di particolare rilievo.
Questa parte riguardante l’ultimo bollettino è replicata su tutte e 4 le sezioni.
VIDEO BOLLETTINO VALANGHE
Il video bollettino valanghe viene pubblicato con cadenza settimanale il venerdì; contiene un’analisi delle condizioni nivometeorologiche, la valutazione e la previsione del pericolo valanghe per il fine settimana e tanti interessanti approfondimenti sulle condizioni della neve.
Nella stagione 2021/22 sono stati prodotti 20 video: il primo emesso per il fine settimana dell’11-12 dicembre e l’ultimo, con le indicazioni di massima sul comportamento da tenere durante il periodo primaverile, emesso a fine aprile.
TELEGRAM
Ulteriore canale per la consultazione del Bollettino valanghe e per gli approfondimenti pubblicati sul blog di AINEVA è l’iscrizione al canale telegram valanghePIE
Questo bot invia automaticamente l’immagine del pericolo valanghe sul Piemonte con il link alla pagina del bollettino valanghe di Arpa Piemonte, quotidianamente dopo le ore 17:00 inoltre il venerdì pubblica un’anteprima e il link per la consultazione del Blog completo sul sito AINEVA.
Inoltre dal servizio è possibile scaricare anche il bollettino meteo aggiornato.
Mailing-list ai professionisti della montagna
Nella stagione 2021/22 è proseguito l’invio della mailing-list ai professionisti della montagna (Guide Alpine, Rifugi, Aziende Turistiche Locali, Società di impianti di risalita, Maestri di sci, Soccorso Alpino, Sezioni CAI) e a tutti gli utenti che ne fanno richiesta.
Il venerdì pomeriggio veniva inviata una breve sintesi su quanto accaduto nella settimana e sulle condizioni del pericolo valanghe per il weekend con i link aggiornati al video bollettino e al bollettino valanghe. Da inizio marzo 2022, con l’utilizzo della nuova piattaforma aineva per la pubblicazione del bollettino valanghe, il Piemonte ha utilizzato il Blog AINEVA per la pubblicazione degli approfondimenti e dell’analisi settimanale.
Si è proseguito comunque a spedire agli iscritti la mailing-list, ma per non rendere l’informazione ridondante, oggi viene consiste in un breve flash sulle condizioni con i rimandi al bollettino valanghe, al blog AINEVA e al videobollettino.
CARTOGRAFIA VALANGHE
Grazie al "Progetto strategico di sviluppo e completamento della cartografia valanghe sul territorio regionale", nel biennio 2019-2020 è stata completata la cartografia Valanghe del SIVA (Sistema Informativo Valanghe) sulle zone antropizzate del territorio regionale.
Il progetto ha dato un grande impulso alla cartografia valanghe, negli anni successivi le attività sono proseguite con la finalità di incrementare la base dati di informazioni, utili ad accrescere le conoscenze sulle problematiche valanghive sul territorio montano piemontese
Nel corso del 2022 le attività si sono concentrate sulla revisione delle opere di difesa già mappate, in particolare in Valle Susa, grazie all’importante supporto fornito dal Consorzio Forestale Alta Valle di Susa, che ha contribuito inoltre alla verifica dei siti valanghivi presenti nella loro zona di competenza, aggiornando la cartografia che risaliva a fine anni ’90, con qualche sporadico aggiornamento successivo all’inverno 2008-09.
Contestualmente è iniziata la revisione della cartografia valanghe della provincia di Cuneo, partendo dal confronto con la cartografia storica pubblicata da C.F.Capello a fine anni '70 ( Archivio Storico Topografico delle Valanghe, Istituto di Geografia Alpina-Unito, 1977 e 1978): sono stati verificate le descrizioni di più di 500 siti valanghivi e aggiornati i relativi database con i danni degli eventi del passato.
Attività analoga è stata svolta per la Val Sesia, dove sono state inserite le scansioni di un inedito studio di Elvise Fontana, condotto negli anni ottanta e novanta, raccolta approfondita di descrizioni di eventi valanghivi storici.
