INDUSTRIA
L’economia piemontese risente pesantemente delle incertezze presenti nel quadro-economico nazionale.
Le ultime indagini congiunturali confermano la crisi dell’economia reale piemontese; le imprese legate alla domanda interna vedono gli effetti del netto calo del reddito disponibile del consumatore e sono quindi costrette a ridurre produzione e occupazione; ma le imprese legate alla domanda estera riescono invece a mantenere migliori performance di crescita, soprattutto se la domanda proviene dai paesi in via di industrializzazione (come per esempio i paesi BRICS - Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).
Pertanto, imprese dello stesso settore e con la medesima
Le ultime indagini congiunturali confermano la crisi dell’economia reale piemontese; le imprese legate alla domanda interna vedono gli effetti del netto calo del reddito disponibile del consumatore e sono quindi costrette a ridurre produzione e occupazione; ma le imprese legate alla domanda estera riescono invece a mantenere migliori performance di crescita, soprattutto se la domanda proviene dai paesi in via di industrializzazione (come per esempio i paesi BRICS - Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).
Pertanto, imprese dello stesso settore e con la medesima
dimensione presentano performance economiche completamente differenti, proprio grazie ai diversi mercati di sbocco.
La domanda interna stagnate conferma la dinamica dei dati in atto, ossia una diminuzione del numero di imprese industriali con i relativi addetti ma anche la persistenza di un cambiamento profondo dell’assetto industriale, dove la grande industria risulta presente in quota sempre minore lasciando il posto alle piccole e piccolissime imprese che ormai rappresentano l’80% del tessuto industriale, e dove i settori tradizionali trainati della produzione in metallo e dei mezzi di trasporto soffrono come tutti gli altri settori meno radicati e diffusi.
La domanda interna stagnate conferma la dinamica dei dati in atto, ossia una diminuzione del numero di imprese industriali con i relativi addetti ma anche la persistenza di un cambiamento profondo dell’assetto industriale, dove la grande industria risulta presente in quota sempre minore lasciando il posto alle piccole e piccolissime imprese che ormai rappresentano l’80% del tessuto industriale, e dove i settori tradizionali trainati della produzione in metallo e dei mezzi di trasporto soffrono come tutti gli altri settori meno radicati e diffusi.
UNITÀ LOCALI
Le unità locali in Piemonte sono complessivamente 141.878 di cui il 56% è rappresentato dalla categoria delle costruzioni e il 40% dall’industria manifatturiera. Nel 2005 questi rapporti erano più ravvicinati con il 50% nella categoria delle costruzioni e il 48% nell’industria manifatturiera.
I dati delle unità locali sono relativi alla classificazione delle
I dati delle unità locali sono relativi alla classificazione delle
attività Ateco adottata dall’Istat per le rilevazioni di carattere economico.
La provincia di Torino è quella con il più elevato numero di unità locali (70.853), soprattutto nel settore delle costruzioni e delle industrie manifatturiere, seguita dalle province di Cuneo e di Alessandria.
La provincia di Torino è quella con il più elevato numero di unità locali (70.853), soprattutto nel settore delle costruzioni e delle industrie manifatturiere, seguita dalle province di Cuneo e di Alessandria.
Figura 1
Unità locali delle imprese per attività economica (Ateco 2007) - anno 2013
Negli ultimi 9 anni la crisi ha colpito in particolare l’industria manifatturiera che presenta una diminuzione di 8.000 unità tra gli anni 2008-2009 dopodiché i valori si sono assestati. Le costruzioni hanno presentato un lieve trend in aumento fino al
2011 per diminuire negli ultimi 2 anni.
In aumento i settori relativi a Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata e altre attività di raccolta, trattamento e gestione rifiuti che hanno più che triplicato la loro presenza sul mercato.
In aumento i settori relativi a Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata e altre attività di raccolta, trattamento e gestione rifiuti che hanno più che triplicato la loro presenza sul mercato.
Figura 2
Unità locali delle principali imprese per attività economica (Ateco 2007) - anni 2005-2013
Addetti nell'industria
Gli addetti nell’industria nel 2011 sono 544.191 unità di cui il 72% è impiegato nell’industria manifatturiera, il 24% nelle costruzioni e il rimanente 4% nella altre attività industriali. Per quanto riguarda la suddivisione provinciale, la provincia di Torino è quella con il più elevato numero di addetti (oltre 267mila), seguita dalle province di Cuneo (88mila addetti) e di Alessandria con 51.000.
