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AGRICOLTURA

I contributi del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 (PSR) al miglioramento del territorio

Il Piemonte è caratterizzato dalla presenza di numerosi ecosistemi di grande valore naturalistico, sottoposti a forti pressioni da parte del sistema produttivo agricolo.
In queste aree è quindi necessario intervenire, anche attraverso il Programma di Sviluppo Rurale, per promuovere, su vasta scala, metodi di produzione maggiormente rispettosi dell’ambiente, come l’agricoltura biologica e quella integrata.
Il Programma di Sviluppo Rurale 2007- 2013 con l'obiettivo di rendere l'agricoltura sempre più sostenibile dal punto di vista ambientale ha dedicato un Asse specifico – Asse II - al Miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale, di particolare interesse sono gli investimenti effettuati, nel periodo di programmazione 2007-2013 con la Misura 214 che ha finanziato impegni pluriennali volontari e aggiuntivi a quelli previsti dalla condizionalità, per una gestione dell’azienda agricola rispettosa dell’ambiente investendo, in particolare, sul contrasto dell'erosione e incremento della sostanza organica nel suolo e sul mantenimento della biodiversità.
Su tale Asse il totale del contributo pubblico per il periodo 2007-2013 ammonta a 406.859.092 Milioni di Euro.

Contrasto dell'erosione e aumento del contenuto in sostanza organica del suolo

L’obiettivo è stato perseguito attraverso l'inerbimento di frutteti e vigneti (impegno facoltativo delle misure 214.1 e 214.2 - produzione integrata e biologica), l'estensivizzazione dei pascoli (misura 214.6: riduzione del carico di bestiame e pascolo in modalità turnata), la conversione dei seminativi in prati (misura 214.4) e l'ammendamento con sostanza organica proveniente da matrici di pregio (letame, compost di qualità). I risultati sono sintetizzati nella tabella 1.

Tabella 1
Misure di contrasto all'erosione e aumento del contenuto in sostanza organica del suolo. Realizzazione e risultati

MISURE / AZIONI

REALIZZAZIONE

RISULTATO / IMPATTO SUL CONTRASTO DELL'EROSIONE

RISULTATO / IMPATTO SULL'INCREMENTO DI SOSTANZA ORGANICA NEL SUOLO

214.1 + 214.2 inerbimento frutteti e vigneti

13.095 ha (17% della SAU totale a frutteti - vigneti)

circa il 60% della superficie a premio è ricaduta nelle classi di erosione severa e alta

sequestro di carbonio: circa 720.000 tCO2 in 5 anni (340.000 t di sostanza organica)

214.6: estensivizzazione dei pascoli

63.778 ha (circa 30% della superficie totale a pascolo)

circa il 37% della superficie a premio è ricaduta nelle classi di erosione severa e alta

-

214.4: conversione dei seminativi in foraggere permanenti (prati)

6.873 ha

circa il 10% della superficie a premio ricade nelle classi di erosione severa e alta

sequestro di carbonio: circa 125.000 tCO2 in 5 anni (59.000 t di sostanza organica)

214.3: ammendamento del suolo con sostanza organica di pregio

12.835 ha

circa il 9% della superficie a premio ricade nelle classi di erosione severa e alta

apporto minimo di sostanza organica: circa 38.500 t di sostanza secca

Mantenimento della biodiversità

L’obiettivo è stato perseguito attraverso differenti tipi di interventi:

