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MITIGAZIONE IMPATTI MORFOLOGICI

Il mantenimento della naturalità dei corsi d’acqua concorre al raggiungimento di diversi Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, in particolare dell'Obiettivo 15:

Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre

Gli impatti morfologici consistono in una artificializzazione di alveo e rive con una conseguente riduzione della continuità fluviale longitudinale e trasversale. Rappresentano una componente importante delle alterazioni in atto sui corpi idrici per gli effetti che hanno soprattutto sulla componente biologica vegetale e animale sia acquatica che delle sponde.
L’Unione Europea ha inserito la morfologia tra gli elementi di qualità da monitorare nell’ambito della Direttiva Quadro sulle Acque per l’importanza che questa assume nel raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. Sono state quindi identificate 3 misure chiave (KTM 5, 6 e 23) da inserire nell’ambito della pianificazione per riqualificare questi aspetti.
Nella visione di gestione integrata dei corsi d’acqua perseguita dall’Unione Europea, inoltre, la Direttiva Alluvioni si deve confrontare con la Direttiva Acque 2000/60/CE, per attuare una politica coerente e sostenibile di tutela delle acque e degli ambienti ad esse correlati.
Le due Direttive, pur avendo finalità differenti, convergono sull’importanza di mantenere o ripristinare un corretto assetto idromorfologico del corso d’acqua, funzionale sia alla prevenzione delle alluvioni e alla riduzione del rischio sia al miglioramento degli ecosistemi acquatici e perifluviali. Inoltre entrambe afferiscono al bacino idrografico come unità territoriale di riferimento e obbligano gli Stati Membri a importanti processi di divulgazione e consultazione pubblica. Ne risulta che i due strumenti di pianificazione devono coordinarsi nel ricercare sinergie e vantaggi comuni nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientali previsti per le risorse idriche.
I due Piani indicano, inoltre, la redazione del Programma di gestione dei sedimenti a livello di bacino idrografico come occasione principale per individuare e concretizzare azioni funzionali agli obiettivi di entrambi, in linea con i contenuti dell'articolo 117, comma 2-quater, del D.L. 3 aprile 2006, n. 152.
A questa azione si aggiunge, inoltre, la redazione dei Piani di gestione della vegetazione perifluviale (PGV), che ha interessato finora i corsi d’acqua Dora Baltea, Stura di Lanzo, Orba, Belbo, Dora Riparia e Sesia. I PGV forniscono indirizzi operativi per la gestione della vegetazione arborea lungo le sponde in funzione delle caratteristiche idrauliche del tratto, distinguendo ove effettuare interventi di taglio e diradamento per migliorare il transito delle acque o potenziare la presenza di superficie forestate per rallentare la corrente. Hanno, quindi, finalità sia di manutenzione conservativa e riqualificazione della fascia arborea perifluviale sia di mitigazione del rischio idraulico.

Piani di Gestione della Vegetazione perifluviale (PGV)

I Piani di Gestione della Vegetazione Ripariale costituiscono un esempio di buona pratica nell’utilizzo dei fondi comunitari e dell’estensione dei risultati e delle metodologie messe a punto dei Progetti europei ad altri ambiti territoriali.
Nell’ambito del progetto EAU CONCERT, Interreg Alcotra con partenariato Italia-Francia conclusosi nel 2015, la Regione Piemonte ha messo a punto, con il supporto tecnico dell’AdBPo, AIPO e IPLA, il Piano di Gestione delle Vegetazione ripariale (PGV), utilizzando come area sperimentale il tratto piemontese del Bacino della Dora Baltea, dal confine regionale alla confluenza con il Torrente Chiusella.
La metodologia iniziale deriva dalle esperienze condotte dall’Autorità di Bacino del Po sul Torrente Parma, in questo ambito è stata modificata per meglio adattarla al contesto regionale ed applicata nell’area pilota.
Contestualmente la Regione Piemonte ha emanato le Norme Tecniche per la redazione dei Piani Aziendali Forestali (PFA), dove i PGV sono considerati un PFA speciale per il contesto fluviale che dopo essere approvato ha un periodo di validità di 15 anni. In attesa di completare la procedura, con la D.G.R. 12 aprile 2019, n. 46-8771, la Regione ha approvato i PGV di Dora Baltea, Dora Riparia, Stura di Lanzo e Orba quali strumenti di indirizzo per la gestione conservativa della vegetazione perifluviale, dando in tal modo la possibilità a soggetti pubblici o privati interessati a vario titolo di intervenire sulle rive fluviali, di eseguire gli interventi con un approccio corretto e sostenibile.
In tal modo il PGV assume una valenza più ampia e può integrarsi con gli altri documenti di programmazione previsti per i corsi d'acqua, come il Piano di gestione dei sedimenti e i Contratti di fiume, nonché piano stralcio per i Siti Natura 2000 e le Aree Protette interessate.

