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PRODUZIONE DI RIFIUTI SPECIALI
Figura 1
La figura 1 documenta dal 2001 un aumento della produzione di RSNP (esclusi i CER 17), mentre per i rifiuti senza CER 17 e 19 la prospettiva è di riduzione. Lo stesso andamento, su scala ridotta, si evidenzia anche per i rifiuti pericolosi che, a partire dal 2007, presentano un andamento diverso a seconda che si includano o meno i CER 17 e 19.
Se a livello provinciale si scorporano i CER 19 (figura 2), è evidente come la sostanziale stabilità rilevata dai dati complessivi non corrisponda alla realtà, in quanto senza questa tipologia, in tutte le province, a parte Vercelli e Torino nelle quali nell'ultimo anno si è assistito ad un'inversione di tendenza, emerge la drastica riduzione di produzione delle altre famiglie CER, relative alle attività agricole, artigianali, industriali e di servizio, soprattutto a partire dagli anni 2008-2009.
Figura 2
La produzione di rifiuti speciali è concentrata in modo particolare in provincia di Torino e i rifiuti quantitativamente più importanti, a parte gli inerti, sono quelli appartenenti alla famiglia CER 19, cioè i rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti e impianti di trattamento delle acque reflue, che costituiscono il 48% del totale, seguiti dai rifiuti derivanti dal trattamento superficiale di metalli e plastiche (famiglia CER 12), che ne costituiscono il 17%, e dagli imballaggi (famiglia CER 15, il 9%).
Le attività preponderanti nella produzione di rifiuti, dopo smaltimento e riciclaggio, sono l’industria dei metalli (metallurgia e fabbricazione prodotti), le attività connesse alla fornitura e depurazione acque e la fabbricazione di macchinari e veicoli.
Figura 3
Figura 4
GESTIONE DI RIFIUTI SPECIALI
Figura 5
Figura 6
Figura 7
Figura 8
Bilancio regionale dei flussi di rifiuti speciali
Tabella 1
* i flussi sono stati corretti aggiungendo ai rifiuti prodotti in uscita dalla Regione una quota di rifiuti inerti da costruzione e demolizione, CER 17 NP, aggiuntiva rispetto a quanto dichiarato, analogamente a quanto effettuato per la stima dei dati produttivi.
Figura 9
In merito al flusso degli PFU risulta che la maggior parte degli pneumatici fuori uso prodotti in Piemonte nel 2013 sia stato consegnato ad aziende piemontesi, mentre i quantitativi consegnati fuori regione siano stati preferenzialmente inviati ad imprese ubicate al di fuori del territorio nazionale, in particolar modo ad aziende localizzate al di fuori dei confini europei. Il maggior quantitativo degli PFU conferito all’estero è stato destinato in Corea del Sud, dove viene sottoposto a recupero energetico presso cementifici; in ambito nazionale invece un quantitativo elevato è stato destinato ad una ditta del Trentino Alto Adige che effettua attività di recupero energetico e a una ditta del Veneto che utilizza gli PFU per produrre CDR.
Un aspetto che è emerso in questi ultimi anni riguarda la presenza sul territorio nazionale degli PFU in eccesso rispetto ai quantitativi immessi regolarmente sul mercato. Tale aspetto è legato alla vendita irregolare degli pneumatici che, oltre ad evadere il contributo ambientale e l’IVA sul prezzo d’acquisto, costituiscono quantitativi “eccedenti” non contabilizzati nelle quote di responsabilità dei diversi soggetti preposti alla gestione dei PFU. La stima di questi quantitativi è compresa tra il 10-20% degli pneumatici immessi regolarmente sul mercato. Il rischio è che se la questione non dovesse essere affrontata correttamente si potrebbe nuovamente assistente ad un incremento dell’abbandono degli pneumatici, con danni rilevanti per l’ambiente e l’economia del paese.
