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DIRETTIVA HABITAT

LE POLITICHE REGIONALI DI TUTELA DEL TERRITORIO

La Regione Piemonte con la Legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità" ha riconosciuto l'importanza dell'ambiente naturale in quanto valore universale attuale e per le generazioni future e ha definito le modalità per la conservazione della biodiversità e per la gestione dei territori facenti parte della rete ecologica regionale. In particolare all’art. 2 ha stabilito che la stessa è composta dal sistema delle Aree protette del Piemonte, i siti della Rete Natura 2000, le Zone naturali di salvaguardia, le Aree contigue (che in totale rappresentano il 17,6% del territorio regionale) e i corridoi ecologici, questi ultimi da intendersi come le “… le aree di collegamento funzionale esterne alle aree protette ed alle aree della rete Natura 2000 che, per la loro struttura lineare continua o per il loro ruolo di raccordo, costituiscono elementi essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche.” (art. 53).
Con la Legge regionale 3 agosto 2015, n° 19 "Riordino del sistema di gestione delle aree protette regionali e nuove norme in materia di Sacri Monti. Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)" il legislatore ha inteso razionalizzare il sistema delle Aree protette intervenendo sulla c.d. governance per una migliore efficienza del sistema gestionale nonché per concorrere al processo di contenimento della spesa pubblica già avviato circa tre anni fa con l’entrata in vigore delle disposizioni del Testo Unico sopra citato. Si assiste pertanto all’accorpamento della gestione di alcune aree naturali protette, procedendo alla contestuale soppressione dei corrispondenti enti strumentali. Organi degli Enti di gestione sono il Presidente, espresso dalla Regione e nominato con decreto del Presidente della Giunta regionale, il Consiglio, i cui membri sono designati dalla Comunità delle aree protette  in modo che sia garantita la rappresentanza delle associazioni ambientaliste individuate ai sensi dell’articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349 e delle associazioni agricole nazionali più rappresentative, e nominati con decreto del Presidente della Giunta regionale e infine la Comunità delle aree protette.
Di significativa portata è la modifica all’art. 41 della l.r. 19/2009 ad opera della l.r. 19/2015, nella parte in cui prevede lo snellimento delle procedure di affidamento della gestione delle aree della rete Natura 2000 prevedendo che, laddove le aree della rete Natura 2000 siano coincidenti, in tutto o in parte, con i territori di aree protette regionali, la gestione di queste venga affidata agli enti che già gestiscono le aree protette medesime; è stato invece lasciato in capo alla Regione il compito di decidere, qualora non vi sia coincidenza territoriale, il soggetto più appropriato a cui delegare la gestione.

LE VALUTAZIONI DI INCIDENZA E LE MISURE DI CONSERVAZIONE DELLA RETE NATURA 2000

Nell’ambito della costituzione della Rete natura 2000 la Commissione Europea, durante l'analisi dei siti proposti dagli Stati membri, può individuare, per ogni regione biogeografica*, habitat o specie non sufficientemente coperti dalla rete Natura 2000 di alcuni paesi o che necessitano di ulteriori indagini; avvia quindi una consultazione con lo Stato interessato, che è chiamato ad adottare le misure adeguate a colmare la lacuna individuata.

Le riserve possono essere di due tipi:

  • habitat o specie non sufficientemente coperti dalla rete, per i quali è necessaria la designazione di altri siti;
  • habitat o specie per i quali non è certo se sia necessaria la designazione di altri siti. In questa categoria rientrano gli habitat e specie con riserva scientifica, ovvero che richiedono ulteriori approfondimenti.
 
L’Italia è il Paese che ha apportato negli anni il maggior numero di modifiche ai Siti Natura 2000, sia per quanto riguarda i Formulari Standard che le cartografie. Se da un lato questo dimostra l’impegno messo in campo per migliorate la qualità della rete, dall’altro è indice di un grave ritardo nel consolidamento di dati certi e scientificamente validi, considerando che la Direttiva Habitat è entrata in vigore oltre 20 anni fa. 
Nell’ottobre del 2015 la Commissione Europea ha convocato un Seminario Biogeografico bilaterale con l’Italia, durante il quale sono state analizzate le distribuzioni di Habitat e specie che, in base alle valutazioni della Commissione, risultavano insufficientemente rappresentate all’interno dei SIC. Per quanto riguarda il Piemonte sono stati chiesti chiarimenti relativi alla presenza e alla distribuzione di alcuni habitat e alcune specie, tra cui risultano di particolare interesse due farfalle a rischio di estinzione, poiché oggetto di collezionismo (Euphydryas maturna e Phengaris teleius).
In tal senso il Settore Biodiversità e Aree naturali protette ha lavorato per fornire tutti gli elementi utili per un puntuale riscontro sulla documentazione elaborata dalla CE. Un certo numero di riserve sono state chiarite attraverso la trasmissione di dati scientifici relativi a verifiche puntuali sul territorio. Rispetto alle riserve che ancora non sono state risolte, è stato predisposto un programma di attività che vede gli uffici impegnati negli approfondimenti scientifici, nella strutturazione di ulteriori dati e nell’individuazione di nuovi Siti.

