MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI DELL'AGRICOLTURA SUGLI ASPETTI QUALITATIVI DELLA VITA
Applicazione della Direttiva Nitrati in Piemonte
La pratica della fertilizzazione dei terreni agricoli con gli effluenti provenienti dalle aziende zootecniche è oggetto di una specifica regolamentazione comunitaria, volta a tutelare le acque sotterranee e superficiali dall'inquinamento causato dall'azoto di origine agricola. La direttiva europea 91/676/CEE (detta anche "Direttiva Nitrati") ha dettato i criteri a cui attenersi nella gestione della fertilizzazione organica. In Italia l'attuazione sul territorio è demandata alle Regioni.
La Direttiva Nitrati richiede: la designazione di "Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola" (ZVN), nelle quali la qualità delle acque è compromessa (o è a rischio di diventarlo se non si interviene in modo tempestivo) a causa di pressioni di tipo agricolo. Il grado di compromissione della risorsa idrica è valutato sulla base del tenore di nitrati.
In queste aree, la regolamentazione dell'utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici avviene tramite i "Programmi d'Azione" che stabiliscono opportuni vincoli e criteri. Il vincolo più rilevante è l'imposizione di un limite massimo annuo all'apporto, pari a 170 kg di azoto di origine zootecnica per ettaro.
In Piemonte, l'applicazione della Direttiva Nitrati è stata avviata nel 2002, con il Regolamento regionale n.9/R; tale atto ha designato come ZVN circa 220.000 ettari, sovrastanti falde già compromesse, e ha coinvolto circa 1.500 aziende agricole. Secondo quanto disposto dalla Direttiva, nel 2007 la normativa regionale è stata poi oggetto di una revisione, sia per gli aspetti amministrativi che per i criteri tecnico-scientifici a supporto delle designazioni: è stato così pubblicato il regolamento regionale n.10/R del 2007 ed è stata aggiornata la designazione, secondo un approccio scientifico di tipo previsionale che ha valutato la vulnerabilità sulla base di più parametri agro-ambientali (non solo la compromissione, ma anche la vulnerabilità intrinseca dell'acquifero, la capacità protettiva dei suoli e il surplus di azoto fornito alle colture rispetto al loro fabbisogno). Attualmente, in Piemonte risultano designati circa 407.500 ettari, pari al 38% della superficie agricola utilizzata (SAU) regionale e al 54% della superficie di pianura, secondo proporzioni simili alle altre regioni del bacino padano-veneto.
Il regolamento regionale 10/R nelle aree non designate promuove l'utilizzo in agricoltura di liquami e letami con modalità agronomicamente corrette, che permettano di valorizzarne le
La pratica della fertilizzazione dei terreni agricoli con gli effluenti provenienti dalle aziende zootecniche è oggetto di una specifica regolamentazione comunitaria, volta a tutelare le acque sotterranee e superficiali dall'inquinamento causato dall'azoto di origine agricola. La direttiva europea 91/676/CEE (detta anche "Direttiva Nitrati") ha dettato i criteri a cui attenersi nella gestione della fertilizzazione organica. In Italia l'attuazione sul territorio è demandata alle Regioni.
La Direttiva Nitrati richiede: la designazione di "Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola" (ZVN), nelle quali la qualità delle acque è compromessa (o è a rischio di diventarlo se non si interviene in modo tempestivo) a causa di pressioni di tipo agricolo. Il grado di compromissione della risorsa idrica è valutato sulla base del tenore di nitrati.
In queste aree, la regolamentazione dell'utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici avviene tramite i "Programmi d'Azione" che stabiliscono opportuni vincoli e criteri. Il vincolo più rilevante è l'imposizione di un limite massimo annuo all'apporto, pari a 170 kg di azoto di origine zootecnica per ettaro.
