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MONITORAGGIO E CONTROLLO

Sistema regionale di rilevamento della Qualità dell'aria


In Piemonte Il Sistema Regionale di rilevamento della Qualità dell'Aria (SRQA) | Regione Piemonte per la misura della qualità dell’aria è costituito, al 31 dicembre 2019, da:

  • 58 stazioni fisse per il monitoraggio in continuo di parametri chimici, delle quali 4 di proprietà privata;
  • 6 laboratori mobili attrezzati, per realizzare campagne brevi di monitoraggio;
  • 1 Centro Operativo Regionale (COR) dove i dati rilevati sono sottoposti alla validazione automatica ed interattiva di primo livello dal personale delle strutture dipartimentali del territorio.
I dati puntuali prodotti dalla rete di rilevamento sono disponibili sulle pagine web di Sistema Piemonte  

Sono presenti anche strumentazioni trasportabili per il campionamento gravimetrico del particolato in situazioni nelle quali non è necessario o possibile l’uso del mezzo mobile.

I dati sulla rete di monitoraggio della qualità dell'aria sono stati:
Sull'intera rete: dati acquisiti 1.181.731 e dati validi 1.144.389
I dati delle analisi gravimetriche PM10: 12.671
I dati delle analisi gravimetriche PM2,5: 6.154
I dati dei metalli e di IPA su PM10: 61.170

Valutazioni modellistiche dello stato di qualità dell’aria
Arpa realizza valutazioni sullo stato di qualità dell’aria a scala locale, attraverso l’applicazione di strumenti modellistici di tipo tridimensionale in grado di fornire livelli di dettaglio e tipologie di informazione che possono essere considerate fra di loro complementari. Il modello lagrangiano a particelle permette di descrivere, con elevato dettaglio spaziale, la distribuzione delle concentrazioni di inquinanti inerti, o considerati tali, immessi in atmosfera da specifiche tipologie di sorgenti (puntuali, lineari, areali), in grado di tenere conto anche della presenza di ostacoli), permettendo di stimare il contributo relativo delle singole sorgenti emissive alle concentrazioni in aria.

Controllo delle emissioni in atmosfera

Nell'ambito dei compiti istituzionali propri dell'Agenzia, nel corso del 2019 sono state effettuate numerose attività di controllo alle emissioni in atmosfera, differenziabili in visite ispettive in campo, verifiche prescrittive, valutazioni documentali, prelievi di campioni e misure al camino, campionamenti delle ricadute, valutazioni istruttorie ai fini autorizzativi, pareri tecnici, interventi emergenziali. In estrema sintesi, nel corso dell’anno sono stati controllati direttamente circa 600 soggetti responsabili di emissioni in atmosfera (producendo, oltre alle verifiche prescritive effettuate, oltre 1.460 rapporti di prova su campioni aeriformi), mantenendo inoltre un controllo indiretto sui 120 impianti piemontesi (259 camini) dotati di sistema di monitoraggio delle emissioni in continuo (SME).

Oltre all'impegno sopra descritto, l’Agenzia è intervenuta in circa 340 casi di segnalata criticità per il comparto atmosferico attribuibile alle emissioni ed ha fornito agli Enti competenti oltre 250 pareri istruttori specialistici sulle emissioni in atmosfera e 50 pareri sugli impianti a fonte rinnovabile, attività queste ultime che costituiscono, nelle forme della valutazione preventiva e del suggerimento prescrittivo, il primo strumento di controllo efficace delle emissioni in atmosfera.
Infine, l’Agenzia nel 2019 ha prodotto 18 campionamenti olfattometrici: tale attività riveste importanza strategica sempre crescente al fine di individuare soluzioni tecniche efficaci al problema degli odori e garantire condizioni di salubrità e comfort adeguate alla popolazione.

Consulta gli approfondimenti sulle attività di Arpa Piemonte.

La progettazione europea e nazionale sulla qualità dell’aria in Piemonte

Negli ultimi anni è cresciuta nell’opinione pubblica una forte sensibilità sui temi ambientali e sulle ricadute che i fenomeni di inquinamento possono avere sulla salute e sull’ambiente. D’altra parte la risoluzione delle problematiche legate alla tutela della qualità dell’aria passa oggi necessariamente dalla condivisione di soluzioni a livello sovraregionale se non transfrontaliero.

