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BOSCHI E FORESTE

IL CLIMA E LO STATO DI SALUTE DEI BOSCHI

I boschi e le foreste sono fortemente influenzati dal clima. Eccessi di temperature, siccità oppure all’opposto precipitazioni elevate possono indebolire i boschi e renderli più sensibili agli attacchi dei patogeni. A esempio gli insetti rispondono in modo immediato a cambiamenti climatici anche momentanei come il susseguirsi di annate calde e siccitose che hanno contribuito, qualche anno fa, al diffondersi di specie di lepidotteri più termofili che hanno dato luogo a defogliazioni di elevata intensità.

Altri insetti, come molte specie di coleotteri che in genere si comportano come parassiti secondari, in particolare gli scolitidi, attaccando alberi in condizioni di stress possono sviluppare popolazioni molto elevate, causandone la morte. Un rischio molto grave per boschi e foreste è rappresentato dalla “globalizzazione” dei parassiti delle piante. L’incremento degli scambi commerciali (in particolare di prodotti vegetali come derrate agricole, legnami, piante ornamentali e materiale vivaistico) sempre più intensi e veloci sta favorendo una crescita esponenziale della diffusione di organismi nocivi (insetti, acari, nematodi, funghi, batteri, fitoplasmi, virus ) tra i diversi continenti. Per limitarci solo agli insetti, sono alle porte dell’Europa alcune specie esotiche, originarie dell’Estremo Oriente o del Nord America, nocive a specie forestali molto diffuse (es. frassino, betulla), che stanno già causando danni ingentissimi in altre parti del mondo. L’effetto combinato del “global warming” (aumento delle temperature, lunghi periodi di siccità, etc.) e della “globalizzazione” dei parassiti può incidere molto negativamente sullo stato dei boschi. Negli Stati Uniti si ipotizza che in un futuro non molto lontano i paesaggi naturali caratterizzati da boschi e foreste potranno essere molto diversi da quelli finora contemplati, a causa degli stravolgimenti causati da innalzamento delle temperature, siccità, incendi, diffusione di nuovi parassiti e specie invasive. Purtroppo queste considerazioni valgono anche per il contesto europeo.

Di seguito vengono menzionate le criticità più importanti in ambito forestale.

Tarlo asiatico
Nel corso del 2019 è proseguita l’attività di monitoraggio nelle aree delimitate dei focolai di infestazione del “tarlo” asiatico Anoplophora glabripennis (Coleoptera, Cerambycidae) accertati nel 2018 nel comune di Vaie, in Val Susa, e nella frazione di Madonna dell’Olmo, a Cuneo. Questa attività di ispezione degli alberi delle specie sensibili (acero, betulla, salice, pioppo, ippocastano, olmo, etc.), coordinata dal Settore Fitosanitario con la collaborazione di IPLA, è realizzata due volte l’anno con squadre di tecnici forestali appositamente formati, sia mediante controlli visivi da terra con l’aiuto di binocoli, sia quando necessario con l’intervento di tree climbers. Inoltre è stato fatto ricorso anche all’uso di cani specializzati nel rilevamento di piante infestate da questo cerambicide, il cui impiego è già stato da tempo collaudato in altri focolai europei.
Questo insetto, originario della Cina, è stato diffuso in altri continenti con il materiale di imballaggio in legno di latifoglie (soprattutto pioppo) per le merci esportate da questo Paese. Tra i materiali a più alto rischio sono pedane, pallets, assi utilizzati nel trasporto di pietre (per edilizia, cimiteri). Da anni è considerato un organismo di quarantena per l’Unione Europea, cioè tra quei parassiti di cui si dovrebbe evitare l’introduzione e la diffusione per i gravi danni che può arrecare a un numero elevato di latifoglie, presenti sia nei boschi che nel verde urbano del nostro continente. Per contenere questi rischi di diffusione da anni è obbligatorio il trattamento con calore degli imballaggi in legno, per eliminare larve e pupe presenti. Purtroppo, risulta che vi siano in circolazione anche marchi contraffati che attestano il trattamento sugli imballaggi.
La specie arborea largamente preferita da A. glabripennis è l’acero. Gli alberi infestati, oltre a presentare disseccamenti più o meno estesi, possono essere facilmente soggetti a schianti a causa di fenomeni meteorologici avversi (vento o neve), con forti rischi in ambito urbano. Le uniche modalità di lotta finora conosciute e previste anche nello specifico decreto di lotta obbligatoria sono l’abbattimento degli alberi infestati e di quelli sensibili nel raggio di 100 metri, la cippatura del materiale infestato e il conferimento a centrali per la combustione di biomasse, il monitoraggio costante del territorio per almeno 4 anni successivi alla prima segnalazione del focolaio, fino all’ottenimento dell’eradicazione. Per approfondimenti consulta il sito della Regione Piemonte Settore Fitosanitario

