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VERSO L’APPROVAZIONE DEL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE (PPR)
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LE POLITICHE PER IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI SUOLO
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Il 66% dei Comuni piemontesi ha adottato la programmazione commerciale dal 2006 a oggi, ma il dato sale oltre il 90% se si considerano solo i Comuni di media e grande dimensione. Gli 801 Comuni dotati di programmazione commerciale sono quelli più popolosi ed economicamente attivi: vi troviamo l’89% dei residenti e il 94% dell’intera superficie di vendita attiva in Piemonte. L’analisi evidenzia un ottimo grado di rispondenza alla programmazione regionale: l’81% dei Comuni ha ricevuto dal Settore Regionale Commercio e Terziario una nota di presa d’atto favorevole del lavoro compiuto.
Si osserva un graduale incremento della presenza di addensamenti e localizzazioni commerciali in relazione alla classificazione dei Comuni, dai Comuni minori ai Comuni polo. L’esempio più evidente è quello delle localizzazioni commerciali L2: solo il 9% dei comuni minori ha riconosciuto nuove localizzazioni, negli intermedi il valore sale al 29%, nei subpolo al 42%, nei polo all’84%. È stato quindi raggiunto uno dei principali obiettivi della modifica apportata alla programmazione regionale nel 2006: creare una proporzionalità tra dimensioni dei comuni e riconoscimento di nuove aree commerciali.
Negli anni si osserva una graduale riduzione della presenza di aree commerciali extraurbane: sono stati riconosciuti appena 56 addensamenti commerciali extraurbani A5 in tutto il Piemonte, uno ogni 21 comuni. Rispetto ai monitoraggi degli anni scorsi si denota una conferma delle tendenze illustrate ed una progressiva maggiore aderenza alla normativa regionale volta ad incrementare sì l’offerta commerciale per il consumatore, ma nel rispetto del territorio, contenendo il consumo di suolo.
La Programmazione commerciale introduce anche l’obbligo per le strutture di vendita con superfici di vendita superiori a 4.500 mq di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetico-ambientale attraverso la metodologia di calcolo multicriteria denominata “Protocollo ITACA – Edifici commerciali – Regione piemonte 2012”. In questa sede è utile ricordare che il primo gruppo di indicatori del Protocollo citato valuta gli aspetti di Selezione del Sito, Project Planning e Pianificazione Urbanistica; il gruppo di criteri pesa complessivamente il 10% all’interno dello strumento e contempla la sotto-categoria A.1 Selezione del sito, composta dagli indicatori Valore ecologico del sito, Livello di contaminazione, Distanza dai servizi di trasporto collettivo e (presenza e distanza delle) Reti infrastrutturali, col chiaro intento di disincentivare il consumo di suolo non soltanto dell’edificio commerciale, ma anche di tutte quelle infrastrutture connesse e di supporto all’attività commerciale, come i sottoservizi e la viabilità.
Nel corso degli anni, in fase di rilascio delle autorizzazioni per medie e grandi strutture di vendita, è stata posta sempre maggior attenzione alla fluidificazione del traffico, per evitare inquinamento dovuto a code di veicoli, ed alla raggiungibilità delle aree commerciali con mezzi alternativi all'auto: piste ciclabili, percorsi pedonali protetti e mezzi di trasporto collettivo.
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Figura 2
SITO UNESCO – LINEE GUIDA ADEGUAMENTO PIANI REGOLATORI COMUNALI
In ottemperanza a quanto richiesto dall’Unesco, con due delibere di Giunta Regionale emanate nel 2010 e nel 2013, la Regione Piemonte aveva già delineato i presupposti per l’introduzione di una prima rete di tutela dei territori candidati.
A seguito del riconoscimento, la Regione ha definito lo standard per l’adeguamento dei piani regolatori locali con l’approvazione della DGR n. 26-2131 del 21/09/2015 “Linee Guida Operative per l’adeguamento dei Piani regolatori e dei Regolamenti edilizi alle indicazioni di tutela per il PRG alle direttive inerenti al sito UNESCO “I Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” dando quindi avvio ad un processo di pianificazione alla scala locale con l’obiettivo di garantire la protezione ottimale dei valori del Sito.
Le attività ed iniziative di tutela svolte sulle aree del Sito sono soggette a verifica da parte dell’Unesco ogni sei anni.
Le sopra citate Linee Guida regionali sono state redatte a cura del Gruppo intersettoriale della Direzione Ambiente, Governo e Tutela del Territorio, istituito con D.D. 634 del 26/11/2014-DB0800, in collaborazione con le Province interessate e con il contributo del Comune di La Morra, nonché sulla base delle sperimentazioni avviate con alcune amministrazioni interessate, nell’ambito di specifiche intese.
Le Linee Guida costituiscono, in sintesi uno strumento a supporto degli Enti preposti alla tutela del Sito, con la finalità di accrescere la consapevolezza dei valori riconosciuti dall’Unesco e di mettere in campo una rinnovata rete di tutela mediante azioni di salvaguardia e valorizzazione dei territori, in coerenza con gli obiettivi delineati dal Piano Paesaggistico Regionale (PPR), riadottato con DGR 20-1442 del 18/05/2015.
A questo riguardo si segnala che le Linee Guida sono richiamate all’art. 33, comma 6 delle Norme di Attuazione del PPR, che riconosce il Sito in questione tra i “luoghi ed elementi identitari”del Piemonte, meritevole di essere salvaguardato sotto molteplici aspetti: mantenendo l’utilizzo agricolo dei terreni e le correlate trame insediative, tutelando il valore scenico ed estetico del paesaggio, riqualificando le aree compromesse, nonché identificando e valorizzando i luoghi legati alla cultura del vino.
Le stesse Linee Guida forniscono nello specifico una serie di indicazioni operative, formulate con riferimento sia ai criteri/obiettivi della dichiarazione Unesco (Decisione n. 38COM del 22/06/14) che all’impianto conoscitivo/prescrittivo del PPR, destinate ai Comuni ricadenti nelle core e buffer zone, per lo svolgimento dell’indagine paesaggistica propedeutica alla revisione dei propri Piani Regolatori e dei Regolamenti Edilizi, introducendo quali principali elementi innovativi nei contenuti degli atti di Pianificazione locale:
L’analisi paesaggistica prevista, a livello comunale o di accorpamenti intercomunali, sarà inoltre corredata di alcune Tavole d’Analisi, tra cui si segnala la “Carta della sensibilità visiva”, elaborato che verrà predisposto a cura del competente Settore cartografico della Regione sulla base dei dati segnalati dalle amministrazioni comunali coinvolte, con l’obiettivo di proporre ai Comuni stessi un supporto cartografico condiviso e coerente con i criteri di salvaguardia, riferito ad un contesto paesaggistico omogeneo e non condizionato da “artificiali” limiti comunali.
Le Linee Guida indicano inoltre un percorso procedurale per agevolare e velocizzare gli adeguamenti dei Piani Regolatori, proponendo di attivare, prima dell’avvio della Variante urbanistica, specifici Gruppi di Lavoro (definiti “Tavoli di Lavoro Preliminari”- con la presenza di Regione, Provincia e Comuni) finalizzati a supportare le Amministrazioni locali, coinvolte anche in forme associate, nell’individuazione dei contenuti degli studi e delle procedure necessarie per la redazione e approvazione delle Varianti di recepimento delle Linee Guida medesime.