In campo ambientale sono molteplici gli ambiti di convergenza tra le attività che la Regione Piemonte e Arpa Piemonte svolgono sul proprio territorio e le strategie promosse dall’Unione Europea: la progettazione europea, attraverso lo stanziamento di fondi specifici, costituisce un’ottima opportunità per svolgere attività istituzionali finalizzate al raggiungimento degli obiettivi sia in ambito regionale che in ambito europeo.

Nel 2017 hanno preso avvio tre progetti europei sul tema della qualità dell’aria: il progetto strategico LIFE IP PREPAIR (Po Regions Engaged to Policies of Air), nell’ambito del programma LIFE 2014-2020, e i progetti MITIMPACT e CLIMAERA, nell’ambito del programma ALCOTRA 2014-2020. 

Nel progetto strategico LIFE PREPAIR le Regioni, le Province autonome, le Agenzie Ambientali del Bacino Padano e la Slovenia si sono unite per mettere in campo una strategia che affronti in maniera coordinata il problema dell’inquinamento atmosferico, ponendo come obiettivo specifico la promozione di stili di vita, di produzione e di consumo più sostenibili nell’area del Bacino. 

L’individuazione di soluzioni comuni è anche l’obiettivo del progetto ALCOTRA CLIMAERA in particolare per mitigare gli impatti che i cambiamenti climatici avranno sulle politiche di gestione clima-aria-energia e di gestione clima-aria-salute. Gli impatti che i cambiamenti climatici avranno sulle politiche di gestione clima-aria-foreste e le strategie di adattamento per mitigare tali impatti sono invece i temi dell’altro progetto ALCOTRA, MITIMPACT. Una descrizione sintetica dei progetti è disponibile nei box specifici.

Il progetto prepAIR:  il Bacino Padano fa squadra contro l’inquinamento

A febbraio 2017 ha preso avvio il progetto strategico PREPAIR, di durata settennale, al quale partecipano 18 realtà istituzionali - e non - presenti nell’area del Bacino Padano: oltre alla Regione Emilia-Romagna, che svolge il ruolo di capofila, ci sono Regione Lombardia, Regione Piemonte, Regione Veneto, Regione Friuli Venezia Giulia, Provincia di Trento, Agenzie ambientali di Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Agenzia per l’ambiente della Slovenia; i Comuni di Bologna, Torino e Milano; ERVET e Fondazione Lombardia per l’Ambiente (FLA).

Le finalità del progetto PREPAIR


Il 40% della popolazione italiana – oltre 23 milioni di persone – risiede nelle regioni che compongono la Pianura Padana e in quest’area viene prodotto oltre il 50% del PIL nazionale. Da ciò deriva un elevato impatto emissivo del bacino padano che produce il 50% delle emissioni nazionali di tutti gli inquinanti e, nel caso dell’ammoniaca, la percentuale sale addirittura al 70%.

A causa della conformazione orografica del bacino padano, le misure applicate in una sola regione sono poco efficaci: a seguito degli incessanti allarmi smog e dell’ennesimo richiamo da parte di Bruxelles per l’Italia sui valori dei contaminanti atmosferici, le Amministrazioni Pubbliche di quest’area si sono unite per mettere in campo una strategia che affronti dal basso e in maniera coordinata il problema dell’inquinamento atmosferico, educando, informando e formando. E’ questa la finalità del progetto europeo PREPAIR: promuovere stili di vita, di produzione e di consumo più sostenibili, cioè capaci di incidere sulla riduzione delle emissioni. Per farlo, saranno realizzate specifiche azioni di sensibilizzazione e divulgazione rivolte ad operatori pubblici, privati e alle comunità locali.

Nell’elaborare il progetto i partner sono partiti da una chiara consapevolezza: l’aria non ha confini. L’esperienza degli ultimi quindici anni dimostra infatti che solo misure integrate e di area vasta permettono di raggiungere risultati più efficaci. Per questo nel 2013 è stato sottoscritto un “Accordo di Bacino” tra Regioni e Ministeri competenti per individuare misure coordinate. PREPAIR trova le sue origini proprio in questo percorso. Si tratta di un progetto strategico e di ampio respiro da più punti di vista: non solo per la dimensione territoriale estesa a tutta l’area del bacino del Po e al territorio sloveno, ma anche per la dimensione economica e per quella temporale, dal momento che è partito nel 2017 ma si svilupperà fino al gennaio 2024.

