INTRODUZIONE
Nella fase di profonda transizione economica, sociale e territoriale che il Piemonte sta attraversando, la valorizzazione del paesaggio, dell’ambiente e del patrimonio culturale ha assunto un ruolo fondamentale nella costruzione di una nuova identità regionale che si basa largamente su una produzione d’immagini del territorio e del paesaggio regionale diverse da quelle che hanno caratterizzato le precedenti fasi di sviluppo. La ricerca di forme innovative di sviluppo, fondate sulla qualità paesaggistica e sui beni culturali, non può prescindere dalla riconsiderazione del ruolo che i valori del patrimonio naturale e culturale svolgono o possono svolgere per la comunità regionale.
Per questa serie di ragioni la tematica Paesaggio si aggiunge, da quest’anno, quale chiave di lettura oltre a quelle utilizzate fino ad ora del suolo e della biodiversità, per descrivere e analizzare la complessità e le problematiche del contesto territoriale e ambientale piemontese.
Descrivere lo stato e i fattori che influenzano la risorsa paesaggio e gli impatti e le ricadute, in tale contesto, delle trasformazioni territoriali, costituiscono un ulteriore elemento di valutazione, di misurazione e di indirizzo per le scelte strategiche di sviluppo, ai vari livelli di governo del territorio.
Tale aspetto assume particolare rilevanza non soltanto per il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità locali e per la difesa e il consolidamento delle loro culture ed economie locali, ma anche per il rafforzamento della competitività e della attrattività della regione rispetto ai più ampi contesti europei e internazionali. Le politiche del paesaggio e del patrimonio culturale possono essere considerate, in questo senso, come vere e proprie politiche di sviluppo regionale; tali politiche trovano nel Piano Paesaggistico Regionale, predisposto in coerenza con la “Convenzione Europea del Paesaggio” (sottoscritta a Firenze nel 2000 da gran parte dei paesi membri del Consiglio d’Europa e ratificata con L. 14/2006, di seguito denominata CEP), nonché con il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” (D.lgs. 42/2004 e s.m.i. – di seguito denominato Codice), approvato nel 2004, lo strumento di tutela e valorizzazione del territorio regionale nella sua complessità paesaggistico-ambientale.
Secondo la concezione del paesaggio propugnata dalla CEP, il Ppr promuove l’effettivo allargamento delle politiche del paesaggio all’intero territorio, la considerazione integrata del patrimonio culturale territoriale, la saldatura tra misure di protezione e azioni positive di sviluppo durevole, con specifica attenzione alle diverse emergenze e peculiarità del territorio regionale e alla crescente esigenza di prevenzione dei rischi ambientali, spaziando da temi più specificatamente diretti alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale, a temi più strettamente connessi alla protezione e alla salvaguardia dell’ambiente, come la conservazione e valorizzazione delle componenti naturalistico-ambientali, della natura, la difesa del suolo e la gestione delle acque.
In quest’ottica, la tutela dei beni e delle componenti paesaggistiche promossa dal Ppr, può avere anche rilevanti implicazioni ambientali; in misura più o meno diretta infatti gli obiettivi di sostenibilità del Piano possono favorire la protezione dell’ambiente nel suo complesso. attraverso l’individuazione di eventuali criticità che possono minacciarlo; le politiche del paesaggio possono quindi essere considerate anche politiche indirizzate alla protezione e allo sviluppo del sistema ambiente.
L’esigenza di tutelare e valorizzare il patrimonio paesaggistico regionale costituisce quindi per la nostra regione una priorità, a fronte della crescita dei rischi, delle minacce e delle pressioni che incombono sul paesaggio, sull’ambiente e sul complesso dei valori storico-culturali, sia per effetto di dinamiche di sviluppo e di trasformazione non più ambientalmente, culturalmente e socialmente, sostenibili. sia per effetto dei cambiamenti che si manifestano a livello globale (in particolare quelli climatici).
La sua tutela richiede, quindi, un impegno importante sia a livello regionale che a scala locale, in termini di conoscenza, di norme e di investimenti per garantire risultati reali e soprattutto un’attenzione a “integrare” il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale, ed economico, e in tutte le altre che possono avere un’incidenza diretta o indiretta sul paesaggio stesso.