Nel corso del 2015 la Regione ha provveduto a promuovere in concreto le seguenti iniziative di sperimentazione delle indicazioni di tutela per il Sito Unesco, nonché di divulgazione e prima applicazione dei contenuti delle Linee guida regionali:
Il progetto strategico Corona Verde
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cORONA VERDE: CONCLUSIONI
Lavorare per mantenere il patrimonio naturale con progetti incentrati sulle infrastrutture verdi si sta dimostrando una soluzione efficace anche sotto il profilo dei costi: per quanto sia difficile stimare in modo esauriente il valore della biodiversità, data la sua intrinseca complessità, è evidente che la natura ci fornisce un’ampia varietà di servizi che solo in parte, e comunque con costi elevatissimi, potrebbero essere ottenuti attraverso mezzi tecnologici. Non solo la perdita di questi servizi avrebbe un costo difficilmente stimabile, ma nessun mezzo permette di sostituire i valori estetici e ricreativi che la natura offre.
PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
VERSO L’APPROVAZIONE DEL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE (PPR)
A seguito della nuova adozione del Piano paesaggistico della Regione Piemonte (Ppr), avvenuta con DGR n. 20-1442 del 18 maggio 2015, si sta provvedendo a dare riscontro a tutte le osservazioni pervenute e a operare le correzioni e integrazioni necessarie per giungere alla definitiva approvazione.
In attesa dell’adozione risultano in regime di salvaguardia le disposizioni prescrittive relative ai beni paesaggistici: a partire dalla data di adozione non sono quindi consentiti, sugli immobili e nelle aree tutelati per legge (le rive dei laghi, i territori di alta montagna e quelli coperti da boschi, i corsi d’acqua e le relative sponde, le aree protette, ecc.) o riconosciuti mediante apposita “Dichiarazione di notevole interesse pubblico”, interventi in contrasto con le prescrizioni contenute nelle norme di attuazione del Ppr, nonché con le specifiche prescrizioni d’uso riportate nel nuovo elaborato del Piano, il “Catalogo dei beni paesaggistici del Piemonte”.
Nel Catalogo sono confluiti gli esiti dell’attività di ricognizione dei beni paesaggistici condotta dalla Regione Piemonte e dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT) attraverso un apposito gruppo di lavoro interistituzionale, che ha provveduto a perimetrare e a rappresentare in scala idonea all’identificazione tutti i beni tutelati e a predisporre le specifiche prescrizioni d’uso per quelli di cui agli artt. 136 e 157 del D.Lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio).
La Prima Parte del Catalogo è dedicata a questi ultimi, il cui valore paesaggistico e relativo grado di permanenza/trasformazione è descritto in specifiche schede, che contengono anche la relativa rappresentazione cartografica e la normativa d’uso finalizzata alla loro conservazione.
A seguito dell’approvazione del Ppr, i Comuni, la Città metropolitana e le Province saranno chiamati ad adeguare, entro due anni, i loro strumenti di pianificazione urbanistica o territoriale, al fine di garantire la piena attuazione delle previsioni dettate dal Piano.
Sarà contestualmente attivato il processo di monitoraggio: tale sistema è basato su una serie di specifici indicatori finalizzati a valutare sia il livello di attuazione del Ppr (efficienza) sia il livello di raggiungimento dei suoi obiettivi (efficacia). In particolare l’attuazione sarà misurata valutando sia i termini temporali e le modalità con cui la pianificazione di area vasta e locale ne recepirà le indicazioni, sia l’insieme delle iniziative di diversa natura sviluppate per dare operatività alle sue previsioni.
L’attuazione delle politiche del Ppr sarà, infatti, perseguita anche mediante la promozione di progetti e programmi strategici di interesse sovralocale, capaci di rappresentare un volano per azioni multiple di qualità paesaggistica e di sostenibilità ambientale, fondati su una concreta cooperazione interistituzionale e aperti a soggetti pubblici e privati, portatori di valori e di interessi eterogenei e talvolta conflittuali; tali progetti e programmi e devono essere intesi come complemento dei contenuti normativi del Piano indirizzati , più direttamente, per loro stessa natura, agli aspetti di tutela, di conservazione e di mitigazione degli impatti trasformativi.
Vedi la pagina dedicata al Paesaggio nella sezione Territorio - Stato.
In attesa dell’adozione risultano in regime di salvaguardia le disposizioni prescrittive relative ai beni paesaggistici: a partire dalla data di adozione non sono quindi consentiti, sugli immobili e nelle aree tutelati per legge (le rive dei laghi, i territori di alta montagna e quelli coperti da boschi, i corsi d’acqua e le relative sponde, le aree protette, ecc.) o riconosciuti mediante apposita “Dichiarazione di notevole interesse pubblico”, interventi in contrasto con le prescrizioni contenute nelle norme di attuazione del Ppr, nonché con le specifiche prescrizioni d’uso riportate nel nuovo elaborato del Piano, il “Catalogo dei beni paesaggistici del Piemonte”.
Nel Catalogo sono confluiti gli esiti dell’attività di ricognizione dei beni paesaggistici condotta dalla Regione Piemonte e dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT) attraverso un apposito gruppo di lavoro interistituzionale, che ha provveduto a perimetrare e a rappresentare in scala idonea all’identificazione tutti i beni tutelati e a predisporre le specifiche prescrizioni d’uso per quelli di cui agli artt. 136 e 157 del D.Lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio).
La Prima Parte del Catalogo è dedicata a questi ultimi, il cui valore paesaggistico e relativo grado di permanenza/trasformazione è descritto in specifiche schede, che contengono anche la relativa rappresentazione cartografica e la normativa d’uso finalizzata alla loro conservazione.
A seguito dell’approvazione del Ppr, i Comuni, la Città metropolitana e le Province saranno chiamati ad adeguare, entro due anni, i loro strumenti di pianificazione urbanistica o territoriale, al fine di garantire la piena attuazione delle previsioni dettate dal Piano.
Sarà contestualmente attivato il processo di monitoraggio: tale sistema è basato su una serie di specifici indicatori finalizzati a valutare sia il livello di attuazione del Ppr (efficienza) sia il livello di raggiungimento dei suoi obiettivi (efficacia). In particolare l’attuazione sarà misurata valutando sia i termini temporali e le modalità con cui la pianificazione di area vasta e locale ne recepirà le indicazioni, sia l’insieme delle iniziative di diversa natura sviluppate per dare operatività alle sue previsioni.
L’attuazione delle politiche del Ppr sarà, infatti, perseguita anche mediante la promozione di progetti e programmi strategici di interesse sovralocale, capaci di rappresentare un volano per azioni multiple di qualità paesaggistica e di sostenibilità ambientale, fondati su una concreta cooperazione interistituzionale e aperti a soggetti pubblici e privati, portatori di valori e di interessi eterogenei e talvolta conflittuali; tali progetti e programmi e devono essere intesi come complemento dei contenuti normativi del Piano indirizzati , più direttamente, per loro stessa natura, agli aspetti di tutela, di conservazione e di mitigazione degli impatti trasformativi.
Vedi la pagina dedicata al Paesaggio nella sezione Territorio - Stato.
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LA VALUTAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE
Il paesaggio rurale rappresenta oggi un sistema di valori e funzioni estremamente complesso, così come di fondamentale rilevanza per il genere umano e, in particolare, per l’intero processo di sviluppo economico e sociale regionale. Tuttavia, la crisi che ha recentemente coinvolto la pianificazione del territorio, così come gli altri meccanismi che agiscono sul paesaggio – quali, ad esempio, quelli attribuibili alla Politica Agricola Comune (PAC) – ha dato origine a paesaggi fortemente compromessi, spesso “defraudati” delle specificità storico-culturali.