A disposizione ci sono 17 milioni di euro da investire nell’arco di 7 anni: ben 10 quelli in arrivo dall’Europa grazie ai fondi del Programma Life, a dimostrazione di quanto sia fondamentale il supporto delle istituzioni comunitarie nel dar vita a politiche innovative e di largo respiro, sempre più orientate alla sostenibilità, alla tutela dell’ambiente e della salute.

Ora le Regioni, le Province autonome e le Agenzie Ambientali del Bacino Padano, insieme ai tre principali Comuni di quest’area – Milano, Torino e Bologna – stanno lavorando insieme per sostenere il percorso che dovrà portare al pieno rispetto degli standard comunitari. Il progetto PREPAIR è un progetto “integrato”, in quanto in grado di mobilitare oltre 850 mln di euro provenienti dai fondi strutturali dei diversi partner e che hanno direttamente o indirettamente ricadute sulla qualità dell’aria.


Dai trasporti all’agricoltura, i campi di intervento di PREPAIR

L’elevata densità della popolazione e l’intensità del tessuto produttivo del bacino padano comportano un’alta concentrazione di fonti di emissioni di inquinanti. L’urbanizzazione diffusa e il particolare modello di sviluppo economico, basato su piccole e medie imprese, determinano una grande necessità di mobilità, che si riflette nelle emissioni inquinanti dovute al traffico veicolare – responsabile del 50% delle emissioni di ossidi di azoto – e agli impianti di riscaldamento: circa un terzo delle emissioni di PM10 è prodotto dalla combustione di biomassa per uso civile. I processi industriali, pur essendo sottoposti a rigide normative ambientali, comportano l’emissione in atmosfera di una grande varietà di composti chimici. Anche agricoltura e allevamento contribuiscono all’inquinamento atmosferico attraverso l’emissione di rilevanti quantità di ammoniaca e metano, che sono rispettivamente un precursore degli inquinanti secondari e un potente gas serra.

Trasporti, gestione razionale dell’energia, riscaldamento domestico e agricoltura: sono proprio questi i campi di intervento individuati per sperimentare azioni di miglioramento della qualità dell’aria a partire dal bacino padano. Tra gli interventi concreti che saranno portati avanti dal progetto PREPAIR, c’è la realizzazione di una piattaforma permanente per la condivisione dei dati, il monitoraggio e la valutazione della qualità dell’aria nel bacino padano, comprensiva anche degli effetti dell’inquinamento transfrontaliero Italia-Slovenia. Nel settore agricoltura, il programma individua lo sviluppo di uno strumento comune di valutazione delle misure per ridurre le emissioni degli allevamenti; è prevista, inoltre, la diffusione delle buone pratiche per l’utilizzo dei fertilizzanti, anche attraverso l’elaborazione di un sistema di assistenza agli agricoltori per limitare lo spandimento nei periodi a maggior rischio di accumulo di inquinanti in atmosfera. Ancora, specifiche azioni di formazione sono indirizzate ai professionisti del settore per la progettazione, la manutenzione e il controllo degli impianti di produzione di energia a biomassa; altre riguardano il risparmio energetico e sono destinate a enti locali, operatori economici e cittadini. Nel campo dei trasporti, si mira ad elaborare strumenti comuni per supportare la mobilità pubblica, elettrica e ciclabile, oltre alla gestione razionale delle merci, anche attraverso l’adozione di azioni pilota e dimostrative.

Il primo evento pubblico collegato al progetto PREPAIR è rientrato tra i side-event del G7 Ambiente e si è tenuto a Bologna l’8-9 giugno 2017. Durante l’evento è stato firmato il nuovo accordo antismog dal Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, e dalle Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto: l’obiettivo dell’accordo è quello di mettere in campo misure che siano efficaci e condivise, per combattere l'inquinamento atmosferico attraverso azioni mirate negli ambiti riconosciuti come quelli di maggior impatto per la qualità dell'aria, ma anche attraverso iniziative da adottare al verificarsi di episodi particolarmente critici.

