AGRICOLTURA E ZOOTECNIA
e in particolare dell'Obiettivo 2:
Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile
Emissioni da agricoltura
Le emissioni di ammoniaca (NH3) dalle colture agricole sono provengono in larga parte dal settore meridionale della provincia di Torino, dal Cuneese e dal basso Vercellese e, in parte minore, dal basso Novarese e dall’Alessandrino (figura 1). Le emissioni di particolato primario (PM10) risultano principalmente prodotte in un’unica vasta area a ridosso delle province di Vercelli e Novara, a causa della combustione a cielo aperto delle stoppie residue dopo la mietitura dei cereali.
Per evidenziare i potenziali effetti dell’agricoltura non solo sulla qualità dell’aria, ma anche sui cambiamenti climatici, sono state rappresentate – nelle carte tematiche di figura 1 – le emissioni di protossido di azoto (N2O) da agricoltura, suddivise a seconda dell’utilizzo o meno di fertilizzanti nelle pratiche colturali, e le emissioni di metano (CH4) da risaie, senza l’utilizzo di fertilizzanti.La stima delle pressioni dovuta alla agricoltura e alla zootecnica è basata sul l’ultima versione disponibile dell’Inventario Regionale delle Emissioni (IREA) , che fa riferimento all’anno 2019.
Figura 1
Emissioni da agricoltura (PM10, NH3, NMVOC e CH4)
Emissioni da ZOOTECNIA
Le emissioni di metano degli animali ruminanti (bovini, ovicaprini), assolutamente fisiologiche perché dovute alla degradazione degli alimenti nel rumine, risultano non indifferenti dal punto di vista degli impatti in atmosfera (coprono oltre la metà delle emissioni di metano di origine agricola).
Le emissioni di ammoniaca, invece, sono prevalentemente legate alle fasi di stoccaggio e spandimento in campo dei composti organici contenuti nelle deiezioni animali (letami e liquami), particolarmente abbondanti negli allevamenti di maiali, bovini, polli e altri avicoli e diffusi soprattutto nell’area sud-occidentale del Piemonte, ossia nelle province di Cuneo e Torino. In quest’ambito si stanno oggi diffondendo nuove tecniche gestionali (es. copertura delle vasche di stoccaggio, interramento immediato degli effluenti) che assicurino un significativo abbattimento delle emissioni, anche in termini di odore.
Infine, esistono anche emissioni dirette di particolato primario dagli allevamenti legate ai sistemi di stabulazione degli animali, alla movimentazione dei mangimi, ai residui di pelle e piumaggio degli animali e alle condizioni delle strutture di ricovero.
Per quanto riguarda le pressioni emissive legate al comparto zootecnico è stata utilizzata l’ultima versione disponibile dell’Inventario Regionale delle Emissioni (IREA), che fa riferimento all’anno 2019 per i settori SNAP 10.04, 10.05, 10.09, 10.10.
Figura 2
Emissioni da zootecnia
Tabella 1
Ripartizione provinciale della CO2 equivalente espressa in kt/anno di origine agricola e zootecnica – IREA 2019
Comparto |
AL |
AT |
BI |
CN |
NO |
TO |
VB |
VC |
Totale complessivo |
|
Gestione delle colture agricole, compresa fertilizzazione minerale |
86 |
17 |
29 |
129 |
180 |
130 |
13 |
368 |
952 |
26% |
Gestione dei reflui zootecnici, dalla stalla alla distribuzione in campo |
39 |
34 |
24 |
612 |
44 |
252 |
4 |
17 |
1026 |
28% |
Emissioni fisiologiche degli animali ruminanti |
79 |
62 |
36 |
899 |
74 |
517 |
13 |
24 |
1704 |
46% |
Totale complessivo |
204 |
113 |
89 |
1640 |
298 |
899 |
30 |
409 |
3682 |
100% |
6% |
3% |
2% |
45% |
8% |
24% |
1% |
11% |
100% |
- |
Stima IREA su dati 2019 dell’anagrafe regionale delle aziende agricole. La stima è fatta applicando i coefficienti definiti dall’inventario al numero di capi allevati e alla superficie delle colture agricole di ciascun territorio.
