Fattori che influenzano lo stato della risorsa
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ENERGIA

Il 45% dell’energia elettrica prodotta nel 2014 in Piemonte proviene da fonte rinnovabile, mentre la parte restante proviene da tradizionali impianti termoelettrici. 
La maggior parte degli impianti qualificati e degli impianti ammessi agli incentivi del DM 6 luglio 2012 sfruttano l’energia idroelettrica.
Sfuggono alle statistiche i dati relativi all’autoproduzione di energia attraverso l’uso di energia solare e di biomasse e l’utilizzo locale di geotermia che non richiedono incentivazioni o qualificazioni.

Visualizza le serie storiche degli indicatori di energia.

Produzione di energia elettrica

La produzione lorda di energia elettrica in Piemonte nel 2014 è stata pari a 23.234,6 GWh, quella netta (ossia al netto dei fabbisogni per i servizi ausiliari della produzione) è stata di 22.670,8 GWh. Circa il 55% della produzione lorda è stata ottenuta da impianti termoelettrici e circa il 38% da impianti idroelettrici, con una diminuzione significativa del termoelettrico a favore delle altre fonti. La produzione da fotovoltaico è ulteriormente cresciuta e rappresenta ormai il 7,1% del totale regionale.

Tabella 1
Produzione di energia elettrica in Piemonte - anno 2014

Tipologia di produzione energia

Operatori
del mercato elettrico

Autoproduttori

Totale

GWh

Produzione lorda

 

 

 

Idroelettrica

8.621,8

8 156,2  8.778,0

Termoelettrica

11.286,7

1.497,3 12.784,0

Eolica

26,1

 

26,1

Fotovoltaica

1.646,5

1.646,5

Totale produzione lorda

21.581,1

1.653,5

23.234,6

Servizi ausiliari della produzione

523,3

40,3

563,7

Produzione netta

 

 

 

Idroelettrica

8.486,0

154,3

8.640,3

Termoelettrica

10.932,9

c

12.391,7

Eolica

25,7

-

25,7

Fotovoltaica

1.613,1

-

1.613,1

Totale produzione netta

21.057,7

1.613,1

22.670,8

 

Energia destinata ai pompaggi

501,2

 

501,2

Produzione netta destinata al consumo

23.210,4

2.021,3

25.231,7

Fonte: Terna

Tabella 2
Impianti per la produzione di energia elettrica in Piemonte al 31.12.2014


Produttori 

Autoproduttori

Totale

Impianti idroelettrici

Impianti

numero

694

16

710

Potenza efficiente lorda

MW

3.698,10

26,5

3.724,60

Potenza efficiente netta

MW

3.639,50

25,5

3.665,00

Producibilitàà media annua

GWh

9.507,40

138,2

9.645,60

Impianti termoelettrici

Impianti

numero

390

76

466

Sezioni

numero

479

100

579

Potenza efficiente lorda

MW

4.705,80

352,3

5.058,10

Potenza efficiente netta

MW

4.587,20

342,4

4.929,60

Impianti eolici

Impianti

numero

15

15

Potenza efficiente lorda

MW

18,8

 

18,8

Impianti fotovoltaici*

Impianti

numero

45.880

 45.880

Potenza efficiente lorda

MW

1.504,90

1.504,90

Fonte: Terna
* sono inclusi gli impianti fotovoltaici incentivati attraverso il "conto energia" gestito dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE)

Produzione di energia da fonti rinnovabili

A livello nazionale, sono stati sviluppati negli ultimi venti anni diversi strumenti utili allo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Grazie a misure quali i certificati verdi, il conto energia fotovoltaico e le tariffe onnicomprensive si è fortemente sviluppato il mercato di queste fonti alternative che, insieme all’eliminazione degli sprechi e all’uso di tecnologie efficienti, completano l’approccio al miglioramento dell’efficienza energetica.

Impianti alimentati da fonti rinnovabili (IAFR)

La qualificazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili (Qualifica IAFR), disciplinata dal DM 18/12/2008, è un prerequisito necessario per l’ottenimento dei Certificati Verdi (CV), in funzione dell’energia elettrica netta prodotta, o per l’accesso alla Tariffa incentivante Onnicomprensiva (TO), in funzione dell’energia elettrica netta prodotta e immessa in rete.