Figura 3
Addetti alle unità locali delle imprese per attività economica (Ateco 2007) e per provincia - anno 2011
k: migliaia
Fonte: Elaborazione Unioncamere su dati Istat-Censimento
Fonte: Elaborazione Unioncamere su dati Istat-Censimento
Il confronto con il 2005 evidenzia la grande emorragia di addetti nel settore delle attività manifatturiere (oltre 110.000 addetti in meno), in quello delle costruzioni gli addetti sono sostanzialmente rimasti invariati mentre nella categoria Fornitura di acqua reti fognarie, raccolta, trattamento e gestione rifiuti si evidenzia quasi un raddoppio nel loro numero.
Figura 4
Addetti alle unità locali delle imprese per attività economica (Ateco 2007) - anni 2001-2011
k: migliaia
Fonte: Elaborazione Unioncamere su dati Istat-Censimento
Fonte: Elaborazione Unioncamere su dati Istat-Censimento
Consulta la serie storica degli indicatori sull'industria.
Emissioni da Industria
Per quanto riguarda le pressioni emissive legate al comparto industriale è stata utilizzata l’ultima versione disponibile dell’Inventario Regionale delle Emissioni (IREA), che fa riferimento all’anno 2008.
Per la quantificazione delle emissioni industriali è stata presa come riferimento la classificazione delle attività economiche ATECO (strumento di codifica adottato da tutto il mondo della statistica ufficiale che consente di attribuire un codice sulla base di una descrizione sintetica dell'attività economica) adottata da Arpa Piemonte per quanto riguarda gli indicatori ambientali legati all’industria: estrazioni di minerali1, attività manifatturiere2, produzione industriale di energia elettrica3, trattamento industriale delle acque e dei rifiuti4.
La distribuzione delle emissioni industriali di particolato primario (PM10), di ossidi di azoto (NOx espressi come NO2) e di composti organici volatili non metanici (NMVOC) risulta ovviamente connessa alla localizzazione sul territorio delle grandi attività produttive. In particolare, nel territorio piemontese, gli ossidi di azoto sono collegati alla presenza di centrali termoelettriche e di cementifici e alle lavorazioni dei prodotti petroliferi, del vetro e dei laterizi, mentre il particolato primario può essere rapportato alla presenza di industrie per la produzione e lavorazione del poliestere, di industrie cartarie, del ferro e dell’acciaio. I composti organici volatili non metanici (NMVOC) sono legati principalmente a produzione e utilizzo industriale di solventi.
1 Macrosettore 05
2 Macrosettori 03,04 e 06
3 Settori 01.01, 01.02, 01.04
4 Attività 09.02.01, 09.04.05, 09.04.06, 09.09.02, 09.10.08
da classificazione SNAP.
Per la quantificazione delle emissioni industriali è stata presa come riferimento la classificazione delle attività economiche ATECO (strumento di codifica adottato da tutto il mondo della statistica ufficiale che consente di attribuire un codice sulla base di una descrizione sintetica dell'attività economica) adottata da Arpa Piemonte per quanto riguarda gli indicatori ambientali legati all’industria: estrazioni di minerali1, attività manifatturiere2, produzione industriale di energia elettrica3, trattamento industriale delle acque e dei rifiuti4.
La distribuzione delle emissioni industriali di particolato primario (PM10), di ossidi di azoto (NOx espressi come NO2) e di composti organici volatili non metanici (NMVOC) risulta ovviamente connessa alla localizzazione sul territorio delle grandi attività produttive. In particolare, nel territorio piemontese, gli ossidi di azoto sono collegati alla presenza di centrali termoelettriche e di cementifici e alle lavorazioni dei prodotti petroliferi, del vetro e dei laterizi, mentre il particolato primario può essere rapportato alla presenza di industrie per la produzione e lavorazione del poliestere, di industrie cartarie, del ferro e dell’acciaio. I composti organici volatili non metanici (NMVOC) sono legati principalmente a produzione e utilizzo industriale di solventi.
1 Macrosettore 05
2 Macrosettori 03,04 e 06
3 Settori 01.01, 01.02, 01.04
4 Attività 09.02.01, 09.04.05, 09.04.06, 09.09.02, 09.10.08
da classificazione SNAP.
Figura 5
Emissioni da attività produttive (per tipologie produttive e per inquinanrti) - anno 2008
Le pressioni emissive di tipo industriale sono state aggregate a livello provinciale e rappresentate nel grafico di figura 6.
Figura 6
Emissioni da attività produttive di ossidi di azoto (NOx), particolato primario (PM10) e composti organici volatili non metanici (NMVOC) - ripartizione per provincia - IREA 2008
k: migliaia
Fonte: Regione Piemonte. Elaborazione Arpa Piemonte
Per approfondimenti consulta la sezione dedicata del sito web della Regione Piemonte, dove è possibile trovare le informazioni inerenti il comparto delle attività produttive.
