Fattori che influenzano lo stato della risorsa

SITI CONTAMINATI

I siti contaminati rappresentano uno dei fattori antropici che possono influenzare lo stato delle acque sotterranee e superficiali. Sebbene la contaminazione in tali siti sia più evidente nella matrice suolo, il trasporto dei contaminanti - attraverso il dilavamento da parte della falda, l’infiltrazione meteorica o attraverso la presenza di via preferenziale - determina spesso un impatto sulle acque sotterranee. Su 1.455 siti attualmente presenti nell’Anagrafe1 495 presentano un impatto sulle acque sotterranee: di questi 365 sono attivi e 130 conclusi. Meno frequente è invece l’impatto sulle acque superficiali, per il quale si contano 94 siti, di cui 20 ancora attivi e 74 conclusi. Per quanto riguarda le tipologie di inquinanti maggiormente rilevate nella matrice acque, la famiglia più rappresentata è quella degli idrocarburi (33% dei casi), seguita in egual misura dai contaminanti inorganici e dai contaminanti inorganici più solventi (figura 1).

1 Per una più completa descrizione del tema siti contaminati e delle informazioni contenute nell’Anagrafe Regionale dei Siti contaminati si rimanda all'argomento “Siti contaminati” trattato nella tematica territorio.

Figura 1
Siti con presenza di specifiche famiglie di contaminanti nelle acque sotterranee

Uno sguardo più approfondito permette di rilevare come all'interno della famiglia degli idrocarburi, gli idrocarburi totali espressi come n-esano e il benzene, che rappresenta una criticità per le sue caratteristiche di cancerogenicità, siano tra i più rilevati nelle acque sotterranee (figura 2).

Figura 2
Principali idrocarburi presenti nelle acque sotterranee

BOX DI ARGOMENTO
Contaminazione da solventi clorurati nelle acque sotterranee

La presenza di composti organoalogenati nelle acque sotterranee, imputabile ad attività antropiche di tipo industriale, è un fenomeno piuttosto diffuso nelle aree urbane e fortemente industrializzate. A causa delle caratteristiche chimico–fisiche di tali sostanze, scarsamente solubili in acqua e caratterizzate da una maggiore densità e minor viscosità rispetto all’acqua stessa, la ricostruzione dei pennacchi di contaminazione negli acquiferi risulta alquanto difficoltosa se non si dispone di un elevato numero di punti di campionamento. Inoltre la presenza di una pluralità di sorgenti di contaminazione (reali o potenziali) coesistenti sulla stessa porzione di territorio richiede indagini approfondite e complesse per l’individuazione delle responsabilità. A partire dal mese di giugno 2010 il Dipartimento di Biella di Arpa Piemonte ha avviato accertamenti sulla prima falda, in conseguenza del rinvenimento di Tetracloroetilene in corrispondenza di pozzi captanti la falda profonda, in un’area compresa tra la porzione meridionale del territorio comunale di Biella e il territorio di Gaglianico, a breve distanza dalla sede dell’acquedotto di Gaglianico (consulta la mappa).