Tabella 3
impianti alimentati da fonti rinnovabili in esercizio al 30/6/2015 in Piemonte

Fonte

Numero

POTENZA (MW)

Idroelettrici a serbatoio

5

156

Idroelettrici a bacino

8

368

Idroelettrici ad acqua fluente

371

599

Idroelettrici su acquedotto

13

3

Eolici

7

19

Solari

2

0

Biomasse solide

28

138

Biogas

153

122

Bioliquidi

33

48

Gas di discarica

26

35

Totale complessivo

646

1.487
Fonte: GSE. Elaborazione: Arpa Piemonte
Rispetto al 2014 c’è stata una flessione del 5% degli impianti e del 9% della potenza. Evidentemente alcuni impianti sono stati dismessi. La maggior flessione si evidenzia per gli impianti ad energia idraulica che sono passati da 422 nel 2014 a 397 nel 2015.

Tabella 4
Totale impianti qualificati IAFR in esercizio per provincia - al 30/6/2015


Province 

Idraulica

Eolica

Solare

Biomasse solide

Biogas

Bioliquidi

Gas di discarica

Totale complessivo

AL

16

1 5 31 7 3 63

AT

1

3 1 5

BI

22

2 2 6 2 34

CN

111

3 8 51 5 7 185

NO

25

2 16 1 2 46

TO

125

4 1 7 36 10 11 194

VB

70

2 72

VC

27

4 14 2 47

Piemonte

397

7 28 153 33 26 646
Fonte: GSE. Elaborazione: Arpa Piemonte
Impianti fotovoltaici
Il Conto Energia è il programma che incentiva l'energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica.
Questo sistema di incentivazione è stato introdotto in Italia nel 2005, con il Decreto Ministeriale del 28 luglio 2005 (Primo Conto Energia) successivamente regolato da altri Decreti, ultimo il Decreto Ministeriale del 05 luglio 2012 (Quinto Conto Energia).
Il Conto Energia ha cessato di applicarsi il 6 luglio 2013, gli ultimi impianti che hanno usufruito di questo incentivo sono entrati in funzione in Piemonte nel maggio 2014 per cui la situazione è immutata rispetto all’anno scorso e non subirà modifiche. Gli impianti complessivamente incentivati dal Conto Energia in Piemonte sono 38.530 per una potenza complessiva di 1.443 MW.

Figura 1
Impianti fotovoltaici in Piemonte - anni 2006-2014

Fonte: GSE - Atlasole
A partire dal 2015 il GSE ha integrato i propri dati con quelli del sistema GAUDI (Gestione Anagrafica Unica) degli Impianti di Produzione, di Terna, da cui risultano presenti in Piemonte, a fine 2014, 45.880 impianti fotovoltaici sul territorio regionale, per una potenza installata di 1.505 MW.

Bilancio di energia elettrica

Nella figura 2 è schematizzato il bilancio elettrico piemontese, riferito all’anno 2014.

Figura 2
Bilancio elettrico per il Piemonte - anno 2014


Fonte: Terna

BOX
COMPATIBILITÀ AMBIENTALE DELL’AMPLIAMENTO DEL TELERISCALDAMENTO A TORINO

Il Dipartimento Ambiente (gruppo di Ingegneria Sanitaria - Ambientale) e il Dipartimento Energia (gruppo SEA) del Politecnico di Torino, in collaborazione con Arpa, stanno portando avanti uno studio per valutare l’impatto sull’inquinamento atmosferico di un potenziale ampliamento della rete di teleriscaldamento nell’area urbana di Torino.
Sono stati analizzati dieci scenari (uno per anno dal 2014 al 2023) di sviluppo dell’area servita dal teleriscaldamento (TLR) del Comune di Torino e prima cintura metropolitana, con un aumento delle volumetrie teleriscaldate da 58 Mlnm3 (2014) a 72,60 Mlnm3 (2023).