  • contrasto dell'erosione genetica all'interno delle specie animali allevate (misura 214.8 - allevamento di razze in pericolo di estinzione: allevati mediamente 20.000 capi/anno (circa 8.000 UBA) appartenenti a razze bovine, ovine e caprine di origine locale;
  • installazione di nidi artificiali in vigneti e frutteti (misure 216 e 214.7) per favorire la biodiversità naturale nei coltivi (uccelli, chirotteri): buoni risultati di colonizzazione da parte di diverse specie di uccelli ei 1.269 ha interessati dalla misura; risultati meno confortanti per quanto riguarda i chirotteri;
  • conservazione e ripristino di spazi naturali e seminaturali fra i coltivi (corridoi ecologici - misure 216 e 214.7), condizione essenziale per il mantenimento di biodiversità naturale e la proliferazione dei limitatori naturali dei parassiti. Ripristino, nuova costituzione e manutenzione di siepi, filari, aree boscate, fasce di rispetto, fasce tampone e aree umide. Questi interventi hanno, però,  avuto un'estensione molto limitata e non significativa. Con specifico riferimento alla misura 216 sono state presentate 145 domande nell’unico bando aperto nel 2012; le domande ammesse sono state 129 per una spesa pubblica totale di 960.558,00 €. Gli interventi più realizzati sono stati le siepi e le zone umide;
  • mantenimento degli usi agricoli e forestali in grado di incrementare le aree ad alto valore naturalistico: mediante l'indennità compensativa per gli agricoltori che operano in zone montane (misura 211) il PSR ha cercato di favorire il mantenimento di spazi aperti gestiti in modo sostenibile, custodi di quella parte di biodiversità che potrebbe essere a rischio di perdita in seguito alla colonizzazione da parte del bosco di invasione. La superficie media annua interessata è stata di circa 63.000ha. Un'altra misura efficace allo stesso scopo è stata l'estensivizzazione dei pascoli (misura 214.6 - pascolo turnato con carico di bestiame adeguato), con un'estensione media annua su circa 64.000ha.

In risaia è stata attuata una misura specifica per il mantenimento della biodiversità acquatica (214.9), consistita in due interventi: mantenimento dell'allagamento per un periodo di tempo più prolungato rispetto all'ordinario e mantenimento di un fosso adacquato nelle camere di risaia per tutta la stagione vegetativa. Lo scopo è quello di permettere la sopravvivenza delle specie acquatiche, messa a rischio dalle tradizionali alternanze di allagamenti e periodi di asciutta. Il fosso è risultato più efficace.

Il monitoraggio

La valutazione degli effetti del PSR sulla biodiversità è stata effettuata mediante il monitoraggio dell'avifauna (uccelli) e dei lepidotteri ropaloceri (farfalle diurne). I monitoraggi hanno permesso di trarre alcune conclusioni che vengono qui esposte in estrema sintesi e che possono rappresentare un riferimento per indirizzare le successive azioni sul comparto agricolo:

  • la biodiversità naturale nelle colture agrarie è generalmente bassa ed è favorita dalla riduzione dei trattamenti antiparassitari e delle azioni di disturbo derivanti dalle operazioni colturali;
  • in misura ancora maggiore, però, è efficace la presenza di spazi naturali fra i coltivi. Infatti la maggior parte delle specie animali (ad eccezione di molte specie di uccelli) trova il proprio habitat proprio in questi spazi e si sposta sulle colture per nutrirsi;
  • se estese su superfici significative (dell'ordine almeno delle migliaia di ettari) e possibilmente concentrate dove se ne rileva maggiore necessità, tutte le misure agroambientali (produzione integrata e biologica, inerbimenti, conversioni di seminativi, mantenimento di agricoltura a basso impatto nelle aree montane, mantenimento di elementi dell'agroecosistema) hanno relazioni positive con il mantenimento o il miglioramento della biodiversità. L'efficacia potrebbe aumentare se si orientassero specificamente gli interventi secondo le priorità indicate dalla rete ecologica;
  • per quanto riguarda la biodiversità nelle risaie, mentre si rilevano relazioni positive fra la superficie soggetta a misura e le dinamiche di alcune specie-chiave di uccelli acquatici, nel caso di altri taxa (crostacei, pesci, anfibi) sono più frequenti i casi in cui risultano favorite specie alloctone ubiquitarie di basso pregio naturale.

In generale sul monitoraggio dell’intero programma è possibile consultare il sito Vetrina monitoraggio e valutazione dello sviluppo rurale gestito da un'unità di monitoraggio e valutazione costituitasi all'interno dell'Autorità di gestione del PSR della Regione Piemonte che collabora insieme al CSI Piemonte per produrre materiali di sintesi utili anche a conoscere gli esiti del Programma.

In relazione all’Asse II è inoltre stato attivato uno specifico monitoraggio ambientale per valutare le ricadute delle azioni finanziate sugli ecosistemi. Tale monitoraggio è stato condotto  dall’Istituto per le piante da legno e l’ambiente, e a oggi è disponibile sul sito di Regione Piemonte il documento di Valutazione finale pubblicato il 2 maggio 2016.

