AGRICOLTURA
Nelle aree in cui la pratica agricola ha una storia plurimillenaria, quali il bacino del Mediterraneo, la
biodiversità vegetale e animale si è largamente adattata alla presenza di vaste aree coltivate, a volte plasmando le proprie esigenze ecologiche in funzione della struttura e funzionamento dei paesaggi agricoli, o comunque sapendo sfruttare le opportunità da essi offerte.
Negli ultimi anni, l’introduzione dei mezzi meccanici e delle sostanze chimiche di sintesi ha modificato il volto dell'agricoltura, trasformandola in pochi decenni in un’attività di produzione di tipo quasi industriale. Questo fenomeno ha portato a una vera e propria trasformazione nell'utilizzo del suolo: da un lato troviamo terreni pianeggianti, occupati da colture intensive impoverite dal punto di vista ecologico, dall’altro i sistemi marginali con la loro biodiversità naturale, agraria, culturale, ormai in via di estinzione, destinati alla lenta ricolonizzazione che però difficilmente ritornerà a buoni livelli di biodiversità e stabilità ecologica.
Il livello di biodiversità presente nei terreni agricoli è molto diverso in relazione alla tipologia di coltura presente e alle sue modalità di gestione. Alcuni esempi:
- i seminativi irrigui e, tra questi, le coltivazioni di mais sono gli ambienti agrari con la minor diffusione di specie selvatiche e indici di biodiversità più preoccupanti. In questi ambienti occorre quindi invertire la tendenza in corso;
- i seminativi non irrigui, quali ad esempio i campi di cereali, e in particolare il grano, sono un ambiente agrario che ospita un maggior numero di specie selvatiche di interesse rispetto ai seminativi irrigui ma comunque hanno un loro impatto significativo sull’ecosistema. Il ripristino di siepi e filari, la conservazione delle fasce di margine potrebbe migliorare in parte la situazione;
- nei frutteti e nei vigneti il livello di biodiversità cresce leggermente, soprattutto nei vigneti situati in un mosaico ambientale in cui siano ancora presenti boschetti, prati che costituiscono uno degli ambienti chiave per la maggior parte delle specie di uccelli;
- i prati stabili e le coltivazioni con spazi naturali sono zone dove gli uccelli trovano riparo e cibo e la loro presenza è abbastanza numerosa. Se confinano con boschi e aree non coltivate o in presenza di una rete di siepi e filari, questi habitat sono ancora più adatti a ospitare una fauna di particolare interesse;
- le risaie sono un ambiente artificiale, ma sono anche l’ambiente naturale di un gran numero di uccelli che un tempo vivevano nelle aree umide delle nostre pianure, ormai bonificate e trasformate in terreni coltivabili. Così nelle risaie del novarese e vercellese sono presenti Aironi, tarabusi, ma anche Cavalieri d’Italia e Garzette. Le risaie svolgono anche un ruolo importante per gli uccelli migratori che in primavera sono visibili nelle vasche appena allagate, in cui trovano nutrimento per proseguire il loro viaggio verso l’Europa settentrionale. Le tecniche colturali devono necessariamente orientarsi alla conservazione di questo importante polmone di biodiversità, soprattutto per la tutela di Anfibi e Libellule, naturali competitori di insetti molesti quali le Zanzare.