Figura 3
Città di Torino - Area servita dal Teleriscaldamento

A seguito dell’analisi territoriale per la contestualizzazione della rete di teleriscaldamento, sono state effettuate valutazioni in termini ambientali fondate sul principio che, da un lato, vi sono emissioni aggiunte uscenti dal camino del sistema di generazione termo-elettrica, dall’altro, vi è una sostituzione di caldaie tradizionali locali con servizio di TLR e possibile spegnimento di un tradizionale impianto elettrico nazionale. Nella definizione del carico termico, richiesto dall’utenza allacciata alla rete di teleriscaldamento, si è tenuto conto dell’andamento medio, su dieci anni (2001-2011), delle curve cumulate di carico termico del comune di Torino.
Gli step seguiti nella valutazione sono stati i seguenti:
  • Valutazione di emissioni in atmosfera
  • Bilancio Locale (NOx - PM10 - SO2)
  • Bilancio Globale (NOx - PM10 - SO2 - CO2)
  • Ricaduta al suolo di NOx e PM10 (Bilancio tra emissioni)

Il bilancio ambientale ha fornito le basi numeriche per la comparazione tra i diversi scenari cogenerativi. Si è fatto riferimento per le caldaie domestiche sostituite a Fattori di Emissione (FE) da letteratura, con medie pesate in base al combustibile utilizzato, mentre, per gli impianti di produzione, ci si è basati sulle emissioni dichiarate dal gestore.
Risultati vantaggiosi su scala locale sono emersi per il particolato (PM1010) e per gli ossidi di zolfo (SO2) per cui, allargando la rete di teleriscaldamento e aumentando il calore prodotto dal sistema di recupero termico, si è giunti a un risparmio in atmosfera: nel massimo scenario di teleriscaldamento si sono, infatti, riscontrati riduzioni rispettivamente di -266 t/anno per gli ossidi di zolfo e -76,4 t/anno per il particolato. Risultati svantaggiosi per gli NOx che, nonostante mostrino un peggioramento a livello locale, all’aumentare dell’area teleriscaldata presentano un danno ambientale decrescente.
In termini di bilancio ambientale globale, le valutazioni effettuate
su NOx - PM10 - SO2 risultano di seconda categoria rispetto alla CO2 (anche come ordine di grandezza) pertanto l’unico inquinante realmente descritto è l’anidride carbonica: all’aumentare della percentuale di calore co-generato diminuisce nettamente la quantità di CO2 che, se dallo scenario meno esteso di teleriscaldamento assume valori di quasi - 2.371.127 t/anno, nel funzionamento cogenerativo più virtuoso (anno 2023), si porta a valori di circa - 3.076.253 t/anno.
Per la stima dei contributi emissivi di NOx e PM10 al suolo, è stato utilizzato il Software AERMOD, in grado di simulare l’evoluzione stagionale, giornaliera e oraria dei carichi termici a partire dalla simulazione dei dati esistenti. Da un lato al suolo vi è un peggioramento diffuso della qualità dell’aria per gli NOx perché, mentre le caldaie domestiche sono utilizzate per lo più durante il periodo invernale per il servizio di riscaldamento, il sistema delle centrali cogenerative lavora incessantemente per quasi tutto l’anno. Nei giorni critici, corrispondenti al picco di richiesta termica (periodo invernale), è comunque possibile risparmiare, in alcune aree, valori al suolo di ossidi di azoto fino a 20 µg/m3. Dall’altro lato l’ampliamento del teleriscaldamento arreca al suolo un miglioramento diffuso della qualità dell’aria in termini di PM10. Questo perché le centrali cogenerative sono dotate di appositi sistemi filtranti che trattengono il particolato. Il trend è confermato soprattutto nel giorno con massimo decremento al suolo di PM10, con valori massimi che dal I° scenario (2014) pari a -0,38 µg/m3 passano al X° scenario (2023) a valori di -0,80 µg/m3. Visti i risultati ottenuti, è possibile constatare che l’ampliamento del teleriscaldamento apporta alla collettività che utilizza il servizio, e non solo, benefici ambientali a livello sia di ricadute al suolo di NOx unicamente per i giorni di massimo riscaldamento, sia per la ricaduta al suolo di PM10 per quasi tutto l’arco dell’anno. Ciò viene confermato dal bilancio delle esternalità che suggerisce un «danno ambientale evitato».