In Piemonte, l'applicazione della Direttiva Nitrati è stata avviata nel 2002, con il Regolamento regionale n.9/R; tale atto ha designato come ZVN circa 220.000 ettari, sovrastanti falde già compromesse, e ha coinvolto circa 1.500 aziende agricole. Secondo quanto disposto dalla Direttiva, nel 2007 la normativa regionale è stata poi oggetto di una revisione, sia per gli aspetti amministrativi che per i criteri tecnico-scientifici a supporto delle designazioni: è stato così pubblicato il regolamento regionale n.10/R del 2007 ed è stata aggiornata la designazione, secondo un approccio scientifico di tipo previsionale che ha valutato la vulnerabilità sulla base di più parametri agro-ambientali (non solo la compromissione, ma anche la vulnerabilità intrinseca dell'acquifero, la capacità protettiva dei suoli e il surplus di azoto fornito alle colture rispetto al loro fabbisogno). Attualmente, in Piemonte risultano designati circa 407.500 ettari, pari al 38% della superficie agricola utilizzata (SAU) regionale e al 54% della superficie di pianura, secondo proporzioni simili alle altre regioni del bacino padano-veneto.
Il regolamento regionale 10/R nelle aree non designate promuove l'utilizzo in agricoltura di liquami e letami con modalità agronomicamente corrette, che permettano di valorizzarne le
caratteristiche fertilizzanti e ammendanti; nelle aree designate come Zona Vulnerabile, dove l'ambiente è più fragile e le pratiche agronomiche hanno un potenziale effetto negativo sulla qualità delle risorse idriche, sono previsti vincoli più restrittivi, secondo un apposito Programma d'azione volto a prevenire ulteriori fenomeni di inquinamento delle acque. Le aziende che gestiscono effluenti zootecnici forniscono alla Pubblica Amministrazione informazioni in merito agli animali presenti in stalla, ai terreni che ricevono gli effluenti zootecnici e alle strutture di stoccaggio disponibili. Mediamente presentano comunicazione annuale circa 3.500 aziende. Ad un sottoinsieme di aziende di maggiori dimensioni viene inoltre richiesta la presentazione di un Piano di utilizzazione agronomica (PUA), che dettaglia dosi, epoche e modalità di utilizzo agronomico dei reflui zootecnici.
Dal 2008 in poi, le aziende zootecniche hanno affrontato un impegnativo piano di adeguamento ai vincoli e ai criteri normativi introdotti in Piemonte, in particolare per quanto riguarda la dotazione minima di strutture di stoccaggio. Il grande sforzo economico per l’adeguamento dei volumi di stoccaggio è stato in parte sostenuto dal Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013, che ha stanziato circa 20 milioni di euro tramite la Misura 121. Ad oggi, il deficit di stoccaggio si è ridotto a meno dell’1% del fabbisogno complessivo.
Per quanto riguarda il corretto rapporto tra azoto da destinare all’utilizzo agronomico e superfici su cui distribuirlo, le aziende piemontesi si sono adeguate ai vincoli imposti sia reperendo terreni in concessione per lo spandimento (per circa 54.000 ettari complessivi e un impegno economico stimabile in circa 2,7 milioni di euro l’anno), che attivando forme di cessione dei reflui a terzi (circa il 15% dell’azoto zootecnico viene oggi destinato come ammendante ai settori frutticolo e viticolo, oppure alla produzione di energie rinnovabili); ad oggi, tutto l’azoto zootecnico è gestito nel rispetto dei vincoli di carico aziendale massimo. Una terza opzione gestionale è disponibile per il periodo 2012-2015, ossia l’adesione alla deroga: alle aziende aderenti, fatto salvo il rispetto di alcuni impegni aggiuntivi di buona gestione agronomica nonché dei fabbisogni delle colture, è permesso distribuire mediamente 250 kg per ettaro, anziché 170. Tale possibilità ha però riscosso scarso interesse presso la aziende (circa 25 gli allevamenti piemontesi aderenti).
