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RISCHI NATURALI

Siti monitorati per frana

Arpa Piemonte, ai sensi della LR 28/02, gestisce la REte Regionale di COntrollo dei Movimenti Franosi (RerCOMF) e le attività del Centro Funzionale per la previsione e il monitoraggio ambientale. Il Centro Funzionale emette il Bollettino di Allerta Meteoidrologica e fornisce il supporto tecnico-scientifico alla Regione e agli Enti Locali anche nell’ambito delle attività di previsione dei fenomeni franosi.
La gestione centralizzata dei sistemi di controllo garantisce una crescita omogenea, su tutto il territorio regionale, dei sistemi di controllo sui movimenti franosi, la regolare effettuazione delle misure, la manutenzione degli strumenti, l’aggiornamento e la diffusione dei dati presso amministrazioni ed enti interessati, fornendo elementi essenziali per una corretta pianificazione territoriale e per interventi di protezione civile.
Il “Disciplinare per lo sviluppo, la gestione e la diffusione dati di sistemi di monitoraggio su fenomeni franosi con finalità di prevenzione territoriale e di protezione civile” (approvato con DGR n. 18-3690 del 16/04/2012) standardizza a scala regionale
le procedure amministrative e tecniche che portano al finanziamento, alla realizzazione e al mantenimento dei sistemi di monitoraggio dei fenomeni franosi e alla diffusione dei dati che ne derivano, superando le criticità legate alle difficoltà di coordinamento tra i diversi Enti coinvolti.
Il Disciplinare, inoltre prevede una procedura interpretativa uniformata che permette di esprimere, per ciascuno strumento della ReRCoMF, un indice denominato “cinematismo”.

Consulta il sito di Arpa per approfondimenti.

L'indicatore Siti monitorati per frana - che fornisce informazioni sul numero di fenomeni franosi monitorati periodicamente con strumentazione manuale o automatizzata nell’ambito della ReRCoMF - è attualmente costituita da 311 sistemi di monitoraggio (di cui 5 nuove installazioni nel 2013), distribuiti in 173 comuni, per un totale di circa 1500 strumenti di misura.

Figura 1
Distribuzione dei comuni monitorati per frana

Tabella 1
Distribuzione dei comuni monitorati per provincia

Provincia

n° siti attivi

Alessandria

58

Asti

15

Biella

5

Cuneo

141

Novara

/

Torino

70

Verbania

15

Vercelli

23

Atti, regolamenti, linee guida, progetti

PRGC
Gli strumenti urbanistici comunali rappresentano strumento fondamentale in materia di difesa del suolo e di sicurezza del territorio; il loro adeguamento al Piano per l’assetto idrogeologico (PAI), e la relativa informatizzazione dei dati territoriali, è quindi procedura indispensabile per una reale ed efficace azione sul territorio. Alla fine del 2013, i piani regolatori approvati in Piemonte adeguati al PAI erano 738. In relazione ad una difficoltà da parte dei Comuni a far pervenire i file atti a contribuire alla mosaicatura del quadro del dissesto, la Regione Piemonte ha organizzato, in collaborazione con Arpa Piemonte, un’attività formativa rivolta sia ai geologi professionisti che alle strutture regionali. L’esito di questa attività ha fatto sì che nel 2013 si sia fatta una progressione significativa nell’attività di informatizzazione che consentirà di colmare il gap, tra gli strumenti urbanistici approvati e quelli diffusi in internet, alla fine del 2014.

Direttiva alluvioni
La Direttiva 2007/60/CE, cosiddetta Alluvioni, recepita con DLgs 49/10, ha voluto porre l’accento sulle conseguenze negative per la salute umana, per il territorio, per i beni, per l’ambiente, per il patrimonio culturale e per le attività economiche e sociali, derivanti dalle alluvioni.