Il PGV viene sviluppato attraverso le seguenti fasi:

  1. definizione dello stato attuale della fascia di pertinenza fluviale (fascia C del Piano Assetto idrogeologico ove definita), per le componenti morfologiche, idrauliche e vegetazionali;
  2. definizione delle tratte omogenee, in base ai parametri ambientali, morfologici e idraulici;
  3. definizione degli obiettivi generali e specifici relativi alla copertura forestale;
  4. definizione degli interventi, per la ricerca di una maggiore corrispondenza tra le caratteristiche attuali della vegetazione e quelle auspicate, in funzione degli obiettivi.
Gli obiettivi generali, opportunamente declinati in specifici a seconda del contesto, sono legati a:
  1. rischio di inondazione ed erosione: necessità di rallentare o accelerare il deflusso, di limitare l'apporto solido o l'accumulo di alberi in alveo;
  2. uso del suolo e attività antropiche: valorizzare il paesaggio, definire gli spazi per le attività agricole e selvicolturali sostenibili e quelle ricreative regolamentate;
  3. patrimonio naturale: conservare gli habitat, la flora e la fauna di interesse, contrastare l'eutrofizzazione delle acque e le specie esotiche invasive.

L'utilizzo di questo schema metodologico prevede anche un'indagine sul regime patrimoniale, poiché il rilievo delle proprietà è un elemento essenziale in fase di pianificazione, sulla cui base modulare obiettivi ed interventi realistici e attuabili.
La gestione delle fasce fluviali è senza dubbio un tema complesso e di grande rilevanza che necessita l'attenzione di tecnici e amministratori locali e per il quale l'opinione pubblica è molto sensibile. Le difficoltà nascono dal dover gestire interessi diversi, spesso tra loro in contrasto, come la sicurezza idraulica e la conservazione degli ambienti naturali, la connessione ecologica e le aspettative economiche di vario genere: agricoltura, pioppicoltura, attività estrattive e ricreative.
Un ulteriore limite al raggiungimento degli obiettivi di miglioramento e conservazione degli habitat fluviali naturali è costituito dalla diffusione di specie esotiche invasive, che trovano lungo i fiumi ambienti elettivi. Attraverso i PGV si prende infatti maggiore consapevolezza della estensione che queste specie stanno assumendo nelle fasce perifluviali, rispetto alle quali si iniziano ad intraprendere azioni di contenimento a scala regionale. Oltre alla diminuzione della biodiversità legata alla diffusione dei specie non autoctone, la presenza di alcune specie particolari di esotiche invasive crea seri problemi di dissesto idrogeologico.
Per ottenere una maggiore efficacia nell'azione pianificatoria occorre predisporre strumenti gestionali integrati e tra loro complementari per ogni tematica; sotto questo aspetto anche la valorizzazione economica delle proprietà demaniali lungo le aste fluviali può essere un'utile risorsa, in particolare per il Piemonte dove queste aree raggiungono superfici significative, con migliaia di ettari boscati.