BOX 
IMPIANTI DI DIGESTIONE ANAEROBICA

A partire dal 2012 è stata condotta un’attività di indagine sugli impianti di digestione anaerobica presenti su tutto il territorio regionale, con particolare attenzione al settore agro-zootecnico ed è stata eseguita la loro georeferenziazione. Nel corso del 2014 è stato effettuato l’aggiornamento, in particolare per quegli impianti che risultavano in fase di autorizzazione o in costruzione e per i nuovi impianti autorizzati. Per effettuare questo sono stati nuovamente contattati i Dipartimenti provinciali di Arpa ed è stato consultato il nuovo Bollettino semestrale del Gestore dei servizi energetici (Gse) aggiornato al 30/06/2014. Per una più precisa localizzazione è stata utilizzata l’ortofoto a colori anno 2012 disponibile sul geoportale nazionale.
Gli impianti di digestione anaerobica individuati e georeferenziati sul territorio piemontese, a seguito di quest’ultimo aggiornamento (settembre 2014), risultano in totale 171, di cui 148 in esercizio, 18 in costruzione e 5 in fase di autorizzazione. La potenza elettrica complessiva installata fino al 2014 è pari a 116 MWe. Dalla figura 5 si osserva nel 2012 il boom degli impianti, mentre negli anni successivi si registra una crescita molto ridotta, in quanto sono nettamente diminuite le richieste di realizzazione di nuovi impianti a biogas, a seguito del calo degli incentivi.

Figura 4
Potenza elettrica complessiva installata - anni 2009-2014

Fonte: Arpa Piemonte
Tutti gli impianti sono stati aggiornati sul servizio webgis Arpa Piemonte - localizzazione impianti di digestione anaerobica presente sul geoportale Arpa. Il geoservizio è stato inoltre esposto attraverso protocolli WMS e WFS al fine di garantire l’accesso anche tramite altri client GIS (ArcGIS, QGis etc).

Figura 5 
Numero di impianti di biogas per comune

Per approfondimenti sulla Certificaziono Energetica degli Edifici consulta l'edizione del 2014


BOX DI ARGOMENTO
PROTOCOLLO ITACA: LA VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITA’ ENERGETICO-AMBIENTALE DEL COSTRUITO

Residenziale, Commercio, Scolastico, Uffici

Regione Piemonte, al pari delle altre Regioni e delle Province Autonome di Trento e di Bolzano, partecipa in qualità di socio fondatore dell’Istituto denominato ITACA, “Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale”, Organo tecnico della Conferenza delle Regioni, e intende promuovere la diffusione di buone pratiche per la qualità urbana e la sostenibilità ambientale.
ITACA sostiene la metodologia SB Method, sviluppata dal 1996 nell’ambito del processo di ricerca e sviluppo denominato Green Building Challenge e ora gestita a livello internazionale da iiSBE (International Iniziative for a Sustainable Built Environment), che tra i vari sistemi di certificazione per la valutazione della qualità ambientale ed energetica, si caratterizza per molteplici aspetti positivi:

