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Il controllo integrato delle attività produttive
Tabella 1
Tabella 2
I settori più rappresentati sono stati:
L’attività di controllo delle aziende soggette alla normativa IPPC interessa le aziende autorizzate AIA al fine di integrare i controlli di conformità con i requisiti tecnici previsti da Bref, linee guida e/o analisi di comparto e con l’individuazione di indicatori che permettono di valutare le performances ambientali dei Soggetti controllati.
Per le AIA regionali autorizzate dalle rispettive Province di competenza, la programmazione dei controlli è effettuata su base annua, con dettaglio su base mensile. A partire dal 2016 la programmazione dei controlli sarà in capo alla Regione la cui frequenza è prevista dall’art. 29-decies comma 11-ter e del concetto di “rischio” definito mediante il sistema SSPC (Sistema di Supporto alla Programmazione dei Controlli) che tiene conto del potenziale impatto ambientale dell’azienda (codice IPPC), della sua localizzazione (stato ambientale) e degli impatti reali (emissioni aziendali da dichiarazioni E-PRTR). Costituiscono performance ambientali positive l’adozione da parte dei Gestori di buone pratiche gestionali (Certificazione ISO14001 e Registrazione EMAS) mentre performance negative inosservanze di tipo amministrativo e penale.
I controlli effettuati permettono di restituire all’Autorità competente un quadro di riferimento completo sul rispetto dell’AIA. Gli esiti dei controlli così effettuati garantiscono in generale all’Amministrazione competente le informazioni necessarie per l’adozione dei provvedimenti di competenza nei confronti dei soggetti controllati ovvero per il rinnovo degli atti in scadenza.
Nell’anno 2015 sono stati conclusi 231 controlli integrati ordinari con il prelievo di 331 campioni sulle varie matrici ambientali.
Lo stato degli impianti autorizzati è generalmente buono.
Dai controlli effettuati sul territorio regionale si evidenziano situazioni molto differenti fra loro dovute sia alla produzione delle diverse tipologie di impianti sia al contesto territoriale.
In tutto il territorio piemontese sono state eseguite 42 ispezioni straordinarie legate a segnalazioni di odori anomali, criticità su scarichi industriali, richieste dell’Autorità Competente o dalla Procura di riferimento.
Le ispezioni hanno portato ad effettuare 24 comunicazioni di notizia di reato alle Procure e 34 sanzioni amministrative.
Nel caso della provincia di Torino sono state rilevate criticità per la tipologia degli inquinanti emessi da impianti quali termovalorizzatore e impianti di gestione rifiuti. Non si sono però avuti nel corso dell’anno esposti o richieste di interventi da parte delle forze dell’ordine.
In provincia di Vercelli le maggiori criticità, con conseguenti esposti e deleghe della Procura, hanno riguardato in particolare un impianto IPPC di fusione di alluminio.
In provincia di Cuneo si è verificato un caso di criticità ambientale per incendio di un impianto di trattamento rifiuti con interessamento della sezione di essicazione della frazione secco-leggera per la produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario); un altro caso di incendio si è verificato in un impianto di trattamento rifiuti nella zona di miscelazione-triturazione che ha visto interessate le matrici aria, acque e suolo per la propagazione di fumi e acque di spegnimento incendio nelle zone limitrofe; il ripristino di tale impianto e contestualmente l'iter di riesame AIA - con previsione di nuove strutture a sostituzione delle precedenti e proposta progettuale di miglioramento delle captazioni e abbattimento delle emissioni diffuse - sono tuttora in corso.
Nella provincia del VCO per la presenza di emissioni diffuse, da attività di seconda fusione ghisa e da attività di seconda fusione rame per produzione billette, si è proceduto a richiedere nell’atto autorizzativo uno specifico monitoraggio da parte dell’azienda i cui risultati saranno oggetto di dovuta valutazione in sede di controllo ordinario.
Nella provincia di Novara un sito di particolare criticità ha ottenuto l’autorizzazione AIA nazionale.
Inoltre, ai fini della prevenzione sugli impatti ambientali derivanti dalle aziende soggette alla normativa IPPC, Arpa Piemonte fornisce un contributo tecnico alle Province, quale supporto tecnico-scientifico alle Amministrazioni Autorizzanti ai sensi dell’art. 2 e dell’art. 3 della legge regionale 13/04/95 n. 60 (Istituzione di Arpa) e del Decreto Legislativo 152/06 e s.m.i.
L’analisi della documentazione viene condotta adottando come criterio di valutazione la normativa ambientale riferibile alla tipologia di impianto da autorizzare, nonché le pressioni ambientali associabili allo stesso, rapportate al contesto territoriale nel quale l’impianto è inserito. Particolare attenzione viene dedicata all’adozione di tecniche ecocompatibili (BAT e, ove emanate, BAT Conclusion).