Il progetto CLIMAERA: il miglioramento della pianificazione territoriale per l'adattamento ai
cambiamenti climatici

                                          
Si tratta di un progetto di cooperazione transfrontaliera che, attraverso un approccio sinergico tra le politiche clima-aria-energia, si è proposto di far fronte agli impatti dovuti ai Cambiamenti Climatici sulla qualità dell'aria in tutta l’Europa Centrale, incluse le regioni alpine e mediterranee. Il progetto si è sviluppato su due piani:
  • la modellizzazione dello stato di qualità dell’aria e del clima, sia per valutare i costi/benefici degli scenari futuri ottenuti dalle misure di riduzione delle emissioni inquinanti che per proporre le migliori soluzioni tenendo conto degli impatti socio-economici e sanitari;
  • la comunicazione, per migliorare le conoscenze sui temi del cambiamento climatico e dell'inquinamento atmosferico per mezzo di iniziative sia locali che transfrontaliere: eventi di sensibilizzazione, seminari, congressi (rivolti al grande pubblico, ai decisori, agli studenti).

Il progetto – che si è concluso a ottobre 2020 e ha coinvolto per la parte italiana le regioni Piemonte, Liguria e Valle di Aosta, per la parte francese le regioni Auvergne-Rhône-Alpes e Provence-Alpes-Côte d'Azur – si è aggiunto alla lista dei progetti con lo stesso partenariato (AERA, Part’AERA, SH'AIR,…) legati alla protezione della qualità dell’aria sul territorio ALCOTRA, capitalizzandone i risultati.

Nel progetto sono state approfondite alcune tematiche e implementate alcune tecniche modellistiche finalizzate alla valutazione della qualità dell’aria e alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, di cui nel seguito viene fornita una descrizione sintetica.

Addestramento di RIAT+ sulla situazione emissiva e meteoclimatica regionale per l’individuazione di politiche win-win clima e qualità dell’aria

Il modello RIAT+ è un DSS tool (Decision Support System) a supporto della programmazione delle politiche di riduzione dell’inquinamento atmosferico da parte dei decision-maker regionali. 

RIAT+, sviluppato inizialmente nel Progetto LIFE+ OPERA, nell’ambito del progetto CLIMAERA è stato implementato con nuovi moduli in grado di stimare le emissioni dei gas climalteranti associate alle differenti strategie selezionate dal processo di ottimizzazione del modello.

Il modello è stato addestrato sulla situazione meteoclimatica ed emissiva piemontese, in modo da essere in grado di fornire – anche se in un’ottica di screening – l’efficacia delle riduzioni emissive in termini di concentrazioni degli inquinanti. 

Studio di scenari futuri emissivi e climatici e delle loro influenze reciproche

Nel progetto sono state realizzate una serie di simulazioni modellistiche – incentrate sugli anni 2013, 2030 e 2050 – per valutare sia l’evoluzione attesa sul territorio ALCOTRA nello scenario RCP4.5, con un modello climatico regionale, sia l’influenza dei cambiamenti climatici sulla qualità dell’aria nello stesso territorio, attraverso delle analisi di scenario.




Le diverse combinazioni tra scenari emissivi e scenari meteorologici – nell’ambito di sei simulazioni di scenario ad alta risoluzione realizzate con un modello di chimica e trasporto (CTM, Chemical Transport Model) e guidate da un modello climatico regionale sia a scala europea che a scala di territorio ALCOTRA – consentiranno di confrontare la situazione attuale con la situazione futura (2030-2050) e ricavare informazioni utili ai fini della pianificazione e della programmazione territoriale. La descrizione della metodologia adottata ed i risultati ottenuti sono disponibili sul sito di progetto.

Studio dei costi sanitari associati agli impatti dell’inquinamento atmosferico

All’interno del progetto uno specifico gruppo di lavoro, costituito da Arpa Piemonte e dal Dipartimento di Economia e Statistica Cognetti De Martiis dell’Università degli Studi di Torino, ha calcolato gli impatti sanitari attesi in relazione alle concentrazioni di inquinanti stimate per gli scenari futuri del PRQA – sulla scorta di quanto proposto nel capitolo 9 del Piano Regionale per la Qualità dell’Aria – affiancando alle misure di impatto valutazioni di natura economica, con l’ambizione di fornire elementi alla valutazione integrata di costi/benefici delle politiche in campo ambientale. 