  • riconoscimento internazionale: ITACA è membro della Sustainable Building Alliance, l'Alleanza tra i principali sistemi di valutazione europei (inglese Bream, francese HQE, tedesco DGNB), il cui obiettivo è favorire l'adozione di pratiche di edilizia sostenibile attraverso la condivisione di indicatori prestazionali per la costruzione di sistemi nazionali di valutazione delle prestazioni energetiche ambientali delle costruzioni;
  • riconoscimento europeo: ITACA partecipa al gruppo di lavoro (Building assessment schemes) costituito dalla Commissione Europea, e coordinato dal JRC di Siviglia, che ha il compito di definire i criteri chiave per l'armonizzazione dei sistemi di valutazione della sostenibilità degli edifici in Europa;
  • motore di sviluppo europeo: ITACA è tra i promotori dell’iniziativa CESBA (Common European Sustainable Building Assessment), avviata da organizzazioni afferenti all’ambito pubblico (ministeri, regioni, città, agenzie), che vede ad oggi coinvolte 14 nazioni: Francia, Italia, Germania, Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Slovacchia, Ungheria, Svizzera, Grecia, Portogallo, Malta. Punto focale di CESBA sono i sistemi di valutazione della sostenibilità di edifici ed aree urbane di natura pubblica. I sistemi di questa natura trovano principalmente impiego in politiche di incentivazione, piani urbanistici, regolamenti edilizi, gare d’appalto. Obiettivo principale di CESBA è la definizione di un cuore europeo di indicatori e criteri per la valutazione della sostenibilità delle costruzioni, che funga da minimo comune denominatore per i sistemi di certificazione utilizzati in Europa;
  • valutazione globale delle prestazioni dell’edificio;
  • costante aggiornamento al quadro normativo;
  • versatilità: il sistema di valutazione, originato da iiSBE Italia (International Initiative for a Sustainable Built Environment) si presta ad essere declinato per verificare il livello di sostenibilità ambientale di tutte le tipologie di interventi edilizi, dalla scala di “edificio” fino alla scala “urbana” e oltre.

L’esecutivo regionale intende sviluppare le attività collegate e consequenziali al “Protocollo ITACA” al fine di facilitarne l’utilizzo da parte degli operatori pubblici e privati e di promuovere l’innovazione gestionale e tecnologica ed il ricorso alla certificazione di qualità.
L’Accordo Quadro, sottoscritto nel 2009 tra la Regione Piemonte e ITACA, ha consentito alla Giunta regionale di approvare il sistema di valutazione della sostenibilità ambientale applicato a edifici residenziali (Protocollo ITACA Sintetico 2009 Regione Piemonte), commerciali (Protocollo ITACA – Edifici Commerciali – Regione Piemonte 2012) e scolastici (Protocollo ITACA 2009 Regione Piemonte. Edifici scolastici: modello di relazione tecnica).
Il Protocollo ITACA è strumento che consente di determinare il livello di sostenibilità ambientale dell’edificio in progetto, misurandone la prestazione rispetto a un insieme di criteri, che, raggruppati in aree di valutazione (Selezione del Sito, Energia e Consumo di risorse, Carichi ambientali, Qualità ambientale interna e Qualità di servizio), sono stati ritenuti idonei dal gruppo di lavoro formato da tecnici esperti di volta in volta individuati per tipologia di struttura edilizia (residenziale, uffici, commercio, ecc.) per il raggiungimento degli obiettivi.
I criteri, infatti, hanno una valenza economica, sociale, ambientale di rilievo, sono quantificabili o definibili qualitativamente, ovvero oggettivamente rispondenti a scenari prestazionali predefiniti, perseguono un obiettivo di largo respiro, hanno comprovata valenza scientifica e sono dotati di prerogative di pubblico interesse. Ovviamente, tali criteri, analogamente a quanto avvenuto per le grandi strutture di vendita, saranno sottoposti ad una fase di sperimentazione e collaudo al fine della verifica della loro piena adeguatezza.

Accordo con Accredia

Il Protocollo Itaca in ambito pubblico è uno schema di riferimento per attuare politiche di incentivazione verso l'edilizia sostenibile: Housing Sociale, Contratti di Quartiere, Regolamenti Edilizi Comunali, Piano Casa, ecc. In ambito privato, la certificazione volontaria di sostenibilità delle costruzione consente la riconoscibilità e la valorizzazione degli edifici ad alte prestazioni energetico-ambientali sul mercato immobiliare.
In quest’ottica nel 2012 è stato firmato il Protocollo d’intesa tra ITACA e ACCREDIA, l'Ente unico nazionale di accreditamento, per la definizione del sistema nazionale di accreditamento degli Organismi di Ispezione.
L'accordo, la cui firma era stata preceduta dall'approvazione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, getta le basi per la realizzazione di un sistema di certificazione nazionale in materia di sostenibilità ambientale degli edifici. Con riferimento al Protocollo ITACA e sotto il cappello dell'accreditamento, si pone l'obiettivo di garantire l'indipendenza, l'imparzialità e la competenza di chi valuta le conformità alle norme di riferimento.
La collaborazione tra le due organizzazioni si pone l'obiettivo di elaborare uno standard unico nazionale sulla sostenibilità ambientale delle costruzioni, prevedendo in particolare la definizione di un sistema di certificazione unitario e a carattere volontario, coordinato ed integrato sia con i sistemi regionali, già attivi sul territorio e basati proprio sul Protocollo Itaca, sia con il sistema di normazione tecnica (UNI e CEN).