sau (SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA)
Tabella 1
Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Piemonte - anno 2015
Utilizzo del terreno |
SAU (ha) |
1 Seminativi |
508.329,97 |
2 Coltivazioni permanenti |
88.199,10 |
3 Orti familiari |
691,5902 |
4 Prati permanenti e pascoli |
297.620,29 |
n.d. |
277,93 |
SAU |
895.118,87 |
Tabella 2
Variazione SAU anni 2007-2015
Anno |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
2014 |
2015 |
Utilizzo del terreno |
SAU (ha) |
||||||||
1 Seminativi |
526.546,04 |
514.637,43 |
506.925,65 |
496.294,68 |
494.338,01 |
497.820,68 |
498.400,23 |
500.407,34 |
508.329,97 |
2 Coltivazioni permanenti |
87.105,21 |
87.959,62 |
89.092,52 |
89.572,20 |
88.977,13 |
88.216,95 |
87.273,54 |
87.482,65 |
88.199,10 |
3 Orti familiari |
840,66 |
832,09 |
843,59 |
835,33 |
784,92 |
687,57 |
625,75 |
606,19 |
691.5902 |
4 Prati permanenti e pascoli |
355.973,08 |
371.067,21 |
370.423,07 |
367.762,36 |
362.254,69 |
350.398,53 |
334.214,93 |
325.433,75 |
297.620,29 |
N.D. |
797,55 |
1.020,43 |
1.615,39 |
1.794,60 |
1.964,23 |
1.764,70 |
1.973,53 |
1.981,76 |
277,93 |
SAU |
971.262,53 |
975.516,78 |
968.900,21 |
956.259,18 |
948.318,97 |
938.888,42 |
922.487,98 |
915.911,70 |
895.118,87 |
Trend SAU |
100% |
100% |
100% |
98% |
98% |
97% |
95% |
94% |
92% |
SAU NELL'AMBITO DELLA RETE ECOLOGICA
In particolare i numeri relativi alla SAU nella Rete ecologica sono i seguenti:
- SAU in Rete ecologica;
- 108.406 ha;
- 4% della superficie territoriale regionale;
- 12 % della SAU;
- 26% della superficie della Rete ecologica;
- 7.983 aziende (12% delle aziende regionali)
Figura 1
Suddivisione del territorio in funzione delle diverse tipologie di SAU
Figura 2
Superficie Agricola Utilizzata (SAU) all'interno della Rete ecologica
Le Aree agricole di elevato valore naturalistico (HNV).
Proposta per loro definizione per il Psr 2014-2020
Le aree HNV hanno da un lato la funzione di definire gli ambiti in cui sono presenti vegetazione seminaturale di pregio e specie d’interesse conservazionistico, associati o meno ad un tessuto di agricoltura policolturale costituente un ricco agro-ecosistema e dall’altro costituiscono elementi fondanti per azioni di programmazione per valorizzare in particolare gli aspetti agro-silvo-ambientali.
A partire dalle definizioni delle HNV, derivanti dai documenti UE e a livello nazionale da ISPRA, uno studio di IPLA ha individuato gli areali che per il Piemonte ne soddisfano i requisiti, elaborando i dati derivanti dai sistemi informativi regionali forestale-SIFOR, pedologico-SIP, naturalistico-BDNR, considerando anche gli ambiti prioritari per la connettività della rete ecologica (Piano paesaggistico Regionale - Rete di valorizzazione ambientale); come punto di partenza cartografico è stato preso in considerazione il Land cover regionale del Piemonte (IPLA, anno medio 2000, scala 1:25.000), scelto rispetto al più recente Land cover Corine (2010, 1:100.000) per la scala di maggiore dettaglio e l’accuratezza del rilievo.
L’insieme delle informazioni disponibili è risultata sufficiente quale base di dati per rispondere ai 3 macrocriteri definiti per l’individuazione delle aree HNV:
- presenza di vegetazione seminaturale;
- aree dominate da agricoltura a bassa intensità o da mosaico di territori seminaturali e coltivati;
- biodiversità e rete ecologica - Presenza di specie rare o elevata presenza di popolazione di una specie a livello europeo.
Per le superfici non ricadenti in tale gruppo sono state indagate le caratteristiche di eterogeneità delle coperture-usi del territorio per verificare ove, sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista qualitativo, vi fossero ambienti (in prevalenza agricoli) ove il pattern di usi del suolo presentasse una forte eterogeneità, indice di contesti agricoli tradizionali policolturali, con buona connettività ecologica. Gli ambienti agricoli considerati sono stati accorpati nelle seguenti categorie: prati stabili, pascoli e ambienti seminaturali a prevalente componente erbacea o cespugliosa, superfici agricole a prevalente coltura erbacea irrigua o in sommersione, superfici agricole a prevalente coltura erbacea vernina, superfici agricole a prevalente coltura legnosa.