EMISSIONI DI AMMONIACA NEL SETTORE AGROZOOTECNICO
Al fine di stimare con maggiore accuratezza le emissioni di ammoniaca derivanti dalla gestione dei reflui zootecnici tenendo conto delle tecniche attualmente presenti in ciascuna azienda si è applicato il modello BAT-Tool, analizzando il flusso dell’azoto a partire dall’azoto escreto prodotto nella fase di stabulazione, cui vengono sottratte per ciascuna fase (i.e. stoccaggio, trattamento e spandimento) e relativa tecnica di riduzione eventualmente presente le perdite di ammoniaca derivanti dalla fase precedente. La somma delle emissioni di ciascuna fase costituisce l’emissione complessiva dell’allevamento.
I dati su cui si sono basate le stime effettuate derivano dall’Anagrafe Unica delle Aziende Agricole del Piemonte integrati con i dati forniti annualmente dalle aziende stesse tramite la Comunicazione Nitrati (COM) ai sensi del Regolamento regionale n. 10/R del 29 ottobre 2007.
In Tabella 3 sono riportati alcuni dati descrittivi del settore zootecnico piemontese per l’anno di riferimento 2019.
Tabella 3
Patrimonio zootecnico piemontese (elaborazioni su dati Anagrafe Agricola 2019)
Specie animale |
Capi |
Unità Bovino Adulta |
Azoto escreto (t) |
Altro allevamento |
1028 |
919 |
20 |
Avicoli |
11.844.728 |
110.271 |
2.997 |
Bovini allevamento |
450.919 |
327.852 |
19.262 |
Bovini carne |
182.225 |
109.336 |
4.553 |
Bufali |
2.869 |
2.379 |
102 |
Caprini |
13.311 |
1.433 |
62 |
Conigli |
354.375 |
702 |
101 |
Equini |
1.407 |
1.141 |
45 |
Ovini |
32.887 |
4.834 |
167 |
Suini |
1.220.267 |
306.837 |
9.778 |
Totale |
14.104.016 |
865.704 |
37087 |
Sul dataset così selezionato, sono state definite 5 classi dimensionali sulla base del quantitativo di azoto zootecnico prodotto dalle specie presenti in azienda.
In Tabella 4 per ciascun insieme aziendale individuato vengono riportati il numero di allevamenti e i quantitativi di azoto escreto.
Tabella 4
Allevamenti piemontesi di bovini, bufali, suini e avicunicoli per classe di azoto escreto
Classe di azoto escreto (kg) |
Allevamenti (numero aziende zootecniche) |
Azoto escreto (t) |
<100 |
375 |
170 |
1001 – 2.999 |
220 |
2.916 |
3.000 – 5.900 |
1.426 |
7.702 |
6.000 – 19.999 |
2.061 |
22.920 |
>= 20.000 |
518 |
13.457 |
Totale |
4.636 |
47.155 |
Per le aziende nelle classi dimensionali inferiori a 3.000 kg, nonché per le specie equini, ovini e caprini, si è utilizzata la metodologia per l’Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera (IREA) ottenendo un valore pari a 9.332 t. Analogamente, si è proceduto a calcolare le emissioni di ammoniaca derivanti dall’utilizzo di fertilizzanti azotati in agricoltura ottenendo un valore emissivo pari a 4.603 t di ammoniaca.
Utilizzando il modello BAT-Tool sono state individuate le emissioni di ammoniaca nelle diverse fasi di gestione dei reflui (% rispetto all’azoto residuo della fase precedente) tenendo conto delle tecniche gestionali utilizzate da ciascuna azienda agricola.
Quindi, a partire dall’azoto escreto prodotto, sono state determinate le emissioni per le singole fasi di gestione dei reflui: stabulazione, stoccaggio e spandimento. La somma delle emissioni dalle 3 fasi, costituisce le emissioni complessive dell’allevamento
In Tabella 5 sono riportate le emissioni di ammoniaca stimate per ciascuna delle tre fasi di gestione della filiera dei reflui zootecnici per i tre insieme aziendali.
Tabella 5
Emissioni di ammoniaca nelle singole fasi di gestione dei reflui zootecnici
Classe di azoto escreto (kg) |
Stabulazione [t] |
Stoccaggio [t]
|
Spandimento [t]
|
Emissioni totali di ammoniaca [t] |
||
Palabile |
Non palabile |
Totale |
||||
1.001 - 2.999 | 510 | 228 | 433 |
4.141 |
399 |
10.326 |
3.000 – 5.999 |
1.333 |
609 |
1.152 |
1.798 |
1.296 |
3.095 |
6.000 – 19.999 |
4.277 |
1.968 |
4.081 |
4.141 |
6.185 |
10.326 |
>= 20.000 |
2.631 |
1.194 |
2.550 |
1.865 |
4.510 |
6.375 |
Totale |
8.750 |
3.999 |
7.217 |
8.576 |
12.390 |
20.966 |
Fonte: Anagrafe agricola del Piemonte
I valori emissivi di ammoniaca derivanti dalla gestione dei reflui di allevamento e dall’utilizzo di fertilizzanti sono pari complessivamente a 33.731 t.