Sulla base dell'esperienza maturata sulla Dora Baltea con il progetto EAU CONCERT, sono stati redatti successivamente altri piani: i PGV relativi ai torrenti Stura di Lanzo, Orba, Dora Riparia, Belbo e fiume Sesia.
Riguardo alla realizzazione degli interventi contenuti nei PGV, essi sono stati effettuati, in via sperimentale, con l’ausilio delle squadre forestali regionali, per esempio nei Comuni di Borgofranco di Ivrea, Ivrea e Avigliana.

Per dare seguito alla realizzazione dei progetti attuativi dei Piani di gestione della vegetazione perifluviale la Regione, con D.G.R. 7 dicembre 2018, n. 48-8033, ha stanziato 130.000 € con i quali sono stati effettuati interventi a Gattinara e Caresana lungo il fiume Sesia volti al miglioramento multifunzionale della vegetazione forestale, ed in particolare alla lotta al poligono giapponese (Fallopia japonica o Reinoutria japonica, Sycios angulatus, Parthenocissus quinquefolia) e ricostituzione dell’habitat dei saliceti e pioppeti ripari). Inoltre, nell’ambito del Bando regionale di riqualificazione dei corpi idrici, promosso per finanziare sul territorio interventi di tutela degli ecosistemi di fiumi e laghi, i PGV sono introdotti proprio come riferimento pianificatorio per le proposte di progetti da presentare per la domanda di finanziamento.


Per approfondimenti e per visionare i PGV disponibili è possibile consultare la pagina del sito istituzionale della Regione Piemonte alla pagina dedicata ai Piani di gestione della vegetazione perifluviale.

il pgv del torrente belbo

Il cuore dei PGV sono le carte tematiche che riassumono l’insieme dei dati rilevati e rappresentano il quadro degli indirizzi di gestione. Nel caso del torrente Belbo si evidenziano tali contenuti nelle carte seguenti. In figura 1 la carta dei tipi forestali e dell’uso del suolo nel tratto n. 4, a Santo Stefano Belbo.

Figura 1

La carta dei tipi forestali e dell’uso del suolo nel tratto n. 4 a Santo Stefano Belbo

Nella figura 2 sono rappresentati gli obiettivi gestionali individuati in base alle caratteristiche.

Figura 2
Obiettivi gestionali individuati in base alle caratteristiche

Il PGV del Belbo ha evidenziato che lungo il torrente le specie esotiche hanno una diffusione ancora contenuta rispetto ad altre fasce riparie del Piemonte.
Per quanto riguarda le specie legnose si segnala la presenza dell’ailanto (Ailanthus altissima) a valle di Nizza Monferrato; altre specie diffuse nel tratto medio-basso con esemplari singoli o in piccoli gruppi sono l’acero americano (Acer negundo) e l’olmo siberiano (Ulmus pumila), presente nel tratto urbano di Canelli, ove si è diffuso a partire da un’alberata stradale adiacente; si sono inoltre osservati esemplari di Amorpha fruticosa. Tutte e quattro sono inserite nell’elenco allegato al regolamento regionale delle specie arboree invasive da gestire con alta priorità, specie per le quali bisogna comunque evitare l’utilizzo e possono essere applicate misure di contenimento e interventi di eradicazione da aree circoscritte.
In merito agli interventi, posto che la proprietà privata è il regime patrimoniale prevalente, con quasi il 90% della superficie del tratto fasciato, di cui circa la maggior parte afferente a piccole proprietà, sono previste modalità differenti a seconda delle caratteristiche del tratto.

finanziamenti per la riqualificazione dei corpi idrici piemontesi

In base all’analisi delle pressioni condotta in occasione della stesura del PdG Po-2015, l’alterazione delle caratteristiche morfologiche dei corsi d’acqua, che è significativa per circa il 77 % dei corpi idrici fluviali monitorati, è emersa tra le criticità di maggior rilievo per il reticolo naturale piemontese, i cui corpi idrici presentano una diffusa artificializzazione delle sponde e dell’alveo, opere trasversali, riduzione della fascia boscata perifluviale.