Tale Direttiva prevede che entro il 2015 le Autorità di Bacino distrettuali redigano i Piani di gestione del rischio di alluvioni. Nell’ambito di questi piani dovranno essere affrontati, a scala di distretto idrografico, tutti gli aspetti legati ai fenomeni alluvionali, definendo, in particolare, il quadro della pericolosità e del rischio, gli interventi (strutturali e non) da attuare sul territorio per la riduzione del rischio, nonché le misure per la gestione delle emergenze da rischio idraulico ai fini di protezione civile, aspetto quest’ultimo di competenza delle Regioni.

Nel corso del 2013, la Regione Piemonte ha svolto le attività utili per gli adempimenti a tale direttiva che hanno riguardato sia l’organizzazione dell’attività che la redazione delle mappe della pericolosità sul reticolo idrografico secondario non interessato
dalle fasce fluviali e delle mappe del rischio, nonché la verifica delle mappe di pericolosità del reticolo principale e l’aggiornamento delle arginature realizzate. L’Autorità di Bacino del distretto idrografico del fiume Po, per giungere all’approvazione del Piano di gestione delle alluvioni nel 2015, ha deliberato in data 23/12/2013 prendendo atto di tale lavoro relativo alle mappe della pericolosità e del rischio consegnate.
Consulta gli approfondimenti sulla Direttiva alluvioni

Le principali attività hanno riguardato:
  • coordinamento dell’attività di informatizzazione del quadro del dissesto derivante dai piani regolatori adeguati al PAI al fine della ricomposizione delle mappe di pericolosità sul reticolo idrografico minore;
  • informatizzazione di 32 elaborati relativi al dissesto dei piani regolatori adeguati al PAI, relativamente a fenomeni di esondazione e conoidi;
  • mosaicatura dei dati relativi alle aree inondabili derivanti dai comuni informatizzati (circa 90) con controlli speditivi e verifiche sui dati;
  • definizione della pericolosità sul reticolo minore laddove mancante;
  • realizzazione di un data base aggiornato (in coordinamento con AIPO) relativo alle arginature esistenti;
  • definizione della pericolosità e rischio relativamente al Lago Maggiore in coordinamento con la Regione Lombardia e la Provincia del VCO;
  • redazione delle mappe di pericolosità del Sangone in collaborazione con Arpa (caso campione);
  • coordinamento e verifica delle mappe di pericolosità del reticolo principale consegnate di volta in volta dall’Autorità di bacino,
  • coordinamento della redazione delle mappe del rischio in collaborazione con Arpa;
  • avvio della componente relativa alla partecipazione/comunicazione in coordinamento con la componente comunicazione istituzionale della Direzione.

Figura 2
Ivrea. Mappa della pericolosità

Figura 3
Ivrea. Mappa del rischio

BOX DI ARGOMENTO -
Piani speditivi di pianificazione dell’emergenza sui nodi idraulici di Ivrea e di Trino Vercellese

I piani speditivi di pianificazione dell’emergenza rappresentano una metodologia di pianificazione a livello operativo, istituzionale e amministrativo per la gestione coordinata di situazioni complesse di criticità sovracomunali o di area vasta; si identificano quindi come procedure di supporto alla pianificazione comunale di protezione civile.
Il Piano Speditivo di Protezione Civile per il Nodo Idraulico d’Ivrea è stato sviluppato a partire dal gennaio 2012, quando la Regione Piemonte, Direzione OOPP, Difesa del Suolo, Economia Montana e Foreste-Settore Protezione Civile, ha assunto il coordinamento di un gruppo di lavoro costituito, oltre che dai Comuni facenti parte del nodo idraulico, anche dalla Provincia e dalla Prefettura di Torino, nonché dal Centro Funzionale Regionale di Arpa Piemonte e da AIPO.
L’analisi degli scenari di pericolosità dei Piani di Protezione Civile dei Comuni che occupano l’area della piana di Ivrea, posta allo sbocco della Valle d’Aosta e attraversata dalle acque del Fiume Dora Baltea, è stata orientata in particolare ai rilevanti fenomeni di allagamento verificatisi durante l’evento alluvionale del settembre 1993 e quello dell’ottobre 2000.