In tal senso Arpa nell’anno 2015 ha rilasciato 139 pareri inerenti procedimenti di rilascio, rinnovo, modifica sostanziale. Sono stati rilasciati i pareri di competenza al rilascio di nuove autorizzazioni AIA per le categorie di attività di gestione dei rifiuti (5) dovuti alle variazioni all’Allegato VIII apportate dal DLgs 46/14.
Inoltre la Provincia di Cuneo, in fase di rinnovo autorizzativo su alcune aziende, ha prescritto un protocollo operativo con valenza sperimentale di un anno per i produttori e recuperatori finali di CSS (Combustibile Solido Secondario) e valutazione di conformità per i metalli pesanti.
La Green Economy
INDUSTRIA
Il controllo integrato delle attività produttive
L’IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) è una strategia, comune a tutta l’Unione Europea, per aumentare le “prestazioni ambientali” dei complessi industriali soggetti ad autorizzazione.
L'autorizzazione integrata ambientale (AIA) è l'autorizzazione di cui necessitano alcune aziende per uniformarsi ai principi di integrated pollution prevention and control (IPPC) dettati dall'Unione europea a partire dal 1996.
In particolare l’autorizzazione AIA non considera un impianto solo in termini di rispetto dei limiti alle emissioni, ma entra nella specifica gestione dello stesso sia con l’applicazione delle BAT (Best Available Technologies), sia prevedendo i controlli ai sensi dell’art. 3 comma 1 del DM 24/04/08.
L’AIA sostituisce ogni altro visto, nulla osta, parere o autorizzazione in materia ambientale.
Le norme IPPC (Direttiva 1996/61/CE, poi abrogata dalla Direttiva 2008/1/CE) sono state sostituite, a partire dal 7 gennaio 2014, dalla Direttiva 2010/75/UE (cosiddetta “Direttiva emissioni industriali”) relativa alle emissioni industriali; l’Italia ha provveduto al recepimento con Decreto n. 46 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Supplemento Ordinario n. 88 del 14/04/2014.
I punti salienti della Direttiva “emissioni” che risultano delle novità rispetto al DLgs 152/06 e s.m.i. sono:
1. inclusione nell’autorizzazione AIA dell’attività tecnicamente connessa anche quando condotta da diverso gestore;
2. i documenti di riferimento per il rilascio dell’AIA sono le BAT Conclusion a cui devono far riferimento le autorizzazioni. In caso di variazioni delle BAT, l’autorità competente ha 4 anni per procedere al rinnovo dell’AIA;
3. durata delle AIA raddoppiata rispetto alla precedente normativa e cioè 10, 12 (sistema ISO 14001) e 16 (sistema EMAS) anni;
4. introduzione della relazione di riferimento che richiede indagini su sottosuolo e acque sotterranee da predisporre da parte delle aziende e da validare dall’autorità competente;
5. introduzione del concetto di “rischio” in funzione del quale bisogna programmare la frequenza di controllo presso le aziende;
6. programmazione dei controlli in capo alla Regione la cui frequenza tiene conto di quanto previsto all’art. 29-decies comma 11-ter;
7. introduzione di sanzioni specifiche per le comunicazioni EPRTR che costituiscono la base dati europea per la valutazione dei reali impatti ambientali delle aziende, secondo il regolamento europeo 166/2006 e DPR 157/2011;
8. variazione delle tipologie di attività soggette ad autorizzazione AIA (ALLEGATO VIII alla Parte Seconda).
I documenti di riferimento sulle BAT sono formalizzati in Decisioni UE e contengono la descrizione delle tecniche, le informazioni per valutarne l’applicabilità, i livelli di emissione, il monitoraggio, etc., cioè tutti quegli elementi su cui dovranno essere definite le condizioni di autorizzazione di ogni singolo impianto.
Il concetto di Best Available Technologies, BAT, è fondamentale nella direttiva IPPC nel determinare gli obblighi degli operatori industriali in relazione alla prevenzione e al controllo dell’inquinamento per ottenere e mantenere un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso. Queste tecniche sono sviluppate su una scala che ne consente l’applicazione in condizioni economicamente e tecnicamente attuabili nell’ambito del pertinente comparto industriale e hanno lo scopo principale di limitare le disparità di trattamento a livello dell’Unione relativamente alle emissioni delle attività industriali. È, infatti, la Commissione europea ad adottare conclusioni sulle BAT elaborate attraverso un processo di scambio di informazioni tra gli Stati membri, le industrie interessate, le organizzazioni non governative che promuovono la protezione ambientale e la stessa Commissione.
I documenti di riferimento sulle BAT sono formalizzati in Decisioni UE e contengono la descrizione delle tecniche, le informazioni per valutarne l’applicabilità, i livelli di emissione, il monitoraggio, ecc., cioè tutti quegli elementi su cui dovranno essere definite le condizioni di autorizzazione di ogni singolo impianto.