La ricerca condotta da Enrico Gottero, denominata “Un sistema complesso da valutare: il paesaggio rurale. Indicatori a sostegno delle politiche” – nell’ambito della borsa di ricerca applicata Lagrange 2014, finanziata dalla Fondazione CRT, Fondazione ISI e IRES Piemonte, con la supervisione scientifica della prof.ssa Claudia Cassatella (Politecnico di Torino – DIST) e del dott. Stefano Aimone (IRES) (novembre 2014/ottobre 2015) – ha operato, in coerenza con il Piano paesaggistico regionale (Ppr),
La ricerca condotta da Enrico Gottero, denominata “Un sistema complesso da valutare: il paesaggio rurale. Indicatori a sostegno delle politiche” – nell’ambito della borsa di ricerca applicata Lagrange 2014, finanziata dalla Fondazione CRT, Fondazione ISI e IRES Piemonte, con la supervisione scientifica della prof.ssa Claudia Cassatella (Politecnico di Torino – DIST) e del dott. Stefano Aimone (IRES) (novembre 2014/ottobre 2015) – ha operato, in coerenza con il Piano paesaggistico regionale (Ppr),
nell’intento di (ri)attribuire valore al paesaggio rurale regionale individuando soluzioni concrete e specifiche favorevoli al mantenimento e alla valorizzazione. Il modello proposto, a partire dai dati di conoscenza e di progetto del Ppr, si basa sul principio di integrazione delle politiche agricole e paesaggistiche ed è costituito da una sezione applicativa e sull’utilizzo di differenti tecniche, metodi e strumenti di analisi e valutazione (soprattutto indici e indicatori) a supporto dei processi decisionali regionali.
I prodotti della ricerca sono pertanto indirizzati a colmare le attuali lacune in termini di consapevolezza degli effetti territoriali delle politiche agricole, valutazione del paesaggio rurale regionale, nonché mancanza di dispositivi meta-progettuali a scala sovra-aziendale.
I risultati ottenuti dalla ricerca sono pubblicati, all’interno di un volume edito da IRES Piemonte e disponibile sul sito. Per informazioni: e.gottero@ires.piemonte.it
I prodotti della ricerca sono pertanto indirizzati a colmare le attuali lacune in termini di consapevolezza degli effetti territoriali delle politiche agricole, valutazione del paesaggio rurale regionale, nonché mancanza di dispositivi meta-progettuali a scala sovra-aziendale.
I risultati ottenuti dalla ricerca sono pubblicati, all’interno di un volume edito da IRES Piemonte e disponibile sul sito. Per informazioni: e.gottero@ires.piemonte.it
LE POLITICHE PER IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI SUOLO
ll Piano Territoriale Regionale e il Piano Paesaggistico Regionale assumono come obiettivo strategico il contenimento del consumo di suolo, mirando alla riduzione ed al miglioramento qualitativo dell’occupazione di suolo in ragione delle esigenze ecologiche, sociali ed economiche dei diversi territori interessati.
In ragione di tale obiettivo la Regione ha già avviato azioni utili a rendere operativo sul territorio tale principio: in particolare in applicazione dell’articolo 31 delle Norme di Piano proprio del Ptr - “Contenimento del consumo di suolo” – che introduce il tema del monitoraggio del consumo di suolo, in questi anni sono stati predisposti gli strumenti atti a realizzare un sistema informativo per il monitoraggio di tale fenomeno.
Il tutto si è avviato con il progetto sperimentale “Rapporto sullo Stato del Territorio” che, analizzando e interpretando i fenomeni dell’uso e del consumo di suolo, ha consentito di monitorare gli ultimi decenni dell’andamento del fenomeno che ha caratterizzato in modo costante i processi di nuova urbanizzazione e infrastrutturazione del territorio.
Nel 2012 sono stati pubblicati, nel primo rapporto sul “Monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte”, i dati rilevati nel 2008, riferiti all’intero territorio piemontese, articolati a livello regionale, provinciale e comunale utilizzando, in via sperimentale, un glossario specialistico e un set di indici finalizzati a misurare in termini sistematici quanto suolo viene trasformato e per quali usi. In relazione alla necessità di dare continuità e formale validità alle attività svolte negli anni la Regione ha ritenuto necessario che le definizioni connesse al fenomeno e gli indici che consentono di rappresentare in modo sintetico e standardizzato i diversi problemi indagati, nonché la metodologia utilizzata, dovessero costituire un modello di analisi e monitoraggio univoco per l’intero territorio regionale e di riferimento per il governo del territorio. In tal senso è stato approvato, da parte della Giunta regionale, il documento “Il monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte – edizione 2015”, quale strumento conoscitivo di riferimento per le politiche regionali di carattere territoriale e settoriale e per l’attuazione della normativa urbanistica regionale, degli obiettivi e delle strategie del Piano territoriale regionale e del Piano paesaggistico regionale, in materia di contenimento del consumo di suolo.
Delineati gli obiettivi di tutela dei suoli e le regole per le trasformazioni territoriali attraverso gli strumenti di pianificazione territoriale e paesaggistica regionale, definiti il modello e gli strumenti che consentono di monitorare il fenomeno e valutare gli effetti delle politiche pubbliche nel tempo, risulta ora necessario armonizzare e rendere più efficaci le politiche settoriali in una più ampia visione di governo delle trasformazioni dove le componenti ambientali, naturali e rurali costituiscono una comune risorsa da governare nell’ottica, emergente anche a livello comunitario e nazionale, di un’economia circolare che permetta lo sviluppo attraverso il riutilizzo delle risorse, integrando la pianificazione con i principi della sostenibilità e della funzionalità ecosistemica dei suoli, promuovendo la rigenerazione urbana quale alternativa all’espansione dell’edificato.
In tal senso una efficace azione di governo non si deve connotare nel limitato orizzonte del “consumo di suolo” ma deve orientarsi verso un più moderno ed attuale concetto di governo del territorio inteso come risorsa non rinnovabile dalla quale dipende la possibilità di benessere della società che lo vive.
Risulta pertanto indispensabile porre al centro delle politiche sul contenimento del consumo di suolo tutte le aree libere presenti sul territorio ancorché con caratteristiche e valori diversi (aree agricole, aree di valore naturalistico - ambientale, paesaggistico o che presentano caratteristiche di biodiversità e svolgono, più in generale, funzioni ecosistemiche, ecc.) e parallelamente porre in atto azioni organiche (anche normative) per la promozione degli interventi di rigenerazione urbana e di riuso e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, a fronte del consumo di suolo libero.
In ragione di tale obiettivo la Regione ha già avviato azioni utili a rendere operativo sul territorio tale principio: in particolare in applicazione dell’articolo 31 delle Norme di Piano proprio del Ptr - “Contenimento del consumo di suolo” – che introduce il tema del monitoraggio del consumo di suolo, in questi anni sono stati predisposti gli strumenti atti a realizzare un sistema informativo per il monitoraggio di tale fenomeno.
Il tutto si è avviato con il progetto sperimentale “Rapporto sullo Stato del Territorio” che, analizzando e interpretando i fenomeni dell’uso e del consumo di suolo, ha consentito di monitorare gli ultimi decenni dell’andamento del fenomeno che ha caratterizzato in modo costante i processi di nuova urbanizzazione e infrastrutturazione del territorio.