Gli obiettivi che il Piano ha inteso perseguire sono i seguenti:
  • condivisione di uno scenario di “area vasta” da parte degli enti e organi istituzionali coinvolti nella pianificazione, nell’ottica di una politica integrata della previsione e prevenzione del rischio;
  • armonizzazione delle azioni dei singoli enti e organismi presenti in un contesto territoriale sovracomunale secondo il principio della leale collaborazione interistituzionale;
  • ottimizzazione del livello di coordinamento tra i differenti centri di comando e controllo del territorio interessato;
  • perseguimento del necessario e più opportuno raccordo tra le attività previsionali e quelle della gestione in corso di evento;
  • ottimizzazione dei tempi di attivazione e mobilizzazione delle risorse umane e materiali necessarie;
  • promozione di adeguate iniziative di sensibilizzazione della popolazione circa l’esposizione al rischio e le norme comportamentali da adottare.

Il Piano si struttura in 140 azioni, suddivise in 106 da effettuare su punti critici e sensibili del territorio e 34 svolte nei centri di comando e controllo degli enti istituzionali, caratterizzate ognuna dalla localizzazione e dalle attività e provvedimenti associati alla criticità prevista, la caratterizzazione delle necessità e della disponibilità di risorse, individuate secondo un principio di sussidiarietà territoriale.
Una specifica esercitazione di protezione civile, svoltasi nei giorni 4 e 5 aprile 2014, è stata l’occasione per una verifica delle procedure previste nel Piano Speditivo di Protezione Civile per il Nodo Idraulico d’Ivrea e nei Piani di Protezione Civile Comunali, e per adottare eventuali interventi migliorativi.

Una pianificazione di analogo livello organizzativo è stata condotta sul nodo idraulico di Trino Vercellese, dove, a seguito dell’evento meteorologico del 6-7 novembre 2011, si è evidenziato il rischio di esondazione del Roggione di Palazzolo e dello Scaricatore della Roggia Stura, con il potenziale coinvolgimento dell’abitato di Trino. Il Settore OOPP di Vercelli ha elaborato uno studio idrologico-idraulico per valutare alcuni possibili scenari per la mitigazione del rischio idraulico, in attesa della costruzione dei previsti canali scolmatori (scolmatore di Trino, scolmatore di Fontaneto Po).
Sulla base di tale studio il Settore Protezione Civile ha provveduto, quindi, ad elaborare una proposta di pianificazione speditiva d’intervento, che mette in relazione i soggetti istituzionali e operativi a vario titolo coinvolti in fase preventiva e di emergenza sul nodo idraulico.

BOX DI ARGOMENTO - Piano di emergenza per il collasso della diga del Moncenisio (Lanslebourg - FR)

Per la predisposizione del piano di emergenza per il collasso della diga francese, per la quale opera una commissione tecnica intergovernativa di sorveglianza, è stato istituito un apposito gruppo di lavoro che è coordinato dalla Regione Piemonte.
Al gruppo partecipano diversi soggetti tra cui anche il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, le Prefetture e Province piemontesi e circa 60 amministrazioni comunali che potrebbero essere interessate 
interessate dal passaggio dell’onda conseguente al collasso dello sbarramento. Nel 2013 si sono svolti diversi incontri informativi con i Comuni con l’obiettivo di raccogliere le informazioni circa le azioni comunali, le risorse disponibili sul territorio per far fronte alle fasi di allerta o post evento, e le necessità conseguenti. Tale piano sarà finalizzato anche all’aggiornamento dei piani di protezione civile comunali per questo rischio specifico.


I rapporti di evento

La Regione Piemonte è regolarmente colpita da eventi alluvionali (intendendo come tali episodi di piogge intense o prolungate che provocano effetti di rilievo sul territorio, sia in ambito fluviotorrentizio sia di versante).
Dal 1800 ad oggi gli eventi registrati sono circa 120; dal 1990 sono circa 30. La frequenza media è di un evento ogni 18-20 mesi circa.
Dopo ogni evento rilevante la Direzione OOPP, Difesa del Suolo, Economia Montana e Foreste della Regione Piemonte redige un documento denominato “Rapporto di evento” che descrive dettagliatamente l’accaduto.
I rapporti di evento sinora pubblicati (dal 1978) sono disponibili sul sito regionale.