Ad oggi sono pubblicate le seguenti decisioni:
Decisione Commissione 2015/2119/UE - Produzione di pannelli a base di legno - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione 2014/768/UE - Tecniche di gestione integrata delle emissioni nelle raffinerie di petrolio e gas - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione 2014/687/UE - Produzione di pasta per carta, carta e cartone - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione Ue 2013/732/Ue - Produzione di cloro-alcali - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione Ue 2013/163/Ue - Cemento, calce e ossido di magnesio - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione Ue 2013/84/Ue - Industria conciaria - Migliori tecniche disponibili (BAT) per le emissioni industriali
Decisione Commissione Ue 2012/249/Ue - Emissioni industriali - Determinazione dei periodi di avvio e di arresto ai fini della direttiva 2010/75/Ue
Decisione Commissione Ue 2012/135/Ue - Produzione di ferro e acciaio - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione Ue 2012/134/Ue - Produzione del vetro - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali - Direttiva 2010/75/Ue
Decisione Commissione 2010/75/UE - Raffinazione di petrolio e di gas - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
In Piemonte un numero consistente di aziende è sottoposto alla normativa IPPC; la tabella 1 riporta i dati aggiornati delle ditte che sono in possesso dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (strumento amministrativo per applicare i principi dell’IPPC.
L'autorizzazione integrata ambientale (AIA) è l'autorizzazione di cui necessitano alcune aziende per uniformarsi ai principi di integrated pollution prevention and control (IPPC) dettati dall'Unione europea a partire dal 1996.
In particolare l’autorizzazione AIA non considera un impianto solo in termini di rispetto dei limiti alle emissioni, ma entra nella specifica gestione dello stesso sia con l’applicazione delle BAT (Best Available Technologies), sia prevedendo i controlli ai sensi dell’art. 3 comma 1 del DM 24/04/08.
L’AIA sostituisce ogni altro visto, nulla osta, parere o autorizzazione in materia ambientale.
Le norme IPPC (Direttiva 1996/61/CE, poi abrogata dalla Direttiva 2008/1/CE) sono state sostituite, a partire dal 7 gennaio 2014, dalla Direttiva 2010/75/UE (cosiddetta “Direttiva emissioni industriali”) relativa alle emissioni industriali; l’Italia ha provveduto al recepimento con Decreto n. 46 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Supplemento Ordinario n. 88 del 14/04/2014.
I punti salienti della Direttiva “emissioni” che risultano delle novità rispetto al DLgs 152/06 e s.m.i. sono:
1. inclusione nell’autorizzazione AIA dell’attività tecnicamente connessa anche quando condotta da diverso gestore;
2. i documenti di riferimento per il rilascio dell’AIA sono le BAT Conclusion a cui devono far riferimento le autorizzazioni. In caso di variazioni delle BAT, l’autorità competente ha 4 anni per procedere al rinnovo dell’AIA;
3. durata delle AIA raddoppiata rispetto alla precedente normativa e cioè 10, 12 (sistema ISO 14001) e 16 (sistema EMAS) anni;
4. introduzione della relazione di riferimento che richiede indagini su sottosuolo e acque sotterranee da predisporre da parte delle aziende e da validare dall’autorità competente;
5. introduzione del concetto di “rischio” in funzione del quale bisogna programmare la frequenza di controllo presso le aziende;
6. programmazione dei controlli in capo alla Regione la cui frequenza tiene conto di quanto previsto all’art. 29-decies comma 11-ter;
7. introduzione di sanzioni specifiche per le comunicazioni EPRTR che costituiscono la base dati europea per la valutazione dei reali impatti ambientali delle aziende, secondo il regolamento europeo 166/2006 e DPR 157/2011;
8. variazione delle tipologie di attività soggette ad autorizzazione AIA (ALLEGATO VIII alla Parte Seconda).
I documenti di riferimento sulle BAT sono formalizzati in Decisioni UE e contengono la descrizione delle tecniche, le informazioni per valutarne l’applicabilità, i livelli di emissione, il monitoraggio, etc., cioè tutti quegli elementi su cui dovranno essere definite le condizioni di autorizzazione di ogni singolo impianto.
Il concetto di Best Available Technologies, BAT, è fondamentale nella direttiva IPPC nel determinare gli obblighi degli operatori industriali in relazione alla prevenzione e al controllo dell’inquinamento per ottenere e mantenere un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso. Queste tecniche sono sviluppate su una scala che ne consente l’applicazione in condizioni economicamente e tecnicamente attuabili nell’ambito del pertinente comparto industriale e hanno lo scopo principale di limitare le disparità di trattamento a livello dell’Unione relativamente alle emissioni delle attività industriali. È, infatti, la Commissione europea ad adottare conclusioni sulle BAT elaborate attraverso un processo di scambio di informazioni tra gli Stati membri, le industrie interessate, le organizzazioni non governative che promuovono la protezione ambientale e la stessa Commissione.
I documenti di riferimento sulle BAT sono formalizzati in Decisioni UE e contengono la descrizione delle tecniche, le informazioni per valutarne l’applicabilità, i livelli di emissione, il monitoraggio, ecc., cioè tutti quegli elementi su cui dovranno essere definite le condizioni di autorizzazione di ogni singolo impianto.