Nel 2012 sono stati pubblicati, nel primo rapporto sul “Monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte”, i dati rilevati nel 2008, riferiti all’intero territorio piemontese, articolati a livello regionale, provinciale e comunale utilizzando, in via sperimentale, un glossario specialistico e un set di indici finalizzati a misurare in termini sistematici quanto suolo viene trasformato e per quali usi. In relazione alla necessità di dare continuità e formale validità alle attività svolte negli anni la Regione ha ritenuto necessario che le definizioni connesse al fenomeno e gli indici che consentono di rappresentare in modo sintetico e standardizzato i diversi problemi indagati, nonché la metodologia utilizzata, dovessero costituire un modello di analisi e monitoraggio univoco per l’intero territorio regionale e di riferimento per il governo del territorio. In tal senso è stato approvato, da parte della Giunta regionale, il documento “Il monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte – edizione 2015”, quale strumento conoscitivo di riferimento per le politiche regionali di carattere territoriale e settoriale e per l’attuazione della normativa urbanistica regionale, degli obiettivi e delle strategie del Piano territoriale regionale e del Piano paesaggistico regionale, in materia di contenimento del consumo di suolo.
Delineati gli obiettivi di tutela dei suoli e le regole per le trasformazioni territoriali attraverso gli strumenti di pianificazione territoriale e paesaggistica regionale, definiti il modello e gli strumenti che consentono di monitorare il fenomeno e valutare gli effetti delle politiche pubbliche nel tempo, risulta ora necessario armonizzare e rendere più efficaci le politiche settoriali in una più ampia visione di governo delle trasformazioni dove le componenti ambientali, naturali e rurali costituiscono una comune risorsa da governare nell’ottica, emergente anche a livello comunitario e nazionale, di un’economia circolare che permetta lo sviluppo attraverso il riutilizzo delle risorse, integrando la pianificazione con i principi della sostenibilità e della funzionalità ecosistemica dei suoli, promuovendo la rigenerazione urbana quale alternativa all’espansione dell’edificato.
In tal senso una efficace azione di governo non si deve connotare nel limitato orizzonte del “consumo di suolo” ma deve orientarsi verso un più moderno ed attuale concetto di governo del territorio inteso come risorsa non rinnovabile dalla quale dipende la possibilità di benessere della società che lo vive.
Risulta pertanto indispensabile porre al centro delle politiche sul contenimento del consumo di suolo tutte le aree libere presenti sul territorio ancorché con caratteristiche e valori diversi (aree agricole, aree di valore naturalistico - ambientale, paesaggistico o che presentano caratteristiche di biodiversità e svolgono, più in generale, funzioni ecosistemiche, ecc.) e parallelamente porre in atto azioni organiche (anche normative) per la promozione degli interventi di rigenerazione urbana e di riuso e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, a fronte del consumo di suolo libero.
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EDILIZIA COMMERCIALE
Nell’ambito delle proprie funzioni e obiettivi la Regione detta gli indirizzi utili a migliorare la sostenibilità ambientale del comparto dell’edilizia commerciale attraverso gli Indirizzi generali per l’insediamento delle attività commerciali.
La modifica della Programmazione commerciale regionale del 2012, per ridurre il consumo di suolo, ha incentivato l'insediamento in ambiti urbani di attività commerciali di medie e grandi dimensioni, ponendo meno vincoli sulle superfici ivi ammissibili, ad esempio aumentando del 50% la dimensione massima delle localizzazioni commerciali urbane L1 e favorendo il recupero di siti dismessi. Per la stessa motivazione ha invece posto maggiori vincoli per l'individuazione di localizzazioni commerciali periurbane L2.
A 2 anni e mezzo dall’entrata in vigore della modifica della programmazione commerciale regionale, di cui alla DCR n. 191-43016/2012, a novembre 2015 il monitoraggio degli effetti della programmazione commerciale sul territorio regionale, che consta nella raccolta e rielaborazione dei dati provenienti dagli 801 Comuni che hanno approvato la programmazione commerciale dal 2006 ad oggi, riporta il seguente stato di attuazione.
Gli addensamenti commerciali storici rilevanti A1 sono numericamente più consistenti, poiché presenti in ogni comune; si nota una forte consistenza numerica degli addensamenti commerciali urbani A3 e A4 e delle aree progettuali riconosciute come localizzazioni commerciali L1 e L2. In tutto il Piemonte sono stati riconosciuti 1.851 Addensamenti e Localizzazioni.
La modifica della Programmazione commerciale regionale del 2012, per ridurre il consumo di suolo, ha incentivato l'insediamento in ambiti urbani di attività commerciali di medie e grandi dimensioni, ponendo meno vincoli sulle superfici ivi ammissibili, ad esempio aumentando del 50% la dimensione massima delle localizzazioni commerciali urbane L1 e favorendo il recupero di siti dismessi. Per la stessa motivazione ha invece posto maggiori vincoli per l'individuazione di localizzazioni commerciali periurbane L2.
A 2 anni e mezzo dall’entrata in vigore della modifica della programmazione commerciale regionale, di cui alla DCR n. 191-43016/2012, a novembre 2015 il monitoraggio degli effetti della programmazione commerciale sul territorio regionale, che consta nella raccolta e rielaborazione dei dati provenienti dagli 801 Comuni che hanno approvato la programmazione commerciale dal 2006 ad oggi, riporta il seguente stato di attuazione.
Gli addensamenti commerciali storici rilevanti A1 sono numericamente più consistenti, poiché presenti in ogni comune; si nota una forte consistenza numerica degli addensamenti commerciali urbani A3 e A4 e delle aree progettuali riconosciute come localizzazioni commerciali L1 e L2. In tutto il Piemonte sono stati riconosciuti 1.851 Addensamenti e Localizzazioni.
Figura 1
Numero delle zone di insediamento commerciale in Piemonte, suddivise per tipologia
Legenda:
A1 = Addensamenti storici rilevanti
A2 = Addensamenti storici secondari
A3 = Addensamenti commerciali urbani forti
A4 = Addensamenti commerciali urbani minori (o deboli)
A5 = Addensamenti commerciali extraurbani (arteriali)
L1 = Localizzazioni commerciali urbane non addensate
L2 = Localizzazioni commerciali urbano-periferiche non addensate
A1 = Addensamenti storici rilevanti
A2 = Addensamenti storici secondari
A3 = Addensamenti commerciali urbani forti
A4 = Addensamenti commerciali urbani minori (o deboli)
A5 = Addensamenti commerciali extraurbani (arteriali)
L1 = Localizzazioni commerciali urbane non addensate
L2 = Localizzazioni commerciali urbano-periferiche non addensate
Il 66% dei Comuni piemontesi ha adottato la programmazione commerciale dal 2006 a oggi, ma il dato sale oltre il 90% se si considerano solo i Comuni di media e grande dimensione. Gli 801 Comuni dotati di programmazione commerciale sono quelli più popolosi ed economicamente attivi: vi troviamo l’89% dei residenti e il 94% dell’intera superficie di vendita attiva in Piemonte. L’analisi evidenzia un ottimo grado di rispondenza alla programmazione regionale: l’81% dei Comuni ha ricevuto dal Settore Regionale Commercio e Terziario una nota di presa d’atto favorevole del lavoro compiuto.
Si osserva un graduale incremento della presenza di addensamenti e localizzazioni commerciali in relazione alla classificazione dei Comuni, dai Comuni minori ai Comuni polo. L’esempio più evidente è quello delle localizzazioni commerciali L2: solo il 9% dei comuni minori ha riconosciuto nuove localizzazioni, negli intermedi il valore sale al 29%, nei subpolo al 42%, nei polo all’84%. È stato quindi raggiunto uno dei principali obiettivi della modifica apportata alla programmazione regionale nel 2006: creare una proporzionalità tra dimensioni dei comuni e riconoscimento di nuove aree commerciali.