Altro elemento di criticità è legato al fatto che le operazioni di frantumazione, taglio e macinazione degli PFU richiedono un elevato consumo energetico, con conseguenti elevati costi energetici, rendendo i materiali riciclati da PFU non ancora competitivi sul mercato.
RIFIUTI SPECIALI
I rifiuti speciali sono prodotti dall’agricoltura, dall’artigianato, dal commercio, dai servizi e dall’industria; si classificano in non pericolosi e pericolosi; i primi rappresentano circa il 90% del totale. Presso Arpa Piemonte, la Sezione Regionale del Catasto Rifiuti raccoglie, analizza, elabora e diffonde i dati delle oltre 40.000 dichiarazioni annuali MUD, relative ai rifiuti speciali, presentate da produttori e gestori. Alla produzione dichiarata nel MUD si devono aggiungere i rifiuti speciali non pericolosi da costruzione e demolizione, per i quali non si hanno dati ufficiali, ma solo stime effettuate sulla base dei dati di gestione. Sul territorio piemontese sono gestite quasi 10 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e, poiché per questa tipologia non esistono vincoli territoriali, si riscontra un forte scambio con le regioni confinanti, con un flusso in entrata di 3,5 milioni di tonnellate, di poco superiore al flusso in uscita, stimato pari a circa 3 milioni di tonnellate. Il sistema impiantistico regionale è complessivamente in grado di gestire i rifiuti prodotti sul territorio, come dimostra il maggior flusso di rifiuti in entrata.
PRODUZIONE DI RIFIUTI SPECIALI
Nel 2013 i quantitativi totali di rifiuti speciali (esclusi gli inerti) prodotti sul territorio piemontese ammontano a circa 5.470.000 tonnellate, costituiti per l’86,5% da rifiuti non pericolosi e il restante 13,5% da rifiuti pericolosi. Dopo l’importante diminuzione della produzione totale - registrata nel 2009 (-17% circa), nel 2010 e nel 2012 - nel 2013 la produzione di rifiuti speciali è aumentata (rispettivamente del 13% per i rifiuti non pericolosi e dell'11% per quelli pericolosi), tornando ai livelli degli anni 2004-2007-2008. A livello pro capite la quota annua è di circa 1,23 kg per abitante.
Se si considera in aggiunta la stima di produzione dei rifiuti speciali non pericolosi da costruzione e demolizione (cosiddetti “inerti”, appartenenti alla famiglia CER 17), per i quali non è prevista la dichiarazione MUD,
Se si considera in aggiunta la stima di produzione dei rifiuti speciali non pericolosi da costruzione e demolizione (cosiddetti “inerti”, appartenenti alla famiglia CER 17), per i quali non è prevista la dichiarazione MUD,
i quantitativi arrivano a 9,77 milioni di tonnellate, pari a circa 2,21 kg per abitante all’anno, e la percentuale dei rifiuti non pericolosi sale oltre il 92%.
I dati sui rifiuti speciali sono desunti dalle dichiarazioni MUD, con particolare riferimento all’anno 2013. La banca dati MUD (Modulo Unico di Dichiarazione ambientale), che molti dei soggetti che producono rifiuti e tutti i gestori sono tenuti annualmente a compilare e inviare alle Camere di commercio, rappresenta, a partire dal 19941 anno di istituzione, la fonte dati principale per conoscere e valutare produzione, gestione e flussi dei rifiuti speciali.
1 Tranne per gli anni 2005 e 2006, in cui non sussisteva l’obbligo di dichiarazione per i rifiuti non pericolosi.
I dati sui rifiuti speciali sono desunti dalle dichiarazioni MUD, con particolare riferimento all’anno 2013. La banca dati MUD (Modulo Unico di Dichiarazione ambientale), che molti dei soggetti che producono rifiuti e tutti i gestori sono tenuti annualmente a compilare e inviare alle Camere di commercio, rappresenta, a partire dal 19941 anno di istituzione, la fonte dati principale per conoscere e valutare produzione, gestione e flussi dei rifiuti speciali.
