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PRESSIONE PRELIEVI
Figura 1
Figura 2
prelievi idrici
Figura 5
Considerando invece anche gli impianti <100 l/s il comparto irriguo risulta nettamente predominante. Vi è naturalmente una differenziazione importante tra i livelli di pressione esercitati, se si considerano i volumi di acqua in gioco: l’uso irriguo da solo utilizza l’80% dell’insieme dei volumi prelevati.
L’impatto di entrambe le tipologie è comunque, almeno localmente, sempre significativo.
Prelievi a uso irriguo
Tabella 1
Figura 6
Figura 7
Prelievi idroelettrici
Tabella 2
Figura 8
Tabella 3
Figura 9
PRELIEVI
PRESSIONE PRELIEVI
La pressione Prelievi definita a scala di Corpo Idrico e di GWB prevede la somma degli indicatori calcolati per i diversi tipi di prelievo (uso irriguo, uso potabile, industria, termoelettrico-geotermico, piscicoltura), cioè i rapporti tra la portata massima derivabile e la portata media mensile naturalizzata del CI per quanto riguarda le acque superficiali, lo stato dei prelievi attuali rispetto allo stato quantitativo del GWB per le acque sotterranee.
Figura 1
Acque superficiali. Pressione Prelievi - anno 2015
Figura 2
Acque sotterranee. Pressione Prelievi - anno 2015
Come si evince dai grafici, per le acque superficiali, la pressione Prelievi è una pressione significativa per il 38% dei CI (su un totale di 597 CI su cui è stata fatta l’analisi delle pressioni); per le sotterranee è significativa solo per il 6% dei 17 GWB su cui è stata fatta l’analisi delle pressioni per questo indicatore.
prelievi idrici
La presenza di grandi derivazioni (superiori ai 100 l/s) nel catasto regionale mette in evidenza un’intensa pressione quantitativa esercitata sul sistema delle acque superficiali e sotterranee da parte dei prelievi. Il bilancio idrico regionale piemontese - in riferimento a impianti con capacità > 100 l/s - è ugualmente influenzato dalle tipologie di utenza idroelettrica e irrigua per numero di prelievi.
Figura 5
Ripartizione dei prelievi per gli impianti di grande derivazione (superiori ai 100 l/s)
Fonte: Regione Piemonte
Considerando invece anche gli impianti <100 l/s il comparto irriguo risulta nettamente predominante. Vi è naturalmente una differenziazione importante tra i livelli di pressione esercitati, se si considerano i volumi di acqua in gioco: l’uso irriguo da solo utilizza l’80% dell’insieme dei volumi prelevati.
L’impatto di entrambe le tipologie è comunque, almeno localmente, sempre significativo.
Prelievi a uso irriguo
Negli areali di pianura i prelievi a uso irriguo captano durante il periodo estivo elevati volumi idrici e riducono, in maniera severa, la portata dei fiumi. Si stima che dai corpi idrici superficiali siano derivati circa 6 miliardi di metri cubi all’anno d’acqua di cui 5 miliardi utilizzati a uso irriguo, al servizio di una superficie di oltre 400.000 ettari, concentrati nel semestre estivo (aprile-settembre) la maggior parte dei quali utilizzati per l’irrigazione del riso, nell’areale nord-orientale del Piemonte (soprattutto nei territori delle province di Novara, Vercelli e in porzioni di territorio del biellese e dell’alessandrino) ed esportandone in parte anche in Lombardia al servizio dei territori agrari della Lomellina (tramite i grandi canali irrigui dal fiume Ticino del Naviglio Langosco e del Naviglio Sforzesco). La rimanente frazione d’acqua derivata viene impiegata nel restante territorio di pianura per l’irrigazione del mais, delle colture foraggere, ortive e frutticole.
Le esigenze idriche delle colture agrarie irrigue sono quindi massime in coincidenza del minimo deflusso idrico naturale dei fiumi e dei torrenti a regime nivo-pluviale. Solamente i deflussi della Dora Baltea e del Sesia vengono sostenuti in estate dal contributo derivante dallo scioglimento dei ghiacciai alpini. Le acque di questi corsi d’acqua derivate dal sistema dei canali irrigui della pianura vercellese e novarese contribuiscono in gran parte al soddisfacimento delle idroesigenze del vasto comprensorio risicolo a scavalco tra Piemonte e Lombardia. Negli areali agricoli del Piemonte meridionale nella pianura alessandrina e cuneese, nel corso degli ultimi decenni, alla scarsa disponibilità di risorsa idrica superficiale si è ovviato, in parte, trivellando un numero rilevante di pozzi che interessano sia la falda freatica che quella profonda.
