Parlare di aria in contesto ambientale vuol dire parlare di salute dell’aria. Salute che viene misurata per alcuni parametri chimico-fisici rispetto ai valori soglia o limiti definiti dall’Unione Europea prima e da Stato e Regione Piemonte poi.

I risultati delle analisi e delle valutazioni fatte rispetto a questa materia ci dicono che dobbiamo parlare di inquinamento in quanto i rilevamenti effettuati quotidianamente attraverso le centraline e stazioni fanno emergere superamenti rispetto ai valori soglia per alcuni parametri.

 

L’inquinamento atmosferico non è certo solamente un problema piemontese ma è sempre più globale riguardando sia i cosiddetti paesi sviluppati sia quelli emergenti. Ed è soprattutto nelle aree urbane, in cui la densità di popolazione e le attività ad essa legate raggiungono livelli elevati, che si misurano le maggiori concentrazioni di inquinanti.

 

Le cause

All’origine dell’inquinamento atmosferico vi sono infatti principalmente i processi di combustione (produzione di energia, trasporti, riscaldamento, produzioni industriali, ecc.) che comportano l’emissione diretta di sostanze inquinanti quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo, monossido di carbonio e altre, denominate complessivamente inquinanti primari. A questi ultimi si aggiungono gli inquinanti che si formano in seguito ad interazioni chimico-fisiche che avvengono tra i composti (inquinanti secondari) PM10 NOX ozono, anche di origine naturale, presenti in atmosfera e influenzati dalle condizioni meteorologiche che hanno un ruolo fondamentale nella produzione di questi inquinanti.

 

Inoltre l'entità e le modalità di emissione (sorgenti puntiformi e diffuse, altezza, ecc.), i tempi di persistenza degli inquinanti, l’intensità della turbolenza atmosferica sono alcuni dei principali fattori che producono variazioni spazio-temporali nella concentrazione dei composti inquinanti dell'aria.

Quando la capacità di diluizione e trasporto degli inquinanti in atmosfera non è sufficiente a disperdere ciò che è stato emesso, si genera un accumulo di inquinanti che può raggiungere valori di concentrazione dannosi per la salute dell’uomo, per l’equilibrio degli ecosistemi, per il paesaggio, per lo stato dei manufatti ecc.

 

I tipi di inquinanti

Gli inquinanti primari in generale non sono più, almeno per l’Italia, il problema principale se non in aree limitrofe a impianti le cui emissioni sono rilevanti.

I dati del 2013 hanno confermato infatti che gli inquinanti primari, come il monossido di carbonio e il biossido di zolfo, non costituiscono più un problema. Anche alcuni degli inquinanti che alcuni anni or sono avevano manifestato qualche criticità, come i metalli pesanti e il benzene, sono al momento sotto controllo. Un’eccezione è rappresentata dagli idrocarburi policiclici aromatici, in particolare il benzo(a)pirene, per i quali sarà difficile ottenere riduzioni considerato l’incremento in atto dell’uso della legna come combustibile per il riscaldamento civile.

 

Numerose difficoltà si hanno invece nel rispetto degli obiettivi di legge per gli inquinanti che sono principalmente o parzialmente secondari ovvero non emessi come tali. In Piemonte, analogamente a quanto succede in tutto il bacino padano, rimangono situazioni problematiche a scala regionale per quanto riguarda il particolato (PM10) e l’ozono, mentre sono più localizzati in prossimità dei grandi centri urbani i casi di superamento del valore limite annuale per il biossido di azoto, in particolare nelle cosiddette stazioni da traffico.

 

L’andamento nel tempo

Sul lungo periodo è stato osservato un miglioramento della qualità dell’aria, nonostante le oscillazioni legate ai fattori meteorologici. Infatti per il particolato l’analisi della serie storica dei dati mostra come nel periodo 2001-2013, a livello regionale, la concentrazione media annua di PM10 si sia complessivamente ridotta.

La riduzione di molti inquinanti atmosferici è connessa alla loro costante diminuzione delle emissioni industriali /civili avvenuta negli ultimi decenni, anche se non per tutti è stata sufficiente a determinare il rispetto dei valori limite o obiettivo indicati dalla normativa.

Per le emissioni in atmosfera i macrosettori più critici sono sia quelli relativi ai trasporti stradali e al riscaldamento, sia quelli che comprendono le attività produttive, anche se con differente distribuzione percentuale per i diversi inquinanti.

Per quanto riguarda il PM10, il settore dei trasporti contribuisce per il 39% alle emissioni, mentre un 13% di emissioni è dovuto all’industria e ben il 48% è attribuibile al riscaldamento. È da rilevare infine che la combustione del legno e delle biomasse negli ultimi anni ha assunto un’importanza crescente per le emissioni, in particolare per il PM10 e il benzo(a)pirene, a causa dell’incrementato uso della legna come già accennato.  

 

Infine da rilevare che i valori degli inquinanti presentano un’oscillazione da un anno all’altro dovuta principalmente a fattori di natura meteorologica. In questo quadro il 2013 è risultato un anno con valori di poco inferiori a quelli misurati nel 2010, nel quale erano stati particolarmente bassi. Negli anni 2011 e 2012 i valori degli inquinanti erano invece aumentati per ragioni legate alla meteorologia.

 

Primo semestre 2014

Una prima valutazione effettuata sui dati, da considerare come non definitivi, misurati durante i primi mesi del 2014 mostra un differenziazione tra i differenti inquinanti in termini di confronto dei principali indicatori statistici calcolati per due periodi analoghi del 2014 e del 2013.

Il PM10 ha mostrato una evidente diminuzione dei valori misurati nel primo semestre 2014 rispetto all’analogo periodo del 2013 sia per quanto riguarda il valore medio di concentrazione sia per il numero dei superamenti del limite giornaliero per la protezione della salute che al 30 giugno ha superato il il valore massimo ammesso, pari a 35 giorni/anno, solo in poche stazioni di traffico della rete. Analoga situazione per la concentrazione media misurata nel primo semestre dei due anni per il PM2,5.

Un importante costituente del PM10 è il benzo(a)pirene, questo inquinante invece denota, nella maggioranza delle stazioni, un incremento dei valori di concentrazione misurati nei primi quattro mesi del 2014 rispetto all’analogo periodo del 2013. Un dato in controtendenza rispetto ai valori del PM10 e del PM2,5 legato verosimilmente all’incremento delle emissioni caratterizzate da elevati valori dell’inquinante.

Il NO2 invece non ha denotato modificazioni significative della concentrazione media tra i due primi semestri del 2013 e del 2014 mentre il benzene, connotato ormai in tutte le stazioni da valori non elevati, ha mostrato nella maggioranza di stazioni un lieve incremento.