Il nuovo PSR 2014-2020

La nuova Politica Agricola Comune 2014-2020 si inserisce nel contesto della "Strategia Europa 2020", finalizzata a rilanciare l'economia dell'UE nel prossimo decennio. Parte integrante della PAC, la politica di Sviluppo Rurale si è rivelata uno strumento prezioso per rafforzare la sostenibilità del settore agricolo e delle zone rurali dell'UE sul piano economico, ambientale e sociale.
Pressanti appelli sono stati lanciati affinché tale politica continui ad integrare i vincoli e le opportunità inerenti all'ambiente e al cambiamento climatico, a generare un'ampia gamma di benefici per l'agricoltura, le campagne e la società in generale e a contribuire:

  • alla competitività dell'agricoltura, promuovendo l'innovazione e la ristrutturazione e aiutando il settore agricolo a fare un uso più efficiente delle risorse;
  • alla gestione sostenibile delle risorse naturali, preservando la resilienza dell'ambiente e dell'agricoltura al cambiamento climatico, proteggendo gli spazi naturali e mantenendo la capacità produttiva delle terre;
  • a uno sviluppo territoriale equilibrato delle zone rurali in tutta l'UE, responsabilizzando la popolazione a livello locale, potenziando le capacità e migliorando le condizioni locali e i legami tra zone rurali e urbane.

Il nuovo Programma di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte è stato approvato dalla Commissione Europea lo scorso 28 ottobre 2015. Anche il nuovo PSR, secondo quanto voluto dalla Commissione, ha focalizzato molta attenzione e numerosi impegni sugli interventi necessari per rendere ulteriormente compatibili dal punto di vista ambientale le moderne tecniche agronomiche.
 
Consulta il sito della Regione Piemonte per maggiori informazioni su obiettivi e priorità del nuovo PSR.

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FRUTTI DIMENTICATI e BIODIVERSITA’ RECUPERATA

La produzione della frutta in Piemonte ha una notevole importanza dal punto di vista produttivo. D’altra parte l’attuale modello di filiera oltre a presentare elevati costi ambientali - dal campo del trasporto delle derrate alimentari alla distribuzione di alti quantitativi di fitosanitari che richiede la monocoltura in assenza di antagonisti naturali - ha notevoli ripercussioni sul patrimonio genetico delle vecchie varietà fruttifere piemontesi e sui paesaggi rurali tradizionali ad essi associati.
L’acquisto di frutta e verdura provenienti da diverse parti del mondo - anche in periodi dell'anno nei quali sarebbe impossibile poterli raccogliere dal campo e la produzione esclusiva delle varietà più appetibili per le grandi catene di distribuzione - provoca l’abbandono delle vecchie varietà fruttifere, ormai residuali. La selezione attuata per il miglioramento quanti-qualitativo delle specie in produzione causa la perdita della variabilità genetica, dovuta all’abbandono e poi scomparsa di varietà coltivate da secoli ora non più appetite.
I cosiddetti prodotti a chilometro zero costituiscono un’inversione di tendenza che consente di valorizzare le antiche varietà che sono ambientalmente vantaggiose anche per le caratteristiche organolettiche che sono mantenute integre e la loro in generale migliore resistenza ai parassiti. La tutela di cultivar locali selezionate per decenni a resistere ai patogeni e adattarsi alle condizioni climatiche ed ambientali è pertanto un criterio prioritario per favorire un minor uso di trattamenti fitosanitari, riducendo il rischio di impatti sugli agroecosistemi e sulla salute pubblica.
Perciò conservare la biodiversità genetica in agricoltura è un’importante risorsa sia per la sostenibilità ambientale, sia per far fronte ai cambiamenti dell’ambiente e del territorio.

