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AZIONI SOVRAREGIONALI

L’argomento Clima e Cambiamento climatico rientra negli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e in particolare nell'Obiettivo 13:

Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico
Molteplici sono le azioni avanzate dall’Unione Europea in tema di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.
Per quanto riguarda la mitigazione, l’UE sta portando avanti impegni ambiziosi, puntando a fare dell’Europa il primo continente a impatto zero sul clima entro il 2050. Oltre a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, l'Unione sta anche adottando misure per adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici: entro il 2050 l'Europa intende essere una società resiliente ai cambiamenti climatici. In tema di adattamento, l’azione della Regione Piemonte si inserisce nella cornice di indirizzi delineati dalla nuova Strategia Europea di Adattamento ai Cambiamenti Climatici.
A livello internazionale, l'Unione sta guidando i negoziati che stimolano l'ambizione dei principali responsabili delle emissioni in vista della COP26 di Glasgow.

L’Unione Europea verso la neutralità climatica

Ad ora, l’Unione Europea persegue gli obiettivi delineati dal Quadro 2030 per il clima e l'energia, adottato dal Consiglio europeo nell'ottobre 2014. Per quanto riguarda le energie rinnovabili e l'efficienza energetica, nel 2018 gli obiettivi sono stati aggiornati al rialzo. Gli obiettivi chiave per il 2030 sono, pertanto, i seguenti:

  • una riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990)
  • una quota almeno del 32% di energia rinnovabile
  • un miglioramento almeno del 32,5% dell'efficienza energetica

La Commissione ha però proposto il Piano degli obiettivi climatici 2030 finalizzato ad elevare l'obiettivo della riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030 ad almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 così da poter indirizzare l’Europa verso l’azzeramento delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2050.
La valutazione d'impatto che accompagna la proposta prepara il terreno per adeguare le politiche climatica ed energetica in modo da contribuire a decarbonizzare l'economia europea, stabilendo anche il ruolo futuro dell'attribuzione di un prezzo alla CO2 e la sua interazione con le altre politiche.

Green Deal europeo

Al fine di raggiungere la neutralità climatica entro metà secolo, la Commissione europea ha dato vita al Green Deal europeo. Si tratta di un vero e proprio pacchetto di misure che spaziano dalla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e dagli investimenti nella ricerca e all'innovazione di punta fino agli interventi per preservare l'ambiente naturale dell'Europa.
Le prime iniziative nell'ambito del Green Deal europeo comprendono la Legge europea sul clima, per introdurre l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 nella legislazione europea, il Patto europeo per il clima per coinvolgere tutte le parti della società nell'azione, e da quest’anno anche il Piano degli obiettivi climatici 2030 per aumentare l’ambizione della riduzione di emissioni nette di gas a effetto serra ad almeno il 55% entro il 2030 e una nuova Strategia dell'UE sull'adattamento ai cambiamenti climatici per dar vita ad una società europea resiliente ai cambiamenti climatici entro metà secolo.

Legge europea sul clima

Per trasformare in legge l'obiettivo fissato nel Green Deal europeo, a inizio marzo la Commissione ha proposto la prima Legge europea sul clima per far sì che si arrivi ad un azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050, proponendo un obiettivo giuridicamente vincolante. Per contribuire a tale obiettivo tutte le politiche europee e tutti i settori dell'economia e della società sono previsti fare la loro parte, tenendo conto dell'importanza di promuovere l'equità e la solidarietà tra gli Stati membri.
La Commissione ha proposto un nuovo obiettivo dell'UE per il 2030 di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990; parallelamente ha avanzato la proposta di adottare una traiettoria europea per il periodo 2030-2050 per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica.
La legge sul clima prevede, inoltre, misure per verificare i progressi compiuti e adeguare gli interventi di conseguenza. I progressi saranno verificati ogni cinque anni, in linea con il bilancio globale previsto dall'accordo di Parigi. La Commissione formulerà raccomandazioni agli Stati membri che attueranno interventi non compatibili.
Ad ora, la proposta di legge è stata presentata al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni per un ulteriore esame.