* L'Unione Europea è suddivisa in 9 regioni biogeografiche - Atlantica, Continentale, Alpina, Mediterranea, Boreale, Macaronesica, Pannonica, Steppica e regione del Mar Nero - ambiti territoriali con caratteristiche ecologiche omogenee. L'efficacia della rete Natura 2000 per la conservazione di habitat e specie viene valutata a livello biogeografico, indipendentemente dai confini politico-amministrativi; anche le Liste dei Siti di Importanza Comunitaria vengono adottate per regione biogeografica.. Il territorio italiano è interessato dalle regioni Alpina, Continentale e Mediterranea.

La Rete Ecologica in Piemonte

In Piemonte la rete ecologica a livello normativo é definita dalla Legge Regionale del 29 giugno 2009, n. 19 “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità” che all’art. 2 comma 2 riporta quanto segue: “La rete ecologica regionale è composta dalle seguenti aree: a) il sistema delle aree protette del Piemonte; b) le zone speciali di conservazione, i siti di importanza comunitaria proposti ed approvati e le zone di protezione speciale, facenti parte della rete Natura 2000; b bis) le zone naturali di salvaguardia; c) i corridoi ecologici.” La medesima legge sottolinea lo stretto legame tra la rete ecologica e gli strumenti di pianificazione territoriale: all’art. 3 infatti prevede che la rete ecologica regionale sia determinata a partire dalla Carta della Natura Regionale che “… costituisce parte integrante della pianificazione territoriale regionale e individua lo stato dell'ambiente naturale del Piemonte….” e che, una volta adottata dalla Giunta regionale, dovrà essere recepita dalle province e i comuni che dovranno adeguare i propri strumenti di pianificazione territoriale; il legame tra rete ecologica e pianificazione territoriale è anche ribadito all’art. 53 laddove sottolinea che anche i corridoi ecologici “….sono individuati nella carta della natura regionale e …. negli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica…..”.
Il Piano paesaggistico regionale, adottato con DGR n. 20-1442 del 18 maggio 2015, stabilisce all’art. 42 che la “Rete di connessione paesaggistica” è “costituita dall’integrazione degli elementi delle reti ecologica, storico-culturale e fruitiva” e riconosce “la rete ecologica regionale, nell’ambito della predisposizione della Carta della Natura prevista dalla l.r. 19/2009, inquadrata nella rete ecologica nazionale ed europea”.

Nell’ambito della pianificazione urbanistica a livello comunale, di quella territoriale e paesaggistica di livello provinciale e regionale, sono diversi gli strumenti che fanno riferimento alla tematica della “rete ecologica” e che individuano le aree con diversi livelli di biodiversità, il loro grado di connessione/frammentazione e i relativi strumenti di gestione/tutela/ripristino. Si tratta di approcci basati su presupposti metodologici diversi che, a differenti livelli di scala di dettaglio, hanno portato all’individuazione sul territorio di reti ecologiche molto diversificate e alla definizione di strumenti di pianificazione non sempre integrabili e coordinabili fra loro.

Con DGR n. 27-7183 del 3 marzo 2014 (legge regionale del 29 giugno 2009, n. 19 “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità”: attività di raccordo e coordinamento finalizzate all’implementazione della Rete Ecologica Regionale”) la Regione Piemonte ha riconosciuto la necessità di avviare un’iniziativa di raccordo e coordinamento, a partire dal livello regionale, al fine di implementare l’attuale disegno di Rete Ecologica Regionale contenuto negli strumenti di pianificazione e perseguire in modo più completo e coerente basato su principi ambientali e naturalistici gli obiettivi di tutela e salvaguardia della biodiversità, integrandoli con le esigenze di pianificazione e gestione territoriale. A questo fine ha istituito un gruppo di lavoro interdirezionale coordinato dalla Direzione “Ambiente, Governo e Tutela del territorio” e composto dalle Direzioni “Opere pubbliche, Difesa del suolo, Montagna, Foreste, Protezione civile, Trasporti e Logistica” e “Agricoltura” che si avvale del supporto di Arpa Piemonte.

