impatti

RADIAZIONI NON IONIZZANTI

Popolazione esposta ai campi magnetici generati da elettrodotti ad alta e altissima tensione

È stata stimata la popolazione potenzialmente esposta a livelli significativi di campo magnetico, a partire dal punteggio di criticità assegnato ai comuni sulla base dei km di linee che transitano in aree edificate, per i primi 21 comuni. Si parla di esposizione potenziale in quanto la stima è fatta senza tenere conto della configurazione di dettaglio delle linee e della loro posizione esatta rispetto alle abitazioni, fattori che influiscono notevolmente sul livello di campo magnetico effettivamente presente.

Figura 1
Percentuale di popolazione potenzialmente esposta a livelli significativi di campo magnetico. I primi 21 comuni

Fonte: Arpa Piemonte

La figura riporta la percentuale di popolazione potenzialmente esposta in ciascun comune (in rapporto alla media dei residenti dei comuni indagati), ordinati dal più impattato al meno impattato.
Sui comuni con un valore percentuale superiore a 1, è stata effettuata nel 2013 una campagna di misure che, insieme alle misure degli anni precedenti, ha permesso di stimare i livelli di esposizione.

Figura 2
Numero di persone esposte in determinati intervalli di valori di campo magnetico generato da elettrodotti ad alta e altissima tensione

k: migliaia

Si osserva nel grafico il numero di persone, residenti in prossimità di linee ad alta tensione, esposte in determinati intervalli di valori di campo magnetico per ciascuno dei 7 comuni un valore percentuale superiore a 1. È possibile osservare come il numero totale di persone residenti in prossimità di linee ad alta tensione sia di circa 5.700, ma di queste circa il 40% risulta esposto a valori di campo non significativi (<0,5 µT - microTesla) specificare unità di misura, mentre il 54% circa è esposto a livelli di campo più elevati, ma comunque inferiori all’obiettivo di
Fonte: Arpa Piemonte

qualità fissato dal Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) 08/07/2003.
I casi di esposizione più elevata (numero di esposti <400) corrispondono a quelle poche aree dove linee con carichi di corrente piuttosto elevati transitano molto vicino (distanze inferiori 15 m) alle abitazioni.

Consulta gli approfondimenti sulla popolazione esposta e la mappatura del campo magnetico

Popolazione esposta ai campi elettrici generati dagli impianti per telecomunicazioni

Viene considerata la percentuale di popolazione del Piemonte esposta in determinati intervalli di valori di campo elettrico generato da impianti per telecomunicazioni.
Il dato è ricavato come stima sulla base dei livelli di campo calcolati a partire dai dati tecnici degli impianti (presenti nel catasto regionale delle sorgenti di campo elettromagnetico), in termini di valori medi di esposizione nelle aree impattate da tali impianti.

Figura 3
Popolazione dell’intero Piemonte esposta in determinati intervalli di valori di campo elettrico
generato da impianti per telecomunicazioni - anno 2013

Fonte: Arpa Piemonte

Sulla base dei valori di campo calcolati ad una altezza da terra pari al 1° piano di un’abitazione (2° piano fuori terra) e dei dati Istat sulla popolazione residente, è stato stimato che la grande maggioranza della popolazione piemontese risulta esposta a valori molto bassi di campo elettrico generato da impianti per telecomunicazioni.

Tale indicatore potrà essere particolarmente utile per monitorare l’impatto delle modifiche al sistema delle telecomunicazioni conseguenti alla messa in atto della normativa più recente sui limiti (passaggio alla media su 24 ore) e all’implementazione dei nuovi sistemi (4G - LTE).

Box di argomento
Impatto della telefonia cellulare e modalità di utilizzo del cellulare per la riduzione dei rischi

La potenza emessa dai telefoni mobili dipende da diversi fattori quali il modello di apparecchio telefonico, il tipo di rete utilizzata (2G o 3G) e l’intensità del segnale ricevuto (power control). Tutti questi fattori determinano, quindi, l’esposizione della testa alla radiazione emessa dal cellulare alle varie distanze di utilizzo.
Per valutare in che modo i diversi fattori sopra menzionati influiscono sull’esposizione è stato messo a punto un banco di misura costituito da un misuratore di potenza connesso al telefonino in prova e ad un’antenna esterna appositamente caratterizzata.
Le misure sono state effettuate su 6 diversi modelli di telefonino in diverse condizioni di utilizzo: traffico voce, traffico dati, rete GSM e rete UMTS. La caratterizzazione dell’emissione dei
telefoni mobili è stata ripetuta in sette diversi siti con diverse livelli di ricezione del segnale elettromagnetico. Sono inoltre state effettuate delle misure di intensità di campo elettromagnetico a varie distanze dai telefonini per valutare la riduzione dell’esposizione a seguito dell’utilizzo di dispositivi quali “viva voce” e auricolari.
I risultati delle misure hanno indicato che la potenza media emessa dai telefonini può variare di un fattore pari a circa 60 nel caso di comunicazioni vocali con tecnologia 2G, in funzione del livello di campo ambientale presente (ossia delle condizioni di ricezione): si può avere una emissione dal telefonino maggiore di 60 volte a fronte di un riduzione del livello di segnale ricevuto di circa 2.000 volte.