Scala urbana

Nel 2012 iiSBEE Italia, a seguito della sperimentazione di innovativi indicatori di sostenibilità su aree urbane della città di Torino, ha proposto al Gruppo di Lavoro Interregionale sulla sostenibilità edilizia che si riuniva presso ITACA al fine di declinare il Protocollo per destinazione d’uso, di intraprendere la costruzione del Protocollo ITACA – Scala Urbana.
Nel 2013 è incaricata la Regione Toscana di coordinare i lavori, che portano all’inizio del 2015 ad uno strumento composto da 10 AREE TEMATICHE:
  1. GOVERNANCE: qualità del processo di pianificazione, completezza del piano finanziario, fattibilità/sostenibilità economico-finanziaria, partecipazione dei cittadini alla definizione del progetto
  2. ASPETTI URBANISTICI: qualità del paesaggio e del sistema urbano, integrazione con il contesto
  3. ASPETTI ARCHITETTONICI: qualità architettonica, integrazione con il patrimonio storico-culturale
  4. SPAZI PUBBLICI: comfort, sicurezza, fruibilità, accessibilità e arredo degli spazi pubblici, mobilità pedonale.
  5. METABOLISMO URBANO: qualità ambientale e flussi (aria, acqua, energia, rifiuti)
  6. BIODIVERSITÀ: spazi verdi, regreening della città esistente, protezione della natura
  7. ADATTAMENTO: strategie di adattamento alla minaccia posta dal cambiamento climatico
  8. MOBILITÀ / ACCESSIBILITÀ: mobilità e accessibilità ai trasporti
  9. SOCIETÀ E CULTURA: coesione e integrazione sociale, partecipazione/condivisione, prossimità alle strutture per il tempo libero dotazione di servizi (educativi, culturali, per la salute/assistenza) e di attrezzature commerciali.
  10. ECONOMIA: accesso alla residenza, ricadute positive sull’economia urbana (generazione di attività lavorative)
Si rimane in attesa della conclusione della sperimentazione intrapresa con ANCI Toscana su un campione di 20 comuni è iniziata la sperimentazione dei 39 indicatori finora definiti dal GdL e che costituiscono la versione 1.0 del Protocollo.
L’interesse del progetto risiede nella possibilità di utilizzare il protocollo scala urbana come strumento di semplificazione nelle procedure di VAS.