Sono state poi inserite le informazioni riguardanti gli eventi valanghivi di maggiore importanza rilevati nelle ultime stagioni invernali.
Nello specifico il SIVA è stato arricchito di:
- 532 scansioni dell’Archivio Storico Topografico Valanghe di C.F. Capello, nel Cuneese;
- 108 scansioni dell’inedito documento di Elvise Fontana, in Valle Sesia;
- 67 fotografie di valanghe, concentrate soprattutto in Valle Susa;
- 33 Modelli 7 AINEVA, modelli tecnici utilizzati per descrivere eventi valanghivi.
LA MAPPA DI SUSCETTIBILITÀ PER LE FRANE DA CROLLO A SCALA REGIONALE
Sulla base delle informazioni contenute nel Sistema Informativo delle Frane in Piemonte (SIFRAP) di Arpa Piemonte, sono stati identificati 2800 crolli, selezionati in base alla loro completezza ed affidabilità comprese la geolocalizzazione verificata e, possibilmente ma non necessariamente, le tempistiche di occorrenza note. Le geometrie poligonali risultanti dalla selezione sono state successivamente semplificate trasformandole in geometrie puntuali, rappresentanti il punto mediano del coronamento della nicchia di distacco del crollo (Fig. 17).
Figura 17
Localizzazione delle informazioni estratte dal SIFRAP
Fonte: Archivio Arpa Piemonte
I 2800 punti sono stati successivamente incrociati i parametri territoriali e climatici che la letteratura scientifica identifica come rilevanti per l'innesco di frane da crollo: la distribuzione media annua dei valori di precipitazione (pioggia media annua), la distribuzione dell’escursione media annua della temperatura dell’aria, l’altimetria, la pendenza dei versanti in roccia, la esposizione dei versanti, la distribuzione dell’irraggiamento solare sui versanti e la litologia degli ammassi rocciosi classificate per le loro caratteristiche geomeccaniche espresse tramite un indice empirico che stima lo stato di alterazione e il grado di fratturazione degli ammassi rocciosi . Una mappa regionale degli affioramenti rocciosi e stata predisposta e utilizzata come maschera di applicazione delle elaborazioni statistiche, al fine di escludere le aree non caratterizzate dalla presenza di ammassi rocciosi, come zone vegetate e depositi superficiali.
Dall’incrocio della distribuzione dei crolli con i parametri sopra menzionati, sono stati identificate le aree in cui è maggiore la predisposizione degli ammassi rocciosi all’innesco di frane per crollo. In base ai risultati ottenuti, sono state definite delle classi di suscettibilità da crollo ed è stata generata una mappa raster a maglia 50m dell’intera regione alpina piemontese (Fig. 18).
Figura 18 A
Mappa di suscettibilità da crollo del Piemonte e dettaglio
Fonte: archivi Arpa Piemonte
La mappa di suscettibilità da crollo risultante è stata successivamente utilizzata per definire in maniera speditiva l’esposizione della viabilità alpina al rischio indotto da tali fenomeni gravitativi. L’analisi preliminare, volta ad evidenziare le potenzialità di applicazione del prodotto ottenuto, ha anche tenuto conto di elementi mitiganti, come la presenza di boschi fitti sui versanti interposti tra le pareti rocciose soggette a crolli e gli elementi a rischio.
Figura 18 B
Esposizione al pericolo crolli per la viabilità alpina senza e con l’aggiunta di fattori mitiganti
La mappa generata individua le aree maggiormente predisposte ad essere interessate da fenomeni di crollo. Malgrado non si tratti di un prodotto di elevata risoluzione, ha il pregio di coprire tutto il territorio montuoso della regione e di poter essere facilmente utilizzato per analisi rapide finalizzate alla valutazione dell’esposizione al pericolo indotto dai crolli per qualunque elemento di interesse che ricada all’interno, o nelle immediate vicinanze, delle aree caratterizzate da una maggiore suscettibilità.