Tabella 1
Aziende e Superficie media irrigata - anni 2008-2010
Province |
Aziende |
Superficie media irrigata |
numero |
ha |
|
AL |
2.225 |
33.855,98 |
AT |
631 |
1.884,96 |
BI |
502 |
7.314,46 |
CN |
13.203 |
122.328,61 |
NO |
1.237 |
46.035,05 |
TO |
8.089 |
77.994,60 |
VB |
123 |
158,02 |
VC |
2.020 |
89.542,51 |
Fonte: Censimento agricoltura 2010
I dati evidenziano come la maggiore estensione di aree irrigate sia localizzata nella provincia di Cuneo, per la grande estensione di superfici dedicata alla coltivazione del mais, e nella provincia di Vercelli per la presenza di coltivazioni a riso.
Figura 6
Volumi di acqua (m3) per tecnica di irrigazione - anni 2008-2010
Fonte: Censimento agricoltura 2010
Figura 7
Volumi d'acqua (m3) per coltura - anni 2008-2010
Fonte: Censimento agricoltura 2010
Prelievi idroelettrici
Fin dal 2009 con l’organizzazione del Forum Acqua-Energia che ha prodotto la Dichiarazione “Idroelettrico: verso l’equilibrio con la tutela delle acque”, il Piemonte si occupa di questa tematica tentando di trovare soluzioni per conciliare la produzione elettrica dalla fonte di energia rinnovabile maggiormente utilizzata sul territorio regionale con la tutela dei corsi d’acqua dai quali si alimentano gli impianti.
Una percentuale elevata di corsi d’acqua risulta sottesa agli impianti di produzione di energia idroelettrica, soprattutto nella parte montana dove, in alcuni bacini, si registrano sottensioni eccedenti il 90% dello sviluppo del corpo idrico. A titolo di esempio, le tabelle 2 e 3 e la cartografia indicano l’elevata pressione a cui sono sottoposti il bacino idrografico dello Stura di Demonte e del Chisone, infatti situazioni paragonabili sono presenti nella parte montana di quasi tutti i corsi d’acqua piemontesi.
Una percentuale elevata di corsi d’acqua risulta sottesa agli impianti di produzione di energia idroelettrica, soprattutto nella parte montana dove, in alcuni bacini, si registrano sottensioni eccedenti il 90% dello sviluppo del corpo idrico. A titolo di esempio, le tabelle 2 e 3 e la cartografia indicano l’elevata pressione a cui sono sottoposti il bacino idrografico dello Stura di Demonte e del Chisone, infatti situazioni paragonabili sono presenti nella parte montana di quasi tutti i corsi d’acqua piemontesi.
Tabella 2
Bacino del Torrente Stura di Demonte
Dati idrografici |
Dati di impatto tratti sottesi dagli impianti |
|||||
Reticolo idrografico | Corsi d'acqua rilevanti per WFD | Asta | Reticolo idrografico | Corsi d'acqua rilevanti per WFD | Asta | |
Lunghezza totale (km) | 1.189,3 | 257,9 | 120,7 | 188,36 | 164,4 | 112 |
Tratto sotteso da impianti (%) | - | - | - | 15,8 | 63,7 | 92,8 |
Figura 8
Bacino del Torrente Stura di Demonte
Fonte: Regione Piemonte
Tabella 3
Bacino del Torrente Chisone
Dati idrografici |
Dati di impatto tratti sottesi dagli impianti |
|||||
Reticolo idrografico | Corsi d'acqua rilevanti per WFD | Asta | Reticolo idrografico | Corsi d'acqua rilevanti per WFD | Asta | |
Lunghezza totale (km) | 1.487 | 200,7 | 72 | 111,6 | 94,7 | 48,9 |
Tratto sotteso da impianti (%) | - | - | - | 7,5 | 47,24 | 67,9 |
Figura 9
Bacino del Torrente Chisone
Fonte: Regione Piemonte
Nei documenti comunitari è ben evidenziato come le attività legate alla produzione idroelettrica si sovrappongano e vadano conciliate con le norme europee di tutela della natura, che fissano requisiti ambientali ed ecologici, e con le strategie di implementazione della Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE che individuano buone pratiche per la gestione degli impatti ecologici degli impianti idroelettrici.
Gli impianti idroelettrici, anche se utilizzano una fonte rinnovabile e concorrono al raggiungimento dell’obiettivo strategico di riduzione dell’emissione di gas serra sostituendo le fonti fossili, non sono tuttavia privi di impatto ambientale a livello locale. Infatti sono all’origine di alterazioni idrologiche e idromorfologiche ai corsi d’acqua: dall’alterazione del regime idrologico, all’interruzione della continuità fluviale, alla modifica della morfologia dell’alveo e delle sponde con potenziale significativa incidenza su habitat e specie, senza dimenticare le problematiche legate alla modifica della dinamica del trasporto solido e alla gestione dei sedimenti accumulati nelle dighe e a monte delle traverse.