Stazioni di servizio

La strategia regionale sul settore è indirizzata verso una riqualificazione e un miglioramento della rete distributiva, declinata nello sviluppo di nuove tecnologie che rendano l’intero sistema più innovativo, a vantaggio di imprese, consumatori e cittadini.
Ricalcando quando già fatto per le grandi strutture di vendita, il Settore regionale competente si è avvalso di un gruppo di lavoro (avvio dei lavori il 22 gennaio 2014) per la ricerca dei criteri di progettazione volti a migliorare la sostenibilità ambientale ed energetica degli impianti di distribuzione dei carburanti: nel gruppo di lavoro sono stati coinvolti professionisti esperti nella progettazione e realizzazione di impianti di distribuzione carburanti sul territorio piemontese, che hanno accettato di prestare gratuitamente la loro professionalità e competenza, supportati dai tecnici di iiSBE Italia.
Il “Protocollo ITACA – Stazioni di servizio” è quindi lo strumento che consente di stimare il livello di sostenibilità ambientale della stazione di rifornimento carburanti, misurandone la prestazione rispetto a un insieme di criteri, che, raggruppati in 3 aree di valutazione (Consumo di risorse, Carichi ambientali, Qualità di servizio), sono stati ritenuti idonei dal gruppo di lavoro per il raggiungimento degli obiettivi.
Il Protocollo è messo a disposizione dei titolari degli impianti di distribuzione di carburanti che intendano migliorare l’efficienza del proprio punto vendita realizzando risparmi economici diretti e contestualmente contribuiscano al perseguimento di una rete moderna e qualificata anche sotto il profilo ambientale. Tutti gli impianti di distribuzione carburanti che sceglieranno di certificare con il Protocollo ITACA la propria sostenibilità energetico-ambientale potranno fregiarsi di un apposito logo che sarà creato mediante concorso di idee destinato agli studenti del Politecnico di Torino.
Al fine di raggiungere le finalità e gli obiettivi declinati, si è inteso incentivare il processo con contributi in conto capitale da destinarsi a quelle soluzioni progettuali volte al contenimento dei fabbisogni energetici e idrici, lo sfruttamento delle energie da fonti di rinnovabili, la riduzione delle emissioni atmosferiche, il comfort termico degli spazi esterni, la gestione ed il riuso delle acque piovane, la permeabilità dei suoli, la qualità della gestione dell’esercizio commerciale.
Il contributo concesso è determinato nella misura massima del 50% della spesa ammessa e non oltre la misura massima di 3.000,00 euro (al netto dell’IVA) per gli interventi delle piccole e medie imprese del settore della rete distributiva carburanti piemontese che contemplino una riduzione dei consumi energetici pari o superiore al 15% rispetto ai valori rilevati nell’anno precedente, valorizzato tenendo conto sia del risparmio sia dell’autoproduzione da fonti rinnovabili, e contestualmente il raggiungimento del valore 1 del Protocollo ITACA – Stazioni di servizio dimostrato sulla base di apposita certificazione.
La determinazione della misura massima ammessa a contributo sopra menzionata deriva dagli studi e dalle esperienze condotte sia dal Politecnico di Torino congiuntamente alla soc. Archigia (presentati in un apposito seminario organizzato dal Settore nel marzo del 2013), sia dal gruppo di lavoro che ha definito lo strumento di valutazione energetico-ambientale; detti studi evidenziano che gli interventi più efficaci, ai fini del risparmio energetico per questa tipologia di punti vendita, sono quelli relativi ai fabbisogni energetici per l’illuminazione ed alle macchine a servizio delle attività accessorie (c.d. non oil).
Tra le PMI ammesse a contributo sarà stilata apposita graduatoria che utilizzerà congiuntamente i seguenti parametri valutativi:

1) risparmio energetico conseguito (≥ al 15%),
2) punteggio Protocollo ITACA (≥ 1) dimostrato sulla base di apposita certificazione.

L’assegnazione dei contributi erogati ammonta a euro 75.000,00.

La prassi UNI

Il Consiglio Direttivo UNI ha approvato a gennaio 2015 la Prassi di Riferimento "Sostenibilità ambientale nelle costruzioni- Strumenti operativi per la valutazione della sostenibilità" che permette di formulare un giudizio sintetico sulla performance globale di un edificio, assegnando un punteggio indicativo del livello di sostenibilità.
La prassi, nota anche come UNI/PdR 13:2015, è stata sviluppata a partire dal Protocollo ITACA nazionale, con il supporto tecnico-scientifico di iiSBE Italia inoltre è stata elaborata tenendo conto delle norme europee sulla valutazione della sostenibilità nelle costruzioni, in particolare con le norme predisposte dal Comitato Tecnico CEN/TC 350.
La valutazione ambientale attraverso questa prassi si traduce in un punteggio che viene determinato seguendo una procedura di valutazione dei criteri individuati che afferiscono alle 5 aree seguenti: qualità del sito, consumo di risorse, carichi ambientali, qualità ambientale indoor, qualità del servizio.
La UNI/PdR 13:2015 è strutturata in 2 sezioni:

  • Sezione 0 che fornisce l’inquadramento generale e i principi metodologici alla base del sistema di analisi per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici per la determinazione del punteggio di prestazione;
  • Sezione 1 che specifica i criteri, organizzati in “schede criterio” e raggruppati per categoria di riferimento, per la valutazione di sostenibilità ambientale e il calcolo del punteggio di prestazione degli edifici con destinazione d’uso residenziale.