Inoltre, la mappa di suscettibilità da crollo è alla base per la futura definizione di scenari di allerta, basati sull’individuazione di soglie climatiche, per la probabilità di innesco di frane da crollo nelle aree maggiormente soggette all’occorrenza di tali fenomeni.
Situazione dei principali ghiacciai nelle Alpi piemontesi
Le variazioni morfologiche dei ghiacciai, esasperate dai cambiamenti climatici in atto, possono determinare importanti variazioni della pericolosità, come tragicamente evidenziato dal distacco di una imponente massa glaciale nella Marmolada nel luglio del 2022 che ha causato la morte di 11 persone. Infatti, la trasformazione di ghiacciai vallivi (ghiacciai che occupano il fondo delle valli con lingue ben sviluppate) in ghiacciai sospesi (ghiacciai ubicati sui pendii, senza forma particolare, ancorati al substrato grazie alla presenza di condizioni di permafrost) determina un aumento della probabilità di innesco di crolli mentre l’aumento di acqua liquida, causato dall’incremento delle temperature all’interno dei corpi glaciali e degli ammassi rocciosi, può favorire i fenomeni di collasso e di rotta glaciale.
Nell’ambito del progetto europeo “Glaciorisk”, che ha coinvolto dal 2001 al 2003 diversi partner a scala europea, è stato redatto un censimento degli eventi parossistici documentati che hanno interessato le aree glacializzate delle Alpi. In Piemonte sono stati evidenziati 11 ghiacciai che nel passato hanno determinato 22 eventi di particolare intensità, sia singoli che ricorrenti. I fenomeni sono generalmente legati alle piene di rotta glaciale (fenomeni di piena improvvisa derivanti dallo svuotamento istantaneo di laghi endoglaciali per rottura di diaframmi di ghiaccio) ed ai crolli di ghiaccio che, in alcuni casi, hanno provocato danni anche ingenti ma senza il coinvolgimento diretto delle persone. Gli eventi che hanno comportato i danni maggiori sono le piene di rotta glaciale generatesi nell’area del Monte Rosa, in particolare dal Ghiacciaio del Belvedere nel 1922 e dal Ghiacciaio delle Locce Nord nel 1970 e nel 1979; le colate detritiche originatesi in occasione di eventi alluvionali nel 1987 (dal Ghiacciaio del Monte Giove, Ossola, VB) e nel 1993 (dal Ghiacciaio del Mulinet, Valli di Lanzo, TO).
Per quanto riguarda i crolli e le valanghe di ghiaccio, di particolare interesse risultano il crollo di circa 200.000 m3 del Ghiacciaio Superiore di Coolidge (Monviso, Valle Po, CN), avvenuto la sera del 6 luglio 1989, e l’evento verificatosi nella notte tra il 24 ed il 25 agosto 2005, quando una enorme massa di ghiaccio si staccò dalla parete nord-orientale del Monte Rosa, alla testata del Canalone Imseng. Si tratta dei più importanti eventi del genere accaduti nell’arco alpino negli ultimi 100 anni i cui effetti si risentirono a km di distanza. Entrambi i fenomeni, quello del Monviso e quello del Monte Rosa, pur trattandosi di processi con elevata magnitudo, non hanno tuttavia provocato danni diretti alle persone in quanto verificatisi in orario notturno. Il bilancio sarebbe stato probabilmente molto diverso se tali eventi si fossero innescati in orario ad elevata frequentazione, considerato il periodo di alta stagione turistica in cui hanno avuto luogo.