Consulta le pubblicazioni sugli Eventi alluvionali.

Il rapporto di evento è un documento articolato che assolve ad una molteplicità di fini:
  • fornire alla Giunta Regionale una descrizione di quanto accaduto ed un quadro dei bisogni;
  • fornire ai cittadini un’informativa corretta;
  • raccogliere sistematicamente le informazioni relative agli eventi;
  • ottemperare a quanto richiesto dalla “Direttiva alluvioni” (vedi punto precedente);
  • ottemperare alle richieste del DPCN (Dipartimento della Protezione Civile Nazionale).



L’ultimo punto è di notevole importanza, in quanto il DPCN (Dir. PCM del 26/10/2012) richiede espressamente che le Regioni, nel presentare la dichiarazione di stato di emergenza, debbano corredare la richiesta stessa di un’adeguata relazione che riporti "tutti gli elementi di fatto utili per le valutazioni sottese alla dichiarazione dello stato di emergenza".

Monitoraggio movimenti franosi - Istituzione del Gruppo di Valutazione Permanente (GVP)

Sul territorio montano e collinare piemontese, fortemente antropizzato, la significativa concentrazione di fenomeni franosi (il Rapporto sulle frane in Italia, APAT 2007, ne individua oltre 34.000 soltanto in Piemonte) rende opportuna la presenza di sistemi di controllo e diffusione dati sulle condizioni di stabilità dei versanti e la sensibilizzazione delle comunità locali sulla possibilità di evoluzione dei processi dissestivi. Da oltre un decennio è attiva la Rete Regionale di Controllo dei Movimenti Franosi (ReRCoMF). Ai sensi della DGR 18-3690 del 16/04/2012, che ha approvato l'apposito "Disciplinare per lo sviluppo, la gestione e la diffusione dati di sistemi di monitoraggio su fenomeni franosi con finalità di prevenzione territoriale e di protezione civile" la Direzione regionale OOPP, Difesa del Suolo, Economia Montana e Foreste con Arpa Piemonte e gli enti locali proprietari degli strumenti concorre alla gestione della rete ed all'impiego dei dati per il governo del territorio.

Figura 4
Aree in frana secondo SIFraP, aggiornamento 2014 (poligoni verdi) e distribuzione dei siti inclusi nella rete ReRCoMF (pallini rossi)



Fonte: Regione Piemonte

I dati acquisiti dalla ReRCoMF sono disponibili sul sito DATI.Piemonte.it.

Uno degli elementi di valore di tale disciplinare è la formazione, in seno alla Regione, di un Gruppo di Valutazione Permanente (GVP), supportato tecnicamente da Arpa, che si riunisce, all’occorrenza, per verificare e valutare situazioni complesse sia
dal punto di vista tecnico-operativo, sia per gli aspetti amministrativi ed economico-finanziari.
L’attivazione del GVP il 1° marzo 2013 (DD 88 del 15/01/2013) costituisce il passo definitivo per la concreta strutturazione di quello che può definirsi il Sistema regionale per il monitoraggio dei movimenti franosi.
Al fine di sostenere tale sistema nel corso del 2013 il GVP ha attivato, nell’ambito del programma PAR FSC 2007-2013, il progetto Monitoraggio movimenti franosi, individuando Arpa Piemonte quale soggetto attuatore degli interventi sino al 31 dicembre 2016 con un investimento di 323.600 € che consente di:
  • mantenere in efficienza e potenziare la rete RERCOMF, ossia la macchina che garantisce il raggiungimento degli obiettivi sopra menzionati;
  • affiancare alle tecniche convenzionali di monitoraggio già in uso le nuove tecniche interferometriche, utili per la caratterizzazione e il controllo dei fenomeni franosi;
  • potenziare i sistemi informativi Arpa per garantire un’adeguata condivisione della conoscenza relativa ai processi di versante.

