Torna su
Capi bestiame
Figura 1
Fonte: Regione Piemonte
Figura 2
Tabella 1
Emissioni da ZOOTECNIA
Figura 3
ZOOTECNIA
Capi bestiame
È risaputo che gli allevamenti intensivi di bestiame sono tra le cause principali delle emissioni generali di gas serra, con particolare riferimento al protossido di azoto (N2O) e al metano (CH4).
Le principali fonti di emissioni di protossido di azoto sono costituite dallo stoccaggio e dallo spandimento degli effluenti zootecnici sui terreni e dall’apporto diretto di deiezioni sul terreno da parte di animali al pascolo.
Le emissioni di metano sono invece imputabili a due sostanziali motivazioni: da una parte l’emissione enterica dei ruminanti dovuta alla fermentazione che avviene nel rumine durante la digestione, dall’altra la fermentazione dei letami e dei liquami durante la stabulazione.
Le principali fonti di emissioni di protossido di azoto sono costituite dallo stoccaggio e dallo spandimento degli effluenti zootecnici sui terreni e dall’apporto diretto di deiezioni sul terreno da parte di animali al pascolo.
Le emissioni di metano sono invece imputabili a due sostanziali motivazioni: da una parte l’emissione enterica dei ruminanti dovuta alla fermentazione che avviene nel rumine durante la digestione, dall’altra la fermentazione dei letami e dei liquami durante la stabulazione.
Il 10% del patrimonio zootecnico nazionale, pari a circa 1 milione di UBA (unità di bestiame adulto, corrispondente a circa un bovino adulto), è allevato in Piemonte: i dati del Censimento dell’Agricoltura 2010 segnalano la presenza di circa 580.000 UBA appartenenti alle specie bovina e bufalina, circa 300.000 UBA alla specie suina e circa 100.000 UBA alla specie avicole; infine, sono presenti ovicaprini e altre specie per circa 20.000 UBA complessive.
Nell’ultimo trentennio si è registrato un drastico calo della presenza di allevamenti (–74%), che oggi sono circa 20.000. Il calo è stato particolarmente evidente in collina (-26%) e in montagna (-36%), con le ovvie ripercussioni sulla manutenzione del territorio. Analogo trend negativo per il numero di capi, che solo dal 2000 ha ripreso ad aumentare (+3%), pur con differenze sensibili tra le specie (in calo il numero di vacche da latte e di avicunicoli, in aumento i suini).
Nell’ultimo trentennio si è registrato un drastico calo della presenza di allevamenti (–74%), che oggi sono circa 20.000. Il calo è stato particolarmente evidente in collina (-26%) e in montagna (-36%), con le ovvie ripercussioni sulla manutenzione del territorio. Analogo trend negativo per il numero di capi, che solo dal 2000 ha ripreso ad aumentare (+3%), pur con differenze sensibili tra le specie (in calo il numero di vacche da latte e di avicunicoli, in aumento i suini).
Figura 1
Classi di distribuzione del carico zootecnico (UBA/ha)
Fonte: Regione Piemonte
Due terzi dei capi sono oggi allevati in pianura, e circa il 60% delle UBA si trova in provincia di Cuneo. Solo un’azienda agricola piemontese su tre conduce un allevamento; di queste, una su due alleva erbivori (bovini, bufali, ovicaprini, equini). Una parte ragguardevole di tali aziende ha una conduzione mista coltivazioni-allevamenti; un maggior grado di specializzazione si riscontra invece nelle aziende che allevano granivori (suini, avicoli).
Dagli anni ‘80 ad oggi la zootecnia piemontese ha fatto registrare un processo di concentrazione dei capi, allevati in aziende sempre più grandi. Il processo di concentrazione è evidente anche dal punto di vista del carico zootecnico: il dato medio piemontese è oggi pari a circa 1,0 UBA/ha, simile all’Emilia-Romagna e sensibilmente più basso del Veneto (1,7 UBA/ha) e della Lombardia (2,8 UBA/ha).