Figura 19
Ghiacciaio del Mulinet (Valli di Lanzo, TO)- 1993
(Foto archivio CNR-IRPI, in Gli eventi alluvionali del settembre-ottobre 1993 in Piemonte, Regione Piemonte, Torino 1996)
Al fine di verificare situazioni di potenziale rischio legato all’evoluzione delle aree glacializzate nelle Alpi piemontesi, nell’estate 2022 Arpa Piemonte ha effettuato un’analisi preliminare e speditiva dei principali ghiacciai. Partendo dall’analisi storica ed associando i dati disponibili sui catasti dei ghiacciai pubblicati dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI), si sono identificate le principali masse glaciali da sottoporre ad una prima analisi. Sono state quindi osservate le principali caratteristiche morfologiche dalle ortofoto più recenti e sono stati effettuati sopralluoghi mirati sui principali ghiacciai. Nel 2022, a causa delle ridotte precipitazioni nevose sia invernali che primaverili, a cui si è aggiunto un lungo periodo di temperature ben sopra gli 0°C anche in alta montagna, i ghiacciai si presentavano quasi ovunque privi di copertura nevosa stagionale e pluriannuale e tutta la loro superficie, esposta ai raggi solari, evidenziava una fusione accelerata e diffusa. L’assenza di copertura nevosa su gran parte dei corpi glaciali ha reso, tuttavia, molto evidenti il loro perimetro e le caratteristiche superficiali e, soprattutto, le condizioni di stabilità delle pareti rocciose circostanti, favorendo l’osservazione e la valutazione delle condizioni delle aree glaciali e periglaciali. È stato così possibile, ad esempio, rilevare le piccole masse glaciali della Val Susa (TO) e del Monviso (CN), date in alcuni casi per estinte negli anni scorsi e stimare gli accumuli di crollo in roccia che ricoprono in parte i ghiacciai della Bessanese (Valli di Lanzo, TO) e del Sabbione (Ossola, VB); oppure ancora, valutare le condizioni di rischio residuo dei ghiacciai della Croce Rossa (Valli di Lanzo, TO) e del Carro Occidentale (Gran Paradiso, TO) in considerazione della presenza di importanti opere idrauliche a valle.
Figura 20
Ghiacciaio della Bessanese (Valli di Lanzo, TO) - 2022
(foto Arpa Piemonte)
A conclusione di questa analisi preliminare è evidente la generale riduzione delle masse glaciali, con diminuzione sia degli spessori, sia della estensione areale che si traduce in un accentuato arretramento della fronte e nello smembramento dei corpi glaciali. Gran parte dei ghiacciai vallivi presentano le lingue coperte da una coltre detritica continua (debris covered glacier), mentre i ghiacciai montani stanno evolvendo rapidamente verso tipologie di glacio-nevato (accumulo di ghiaccio e neve di dimensioni variabili che può perdurare da pochi anni a molti secoli, ma che a differenza di un ghiacciaio non è dotato di moto verso valle) o di circo (ghiacciaio che si forma in un circo glaciale, tipica depressione a forma di scodella sul fianco di una montagna).
Le aree maggiormente glacializzate del Piemonte ovviamente fanno riferimento alle aree orograficamente più elevate, ossia quelle del Gran Paradiso, del Monte Rosa e dell’alta Val Formazza in Ossola. L’esposizione e la morfologia dei versanti sui quali questi ghiacciai insistono hanno un notevole effetto sull’aspetto attuale degli accumuli di ghiaccio, e la stabilità dei ghiacciai sospesi è strettamente legata alla loro massa ed all’evoluzione del permafrost (Arpa Piemonte, 2022).