Ad oggi sono pubblicate le seguenti decisioni:
Decisione Commissione 2015/2119/UE - Produzione di pannelli a base di legno - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione 2014/768/UE - Tecniche di gestione integrata delle emissioni nelle raffinerie di petrolio e gas - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione 2014/687/UE - Produzione di pasta per carta, carta e cartone - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione Ue 2013/732/Ue - Produzione di cloro-alcali - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione Ue 2013/163/Ue - Cemento, calce e ossido di magnesio - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione Ue 2013/84/Ue - Industria conciaria - Migliori tecniche disponibili (BAT) per le emissioni industriali
Decisione Commissione Ue 2012/249/Ue - Emissioni industriali - Determinazione dei periodi di avvio e di arresto ai fini della direttiva 2010/75/Ue
Decisione Commissione Ue 2012/135/Ue - Produzione di ferro e acciaio - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
Decisione Commissione Ue 2012/134/Ue - Produzione del vetro - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali - Direttiva 2010/75/Ue
Decisione Commissione 2010/75/UE - Raffinazione di petrolio e di gas - Migliori tecniche disponibili (BAT) per emissioni industriali
In Piemonte un numero consistente di aziende è sottoposto alla normativa IPPC; la tabella 1 riporta i dati aggiornati delle ditte che sono in possesso dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (strumento amministrativo per applicare i principi dell’IPPC.
Tabella 1
Autorizzazioni Integrate Ambientali rilasciate - aggiornamento Dicembre 2015
AIA rilasciate |
AL |
AT |
BI |
CN |
NO |
TO |
VCO |
VC |
Totale |
45 |
30 |
23 |
171 |
59 |
197 |
12 |
36 |
Totale AIA autorizzate: 573
Nota: sul territorio piemontese sono inoltre presenti 11 AIA Nazionali di cui 1 sospesa.
Per alcune province alcuni impianti sono in procedure per più codici IPPC. Il numero complessivo dei codici IPPC sono 670.
Nota: sul territorio piemontese sono inoltre presenti 11 AIA Nazionali di cui 1 sospesa.
Per alcune province alcuni impianti sono in procedure per più codici IPPC. Il numero complessivo dei codici IPPC sono 670.
La legislazione ambientale comunitaria ha da sempre evidenziato il valore strategico dei controlli come completamento del regime amministrativo al quale sono sottoposte le attività e gli impianti a elevato impatto ambientale. Il rilascio dell’autorizzazione ambientale comporta l’attivazione di una serie di controlli onde verificare il rispetto delle prescrizioni e condizioni imposte.
La tabella 2 riporta il numero dei controlli effettuati da Arpa Piemonte sulle aziende IPPC nel corso del 2015.
La tabella 2 riporta il numero dei controlli effettuati da Arpa Piemonte sulle aziende IPPC nel corso del 2015.
Tabella 2
I controlli effettuati a tariffa da Arpa Piemonte agli impianti IPPC - anno 2015
AL |
AT |
BI |
CN |
NO |
TO |
VCO |
VC |
|
Soggetti giuridici controllati |
24 |
5 |
23 |
54 |
13 |
88 |
8 |
16 |
I settori più rappresentati sono stati:
1.1 impianti di combustione con potenza termica di combustione di oltre 50 MW (n° 36);
2.6 impianti per il trattamento di superficie di metalli e materie plastiche (n° 57);
4.1 Impianti chimici per la fabbricazione di prodotti chimici organici (n° 52);
5.1 impianti per l’eliminazione o il ricupero di rifiuti pericolosi (n° 46);
5.3. Impianti per l'eliminazione dei rifiuti non pericolosi (n° 48);
5.4 discariche (n° 33);
6.6 impianti per l’allevamento intensivo di pollame o di suini (n° 193).
L’attività di controllo delle aziende soggette alla normativa IPPC interessa le aziende autorizzate AIA al fine di integrare i controlli di conformità con i requisiti tecnici previsti da Bref, linee guida e/o analisi di comparto e con l’individuazione di indicatori che permettono di valutare le performances ambientali dei Soggetti controllati. Per le AIA regionali autorizzate dalle rispettive Province di competenza, la programmazione dei controlli è effettuata su base annua, con dettaglio su base mensile. A partire dal 2016 la programmazione dei controlli sarà in capo alla Regione la cui frequenza è prevista dall’art. 29-decies comma 11-ter e del concetto di “rischio” definito mediante il sistema SSPC (Sistema di Supporto alla Programmazione dei Controlli) che tiene conto del potenziale impatto ambientale dell’azienda (codice IPPC), della sua localizzazione (stato ambientale) e degli impatti reali (emissioni aziendali da dichiarazioni E-PRTR). Costituiscono performance ambientali positive l’adozione da parte dei Gestori di buone pratiche gestionali (Certificazione ISO14001 e Registrazione EMAS) mentre performance negative inosservanze di tipo amministrativo e penale.