In relazione agli altri elementi attraverso cui si è inteso indagare il Territorio piemontese, il Suolo rappresenta, così come citato dalla Carta europea del Suolo del 1972, uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della Terra. Una componente di valore inestimabile, risorsa limitata e non rinnovabile, ma che continua a registrare un’aggressione continua con conseguenze dirette sulla qualità delle acque e dell'aria e sulla biodiversità ed effetti anche sulla sicurezza dei prodotti destinati all'alimentazione umana e animale.
Ogni anno vengono perduti milioni di ettari di suolo per le cause più diverse tra le quali emergono principalmente l’espansione delle città, l’erosione, la deforestazione e l’inquinamento.
In Piemonte, così come nel resto delle regioni europee, sono tanti gli elementi che incidono sul degrado del suolo e che concorrono a renderlo un elemento vulnerabile. Negli anni passati e recenti si è assistito ad un suo uso intenso a seguito di diffusi fenomeni di disseminazione insediativa (sprawl) che hanno interessato anche suoli di elevata capacità produttiva dal punto di visto agro-silvo-pastorale.
Nel territorio piemontese prendendo a riferimento l’arco temporale 2008-2013 è possibile osservare un complessivo rallentamento del trend di crescita del fenomeno, che registra un aumento di circa lo 0,30% del consumo di suolo della superficie urbanizzata (dal 5,50% al 5,80%), corrispondente a un tasso di incremento pari al 5,76%; in termini di superficie ciò equivale a dire che in tale periodo il consumo di suolo urbanizzato ha raggiunto il valore complessivo di 147.316 ettari.
Un fattore considerevole che influenza lo stato della risorsa suolo è senz’altro l’agricoltura. Negli ultimi anni, l’introduzione dei mezzi meccanici e delle sostanze chimiche di sintesi ne ha modificato il volto, trasformandola in pochi decenni in un’attività di produzione di tipo quasi industriale. Questo fenomeno ha portato a una vera e propria trasformazione nell'utilizzo del suolo: da un lato si ritrovano terreni pianeggianti, occupati da colture intensive impoverite dal punto di vista ecologico oltre che paesaggistico, dall’altro i sistemi marginali con la loro biodiversità naturale, agraria, culturale, ormai in via di estinzione, destinati alla lenta ricolonizzazione che però difficilmente ritornerà a buoni livelli di equilibrio ecologico. La Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Piemonte in questi ultimi anni vede un trend in decrescita e nel 2015 il totale ammonta a circa 895.000 ettari di cui il 57% sono seminativi e il 34% prati permanenti e pascoli.
Tra le fonti di pressione che possono alterare lo stato del territorio, i siti contaminati rappresentano di certo uno dei fattori antropici più consistente. Attualmente i siti presenti nell’Anagrafe Regionale dei Siti Contaminati sull’intero territorio regionale sono 1.567 (801 con procedimento di bonifica attivo e 766 concluso). La provincia di Torino, in rapporto all’estensione, concentrazione e qualità delle attività insediate possiede da sola quasi la metà dei siti presenti in banca dati; a seguire Novara e Alessandria. La famiglia di contaminanti principalmente responsabile della contaminazione dei suoli è senza dubbio rappresentata dagli idrocarburi, seguita dalla combinazione contaminanti inorganici più idrocarburi e dai soli contaminanti inorganici.
Il Piemonte è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini. Questa sua struttura morfologica favorisce l’intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano fenomeni di allagamento nelle aree fluviali, di piene torrentizie e l’innesco di frane lungo i versanti.
Analizzando i dati storici del periodo 1850-2000, la regione è statisticamente colpita in settori diversi da eventi alluvionali con ricorrenze medie di un evento ogni 18 mesi circa.
La ricchezza del territorio regionale in termini ambientali e paesaggistichi nonchè di biodiversità ha portato la Regione Piemonte a riconoscere, sin dal 1975 l'importanza dell'ambiente naturale come valore universale attuale e per le generazioni future e recentemente, con il Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità a ridefinire le modalità per la conservazione della biodiversità e per la gestione dei territori facenti parte della rete ecologica regionale.
La tutela di questa risorsa strategica richiede un impegno importante, anche a scala locale, in termini di conoscenza, di norme e di investimenti per garantire risultati reali.