Non solo i ghiacciai di superficie stanno rapidamente riducendosi ma anche i depositi di ghiaccio all’interno delle grotte stanno subendo drastiche trasformazioni dovute al riscaldamento atmosferico che provoca una forte e piuttosto rapida riduzione delle masse di ghiaccio in grotta. Per comprendere i meccanismi di formazione di tali depositi di ghiaccio e la loro recente evoluzione nel contesto dei cambiamenti climatici, Arpa Piemonte e Politecnico di Torino hanno avviato nel 2016 un progetto di studio e monitoraggio di alcune cosiddette “crio-grotte” nelle Alpi Liguri e Cozie. La ricerca viene condotta attraverso il monitoraggio in continuo dei valori di temperatura di aria e roccia in diversi settori delle cavità, con analisi chimico-fisiche del ghiaccio, campionamenti di materiale organico e datazioni con 14C. I meccanismi genetici che portano alla formazione di questi depositi di ghiaccio sono diversi ma sempre riconducibili alla temperatura della roccia fratturata e carsificata, nella quale scorrono significativi flussi di aria e di acqua che la raffreddano. Negli ultimi decenni, nelle cavità, questi delicati equilibri tra la temperatura della roccia e quella dell’aria sono cambiati a causa dell’incremento delle temperature in superficie. Di conseguenza la situazione ideale che ha permesso la formazione e la conservazione per secoli di questi depositi è venuta meno ed è iniziata così una progressiva riduzione della massa glaciale e/o nevosa (Paro e Vigna, 2022)
Figura 21
Ghiacciaio ipogeo dell’abisso “Rem del ghiaccio” (Alpi Liguri) - 2016-2021
(Foto B. Vigna, Politecnico di Torino)
Litologie che producono gas radiogeni
L’individuazione delle aree a rischio per la presenza di radon è ottenuta combinando misure dosimetriche sperimentali e la caratterizzazione e dalla mappatura delle litologie contenenti minerali che producono gas radiogeni; tale mappatura ha come riferimento di base i limiti comunali per facilitare gli aspetti amministrativi e gestionali.
Figura 22
Mappa regionale delle concentrazioni medie di attività radon normalizzate al piano terra
Per la stima della presenza del radon nei comuni dove il numero di dati sperimentali non è sufficiente è necessario adottare un approccio modellistico che usa modelli di correlazione tra i dati sperimentali radiometrici disponibili e la distribuzione delle unità geologiche che a partire dalle caratteristiche radiogeolitologiche consentono di ottenere una stima delle concentrazioni di radon. Il dato ottenuto è la stima della concentrazione di radon media indoor al piano terra per ogni comune sulla base della media di concentrazione radon per ogni unità radiogeolitologica e della distribuzione delle unità radiogeolitologiche nei territori comunali. Nel modello viene integrata la distribuzione delle aree edificate, ciò che consente una migliore valutazione della reale esposizione della popolazione, eliminando la distorsione, tipica in aree montane, per cui ampie porzioni di territorio comunale ricadono in unità radiogeolitologiche che non intersecano le aree edificate.
Le unità radiogeolitologiche di riferimento per la modellazione (Fig 23) sono state individuate grazie alla caratterizzazione delle unità geologiche presenti nel territorio piemontese rispetto alla radioattività, mediante analisi spettrometrica dei radionuclidi (spettrometria gamma con germanio iperpuro HPGe). Ponendo i dati della spettrometria gamma in relazione ai caratteri litologici, stratigrafici e genetici delle unità, si è giunti a definire unità radiogeolitologiche contraddistinte da omogeneità di contenuto radioattivo, mantenendo una loro significatività dal punto di vista geologico.
Figura 23
Unità radiogeolitologiche in Piemonte
Fonte: Arpa Piemonte
Le unità caratterizzate da maggior radioattività naturale sono quelle di origine magmatica (rocce derivanti dal raffreddamento di magmi, in profondità o in superficie) o vulcanoclastica (rocce sedimentarie che derivano dal deposito per caduta di materiali eruttati durante l’attività dei vulcani) e loro derivati metamorfici. In particolare, l’unità caratterizzata da maggior radioattività naturale è costituita dalle rocce intrusive e vulcanoclastiche oligoceniche, nel dettaglio i plutoni della Valle del Cervo (Biella) e di Traversella; nel cuneese, le unità metasedimentarie vulcanoclastiche e i porfiroidi di età permiana; in tutto l’arco alpino, le unità correlate ad ortogneiss e metagraniti derivanti dai graniti ercinici tardopaleozoici.
La distribuzione geografica delle aree prioritarie individuate mostra evidenti correlazioni con la presenza di radionuclidi nelle unità geologiche di origine magmatica o vulcanoclastica. Sono aree prioritarie anche alcuni territori in cui all'interno dei depositi alluvionali quaternari (di origine fluviale) la componente detritica derivante da tali unità geologiche è rilevante.