1 Tranne per gli anni 2005 e 2006, in cui non sussisteva l’obbligo di dichiarazione per i rifiuti non pericolosi.
Figura 1
Produzione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi - anni 2001 - 2013, esclusi gli anni 2005-2006
Fonte: Arpa Piemonte, Sezione regionale del Catasto
La figura 1 documenta dal 2001 un aumento della produzione di RSNP (esclusi i CER 17), mentre per i rifiuti senza CER 17 e 19 la prospettiva è di riduzione. Lo stesso andamento, su scala ridotta, si evidenzia anche per i rifiuti pericolosi che, a partire dal 2007, presentano un andamento diverso a seconda che si includano o meno i CER 17 e 19.
Se a livello provinciale si scorporano i CER 19 (figura 2), è evidente come la sostanziale stabilità rilevata dai dati complessivi non corrisponda alla realtà, in quanto senza questa tipologia, in tutte le province, a parte Vercelli e Torino nelle quali nell'ultimo anno si è assistito ad un'inversione di tendenza, emerge la drastica riduzione di produzione delle altre famiglie CER, relative alle attività agricole, artigianali, industriali e di servizio, soprattutto a partire dagli anni 2008-2009.
Figura 2
Produzione di rifiuti speciali (esclusi CER 17 e 19 non pericolosi) totali per provincia - anni 2003-2013 con esclusione degli anni 2005-2006
Fonte: Arpa Piemonte, Sezione regionale del Catasto
La produzione di rifiuti speciali è concentrata in modo particolare in provincia di Torino e i rifiuti quantitativamente più importanti, a parte gli inerti, sono quelli appartenenti alla famiglia CER 19, cioè i rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti e impianti di trattamento delle acque reflue, che costituiscono il 48% del totale, seguiti dai rifiuti derivanti dal trattamento superficiale di metalli e plastiche (famiglia CER 12), che ne costituiscono il 17%, e dagli imballaggi (famiglia CER 15, il 9%).
Le attività preponderanti nella produzione di rifiuti, dopo smaltimento e riciclaggio, sono l’industria dei metalli (metallurgia e fabbricazione prodotti), le attività connesse alla fornitura e depurazione acque e la fabbricazione di macchinari e veicoli.
Figura 3
Attività principali di produzione dei rifiuti speciali - anno 2013
Fonte: Arpa Piemonte, Sezione regionale del Catasto
Figura 4
Produzione di rifiuti speciali per comune
Nella figura 4 sono riportate le mappe relative ai rifiuti. Per visualizzare la mappa di interesse cliccare sulla tendina sotto la legenda.
GESTIONE DI RIFIUTI SPECIALI
La quantità di rifiuti gestiti, compreso il trattamento in discarica, nel 2013 è pari a quasi 9,9 milioni di tonnellate,con un aumento del 1,7% rispetto al 2012 concentrato soprattutto sulle operazioni di smaltimento (+144mila tonnellate) e sui quantitativi smaltiti in discariche (+244mila tonnellate). Si tratta di rifiuti in gran parte non pericolosi e la modalità di trattamento prevalente è il recupero di materia.
Il sistema impiantistico della regione è costituito, sulla base della dichiarazione MUD, da circa 1.208 impianti operativi in grado di rispondere positivamente alle domande di trattamento/smaltimento dei settori produttivi della regione, anche se è fortemente carente nel settore dell’incenerimento con recupero energetico.
Il sistema impiantistico della regione è costituito, sulla base della dichiarazione MUD, da circa 1.208 impianti operativi in grado di rispondere positivamente alle domande di trattamento/smaltimento dei settori produttivi della regione, anche se è fortemente carente nel settore dell’incenerimento con recupero energetico.