Nel programma di misure del PdG Po-2021 sono state confermate e aggiornate misure di riqualificazione morfologica per il miglioramento della vegetazione e il ripristino della naturalità dell’alveo, nel rispetto delle concomitanti esigenze di riduzione del rischio idraulico per abitati ed infrastrutture. 

La realizzazione delle misure, alcune strutturali ed altre non strutturali riguardanti provvedimenti normativi, può essere condizionata dalla disponibilità di fonti di finanziamento, soprattutto nel caso di misure di tipo strutturali che presuppongono la realizzazione di interventi sul territorio. 

Per applicare il principio “l’acqua paga l’acqua” la Regione Piemonte ha sancito, con l’articolo 21 del regolamento 15/R del 2004 e con l’articolo 41 delle Norme del PTA 2021, che la destinazione di una quota non inferiore al 5% dell'introito dei proventi relativi all'uso dell'acqua pubblica sia destinato al finanziamento delle attività regionali di attuazione del Piano di Tutela delle Acque. 

Art. 41. (Finanziamento delle misure)
1. Una quota non inferiore al 5 per cento dell’introito dei canoni di concessione per l’uso dell’acqua pubblica è destinata all’attuazione del presente piano.
2. La Giunta regionale identifica le priorità di intervento in considerazione del raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e ne promuove la realizzazione.

Ulteriori risorse possono essere reperite ad esempio tramite la partecipazione a bandi europei e nazionali o attraverso la disponibilità di risorse statali.

Bandi di riqualificazione dei corpi idrici piemontesi

Con DGR 9 marzo 2018, n. 38-6589 la Regione ha avviato una strategia per finanziare progetti di riqualificazione tramite bando pubblico rivolto ai comuni, alle province ed agli enti parco e ai gestori dei siti RN2000, definendo gli obiettivi che si intendono raggiungere e specificato le condizioni ed i criteri da seguire per l’anno 2018.

Per affrontare le criticità di natura morfologica sono stati ritenuti ammissibili al finanziamento interventi coerenti con quattro categorie di misure del Piano di gestione del distretto idrografico del fiume Po-2015 che insieme concorrono al ripristino della naturalità di alveo e sponde fluviali e lacustri. Nello specifico sono state individuate alcune tipologie di interventi afferenti a: 

  • KTM 5 “Miglioramento della continuità longitudinale”
  • KTM 6 “Miglioramento delle condizioni idromorfologiche dei corpi idrici, diverse dalla continuità longitudinale”
  • KTM 18 “Misure per prevenire o per controllare gli impatti negativi delle specie esotiche invasive e malattie introdotte”
  • KTM 23 “Misure per la ritenzione naturale delle acque”

Particolare premialità è stata attribuita ad interventi localizzati su corpi idrici in stato di qualità ecologico “sufficiente” dove questa tipologia di interventi può essere incisiva nel determinare quel miglioramento necessario al raggiungimento dell’obiettivo di buono stato ecologico richiesto dalla normativa europea.

A partire dalla prima positiva esperienza del 2018, il bando è stato pubblicato annualmente consentendo così il finanziamento di complessivi 33 progetti che Enti locali e Parchi hanno proposto e si stanno impegnando a realizzare. Al contempo, pur preservando le linee strategiche impartite dalla DGR citata, sono state apportate alcune modifiche ai bandi ampliando anche le categorie di interventi ammissibili che attualmente comprendono anche: 

  • KTM 2 “Ridurre l'inquinamento dei nutrienti di origine agricola” 
  • KTM 3 “Ridurre l’inquinamento da pesticidi in agricoltura”
  • KTM 7 “Miglioramento del regime di deflusso e/o definizione della portata ecologica”
  • KTM 8 “Misure per aumentare l’efficienza idrica per l'irrigazione, l'industria, l'energia e l’uso domestico”

includendo in tal modo la funzione di contenimento degli inquinanti agricoli propria delle fasce tampone e il ruolo fondamentale della riqualificazione del deflusso come supporto per la ripresa dei processi di naturalità dei corpi idrici.