Figura 2
Evoluzione della consistenza del patrimonio zootecnico piemontese
negli ultimi 4 censimenti dell'agricoltura - anni 1982-2010
k: migliaia
Fonte: Regione Piemonte
Fonte: Regione Piemonte
Tabella 1
Patrimonio zootecnico per tipologia di bestiame
PIEMONTE |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
2014 |
2015 |
||||||
Capi (n.) |
UBA (n.) |
Capi (n.) |
UBA (n.) |
Capi (n.) |
UBA (n.) |
Capi (n.) |
UBA (n.) |
Capi (n.) |
UBA (n.) |
Capi (n.) |
UBA (n.) | |
Avicunicoli |
12.120.404 |
120.267 |
12.259.015 |
123.582 |
13.401.942 |
137.908 |
14.275.626 |
146.028 |
13.684.625 |
136.557 |
13.702.325 |
131.427 |
Bovini |
913.483 |
604.825 |
899.077 |
593.913 |
887.381 |
584.789 |
872.758 |
577.230 |
858.455 |
571.885 |
851.078 |
567.276 |
Bufali |
2.752 |
1.950 |
2.922 |
2.027 |
2.925 |
2.031 |
2.934 |
1.975 |
2.882 |
1.989 |
3.022 |
2.093 |
Ovicaprini |
151.556 |
15.156 |
150.800 |
15.080 |
155.185 |
15.519 |
156.630 |
15.663 |
160.198 |
16.020 |
164.708 |
16.471 |
Equini |
9.108 |
7.286 |
9.899 |
7.919 |
10.555 |
8.444 |
11.245 |
8.996 |
14.105 |
11.284 |
12.426 |
9.941 |
Suini |
1.263.788 |
263.905 |
1.255.189 |
263.162 |
1.265.942 |
267.594 |
1.273.322 |
265.797 |
1.284.459 |
261.550 |
1.252.163 |
256.811 |
Totale |
14.461.091 |
|
14.576.902 |
|
15.723.930 |
|
16.592.515 |
|
16.004.724 |
|
15.982.700 |
Fonte: Regione Piemonte
Tutte le informazioni disponibili sulle caratteristiche e la consistenza degli allevamenti in Piemonte sono reperibili sul sito di stistemapiemonte.* Le UBA sono una unità di conversione delle diverse specie e categorie di bestiame. I coefficienti di conversione utilizzati nelle elaborazioni sono quelli riportati nell'allegato I del regolamento (CE) n. 1200/2009 della Commissione. A titolo di esempio, una vacca da latte corrisponde a 1,0 UBA, un bovino di meno di un anno a 0,4 UBA, una scrofa da riproduzione a 0,5 UBA e una gallina ovaiola a 0,014 UBA.
Emissioni da ZOOTECNIA
Per quanto riguarda le pressioni emissive legate al comparto zootecnico1 è stata utilizzata l’ultima versione disponibile dell’Inventario Regionale delle Emissioni (IREA), che fa riferimento all’anno 2010.
Le emissioni di ammoniaca (NH3) legate alla zootecnia prendono origine dai composti organici contenuti nelle deiezioni animali, particolarmente abbondanti negli allevamenti di maiali, bovini, polli e altri avicoli, diffusi soprattutto nell’area sud-occidentale del Piemonte, ossia nelle province di Cuneo e Torino. In IREA 2010 sono state valorizzate anche le emissioni di particolato primario (PM10) legate ai sistemi di stabulazione degli animali, alla movimentazione dei mangimi, ai residui di pelle e piumaggio degli animali, alle condizioni delle strutture di ricovero.
1Settori 10.04, 10.05, 10.09, 10.10, da classificazione SNAP
Le emissioni di ammoniaca (NH3) legate alla zootecnia prendono origine dai composti organici contenuti nelle deiezioni animali, particolarmente abbondanti negli allevamenti di maiali, bovini, polli e altri avicoli, diffusi soprattutto nell’area sud-occidentale del Piemonte, ossia nelle province di Cuneo e Torino. In IREA 2010 sono state valorizzate anche le emissioni di particolato primario (PM10) legate ai sistemi di stabulazione degli animali, alla movimentazione dei mangimi, ai residui di pelle e piumaggio degli animali, alle condizioni delle strutture di ricovero.
1Settori 10.04, 10.05, 10.09, 10.10, da classificazione SNAP