La radioattività delle rocce e del suolo costituisce inoltre il principale contributo al fondo di radiazione naturale, la cui conoscenza permette di valutare, per differenza, la entità e le caratteristiche di una eventuale dispersione in ambiente di contaminazione radioattiva di origine antropica.
I radionuclidi naturalmente presenti nelle rocce che rappresentano le principali sorgenti di radioattività naturale appartengono alle catene del’uranio (238U) e del torio (232Th) – che per decadimento sono all’origine del radon (222Rn e 220Rn) – ma comprendono anche il potassio presente in molti minerali tra i più comuni costituenti delle rocce con il suo isotopo radioattivo (40K) .
I risultati dell’analisi spettrometrica delle unità radiogeolitologiche hanno permesso di cartografare la distribuzione dei tre radionuclidi 238U, 232Th e 40K in Piemonte.
Figura 24
Distribuzione in Piemonte di 238U in Bq/kg sulla base delle unità radiogeolitologiche
Fonte: Arpa Piemonte
Figura 25
Distribuzione in Piemonte di 232Th in Bq/kg sulla base delle unità radiogeolitologiche
Fonte: Arpa Piemonte
Figura 26
Distribuzione in Piemonte di 40K in Bq/kg sulla base delle unità radiogeolitologiche
Fonte: Arpa Piemonte
POPOLAZIONE ESPOSTA A FRANE E AD ALLUVIONI
- Obiettivo 1: Sconfiggere la povertà
L’area montana si estende per il 48,7% del territorio regionale, ossia per una superficie di 12.380 km2, l’area collinare occupa il 6.570 km2 (25,9%) e l’area di pianura i restanti 6.450 km2 (il 25,4% del territorio).
I processi morfodinamici che interessano le diverse aree sono suddivisi in:
- Processi sui versanti (frane e valanghe), che si verificano in ambiente sia montano che collinare;
- Processi di erosione e trasporto solido lungo i corsi d’acqua di ordine inferiore (i tributari minori dei maggiori fiumi e torrenti), che si verificano anch’essi in ambiente montano e collinare;
- Processi lungo i corsi d’acqua nei fondovalle e in pianura (erosioni di sponda, tracimazioni, allagamenti), che si verificano prevalentemente in ambiente di pianura.
La distribuzione semiconcentrica delle tre tipologie di aree, con le catene montuose all’esterno, rende peculiare il clima, in quanto il Piemonte risulta zona di incontro delle masse d'aria continentali provenienti dalla Piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali che interagiscono con i rilievi innescando frequenti circolazioni locali e favorendo la presenza di microclimi.
Il territorio risulta fragile ed esposto, proprio perché frequentemente soggetto a fenomeni naturali con forte impatto sia sulla popolazione e sulle attività antropiche, sia sulla morfologia del territorio.
Valutazione di esposizione per frana
Si riportano di seguito per il territorio piemontese, la tabella relativa alla popolazione esposta, calcolata anche su base provinciale.
I valori sono stati ottenuti stimando la popolazione esposta alle frane così come censite in Sistema Informativo Frane in Piemonte - SIFraP.
Il dato di popolazione residente è quello di ISTAT 2011, suddiviso nei comuni aggiornati al 2019.
Figura 27
Percentuale abitanti interessati al rischio frane sul totale abitanti
Tabella 3
Percentuale abitanti interessati al rischio frane sul totale abitanti
Province |
Numero comuni interessati |
Percentuale comuni interessati sul totale comuni |
Totale abitanti interessati |
Percentuale abitanti interessati sul totale abitanti |
numero comuni 2019 |
|
AL |
143 |
76.47% |
4.050 |
0.95% |
187 |
427.064 |
AT |
113 |
96.58% |
1.750 |
0.80% |
117 |
217.573 |
BI |
51 |
68.92% |
2.720 |
1.49% |
74 |
182.092 |
CN |
208 |
84.21% |
11.259 |
1.92% |
247 |
585.830 |
NO |
14 |
16.09% |
46 |
0.03% |
87 |
176.582 |
TO |
201 |
64.42% |
8.411 |
0.37% |
312 |
2.247.787 |
VB |
72 |
97.30% |
4.981 |
3.11% |
74 |
160.228 |
VC |
27 |
32.93% |
400 |
0.11% |
82 |
365.559 |
Piemonte |
829 |
70.25% |
33.617 |
0.77% |
1.180 |
4.362.715 |
Si riportano di seguito per il territorio piemontese, la tabella relativa alla popolazione esposta, calcolata su base provinciale.