Figura 5
Gestione dei rifiuti speciali - anno 2013
Fonte: Arpa Piemonte, Sezione regionale del Catasto
Nel 2013 sono stati sottoposti alle operazioni di recupero 7,6 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, che rappresentano il 76% di quelli gestiti in Piemonte, mentre il 9% è smaltito in discarica e il restante 15% mediante altre tipologie di smaltimento; per la maggior parte si tratta di rifiuti non pericolosi (98%) e i quantitativi trattati sono in diminuzione del 2,9% rispetto al 2012, mentre dal 2007 al 2011 la crescita media annua è stata del 10%.
I quantitativi di rifiuti avviati a recupero hanno subito una
I quantitativi di rifiuti avviati a recupero hanno subito una
diminuzione per tutte le tipologie di trattamento, tranne che per il recupero delle sostanze inorganiche (R5), che è stabile, e quello dei metalli (R4), che è in crescita, l’incremento è dovuto ai rifiuti della famiglia CER 12. Relativamente al 2013 la famiglia CER quantitativamente più significativa per quanto riguarda il recupero, è la 17 (figura 6), costituita principalmente da rifiuti inerti misti, metalli, bitumi, cemento e mattoni, oltre che da terre e rocce da scavo.
Figura 6
Rifiuti speciali recuperati suddivisi per famiglia CER di origine - anno 2013
Fonte: Arpa Piemonte, Sezione regionale del Catasto
Le operazioni di smaltimento a cui sono stati sottoposti i maggiori quantitativi di rifiuti speciali nel 2013 (figura 7) sono il trattamento biologico (D8), con circa 750.000 tonnellate, quasi esclusivamente di rifiuti non pericolosi, pari al 50% delle operazioni di smaltimento, e il trattamento chimico-fisico (D9), con quasi 730.000 tonnellate, di cui il 39% di rifiuti pericolosi. Si rilevano inoltre quantità, inferiori all’1%, di rifiuti inceneriti (D10) o smaltiti con altre modalità. Si deve registrare un ulteriore incremento dei quantitativi in deposito temporaneo prima dello smaltimento (D15), che non sembra dipendere da reali aumenti nei flussi di materiali trattati, quanto da una modalità di compilazione della dichiarazione; procedura forse seguita per analogia alle nuove regole di compilazione introdotte per la gestione R13 (messa in riserva prima del recupero).
Figura 7
Quantità di rifiuti speciali smaltiti, suddivisi per tipologia di operazione escluso lo smaltimento in discarica - anni 2007-2013
Fonte: Arpa Piemonte, Sezione regionale del Catasto
Per quanto riguarda le discariche, risultano nel 2013 complessivamente presenti sul territorio piemontese, in base ai dati MUD, 41 impianti attivi. Rispetto all’anno precedente, i quantitativi smaltiti nelle discariche della ex-categoria 1 (per rifiuti urbani e assimilabili) sono aumentati del 9% e raddoppiati gli inerti, a causa di cospicui conferimenti provenienti dalla Lombardia (l’85% del totale), molto probabilmente dai cantieri dell’Expo, mentre i rifiuti inviati nelle discariche per speciali non pericolosi si sono ridotti (-13%).
Per avere un quadro più aggiornato sulla distribuzione delle discariche attive e in post gestione, viene riportata di seguito la localizzazione sul territorio piemontese sulla base dei dati in possesso dei dipartimenti Arpa, relativi sia a controlli diretti che amministrativi.
Per avere un quadro più aggiornato sulla distribuzione delle discariche attive e in post gestione, viene riportata di seguito la localizzazione sul territorio piemontese sulla base dei dati in possesso dei dipartimenti Arpa, relativi sia a controlli diretti che amministrativi.
Figura 8
Localizzazione degli impianti di discarica attivi e in post gestione sul territorio piemontese
Bilancio regionale dei flussi di rifiuti speciali
Per effettuare un calcolo corretto del bilancio regionale, si devono considerare tutti gli apporti, cercando di stimare anche la quota di rifiuti inerti realmente prodotta.