L'AMBIENTE DI RISAIA: UNA POSSIBILE FONTE DI GAS CLIMALTERANTI E DI PARTICOLATO
In Italia il 75% della superficie a riso è coltivato in sommersione, poiché questo permette sia di soddisfare le esigenze idriche della coltura sia di svolgere una funzione termoregolatrice, limitando le escursioni termiche che la pianta subirebbe. La situazione di anaerobiosi dell'ambiente sommerso è causa dell'emissione di metano (CH4), specialmente se le paglie vengono interrate in prossimità della sommersione, mentre, durante i drenaggi, la nitrificazione e denitrificazione microbica nel suolo producono protossido di azoto (N2O), soprattutto a seguito delle applicazioni di fertilizzanti azotati.
A causa della peculiare tecnica colturale, il riso rappresenta, insieme alla zootecnia, uno dei settori agricoli caratterizzati da significative emissioni di gas serra. Un ettaro coltivato a riso emette mediamente 3,52 kg di metano e 1,17 kg di protossido di azoto all'anno (metodologia Corinair).
A parità di quantità emessa, il metano ha un effetto serra sul clima circa 28 volte superiore a quello dell’anidride carbonica, il protossido oltre 300 volte superiore.
Tecniche agronomiche alternative, volte ad una gestione ottimale dell’acqua e delle paglie per la mitigazione delle emissioni di CH4, possono essere adottate, ma non in tutti gli ambienti agrari; la ricerca scientifica lavora attivamente su questi temi da alcuni anni anche in Piemonte.
Un ulteriore fattore di pressione sulla qualità dell’aria è legato alla gestione delle paglie del riso. A causa della sua elevata percentuale di silice, la paglia di riso trova difficilmente un riutilizzo in zootecnia o nella produzione di energie rinnovabili, a differente delle paglie di altri cereali. In alcune tipologie di terreni, caratterizzati da una lenta degradazione della sostanza organica dei residui colturali, permane la tecnica tradizionale della bruciatura. Questo intervento è fonte di particolato, che nei mesi invernali, caratterizzati dall’inversione termica, ha un’estrema rilevanza sull’inquinamento atmosferico. La bruciatura, che ad oggi è comunque una pratica limitata a meno del 5% della superficie piemontese a riso, nell’ottica della tutela e della valorizzazione della sostanza organica del suolo agrario è in via di abbandono, anche grazie all’esplicito divieto previsto dalla LR 15/18 nel periodo tra il 1° settembre ed il 31 marzo di ogni anno.
Le stime fornite da Ente Nazionale Risi per il Piemonte indicano che la superficie seminata in asciutta è aumentata molto negli ultimi anni, passando dall’8 % della superficie complessiva a riso in Piemonte del 2010, ad oltre il 40% nel 2021; questa variazione è dovuta in primis ad una maggior frequenza di inverni molto secchi, a cui consegue una ridotta disponibilità di acqua irrigua nel periodo primaverile, ed inoltre ad una minor disponibilità sul mercato di prodotti fitosanitari autorizzati alla gestione di colture seminate in acqua.
IL PROGETTO PREPAIR E IL MODELLO BAT-TOOL
Il progetto PrepAir, nell’ambito delle varie azioni messe in campo a livello di Bacino Padano per il miglioramento della qualità dell’aria, ha realizzato un modello (BAT-Tool) per la valutazione delle emissioni e dei gas climalteranti derivanti da attività di allevamento intensivo di bovini, suini e pollame.
Lo strumento BAT-tool permette il calcolo in automatico dell’escrezione di azoto e fosforo delle diverse categorie zootecniche a partire dal quantitativo reale di mangime somministrato ai capi in allevamento. In alternativa è prevista la possibilità di inserire il valore dell’azoto escreto calcolato manualmente.
Pensato come strumento di supporto nei procedimenti di revisione delle Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA) e per gli altri adempimenti che richiedono una valutazione delle emissioni, BAT-tool costituisce un modello per la stima delle emissioni dagli allevamenti valida per tutto il Bacino Padano.
Nella sua versione finale comprenderà la stima di diversi inquinanti (NH3, CH4 e N2O), con approccio integrato tra le diverse componenti ambientali.
BAT-Tool è liberamente accessibile online previa iscrizione.
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