Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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SITI CONTAMINATI E DISCARICHE

Pressione Siti Contaminati e Discariche

La pressione Siti Contaminati e Discariche è un tipo di pressione puntuale che prende in considerazione i siti contaminati, potenzialmente contaminati, siti produttivi abbandonati (indicatore 1.5) e i siti per lo smaltimento dei rifiuti (indicatore 1.6).
Per quanto riguarda le acque superficiali i siti contaminati e le discariche sono da considerarsi pressione puntuale qualora siano fonte di contaminazione diretta per il Corpo Idrico e all’interno di un buffer ad una distanza minima dal CI.

Figura 1
Acque superficiali. Pressione Siti Contaminati e Discariche - anno 2015

Figura 2
Acque sotterranee. Pressione Siti Contaminati e Discariche - anno 2015

Per le acque superficiali, la pressione Siti contaminati e Discariche è una pressione significativa solo per il 6% dei CI (su un totale di 597 CI su cui è stata fatta l’analisi delle pressioni); per le acque sotterranee è invece significativa per il 64% dei GWB.

I contaminanti presenti nelle acque sotterranee nei siti con procedimento di bonifica

I siti contaminati rappresentano uno dei fattori antropici che possono influenzare lo stato delle acque sotterranee e superficiali. Sebbene la contaminazione possa risultare più evidente nella matrice suolo, il trasporto dei contaminanti - attraverso l’infiltrazione delle acque meteoriche, la presenza di vie preferenziali nel terreno o ancora il dilavamento da parte della falda - determina spesso un impatto sulla risorsa acque sotterranee. Su 2012 siti con procedimento di bonifica censiti (Data di riferimento 1° marzo 2023), secondo quanto riportato in Anagrafe 549 determinano o hanno determinato un impatto sulle acque sotterranee: di questi 322 sono attivi e 227 conclusi.

Meno frequente è invece l’impatto sulle acque superficiali, per le quali si contano 97 siti, di cui 17 ancora attivi e 80 conclusi. Per quanto riguarda le tipologie di inquinanti maggiormente rilevate nella matrice acque, la famiglia più rappresentata è quella degli idrocarburi (33% dei casi), seguita in misura analoga dai contaminanti inorganici e dai contaminanti inorganici più solventi.

Figura 3
Siti con presenza di specifiche famiglie di contaminanti nelle acque sotterranee

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Analizzando solo i siti con procedimento attivo le percentuali non cambiano di molto. Le maggiori variazioni riguardano la presenza di idrocarburi che passa dal 33% al 25% e i contaminati inorganici + solventi che aumentano dal 15% al 20%.

Uno sguardo più approfondito permette di rilevare come all'interno della famiglia degli idrocarburi, gli idrocarburi totali espressi come n-esano e i BTEX (Benzene, Toluene, Etilbenzene e Xileni) siano tra i più rilevati nelle acque sotterranee; il benzene, in particolare, rappresenta una criticità per le sue caratteristiche di cancerogenicità.

Figura 4
Principali sostanze contaminanti presenti nelle acque sotterranee - Idrocarburi

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Analogamente nelle figure sottostanti si riporta il dettaglio delle sostanze relative alle famiglie indicate come contaminanti inorganici e solventi.

Figura 5
Principali sostanze contaminanti presenti nelle acque sotterranee - Contaminanti inorganici

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Figura 6
Principali sostanze contaminanti presenti nelle acque sotterranee - Solventi

Fonte: Anagrafe regionale dei siti contaminati. Elaborazione Arpa Piemonte

Relativamente ai solventi clorurati che rappresentano la più rilevante forma di inquinamento diffuso di origine antropica presente nelle acque sotterranee del territorio piemontese, le sostanze maggiormente presenti sono il tetracloroetilene e il tricloroetilene, derivanti dalla medesima origine industriale. I pennacchi di contaminazione formati da tali sostanze possono subire processi di dealogenazione dando origine ad altre sostanze, talvolta ancora più pericolose per l’uomo (1,2 dicloroetilene, 1,1 Dicloroetilene, Cloruro di vinile), che, sebbene con minore frequenza, sono presenti in un numero significativo di casi. Rilevante anche la presenza del triclorometano, meglio conosciuto come cloroformio.

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