Patto europeo per il clima

Oltre alle politiche e alle normative definite dai governi, i cittadini, le comunità e le organizzazioni in tutti i settori della società e dell'economia possono svolgere la loro parte. Per questo l’Unione sta lavorando al Patto europeo per il clima, che mira a dare la possibilità a tutti di esprimersi e di progettare nuove azioni per il clima, condividere informazioni, avviare attività di base e illustrare soluzioni che possano essere adottate anche da altri. Sono tre i punti cardini del Patto:
  1. parlare dei cambiamenti climatici, facendo opera di divulgazione e sensibilizzazione sulla base di dati scientifici affidabili;
  2. stimolare l’azione di cittadini e organizzazioni sia con finalità di mitigazione sia di adattamento;
  3. collaborare tramite la comunicazione, l’apprendimento e la creazione di reti, così da poter condividere idee ed esperienze.

Al fine di conoscere le idee dei cittadini sulle azioni da svolgere nel quadro del Patto europeo e su come renderlo quanto più possibile efficace, inclusivo e ambizioso, la Commissione ha aperto la consultazione pubblica aperta a tutti, che ha ricevuto più di 3500 risposte. Tutti i contributi serviranno a definire il progetto finale del Patto.

L’UNIONE EUROPEA VERSO LA RESILIENZA CLIMATICA

La nuova Strategia europea di adattamento ai cambiamenti climatici

Considerata la natura specifica ed estesa degli impatti dei cambiamenti climatici sul territorio dell’Unione Europea, le misure di adattamento devono essere prese a tutti i livelli. Per questo, la commissione europea il 24 febbraio 2021 ha adottato la nuova Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici.
Prevista dalla roadmap del Green Deal europeo, la nuova Strategia si basa sulla valutazione della precedente Strategia del 2013 e dei risultati della consultazione pubblica che si è svolta tra maggio e agosto 2020. La base per un maggior livello di ambizione e coerenza delle politiche in materia di adattamento è fornita anche dalla provvisoria legge sul clima.
La nuova Strategia sottolinea la necessità di costruire un futuro più resiliente, aumentando l’ambizione in materia di resilienza climatica. Il focus è posto, in particolare, sulla necessità di un’azione immediata per contrastare la realtà degli impatti dei cambiamenti climatici. Dunque, se da un lato l’UE continua a promuovere la mitigazione dei cambiamenti climatici con azioni dirette alla riduzione delle emissioni, dall'altro sa bene di dover affrontare le conseguenze ormai ineluttabili del cambiamento in atto.
La nuova Strategia di adattamento dell'UE mira a trasformare in realtà la visione per il 2050 di un'Unione resiliente ai cambiamenti climatici, rendendo l'adattamento:

  • più intelligente, migliorando le conoscenze e la gestione delle incertezze;
  • più sistemico, sviluppando politiche di sostegno a tutti i livelli e in tutti i settori;
  • più rapido, accelerando l'adattamento a livello trasversale.

Per accelerare le azioni di adattamento, l'attuazione necessita di risorse commisurate alla sfida. Nel suo bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027, l'UE ha aumentato l'obiettivo di spesa a favore dell'azione per il clima del 30 %, con l'adattamento come componente chiave.
La nuova Strategia descrive anche l’intenzione dell’Unione Europea ad intensificare l’azione internazionale, promuovendo approcci subnazionali, nazionali e regionali all'adattamento, con particolare attenzione ai paesi dell'Africa, ai piccoli Stati insulari in via di sviluppo e ai paesi meno sviluppati.
In questo modo, l’ambizione dell’UE in materia di adattamento ai cambiamenti climatici andrà di pari passo con la sua leadership globale nella mitigazione dei cambiamenti climatici.