Il primo bando, pubblicato il 26 aprile 2018, ha visto la presentazione di 11 progetti di cui, a seguito della istruttoria regionale, sono stati finanziati 7 interventi per un importo di 1.311.572,35 € complessivi.

I progetti relativi al Bando 2019 e 2020

Il bando 2019 ha permesso di destinare ulteriori 2.384.000 € per interventi di miglioramento morfologico e per azioni mirate al controllo del deflusso minimo vitale in alveo ed alla teletrasmissione dei dati di prelievo d’acqua. I 13 progetti che sono risultati finanziabili sulla base dei criteri individuati, sono stati presentati in prevalenza dai Comuni e dagli Enti Parco, associati fra loro e con gli Enti provinciali.
Nel 2020 sono stati finanziati altri 13 progetti per un importo di 2.603.000 € circa che In questa nuova edizione la Regione amplia lo spettro degli obiettivi prevedendo il finanziamento anche di interventi in grado di contenere l’inquinamento diffuso di origine agricola afferenti alle infrastrutture verdi (vedere Strategia europea sulle infrastrutture verdi).

Con le risorse del bando 2020 sono stati finanziati soprattutto interventi volti alla ricostruzione della continuità fluviale con la realizzazione di passaggi per la risalita della fauna ittica lungo i corsi d’acqua. La migrazione da valle a monte è spesso ostacolata da opere idrauliche trasversali che diventano ostacoli insuperabili per i pesci se non sono equipaggiate con specifiche opere lungo le quali i pesci possano continuare il loro percorso verso monte e viceversa.
Nel grafico sono riportati i progetti finanziati, le tipologie e gli importi erogati per ogni intervento.

Figura 3
Localizzazione dei 46 interventi finanziati complessivamente negli anni

Anche nel 2021, attraverso la pubblicazione di un ulteriore bando, sono stati erogati complessivamente di 2.871.000,58 € con le stesse modalità delle precedenti edizioni. I progetti che hanno ottenuto il finanziamento sono sintetizzati nel grafico seguente.

Un nuovo bando è stato pubblicato con DD 16 Dicembre 2021, n. 828 /A1604B per un importo di 2.900.000 euro

Parte delle stesse risorse provenienti dal canone per l’uso di acqua pubblica sono state destinate per interventi di gestione conservativa della vegetazione perifluviale attraverso apposito finanziamento di 130.000 €. La somma verrà erogata ad IPLA S.p.A. (Istituto per le piante da legno e l’ambiente, in-house della Regione Piemonte) che nel corso del biennio 2020-2021 gestirà il servizio di affidamento degli interventi a terzi. 

gli interventi integrati: le misure win win

Nell’ambito dei programmi di misure che si intendono mettere in campo per la riqualificazione dei corsi d’acqua, particolare rilievo hanno assunto gli interventi integrati, azioni che per le loro caratteristiche sono adeguati a raggiungere più obiettivi generando tra l’altro migliore efficienza anche nell’utilizzo delle risorse economiche spesso limitate.

In Europa sono comunemente conosciuti come interventi win-win perché risultano vittoriosi su più fronti: il caso più conosciuto riguarda gli interventi di riqualificazione dei corsi d’acqua che andando a ripristinare le dinamiche morfologiche proprie specifiche del corpo idrico riducono il rischio di alluvione nelle aree abitate e migliorano le caratteristiche ecosistemiche, il paesaggio, la fruizione. Essi rientrano nell’ampio insieme delle infrastrutture verdi che l’Europa promuove come strategia multiobiettivo per il recupero e la valorizzazione dei servizi ecosistemici.