Le antiche varietà, adattate a specifici contesti territoriali, sono generalmente coltivate al di fuori delle zone a maggior vocazione produttiva, ma sempre meno aree regionali si distinguono per la loro presenza e per il mantenimento di produzioni tradizionali di nicchia. Le aree più significative per la loro presenza sono spesso quelle agricole marginali, che spesso si coniugano con l'integrità del paesaggio e alti livelli di naturalità. Per questo motivo le storiche varietà locali rappresentano anche un presidio e un punto di riferimento per le politiche di tutela della biodiversità. Non a caso la presenza di varietà antiche costituisce uno dei criteri per l’individuazione delle cosiddette Aree Agricole di Alto Valore Naturale (HNVF) che l’Unione Europea sostiene proprio per la rilevante funzione che svolgono per la qualità ambientale in quanto le colture non danneggiano l’integrità degli ecosistemi.
L’abbandono e il disfacimento di questi paesaggi rurali non è un’ipotesi remota e la sfida del futuro è quella di sostenere il rapporto biodiversità ed agricoltura facendo conoscere l’agrobiodiversità legata al territorio e le aziende agricole tradizionali.


Per questo motivo nel 2015 Arpa Piemonte si è impegnata assieme alla Direzione Agricoltura della Regione Piemonte a condurre una ricerca di esperienze regionali incentrate sulla riscoperta e la valorizzazione di varietà antiche di frutta e vite e paesaggi connessi che è stata pubblicata in un quaderno della collana nazionale di ISPRA Frutti dimenticati e biodiversità recuperata. Natura e biodiversità dedicato al Piemonte che è stato presentato nell’ambito di EXPO 2015.
Nella ricerca sono state inserite anche le antiche varietà di vite e dei paesaggi tipici. In una regione viticola come il Piemonte, non solo le classiche zone collinari, ma tutta la montagna e la fascia prealpina offrono splendidi esempi di sistemi di allevamento della vite particolari come i vigneti eroici dell’alta Val di Susa o della val Germanasca con le spalliere basse a rittochino, i pergolati della Serra d’Ivrea, del Canavese e della Val d’Ossola dove il più nobile dei vitigni piemontesi, il nebbiolo, ha forse avuto uno dei suoi centri di irradiazione, gli antichi alteni osservabili solo quasi più sui terrazzi del novarese e infine l’esempio più emblematico di Carema con vere e proprie opere d’arte in pietra con pilastri tronco conici detti pilun che sorreggono una fitta intelaiatura che genera un paesaggio culturale affascinante.

Mano a mano che il fenomeno dell’erosione genetica diventava più pressante la Regione Piemonte ha cercato di contrastare il depauperamento del germoplasma frutticolo e viticolo attivando iniziative per mantenere e valorizzare il variegato e ampio patrimonio genetico frutto del costante lavoro di tanti agricoltori che sono stati custodi appassionati delle nostre produzioni tipiche.
La Regione Piemonte negli ultimi 20 anni si è impegnata con il Piano di Sviluppo Rurale per favorire la salvaguardia di questi agro-ecosistemi marginali e la conservazione delle varietà tradizionalmente coltivate fornendo uno stimolo economico agli agricoltori che vi aderiscono e tramite l’allestimento di campi collezione e la promozione di fiere e convegni.
La Scuola Teorico Pratica Malva Arnaldi, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino dopo aver effettuato un’indagine su tutto il territorio regionale ha recuperato tutte le accessioni ancora presenti, collocandole in un Conservatorio regionale a Bibiana (TO) che attualmente raccoglie oltre 400 cultivar di melo, 80 di pero, 70 vitigni da vino e un centinaio di drupacee. Il germoplasma piemontese di castagno è raccolto presso il Centro Regionale di Castanicoltura, a Chiusa Pesio (CN). I progetti di miglioramento genetico e di selezione clonale della nocciola Tonda Gentile Trilobata, sono conservati presso l’azienda Tetti Grondana dell’Università di Torino.
                              
              Melo Magnana                                                             Pero Madernassa                                             Castagno Garrone nero
Grazie alla collaborazione con l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR è stato allestita un’importante collezione di vitigni a Grinzane Cavour (CN) che comprende circa 700 accessioni, con varietà di vitigni minori e rari piemontesi.
Alcune iniziative hanno promosso il consumo di frutta fresca e trasformata di antiche varietà piemontesi da parte di giovani consumatori, turisti, mense scolastiche e ospedaliere. A tal fine sono state realizzate iniziative per ottimizzare i prodotti trasformati quali succhi, sidri, mousse e chips di antiche varietà.
Le azioni di valorizzazione hanno dato origine ad associazioni di tutela come l’Associazione regionale Produttori di Antiche Mele Piemontesi nata nel 2002.