Figura 1
Stato delle Strategie di Adattamento (NAS) in Europa a maggio 2020

Fonte: EEA, 2020

Figura 2
Stato dei Piani di Adattamento (NAP) in Europa a maggio 2020

Fonte: EEA, 2020

Climate-ADAPT: La piattaforma europea di adattamento climatico

Climate-ADAPT è una piattaforma dedicata al tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici, nata dal partenariato tra la Commissione europea e l’Agenzia europea dell’ambiente. Questa ha l’obiettivo di supportare l’Europa nell’adattamento, fornendo dati e informazioni attendibili e verificate agli utenti riguardo a molteplici tematiche.
Molteplici le tematiche affrontate: dalle politiche europee ai rapporti sullo stato di adattamento dei diversi stati, dalle conoscenze sul cambiamento climatico (impatti, rischi, vulnerabilità, opzioni di adattamento...) alle buone pratiche.
Per quanto riguarda le informazioni raccolte per l’Italia, sulla pagina della piattaforma dedicata sono riportati: il quadro politico e legale, i settori coinvolti, le azioni avanzate, le valutazioni, gli stakeholders coinvolti e i contatti di riferimento.

Gli impegni dell’Italia per la riduzione delle emissioni di gas serra

Il Decreto Clima

Nel 2019, con l’adozione del cosiddetto “Decreto Clima” (DL 11 del 14/10/19 convertito con modificazioni dalla L 141 del 12/12/19) sono state poste le basi per la definizione di una politica strategica nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria. Si tratta del primo decreto-legge totalmente ambientale realizzato in Italia. Il decreto, in breve, prevede:

  • Buono mobilità: per le città e le aree sottoposte a infrazione europea sulla qualità dell’aria, sono stanziati fondi per la rottamazione dell’auto e moto particolarmente inquinanti; il buono potrà essere rinvestito in servizi ambientalmente sostenibili (abbonamenti al trasporto pubblico, acquisti di bici, servizi di mobilità condivisi…);
  • Corsie preferenziali per i comuni da realizzazione, prolungare, ammodernare o mettere a norma, per agevolare il trasporto pubblico;
  • Trasporto scolastico ecologico agevolato da finanziamenti per mezzi ibridi, elettrici…
  • Riforestazione urbana con fondi per la piantumazione e il reimpianto di alberi, la silvicoltura e la creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane;
  • Nascita delle ZEA (zone economiche ambientali), che corrispondono ai parchi nazionali con agevolazioni e vantaggi fiscali per i comuni all’interno degli stessi e l’apertura di attività imprenditoriali ecosostenibili;
  • Stop alle infrazioni ambientali per discariche abusive e depurazioni delle acque, rafforzando i commissari che si occupano di bonificarle;
  • Programma Italia Verde, finanziando progetti green e premiando ogni anno la città Capitale Verde d’Italia, riconoscendo chi avrà presentato i progetti più innovativi ed efficaci;
  • Trasparenza dei dati ambientali grazie all’utilizzo di un database pubblico che raccoglierà i dati (raccolti da soggetti pubblici o concessionari di servizi pubblici) riguardanti l’inquinamento atmosferico, la qualità dell’aria e delle acque e quelli riguardanti altre tipologie di inquinamento
  • Vendita sfusa incentivata, dotando i negozi di green corner con detergenti per la casa e la persona e alimenti sfusi, e promuovendo l’apertura di nuovi negozi interamente “green”;
  • Campagna di informazione green nelle scuole, con un fondo destinato a finanziare progetti, iniziative, programmi, campagne;
  • Macchinette mangia plastica con finanziamenti per Comuni ed esercizi commerciali che vogliano dotarsene;
  • Caschi verdi per l’ambiente per la tutela e salvaguardia ambientale delle aree nazionali protette e delle altre aree riconosciute in ambito internazionale per il particolare pregio naturalistico;
  • Trasformazione del CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) in CIPESS (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile);
  • Fondo per il rimboschimento e la tutela ambientale e idrogeologica delle aree interne;
  • Fondo per la qualità dell’aria rifinanziato “prenotando” le risorse che affluiranno sul bilancio del Ministero dell’ambiente dalle “aste verdi”.