L’Europa ha indicato esplicitamente questa come una strada da percorrere all’interno degli strumenti di pianificazione in materia di acque e di alluvioni: l’articolo 9 della direttiva alluvioni (direttiva europea 2007/60/CE) riporta che

Gli Stati membri prendono le misure appropriate per coordinare l’applicazione della presente direttiva nonché della direttiva 2000/60/CE mirando a migliorare l’efficacia, lo scambio di informazioni ed a realizzare sinergie e vantaggi comuni tenendo conto degli obiettivi ambientali di cui all’articolo 4 della direttiva 2000/60/CE. …...“

Ciò ha portato ad individuare nel Piano Alluvioni (PGRA) come nel Piano di gestione delle acque (PdG Po) del distretto idrografico del fiume Po obiettivi strategici e misure comuni, nell’ottica che ove possibile un fiume deve poter esplicare i suoi processi naturali di erosione, trasporto e deposizione di sedimenti in una fascia di territorio perifluviale ove le dinamiche morfologiche e idrologiche sono ritenute non pericolose per abitati e infrastrutture pubbliche o produttive.

In base alla definizione data dal Ministero dell’Ambiente nel DPCM 28 maggio 2015 tali interventi devono integrare la finalità della riduzione del rischio idrogeologico e del rischio idraulico e il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, cioè il livello di sicurezza necessario rispetto ai fenomeni di inondazione viene conseguito con il recupero sia delle configurazioni morfologiche di equilibrio sia delle caratteristiche naturali ambientali. 

Tra questi il DPCM individua le seguenti tipologie:

1. ripristino morfologico:
  • eliminazione/arretramento degli argini per riconnettere il corso d’acqua alla piana alluvionale
  • ripristino della piana inondabile mediante rimodellamento morfologico della regione fluviale
  • interventi di aumento diffuso della scabrezza in alveo
  • riattivazione della dinamica laterale mediante interventi sulle difese spondali con eventuale allargamento dell’alveo
  • recupero della sinuosità

2. interventi naturalistici
  • forestazione della piana inondabile per rallentare i deflussi
  • riconnessione di forme fluviali relitte
  • riattivazione, riapertura e riqualificazione di lanche e rami abbandonati

3. riduzione dell'artificialità
  • risagomatura e forestazione argini di golena
  • rimozione e modifica strutturale di briglie e soglie 
  • rimozione di tombinamenti

4. gestione sedimenti
  • aumento dell’apporto dei sedimenti sulle sponde e sui versanti
  • costruzione delle strutture trasversali per favorire il trattenimento dei sedimenti e rialzare il livello dell’alveo 
  • ripascimenti con immissione di sedimenti in alveo

La Regione è impegnata da alcuni anni a realizzare interventi integrati, che necessitano del concorso di professionalità varie per la redazione del progetto, quali geologi, ingegneri idraulici, esperti di scienze naturali, e dove il coinvolgimento degli attori locali è essenziale.

Soprattutto per quest’ultimo punto, per il Progetto di gestione dei sedimenti del Torrente Pellice, finanziato con i fondi di “Italia Sicura” per azioni win-win, è stata fondamentale la collaborazione della struttura del Contratto di Fiume con i tecnici regionali, dell’Autorità di Bacino del Po e di AIPO con il supporto tecnico di IPLA, per arrivare a un progetto integrato sostenibile accolto dalla comunità locale.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

A ciò si aggiunge il finanziamento previsto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), recentemente approvato dalla Commissione Europea, all’interno della Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica e la Componente C4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica, nel cui ambito ricade l’investimento 3.3 “Rinaturazione del Po”, i cui interventi sono distribuiti lungo l’asta del fiume Po.

