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MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI DELL'AGRICOLTURA 

Applicazione della Direttiva Nitrati in Piemonte

La pratica della fertilizzazione dei terreni agricoli con gli effluenti provenienti dalle aziende zootecniche è oggetto di una specifica regolamentazione comunitaria, volta a tutelare le acque sotterranee e superficiali dall'inquinamento causato dall'azoto di origine agricola. La direttiva europea 91/676/CEE (detta anche Direttiva Nitrati) ha dettato i criteri a cui attenersi nella gestione della fertilizzazione organica. In Italia l'attuazione sul territorio è demandata alle Regioni.
La Direttiva Nitrati richiede: la designazione di Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola (ZVN), nelle quali la qualità delle acque è compromessa (o è a rischio di diventarlo se non si interviene in modo tempestivo) a causa di pressioni di tipo agricolo. Il grado di compromissione della risorsa idrica è valutato sulla base del tenore di nitrati.
In queste aree, la regolamentazione dell'utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici avviene tramite i "Programmi d'Azione" che stabiliscono opportuni vincoli e criteri. Il vincolo più rilevante è l'imposizione di un limite massimo annuo all'apporto, pari a 170 kg di azoto di origine zootecnica per ettaro.
In Piemonte, l'applicazione della Direttiva Nitrati (direttiva 676/91/CEE) è stata avviata nel 2002, con il Regolamento regionale n.9/R; tale atto ha designato come ZVN circa 220.000 ettari, sovrastanti falde già compromesse, e ha coinvolto circa 1.500 aziende agricole. Secondo quanto disposto dalla Direttiva, nel 2007 la normativa regionale è stata poi oggetto di una revisione, sia per gli aspetti amministrativi che per i criteri tecnico-scientifici a supporto delle designazioni: è stato così pubblicato il regolamento regionale n.10/R del 2007 ed è stata aggiornata la designazione, secondo un approccio scientifico di tipo previsionale che ha valutato la vulnerabilità sulla base di più parametri agro-ambientali (non solo la compromissione, ma anche la vulnerabilità intrinseca dell'acquifero, la capacità protettiva dei suoli e il surplus di azoto fornito alle colture rispetto al loro fabbisogno).
Nel 2015 è stata condotta un’attività per il riesame delle zone vulnerabili da nitrati precedentemente designate che ha portato alla loro conferma con la DGR n. 20-2835 del 25 gennaio 2016.
Attualmente (DGR n. 81-5421 del 21 febbraio 2013 "Conferma delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola designate dal Piano di tutela delle acque e dal regolamento regionale 28 dicembre 2007, n. 12/R.") in Piemonte risultano designate come zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola (ZVN) aree aventi una superficie territoriale complessiva di circa 407.000 ha, nelle quali ricadono circa 250.000 ha di SAU, pari al 27% dell’intera SAU regionale, al 53% della SAU di pianura e al 36% della superficie territoriale di pianura (Fonte: Anagrafe agricola unica del Piemonte  - 2013).
Il regolamento regionale 10/R nelle aree non designate promuove l'utilizzo in agricoltura di liquami e letami con modalità agronomicamente corrette, che permettano di valorizzarne le caratteristiche fertilizzanti e ammendanti; nelle aree designate come Zona Vulnerabile, dove l'ambiente è più fragile e le pratiche agronomiche hanno un potenziale effetto negativo sulla qualità delle risorse idriche, sono previsti vincoli più restrittivi, secondo un apposito Programma d'azione volto a prevenire ulteriori fenomeni di inquinamento delle acque. Le aziende che gestiscono effluenti zootecnici forniscono alla Pubblica Amministrazione informazioni in merito agli animali presenti in stalla, ai terreni che ricevono gli effluenti zootecnici e alle strutture di stoccaggio disponibili. Mediamente presentano comunicazione annuale circa 3.500 aziende. Ad un sottoinsieme di aziende di maggiori dimensioni viene inoltre richiesta la presentazione di un Piano di utilizzazione agronomica (PUA), che dettaglia dosi, epoche e modalità di utilizzo agronomico dei reflui zootecnici.