Una delle prime decisioni prese dal Gruppo di Lavoro è stata quella di dare mandato alla Direzione “Ambiente, governo e tutela del territorio” e ad Arpa Piemonte di predisporre una metodologia di riferimento regionale che permetta di individuare, da un punto di vista ambientale e con una scala di dettaglio adeguata, gli elementi della rete ecologica (le aree importanti per la biodiversità, la loro distribuzione sul territorio regionale, il loro livello di connessione e/o di isolamento….) sul territorio regionale.. Tale metodologia è stata applicata in via prototipale sia in ambito locale (alcuni comuni dell’area metropolitana del Quadrante Nord Est di Torino) che a scala provinciale nell’ambito del progetto “Novara in rete – Studio di fattibilità per la definizione della Rete Ecologica in Provincia di Novara” in cui sono coinvolti oltre alla Regione Piemonte (adesione al progetto con DGR n. 57- 6109 del 12 luglio 2013) anche la Provincia di Novara, la Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), Università di Pavia e Arpa Piemonte.

In esito all’applicazione sperimentale si è rilevato come tale metodologia permetta di definire, con un buon livello di dettaglio, le aree di valore ecologico e le aree ecologicamente permeabili del territorio piemontese e che, seppur con i limiti legati all'aggiornamento delle basi cartografiche di riferimento e al loro non sempre adeguato contenuto informativo, tali aree rappresentano gli elementi di base del disegno di rete ecologica regionale. Inoltre si è riscontrato che il disegno di rete che emerge dall’applicazione della suddetta metodologia, permette di avviare un proficuo confronto con gli strumenti di pianificazione territoriale provinciale e comunale e di definire adeguate misure di conservazione, tutela, recupero, compensazione e gestione della rete ecologica.

La suddetta metodologia ed è stata approvata con DGR n. 52 – 1979 del 31 luglio 2015Legge regionale del 29 giugno 2009, n. 19 "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversita'". Approvazione della metodologia tecnico-scientifica di riferimento per l'individuazione degli elementi della rete ecologica regionale e la sua implementazione.”

Nella medesima delibera si è stabilito che:
  • la suddetta metodologia tecnico scientifica rappresenta il riferimento per l’implementazione della rete ecologica sul territorio regionale al fine di identificare le aree importanti per la biodiversità che concorreranno al completamento del disegno di rete e al suo recepimento nella Carta della Natura regionale ai sensi dell’art. 3 della legge regionale n. 19/2009;
  • le attività di identificazione della rete ecologica a livello comunale e provinciale debbano essere coerenti e conformi agli indirizzi metodologici testé approvati.
La metodologia completa è presente  come allegato alla suddetta DGR e sul sito dell'Arpa Piemonte.

Le specie invasive

Negli ultimi anni la Regione Piemonte ha istituito (con Determinazione DB0701 n. 448 del 25 maggio 2012) un Gruppo di Lavoro Regionale al fine di creare uno spazio di confronto tra i diversi Enti che si occupano in Piemonte di specie vegetali esotiche invasive e delle problematiche tecniche e gestionali determinate dalla loro presenza in ambito agricolo, sanitario e di conservazione della biodiversità.
Uno dei primi risultati raggiunti dal Gruppo di Lavoro è stata la redazione di elenchi di specie esotiche invasive (Black list) che determinano o che possono determinare particolari criticità sul territorio piemontese e per le quali è necessaria l’applicazione di
misure di prevenzione/gestione/lotta e contenimento. Questi elenchi sono stati recentemente aggiornati con la DGR  23–2975 del 29/2/2016.
Con la medesima DGR si è deciso inoltre di approvare, come metodologie di riferimento regionale per tutti gli interventi di contrasto alle specie esotiche vegetali sul territorio piemontese, le misure di prevenzione/gestione/lotta e contenimento riportate nelle schede monografiche redatte dal Gruppo di Lavoro.
Le schede monografiche e tutta una serie di altre informazioni sulle specie esotiche vegetali sono consultabili sulla pagina web del Gruppo di Lavoro Regionale.