Dal 2008 in poi, le aziende zootecniche hanno affrontato un impegnativo piano di adeguamento ai vincoli e ai criteri normativi introdotti in Piemonte, in particolare per quanto riguarda la dotazione minima di strutture di stoccaggio. Il grande sforzo economico per l’adeguamento dei volumi di stoccaggio è stato in parte sostenuto dal Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013, che ha stanziato circa 20 milioni di euro tramite la Misura 121. Ad oggi, il deficit di stoccaggio si è ridotto a meno dell’1% del fabbisogno complessivo.
Per quanto riguarda il corretto rapporto tra azoto da destinare all’utilizzo agronomico e superfici su cui distribuirlo, le aziende piemontesi si sono adeguate ai vincoli imposti sia reperendo terreni in concessione per lo spandimento (per circa 54.000 ettari complessivi e un impegno economico stimabile in circa 2,7 milioni di euro l’anno), che attivando forme di cessione dei reflui a terzi (circa il 15% dell’azoto zootecnico viene oggi destinato come ammendante ai settori frutticolo e viticolo, oppure alla produzione di energie rinnovabili); ad oggi, tutto l’azoto zootecnico è gestito nel rispetto dei vincoli di carico aziendale massimo. Una terza opzione gestionale è disponibile per il periodo 2012-2015, ossia l’adesione alla deroga: alle aziende aderenti, fatto salvo il rispetto di alcuni impegni aggiuntivi di buona gestione agronomica nonché dei fabbisogni delle colture, è permesso distribuire mediamente 250 kg per ettaro, anziché 170. Tale possibilità ha però riscosso scarso interesse presso la aziende (circa 25 gli allevamenti piemontesi aderenti).
Figura 1
Zone vulnerabili da Nitrati
Informazioni sempre aggiornate sull’applicazione della Direttiva Nitrati in Piemonte, dati e normativa vigente sono disponibili alla pagina web della Regione Piemonte ad esse dedicata.
Investimenti - PSR 2007/2013. Risposta all’esigenza di mitigazione dell’impatto sulla risorsa dei nitrati e di altri nutrienti di origine zootecnica
La misura 121 del PSR 2007-2013 (Sostegno all’ammodernamento dell’azienda agricola), ha permesso il finanziamento di alcuni investimenti, direttamente o indirettamente rivolti alla mitigazione dell’impatto degli effluenti agricoli sull’ambiente. La corretta gestione dei liquami di origine zootecnica influisce infatti positivamente sulla dispersione dei nutrienti, azoto e fosforo in primis, nelle falde acquifere e nei corpi idrici in generale. Tra questi sono da rilevare:
Investimenti - PSR 2007/2013. Risposta all’esigenza di mitigazione dell’impatto sulla risorsa dei nitrati e di altri nutrienti di origine zootecnica
La misura 121 del PSR 2007-2013 (Sostegno all’ammodernamento dell’azienda agricola), ha permesso il finanziamento di alcuni investimenti, direttamente o indirettamente rivolti alla mitigazione dell’impatto degli effluenti agricoli sull’ambiente. La corretta gestione dei liquami di origine zootecnica influisce infatti positivamente sulla dispersione dei nutrienti, azoto e fosforo in primis, nelle falde acquifere e nei corpi idrici in generale. Tra questi sono da rilevare:
- realizzazione o ristrutturazione di strutture di stoccaggio di effluenti zootecnici;
- costruzione di vasche per liquami in cemento;
- acquisto di attrezzature necessarie per la movimentazione degli effluenti zootecnici;
- acquisto di macchine e impianti innovativi per trasporto e distribuzione in campo dei liquami;
- acquisto di macchine per distribuzione di compost, letame, frazioni separate, fanghi di depurazione;
- realizzazione di impianti di depurazione dei reflui;
- realizzazione di sistemi di pompaggio/miscelazione per fertirrigazione;
- realizzazione di sistemi di interramento diretti o rasoterra dei liquami;
- impianti di trattamento dei liquami;
- ecc.
Mentre non è possibile quantificare, nell’ambito dei due bandi generici, quale sia stata la quota di finanziamento indirizzata in modo specifico ad interventi per il trattamento e l’utilizzo di effluenti zootecnici (anche se sicuramente ci sono stati finanziamenti in questo senso), per il bando del 2010 è possibile riportare alcuni dati.