Negli anni si osserva una graduale riduzione della presenza di aree commerciali extraurbane: sono stati riconosciuti appena 56 addensamenti commerciali extraurbani A5 in tutto il Piemonte, uno ogni 21 comuni. Rispetto ai monitoraggi degli anni scorsi si denota una conferma delle tendenze illustrate ed una progressiva maggiore aderenza alla normativa regionale volta ad incrementare sì l’offerta commerciale per il consumatore, ma nel rispetto del territorio, contenendo il consumo di suolo.
La Programmazione commerciale introduce anche l’obbligo per le strutture di vendita con superfici di vendita superiori a 4.500 mq di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetico-ambientale attraverso la metodologia di calcolo multicriteria denominata “Protocollo ITACA – Edifici commerciali – Regione piemonte 2012”. In questa sede è utile ricordare che il primo gruppo di indicatori del Protocollo citato valuta gli aspetti di Selezione del Sito, Project Planning e Pianificazione Urbanistica; il gruppo di criteri pesa complessivamente il 10% all’interno dello strumento e contempla la sotto-categoria A.1 Selezione del sito, composta dagli indicatori Valore ecologico del sito, Livello di contaminazione, Distanza dai servizi di trasporto collettivo e (presenza e distanza delle) Reti infrastrutturali, col chiaro intento di disincentivare il consumo di suolo non soltanto dell’edificio commerciale, ma anche di tutte quelle infrastrutture connesse e di supporto all’attività commerciale, come i sottoservizi e la viabilità.
Nel corso degli anni, in fase di rilascio delle autorizzazioni per medie e grandi strutture di vendita, è stata posta sempre maggior attenzione alla fluidificazione del traffico, per evitare inquinamento dovuto a code di veicoli, ed alla raggiungibilità delle aree commerciali con mezzi alternativi all'auto: piste ciclabili, percorsi pedonali protetti e mezzi di trasporto collettivo.
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DISPERSIONE URBANA E COSTI COLLETTIVI DELLO SPRAWL
I dati sul consumo di suolo elaborati dalla Regione Piemonte sono stati utilizzati e rielaborati nell’ambito di cinque analisi parallele, svolte dagli studenti della Laurea magistrale in economia dell’ambiente, della cultura e del territorio, in collaborazione con l’Ires Piemonte.
Nelle analisi ci si è occupati della rilevazione della dispersione urbana in cinque contesti territoriali diversi, in particolare per le province di Biella, Asti e Verbano-Cusio-Ossola, nonché il Sistema Locale del Lavoro torinese e i 123 Comuni del Patto territoriale del Canavese. Sono stati costruiti indicatori originali basati sulle informazioni fornite dal CSI Piemonte, utilizzando come unità minima di analisi il territorio comunale. Le tematiche approfondite sono state quelle della dispersione urbana e dei costi collettivi dello sprawl.
La dispersione urbana nelle province di Biella, Asti e Verbano-Cusio-Ossola
L’analisi del tessuto morfologico di questi territori effettuata attraverso l’elaborazione originale dei dati CSI, accomunati dalla presenza di territorio a elevato pregio naturalistico e agricolo, ha consentito di approfondire nel dettaglio il fenomeno del consumo di suolo, individuando territori caratterizzati da maggior dispersione e altri da presenza di edifici residenziali e produttivi isolati rispetto al tessuto urbano più compatto, osservato nell’area metropolitana (AM) torinese.
Al fine di determinare la dispersione urbana si è provveduto a calcolare il peso delle classi di suolo rado e discontinuo sul totale, per i soli poligoni di suolo urbanizzato.
I costi collettivi della dispersione urbana nel Sistema Locale del Lavoro di Torino e nel Canavese
L’obiettivo delle analisi concentrate sul territorio metropolitano torinese è stato quello di provare empiricamente la relazione che lega lo sprawl urbano alla spesa pubblica. L’ipotesi di partenza è quella per cui una maggiore dispersione insediativa sia causa di un aumento dei costi per l’infrastrutturazione del territorio, che si traducono in maggiori spese in conto capitale per i Comuni.
Il Sistema Locale del Lavoro di Torino
È stato calcolato un indicatore di dispersione, che esprime la percentuale di suolo impermeabilizzato (infrastrutturato e urbanizzato) a densità rada sulla superficie totale del suolo impermeabilizzato. Questo indicatore è stato successivamente inserito in un modello econometrico volto a verificare l’influenza della dispersione del suolo consumato sulla spesa pubblica comunale.
Analizzando il territorio canavesano, i dati forniti dal CSI Piemonte sono stati utilizzati per la creazione di un indice di compattezza del suolo impermeabilizzato, rapportando la quota di densità superiore al 30% sul totale del suolo consumato. L’informazione così ottenuta è stata inglobata in un indicatore multidimensionale volto ad indagare diversi aspetti della compattezza dell’edificato, alla ricerca di una relazione con l’ammontare delle spese in conto capitale sostenute dai Comuni. Come nel caso dell’area metropolitana torinese, la relazione è stata verificata attraverso un modello di regressione lineare multipla. La distribuzione spaziale relativa agli indicatori prodotti è riportata nei cartogrammi che seguono.
Nelle analisi ci si è occupati della rilevazione della dispersione urbana in cinque contesti territoriali diversi, in particolare per le province di Biella, Asti e Verbano-Cusio-Ossola, nonché il Sistema Locale del Lavoro torinese e i 123 Comuni del Patto territoriale del Canavese. Sono stati costruiti indicatori originali basati sulle informazioni fornite dal CSI Piemonte, utilizzando come unità minima di analisi il territorio comunale. Le tematiche approfondite sono state quelle della dispersione urbana e dei costi collettivi dello sprawl.
La dispersione urbana nelle province di Biella, Asti e Verbano-Cusio-Ossola
L’analisi del tessuto morfologico di questi territori effettuata attraverso l’elaborazione originale dei dati CSI, accomunati dalla presenza di territorio a elevato pregio naturalistico e agricolo, ha consentito di approfondire nel dettaglio il fenomeno del consumo di suolo, individuando territori caratterizzati da maggior dispersione e altri da presenza di edifici residenziali e produttivi isolati rispetto al tessuto urbano più compatto, osservato nell’area metropolitana (AM) torinese.
Al fine di determinare la dispersione urbana si è provveduto a calcolare il peso delle classi di suolo rado e discontinuo sul totale, per i soli poligoni di suolo urbanizzato.
I costi collettivi della dispersione urbana nel Sistema Locale del Lavoro di Torino e nel Canavese
L’obiettivo delle analisi concentrate sul territorio metropolitano torinese è stato quello di provare empiricamente la relazione che lega lo sprawl urbano alla spesa pubblica. L’ipotesi di partenza è quella per cui una maggiore dispersione insediativa sia causa di un aumento dei costi per l’infrastrutturazione del territorio, che si traducono in maggiori spese in conto capitale per i Comuni.
Il Sistema Locale del Lavoro di Torino
È stato calcolato un indicatore di dispersione, che esprime la percentuale di suolo impermeabilizzato (infrastrutturato e urbanizzato) a densità rada sulla superficie totale del suolo impermeabilizzato. Questo indicatore è stato successivamente inserito in un modello econometrico volto a verificare l’influenza della dispersione del suolo consumato sulla spesa pubblica comunale.