RESTAURO ECOLOGICO

Il restauro ecologico è un processo guidato dall’uomo in cui si ricostruisce un habitat che è stato degradato, danneggiato o distrutto, utilizzando il più possibile le comunità vegetali, animali e il suolo in loco per rigenerane le basi vitali e indirizzarlo verso la maggior integrazione possibile rispetto alle condizioni precedenti al disturbo. Operativamente ci si avvale di un insieme di tecniche che mirano a reintrodurre elementi prelevati dal selvatico e a incidere sulle caratteristiche ecologiche dell’habitat per favorire la colonizzazione di specie coerenti con le comunità tipiche dell'ecosistema di riferimento.
La mitigazione di impatti su habitat di opere soggette a procedure di VIA ne costituisce uno dei principali campi applicativi e diventa fondamentale per quei progetti che hanno incidenza su habitat ricadenti in siti appartenenti alla Rete Natura 2000 in cui viene sancito l’obbligo della compensazione ecologica per gli habitat segnalati come prioritari ai senti della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva “Habitat”).
d’applicazione sono per la soluzione di specifici problemi ecologici riguardanti aree degradate o per la valorizzazione di opportunità delle aree protette.
Si prevede che, nei prossimi anni, avrà notevole impulso sulla spinta della Strategia Europea per la Biodiversità per il 2020, che ha individuato il ripristino del 15% degli ecosistemi degradati come uno dei 6 obiettivi principali. Entro il 2014 gli Stati membri svilupperanno un quadro di riferimento strategico per definire le priorità a livello nazionale. Nel febbraio 2014 Arpa Piemonte ha iniziato, insieme al Parco del Po alessandrino-vercellese e all’Università degli Studi di Torino, un percorso seminariale per illustrare e documentare i casi più emblematici seguiti da Arpa Piemonte o dai Parchi regionali. A tal fine Arpa Piemonte ha realizzato un video in cui si illustrano 9 casi emblematici seguiti dall’Agenzia nell'ambito di attività di controllo di misure di mitigazione e di compensazione di impatti generati da progetti soggetti a procedure di VIA o valutazione d’incidenza.

i manuali per le specie e gli habitat di interesse comunitario

L’Italia è particolarmente ricca di biodiversità: la fauna italiana, ad esempio, è stimata in oltre 58.000 specie, di cui circa 55.000 di invertebrati e 1.812 di Protozoi, che insieme rappresentano circa il 98% della ricchezza di specie totale, nonché 1.258 specie di Vertebrati (2%).
Il 19 e 20 ottobre 2016, a Roma, ha avuto luogo la presentazione delle schede di monitoraggio di tutte le specie e gli habitat italiani di interesse comunitario, che rappresentano uno strumento operativo per la redazione del 4° Rapporto per il periodo 2013 – 2018, che è stato reso possibile dal contributo finanziario del Ministero dell’Ambiente. Complessivamente sono state prodotte 489 specie di monitoraggio, relative alle specie animali e vegetali e agli habitat tutelati dalla Direttiva. Tutte le schede sono state elaborate da ISPRA in coordinamento con Ministero dell’Ambiente, Regioni e Province Autonome, e con il supporto dei maggiori esperti, afferenti alle principali Società Scientifiche Nazionali.
Il lavoro è suddiviso in tre manuali tematici: specie vegetali, specie animali e habitat.

SPECIE ANIMALI
Il volume contiene 151 schede, che descrivono sinteticamente tecniche e protocolli di monitoraggio per tutte le 215 specie animali di interesse comunitario presenti in Italia (62 invertebrati, 30 pesci d’acqua dolce, 71 anfibi e rettili e 52 mammiferi). Tutte le schede sono state riviste ed integrate dai tecnici delle Regioni e Province Autonome del Paese, che sono gli enti responsabili del monitoraggio ai sensi della Direttiva Habitat, ed in questo dialogo ISPRA ha anche assicurato un costante contatto con il Ministero dell’Ambiente.


SPECIE VEGETALI

Con 118 schede, il volume descrive tecniche e protocolli di monitoraggio per tutte le specie vegetali italiane di interesse comunitario (107 piante vascolari, 10 briofite, 1 lichene). La conservazione della diversità vegetale è una garanzia di salvaguardia degli equilibri ecosistemici nel futuro e della sopravvivenza di batteri, funghi, animali e dell’uomo. Infatti, le piante stanno alla base del funzionamento degli ecosistemi e, nell’ottica di un continuo cambiamento climatico, geomorfologico e anche di uso del suolo da parte dell’uomo, solo il mantenimento della straordinaria varietà e variabilità delle specie oggi esistenti può rispondere alle sfide future. Questo Manuale costituisce un ulteriore passo avanti, proponendo dati inediti e fornendo una nuova definizione, messa a punto a livello nazionale, di protocolli di monitoraggio dello stato di conservazione delle specie, in accordo con quanto richiesto dalla Direttiva Habitat.


HABITAT

Il volume contiene 124 schede, che descrivono sinteticamente tecniche e protocolli di monitoraggio per tutti i tipi di habitat naturali di interesse comunitario presenti in Italia (21 Habitat costieri e dune, 15 Habitat d’acqua dolce, 16 Arbusteti e macchie, 15 Formazioni erbose, 8 Torbiere e paludi, 10 Habitat rocciosi, 39 Habitat forestali). Il valore aggiunto di questo lavoro sta nella rete di dialogo e collaborazione tra i vari soggetti coinvolti, elemento essenziale affinché le competenze tecnicoscientifiche forniscano un reale supporto alle attività di monitoraggio e tutela delle specie e degli habitat.