Dal 2008 in poi, le aziende zootecniche hanno affrontato un impegnativo piano di adeguamento ai vincoli e ai criteri normativi introdotti in Piemonte, in particolare per quanto riguarda la dotazione minima di strutture di stoccaggio. Il grande sforzo economico per l’adeguamento dei volumi di stoccaggio è stato in parte sostenuto dal Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013, che ha stanziato circa 20 milioni di euro tramite la Misura 121. Ad oggi, il deficit di stoccaggio si è ridotto a meno dell’1% del fabbisogno complessivo.
Per quanto riguarda il corretto rapporto tra azoto da destinare all’utilizzo agronomico e superfici su cui distribuirlo, le aziende piemontesi si sono adeguate ai vincoli imposti sia reperendo terreni in concessione per lo spandimento (per circa 54.000 ettari complessivi e un impegno economico stimabile in circa 2,7 milioni di euro l’anno), che attivando forme di cessione dei reflui a terzi (circa il 15% dell’azoto zootecnico viene oggi destinato come ammendante ai settori frutticolo e viticolo, oppure alla produzione di energie rinnovabili); ad oggi, tutto l’azoto zootecnico è gestito nel rispetto dei vincoli di carico aziendale massimo. Una terza opzione gestionale si è resa disponibile per il periodo 2012-2015, nell’ambito della deroga concessa dalla Comunità Europea all’Italia sull’applicazione della direttiva Nitrati: alle aziende aderenti, fatto salvo il rispetto di alcuni impegni aggiuntivi di buona gestione agronomica nonché dei fabbisogni delle colture, è permesso superare il massimale di azoto di origine zootecnica (170 kg/ha) distribuibile in un anno alle colture nelle ZVN arrivando fino a 250 kg per ettaro.
In particolare tale deroga è stata concessa all’Italia con la decisione n. 721/2011/UE ai sensi del paragrafo 2 e dall’allegato 3 della direttiva 91/676/CEE, ed è stata attivata per le Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto per il quadriennio 2012-2015. Tale possibilità ha però riscosso scarso interesse da parte delle aziende: nel 2015, quarto ed ultimo anno di applicazione della deroga, in Piemonte hanno aderito 22 allevamenti bovini siti in 9 Comuni, per complessive 177 t di azoto zootecnico e 570 ettari di SAU gestita in deroga.
Regione Piemonte e Regione Lombardia grazie al lavoro con il Ministero delle Politiche Agricole e con il Ministero Ambiente hanno ottenuto dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione europea il rinnovo della deroga per il prossimo quadriennio 2016-2019.
Più in generale nel corso del 2015 la Regione Piemonte, in applicazione della direttiva nitrati, ha svolto diverse attività di carattere normativo, di monitoraggio e di divulgazione. Tali attività vengono sempre condotte in stretta sinergia con il Comitato tecnico istituito con la DGR n. 65-8111 del 23 dicembre 2002 a supporto della Giunta regionale per le attività connesse all’applicazione della direttiva Nitrati.
A valle della procedura di VAS sulle modifiche al Programma di Azione si è proceduto all’aggiornamento del regolamento 10/R anche per recepire le modifiche della normativa nazionale in tema di utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici.
Sul piano amministrativo, nel 2015 la Regione Piemonte ha proseguito il coordinamento delle attività di controllo delle aziende svolte dalle Province, nonché il monitoraggio annuale delle informazioni aziendali relative alla produzione, allo stoccaggio e alla distribuzione in campo degli effluenti. E’stata inoltre completata un’ampia attività di revisione ed ottimizzazione degli applicativi informatici, disponibili gratuitamente per gli utenti sin dal 2009 per la compilazione e l’invio della comunicazione di utilizzo agronomico e del piano di utilizzazione agronomica degli effluenti. Lagestione in via telematica di tali procedure amministrative snellisce infatti i tempi burocratici in capo alle aziende, permettendo un’ottimale gestione dei flussi informativi tra le amministrazioni coinvolte e una più efficace attività di controllo. Nel dettaglio, tale attività di ottimizzazione informatica ha permesso una più efficace interazione dei dati zootecnici con la Banca Dati Zootecnica Nazionale, e uno snellimento gestionale del fascicolo aziendale.
Le disposizioni sull’applicazione della Direttiva Nitrati si trovano attualmente in una fase di rapida modifica, informazioni sempre aggiornate su dati e normativa vigente sono disponibili alla pagina web della Regione Piemonte ad esse dedicata.