Il decreto prevede l’istituzione presso il MATTM di un tavolo permanente interministeriale sull'emergenza climatica. Questo gruppo, composto da un rappresentante del Ministero medesimo e di ciascuno dei Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali, della salute, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, avrà la finalità di monitorare e adeguare le azioni ai risultati e le azioni del Programma strategico nazionale, senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica.

Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima

A dicembre 2019 è stato approvato e ufficialmente trasmesso alla Commissione Europea il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il documento che rappresenta uno strumento fondamentale per cambiare la politica energetica e ambientale dell’Italia verso la decarbonizzazione, recepisce le novità contenute nel Decreto Legge sul Clima nonché quelle sugli investimenti per il Green New Deal previste nella Legge di Bilancio 2020.
Con il PNIEC vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile, delineando per ciascuno di essi le misure che saranno attuate per assicurarne il raggiungimento.
L’obiettivo eÌ€ quello di realizzare una nuova politica energetica che assicuri la piena sostenibilitaÌ€ ambientale, sociale ed economica del territorio nazionale e accompagni tale transizione.
Nella seguente tabella sono illustrati i principali obiettivi su energia e clima dell’UE e dell’Italia al 2020 e al 2030.




Per assicurarne il raggiungimento, il Piano delinea parallelamente per ciascuno degli obiettivi molteplici misure da attuare.
L’attuazione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima avverrà nel corso del 2020, tramite il recepimento delle direttive europee riguardanti l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e i mercati dell’elettricità e del gas.

La Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici - SNACC

La strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è stata formalmente approvata nel 2015. Il documento è stato costruito sulla base degli indirizzi generali, dei principi e degli obiettivi della strategia europea, a conclusione di un percorso di approfondimento e consultazione durato circa due anni e che ha visto coinvolti la comunità scientifica, le regioni, gli stakeholder e il MATTM.

La SNACC fa un quadro delle conoscenze scientifiche a livello nazionale in merito agli scenari climatici futuri, alle vulnerabilità e impatti sulle risorse naturali e sui settori socioeconomici potenzialmente impattati. Parallelamente individua possibili misure da adottare per ridurre i rischi ed aumentare la resilienza dei sistemi naturali ed antropici, avanzando un elenco di possibili azioni soft, verdi e grigie declinate per ogni settore. Il documento pone attenzione anche a trarre vantaggio dalle eventuali opportunità.

Il documento individua, altresì, due ambiti territoriali di particolare interesse in relazione alla loro vulnerabilità e importanza sotto il profilo ambientale economico e sociale: l’area alpina e appenninica e il distretto del Po, proponendo un Piano di azione per le Alpi.
L’approvazione della Strategia Nazionale rientra nella condizionalità ex ante prevista per l’erogazione dei fondi europei dell’attuale programmazione 2014-2020.

PIANO NAZIONALE DI ADATTAMENTO AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

A maggio 2016 è stata avviata l’elaborazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) per dare attuazione alla SNAC. È, infatti, sempre più condivisa l’urgenza di individuare azioni e programmare interventi coerenti con le strategie di adattamento se si intende, concretamente, lavorare al contrasto del cambiamento climatico.

Il Piano, elaborato dal lavoro del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, ha carattere di indirizzo generale: interferendo con le attività di pianificazione di competenza di altre Amministrazioni Pubbliche nazionali e locali, non può infatti avere carattere prescrittivo. Il PNACC si pone comunque come strumento di supporto agli enti nazionali, regionali e locali per individuare e scegliere le azioni più efficaci nelle differenti aree climatiche, tenendo conto delle criticità che le connotano maggiormente.