In tal senso, sono attive da tempo azioni di governo per il recupero e la salvaguardia: la pianificazione (norme, piani, regolamenti) e la gestione del territorio (progetti e azioni locali) hanno preso in carico il problema garantendo da una parte una maggiore consapevolezza delle criticità e dall’altra, per quanto possibile, un controllo delle stesse.
La Regione Piemonte con la Legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità" ha riconosciuto l'importanza dell'ambiente naturale in quanto valore universale attuale e per le generazioni future e ha definito le modalità per la conservazione della biodiversità e per la gestione dei territori facenti parte della rete ecologica regionale. In particolare all’art. 2 ha stabilito che la stessa è composta dal sistema delle Aree protette del Piemonte, i siti della Rete Natura 2000, le Zone naturali di salvaguardia, le Aree contigue (che in totale rappresentano il 17,6% del territorio regionale) e i corridoi ecologici, questi ultimi da intendersi come le “… le aree di collegamento funzionale esterne alle aree protette ed alle aree della rete Natura 2000 che, per la loro struttura lineare continua o per il loro ruolo di raccordo, costituiscono elementi essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche.” (art. 53).
Con la Legge regionale 3 agosto 2015, n° 19 Riordino del sistema di gestione delle aree protette regionali e nuove norme in materia di Sacri Monti. Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità) il legislatore ha inteso razionalizzare il sistema delle Aree protette intervenendo sulla c.d. governance per una migliore efficienza del sistema gestionale nonché per concorrere al processo di contenimento della spesa pubblica già avviato circa tre anni fa con l’entrata in vigore delle disposizioni del Testo Unico sopra citato. Si assiste pertanto all’accorpamento della gestione di alcune aree naturali protette, procedendo alla contestuale soppressione dei corrispondenti enti strumentali. Organi degli Enti di gestione sono il Presidente, espresso dalla Regione e nominato con decreto del Presidente della Giunta regionale, il Consiglio, i cui membri sono designati dalla Comunità delle aree protette in modo che sia garantita la rappresentanza delle associazioni ambientaliste individuate ai sensi dell’articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349 e delle associazioni agricole nazionali più rappresentative, e nominati con decreto del Presidente della Giunta regionale e infine la Comunità delle aree protette.
Di significativa portata è la modifica all’art. 41 della LR 19/2009 ad opera della LR 19/2015, nella parte in cui prevede lo snellimento delle procedure di affidamento della gestione delle aree della rete Natura 2000 prevedendo che, laddove le aree della rete Natura 2000 siano coincidenti, in tutto o in parte, con i territori di aree protette regionali, la gestione di queste venga affidata agli enti che già gestiscono le aree protette medesime; è stato invece lasciato in capo alla Regione il compito di decidere, qualora non vi sia coincidenza territoriale, il soggetto più appropriato a cui delegare la gestione.
Per questa serie di ragioni la tematica Paesaggio si aggiunge, da quest’anno, quale chiave di lettura oltre a quelle utilizzate fino ad ora del suolo e della biodiversità, per descrivere e analizzare la complessità e le problematiche del contesto territoriale e ambientale piemontese.
Descrivere lo stato e i fattori che influenzano la risorsa paesaggio e gli impatti e le ricadute, in tale contesto, delle trasformazioni territoriali, costituiscono un ulteriore elemento di valutazione, di misurazione e di indirizzo per le scelte strategiche di sviluppo, ai vari livelli di governo del territorio.
Tale aspetto assume particolare rilevanza non soltanto per il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità locali e per la difesa e il consolidamento delle loro culture ed economie locali, ma anche per il rafforzamento della competitività e della attrattività della regione rispetto ai più ampi contesti europei e internazionali. Le politiche del paesaggio e del patrimonio culturale possono essere considerate, in questo senso, come vere e proprie politiche di sviluppo regionale; tali politiche trovano nel Piano Paesaggistico Regionale, predisposto in coerenza con la “Convenzione Europea del Paesaggio” (sottoscritta a Firenze nel 2000 da gran parte dei paesi membri del Consiglio d’Europa e ratificata con L. 14/2006, di seguito denominata CEP), nonché con il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” (D.lgs. 42/2004 e s.m.i. – di seguito denominato Codice), approvato nel 2004, lo strumento di tutela e valorizzazione del territorio regionale nella sua complessità paesaggistico-ambientale.