Analizzando il territorio canavesano, i dati forniti dal CSI Piemonte sono stati utilizzati per la creazione di un indice di compattezza del suolo impermeabilizzato, rapportando la quota di densità superiore al 30% sul totale del suolo consumato. L’informazione così ottenuta è stata inglobata in un indicatore multidimensionale volto ad indagare diversi aspetti della compattezza dell’edificato, alla ricerca di una relazione con l’ammontare delle spese in conto capitale sostenute dai Comuni. Come nel caso dell’area metropolitana torinese, la relazione è stata verificata attraverso un modello di regressione lineare multipla. La distribuzione spaziale relativa agli indicatori prodotti è riportata nei cartogrammi che seguono.
Figura 2
Indice di dispersione
Fonte: elaborazione su dati CSI a cura degli studenti del Corso di laurea magistrale in Economia dell’ambiente, della cultura e del territorio
Laureandi: Giulia Vescovo, Daniele Quadri, Claudio Bedin, Ginevra Cassetti, Tiziana Gentile
Correlatore: Santino Piazza (IRES piemonte)
Laureandi: Giulia Vescovo, Daniele Quadri, Claudio Bedin, Ginevra Cassetti, Tiziana Gentile
Correlatore: Santino Piazza (IRES piemonte)
SITO UNESCO – LINEE GUIDA ADEGUAMENTO PIANI REGOLATORI COMUNALI
L’iscrizione del sito piemontese “I Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” al patrimonio mondiale dell’UNESCO avviene al termine di un percorso lungo e complesso intrapreso nel 2006, consolidatosi a Parigi nel 2013, con la presentazione del primo Dossier per la candidatura, e culminato il 22 giugno 2014, a Doha in Qatar con il parere favorevole all’iscrizione del sito piemontese.
Il Sito in questione rappresenta la cinquantesima presenza italiana nella lista dell’organizzazione internazionale.
A seguito del riconoscimento il Sito Unesco “I Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” si presenta come un’area discontinua di 10.800 ettari circa - contornata da una zona di protezione d’estensione pari a circa 76.000 ettari - ricadente nei territori delle Province di Cuneo, Asti, Alessandria, assumendo le caratteristiche di sito seriale articolato in sei componenti (in precedenza definire “Core Zone”: zone di eccellenza).
Quattro componenti: “La Langa del Barolo”, “Le colline del Barbaresco”, “Nizza Monferrato e il Barbera”, e “Canelli e l’Asti spumante” sono state selezionate in rapporto allo specifico legame tra vitigno, tecniche di vinificazione ed ambiente, in relazione alle produzioni enologiche di riconosciuta qualità in ambito internazionale. La componente: “Il Monferrato degli Infernot” è distinta dalla presenza di una singolare tipologia architettonica della tradizione rurale locale, ovvero gli “infernot”, cantine molto particolari scavate nella cosiddetta “pietra da cantoni”, materiale lapideo “ornamentale” che caratterizza geologicamente la zona. La sesta componente, “Il Castello Grinzane di Cavour” in cui visse Camillo Benso conte di Cavour, ospita la prima enoteca regionale del Piemonte ed un museo etnografico sulla tradizione vitivinicola e costituisce pertanto una singolare testimonianza della storia della viticoltura piemontese.
A protezione delle suddette sei componenti sono state individuate due ampie “zone tampone”, le “buffer zone”, che si estendono rispettivamente a contorno della Core “Il Monferrato degli Infernot” ed a contorno delle restanti cinque componenti.
Il Sito comprende quindi 29 comuni che insistono in modo totale o parziale all’interno delle sei componenti – ovvero le “core zone ” – e 72 Comuni che rientrano nelle “buffer zone”, per un totale complessivo di 101 comuni ubicati nelle Province di Cuneo, Asti, Alessandria.
Il Sito in questione rappresenta la cinquantesima presenza italiana nella lista dell’organizzazione internazionale.
A seguito del riconoscimento il Sito Unesco “I Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” si presenta come un’area discontinua di 10.800 ettari circa - contornata da una zona di protezione d’estensione pari a circa 76.000 ettari - ricadente nei territori delle Province di Cuneo, Asti, Alessandria, assumendo le caratteristiche di sito seriale articolato in sei componenti (in precedenza definire “Core Zone”: zone di eccellenza).
Quattro componenti: “La Langa del Barolo”, “Le colline del Barbaresco”, “Nizza Monferrato e il Barbera”, e “Canelli e l’Asti spumante” sono state selezionate in rapporto allo specifico legame tra vitigno, tecniche di vinificazione ed ambiente, in relazione alle produzioni enologiche di riconosciuta qualità in ambito internazionale. La componente: “Il Monferrato degli Infernot” è distinta dalla presenza di una singolare tipologia architettonica della tradizione rurale locale, ovvero gli “infernot”, cantine molto particolari scavate nella cosiddetta “pietra da cantoni”, materiale lapideo “ornamentale” che caratterizza geologicamente la zona. La sesta componente, “Il Castello Grinzane di Cavour” in cui visse Camillo Benso conte di Cavour, ospita la prima enoteca regionale del Piemonte ed un museo etnografico sulla tradizione vitivinicola e costituisce pertanto una singolare testimonianza della storia della viticoltura piemontese.
A protezione delle suddette sei componenti sono state individuate due ampie “zone tampone”, le “buffer zone”, che si estendono rispettivamente a contorno della Core “Il Monferrato degli Infernot” ed a contorno delle restanti cinque componenti.
Il Sito comprende quindi 29 comuni che insistono in modo totale o parziale all’interno delle sei componenti – ovvero le “core zone ” – e 72 Comuni che rientrano nelle “buffer zone”, per un totale complessivo di 101 comuni ubicati nelle Province di Cuneo, Asti, Alessandria.
In ottemperanza a quanto richiesto dall’Unesco, con due delibere di Giunta Regionale emanate nel 2010 e nel 2013, la Regione Piemonte aveva già delineato i presupposti per l’introduzione di una prima rete di tutela dei territori candidati.
A seguito del riconoscimento, la Regione ha definito lo standard per l’adeguamento dei piani regolatori locali con l’approvazione della DGR n. 26-2131 del 21/09/2015 “Linee Guida Operative per l’adeguamento dei Piani regolatori e dei Regolamenti edilizi alle indicazioni di tutela per il PRG alle direttive inerenti al sito UNESCO “I Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” dando quindi avvio ad un processo di pianificazione alla scala locale con l’obiettivo di garantire la protezione ottimale dei valori del Sito.
Le attività ed iniziative di tutela svolte sulle aree del Sito sono soggette a verifica da parte dell’Unesco ogni sei anni.
Le sopra citate Linee Guida regionali sono state redatte a cura del Gruppo intersettoriale della Direzione Ambiente, Governo e Tutela del Territorio, istituito con D.D. 634 del 26/11/2014-DB0800, in collaborazione con le Province interessate e con il contributo del Comune di La Morra, nonché sulla base delle sperimentazioni avviate con alcune amministrazioni interessate, nell’ambito di specifiche intese.
Le Linee Guida costituiscono, in sintesi uno strumento a supporto degli Enti preposti alla tutela del Sito, con la finalità di accrescere la consapevolezza dei valori riconosciuti dall’Unesco e di mettere in campo una rinnovata rete di tutela mediante azioni di salvaguardia e valorizzazione dei territori, in coerenza con gli obiettivi delineati dal Piano Paesaggistico Regionale (PPR), riadottato con DGR 20-1442 del 18/05/2015.