Sono stati utilizzati i seguenti dati:
- mappe della pericolosità da inondazione del Piano Gestione Rischio Alluvioni – PGRA – aggiornamento 2017 – 2019- 2022;
- popolazione residente (dati ISTAT 2011).
Per quanto riguarda i dati relativi al PGRA sono state utilizzate le estensioni totali delle aree inondabili:
- aree interessate da piene frequenti (tempo di ritorno – TR – ventennale, corrispondente a una probabilità annua di accadimento del 5%);
- aree interessate da piene poco frequenti (TR 100, 200 anni, corrispondente a una probabilità annua di accadimento dello 0.5 – 1%);
- aree interessate da piene rare (Tr 500 anni, corrispondente a una probabilità annua di accadimento dello 0.2 %).
Dal confronto delle tabelle relative agli aggiornamenti del PGRA 2017, 2019, 2022, si osserva un generale aumento sia dell’estensione delle aree sia della popolazione residente in aree potenzialmente interessate da inondazioni, che passa da un totale di circa 1,235,000 unità del 2017 a 1,590,000 del 2022.
Questo aumento non è dovuto ad un repentino peggioramento delle condizioni di pericolosità del territorio piemontese, ma ad un approfondimento del quadro conoscitivo conseguente ad una serie di studi geologico-idraulici finalizzati all’aggiornamento del Piano per l’assetto Idrogeologico – PAI e del PGRA:
- delle Fasce Fluviali di alcuni dei principali corsi d’acqua piemontesi e delle aree inondatili del PGRA per quanto riguarda il reticolo principale (studi a scala di bacino);
- dell’Atlante dei rischi idraulici e idrogeologici attraverso Varianti agli Strumenti Urbanistici comunali e delle aree del PGRA relative al reticolo secondario.
Figura 28
Percentuale abitanti interessati al rischio alluvioni sul totale abitanti
Tabella 4
Percentuale abitanti interessati al rischio alluvioni sul totale abitanti
Province |
Numero comuni interessati |
Percentuale comuni interessati sul totale comuni |
Totale abitanti interessati |
Percentuale abitanti interessati sul totale abitanti |
numero comuni 2019 |
|
AL |
181 |
96.79% |
107.426 |
25.15% |
187 |
427.064 |
AT |
108 |
92.31% |
29.602 |
13.61% |
117 |
217.573 |
BI |
66 |
89.19% |
13.871 |
7.62% |
74 |
182.092 |
CN |
240 |
97.17% |
77.781 |
13.28% |
247 |
585.830 |
NO |
83 |
95.40% |
36.459 |
20.65% |
87 |
176.582 |
TO |
304 |
97.44% |
400.741 |
17.83% |
312 |
2.247.787 |
VB |
72 |
97.30% |
78.239 |
48.83% |
74 |
160.228 |
VC |
73 |
89.02% |
50.059 |
13.69% |
82 |
365.559 |
Piemonte |
1.127 |
95.51% |
794.178 |
18.20% |
1.180 |
4.362.715 |
A titolo di esempio: per la Provincia di Alessandria: sono state aggiornate le Fasce Fluviali di Tanaro e Bormida, con generale ampliamento delle aree interessate da inondazione; studi idraulici commissionati da ADBPO all’Università degli Studi di Padova (2022) nell’ambito dell’aggiornamento e revisione del PGRA e relativi alle Aree a Potenziale Rischio Significativo (APSFR Distrettuali) hanno evidenziato come l’intero centro abitato a est della linea ferroviaria Torino Genova sia interessato dalle piene dei fiumi Tanaro e Bormida, con il coinvolgimento complessivo di circa 36,000 abitanti, circa 20,000 in più rispetto a quelli interessati dal PGRA 2017.