Il Piano si propone di individuare le azioni prioritarie in materia di adattamento per i settori chiave identificati nella Strategia, specificando le tempistiche e i responsabili per l’implementazione delle azioni. Sono circa 350 le misure di adattamento avanzate al fine di contenere la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici e aumentare la capacità di adattamento degli stessi. Obiettivi del PNACC sono anche quelli di fornire indicazioni per migliorare lo sfruttamento delle eventuali opportunità e favorire il coordinamento delle azioni a diversi livelli.
Il Piano in sintesi:

  • contiene il quadro aggiornato delle tendenze climatiche in atto e le variazioni climatiche future a livello nazionale, identificando aree climatiche omogenee ossia porzioni di territorio caratterizzate da condizioni climatiche simili durante il periodo storico di riferimento e simili proiezioni di anomalie climatiche;
  • analizza gli impatti attesi e le vulnerabilità di numerose risorse ambientali e settori socioeconomici, basando la propria analisi sulle componenti fondamentali per determinare il rischio legato ai cambiamenti climatici, ossia i pericoli, l’esposizione e la vulnerabilità (rifacendosi a quanto indicato dall’IPCC);
  • individua possibili azioni di adattamento e strumenti per il loro monitoraggio e per la valutazione dell’efficacia;
  • suggerisce una tempistica per l’attuazione delle azioni di adattamento e identifica possibili fonti di finanziamento a livello europeo, nazionale e regionale;
  • le azioni sono distinte per tipologia (Soft, Green e Grey) ed analizzate e valutate sulla base di alcuni criteri quali: efficacia, efficienza economica, effetti di secondo ordine, performance in presenza di incertezza, considerazioni per l’implementazione politica.

Figura 1

Figura 2


Il Ministero dell’Ambiente, per garantire la maggiore partecipazione possibile alla redazione di tale documento, ha avviato nel 2017 una prima consultazione pubblica. Questa, attraverso la compilazione di un questionario on-line, ha permesso a tutti di poter segnalare le proprie idee e proposte su tale tema. Nel 2018 si è poi tenuta una seconda consultazione, portando ad una sostanziale condivisione del Piano da parte delle Regioni. La Regione Piemonte è stata coinvolta nel percorso istituzionale che è passato attraverso lo strumento della Conferenza Stato Regioni. In tale sede è stato predisposto, con il contributo di tutte le Regioni e il coordinamento della Regione Sardegna, un documento di osservazioni e proposte che è stato consegnato al Ministero per contribuire alle prossime fasi di costruzione del Piano.

La Regione ha inteso segnalare alcune criticità le cui risoluzioni renderebbero più facilmente realizzabile il Piano: sono di particolare interesse i temi legati all’organizzazione della governance del Piano che deve necessariamente coinvolgere tutti gli stakeholder del territorio (le azioni che interessano le pubbliche amministrazioni sono solo il 7%), al monitoraggio dell’implementazione, alla definizione di criteri per individuare la priorità tra tutte le azioni individuate come utili al raggiungimento degli obiettivi, etc.

I risultati delle consultazioni sottolineano come il livello di governance regionale sia quello più indicato per indirizzare l’adattamento: le generali indicazioni nazionali - sebbene differenziate per macroregioni - devono, infatti, concretizzarsi in azioni a livello locale. Di conseguenza, questo compito spetta in primis agli enti regionali, mediante la definizione di una strategia regionale come strumento con cui delineare il quadro di attuazione della SNACC e del PNACC.

Dalle consultazioni è, inoltre, emersa l’esigenza che il PNACC venga sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Parallelamente è stata osservata la necessità di maggiore formazione all’interno delle istituzioni riguardo il mainstreaming dei temi riguardanti i cambiamenti climatici; nell’ambito del percorso CReIAMO PA del MATTM (finanziato con la programmazione 2014/2020) sono state avviate azioni di supporto in tal senso.

Ad ora, il Piano è ancora in fase di aggiornamento.