Secondo la concezione del paesaggio propugnata dalla CEP, il Ppr promuove l’effettivo allargamento delle politiche del paesaggio all’intero territorio, la considerazione integrata del patrimonio culturale territoriale, la saldatura tra misure di protezione e azioni positive di sviluppo durevole, con specifica attenzione alle diverse emergenze e peculiarità del territorio regionale e alla crescente esigenza di prevenzione dei rischi ambientali, spaziando da temi più specificatamente diretti alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale, a temi più strettamente connessi alla protezione e alla salvaguardia dell’ambiente, come la conservazione e valorizzazione delle componenti naturalistico-ambientali, della natura, la difesa del suolo e la gestione delle acque.
In quest’ottica, la tutela dei beni e delle componenti paesaggistiche promossa dal Ppr, può avere anche rilevanti implicazioni ambientali; in misura più o meno diretta infatti gli obiettivi di sostenibilità del Piano possono favorire la protezione dell’ambiente nel suo complesso. attraverso l’individuazione di eventuali criticità che possono minacciarlo; le politiche del paesaggio possono quindi essere considerate anche politiche indirizzate alla protezione e allo sviluppo del sistema ambiente.
L’esigenza di tutelare e valorizzare il patrimonio paesaggistico regionale costituisce quindi per la nostra regione una priorità, a fronte della crescita dei rischi, delle minacce e delle pressioni che incombono sul paesaggio, sull’ambiente e sul complesso dei valori storico-culturali, sia per effetto di dinamiche di sviluppo e di trasformazione non più ambientalmente, culturalmente e socialmente, sostenibili. sia per effetto dei cambiamenti che si manifestano a livello globale (in particolare quelli climatici).
La sua tutela richiede, quindi, un impegno importante sia a livello regionale che a scala locale, in termini di conoscenza, di norme e di investimenti per garantire risultati reali e soprattutto un’attenzione a “integrare” il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale, ed economico, e in tutte le altre che possono avere un’incidenza diretta o indiretta sul paesaggio stesso.
In relazione agli altri elementi attraverso cui si è inteso indagare il Territorio piemontese, il Suolo rappresenta, così come citato dalla Carta europea del Suolo del 1972, uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della Terra. Una componente di valore inestimabile, risorsa limitata e non rinnovabile, ma che continua a registrare un’aggressione continua con conseguenze dirette sulla qualità delle acque e dell'aria e sulla biodiversità ed effetti anche sulla sicurezza dei prodotti destinati all'alimentazione umana e animale.
Ogni anno vengono perduti milioni di ettari di suolo per le cause più diverse tra le quali emergono principalmente l’espansione delle città, l’erosione, la deforestazione e l’inquinamento.
In Piemonte, così come nel resto delle regioni europee, sono tanti gli elementi che incidono sul degrado del suolo e che concorrono a renderlo un elemento vulnerabile. Negli anni passati e recenti si è assistito ad un suo uso intenso a seguito di diffusi fenomeni di disseminazione insediativa (sprawl) che hanno interessato anche suoli di elevata capacità produttiva dal punto di visto agro-silvo-pastorale.
Nel territorio piemontese prendendo a riferimento l’arco temporale 2008-2013 è possibile osservare un complessivo rallentamento del trend di crescita del fenomeno, che registra un aumento di circa lo 0,30% del consumo di suolo della superficie urbanizzata (dal 5,50% al 5,80%), corrispondente a un tasso di incremento pari al 5,76%; in termini di superficie ciò equivale a dire che in tale periodo il consumo di suolo urbanizzato ha raggiunto il valore complessivo di 147.316 ettari.