Messa a punto di una metodica analitica per la determinazione degli IPA negli pneumatici
Il regolamento europeo REACH n. 1907/06 ha previsto, come specificato nell’Allegato XVII, la riduzione del contenuto di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) negli oli diluenti per la produzione degli pneumatici.
Tale riduzione è entrata in vigore il 01/01/2010 e da tale data non possono essere immessi sul mercato e utilizzati per la produzione degli pneumatici gli oli diluenti aventi un contenuto di Benzo(a)pirene superiore a 1 mg/kg o un contenuto complessivo degli otto IPA cancerogeni di cui alla tabella 1 superiore a 10 mg/kg.
Gli IPA presenti in natura sono centinaia e ubiquitari, molti dei quali non sono pericolosi per la salute umana ma alcuni, e in particolare il Benzo(a)pirene, sono agenti cancerogeni genotossici.
L’agenzia ECHA (European Chemicals Agency), a seguito delle riduzioni previste dall’Allegato XVII REACH, ha scelto gli pneumatici tra i prodotti su cui focalizzare l’attenzione intensificando l’attività di vigilanza per il controllo del contenuto degli IPA cancerogeni nei battistrada; ciò al fine di estendere gli eventuali limiti già fissati per gli oli diluenti anche agli pneumatici.
il Metodo ufficiale che permette la determinazione dell’aromaticità dell’olio nelle mescole di gomma vulcanizzata, ISO 21461 (“Determinazione dell’aromaticità dell’olio nelle mescole di gomma vulcanizzata” in NMR (Nuclear Magnetic Resonance), non permette di discriminare effettivamente il reale contenuto negli pneumatici di IPA cancerogeni ed in particolare quello del Benzo (a) Pirene. Si è reso pertanto necessario individuare e standardizzare delle metodiche di analisi che permettessero la separazione, l’identificazione e la quantificazione dei singoli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA).
Il Ministero della Salute e l'Istituto Superiore di Sanità, con la collaborazione di Arpa Piemonte, hanno promosso un progetto riguardante uno studio comparativo per la caratterizzazione e la determinazione del contenuto di IPA negli pneumatici.
L’obiettivo del progetto è quello di verificare la confrontabilità dei dati ottenuti con il Metodo ufficiale ISO 21461 (“Determinazione dell’aromaticità dell’olio nelle mescole di gomma vulcanizzata” in NMR (Nuclear Magnetic Resonance), con i dati ottenuti con il metodi in GC/MS (GasCromatografia/Spettrometria di Massa) che permette di discriminare effettivamente il reale contenuto negli pneumatici di IPA cancerogeni ed in particolare quello del Benzo(a)pirene.
I risultati di detto studio sono stati illustrati nella relazione di Arpa Piemonte, Servizio Igiene Industriale nel febbraio 2012.
e presentati nel workshop interregionale Ancona giugno 2012 - "Piano nazionale di vigilanza Reach 2011 - Reach En Force 2: confronto di esperienze regionali.
Gli IPA ricercati sono quelli di cui alla voce n. 50 dell’allegato XVII del già citato regolamento, Le loro classificazioni, secondo il Regolamento (CE) n. 1272/2008 “classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze e delle miscele” (CLP), secondo la direttiva 67/548/CEE, nonché secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e l’ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists, sono indicate nella tabella1.
La metodica sviluppata
Il laboratorio Arpa della Struttura Igiene Industriale e Rischio Industriale, in quanto collaboratore tecnico nella realizzazione del progetto, ha messo a punto un metodo analitico interno in GC/MS (Gascromatografia/Spettrometria di Massa) che permette non solo il confronto con il metodo ufficiale ISO 21461 in NMR (Nuclear Magnetic Resonance), ma anche di determinare quantitativamente i singoli IPA
La metodica è stata sviluppata e sperimentata su dodici campioni reali di battistrada, forniti da alcuni dei maggiori produttori di pneumatici italiani. Nella tabella 2 sono presentati i risultati conseguiti per i singoli IPA ricercati.
Conclusioni
Importanza di un metodo sperimentato che permette la confrontabilità dei risultati ottenuti in laboratori differenti.
Versatilità del metodo che permette la determinazione degli IPA cancerogeni anche nelle materie prime correlate, tra cui semilavorati e manufatti in gomma in genere.
L’importanza anche a livello ambientale di questo metodo che permette di controllare il contenuto degli IPA nell’erba sintetica utilizzata, sempre più diffusamente, per la realizzazione dei campi da gioco. Infatti, una parte dei campi utilizza materiali di nuova produzione ma, in molti casi,vengono utilizzati materiali provenienti da rifiuti riciclati quali gli pneumatici per autoveicoli.