A questo riguardo si segnala che le Linee Guida sono richiamate all’art. 33, comma 6 delle Norme di Attuazione del PPR, che riconosce il Sito in questione tra i “luoghi ed elementi identitari”del Piemonte, meritevole di essere salvaguardato sotto molteplici aspetti: mantenendo l’utilizzo agricolo dei terreni e le correlate trame insediative, tutelando il valore scenico ed estetico del paesaggio, riqualificando le aree compromesse, nonché identificando e valorizzando i luoghi legati alla cultura del vino.
Le stesse Linee Guida forniscono nello specifico una serie di indicazioni operative, formulate con riferimento sia ai criteri/obiettivi della dichiarazione Unesco (Decisione n. 38COM del 22/06/14) che all’impianto conoscitivo/prescrittivo del PPR, destinate ai Comuni ricadenti nelle core e buffer zone, per lo svolgimento dell’indagine paesaggistica propedeutica alla revisione dei propri Piani Regolatori e dei Regolamenti Edilizi, introducendo quali principali elementi innovativi nei contenuti degli atti di Pianificazione locale:
- gli aspetti connessi alla tutela del paesaggio e dell’analisi paesaggistica, che entrano a pieno titolo a far parte degli Strumenti della pianificazione locale;
- nuovi percorsi d’analisi e di scambio tra vari soggetti istituzionali, in primis tra comuni limitrofi nell’ottica della redazione di indagini più coerenti con gli aspetti territoriali di visibilità e di accesso ai territori, piuttosto che in esclusiva aderenza ai limiti amministrativi;
- il riconoscimento degli elementi di pregio o detrattori del paesaggio, che attraverso l’analisi paesaggistica potranno essere individuati e successivamente indagati e pianificati in modo coerente attraverso gli strumenti urbanistici;
- le tematiche correlate all’agricoltura vengono trasposte nella pianificazione locale per la prima volta con una ricaduta mirata, dal momento che il paesaggio vitivinicolo e la cultura del vino sono ritenuti i fattori fondanti del riconoscimento dell’eccezionale valore universale da parte del Comitato Unesco.
L’analisi paesaggistica prevista, a livello comunale o di accorpamenti intercomunali, sarà inoltre corredata di alcune Tavole d’Analisi, tra cui si segnala la “Carta della sensibilità visiva”, elaborato che verrà predisposto a cura del competente Settore cartografico della Regione sulla base dei dati segnalati dalle amministrazioni comunali coinvolte, con l’obiettivo di proporre ai Comuni stessi un supporto cartografico condiviso e coerente con i criteri di salvaguardia, riferito ad un contesto paesaggistico omogeneo e non condizionato da “artificiali” limiti comunali.
Le Linee Guida indicano inoltre un percorso procedurale per agevolare e velocizzare gli adeguamenti dei Piani Regolatori, proponendo di attivare, prima dell’avvio della Variante urbanistica, specifici Gruppi di Lavoro (definiti “Tavoli di Lavoro Preliminari”- con la presenza di Regione, Provincia e Comuni) finalizzati a supportare le Amministrazioni locali, coinvolte anche in forme associate, nell’individuazione dei contenuti degli studi e delle procedure necessarie per la redazione e approvazione delle Varianti di recepimento delle Linee Guida medesime.
Nel corso del 2015 la Regione ha provveduto a promuovere in concreto le seguenti iniziative di sperimentazione delle indicazioni di tutela per il Sito Unesco, nonché di divulgazione e prima applicazione dei contenuti delle Linee guida regionali:
- la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa con il Comune di La Morra (CN) in data 4/05/2015 che attraverso programmati e cadenzati momenti di confronto condotti con l’istituzione del “Tavolo tecnico” quale organismo tecnico congiunto, ha come obiettivo la messa a punto d’indicazioni finalizzate a perfezionare gli strumenti urbanistici ed i regolamenti edilizi comunali sulla base dei valori riconosciuti dall’Unesco e la loro sperimentazione nella definizione dei contenuti degli strumenti urbanistici di adeguamento alle Linee Guida. L’attività verrà terminata a inizio 2016;
- la sottoscrizione con alcuni Comuni dell’astigiano di ulteriori Protocolli di intesa con finalità analoghe a quelle sopra menzionate per il Comune di La Morra: con Costigliole d’Asti in data 30/07/15 e con l’Unione di Comuni “Comunità collinare vigne e vini” in data 30/09/15;
- la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa con l’Unione di Comuni “Colline di Langa e Barolo” in data 28/12/2015 per l’attivazione di politiche di valorizzazione del paesaggio e per la messa a punto di un Documento Programmatico finalizzato ad uniformare gli strumenti di pianificazione urbanistica ed i regolamenti edilizi vigenti dei Comuni associati sulla base dei valori riconosciuti dall’Unesco;
- l’individuazione di raggruppamenti ottimali di Comuni, in relazione a similari caratteristiche geomorfologiche, a criteri di prossimità o alla presenza di accorpamenti amministrativi (Unioni di comuni), allo scopo di stimolare le AACC a redigere congiuntamente le indagini paesaggistiche previste, in ossequio ai criteri propri della tutela del paesaggio in un’ottica di contenimento della spesa e di reciproca tutela. L’attività, iniziata a fine 2015, proseguirà nel 2016 con la convocazione di incontri congiunti, articolati per Provincia, con tutti i Comuni ricadenti nel Sito.
Il progetto strategico Corona Verde
Corona Verde rappresenta uno dei più importanti esempi di Regione Piemonte di progetto territoriale in grado di dare attuazione in modo integrato e sinergico alle diverse politiche regionali in campo ambientale, culturale e di sviluppo locale.
Il progetto lavora per realizzare un’infrastruttura verde, che mette in relazione la Corona di Delizie delle Residenze Reali (Patrimonio Mondiale dell’Umanità – Unesco) che attornia la città di Torino con la “Cintura Verde” dei Parchi metropolitani, dei Fiumi e dalle Aree Rurali ancora poco alterate, per riqualificare il territorio dell’area metropolitana torinese e migliorare la qualità di vita dei suoi abitanti. Una infrastruttura paesaggistico ambientale
Il progetto lavora per realizzare un’infrastruttura verde, che mette in relazione la Corona di Delizie delle Residenze Reali (Patrimonio Mondiale dell’Umanità – Unesco) che attornia la città di Torino con la “Cintura Verde” dei Parchi metropolitani, dei Fiumi e dalle Aree Rurali ancora poco alterate, per riqualificare il territorio dell’area metropolitana torinese e migliorare la qualità di vita dei suoi abitanti. Una infrastruttura paesaggistico ambientale
complementare e sussidiaria alle Aree protette regionali e compensativa della forte urbanizzazione dell’area metropolitana torinese.
Per dare forza al progetto, si è costruito un sistema articolato di governance territoriale per favorire la collaborazione tra gli enti e le comunità locali e per integrare una molteplicità di politiche e azioni sinergiche. 82 Comuni e altri 18 soggetti tra pubblici e privati, hanno firmato il Protocollo d’Intesa per condividere obiettivi e impegni. Il territorio interessato comprende la Città di Torino e altre 92 municipalità con un’estensione di quasi 165.000 ha e una popolazione di circa 1.800.000 abitanti. Ai fini operativi questa area è stata suddivisa in 6 Ambiti territoriali coordinati da altrettanti Comuni capofila.