Ulteriori aree sono state integrate nelle potenziali HNV prendendo in considerazione i dati riferiti alle caratteristiche dei suoli, alle segnalazioni di presenza di specie di fauna e flora di interesse conservazionistico e alla presenza di ambiti definiti di primario interesse conservazionistico per habitat, flora e fauna. A parte il territorio montano, valutato a sé per la qualità intrinseca dei suoi territori e considerato area HNV a priori soprattutto per quanto riguarda l’agricoltura marginale, l’indagine ha evidenziato molti contesti definibili come HNV che non rientrano negli istituti di protezione (siti Natura 2000, Parchi e Riserve naturali); si tratta in particolare di aree di collina, di porzioni di alta pianura e pedemontane con mosaico agricolo policolturale alternato a zone seminaturali ben connesse ecologicamente. Su tali basi sono stati infine perimetrati 11 ambiti di maggior interesse, riportati nella cartografia finale a piccola scala:il basso novarese
- le confluenze dei fiumi vercellesi
- il basso vercellese e il Po
- l’alta pianura alessandrina e i suoi fiumi
- le confluenze dei fiumi cuneesi
- il pedemonte appenninico
- il pedemonte a nord del Po
- il Canavese con le sue connessioni
- l’agricoltura della Serra d’Ivrea
- il sistema delle Baragge
- le colline policolturali.
Figura 3
Proposta ridefinizione aree HNV agricole e forestali ad alto valore naturale
Approfondimento in un ambito sub regionale HNV
Tale progetto si è posto come obiettivo la valorizzazione e il miglioramento dell’agroecosistema “risaia” attraverso la realizzazione di interventi di riqualificazione ambientale, per ricostruire habitat di interesse naturalistico in zone agricole, utilizzando la strategia delle reti ecologiche per favorire la conservazione e il miglioramento della biodiversità.
A tal fine lo studio ha caratterizzato la reticolarità locale nel bacino della roggia Lamporo (Comuni di Livorno Ferraris, Bianzè, Trino, Ronsecco e Tricerro, effettuando un rilievo di dettaglio (acquisizione in scala 1:3.000) degli elementi strutturali di una rete ecologica nel contesto dell’agroecosistema risicolo, ossia quel complesso di habitat naturali o seminaturali che si configurano come ambienti parzialmente idonei a supportare le specie e che svolgono ruoli diversi in termini di connettività quali boschi, fontanili e zone umide, corsi d’acqua naturaliformi, canali con vegetazione ripariale seminaturale, fossi con vegetazione acquatica e ripariale, formazioni boscate lineari, macchie e piccoli elementi di riposo e rinforzo lungo elementi lineari. A tale rilievo si è aggiunto quello degli elementi a funzionalità ecologica residuale che possono avere valenza come ambiti di possibile espansione della rete (fossi, canali e fontanili senza vegetazione strutturata,
Essendo impostata sul reticolo irriguo e idrografico, l’area di studio e rilievo è stata definita sulla base del bacino della roggia Lamporo. Tale area ha una grande importanza in termini di biodiversità in quanto vi ricadono due aree appartenenti alla ZPS Risaie vercellesi (Colombara e Castelmerlino) e i 3 SIC-ZPS “Palude di San Genuario”, “Bosco della Partecipanza di Trino” e “Fontana Gigante”. A tal fine nel territorio coltivato sono stati individuate alcune direttrici di intervento per migliorare la connettività tra gli elementi di naturalità residua nel territorio risicolo e le aree Natura 2000.
Operativamente il lavoro è stato svolto con una serie di sopralluoghi che hanno coperto tutta l’area d’indagine, rilevando con GPS vari punti e caratterizzandoli sotto il profilo della presenza di elementi di idoneità ed efficienza strutturale, della presenza di specie target per la funzionalità della rete e di specie indicatrici vegetali. Si è quindi provveduto ad effettuare una fotointerpretazione di dettaglio dalle Ortofoto del volo Regione Piemonte 2010 (fonte: Geoportale Regione Piemonte) discriminando gli elementi strutturali della vegetazione arbustiva e arborea.
Gli elementi individuati sono stati quindi attributi a tre categorie di funzionalità ecologica, in relazione a criteri quali il grado di naturalità, l’appartenenza ad habitat di interesse per la Rete Natura 2000 o l’idoneità strutturale ad ospitare le specie d’interesse. La rappresentazione cartografica complessiva è stata riportata nella "Carta degli elementi strutturali di rete ecologica nel bacino della roggia lamporo" mentre con la"Carta delle priorità di intervento per la connettività ecologica tra Aree Natura 2000" si danno utili indicazioni per attivare progetti di cooperazione territoriale e processi partecipati con le aziende agricole per attivare specifiche misure del PSR orientate all’incremento della biodiversità.