Un fattore considerevole che influenza lo stato della risorsa suolo è senz’altro l’agricoltura. Negli ultimi anni, l’introduzione dei mezzi meccanici e delle sostanze chimiche di sintesi ne ha modificato il volto, trasformandola in pochi decenni in un’attività di produzione di tipo quasi industriale. Questo fenomeno ha portato a una vera e propria trasformazione nell'utilizzo del suolo: da un lato si ritrovano terreni pianeggianti, occupati da colture intensive impoverite dal punto di vista ecologico oltre che paesaggistico, dall’altro i sistemi marginali con la loro biodiversità naturale, agraria, culturale, ormai in via di estinzione, destinati alla lenta ricolonizzazione che però difficilmente ritornerà a buoni livelli di equilibrio ecologico. La Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Piemonte in questi ultimi anni vede un trend in decrescita e nel 2015 il totale ammonta a circa 895.000 ettari di cui il 57% sono seminativi e il 34% prati permanenti e pascoli.
Tra le fonti di pressione che possono alterare lo stato del territorio, i siti contaminati rappresentano di certo uno dei fattori antropici più consistente. Attualmente i siti presenti nell’Anagrafe Regionale dei Siti Contaminati sull’intero territorio regionale sono 1.567 (801 con procedimento di bonifica attivo e 766 concluso). La provincia di Torino, in rapporto all’estensione, concentrazione e qualità delle attività insediate possiede da sola quasi la metà dei siti presenti in banca dati; a seguire Novara e Alessandria. La famiglia di contaminanti principalmente responsabile della contaminazione dei suoli è senza dubbio rappresentata dagli idrocarburi, seguita dalla combinazione contaminanti inorganici più idrocarburi e dai soli contaminanti inorganici.
Il Piemonte è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini. Questa sua struttura morfologica favorisce l’intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano fenomeni di allagamento nelle aree fluviali, di piene torrentizie e l’innesco di frane lungo i versanti.
Analizzando i dati storici del periodo 1850-2000, la regione è statisticamente colpita in settori diversi da eventi alluvionali con ricorrenze medie di un evento ogni 18 mesi circa.
La ricchezza del territorio regionale in termini ambientali e paesaggistichi nonchè di biodiversità ha portato la Regione Piemonte a riconoscere, sin dal 1975 l'importanza dell'ambiente naturale come valore universale attuale e per le generazioni future e recentemente, con il Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità a ridefinire le modalità per la conservazione della biodiversità e per la gestione dei territori facenti parte della rete ecologica regionale.
La tutela di questa risorsa strategica richiede un impegno importante, anche a scala locale, in termini di conoscenza, di norme e di investimenti per garantire risultati reali.
In tal senso, sono attive da tempo azioni di governo per il recupero e la salvaguardia: la pianificazione (norme, piani, regolamenti) e la gestione del territorio (progetti e azioni locali) hanno preso in carico il problema garantendo da una parte una maggiore consapevolezza delle criticità e dall’altra, per quanto possibile, un controllo delle stesse.
La Regione Piemonte con la Legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità" ha riconosciuto l'importanza dell'ambiente naturale in quanto valore universale attuale e per le generazioni future e ha definito le modalità per la conservazione della biodiversità e per la gestione dei territori facenti parte della rete ecologica regionale. In particolare all’art. 2 ha stabilito che la stessa è composta dal sistema delle Aree protette del Piemonte, i siti della Rete Natura 2000, le Zone naturali di salvaguardia, le Aree contigue (che in totale rappresentano il 17,6% del territorio regionale) e i corridoi ecologici, questi ultimi da intendersi come le “… le aree di collegamento funzionale esterne alle aree protette ed alle aree della rete Natura 2000 che, per la loro struttura lineare continua o per il loro ruolo di raccordo, costituiscono elementi essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche.” (art. 53).
Con la Legge regionale 3 agosto 2015, n° 19 Riordino del sistema di gestione delle aree protette regionali e nuove norme in materia di Sacri Monti. Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità) il legislatore ha inteso razionalizzare il sistema delle Aree protette intervenendo sulla c.d. governance per una migliore efficienza del sistema gestionale nonché per concorrere al processo di contenimento della spesa pubblica già avviato circa tre anni fa con l’entrata in vigore delle disposizioni del Testo Unico sopra citato. Si assiste pertanto all’accorpamento della gestione di alcune aree naturali protette, procedendo alla contestuale soppressione dei corrispondenti enti strumentali. Organi degli Enti di gestione sono il Presidente, espresso dalla Regione e nominato con decreto del Presidente della Giunta regionale, il Consiglio, i cui membri sono designati dalla Comunità delle aree protette in modo che sia garantita la rappresentanza delle associazioni ambientaliste individuate ai sensi dell’articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349 e delle associazioni agricole nazionali più rappresentative, e nominati con decreto del Presidente della Giunta regionale e infine la Comunità delle aree protette.