I controlli effettuati permettono di restituire all’Autorità competente un quadro di riferimento completo sul rispetto dell’AIA. Gli esiti dei controlli così effettuati garantiscono in generale all’Amministrazione competente le informazioni necessarie per l’adozione dei provvedimenti di competenza nei confronti dei soggetti controllati ovvero per il rinnovo degli atti in scadenza.
Nell’anno 2015 sono stati conclusi 231 controlli integrati ordinari con il prelievo di 331 campioni sulle varie matrici ambientali.
Lo stato degli impianti autorizzati è generalmente buono.
Dai controlli effettuati sul territorio regionale si evidenziano situazioni molto differenti fra loro dovute sia alla produzione delle diverse tipologie di impianti sia al contesto territoriale.
In tutto il territorio piemontese sono state eseguite 42 ispezioni straordinarie legate a segnalazioni di odori anomali, criticità su scarichi industriali, richieste dell’Autorità Competente o dalla Procura di riferimento.
Le ispezioni hanno portato ad effettuare 24 comunicazioni di notizia di reato alle Procure e 34 sanzioni amministrative.
Nel caso della provincia di Torino sono state rilevate criticità per la tipologia degli inquinanti emessi da impianti quali termovalorizzatore e impianti di gestione rifiuti. Non si sono però avuti nel corso dell’anno esposti o richieste di interventi da parte delle forze dell’ordine.
In provincia di Vercelli le maggiori criticità, con conseguenti esposti e deleghe della Procura, hanno riguardato in particolare un impianto IPPC di fusione di alluminio.
In provincia di Cuneo si è verificato un caso di criticità ambientale per incendio di un impianto di trattamento rifiuti con interessamento della sezione di essicazione della frazione secco-leggera per la produzione di CSS (Combustibile Solido Secondario); un altro caso di incendio si è verificato in un impianto di trattamento rifiuti nella zona di miscelazione-triturazione che ha visto interessate le matrici aria, acque e suolo per la propagazione di fumi e acque di spegnimento incendio nelle zone limitrofe; il ripristino di tale impianto e contestualmente l'iter di riesame AIA - con previsione di nuove strutture a sostituzione delle precedenti e proposta progettuale di miglioramento delle captazioni e abbattimento delle emissioni diffuse - sono tuttora in corso.
Nella provincia del VCO per la presenza di emissioni diffuse, da attività di seconda fusione ghisa e da attività di seconda fusione rame per produzione billette, si è proceduto a richiedere nell’atto autorizzativo uno specifico monitoraggio da parte dell’azienda i cui risultati saranno oggetto di dovuta valutazione in sede di controllo ordinario.
Nella provincia di Novara un sito di particolare criticità ha ottenuto l’autorizzazione AIA nazionale.
Inoltre, ai fini della prevenzione sugli impatti ambientali derivanti dalle aziende soggette alla normativa IPPC, Arpa Piemonte fornisce un contributo tecnico alle Province, quale supporto tecnico-scientifico alle Amministrazioni Autorizzanti ai sensi dell’art. 2 e dell’art. 3 della legge regionale 13/04/95 n. 60 (Istituzione di Arpa) e del Decreto Legislativo 152/06 e s.m.i.
L’analisi della documentazione viene condotta adottando come criterio di valutazione la normativa ambientale riferibile alla tipologia di impianto da autorizzare, nonché le pressioni ambientali associabili allo stesso, rapportate al contesto territoriale nel quale l’impianto è inserito. Particolare attenzione viene dedicata all’adozione di tecniche ecocompatibili (BAT e, ove emanate, BAT Conclusion).
In tal senso Arpa nell’anno 2015 ha rilasciato 139 pareri inerenti procedimenti di rilascio, rinnovo, modifica sostanziale. Sono stati rilasciati i pareri di competenza al rilascio di nuove autorizzazioni AIA per le categorie di attività di gestione dei rifiuti (5) dovuti alle variazioni all’Allegato VIII apportate dal DLgs 46/14.
Inoltre la Provincia di Cuneo, in fase di rinnovo autorizzativo su alcune aziende, ha prescritto un protocollo operativo con valenza sperimentale di un anno per i produttori e recuperatori finali di CSS (Combustibile Solido Secondario) e valutazione di conformità per i metalli pesanti.
La Green Economy
È ormai consapevolezza diffusa, supportata anche da informazioni sintetizzate da indicatori quali il calcolo del c.d. spazio ambientale, dell’estensione dell’impronta ecologica e dell’ammontare dei flussi di materiali necessari al sostentamento dell’economia odierna, che lo sviluppo economico attuale è insostenibile nel lungo periodo e soprattutto che l’ambiente in cui viviamo è severamente danneggiato dal modello economico di attuale diffusione. In base a queste considerazioni e visti, da un lato, i trend crescenti dei livelli di consumo e, dall’altro, il sempre più diffuso interesse generale nei confronti dell’ambiente, sembra essere inevitabile un cambiamento di rotta in termini di comportamenti e approcci allo sviluppo sia da parte dei consumatori sia da parte delle aziende, in modo tale da raggiungere il traguardo di un modello diverso di economia in cui i temi del “green” e della “circolarità dei sistemi produttivi” sono i riferimenti a cui ispirarsi.