Figura 4
Esempi di variazione nel tempo della potenza emessa dal telefonino durante una chiamata vocale effettuata con segnale GSM (2G), in condizioni di buona ricezione



Fonte: Arpa Piemonte

Figura 5
Esempi di variazione nel tempo della potenza emessa dal telefonino durante una chiamata vocale effettuata con segnale GSM (2G), in condizioni di cattiva ricezione



Fonte: Arpa Piemonte

Con la tecnologia 3G si ha una riduzione notevole della potenza emessa dal telefonino, tanto più elevata quanto migliore è il livello di ricezione.


Le considerazioni sopra riportate dipendono in modo significativo dall’ipotesi di tempo medio di 10 minuti al giorno di utilizzo del telefonino, l’aumento del tempo porterà ad incrementare il contributo dei telefonini all’esposizione globale in modo proporzionale al tempo stesso.
Inoltre le valutazioni sono state basate sull’ipotesi che

l’apparecchio sia a contatto con la testa, o ad essa molto prossimo, nel corso di chiamate vocali. Come è noto, esistono però modalità alternative di utilizzo del telefonino per il traffico voce basate sull’uso di dispositivi che consentono di aumentare la distanza dell’antenna dalla testa quali: auricolare, bluetooth, viva voce. Per valutare l’efficacia di questi dispositivi nel ridurre l’esposizione della testa e, quindi, il SAR assorbito, sono state effettuate delle misure di intensità di campo elettromagnetico, su sei modelli di telefonino.

Figura 6 
Campo elettrico emesso dai cellulari in rapporto alla varie distanze di utilizzo con tecnologia 2G per traffico voce



Fonte: Arpa Piemonte

Figura 7
Campo elettrico emesso dai cellulari in rapporto alla varie distanze di utilizzo con tecnologia 3G per traffico voce



Fonte: Arpa Piemonte

L’esame delle figure mostra una rapida variazione dei livelli di campo elettrico emessi dal telefonino in funzione della distanza dalla sua antenna. Ad una distanza di 30 cm dal telefonino il campo elettrico si riduce, infatti, di un fattore pari all’80-90 %. I dati riportati nei grafici confermano, inoltre, quanto già osservato con le misure di potenza: il livello delle emissioni di radiazione elettromagnetica nella modalità di utilizzo 3G è molto più basso di quello della modalità 2G. La riduzione corrisponde all’incirca a un fattore 7, passando da livelli massimi di circa 20 V/m a livelli

massimi di circa 3 V/m (volt su metro).
Un ulteriore sviluppo di questa indagine potrà essere realizzato grazie ad una app per telefoni cellulari tipo smart phone con sistema operativo android che è stata messa a punto per monitorare alcuni parametri connessi all’esposizione e che sarà resa disponibile per un utilizzo libero. Particolare interesse potrà avere l’impiego della app per analisi cumulative su gruppi di utenti finalizzate, ad esempio, ad indagini di tipo epidemiologico.

Popolazione esposta alla radiazione ottica: la radiazione solare UV

Dal 2010 l’Arpa Piemonte ha intrapreso un’attività di monitoraggio sistematico della radiazione solare UV presso tre stazioni ubicate rispettivamente ad Ivrea, Verbania e Sestriere. Questa attività è finalizzata a valutare l’esposizione alla radiazione UV solare della popolazione.
Nella figura 8 si riportano le distribuzioni dei valori giornalieri di Indice UV misurati a mezzogiorno solare nelle tre stazioni. Si nota che i maggiori livelli di Indice UV sono stati registrati al Sestriere a causa della quota e dell’albedo del manto nevoso nei mesi invernali. In questa stazione per circa un terzo dell’anno si sono registrati valori di indice UV da elevati a molto elevati (compresi tra 6 e 11), valori che evidenziano la necessità di adottare le protezioni adeguate, come raccomandato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità

Figura 8
Distribuzione dei valori dell’indice UV nell’arco di un anno misurati nella stazione di Pallanza

Figura 9
Distribuzione dei valori dell’indice UV nell’arco di un anno misurati nella stazione di Sestriere

Figura 10
Distribuzione dei valori dell’indice UV nell’arco di un anno misurati nella stazione di Ivrea

Fonte: Arpa Piemonte

Accanto all’attività di monitoraggio dell’indice UV, dal 1° luglio 2009 Arpa Piemonte ha intrapreso un programma previsionale, pubblicando sul proprio sito internet le previsioni di UVI su scala regionale, sia in condizioni di cielo sereno sia, limitatamente ad alcuni punti, di copertura nuvolosa prevista.
Consulta il bollettino per le radiazioni UV.

Per approfondimenti:
Arpa Piemonte
UV-index
ISPESL

Box di argomento
Le lampade abbronzanti: valutazione della conformità delle apparecchiature alla normativa vigente

L’esposizione alle lampade per l’abbronzature artificiale è causa di danni alla pelle, agli occhi e al sistema immunitario. In generale, l'esposizione a radiazione UV può provocare effetti immediati, quali l'eritema, o effetti a lungo termine, come l'invecchiamento precoce della pelle, reazioni infiammatorie dell'occhio, cataratte e tumori della cute. Con particolare riferimento all’insorgenza di tumori, nel 2009 la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha inserito le lampade abbronzati tra gli agenti sicuramente cancerogeni per l’uomo (gruppo 1). Nonostante la classificazione IARC, attualmente sul nostro territorio queste apparecchiature vengono ancora diffusamente utilizzate.
Al fine di tutelare l’utilizzatore di questi dispositivi, nel 2011 è stato emanato il decreto ministeriale n°110 del 12 maggio che prescrive che tutte le lampade per l’abbronzatura indoor siano conformi alla norma tecnica CEI EN 60335-2-27 (2005) ”Sicurezza degli apparecchi elettrici d'uso domestico e similare. Parte 2: Norme particolari per gli apparecchi per il trattamento della pelle con raggi ultravioletti ed infrarossi” e alle sue successive varianti A1 e A2 (2009).
Dopo una prima campagna di misura della radiazione UV emessa dagli apparecchi abbronzanti effettuata negli anni 2010
e 2011, UV Emissions from Artificial Tanning Devices and Their Compliance with the European Technical Standard, Arpa Piemonte effettua, su richiesta delle ASL, nuove misurazioni. Nel corso del 2013 sono stati effettuati 20 controlli in 20 centri estetici diversi distribuiti sul territorio regionale, per un totale di 131 apparecchi. Di questi 20 controlli, 2 sono ricontrolli di centri risultati non a norma durante il primo sopralluogo.
Obiettivo di tali indagini è stata la verifica della conformità delle apparecchiature alle prescrizioni riportate nella norma tecnica sopra citata, con particolare riferimento al limite di 0,3W/m2 sull’irradianza efficace eritemale emessa dalle lampade stesse. L’irradianza eritemale è un parametro significativo della efficacia della radiazione UV nel causare l’eritema. Il valore limite fissato corrisponde ad un indice UV uguale a 12, valore tipico registrabile ai tropici a mezzogiorno in piena estate in condizioni di cielo sereno.
Nel grafico sottostante vengono riportati i valori di irradianza eritemale misurati all’interno degli apparecchi indagati ad una distanza di trattamento dalla lampade coerente con l’ingombro umano. I dati sono divisi tra dispositivi abbronzanti a bassa (34 apparecchi misurati) e ad alta pressione (97 apparecchi misurati).

Figura 11
Valori di irradianza eritemale emessi dalle lampade abbronzanti misurate nel 2013

Fonte: Arpa Piemonte

Dai dati riportati nel grafico si evince che il 58% degli apparecchi ad alta pressione (56 apparecchi) e il 56% degli apparecchi a bassa pressione (19 apparecchi) non rispettano il limite sull’irradianza efficace eritemale. Rispetto ai risultati derivati dalla precedente campagna di misura del 2010-2011, in cui il 78% degli apparecchi ad alta pressione e il 100% di quelli a bassa non rispettavano il limite sull’irradianza eritemale, la situazione attualmente risulta migliorata, ma rimangono in numero elevato le situazioni di non conformità. Tali non conformità si traducono per gli utilizzatori in maggiori livelli di esposizione a radiazione ultravioletta rispetto a quelli massimi prescritti nelle norme, e di conseguenza in maggiori rischi sanitari derivanti dalle sovraesposizioni.