Di significativa portata è la modifica all’art. 41 della LR 19/2009 ad opera della LR 19/2015, nella parte in cui prevede lo snellimento delle procedure di affidamento della gestione delle aree della rete Natura 2000 prevedendo che, laddove le aree della rete Natura 2000 siano coincidenti, in tutto o in parte, con i territori di aree protette regionali, la gestione di queste venga affidata agli enti che già gestiscono le aree protette medesime; è stato invece lasciato in capo alla Regione il compito di decidere, qualora non vi sia coincidenza territoriale, il soggetto più appropriato a cui delegare la gestione.
BOX
LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO ATTRAVERSO GLI STRUMENTI CARTOGRAFICI
La base cartografica regionale
La lettura dell’ambiente attraverso strumenti di tipo cartografico costituisce uno degli elementi principali di supporto tecnico per il governo del territorio, le cui strategie si snodano attraverso articolate relazioni fra uomini e luoghi.
Solo la conoscenza fattuale e il più possibile oggettiva del territorio in cui viviamo permette di attuare e monitorare le politiche di sviluppo (sociale, economico ecc…). Gli strumenti e le tecnologie di cui disponiamo consentono sofisticati approfondimenti e letture diversificate, grazie ai quali le diverse rappresentazioni del territorio sono in grado di evidenziarne le specificità nell’ambito di un quadro generale.
Regione Piemonte, fin dalla sua nascita, si è dotata di un proprio ufficio cartografico, evoluto nell'attuale Settore Sistema Informativo Territoriale ed Ambientale che ha tra le proprie competenze anche il compito di produrre ed aggiornare la base cartografica di riferimento.
Costruire una base cartografica rappresenta il compimento di un percorso complesso che, a partire da una somma di conoscenze geografiche, attraverso un sistema strutturato di dati posti in relazione tra di loro (informazioni), opportunamente combinati in un allestimento cartografico, porta alla realizzazione di una mappa vera e propria.
Una mappa è quindi una rappresentazione il più oggettiva possibile della realtà finalizzata all'incremento delle conoscenze su un dato territorio.
Solo la conoscenza fattuale e il più possibile oggettiva del territorio in cui viviamo permette di attuare e monitorare le politiche di sviluppo (sociale, economico ecc…). Gli strumenti e le tecnologie di cui disponiamo consentono sofisticati approfondimenti e letture diversificate, grazie ai quali le diverse rappresentazioni del territorio sono in grado di evidenziarne le specificità nell’ambito di un quadro generale.
Regione Piemonte, fin dalla sua nascita, si è dotata di un proprio ufficio cartografico, evoluto nell'attuale Settore Sistema Informativo Territoriale ed Ambientale che ha tra le proprie competenze anche il compito di produrre ed aggiornare la base cartografica di riferimento.
Costruire una base cartografica rappresenta il compimento di un percorso complesso che, a partire da una somma di conoscenze geografiche, attraverso un sistema strutturato di dati posti in relazione tra di loro (informazioni), opportunamente combinati in un allestimento cartografico, porta alla realizzazione di una mappa vera e propria.
Una mappa è quindi una rappresentazione il più oggettiva possibile della realtà finalizzata all'incremento delle conoscenze su un dato territorio.
Figura 1
Carta degli Stati Sardi (1850 circa)
Fonte: Istituto Geografico Militare
Nel tempo, questo percorso non è concettualmente cambiato, ma, dal punto di vista tecnico, trattare dati geografici è oggi sinonimo di GIS (Geographic Information System), strumenti informatici in grado di gestire tali informazioni.
I GIS permettono di creare informazione geografica, di conservarla, di riutilizzarla, di modificarla, aggiornarla e renderla disponibile in molte forme e formati, automatizzando tutte quelle fasi ripetitive che rendevano la produzione di una cartografia (generale o tematica) un’attività di enorme impegno.
La prima produzione cartografica ufficiale di Regione Piemonte è la Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000, pubblicata nel 1991, che attraverso vari aggiornamenti negli anni ha costituito la base cartografica ufficiale regionale sino al 2014.