La particolarità dello studio è riconducibile da una parte alla scelta degli endpoints (oltre a quello più comune della mortalità, sono state considerate le malattie del sistema cardiocircolatorio, le malattie dell’apparato respiratorio e i tumori di trachea, bronchi e polmoni), dall’altra all’approccio economico cost-of-illness, ovvero un punto di vista più contabile. Ci si è quindi concentrati sui costi legati alle risorse che comprendono i costi sanitari e non sanitari direttamente associati alla gestione della condizione di salute (ad esempio i costi del trasporto in ospedale e del ricovero, o ancora le spese sostenute dalla famiglia connesse alla condizione di salute del familiare) e sui costi opportunità, che comprendono i costi indiretti legati alla perdita di produttività causata dalla condizione di salute. 

Dal punto di vista più strettamente ambientale, ci si è focalizzati sulla perdita di valore di diversi servizi ecosistemici, da una parte sulla relazione tra inquinamento dell’aria e visibilità e sicurezza stradale, dall’altra sulla capacità di depurazione dell’aria da parte della vegetazione urbana.

I risultati dello studio sono disponibili e sono stati riportati nelle relazioni:

  • Trend osservati e scenari di esposizione: stime di impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute”, a cura della Struttura di Epidemiologia Ambientale di Arpa Piemonte 
  • Valutazione di costi e benefici derivanti dalle misure individuate nell’ambito dell’azione WP4 del progetto ALCOTRA CLIMAERA: un approccio metodologico per la valutazione di impatto su costi sanitari diretti, benefici indiretti per i recuperi di produttività e servizi ecosistemici”, curata dall’Università di Torino 
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STUDIO DEGLI IMPATTI DA OZONO SULLE FORESTE NELL’AREA TRANSFRONTALIERA ITALO-FRANCESE:
IL PROGETTO MITIMPACT

                                  
L’ozono, inquinante secondario originato per effetto delle radiazioni solari e dei cosiddetti precursori (metano, ossidi di azoto, composti organici non volatili (NMVOC), monossido di carbonio), costituisce una delle maggiori emergenze ambientali nelle aree urbane, periurbane e rurali, con impatti sulla salute e sulla vegetazione. I suoi effetti sulle piante producono una caduta prematura delle foglie, un più lento accrescimento e un generale indebolimento. Come conseguenza ne deriva una diminuzione della capacità delle foreste di fornire servizi ecosistemici come lo stoccaggio del carbonio atmosferico, la conservazione della biodiversità, la protezione del suolo e la regimazione delle acque.

Il progetto internazionale MITIMPACT si è occupato di indagare queste tematiche, avendo come obiettivo generale il miglioramento della pianificazione territoriale da parte delle istituzioni pubbliche per l’adattamento al cambiamento climatico sulla regione transfrontaliera italo-francese. Oggetto dello studio sono state le valli Varaita e Stura di Demonte in Piemonte per l’Italia, la Costa Azzurra nei pressi di Nizza e il Parco regionale del Mercantour per la Francia, aree caratterizzate da alti indici di biodiversità e di frequentazione turistica, ritenute tra le più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Partner del progetto sono stati, per il lato italiano, l’Istituto per le piante da legno e l’ambiente (IPLA), l’Istituto Protezione Sostenibile delle Piante del Centro Nazionale delle Ricerche (IPSP-CNR) e Arpa Piemonte; per il lato francese il Groupe Internationale d’Etudes del Forêts Sud-Européennes (GIEFS) e GeograpR.

Nell’ambito delle attività progettuali sono state condotte, nell’area di studio, campagne di misura delle concentrazioni di ozono in ambito forestale sia con campionatori passivi sia con stazioni mobili (IPLA, IPSP-CNR, ARPA e GIEFS) e campagne di rilievo vegetazionale su specie target (faggio, pino cembro, pino silvestre sul lato italiano; pino cembro, pino silvestre e pino d’Aleppo su quello francese) per la valutazione dei danni alla vegetazione (IPLA e GIEFS). La mappatura – realizzata con sistemi modellistici – delle concentrazioni di ozono e delle variabili meteorologiche sul territorio transfrontaliero (ARPA) ha completato il quadro delle informazioni necessarie per la messa a punto di un sistema previsionale (modello DO3SE) per i danni da ozono basato sui flussi stomatici (IPSP-CNR) che tiene conto della quantità di inquinante che viene assorbito dalla pianta, risultando quindi più specifico – rispetto ai classici indicatori quali l’AOT40 (AOT40: somma della differenza tra le concentrazioni orarie superiori a 80 µg/m3 e 80 µg/m3, rilevate da maggio a luglio, utilizzando solo i valori orari rilevati ogni giorno fra le 8:00 e le 20:00 (espressa in µg/m3 *h) – per la definizione di soglie per la protezione della foreste; i nuovi livelli critici ottenuti consentono di fornire un'analisi più accurata ed informazioni più dettagliate per la valutazione degli effetti negativi sulla vegetazione:  come risultato, le zone alpine di confine Italia-Francia sono state evidenziate come aree a rischio di inquinamento da ozono. è stata inoltre realizzata una mappatura del clima presente e futuro ad alta risoluzione spaziale (GeographR) basata su misure locali e proiezioni climatiche (Euro-Cordex).