Se nella fase “natale” di definizione della green economy, questa tendeva a venire identificata come una piccola parte dell’economia riferita alla cosiddetta industria ambientale (clean economy) e in particolare al settore delle energie rinnovabili, tanto da rendere quasi intercambiabili i termini green economy e green energy, oggi tale concetto si è ampliato, investendo la sfera del consumo, fino ad arrivare ad ambiti quali la green life e l’etica sociale. In tale accezione la green economy non è né un sinonimo, né un sostitutivo di Sviluppo Sostenibile, ma è un suo ambito attuativo strategico: un nuovo modello di sviluppo in grado di garantire un migliore e più equo benessere nell’ambito dei limiti del pianeta.
Un’economia verde, quindi, riconosce e investe anche nel capitale naturale, considerando la biodiversità come il tessuto vivente proprio di questo pianeta, che contribuisce al benessere umano e fornisce le economie di risorse preziose sotto forma di servizi elargiti gratuitamente. Questo cosiddetto “ecosistema di servizi” è rappresentato principalmente in natura da beni pubblici, che sono invisibili economicamente, e per questo motivo sottovalutati e mal gestiti.
Una giusta economia, in questo caso davvero verde, stima il valore economico di questi ecosistemi e li introduce, così come gli altri beni, nel mercato economico. Risorse naturali come foreste, laghi, zone umide e bacini fluviali sono componenti essenziali del capitale naturale ed assicurano la stabilità del ciclo dell'acqua e dei suoi benefici per l'agricoltura e per le famiglie, il ciclo del carbonio e il suo ruolo nella mitigazione del clima, la fertilità del suolo e il suo valore per la produzione delle colture, i microclimi locali per gli habitat.
La stessa crisi climatica trova nello sviluppo della green economy, la via principale per gestire in modo efficiente le risorse, secondo un modello di economia circolare, capace di generare nuovo sviluppo, miglior benessere, nuova occupazione, tutela del capitale naturale e dei servizi ecosistemici.
Ad oggi in un’ottica di agire concretamente perassicurare modelli di consumo e produzione sostenibili, è però necessario integrare i concetti della green economy con quelli dell’Economia Circolare.
Un modello di economia che, mutuando la “circolarità” dei sistemi naturali (cicli della materia), lavora per un uso più efficiente e limitato delle risorse basato sul recupero continuo di valore dei prodotti e dei materiali attraverso azioni che agiscono sui sistemi di progettazione, di produzione, di consumo e di smaltimento degli stessi.
Se nella fase “natale” di definizione della green economy, questa tendeva a venire identificata come una piccola parte dell’economia riferita alla cosiddetta industria ambientale (clean economy) e in particolare al settore delle energie rinnovabili, tanto da rendere quasi intercambiabili i termini green economy e green energy, oggi tale concetto si è ampliato, investendo la sfera del consumo, fino ad arrivare ad ambiti quali la green life e l’etica sociale. In tale accezione la green economy non è né un sinonimo, né un sostitutivo di Sviluppo Sostenibile, ma è un suo ambito attuativo strategico: un nuovo modello di sviluppo in grado di garantire un migliore e più equo benessere nell’ambito dei limiti del pianeta.
Un’economia verde, quindi, riconosce e investe anche nel capitale naturale, considerando la biodiversità come il tessuto vivente proprio di questo pianeta, che contribuisce al benessere umano e fornisce le economie di risorse preziose sotto forma di servizi elargiti gratuitamente. Questo cosiddetto “ecosistema di servizi” è rappresentato principalmente in natura da beni pubblici, che sono invisibili economicamente, e per questo motivo sottovalutati e mal gestiti.
Una giusta economia, in questo caso davvero verde, stima il valore economico di questi ecosistemi e li introduce, così come gli altri beni, nel mercato economico. Risorse naturali come foreste, laghi, zone umide e bacini fluviali sono componenti essenziali del capitale naturale ed assicurano la stabilità del ciclo dell'acqua e dei suoi benefici per l'agricoltura e per le famiglie, il ciclo del carbonio e il suo ruolo nella mitigazione del clima, la fertilità del suolo e il suo valore per la produzione delle colture, i microclimi locali per gli habitat.
La stessa crisi climatica trova nello sviluppo della green economy, la via principale per gestire in modo efficiente le risorse, secondo un modello di economia circolare, capace di generare nuovo sviluppo, miglior benessere, nuova occupazione, tutela del capitale naturale e dei servizi ecosistemici.
Ad oggi in un’ottica di agire concretamente perassicurare modelli di consumo e produzione sostenibili, è però necessario integrare i concetti della green economy con quelli dell’Economia Circolare.
Un modello di economia che, mutuando la “circolarità” dei sistemi naturali (cicli della materia), lavora per un uso più efficiente e limitato delle risorse basato sul recupero continuo di valore dei prodotti e dei materiali attraverso azioni che agiscono sui sistemi di progettazione, di produzione, di consumo e di smaltimento degli stessi.