I GIS permettono di creare informazione geografica, di conservarla, di riutilizzarla, di modificarla, aggiornarla e renderla disponibile in molte forme e formati, automatizzando tutte quelle fasi ripetitive che rendevano la produzione di una cartografia (generale o tematica) un’attività di enorme impegno.
La prima produzione cartografica ufficiale di Regione Piemonte è la Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000, pubblicata nel 1991, che attraverso vari aggiornamenti negli anni ha costituito la base cartografica ufficiale regionale sino al 2014.
Figura 2
Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000, edizione 1991
Fonte: CTR Regione Piemonte
La Base Dati Territoriale di Riferimento degli Enti (BDTRE)
A seguito dell’obsolescenza della Carta Tecnica Regionale 1:10.000 in termini di contenuti e di modalità tecnologica di gestione e mantenimento, Regione Piemonte ha promosso la realizzazione della Base Dati Territoriale di Riferimento degli Enti (BDTRE), base dati geografica del territorio piemontese, con i contenuti propri di una cartografia tecnica e strutturata secondo specifiche nazionali (cosiddetto National Core), indicate dalle Regole tecniche per la definizione delle specifiche di contenuto dei database geotopografici (DM 10/11/11).
L’allestimento cartografico, derivato dai contenuti della BDTRE, costituisce attualmente la Base Cartografica di Riferimento “per la Regione e per tutti i soggetti pubblici e privati che con essa si interfacciano”, ai sensi dell’articolo 10 della LR 5 febbraio 2014, n. 1 (Legge finanziaria per l'anno 2014), sostituendo quindi la Carta Tecnica Regionale.
Per consentirne la piena fruizione ai molteplici soggetti interessati, dagli Enti della Pubblica Amministrazione piemontese, ai professionisti, agli enti universitari e di ricerca e ai cittadini, la Base Cartografica di Riferimento è resa disponibile in modalità open. Tutti i dati e i servizi pubblicati sono disponibili con licenza Creative Commons - BY 2.5 attraverso il GeoPortale Piemonte.
L’allestimento cartografico, derivato dai contenuti della BDTRE, costituisce attualmente la Base Cartografica di Riferimento “per la Regione e per tutti i soggetti pubblici e privati che con essa si interfacciano”, ai sensi dell’articolo 10 della LR 5 febbraio 2014, n. 1 (Legge finanziaria per l'anno 2014), sostituendo quindi la Carta Tecnica Regionale.
Per consentirne la piena fruizione ai molteplici soggetti interessati, dagli Enti della Pubblica Amministrazione piemontese, ai professionisti, agli enti universitari e di ricerca e ai cittadini, la Base Cartografica di Riferimento è resa disponibile in modalità open. Tutti i dati e i servizi pubblicati sono disponibili con licenza Creative Commons - BY 2.5 attraverso il GeoPortale Piemonte.
Le modalità di messa a disposizione e fruizione di BDTRE
La BDTRE, aggiornata attraverso nuove produzioni e attraverso i sistemi informativi settoriali e tematici regionali, viene rilasciata annualmente, sotto forma di servizi, dataset vettoriali e raster.
Il rilascio di BDTRE in modalità RASTER comporta una rappresentazione dell’informazione geografica contenuta in BDTRE attraverso un allestimento cartografico predefinito. È un prodotto statico e corrisponde ad una edizione definita ad una certa data.
Ad ogni nuova edizione i contenuti potranno essere diversi in funzione degli aggiornamenti intervenuti. Ogni edizione è accompagnata dall’indicazione dell’anno di rilascio, ad esempio BDTRE RASTER 2016.
Il rilascio di BDTRE in modalità SERVIZIO avviene attraverso l’esposizione di geoservizi in modalità standard (servizi WMS), i cui riferimenti sono pubblicati sul GeoPortale regionale.
La cartografia BDTRE così esposta corrisponde all’edizione corrente così come definita per la modalità Raster. Anche in questo caso sarà chiaro all’utente l’edizione di riferimento.
Per quanto riguarda il rilascio di BDTRE in modalità VETTORIALE, è disponibile anch’essa attraverso il GeoPortale Piemonte, ed è la versione in formato shapefile dell’edizione corrente di BDTRE. Pertanto il contenuto informativo (geometria ed attributi) è il medesimo che si ritrova nelle versioni raster e servizio.
