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INTEGRAZIONE DIRETTIVE ACQUE-ALLUVIONI

La Direttiva Alluvioni 2007/60/CE ha l’obiettivo di istituire un quadro per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvione per la riduzione delle conseguenze di tali fenomeni su salute umana, ambiente, patrimonio culturale e attività economiche e quindi di individuare misure per la riduzione/mitigazione del rischio idraulico. Tale Direttiva, recepita con decreto legislativo 49/2010, ha condotto alla predisposizione, come avvenuto negli altri distretti italiani, del primo Piano di gestione e valutazione del rischio alluvioni (PGRA) nel distretto idrografico del fiume Po, approvato dal Comitato Istituzionale con deliberazione n. 2 del 3 marzo 2016, che è stato assoggettato alla Valutazione Ambientale Strategica per gli effetti che determina sul contesto ambientale.
In una visione di gestione integrata dei corsi d’acqua, la Direttiva Alluvioni si deve confrontare con la Direttiva Acque 2000/60/CE, che ha introdotto il Piano di gestione delle acque (PdG Po) finalizzato ad attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque.
Le due Direttive, pur avendo finalità differenti, convergono sull’importanza di mantenere o ripristinare un corretto assetto idromorfologico del corso d’acqua, funzionale sia alla prevenzione delle alluvioni e alla riduzione del rischio sia al miglioramento degli ecosistemi acquatici e perifluviali. Inoltre entrambe afferiscono al bacino idrografico come unità territoriale di riferimento e obbligano gli Stati Membri a importanti processi di divulgazione e consultazione pubblica. Ne risulta che i due strumenti di pianificazione devono coordinarsi nel ricercare sinergie e vantaggi comuni nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientali previsti per le risorse idriche.
L’approccio integrato tra difesa idraulica e tutela ambientale delle acque perseguito dai due Piani, già avviato da alcuni anni, è stato potenziato principalmente da quelle azioni e strategie inserite nell’obiettivo generale del Piano alluvioni “Assicurare maggiore spazio ai fiumi”, azioni win-win (vantaggiose per tutti gli obiettivi) che sono confluite anche nel PdG Po all’interno delle tematiche collegate al Miglioramento delle condizioni idromorfologiche dei corpi idrici e alle Misure per la ritenzione naturale delle acque. Queste azioni si rifanno alle proposte di cui alla comunicazione dell’Unione Europea - COM 2013,0249  - sulle Infrastrutture Verdi, quali applicazione di tecniche di protezione compatibili con la qualità morfologica dei corpi idrici, mantenimento o ripristino di piane alluvionali, riqualificazione del reticolo idrico minore.
I due Piani indicano, inoltre, la redazione del Programma di gestione dei sedimenti a livello di bacino idrografico come occasione principale per individuare e concretizzare azioni funzionali agli obiettivi di entrambi, in linea con i contenuti dell'articolo 117, comma 2-quater, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 come modificato con L 221/15 (cd Collegato Ambientale).
La strategia nazionale contenuta nel DL 133/14, convertito con Legge 164/2014 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attivita' produttive) prevede che almeno il 20% delle risorse stanziate per gli interventi in materia di riduzione del rischio idraulico siano destinate ad Interventi integrati di mitigazione del rischio idrogeologico e di tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità, intesi come quelle azioni che devono consentire il raggiungimento integrato degli obiettivi fissati nei due Piani.
A livello nazionale, sia i Piani per l’assetto idrogeologico sia i Piani di gestione sono stralci del Piano di bacino distrettuale (già previsto dalla Legge 183/89, oggi DLgs 152/06, rivisto in ultimo con Legge 221/15).
Il Chisone a Pattemouche