Le indagini eseguite hanno permesso di individuare nel settore meridionale di Biella due distinte fonti di contaminazione, che hanno dato origine ad un pennacchio di contaminazione esteso per circa 3 km2 e che interessa il territorio comunale di Gaglianico fino al confine con Sandigliano oltre ad una terza fonte collocata nella porzione sud del pennacchio. La prima attività di controllo risale al 2008, quando Arpa, a seguito di rinvenimento di valori anomali di Tetracloroetilene in un pozzo privato profondo posto a monte dell’acquedotto e captante lo stesso acquifero, ha richiesto alla proprietà il monitoraggio dei parametri Tetracloroetilene e Tricloroetilene. In conseguenza dell’incremento dei valori di concentrazione riscontrati dalla proprietà dell’area per i parametri monitorati, nel 2010 Arpa ha avviato la prima campagna di indagini, finalizzata all’individuazione della sorgente di inquinamento, dell’estensione del pennacchio di contaminazione e dei bersagli interessati dalla stessa. A questo scopo è stata effettuata la ricerca analitica del parametro tetracloroetilene e dei suoi prodotti di degradazione su circa 80 pozzi, per lo più domestici captanti la prima falda. Le attività di monitoraggio effettuate da Arpa hanno consentito, attraverso una campagna realizzata nel corso del 2012, di riconfermare la validità del modello concettuale e l’estensione del pennacchio già individuato e di rilevare, con monitoraggi integrativi condotti nel 2013, una condizione di anomalia nel settore meridionale dell’area, circoscrivendo una nuova fonte di contaminazione che interessa anche la seconda falda. In sintesi sono state individuate due sorgenti di contaminazione riconducibili all’attività di lavasecco svolta in passato da aziende ancora attive, caratterizzate da concentrazioni di Tetracloroetilene molto elevate (comprese tra 10.000 e 100.000 µg/l), e una contaminazione storica generata da attività non più esistenti che presenta un hot spot in un pozzo privato caratterizzato da una rilevante presenza di prodotti di biodegradazione, fino a Cloruro di vinile. In corrispondenza delle due aziende attive sono state avviate procedure di bonifica ex DLgs 152/06: nel primo sito, individuato nel 2010 è in corso un intervento di bonifica mentre sul secondo, identificato più recentemente, è in corso un intervento di messa in sicurezza d’emergenza ed è stato avviato l’iter per l’approvazione di un progetto di bonifica. Ai fini della individuazione della contaminazione nelle acque sotterranee sono state fondamentali le evidenze rilevate da Arpa nell’area dello stabilimento o immediatamente a valle dello stesso. Per la definitiva assunzione di responsabilità da parte delle ditte oggetto di indagine è tuttavia stata essenziale la collaborazione delle stesse che hanno effettuato indagini all’interno del proprio stabilimento. Sul terzo sito non è stato possibile individuare un soggetto responsabile e non sono ancora state trovate le risorse pubbliche necessarie per attivare un intervento in via sostitutiva (ex art. 250 del DLgs 152/06).

Le Autorità Competenti hanno ritenuto opportuno affrontare il fenomeno con approccio di capillare informazione della popolazione, attraverso la realizzazione di un opuscolo informativo rivolto ai cittadini interessati dalla contaminazione, la pubblicazione su web dei risultat  dei monitoraggi e l’istituzione del Tavolo Tecnico per una risoluzione il più possibile collegiale delle problematiche.

Nell’ambito delle iniziative definite dal Tavolo Tecnico, il Dipartimento Arpa di Biella effettua attività di monitoraggio così articolate:
1. Monitoraggio periodico su un gruppo di pozzi “indicatori” ubicati a valle delle sorgenti, al fine di tenere sotto controllo il fenomeno e orientare le azioni di intervento (consulta la mappa e gli approfondimenti)
2. Monitoraggi integrativi di approfondimento (consulta la mappa).

I dati del monitoraggio relativi ai pozzi indicatori vengono pubblicati sistematicamente sul sito dell’Agenzia nella pagina dedicata ai siti contaminati.

Ai sensi della direttiva quadro sulle acque (WFD), che definisce i criteri e gli oggetti del monitoraggio ai fini della salvaguardia e tutela della risorsa, i fenomeni di contaminazione evidenziati interessano il corpo idrico sotterraneo superficiale GWB-S1 (falda superficiale) e il corpo idrico sotterraneo profondo GWB-P1 (falde profonde) corrispondenti alla porzione di territorio sotteso dalla pianura novarese-vercellese e biellese. In tale ambito le criticità più importanti sono rappresentate dai pesticidi per la falda superficiale (responsabili dell’attribuzione di uno stato chimico "Scarso"), mentre le falde profonde risultano in stato chimico "Buono" nonostante la presenza di alcuni punti vulnerati da vari contaminanti tra i quali anche i VOC. In base a questo genere di valutazione si individuano le politiche programmatiche di risanamento della risorsa a scala regionale. Tuttavia, situazioni come quella descritta - che rappresentano una fonte di pressione per la risorsa idrica sotterranea, con possibili implicazioni anche sull’utilizzo della risorsa interessata - richiedono approfondimenti dedicati (come quello implementato) relativamente agli strumenti del monitoraggio, oltre ad opportuni interventi di gestione da parte delle istituzioni coinvolte a scala locale.

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