Come approfondito nel progetto (IPSP-CNR), un eccessivo assorbimento di ozono da parte della vegetazione può causare alterazioni della fisiologia della pianta (intaccando i processi di fotosintesi, respirazione, allocazione del carbonio e funzionamento stomatico), riduzione della crescita (sia epigea che ipogea), alterazioni della fenologia e aumento della senescenza. In particolare, l'ozono ha il potenziale di ridurre la quantità di carbonio sequestrata nelle piante attraverso una serie di fenomeni quali: riduzione della fotosintesi per unità di area fogliare, danneggiamento delle foglie, sottrazione del carbonio ad altri processi e parti della pianta, accelerazione dello sviluppo fenologico, calo della root-shoot ratio (rapporto tra radice e germogli). 

E' stato quindi effettuato un approfondimento volto ad analizzare dal punto di vista economico (Università di Statistica dell’Università di Torino su incarico di Arpa Piemonte) i danni causati dall’ozono alle foreste piemontesi comprese nell’area in esame, ottenendo una previsione della riduzione percentuale di crescita annuale della biomassa in termini di volume verde; attraverso il calcolo della massa secca e del relativo contenuto di carbonio, è stato possibile stimare le tonnellate di CO2 non assorbite e quindi la riduzione dello stoccaggio di carbonio da parte della biomassa forestale a causa dell’inquinamento da ozono.

A completamento delle analisi condotte sul territorio, è stato realizzato uno scenario futuro bioclimatico – di adattamento, ma anche di mitigazione – relativo alla migrazione di alcune specie forestali indotta dai cambiamenti climatici (Dipartimento DISAFA dell’Università di Torino, con la collaborazione di IPLA e Arpa Piemonte).

I risultati mostrano una generale riduzione dell’idoneità degli habitat forestali, espressa come probabilità di presenza, negli scenari di cambiamento climatico considerato ed in ciascuno dei periodi analizzati. Per le conifere si osserva una generale contrazione in termini di superficie dei siti idonei, mentre per le latifoglie mesofile tali siti tendono ad essere localizzati in zone con temperature più fresche ed appaiono più estesi rispetto ai siti favorevoli attuali, pur con una probabilità di presenza inferiore. Costituiscono delle eccezioni a tali tendenze il pino silvestre, per il quale si evidenzia uno spostamento verso nord ed a quote maggiori, e le querce termofile, le quali mostrano un’espansione marcata dei siti favorevoli caratterizzata da un’elevata probabilità di presenza.

Gli scenari di adattamento predisposti nell’ambito dello studio costituiscono una base informativa a partire dalla quale potranno essere sviluppati ulteriori filoni di ricerca finalizzati all’individuazione di strategie di mitigazione: variazioni di idoneità degli habitat per effetto dei cambiamenti climatici valutate sulla compresenza delle specie attualmente presenti; scenari di emissione dei precursori dell’ozono derivanti da sorgenti biogeniche (NMVOC, in particolare isoprene e terpeni) legati alla futura distribuzione delle specie forestali e alle future condizioni meteoclimatiche; sperimentazione di tecniche di gestione forestale mirate a favorire la variabilità specifica, promuovendo in particolare le specie caratterizzate da minori fattori di emissione dei NMVOC.

Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla Relazione finale pubblicata sul sito di progetto.


Arpa Piemonte costituisce uno dei nodi della "LIFE KTE EnvHealth Network" istituita per facilitare l'uso di strumenti condivisi, per scambiare e diffondere risultati scientifici, effettuare ricerche, sviluppare e testare modelli e strumenti per lo scambio di conoscenze su ambiente e salute, supportati dal contributo teorico e pratico della sociologia, dell'antropologia, delle scienze dell'informazione e della comunicazione.