Basandosi sui quantitativi gestiti a livello regionale, a cui sono aggiunti quelli prodotti in Piemonte e inviati fuori regione, e sottratti quelli gestiti in Piemonte, ma prodotti fuori, si ottiene una stima di produzione dei rifiuti inerti pari a circa 4,3 milioni di tonnellate. In particolare, da un primo bilancio semplificato risulta quanto evidenziato nella tabella 1.
Basandosi sui quantitativi gestiti a livello regionale, a cui sono aggiunti quelli prodotti in Piemonte e inviati fuori regione, e sottratti quelli gestiti in Piemonte, ma prodotti fuori, si ottiene una stima di produzione dei rifiuti inerti pari a circa 4,3 milioni di tonnellate. In particolare, da un primo bilancio semplificato risulta quanto evidenziato nella tabella 1.
Tabella 1
Bilancio dei flussi di rifiuti speciali in Piemonte - anno 2013
-
TIPOLOGIE DI RIFIUTO
TONNELLATE * 1.000
RS prodotti (senza inerti C&D)
+ 5.466
Stima rifiuti inerti C&D prodotti
+ 4.309
Flussi di RS in uscita dalla regione (verso Italia + estero) modificati per quota parte degli inerti*
- 3.163
Flussi di RS in entrata in regione (da Italia + estero)
+ 3.649
RS presenti sul territorio regionale
+ 10.261
RS gestiti in regione (no trattamenti preliminari)
+ 9.986
differenza
-275
Fonte: Arpa Piemonte
* i flussi sono stati corretti aggiungendo ai rifiuti prodotti in uscita dalla Regione una quota di rifiuti inerti da costruzione e demolizione, CER 17 NP, aggiuntiva rispetto a quanto dichiarato, analogamente a quanto effettuato per la stima dei dati produttivi.
Nel bilancio sopra esposto risulta che il quantitativo di rifiuti teoricamente presente sul territorio regionale è inferiore rispetto al quantitativo realmente gestito, con una differenza pari a circa 275.000 tonnellate di rifiuti. Tale differenza, comunque modesta se riportata ai quantitativi in gioco, è probabilmente attribuibile alla complessità delle operazioni di elaborazione dei dati estraibili dalla banca dati MUD e può dipendere, oltre che dalla stima dei rifiuti inerti, anche da altri fattori. Tra questi, per esempio, la quantità dei rifiuti in giacenza, che sono stati prodotti e stoccati nell’anno 2012, ma di fatto gestiti nel 2013, mentre quelli stoccati nel 2013 saranno inclusi fra i gestiti solo nell’anno successivo, influenzando in questo modo il dato relativo al bilancio regionale su base annuale.
Per quanto riguarda i flussi di rifiuti in ingresso nella regione, questi risultano superiori rispetto ai quantitativi in uscita e, in entrambi i casi, riguardano in larga misura scambi con la confinante regione Lombardia. I flussi di rifiuti da e verso i paesi esteri coinvolgono principalmente la Francia e la Germania.
Per quanto riguarda i flussi di rifiuti in ingresso nella regione, questi risultano superiori rispetto ai quantitativi in uscita e, in entrambi i casi, riguardano in larga misura scambi con la confinante regione Lombardia. I flussi di rifiuti da e verso i paesi esteri coinvolgono principalmente la Francia e la Germania.
Figura 9
Flussi e modalità di gestione de rifiuti speciali nel territorio regionale
BOX
Pneumatici Fuori Uso (PFU) in Piemonte
Gli pneumatici fuori uso (PFU) sono pneumatici rimossi dal loro impiego a qualunque punto della loro vita dei quali il detentore si disfi, abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi e che non sono fatti oggetto di ricostruzione o di successivo riutilizzo. Si tratta di rifiuti speciali appartenenti alla categoria dei rifiuti prodotti dallo smantellamento di veicoli fuori uso e dalla manutenzione di veicoli.
Il sistema per la gestione degli PFU si finanzia attraverso l’applicazione, a decorrere dal 7 settembre 2011, di un contributo ambientale, che deve garantire la copertura dei costi di gestione degli PFU ed è a carico degli utenti finali.