Il rilascio di BDTRE in modalità RASTER comporta una rappresentazione dell’informazione geografica contenuta in BDTRE attraverso un allestimento cartografico predefinito. È un prodotto statico e corrisponde ad una edizione definita ad una certa data.
Ad ogni nuova edizione i contenuti potranno essere diversi in funzione degli aggiornamenti intervenuti. Ogni edizione è accompagnata dall’indicazione dell’anno di rilascio, ad esempio BDTRE RASTER 2016.
Il rilascio di BDTRE in modalità SERVIZIO avviene attraverso l’esposizione di geoservizi in modalità standard (servizi WMS), i cui riferimenti sono pubblicati sul GeoPortale regionale.
La cartografia BDTRE così esposta corrisponde all’edizione corrente così come definita per la modalità Raster. Anche in questo caso sarà chiaro all’utente l’edizione di riferimento.
Per quanto riguarda il rilascio di BDTRE in modalità VETTORIALE, è disponibile anch’essa attraverso il GeoPortale Piemonte, ed è la versione in formato shapefile dell’edizione corrente di BDTRE. Pertanto il contenuto informativo (geometria ed attributi) è il medesimo che si ritrova nelle versioni raster e servizio.
Figura 3
Base Cartografica di Riferimento di Regione Piemonte, edizione 2016
Fonte: Regione Piemonte
Contenuti di BDTRE e aggiornamenti
Da alcuni anni sono in corso attività continue per il miglioramento e l’aggiornamento dei contenuti di BDTRE, che fin dal principio derivano dai dati più aggiornati disponibili, principalmente dai sistemi informativi settoriali, mentre, limitatamente ad alcuni comuni, derivano da nuove produzioni (grazie a una collaborazione con Fondazione CRT che ha finanziato un bando per la cartografia, diretto ad aggregazioni di piccoli comuni).
Per i comuni non interessati da nuove produzioni, che rappresentano la maggior parte del territorio regionale, le informazioni contenute in BDTRE derivano prioritariamente da diverse fonti che vengono inserite e armonizzate ad ogni aggiornamento.
In particolare, per quanto riguarda il tema edificato, la principale forma di aggiornamento è costituita dal catasto, dal quale vengono derivate le geometrie relative ai fabbricati.
Ciò consente un aggiornamento frequente e coerente con l’evoluzione del territorio grazie al quale poter, ad esempio, monitorare in maniera realistica e quantitativa il consumo di suolo.
Il riconoscimento da parte di tutti i fruitori pubblici e privati di BDTRE come Base Cartografica di Riferimento garantisce che l’elemento geometrico sia unico e univoco, e che ad esso si possano riferire tutti i sistemi informativi tematici e settoriali.
In questo modo è possibile derivare da procedimenti amministrativi, quali revisione di strumenti urbanistici, autorizzazioni/concessioni ecc, informazioni sia di tipo spaziale sia descrittive, riferibili ad oggetti cartografati (o cartografabili) entro BDTRE.
Per i comuni non interessati da nuove produzioni, che rappresentano la maggior parte del territorio regionale, le informazioni contenute in BDTRE derivano prioritariamente da diverse fonti che vengono inserite e armonizzate ad ogni aggiornamento.
In particolare, per quanto riguarda il tema edificato, la principale forma di aggiornamento è costituita dal catasto, dal quale vengono derivate le geometrie relative ai fabbricati.
Ciò consente un aggiornamento frequente e coerente con l’evoluzione del territorio grazie al quale poter, ad esempio, monitorare in maniera realistica e quantitativa il consumo di suolo.
Il riconoscimento da parte di tutti i fruitori pubblici e privati di BDTRE come Base Cartografica di Riferimento garantisce che l’elemento geometrico sia unico e univoco, e che ad esso si possano riferire tutti i sistemi informativi tematici e settoriali.
In questo modo è possibile derivare da procedimenti amministrativi, quali revisione di strumenti urbanistici, autorizzazioni/concessioni ecc, informazioni sia di tipo spaziale sia descrittive, riferibili ad oggetti cartografati (o cartografabili) entro BDTRE.