Il progetto “Piattaforma Tematica del Sentinel Collaborative Ground Segment per la Qualità dell’Aria”

L’ACCORDO ASI – ISPRA PER L’UTILIZZO DELLA MODELLISTICA E DELLE OSSERVAZIONI DA SATELLITE NELL’AMBITO DELLA QUALITA’ DELL’ARIA
Nell’ambito dell’Accordo Quadro fra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’ISPRA, finalizzato a favorire la collaborazione tra i due Enti nella programmazione e la realizzazione di attività nel campo dell’Osservazione della Terra, è stata sottoscritta nel 2017 una Convenzione operativa per il Progetto “Piattaforma Tematica del Sentinel Collaborative Ground Segment per la Qualità dell’Aria”. In tale Convenzione alcune Agenzie Ambientali Regionali hanno partecipato, dietro coinvolgimento di ISPRA nella sua funzione di indirizzo e coordinamento tecnico del “Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente” (SNPA), alla realizzazione di un servizio downstream dedicato alla qualità dell’aria, attraverso lo sviluppo di una piattaforma tematica che consenta la erogazione pre-operativa di un servizio intermedio tra i prodotti a scala europea CAMS Copernicus ed i servizi a scala locale prodotti dalle Agenzie stesse. Il progetto si propone di sviluppare, verificare e mettere in condizioni di funzionamento pre-operative un sistema dedicato alla valutazione e previsione della qualità dell’aria sull’intero territorio nazionale basato sull’utilizzo combinato di dati al suolo, dati da satelliti e modelli a scala globale/continentale forniti dai servizi CAMS-Copernicus. Le Arpa di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lazio hanno partecipato al progetto con funzioni operative, mentre le ARPA di Lombardia, Veneto, Umbria e Campania come utenti finali attivi.
Arpa Piemonte in particolare ha partecipato alle attività di:
  • Implementazione di una nuova versione della propria catena modellistica con condizioni al contorno a scala nazionale fornite dal servizio operativo sviluppato nell’ambito del progetto.
  • Messa in condivisione degli output della propria modellistica operativa, confronto e benchmark tra i vari sistemi modellistici implementati.
  • Valutazione dell’efficacia dell’introduzione dei dati di Osservazione della Terra dallo spazio nella catena modellistica in uso presso l’Agenzia ai fini della valutazione della qualità dell’aria nel caso di incendi boschivi e di impianti industriali.
Lo svolgimento delle attività di implementazione di una nuova versione del sistema modellistico ha richiesto:
  • la realizzazione di procedure operative per l’acquisizione operativa dei dati (boundary conditions ed analisi meteorologiche) tridimensionali prodotti dal servizio operativo a scala nazionale sviluppato nell’ambito del progetto;
  • la realizzazione e l’implementazione dei moduli di interfacciamento tra i risultati del modello a scala nazionale (campi tridimensionali di concentrazione e campi tridimensionali meteorologici) ed il sistema modellistico operativo presso ARPA Piemonte;
  • implementazione operativa del sistema;
Al termine delle attività, la catena modellistica alimentata con i dati del servizio operativo a scala nazionale è stata configurata per essere utilizzata come sistema di backup rispetto a quello quotidianamente operativo ed utilizzato da ARPA Piemonte nell’ambito delle proprie attività istituzionali e progettuali.
Le attività di benchmark e confronto si sono concretizzate in:
  • realizzazione di simulazioni modellistiche di qualità dell’aria con la configurazione attualmente operativa del sistema modellistico di ARPA Piemonte sui due periodi di test selezionati nel progetto (estivo ed invernale);
  • realizzazione di simulazioni modellistiche di qualità dell’aria con la configurazione messa a punto nell’ambito del progetto, e quindi con i dati del servizio operativo a scala nazionale, sui due periodi di test selezionati nel progetto (estivo ed invernale);
  • analisi dei risultati ottenuti, con il confronto tra le simulazioni sia in termini grafici, sia in termini di serie storiche e di indici statistici di performance comunemente utilizzati in letteratura.
Il confronto tra i due sistemi ha portato ad evidenziare prestazioni confrontabili tra loro, ma con migliori risultati per la configurazione attualmente operativa, che è rimasta quindi quella di riferimento, con la catena sviluppata nel progetto identificata come sistema di backup. Inoltre è stata resa operativa la condivisione quotidiana dei risultati delle simulazioni della catena operativa ARPA Piemonte (dominio Italia settentrionale e dominio Piemonte) all'interno della piattaforma progettuale di scambio dati.