Con il DLgs 36/03 relativo alle discariche sono stati introdotti il divieto di smaltimento degli pneumatici interi in discarica eccetto quelli delle biciclette o con diametri esterni maggiori di 1.400 mm e gli PFU usati come materiale di ingegneria per discariche, e dal 16 luglio 2006 è vietato anche lo smaltimento degli PFU triturati.
L’art. 9 del DM 82/11 individua gli obiettivi di raccolta e gestione degli pneumatici a fine vita, e stabilisce che al 31 dicembre 2013 e per gli anni successivi deve essere gestito il 100% del quantitativo degli pneumatici immessi nel 2012 e anni successivi.
Gli pneumatici fuori uso rappresentano un notevole problema ambientale a causa delle quantità prodotte, della scarsa biodegradabilità e della facilità di combustione. Ma se correttamente gestiti nelle operazioni di raccolta e di recupero, gli PFU possono trovare numerosi impieghi se vengono sottoposti a operazioni di recupero di materia o di energia. Gli PFU infatti sono facilmente combustibili e hanno un alto potere calorifico (simile a quello del carbone), per questo motivo sono un’ottima fonte di recupero energetico, apprezzato quale sostitutivo dei combustibili solidi fossili in impianti industriali particolarmente energivori quali cementifici, centrali termoelettriche, cartiere, ecc. A livello italiano quasi il 60% viene avviato a recupero di energia, principalmente in aziende di produzione del cemento ubicate nel territorio nazionale e all’estero.
Se invece lo pneumatico viene sottoposto a riduzione volumetrica, si riescono ad ottenere dei prodotti in gomma con qualità di indubbia utilità, quali l'elasticità e la resistenza alla deformazione, nonché il mantenimento nel tempo. I principali impieghi sono legati alla produzione di asfalti modificati, di pavimentazioni antitrauma e superfici equestri, di campi in erba artificiale e piste da atletica, è possibile anche la produzione di pannelli insonorizzanti, tappetini anti-calpestio, membrane impermeabilizzanti, materiali anti-vibranti e anti-sismici. Se mantenuti interi, gli PFU possono essere utilizzati come elemento costruttivo di barriere insonorizzanti, barriere anti-erosione, stabilizzazione di pendii, protezioni costiere, terrapieni stradali drenanti e termo-isolanti e drenaggi di base in nuove discariche.
Il sistema per la gestione degli PFU si finanzia attraverso l’applicazione, a decorrere dal 7 settembre 2011, di un contributo ambientale, che deve garantire la copertura dei costi di gestione degli PFU ed è a carico degli utenti finali.
Con il DLgs 36/03 relativo alle discariche sono stati introdotti il divieto di smaltimento degli pneumatici interi in discarica eccetto quelli delle biciclette o con diametri esterni maggiori di 1.400 mm e gli PFU usati come materiale di ingegneria per discariche, e dal 16 luglio 2006 è vietato anche lo smaltimento degli PFU triturati.
L’art. 9 del DM 82/11 individua gli obiettivi di raccolta e gestione degli pneumatici a fine vita, e stabilisce che al 31 dicembre 2013 e per gli anni successivi deve essere gestito il 100% del quantitativo degli pneumatici immessi nel 2012 e anni successivi.
Gli pneumatici fuori uso rappresentano un notevole problema ambientale a causa delle quantità prodotte, della scarsa biodegradabilità e della facilità di combustione. Ma se correttamente gestiti nelle operazioni di raccolta e di recupero, gli PFU possono trovare numerosi impieghi se vengono sottoposti a operazioni di recupero di materia o di energia. Gli PFU infatti sono facilmente combustibili e hanno un alto potere calorifico (simile a quello del carbone), per questo motivo sono un’ottima fonte di recupero energetico, apprezzato quale sostitutivo dei combustibili solidi fossili in impianti industriali particolarmente energivori quali cementifici, centrali termoelettriche, cartiere, ecc. A livello italiano quasi il 60% viene avviato a recupero di energia, principalmente in aziende di produzione del cemento ubicate nel territorio nazionale e all’estero.