Figura 5
Postazione GPS permanente della frana di Rosone (Locana, TO)

Grazie ad uno degli interventi previsti dal progetto Monitoraggio movimenti franosi, sarà possibile ad esempio recuperare postazioni di monitoraggio attivate nel 2001, ma fuori servizio dal giugno 2011, per garantire nei prossimi quattro anni il controllo dell’esteso fenomeno franoso che minaccia la Valle Orco.

Progetti di gestione del materiale sedimentato negli invasi artificiali
Le attività di gestione degli invasi artificiali (sbarramenti fluviali di ritenuta e bacini di accumulo) rappresenta un tema di particolare valore ai fini della salvaguardia e della sicurezza del territorio, della pubblica incolumità nonché una efficiente gestione della risorsa acqua. La Regione Piemonte, ai sensi del decreto ministeriale 30 giugno 2004, ha già esaminato e
approvato circa 60 progetti; nel primo semestre dell’anno 2013 sono stati esaminati nuovi progetti di gestione di alcuni sbarramenti, i programmi di sintesi preventivi alle operazioni programmate dai gestori e monitoraggi ambientali, anche attraverso apposite Conferenze di Servizi.
Per alcuni casi, (es. Ceppo Morelli - VB), sono stati effettuati svasi finalizzati all’esecuzione di urgenti lavori di manutenzione straordinaria richiesti ai gestori anche dalle autorità ministeriali competenti alla vigilanza. I lavori condotti hanno portato ad un riutilizzo prevalente del materiale accumulatosi all’interno degli invasi e a raccogliere preziose informazioni ambientali (caratterizzazioni sedimenti, acque, ittiofauna..) utili anche ai fini della tutela della qualità del corso d’acqua e della fauna presente.

Finanziamenti nell’ambito del Piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico

Ad integrazione delle iniziative di tipo normativo e tecnico-operativo finalizzate alla prevenzione del rischio sismico e al miglioramento del quadro delle conoscenze sulla pericolosità e sulla vulnerabilità del territorio regionale, attivate a partire dall’inserimento, con DM 4 febbraio 1982 di 41 comuni del Pinerolese in zona sismica 21, si segnala come significativa la partecipazione al Piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico, di cui all’art. 11 del decreto-legge 28.04.2009, n. 39 (Decreto-Legge Abruzzo), convertito, con modificazioni, dalla legge 24.06.2009, n. 77.
A seguito del terremoto del 6 aprile 2009 è stato infatti istituito un Fondo, pari a 965 milioni di euro, destinato a finanziare, nel
periodo 2010-2016, su tutto il territorio nazionale, specifici interventi nel campo della prevenzione, programmati e regolati annualmente attraverso Ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Circa il 90 % dei contributi è destinato al finanziamento di interventi di rafforzamento locale o miglioramento sismico (o, eventualmente, di demolizione e ricostruzione) su edifici e opere pubbliche d’interesse strategico per finalità di protezione civile; poco più dell’8 % è invece destinato a finanziare studi di Microzonazione Sismica.

1 la classificazione sismica del territorio regionale è stata rivista nel 2003 (OPCM 3274/2003) e quindi nel 2010 (DGR 11-13058/2010); quest'ultima è entrata in vigore il 1° gennaio 2012 (DGR 4-3084/2011).

Figura 6
Comuni individuati quali potenziali beneficiari dei finanziamenti 


Fonte: Regione Piemonte


I comuni in totale sono 141: 76 in provincia di Cuneo, 62 in provincia di Torino e 3 in provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Confrontare con gli elenchi in allegato alle Ordinanze, in cui l’accelerazione massima di base al suolo “ag” risulta superiore a 0,125g

Tabella 2
Interventi strutturali su edifici strategici o rilevanti ai fini di protezione civile 

Annualità

Provvedimento

Intervento

Contributo pubblico

Stato di attuazione

2010

Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3907 del 13.11.2010

Pinasca (TO)

Palazzo municipale

€     305.614,42

Lavori conclusi

2011

Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4007 del 29.02.2012

Villar Pellice (TO)

Scuola primaria "Beckwith"

€   250.996,67

Lavori in corso

Bricherasio (TO)