Imenottero cinipide galligeno del castagno
Nella primavera del 2019 si è assistito in numerose località del Piemonte (e anche in altre aree dell’Italia Settentrionale) a una comparsa a volte significativa delle galle del cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus). Il successo della lotta biologica con l’introduzione del parassitoide specifico Torymus sinensis aveva portato negli ultimi anni quasi alla scomparsa delle galle. Questa ripresa non è stata comunque inaspettata, un fenomeno analogo si era registrato in Giappone dove la lotta biologica era stata avviata per la prima volta negli Anni ‘80. Studi recenti avevano ipotizzato che anche da noi si sarebbe verificata questa situazione, con oscillazioni cicliche nella presenza di galle sui castagni, dovuto alle interazioni tra fitofago e parassitoide. Osservazioni effettuate su queste galle in primavera inoltrata hanno evidenziato livelli di parassitizzazioni medio-alte delle larve del cinipide da parte delle larve di T. sinensis (40-80%), pertanto in molte località l’intensità delle infestazioni dovrebbe diminuire già nel prossimo anno.
Per approfondimenti consulta il sito del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte
Per approfondimenti sul deperimento dei cedui di castagno consulta anche la pubblicazione dell’ IPLA inerente la Gestione dei Cedui di Castagno sui Quaderni Agricoltura della Regione Piemonte.

Scarabeide giapponese
Nel 2019 sono continuati i monitoraggi e le azioni di contenimento delle popolazioni di Popillia japonica, coleottero scarabeide originario del Giappone, segnalato nel luglio 2014 nella zona del Ticino tra Piemonte e Lombardia. Questo scarabeide, introdotto accidentalmente negli Stati Uniti circa 100 anni fa, si è rivelato particolarmente dannoso su un gran numero di piante coltivate e spontanee tra cui diverse specie forestali. Nella normativa fitosanitaria è inserito tra gli organismi di quarantena (Direttiva 2000/29/CEE e s.m.i.) di cui deve essere vietata l’introduzione e la diffusione nel territorio dell’Unione Europea. Nel 2019 è continuata la sua espansione territoriale: dopo avere infestato gran parte delle provincie di Novara e Vercelli, sta ormai raggiungendo anche quelle del VCO, Biella e Alessandria. In ambito forestale non si segnalano danni di rilievo: gli adulti, preferendo esposizioni soleggiate, difficilmente attaccano alberi e arbusti in bosco. Possono essere attaccati olmi, ciliegi selvatici, betulle, ontani, noccioli, biancospini e poche altre specie arboree o arbustive presenti ai margini dei boschi, con erosioni fogliari più o meno estese. Danni ben più gravi si segnalano invece su colture agricole, in particolare coltivazioni di piccoli frutti, vigneti, frutteti famigliari e giardini.
Per ulteriori approfondimenti, consulta il sito di Regione Piemonte

Processionaria del Pino
Questo lepidottero (Thaumetopoea pityocampa) che attacca le conifere del genere Pinus (in particolare P. nigra e P. sylvestris), e molto più raramente cedri e larici, è da sempre presente nei boschi piemontesi ma negli ultimi anni si sono avute segnalazioni causate da una sua crescente e preoccupante espansione che può provocare problemi per la salute di persone e animali che frequentano le zone infestate. Visto l'andamento nel 2019 la fase di massima infestazione dovrebbe essere stata raggiunta, ma andrà verificato se il progressivo incremento delle temperature (global warming), riducendo i fattori di mortalità invernale, non tenderà a favorire elevati livelli di attacchi anche nei prossimi anni.
Per approfondimenti, consulta il sito della Regione Piemonte.