L’Economia Circolare, che riconosce nella sua concretezza di azione che gli obiettivi ambientali, economici e sociali sono interdipendenti, può essere rappresentata come nucleo interno a una prospettiva di Green Economy, che allarga l’ambito d’azione da rifiuti e uso dei materiali, alla resilienza degli ecosistemi e alla salute e benessere umano.
Le politiche
L’anno 2015 ha rappresentato un punto di svolta sia a scala internazionale sia nazionale per una radicale e profonda revisione del modo di concepire il progresso socio-economico, il rapporto con l’ambiente e le risorse naturali, il modo di lavorare. Sono i 3 documenti fondamentali che, in una unanimità di intenti, orientano all’azione per lo sviluppo sostenibile di scala globale:
A scala nazionale è stata approvata il 28 dicembre 2015 la Legge n. 221, recante “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” (c.d. “collegato ambientale” alla Legge di stabilità 2014), che intende concretamente indirizzare e caratterizzare l’azione sia delle istituzioni sia del comparto privato verso il nuovo paradigma economico della green economy.
Il collegato ambientale apporta numerose modifiche oltre che direttamente al T.U. Ambiente (DLgs n. 152 del 2006), anche al codice degli appalti pubblici (DLgs n. 163 del 2006) e alla normativa in materia di energia e di edilizia.
Consapevoli del fatto che per “agire sostenibile e green” è necessario intervenire su moltissimi comparti, il Collegato contiene disposizioni che riguardano moltissime materie. Ne sono alcuni esempi: la valutazione di impatto ambientale, la gestione dei rifiuti, la blue economy, la prevenzione del dissesto idrogeologico, la mobilità sostenibile, gli appalti verdi, nonché norme volte a favorire il riuso dei materiali. Sono, tra gli altri, particolarmente significativi e di certo innovativi, gli articoli dedicati alla valutazione dei servizi ecosistemici e alle Green community.
- l’agenda ONU post-2015 approvata tra il 25 e il 27 settembre 2015 a New York, con la quale 193 capi di Stato e di Governo si sono impegnati a “trasformare il nostro mondo” così come enunciato dal titolo del documento, attuando 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) integrati e indivisibili entro il 2030;
- l’Accordo di Parigi sul Clima con il quale il 12 dicembre 2015, 196 capi di Stato e di Governo, unanimemente riconoscendo che gli attuali cambiamenti climatici sono responsabilità della società umana, si sono impegnati a raggiungere al 2030 dei risultati in termini di riduzione delle emissioni compatibili con una traiettoria compatibile a mantenere la soglia di sicurezza dell’innalzamento della temperatura terrestre ben al di sotto dei 2° e ad agire per l’adattamento ai cambiamenti stessi;
- il pacchetto sull’Economia circolare varato dalla Commissione Europea con la COM(2015) 614 del 2 dicembre 2015, che introduce un cambio di paradigma rivoluzionario nel nostro modo di concepire il rapporto economia/risorse e del nostro modo di produrre e consumare.
A scala nazionale è stata approvata il 28 dicembre 2015 la Legge n. 221, recante “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” (c.d. “collegato ambientale” alla Legge di stabilità 2014), che intende concretamente indirizzare e caratterizzare l’azione sia delle istituzioni sia del comparto privato verso il nuovo paradigma economico della green economy.
Il collegato ambientale apporta numerose modifiche oltre che direttamente al T.U. Ambiente (DLgs n. 152 del 2006), anche al codice degli appalti pubblici (DLgs n. 163 del 2006) e alla normativa in materia di energia e di edilizia.
Consapevoli del fatto che per “agire sostenibile e green” è necessario intervenire su moltissimi comparti, il Collegato contiene disposizioni che riguardano moltissime materie. Ne sono alcuni esempi: la valutazione di impatto ambientale, la gestione dei rifiuti, la blue economy, la prevenzione del dissesto idrogeologico, la mobilità sostenibile, gli appalti verdi, nonché norme volte a favorire il riuso dei materiali. Sono, tra gli altri, particolarmente significativi e di certo innovativi, gli articoli dedicati alla valutazione dei servizi ecosistemici e alle Green community.
I fondi strutturali in Piemonte
A scala regionale, fino ad oggi larga parte delle azioni che hanno e dovranno indirizzare il mondo produttivo e dei consumi verso una dimensione sempre più sostenibile passa soprattutto anche attraverso il sistema dei sostegni economici.
La passata edizione del Programma operativo regionale FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) 2007-2013 e la nuova edizione 2014-2020 sono gli strumenti che più di altri hanno potuto e potranno sostenere queste politiche per il mondo produttivo industriale.