Il progetto si compone di numerosi interventi nel territorio delle Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che beneficiano di fondi europei per un importo complessivo di euro 357.000.000,00 da trasferirsi dal Ministero della Transizione Ecologica all’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, quale soggetto attuatore. Gli interventi finalizzati alla riqualificazione morfologica ed ecologica consistono nel miglioramento della capacità autodepurativa; il miglioramento della ricarica della falda; la protezione dall’erosione; la riqualificazione ambientale; il consolidamento del corridoio ecologico; la tutela della biodiversità; l’assorbimento di carbonio e dovranno essere completati entro il 2026.

La Regione Piemonte, con il supporto dell’Ente di gestione del Parco del Po Piemontese, ha rivisto le schede relative al Programma generale di gestione dei sedimenti alluvionali dell’alveo del fiume Po – Stralcio confluenza Stura di Lanzo, confluenza Tanaro individuando quindi una decina di schede progettuali in linea con le disposizioni e le finalità del PNRR. L’elemento fondamentale è la ricostruzione di uno spazio perifluviale di proprietà pubblica entro il quale il fiume possa riprendere le sue dinamiche morfologiche.

il valore economico DEI SERVIZI ECOSISTEMICI DELLE AREE RIPARIALI

La gestione delle aree ripariali richiede di compiere scelte orientate alla protezione dei servizi ecosistemici generati all’interno di queste zone che possono limitare le abituali destinazioni d’uso. 

Quantificare il valore economico dei servizi ecosistemici può guidare le decisioni di sviluppo e conservazione bilanciando tutti i vantaggi e i costi derivanti da scelte progettuali alternative, tuttavia i modelli economici tradizionali non consentono di attribuire un valore ai benefici prodotti da tali servizi. 

All’interno del Progetto europeo EAU CONCERT2, grazie ad un Accordo di Collaborazione fra Regione Piemonte e Dipartimento di Economia e Statistica (EST) di UniTO, ha preso l’avvio un percorso congiunto di ricerca applicata per fornire un supporto alla progettazione di politiche adeguate e rispondenti alle Direttive Europee in materia di gestione degli ecosistemi fluviali. 

È stata così compiuta un’analisi dei valori dei servizi ecosistemici forniti dai progetti di conservazione e ripristino di aree ripariali realizzati all’interno dei progetti EAU CONCERT e EAU CONCERT2 nel bacino della Dora Baltea. 

Dopo la raccolta, la sistematizzazione e lo studio comparato di ricerche pubblicate su riviste accademiche, rapporti tecnici e letteratura tematica sulla valutazione economica dei servizi ecosistemici nelle aree fluviali, che ha permesso la costruzione del quadro teorico, è stato compiuto una valutazione economica degli effetti sui servizi ecosistemici dei 9 interventi gli interventi compiuti nei 2 progetti europei EAU CONCERT.

Per ciascun intervento è stata predisposta una Scheda di Progetto che richiama i dati tecnici dell’azione di ristoro, i costi ed i benefici generati, le modalità di calcolo dei parametri biofisici ed economici utili alla definizione del valore della variazione nella fornitura di servizi ecosistemici. 

La valutazione economica dei siti interessati dagli interventi ha dato esiti generalmente positivi. Con ciò si intende che il flusso di beni e servizi ecosistemici, valutati in termini monetari, derivante dai miglioramenti previsti è ben commisurato ai costi sostenuti per la loro realizzazione: per circa metà dei siti i benefici generati già nel primo anno successivo agli interventi sono sufficienti a coprirne i costi sostenuti, e per tutti gli altri progetti il payback period degli investimenti è misurabile in 2 o 3 anni.

Il foglio di calcolo che è stato predisposto per lo studio consente la simulazione della variazione nella fornitura di servizi ecosistemici e conseguentemente la misura del loro valore economico in seguito agli interventi svolti e costituisce uno strumento pratico, intuivo e interattivo anche per la valutazione economica di servizi ecosistemici relativi ad altre aree di intervento. 

Questa metodologia verrà applicata per la valutazione degli interventi progettati da IPLA ed eseguiti con fondi regionali a Caresana e Gattinara.