Bombice dispar
Nel corso dell'estate 2019 sono state segnalate infestazioni di Lymantria dispar (Lepidoptera, Erebidae) in diverse aree boschive di bassa valle. Questo lepidottero autoctono è considerato il più importante defogliatore di boschi di latifoglie. Nelle zone infestate le caratteristiche larve, lunghe fino a 6-8 cm e dal corpo caratterizzato dalla presenza di due file di tubercoli dorsali di colore rosso (verso il capo) e blu, hanno provocato erosioni più o meno estese delle chiome di roverella, castagno, tiglio, ciliegio selvatico. È difficile fare previsioni su cosa succederà nel prossimo anno, se l'infestazione si potrà ripresentare e con quale intensità, perchè dipende da molti fattori sia biotici (incremento di nemici naturali che riducono la popolazione, come il coleottero carabide Calosoma sycophanta o lo sviluppo di funghi o batteri entomopatogeni) che abiotici (andamento climatico più o meno favorevole).
Per approfondimenti, consulta la scheda dedicata.

Disseccamenti di conifere
Continuano i fenomeni di disseccamento di conifere, in particolare su versanti montani esposti a sud, dovuti a innalzamento delle temperature, periodi prolungati di siccità con conseguente stress degli alberi e forti attacchi di coleotteri scolitidi. Tra le specie più interessate da questo fenomeno figura l’abete rosso; gli alberi stressati sono soggetti ad infestazioni molto elevate dello scolitide Ips typographus, con conseguente rapido disseccamento e morte. A volte gli attacchi sono opera di un altro scolitide, Pityogenes chalcographus, che può attaccare anche abete bianco e varie specie del genere Pinus. Su pino strobo possono essere frequenti le infestazioni di Ips sexdentatus.
Per approfondimenti, consulta le schede per Ips sexdentatus, per Ips typographus, per Pityogenes chalcographus

Piralide del bosso
Continua la diffusione di Cydalima perspectalis (Lepidoptera, Crambidae), insetto originario della Cina particolarmente dannoso al bosso e introdotto accidentalmente qualche anno fa in Germania ma ormai diffuso in quasi tutta Europa. I primi attacchi di questo lepidottero in Piemonte risalgono al 2012. Forti infestazioni, con esiti spesso devastanti per le siepi di bosso, sono state riscontrate in tutto il Piemonte. Attacchi non controllati possono mettere a rischio la sopravvivenza stessa del bosso, specie ornamentale tipica del giardino all’italiana. Purtroppo, negli ultimi anni l'insetto esotico ha attaccato anche i popolamenti naturali di bosso in diverse vallate alpine (es. Val Tanaro, Val Grana) causando estesi disseccamenti e rischiando di azzerare la presenza di queste formazioni spontanee per cui è stata prevista la realizzazione di uno specifico SIC.
Per approfondimenti consulta il sito di Regione Piemonte.

Cimice asiatica 
Questo pentatomide (Halyomorpha halys), originario dell’Estremo Oriente e segnalato per la prima volta in Italia nel 2012 in provincia di Modena, è stato ritrovato in Piemonte già nel 2013, nel Saluzzese.
Negli anni successivi ha causato danni importanti in frutteti (nettarine, melo, pero, nashi), noccioleti e coltivazioni quali mais di secondo raccolto e soia, nonché in giovani impianti di pioppo. Nel corso del 2019 si sono registrati danni molto elevati su svariate colture, soprattutto frutticole, nel Nord Italia, stimati in centinaia di milioni di euro. Gli adulti svernano in ripari naturali (es. cavità nei tronchi) e in ambienti protetti (es. abitazioni, mansarde, magazzini) per riprendere l'attività in primavera. In genere uscendo dai ricoveri si portano inizialmente su alberi come paulonia, ailanto, robinia, platano, etc, da cui passano in seguito sulle coltivazioni agricole. A partire dal 2018 in diverse località dell'Italia settentrionale (Piemonte compreso) sono state trovate due specie esotiche di parassitoidi oofagi della cimice asiatica, considerate efficaci nel contenere le popolazioni in Estremo Oriente: Trissolcus japonicus e T. mitsukurii (Hymenoptera, Scelionidae). La possibilità di sfruttare l'azione di questi limitatori naturali, una volta ottenute tutte le autorizzazioni ambientali necessarie per la loro riproduzione e immissione in natura, fa sperare che programmi di lotta biologica specifici possano nei prossimi anni portare a un forte ridimensionamento delle popolazioni di questa cimice esotica, riducendo anche l'uso massiccio di insetticidi utilizzati in questi ultimi anni, nel tentativo, spesso vano, di contenerne i danni.