Figura 1
Zone vulnerabili da Nitrati

L’applicazione regionale del Piano d’Azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari

Il Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN), approvato con DM 22 gennaio 2014, in applicazione della Direttiva 2009/128/CE e dell’art. 6 del D.lgs 150/2012, ha introdotto una serie di azioni ed adempimenti sia obbligatori sia volontari che hanno come finalità comune la riduzione dei rischi connessi all’impiego dei prodotti fitosanitari e che devono essere attivate a livello regionale.
La Regione Piemonte ha collaborato alla stesura a livello nazionale delle Linee Guida di indirizzo per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei Siti Natura 2000 e nelle aree naturali protette, adottate con DM in data 10.03.2015. Questo documento, che  individua le azioni ed i relativi criteri di scelta per la riduzione dei rischi e degli impatti derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari ai fini della tutela dell’ambiente acquatico, dell’acqua potabile e della biodiversità, è stato utile riferimento per le misure previste nel PdGPo 2015 relativamente all’area a vocazione risicola.
Tra le criticità ambientali emerse in Regione Piemonte, anche sulla base dei risultati del monitoraggio ambientale, si è riscontrato infatti un inquinamento diffuso di origine agricola soprattutto nell’area a vocazione risicola per la presenza di prodotti fitosanitari tale da rendere necessario individuare specifici interventi per limitarne l’uso al fine di concorrere al raggiungimento dello stato “Buono”.
L’articolazione degli interventi in area risicola è maturata nell’ambito della Commissione Riso, istituita in seno al Gruppo di lavoro regionale per l’attuazione del Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.
Adottando i criteri metodologici per l’individuazione delle misure descritti dalle Linee Guida PAN, la Commissione Riso ha individuato una serie di misure obbligatorie e di raccomandazioni approvate con la DGR 22 febbraio 2016, n. 32-2952, che riguardano la limitazione d’uso di due erbicidi (oxadiazon e quinclorac) e due fungicidi (azoxystrobina e triciclazolo), oltre a puntuali indicazioni per l’applicazione di appropriate gestioni agronomiche, in quanto l’attuazione delle misure di limitazione è da prevedere nell’ambito di un approccio integrato che contempla altresì il corretto uso delle irroratrici, l’adozione di tecniche integrate, la pianificazione della difesa e la prevenzione delle resistenze.
Le misure previste dal Piemonte non riguardano solo i limiti di utilizzo, ma anche un’attenta gestione del flusso d’acqua in entrata e in uscita dalle camere, che può giocare un ruolo fondamentale per ridurre l’inquinamento delle acque.
La formazione degli operatori ad un uso sostenibile dei prodotti è un aspetto fondamentale per garantire la reale applicazione del Piano. La Regione Piemonte ha quindi recepito ed approvato le disposizioni che disciplinano un nuovo sistema di formazione di base e di aggiornamento per gli utilizzatori professionali e i distributori nonché per la nuova figura del consulente. Tale sistema è finalizzato al rilascio ed al rinnovo dei certificati di abilitazione rispettivamente per l’acquisto ed utilizzo di tutti i prodotti fitosanitari per uso professionale nonché per la vendita e l’attività di consulenza nell’ambito della difesa a basso apporto di tali prodotti.

Figura 2
Zone vulnerabili da prodotti Fitosanitari


Fonte: Regione Piemonte


Gli Investimenti del PSR 2007/2013 per la mitigazione dell’impatto dell’agricoltura sulla risorsa acqua

Uno dei principali obiettivi del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 è stato quello di contribuire al miglioramento della qualità dell'acqua. Hanno concorso alla realizzazione dello scopo diverse misure/azioni, consistite nell'erogazione di contributi alle aziende agricole e all'agroindustria, riassunte nella tabella che segue. Alcune cifre sono in corso di modifica in seguito agli ultimi aggiornamenti sui contributi liquidati nel 2015.

numero misura / azione

descrizione misura / azione

come contribuisce al miglioramento della qualità dell'acqua

superficie di applicazione (ha, media annua del periodo) o numero e costo degli investimenti

214.1

introduzione o mantenimento delle tecniche di produzione integrata

riduzione dell'uso di agrofarmaci e fertilizzanti, uso di sostanze più rispettose dell'ambiente (riduzione indice di impatto ambientale)

127.015

214.2

introduzione o mantenimento delle tecniche di produzione biologica

cessazione dell'uso di agrofarmaci e fertilizzanti di sintesi, consentito soltanto l'uso di sostanze naturali e concimi organici

12.132

214.4

conversione dei seminativi in foraggere permanenti (prati)

cessazione dell'uso di agrofarmaci e limitazione dell'uso di fertilizzanti

6.873

221

conversione dei seminativi in pioppeti, arboreti, boschi

cessazione dell'uso di agrofarmaci e limitazione dell'uso di fertilizzanti

5.156

121

investimenti nelle aziende agricole

acquisto di apparecchiature, installazione di sistemi, costruzione di strutture finalizzate a ridurre l'impatto dei liquami zootecnici e dei reflui dei vari processi agricoli

437 interventi

5,6 M euro di contributi

16 M euro di investimenti

123

investimenti nelle aziende di trasformazione dei prodotti agricoli

acquisto di apparecchiature, installazione di sistemi, costruzione di strutture finalizzate a ridurre l'impatto dei reflui derivanti dai processi di trasformazione

14 interventi

0,56 M euro di contributi

1,5 M euro di investimenti

I risultati dell'applicazione delle misure citate sono riassunti come segue:

  1. Agrofarmaci (misure a superficie: 214.1, 214.2, 214.4, 221) - riduzione delle quantità di principi attivi contenuti nei fitofarmaci utilizzati stimata fra il 7 e il 9% annuo per i prodotti non consentiti dal disciplinare biologico e fra 1 e 2% per i prodotti consentiti in bio; riduzione dell'impatto ambientale da agrofarmaci 5-6%;
  2. Fertilizzanti (misure a superficie: 214.1, 214.2, 214.4, 221) - riduzione delle quantità di macroelementi contenuti nei concimi utilizzati stimata fra 3 e 4% per l'azoto, poco significativa per fosforo e potassio;
  3. Riduzione dell'impatto sulla qualità delle acque conseguente agli investimenti nelle aziende - non quantificabile ma sicuramente significativo poichè gli investimenti sono localizzati quasi esclusivamente nelle aree più vulnerate (pianura cuneese-torinese a vocazione zootecnica).