Per la Provincia di Torino, i risultati degli gli studi finalizzati alla Variante alle Fasce Fluviali del Torrente Chisola hanno determinato un aumento delle aree inondabili e della popolazione interessata che è passata da circa 8.800 unità a più di 26.
Figura 29
PGRA - PIANO GESTIONE RISCHIO ALLUVIONI
Facendo riferimento ai dati aggiornati al 2022 si può evidenziare che i comuni interessati al rischio frane sono 829 (70% dei comuni piemontesi), con una percentuale di popolazione esposta dello 0.77% Ciò è dovuto per lo più all’ubicazione delle aree interessate da frane che, essendo in area montana-alpina, sono di per sé scarsamente abitate; i comuni interessati al rischio alluvioni sono 1127 pari al 95% circa, con una percentuale di popolazione esposta circa del 18%. La provincia con il maggior numero di abitanti esposti al rischio alluvioni (48% circa) è il Verbano Cusio Ossola, con più del 90% dei comuni interessati.
A fronte del coinvolgimento della quasi totalità dei comuni piemontesi, tuttavia la popolazione residente esposta al rischio risulta piuttosto basso.
Gli indicatori relativi alla popolazione esposta al rischio frane e al rischio alluvione, devono intendersi come un’indicazione sullo stato della situazione regionale, in quanto inadatti all’individuazione di un trend annuale.
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Per maggiori dettagli relativi a valanghe e incidenti da valanga consulta i rendiconti nivometrici e relazioni annuali
- Bollettini di Arpa Piemonte, dove è possibile trovare pubblicato l’ultimo bollettino disponibile;
- Bollettino Valanghe dove, oltre al bollettino aggiornato, rimangono a disposizione tutti i bollettini della stagione in corso e molti prodotti;
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Per approfondimenti sui Rischi naturali consulta il portale di Arpa Piemonte dedicato all'argomento
Riferimenti bibliografici paragrafo LA MAPPA DI SUSCETTIBILITÀ PER LE FRANE DA CROLLO A SCALA REGIONALE
- Tiranti D., Mallen L., Nicolò G. (2023) Rockfall hazard estimation and related applications for a preliminary risk assessment at regional scale: an example from northwestern Italian Alps. Landslides. doi:10.1007/s10346-023-02060-4
Riferimenti bibliografici paragrafo Situazione dei principali ghiacciai nelle Alpi Piemontesi
Arpa Piemonte (2022) - Relazione preliminare dell’analisi dei principali ghiacciai delle Alpi piemontesi. A cura del Dipartimento Rischi Naturali e Ambientali, S.S. Monitoraggi e Studi Geologici, Arpa Piemonte, vs. 1.0, luglio 2022.
Baroni C., Bondesan A., Carturan L., Chiarle M. (2020) - Campagna glaciologica annuale dei ghiacciai italiani (2020). Geogr. Fis. Dinam. Quat. 43: pp. 221-313.
Paro L. e Vigna B. (2022) – Studio e monitoraggio delle grotte con ghiaccio nelle Alpi piemontesi. Neve e Valnghe n.96/2022.
Maggiori informazioni sulla situazione dei GHIACCIAI in Piemonte
https://www.arpa.piemonte.it/news/come-stanno-i-principali-ghiacciai-piemontesi
https://www.arpa.piemonte.it/news/gli-ultimi-ghiacciai-della-valle-di-susa
https://www.arpa.piemonte.it/news/uno-sguardo-sullo-stato-di-alcuni-ghiacciai-intorno-al-monviso
Video
I ghiacciai dell’alta Val Formazza https://youtu.be/aa2Doqt0sV4
Studio delle grotte con ghiaccio https://youtu.be/R_bpIOj0cgE
Rapporto di Arpa Piemonte “La mappa del radon in Piemonte: un aggiornamento alla luce dell’emanazione del D. Lgs. 101/2020 ” in allegato alla Delibera della Giunta Regionale.