Si ricordano inoltre le seguenti problematiche di cui al momento non si hanno aggiornamenti:

Coleottero scolitide
Il fenomeno fitopatologico del deperimento del noce nero (Juglans nigra) denominato TCD (Thousand Cankers Disease), causato dal coleottero scolitide Pityophthorus juglandis e dal fungo Geosmithia morbida, che provoca disseccamenti e morte degli alberi di questa specie. Originari del Nord America, sia lo scolitide che il fungo, in Piemonte sono stati trovati inizialmente nel 2015 in due località, rispettivamente nella città metropolitana di Torino e in provincia di Novara e successivamente in altre località piemontesi. È stata accertata la comparsa di questo deperimento sul noce europeo (Juglans regia) anche se finora non sembra avere la stessa virulenza che manifesta nei confronti della specie di origine nordamericana. In alcune località è stata riscontrata una parassitizzazione dello scolitide vettore da parte di alcune specie dei generi Theocolax e Neocalosoter (probabilmente di origine nord-americana).
Per approfondimenti, consulta il sito della Società Entomonologica Italiana

Si sono inoltre verificati attacchi del dittero cecidomide (Dasineura laricis) su larice in Val Varaita, 2016 attacchi del lepidottero tortricide defogliatore Zeiraphera griseana su larice in diverse vallate alpine, dell'Imenottero argide (Aproceros leucopoda) su olmo in Val d’Ossola (2014)
Gli attacchi si sono manifestati nel corso del 2014 nella bassa Val d'Ossola e nel Parco del Ticino, mentre nel 2015 è stata rilevata la presenza di questo insetto anche lungo le sponde del Po, nella zona tra Pancalieri e Faule.

Sono in corso inoltre numerosi progetti tra i quali si ricorda quello inerente lo stato di salute e deperimento dei Querco-carpineti, a carico, in modo particolare, della farnia. Per approfondimenti, consulta il progetto Querco-carpineti planiziali in deperimento: linee guida per la gestione.

INCENDI BOSCHIVI

In Piemonte negli ultimi venti anni si è assistito ad una diminuzione del numero di incendi grazie ad interventi coordinati di prevenzione, previsione ed estinzione. Il numero di eventi annui si è dimezzato, passando da 300 nel periodo 2000-2009 a circa 150 tra il 2010 e il 2019.

Tuttavia, si sono verificate alcune stagioni critiche, caratterizzate da condizioni meteorologiche predisponenti lo sviluppo di incendi di grandi dimensioni (Figura 1), che hanno determinato un raddoppio della superficie percorsa in media da un singolo evento negli ultimi dieci anni (da 8 a 15 ha) nonostante, nel 50% dei casi, la superficie media per evento sia stata inferiore a 0.4 ettari, valore in diminuzione rispetto al periodo 2000-2009 (Figura 2).