Il risultato del calcolo del punteggio di prestazione è la “relazione di valutazione”, effettuata su un singolo edificio e la sua area esterna di pertinenza, e contenente gli esiti della valutazione rispetto all’insieme dei criteri presi in considerazione.
L’UNI ricorda che tali prassi “non sono norme ma documenti, al servizio della formazione, che introducono prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme tecniche elaborati sulla base di un rapido processo di elaborazione ristretta ai soli autori, sotto la conduzione operativa di UNI.

PROGRAMMA INTERREG SPAZIO ALPINO 2014-2020: Progetto CESBA Alps – Sustainable territories

Regione Piemonte - Direzione Coesione Sociale, Settore Programmazione e Attuazione Interventi di Edilizia Sociale è leader partner del progetto CESBA ALPINE SPACE – SUSTAINABLE TERRITORIES (CESBA Alps), compreso nel programma Spazio alpino Low Carbon, che vede coinvolti anche in qualità di partner: iiSBE Italia R&D srl (ITALIA), REGIONE LOMBARDIA (ITALIA), Rhônalpénergie Environnement (FRANCE), Regione del Veneto (ITALIA), Regionalentwicklung Vorarlberg eGen (ÖSTERREICH), EnviroBAT-BDM (FRANCE), E-zavod (SLOVENIJA), Hochschule für angewandte Wissenschaften München (DEUTSCHLAND), niversität Liechtenstein (LIECHTENSTEIN), CESBA (Austria).

Obiettivo specifico della priorità del programma è Stabilire politiche transnazionali integrate per la riduzione delle emissioni di CO2.
La durata del progetto è di 36 mesi, a partire dal 16 dicembre 2015 (data di fine progetto: 16.12.2018).

Descrizione sintetica del progetto

I sistemi di valutazione della sostenibilità attualmente disponibili si occupano di edifici e aree urbane: manca il supporto alla scala territoriale tipica delle zone rurali, a bassa densità, delle regioni alpine. Il progetto intende facilitare lo sviluppo, la coordinazione e l’implementazione di politiche innovative per la pianificazione a scala di territorio, basate su sistemi di valutazione comuni. Tramite lo sviluppo di un sistema strutturato per la valutazione e l’attribuzione di un marchio per i territori sostenibili e a ridotte emissioni di CO2, il progetto migliorerà la sostenibilità e la prestazione energetica dell’ambiente costruito alpino. Gli strumenti sviluppati faranno uso di criteri e indicatori oggettivi, che aiuteranno gli enti pubblici, i progettisti e le imprese a valutare la sostenibilità di un territorio. Tramite questi strumenti sarà possibile definire obiettivi prestazionali trasparenti e concreti, dare supporto alla decisione nella pianificazione territoriale, implementare e monitorare politiche low carbon efficienti, facilitando così l’adozione di processi innovativi per tutti i portatori d’interesse a livello territoriale. I risultati principali includono: un sistema generico transnazionale per la valutazione alla scala di territorio, un pacchetto di sistemi di valutazione territoriale armonizzati, validati e contestualizzati ad ogni regione, una linea guida per l’implementazione dei sistemi di valutazione nei regolamenti e piani territoriali, un kit per l’attivazione di processi di attribuzione del marchio per territori sostenibili e a basse emissioni di CO2, la creazione e promozione dei comitati CESBA locali, e infine la definizione di strategie per l’edilizia sostenibile per territori e città. Il progetto CESBA Alps è parte dell’iniziativa internazionale CESBA, che garantisce la disponibilità a lungo termine della struttura tecnica e della rete di contatti, facilitando l’adozione e l’uso degli strumenti a scala territoriale nell’intero arco alpino.