Se invece lo pneumatico viene sottoposto a riduzione volumetrica, si riescono ad ottenere dei prodotti in gomma con qualità di indubbia utilità, quali l'elasticità e la resistenza alla deformazione, nonché il mantenimento nel tempo. I principali impieghi sono legati alla produzione di asfalti modificati, di pavimentazioni antitrauma e superfici equestri, di campi in erba artificiale e piste da atletica, è possibile anche la produzione di pannelli insonorizzanti, tappetini anti-calpestio, membrane impermeabilizzanti, materiali anti-vibranti e anti-sismici. Se mantenuti interi, gli PFU possono essere utilizzati come elemento costruttivo di barriere insonorizzanti, barriere anti-erosione, stabilizzazione di pendii, protezioni costiere, terrapieni stradali drenanti e termo-isolanti e drenaggi di base in nuove discariche.
Asfalti modificati Campi in erba artificiale Aree gioco
Per poter valutare in Piemonte la produzione e la gestione di questa tipologia di rifiuto, sono stati utilizzati i dati ricavati dall’elaborazione del MUD (Modello Unico Ambientale), attività che viene svolta dalla Sezione Regionale del Catasto Rifiuti presso Arpa Piemonte.
Nel 2013 la produzione degli PFU si attesta sulle 45.500 tonnellate, con un andamento molto variabile da un anno all’altro, ma con valori sempre compresi tra le 45.000 e le 55.000 t. Elevati risultano anche i quantitativi di PFU avviati a operazioni di recupero (circa 46.600 t), in particolare a recupero di materia per l’85% e a recupero energetico per la restante quota.
In Piemonte sono presenti numerosi impianti che effettuano operazioni di recupero di materia, ma sono solo tre quelli che trattano più di 100 tonnellate/anno degli PFU. Nella provincia di Cuneo viene trattato il maggior quantitativo (84%) per la presenza di un’azienda presso la quale gli PFU vengono sottoposti a vari tipi di trattamento meccanico (triturazione, macinazione, vagliatura, frantumazione) per essere ridotti ad un microgranulato di diversi diametri, pronto a rientrare nel ciclo industriale per la produzione di vari utensili, dai pavimenti, agli impianti sportivi, ai manufatti per l’arredo urbano, all'asfalto.
Meno di 2.000 tonnellate/anno vengono invece sottoposte in Piemonte a recupero energetico, per la presenza di un solo impianto in grado di effettuare questo tipo di operazione, sito anche questo in provincia di Cuneo.
Per poter valutare in Piemonte la produzione e la gestione di questa tipologia di rifiuto, sono stati utilizzati i dati ricavati dall’elaborazione del MUD (Modello Unico Ambientale), attività che viene svolta dalla Sezione Regionale del Catasto Rifiuti presso Arpa Piemonte.
Nel 2013 la produzione degli PFU si attesta sulle 45.500 tonnellate, con un andamento molto variabile da un anno all’altro, ma con valori sempre compresi tra le 45.000 e le 55.000 t. Elevati risultano anche i quantitativi di PFU avviati a operazioni di recupero (circa 46.600 t), in particolare a recupero di materia per l’85% e a recupero energetico per la restante quota.
In Piemonte sono presenti numerosi impianti che effettuano operazioni di recupero di materia, ma sono solo tre quelli che trattano più di 100 tonnellate/anno degli PFU. Nella provincia di Cuneo viene trattato il maggior quantitativo (84%) per la presenza di un’azienda presso la quale gli PFU vengono sottoposti a vari tipi di trattamento meccanico (triturazione, macinazione, vagliatura, frantumazione) per essere ridotti ad un microgranulato di diversi diametri, pronto a rientrare nel ciclo industriale per la produzione di vari utensili, dai pavimenti, agli impianti sportivi, ai manufatti per l’arredo urbano, all'asfalto.