Figura 1
Distribuzione di frequenza e superficie percorsa annua degli incendi

Distribuzione di frequenza (in grigio) e superficie percorsa annua (in nero) degli incendi aventi superficie uguale o superiore a 0.5ha nel periodo 2000-2019.
Fonte Regione Piemonte

Figura 2
Superficie media annua percorsa da un singolo evento, boscata e totale

Superficie media annua percorsa da un singolo evento, boscata (linea continua) e totale (linea tratteggiata) nel periodo 2000-2019, considerando gli eventi con superficie uguale o superiore a 0.5 ha. La retta di regressione lineare indica la tendenza debole (R2 = 0.27) di incremento delle superfici nel periodo indagato.
Fonte regione Piemonte
Se analizziamo la distribuzione degli eventi di incendio nel corso dell’anno, nella nostra regione la frequenza maggiore si registra nei mesi invernali e primaverili fino a fine aprile. Tuttavia, negli ultimi anni si stanno verificando incendi di grandi dimensioni anche in estate e in autunno, per le condizioni di elevata aridità del combustibile dovute ad una tendenza alla tropicalizzazione del clima a sud delle Alpi.

Proprio per analizzare a livello locale i cambiamenti nel regime degli incendi sul lungo periodo, nell’ambito del progetto Highlander, Arpa Piemonte ha stimato le condizioni di pericolo incendio boschivo a scala locale nei prossimi decenni fino al 2050, grazie all’utilizzo di modelli climatici ad altissima risoluzione.

Dalle proiezioni sul periodo 2021-2050, nelle vallate piemontesi, dove si concentra la maggior parte della superficie boscata, i risultati peggiori si riscontrano per i mesi più caldi, tra maggio e settembre. Si conferma un ulteriore aumento sia nel numero di giorni siccitosi (valori medi raddoppiati tra maggio e settembre), sia nelle temperature (con un incremento compreso tra 1-1.5 °C), con un conseguente forte aumento (più del doppio) del numero di giorni di pericolo incendi elevato o molto elevato. Complessivamente, tra maggio e settembre ci si attende un aumento del numero di incendi ad alta velocità di propagazione, persistenti e caratterizzati da elevata difficoltà di spegnimento.

Anche all’inizio della primavera (fino a fine aprile), ci aspettiamo un leggero aumento del pericolo incendi perché, nonostante le forzanti climatiche non subiscano variazioni sostanziali, le piccole fluttuazioni previste contribuiscono ad un generale lieve incremento.

Nei mesi da ottobre a febbraio, nonostante un generale aumento delle temperature, un modesto incremento nel numero di giorni piovosi (con precipitazioni deboli o molto deboli) determina una diminuzione delle condizioni di pericolo incendi. Tuttavia, dalle proiezioni si ottiene una maggiore variabilità climatica che può favorire, per brevi periodi, condizioni di pericolo elevato o molto elevato.

Pertanto, considerando i cambiamenti già in atto e gli scenari attesi, negli ultimi anni le strategie per mitigare il pericolo incendi si stanno focalizzando su alcuni punti chiave ben definiti:

  • azioni mirate di gestione del bosco, pianificazione e prevenzione in ambito forestale;
  • sinergia tra i gruppi di lavoro per predisporre e modulare le azioni di programmazione e gli interventi in corso d'evento;
  • implementazione integrata tra sistemi di previsione/allerta sempre più configurati sulle caratteristiche territoriali locali e sulle attività di monitoraggio e spegnimento.

Arpa Piemonte partecipa ai processi definiti da queste strategie attraverso l’implementazione di un sistema di previsione di pericolo di incendi boschivi, sviluppato in funzione delle esigenze specifiche degli operatori del settore e stabilite in sinergia con la Regione Piemonte e la Protezione Civile regionale.

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Per approfondimenti su attività, lotte obbligatorie, parassiti, etc. consulta il sito di Regione Piemonte Settore Fitosanitario.

Per approfondimenti su su diversi parassiti consulta il Settore Fitosanitario alla pagina dedicata alle lotte obbligatorie e alle misure di emergenza.

Consulta l'edizione del portale del 2019 in Clima Impatti Foreste e in Territorio Fattori Foreste.  

Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2009 - Situazione entomologica dei boschi e foreste, pagina 9
Anno 2010 - Variazioni climatiche e loro influenza su lepidotteri defogliatori negli ecosistemi forestali
Anno 2012 - Cambiamenti climatici e protocollo di Kyoto pagina 43