Le simulazioni per la stima delle ricadute associate agli incendi sono state condotte su eventi selezionati sulla base di:
  • estensione e durata dell’evento;
  • rilevamento dell’incendio tramite i dati satellitari forniti degli strumenti VIIRS (strumento a bordo del satellite SUOMI) e MODIS (a bordo dei satelliti NASA TERRA e AQUA) relativi alla presenza di anomalia termica al suolo;
  • rilevamento del pennacchio dell’incendio tramite i dati satellitari forniti degli strumenti VIIRS e MODIS (a bordo dei satelliti NASA TERRA e AQUA) relativi alle immagini true-color;
  • rilevamento dell’incendio tramite i dati di Fire Radiative Power (FRP, misura del tasso di produzione del calore radiante in un incendio: tale grandezza è legata al tasso di consumo del combustibile e alle emissioni di particolato prodotte) al suolo forniti dallo strumento SEVIRI collocato a bordo del satellite geostazionario equatoriale MSG.
Gli episodi considerati hanno riguardato:
  • l’incendio verificatosi presso un impianto per il trattamento di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata degli R.S.U., con coinvolgimento di materiale proveniente dalla raccolta di ingombranti (materassi, plastica, legno, stoffe, etc.), avente durata di circa una giornata;
  • i diversi incendi boschivi (di cui 6 oggetto delle simulazioni modellistiche), alcuni di notevole estensione, occorsi in area montana durante la seconda metà di ottobre 2017 nella Città Metropolitana di Torino, con una durata complessiva di una decina di giornate.
La stima delle emissioni di particolato in ingresso al modello dispersivo per l’incendio industriale è stata effettuata a partire da ipotesi sulla quantità massima di materiale bruciato stimato del personale Arpa intervenuto nel corso dell’incendio e sulla:
  • composizione merceologica del materiale bruciato basata sulle stime visive del personale Arpa nel corso dell’evento;
  • composizione merceologica dedotta a partire dal Modello Unico di Dichiarazione ambientale (MUD) dell’azienda.
Per gli incendi boschivi le emissioni sono state calcolate secondo due metodi alternativi:
  • metodo top down: i dati di FRP di SEVIRI forniti da ISPRA, disponibili su griglia con risoluzione orizzontale di circa 4 km e temporale di 15 minuti, sono stati inizialmente aggregati per ottenere l’evoluzione temporale per i nodi del grigliato riferiti al singolo incendio e successivamente utilizzati per la stima delle emissioni di particolato. Le informazioni relative al FRP sono state integrate con quelle relative all’anomalia termica rilevata dai satelliti SUOMI (VIIRS), AQUA e TERRA (MODIS).
  • metodo bottom up: le emissioni di particolato sono state calcolate da ISPRA, a partire dalle informazioni sull’estensione e la caratterizzazione dell’area percorsa da incendio presente nel database dell’ex Corpo Forestale sugli incendi boschivi, attraverso il calcolo della biomassa bruciata e l’applicazione di opportuni fattori di emissione. A partire dalle emissioni di PM10 e dalla durata dell’incendio (definita sulla base della disponibilità dei dati di anomalia termica rilevati dagli strumenti installati sui satelliti TERRA, AQUA e SUOMI) sono state calcolate l’energia coinvolta nell’incendio e la relativa potenza.
I risultati delle simulazioni sono stati confrontati, quando disponibili, con i dati di concentrazione di particolato PM10 registrati presso le stazioni di monitoraggio del Sistema di Rilevamento Regionale della Qualità dell’Aria di Regione Piemonte; è stato inoltre effettuato un confronto con la ricostruzione del pennacchio prevista dalla catena modellistica meteodispersiva con le immagini da satellite. E’ stato così possibile evidenziare da un lato le potenzialità della metodologia e, dall’altro, individuare i fattori che necessitano di un miglioramento per permettere la trasferibilità del metodo su scala nazionale.

Contenuti correlati

Consulta il progetto strategico LIFE PREPAIR

Consulta il progetto ALCOTRA CLIMAERA

Consulta il progetto ALCOTRA, MITIMPACT

Consulta le informazioni sul modello RIAT+.

Consulta il Piano Regionale per la Qualità dell’Aria 

Relazione progetto MITIMPACT Vol1

Relazione progetto MITIMPACT Vol2