Scuola media "A. Caffaro"

€   778.711,04

Lavori in corso

2012

Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 52 del 20.02.2013

Pinerolo (TO)

Scuola primaria “Nino Costa”

€   311.408,00

Predisposizione del progetto

Pinerolo (TO)

Scuola media “F. Brignone”

€   593.534,75

Predisposizione del progetto

Bagnolo Piemonte (CN)

Scuola primaria “S. Giovanni Bosco”

€   424.528,09

Predisposizione del progetto

La Microzonazione Sismica (MS) rappresenta uno strumento di riconosciuta validità per analizzare la pericolosità sismica locale, attraverso l'individuazione di zone del territorio caratterizzate da comportamento sismico omogeneo, e orientare le scelte nell’ambito della pianificazione territoriale e dell’emergenza.
Attraverso gli studi di MS è possibile individuare, con diversi gradi di approfondimento, le “zone stabili” (in cui non sono previste significative modifiche dello scuotimento che l’evento sismico causerebbe su terreni rigidi), le “zone stabili suscettibili di amplificazione locale” (in cui lo scuotimento è amplificato a causa delle caratteristiche litostratigrafiche del terreno) e le “zone soggette a instabilità” (deformazioni permanenti del territorio indotte o innescate dal sisma, quali frane, liquefazioni,
fagliazione superficiale, cedimenti differenziali).
A partire dal 2012, al fine di realizzare una migliore integrazione tra le azioni di mitigazione del rischio sismico, gli studi di Microzonazione Sismica finanziati dalle Ordinanze sono stati affiancati dall’analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) dell’insediamento urbano, definita come quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell’evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione della quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza, si conserva comunque l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale.

Tabella 3
Riepilogo degli studi di MS e analisi CLE sul territorio regionale (aggiornamento 2013)

Annualità

Provvedimento

Comuni beneficiari

Stato di attuazione

2010

Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3907 del 13.11.2010

Perosa Argentina (TO)*

Pinerolo (TO)*

Sant’Antonino di Susa (TO)*

Torre Pellice (TO)*

Studi conclusi,

approvati da Regione e DPC e recepiti dalle Amm.ni Comunali

2011

Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4007 del 29.02.2012

Barge (CN)

Borgo S. Dalmazzo (CN)

Boves (CN)

CUNEO

Limone Piemonte (CN)

Pinerolo (TO)**

Studi conclusi, in fase di approvazione da parte di Regione e DPC

2012

Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 52 del 20.02.2013

Busca (CN)

Dronero (CN)

Bussoleno (TO)

Cumiana (TO)

Giaveno (TO)

Luserna S. Giovanni (TO)

Perosa Argentina (TO)***

Sant’Antonino di Susa (TO)***

Susa (TO)

Torre Pellice (TO)***

Studi avviati



* MS livello 1
**MS livello 2 + CLE
*** solo CLE

Figura 7
Individuazione dei Comuni piemontesi interessati da studi di Microzonazione Sismica e Analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (aggiornamento 2013)

Fonte: Regione Piemonte

Oltre che in attuazione del piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico, a partire dal 1° giugno 2012, come stabilito dalla Determinazione Dirigenziale n. 540/DB1400 del 9 marzo 2012, studi di Microzonazione Sismica, almeno corrispondenti al livello 1 degli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (ICMS, 2008 e successivi aggiornamenti, 2011), devono essere svolti ad integrazione delle indagini geologico-morfologiche e idrauliche a supporto degli strumenti urbanistici generali dei Comuni ricadenti nelle zone sismiche 3S e 3.

Riferimenti
Dipartimento della Protezione Civile e Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (2008). Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica - ICMS, 2008. Ed. Dipartimento della Protezione Civile.
AA.VV (2011). Contributi per l'aggiornamento degli "Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica". supplemento al n. 2-2011 Ingegneria Sismica, Ed. Patron.
AA.VV. (2013). Strategie di mitigazione del rischio sismico e pianificazione. CLE: Condizione Limite per l'Emergenza. Ed. INU, 130, anno XVII.