Meno di 2.000 tonnellate/anno vengono invece sottoposte in Piemonte a recupero energetico, per la presenza di un solo impianto in grado di effettuare questo tipo di operazione, sito anche questo in provincia di Cuneo.
In merito alle operazioni di recupero sono stati effettuati due importanti lavori sugli PFU:
- Recupero di materia: la Città metropolitana di Torino, con il patrocinio del Politecnico di Torino e di Ecopneus, ha attivato il progetto Tyrec4Life nel quale sono state utilizzate miscele di bitume arricchito con polverino di gomma per asfaltare diversi tratti di strade ed è stato realizzato il primo impianto italiano per la produzione di conglomerati con tecnologia dry a caldo. Nel corso del progetto è stata asfaltata una superficie di 18.100 m2 permettendo il recupero di 3.200 pneumatici fuori uso;
- Recupero di energia: in Provincia di Cuneo è operativo un sistema intergrato di produzione di CDR-P (combustibile da rifiuti di qualità) che prevede il trattamento e la valorizzazione della frazione secca proveniente dai rifiuti urbani con l’aggiunta degli PFU. L'effettivo recupero energetico del combustibile (CDR-P) avviene grazie al suo impiego in co-combustione diretta in un cementificio: il CDR-P alimenta il bruciatore principale in parziale sostituzione (oltre al 40%) del combustibile fossile tradizionalmente utilizzato e contribuisce a ridurre le emissioni atmosferiche dello stabilimento.
Tabella 2 - Bilancio dei flussi degli PFU in Piemonte - anno 2013
Pneumatici Fuori Uso (PFU) |
Quantitativi tonnellate |
PFU prodotti |
45.535 |
PFU avviati a recupero |
46.675 |
PFU in ingresso |
18.546 |
PFU in uscita |
22.376 |
Elaborazione: Arpa Piemonte
In merito al flusso degli PFU risulta che la maggior parte degli pneumatici fuori uso prodotti in Piemonte nel 2013 sia stato consegnato ad aziende piemontesi, mentre i quantitativi consegnati fuori regione siano stati preferenzialmente inviati ad imprese ubicate al di fuori del territorio nazionale, in particolar modo ad aziende localizzate al di fuori dei confini europei. Il maggior quantitativo degli PFU conferito all’estero è stato destinato in Corea del Sud, dove viene sottoposto a recupero energetico presso cementifici; in ambito nazionale invece un quantitativo elevato è stato destinato ad una ditta del Trentino Alto Adige che effettua attività di recupero energetico e a una ditta del Veneto che utilizza gli PFU per produrre CDR.
Un aspetto che è emerso in questi ultimi anni riguarda la presenza sul territorio nazionale degli PFU in eccesso rispetto ai quantitativi immessi regolarmente sul mercato. Tale aspetto è legato alla vendita irregolare degli pneumatici che, oltre ad evadere il contributo ambientale e l’IVA sul prezzo d’acquisto, costituiscono quantitativi “eccedenti” non contabilizzati nelle quote di responsabilità dei diversi soggetti preposti alla gestione dei PFU. La stima di questi quantitativi è compresa tra il 10-20% degli pneumatici immessi regolarmente sul mercato. Il rischio è che se la questione non dovesse essere affrontata correttamente si potrebbe nuovamente assistente ad un incremento dell’abbandono degli pneumatici, con danni rilevanti per l’ambiente e l’economia del paese.
Altro elemento di criticità è legato al fatto che le operazioni di frantumazione, taglio e macinazione degli PFU richiedono un elevato consumo energetico, con conseguenti elevati costi energetici, rendendo i materiali riciclati da PFU non ancora competitivi sul mercato.
Per approfondimenti consulta i siti web di Regione Piemonte e Arpa Piemonte
Consulta la serie storica degli indicatori sui rifiuti
Consulta la serie storica degli indicatori sui rifiuti