Dall’analisi dei dati del parco impianti esistente effettuato in occasione del Forum - analisi che si può ritenere sostanzialmente tuttora valida ancorché nel frattempo siano stati messi in esercziio ulteriori impianti di taglia piccola o medio piccola - era emerso come solo un numero contenuto di impianti idroelettrici in Piemonte sia realmente strategico dal punto di vista del bilancio energetico complessivo: alla data era risultato infatti che con l’11% degli impianti si ottiene l’84% di produzione, mentre gli impianti al di sotto di 1 MW rappresentano il 55% del parco ma contribuiscono solo per il 3% della potenza efficiente lorda installata.
Gli impianti idroelettrici, anche se utilizzano una fonte rinnovabile e concorrono al raggiungimento dell’obiettivo strategico di riduzione dell’emissione di gas serra sostituendo le fonti fossili, non sono tuttavia privi di impatto ambientale a livello locale. Infatti sono all’origine di alterazioni idrologiche e idromorfologiche ai corsi d’acqua: dall’alterazione del regime idrologico, all’interruzione della continuità fluviale, alla modifica della morfologia dell’alveo e delle sponde con potenziale significativa incidenza su habitat e specie, senza dimenticare le problematiche legate alla modifica della dinamica del trasporto solido e alla gestione dei sedimenti accumulati nelle dighe e a monte delle traverse.
Dall’analisi dei dati del parco impianti esistente effettuato in occasione del Forum - analisi che si può ritenere sostanzialmente tuttora valida ancorché nel frattempo siano stati messi in esercziio ulteriori impianti di taglia piccola o medio piccola - era emerso come solo un numero contenuto di impianti idroelettrici in Piemonte sia realmente strategico dal punto di vista del bilancio energetico complessivo: alla data era risultato infatti che con l’11% degli impianti si ottiene l’84% di produzione, mentre gli impianti al di sotto di 1 MW rappresentano il 55% del parco ma contribuiscono solo per il 3% della potenza efficiente lorda installata.
Al momento vi sono proposte (ossia istanze già depositate) per un ampliamento ulteriore del parco impianti di produzione idroelettrica con prelievo da corpo idrico naturale stimolate dall’attuale sistema di incentivazione delle energie rinnovabili (certificati verdi, tariffa onnicomprensiva), impianti che per effetto dei sovraccanoni costituiscono una fonte di risorse importante per i bilanci e l’economia delle comunità locali sebbene in alcuni casi il valore che essi generano, soprattutto quelli a bassa produttività, in termini di redditività per i proponenti e per gli Enti rivieraschi, sia sproporzionato rispetto al loro trascurabile contributo al bilancio energetico regionale e non tenga adeguatamente conto della valenza ambientale delle aree in cui si vorrebbero inserire.
L’Unione Europea a tal proposito si è espressa con un Pilot, strumento che viene utilizzato per la risoluzione di problemi in tema di applicazione del diritto della Comunità come anticipazione di una procedura di infrazione.
L’EU PILOT 6011/14/ENVI, infatti, affronta la problematica degli impianti di produzione di energia elettrica localizzati su alcuni corsi d’acqua chiedendo tuttavia una ricognizione a livello nazionale per l’eccessiva frammentazione della continuità fluviale in Italia e per verificare come questo si concili con la corretta applicazione direttiva 2000/60/CE.
Nuove indicazioni sulle prospettive della produzione idroelettrica in Piemonte sono contenute nel Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), approvato con D.C.R. n. 200-5472 del 15 marzo 2022, che contiene indirizzi, obiettivi strategici in campo energetico e linee di intervento delineati per il Piemonte.
L’Unione Europea a tal proposito si è espressa con un Pilot, strumento che viene utilizzato per la risoluzione di problemi in tema di applicazione del diritto della Comunità come anticipazione di una procedura di infrazione.
L’EU PILOT 6011/14/ENVI, infatti, affronta la problematica degli impianti di produzione di energia elettrica localizzati su alcuni corsi d’acqua chiedendo tuttavia una ricognizione a livello nazionale per l’eccessiva frammentazione della continuità fluviale in Italia e per verificare come questo si concili con la corretta applicazione direttiva 2000/60/CE.
Nuove indicazioni sulle prospettive della produzione idroelettrica in Piemonte sono contenute nel Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), approvato con D.C.R. n. 200-5472 del 15 marzo 2022, che contiene indirizzi, obiettivi strategici in campo energetico e linee di intervento delineati per il Piemonte.