La partecipazione è garantita da una struttura di governo: una Cabina di Regia di ampia rappresentatività territoriale (MIBACT, Città metropolitana di Torino, sei Comuni capofila, Parco del Po e della Collina torinese) supportata da una Segreteria Tecnica, entrambe coordinate dalla Regione Piemonte, con il supporto scientifico del Politecnico di Torino.
Strumento fondamentale del Progetto è il Masterplan: elaborato in modo partecipato e condiviso, rappresenta lo strumento utile ad attivare un programma con orizzonte di medio e lungo periodo (15-20 anni), in cui il Verde, al pari agli altri sistemi di rete tradizionali (trasporti, rete dei servizi, etc.), rappresenta un elemento fondante dello sviluppo urbano.
Il Masterplan è strutturato in 4 strategie che costituiscono le direttrici principali di Corona Verde:
In generale attraverso gli investimenti su tutti i 18 progetti finanziati si sono potenziate e create dinamiche di sviluppo locale sostenibile e durevole, un esempio concreto di green economy.
Per dare forza al progetto, si è costruito un sistema articolato di governance territoriale per favorire la collaborazione tra gli enti e le comunità locali e per integrare una molteplicità di politiche e azioni sinergiche. 82 Comuni e altri 18 soggetti tra pubblici e privati, hanno firmato il Protocollo d’Intesa per condividere obiettivi e impegni. Il territorio interessato comprende la Città di Torino e altre 92 municipalità con un’estensione di quasi 165.000 ha e una popolazione di circa 1.800.000 abitanti. Ai fini operativi questa area è stata suddivisa in 6 Ambiti territoriali coordinati da altrettanti Comuni capofila.
La partecipazione è garantita da una struttura di governo: una Cabina di Regia di ampia rappresentatività territoriale (MIBACT, Città metropolitana di Torino, sei Comuni capofila, Parco del Po e della Collina torinese) supportata da una Segreteria Tecnica, entrambe coordinate dalla Regione Piemonte, con il supporto scientifico del Politecnico di Torino.
Strumento fondamentale del Progetto è il Masterplan: elaborato in modo partecipato e condiviso, rappresenta lo strumento utile ad attivare un programma con orizzonte di medio e lungo periodo (15-20 anni), in cui il Verde, al pari agli altri sistemi di rete tradizionali (trasporti, rete dei servizi, etc.), rappresenta un elemento fondante dello sviluppo urbano.
Il Masterplan è strutturato in 4 strategie che costituiscono le direttrici principali di Corona Verde:
- Potenziamento della rete ecologica
- Completamento e qualificazione della rete fruitiva
- Qualificazione dell’agricoltura periurbana
- Ridisegno dei bordi e delle porte urbane.
In generale attraverso gli investimenti su tutti i 18 progetti finanziati si sono potenziate e create dinamiche di sviluppo locale sostenibile e durevole, un esempio concreto di green economy.
BOX
La riapertura dei termini per la presentazione di nuove istanze
Nella primavera del 2015, in presenza di una residua disponibilità di risorse sullo stanziamento iniziale, dopo un intenso lavoro di ricognizione e istruttoria effettuato dalla Cabina di Regia, sono stati riaperti i termini per la presentazione di nuove domande di ammissione a contributo per l’Asse III. Riqualificazione Territoriale - Attivita' III.1.1. "Tutela dei beni ambientali e culturali" - Progetto strategico "Corona Verde".
Dall’istruttoria delle domande pervenute per accedere al finanziamento sono stati individuati 4 nuovi progetti ammissibili a contributo:
Dall’istruttoria delle domande pervenute per accedere al finanziamento sono stati individuati 4 nuovi progetti ammissibili a contributo:
- Comune di Chieri per la riqualificazione ecosistemica del tratto urbano del Rio Tepice;
- Comune di Pino Torinese per portare a compimento la riqualificazione dei percorsi pedonali lungo la strada Panoramica dei Colli, già iniziata con i progetti del Comune di Torino e del Parco del Po e della Collina Torinese;
- Comune di Sant’Ambrogio, per la ricostruzione del corridoio verde per il passaggio dei camosci e la tutela delle orchidee selvatiche mediante la realizzazione di un ponte tibetano;
- Comune di Collegno, per la ricucitura paesaggistica e la riqualificazione ambientale dell’accesso sud del Parco Agronaturale della Dora.
cORONA VERDE: CONCLUSIONI
La Regione Piemonte, anche grazie all’esperienza di Corona Verde, ha riconosciuto nei propri documenti di programmazione economica che ai fini dello sviluppo del suo territorio, oltre alle azioni finalizzate alla trasformazione dell’economia, risulta necessario sostenere quelle mirate alla salvaguardia e alla tutela del capitale naturale e degli ecosistemi in quanto fornitori di un flusso di beni e servizi essenziali. Alle azioni di tutela e protezione si devono poi affiancare e integrare quelle di valorizzazione di questo capitale naturale che, messo in relazione con il notevole patrimonio storico e culturale, può costituire, realmente, un efficace volano di sviluppo.
Lavorare per mantenere il patrimonio naturale con progetti incentrati sulle infrastrutture verdi si sta dimostrando una soluzione efficace anche sotto il profilo dei costi: per quanto sia difficile stimare in modo esauriente il valore della biodiversità, data la sua intrinseca complessità, è evidente che la natura ci fornisce un’ampia varietà di servizi che solo in parte, e comunque con costi elevatissimi, potrebbero essere ottenuti attraverso mezzi tecnologici. Non solo la perdita di questi servizi avrebbe un costo difficilmente stimabile, ma nessun mezzo permette di sostituire i valori estetici e ricreativi che la natura offre.
Corona Verde, quale intervento di riqualificazione urbana avanzato che mira alla conservazione della biodiversità e, parallelamente, alla valorizzazione di tale patrimonio in sinergia con quello storico e culturale, si candida, quindi, a diventare anche nel prossimo futuro di questa Regione un modello per attivare nuovi progetti di sviluppo economico locale durevole e sostenibile utile al conseguimento del benessere sociale, un esempio concreto di green economy che gestisce in modo intelligente le attività economiche, la mobilità, le risorse ambientali, le relazioni tra le persone, le politiche dell’abitare ed il metodo di amministrazione, in una visione di flessibilità, diversificazione e interdisciplinarietà.
Tutto il materiale documentale e informativo del progetto Corona Verde è consultabile all’indirizzo:
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/coronaverde/index.htm
La brochure, in formato pdf, è scaricabile all’indirizzo:
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/coronaverde/dwd/cv_brochure_2012.pdf
Il depliant con la mappa e i principali punti di interesse di Corona Verde è scaricabile all’indirizzo:
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/coronaverde/dwd/CV_depliant.pdf
Sulla pagina web dedicata al canale YouTube della Regione Piemonte è possibile vedere il documentario integrale dedicato al progetto.
Inoltre, sono disponibili 6 pillole dedicate ai 6 temi principali di Corona Verde, nonché i reportage dei cantieri in corso di realizzazione e conclusi.
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/coronaverde/index.htm
La brochure, in formato pdf, è scaricabile all’indirizzo:
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/coronaverde/dwd/cv_brochure_2012.pdf
Il depliant con la mappa e i principali punti di interesse di Corona Verde è scaricabile all’indirizzo:
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/coronaverde/dwd/CV_depliant.pdf
Sulla pagina web dedicata al canale YouTube della Regione Piemonte è possibile vedere il documentario integrale dedicato al progetto.
Inoltre, sono disponibili 6 pillole dedicate ai 6 temi principali di Corona Verde, nonché i reportage dei cantieri in corso di realizzazione e conclusi.