Consulta l'argomento Industrie a Rischio nel tema Territorio
Consulta le Risposte per l'argomento Industria collegate al tema Aria
Consulta le Risposte per l'argomento Industria collegate al tema Territorio
Tale riduzione è entrata in vigore il 01/01/2010 e da tale data non possono essere immessi sul mercato e utilizzati per la produzione degli pneumatici gli oli diluenti aventi un contenuto di Benzo(a)pirene superiore a 1 mg/kg o un contenuto complessivo degli otto IPA cancerogeni di cui alla tabella 1 superiore a 10 mg/kg.
Gli IPA presenti in natura sono centinaia e ubiquitari, molti dei quali non sono pericolosi per la salute umana ma alcuni, e in particolare il Benzo(a)pirene, sono agenti cancerogeni genotossici.
L’agenzia ECHA (European Chemicals Agency), a seguito delle riduzioni previste dall’Allegato XVII REACH, ha scelto gli pneumatici tra i prodotti su cui focalizzare l’attenzione intensificando l’attività di vigilanza per il controllo del contenuto degli IPA cancerogeni nei battistrada; ciò al fine di estendere gli eventuali limiti già fissati per gli oli diluenti anche agli pneumatici.
il Metodo ufficiale che permette la determinazione dell’aromaticità dell’olio nelle mescole di gomma vulcanizzata, ISO 21461 (“Determinazione dell’aromaticità dell’olio nelle mescole di gomma vulcanizzata” in NMR (Nuclear Magnetic Resonance), non permette di discriminare effettivamente il reale contenuto negli pneumatici di IPA cancerogeni ed in particolare quello del Benzo (a) Pirene. Si è reso pertanto necessario individuare e standardizzare delle metodiche di analisi che permettessero la separazione, l’identificazione e la quantificazione dei singoli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA).
Il Ministero della Salute e l'Istituto Superiore di Sanità, con la collaborazione di Arpa Piemonte, hanno promosso un progetto riguardante uno studio comparativo per la caratterizzazione e la determinazione del contenuto di IPA negli pneumatici.
L’obiettivo del progetto è quello di verificare la confrontabilità dei dati ottenuti con il Metodo ufficiale ISO 21461 (“Determinazione dell’aromaticità dell’olio nelle mescole di gomma vulcanizzata” in NMR (Nuclear Magnetic Resonance), con i dati ottenuti con il metodi in GC/MS (GasCromatografia/Spettrometria di Massa) che permette di discriminare effettivamente il reale contenuto negli pneumatici di IPA cancerogeni ed in particolare quello del Benzo(a)pirene.
I risultati di detto studio sono stati illustrati nella relazione di Arpa Piemonte, Servizio Igiene Industriale nel febbraio 2012.
e presentati nel workshop interregionale Ancona giugno 2012 - "Piano nazionale di vigilanza Reach 2011 - Reach En Force 2: confronto di esperienze regionali.
Gli IPA ricercati sono quelli di cui alla voce n. 50 dell’allegato XVII del già citato regolamento, Le loro classificazioni, secondo il Regolamento (CE) n. 1272/2008 “classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze e delle miscele” (CLP), secondo la direttiva 67/548/CEE, nonché secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e l’ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists, sono indicate nella tabella1.
La metodica sviluppata
Il laboratorio Arpa della Struttura Igiene Industriale e Rischio Industriale, in quanto collaboratore tecnico nella realizzazione del progetto, ha messo a punto un metodo analitico interno in GC/MS (Gascromatografia/Spettrometria di Massa) che permette non solo il confronto con il metodo ufficiale ISO 21461 in NMR (Nuclear Magnetic Resonance), ma anche di determinare quantitativamente i singoli IPA
La metodica è stata sviluppata e sperimentata su dodici campioni reali di battistrada, forniti da alcuni dei maggiori produttori di pneumatici italiani. Nella tabella 2 sono presentati i risultati conseguiti per i singoli IPA ricercati.
Conclusioni
Importanza di un metodo sperimentato che permette la confrontabilità dei risultati ottenuti in laboratori differenti.
Versatilità del metodo che permette la determinazione degli IPA cancerogeni anche nelle materie prime correlate, tra cui semilavorati e manufatti in gomma in genere.
L’importanza anche a livello ambientale di questo metodo che permette di controllare il contenuto degli IPA nell’erba sintetica utilizzata, sempre più diffusamente, per la realizzazione dei campi da gioco. Infatti, una parte dei campi utilizza materiali di nuova produzione ma, in molti casi,vengono utilizzati materiali provenienti da rifiuti riciclati quali gli pneumatici per autoveicoli.
Consulta l'argomento Industrie a Rischio nel tema Territorio
Consulta le Risposte per l'argomento Industria collegate al tema Aria
Consulta le Risposte per l'argomento Industria collegate al tema Territorio