Come detto precedentemente, il bando era rivolto agli agricoltori che intendevano accedere a finanziamenti per l’adeguamento alle norme in materia di utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici.
Tabella 1
Investimenti Misura 121 – anno 2010
N. domande presentate |
N. domande ammesse a finanziamento |
Contributo totale concesso |
Contributo medio concesso |
536 |
253 |
5 milioni di euro |
20.000 euro/domanda |
I prodotti fitosanitari e il loro uso sostenibile
La Direttiva Fitosanitari sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi, stabilisce misure complementari con quelle fissate dalla direttiva quadro sulle acque (WFD) e con le direttive di tutela della natura che pongono le basi per la costituzione di Rete Natura 2000. La norma si prefigge infatti di ridurre i rischi e gli impatti sulla salute umana, sull’ambiente, sulla biodiversità.
Il primo risultato si è concretizzato con la predisposizione del Piano d’Azione Nazionale (PAN), adottato il 22 gennaio 2014 con decreto ministeriale che definisce obiettivi, misure, modalità e tempi per l’attuazione della norma. Attualmente sono in fase di redazione le linee guida di indirizzo per la tutela dell’ambiente acquatico, dell’acqua potabile e della biodiversità nonché per la riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari e dei relativi rischi in aree specifiche.
In Piemonte le disposizioni contenute nel PAN coinvolgono oltre al comparto agricolo, il comparto ambientale e quello della salute pubblica, per porre la giusta attenzione alle ricadute della pressione agricola sulla qualità ambientale e sulla salute umana. In particolare:
La Direttiva Fitosanitari sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi, stabilisce misure complementari con quelle fissate dalla direttiva quadro sulle acque (WFD) e con le direttive di tutela della natura che pongono le basi per la costituzione di Rete Natura 2000. La norma si prefigge infatti di ridurre i rischi e gli impatti sulla salute umana, sull’ambiente, sulla biodiversità.
Il primo risultato si è concretizzato con la predisposizione del Piano d’Azione Nazionale (PAN), adottato il 22 gennaio 2014 con decreto ministeriale che definisce obiettivi, misure, modalità e tempi per l’attuazione della norma. Attualmente sono in fase di redazione le linee guida di indirizzo per la tutela dell’ambiente acquatico, dell’acqua potabile e della biodiversità nonché per la riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari e dei relativi rischi in aree specifiche.
In Piemonte le disposizioni contenute nel PAN coinvolgono oltre al comparto agricolo, il comparto ambientale e quello della salute pubblica, per porre la giusta attenzione alle ricadute della pressione agricola sulla qualità ambientale e sulla salute umana. In particolare:
- le disposizioni devono rispettate le condizioni che la politica agricola comunitaria pone per il rispetto dell’ambiente, in particolare per la diffusione delle tecniche di difesa integrata, i cui principi generali in materia sono entrati in vigore il 1º gennaio 2014;
- deve essere assicurata prioritariamente la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile, attraverso l’adozione di misure appropriate che prediligano l'utilizzo dei prodotti meno nocivi, delle tecniche più efficienti, di attrezzature a bassa dispersione e la creazione di aree di rispetto lungo i corsi d'acqua;
- le misure devono essere indirizzate a impedire o ridurre l'irrorazione in prossimità delle vie di trasporto stradali e ferroviarie, o sulle superfici suscettibili di contaminazione, per drenaggio o ruscellamento, delle acque superficiali o sotterranee;
- nelle aree molto sensibili l’utilizzo di pesticidi deve essere vietato o ridotto al minimo, in particolare nelle aree designate ai fini di conservazione per la protezione degli habitat e delle specie (Rete Natura 2000) e nelle aree aperte al pubblico o utilizzate da gruppi vulnerabili della popolazione (parchi e giardini pubblici, campi sportivi e cortili delle scuole, ecc.).
Figura 2
Zone vulnerabili da prodotti Fitosanitari
Fonte: Regione Piemonte