Grazie anche alle “lezioni” del programma appena concluso il nuovo POR si è fortemente indirizzato verso i temi della sostenibilità e della tutela e valorizzazione delle risorse naturali: in generale tutti i Fondi strutturali 2014-2020 sono nati sotto il segno di alcune forti innovazioni concettuali e normative, proposte dalla Commissione agli Stati membri per un sostegno effettivo alla Strategia Europa 2020 di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
In tale contesto il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato, dopo il confronto con il partenariato, il Documento Strategico Unitario che costituisce la base su cui sono stati impostati i Programmi Operativi Regionali 2014-2020 dei fondi europei a valenza strutturale FESR, FSE e FEASR di Sviluppo.
È in tale documento che è possibile individuare delle chiare indicazioni per concorrere, anche attraverso lo sviluppo del sistema produttivo piemontese, agli obiettivi della crescita sostenibile: nel documento si dà atto che, per andare concretamente in tale direzione, nel contesto piemontese è necessario favorire uno sviluppo evolutivo del tessuto produttivo, che sfruttando le sue caratteristiche e peculiarità deve trovare una opportuna collocazione nell’ambito dell’innovazione industriale orientata alle politiche di sostenibilità, puntando alla produzione di efficienza ambientale sia in termini di know-how da esportare sia in termini di prodotti da commercializzare, senza limitarsi semplicemente a rendere i propri impianti più ecologici. È necessario, pertanto, che il Piemonte punti a trovare un proprio spazio nei mercati dell’innovazione sostenibile, evitando di rappresentare semplicemente un mercato per altri competitori.
Occorre parallelamente comunque continuare ad incentivare una produzione efficiente che punti al miglioramento delle performance ambientali e al risparmio di risorse, al riuso e al riciclaggio, basata sull’innovazione tecnologica e sostenuta anche da azioni di orientamento dei cittadini verso modelli di consumo attenti al ciclo di vita dei prodotti.
L’evoluzione della struttura produttiva piemontese, sostenuta dalle Misure del POR-FESR, nella direzione della sostenibilità è in grado di consentire una significativa riduzione nel consumo di materiali ed energia e, quindi, anche un potenziamento della competitività delle imprese.
Gli investimenti in tecnologie (cicli e prodotti) più pulite, più efficienti dal punto di vista ambientale e a basse emissioni di carbonio sono incentivate anche per contribuire ad affrontare le emergenze derivanti dal cambiamento climatico.
Per i dettagli sulle Misure di cui ai POR regionali è possibile consultare il sito della Regione Piemonte.
La passata edizione del Programma operativo regionale FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) 2007-2013 e la nuova edizione 2014-2020 sono gli strumenti che più di altri hanno potuto e potranno sostenere queste politiche per il mondo produttivo industriale.
Grazie anche alle “lezioni” del programma appena concluso il nuovo POR si è fortemente indirizzato verso i temi della sostenibilità e della tutela e valorizzazione delle risorse naturali: in generale tutti i Fondi strutturali 2014-2020 sono nati sotto il segno di alcune forti innovazioni concettuali e normative, proposte dalla Commissione agli Stati membri per un sostegno effettivo alla Strategia Europa 2020 di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
In tale contesto il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato, dopo il confronto con il partenariato, il Documento Strategico Unitario che costituisce la base su cui sono stati impostati i Programmi Operativi Regionali 2014-2020 dei fondi europei a valenza strutturale FESR, FSE e FEASR di Sviluppo.
È in tale documento che è possibile individuare delle chiare indicazioni per concorrere, anche attraverso lo sviluppo del sistema produttivo piemontese, agli obiettivi della crescita sostenibile: nel documento si dà atto che, per andare concretamente in tale direzione, nel contesto piemontese è necessario favorire uno sviluppo evolutivo del tessuto produttivo, che sfruttando le sue caratteristiche e peculiarità deve trovare una opportuna collocazione nell’ambito dell’innovazione industriale orientata alle politiche di sostenibilità, puntando alla produzione di efficienza ambientale sia in termini di know-how da esportare sia in termini di prodotti da commercializzare, senza limitarsi semplicemente a rendere i propri impianti più ecologici. È necessario, pertanto, che il Piemonte punti a trovare un proprio spazio nei mercati dell’innovazione sostenibile, evitando di rappresentare semplicemente un mercato per altri competitori.
Occorre parallelamente comunque continuare ad incentivare una produzione efficiente che punti al miglioramento delle performance ambientali e al risparmio di risorse, al riuso e al riciclaggio, basata sull’innovazione tecnologica e sostenuta anche da azioni di orientamento dei cittadini verso modelli di consumo attenti al ciclo di vita dei prodotti.
L’evoluzione della struttura produttiva piemontese, sostenuta dalle Misure del POR-FESR, nella direzione della sostenibilità è in grado di consentire una significativa riduzione nel consumo di materiali ed energia e, quindi, anche un potenziamento della competitività delle imprese.
Gli investimenti in tecnologie (cicli e prodotti) più pulite, più efficienti dal punto di vista ambientale e a basse emissioni di carbonio sono incentivate anche per contribuire ad affrontare le emergenze derivanti dal cambiamento climatico.
Per i dettagli sulle Misure di cui ai POR regionali è possibile consultare il sito della Regione Piemonte.