RISCHI NATURALI
Il Piemonte, situato al margine occidentale della pianura padana, è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini, che lo delimitano su tre lati come un arco. Tale struttura morfologica rende peculiare il clima della regione, che risulta zona di scontro delle masse d'aria continentali provenienti dalla piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali. I rilievi favoriscono i processi di convezione delle masse umide e la conseguente intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano fenomeni di allagamento nelle aree fluviali,
Analizzando i dati storici del periodo 1850-2000, la regione è statisticamente colpita in settori diversi da eventi alluvionali (intendendo come tali quelli che interessano almeno due bacini idrografici) con ricorrenze medie di un evento ogni 18 mesi circa. Nel settore Alpino, particolari condizioni nivo-meteorologiche possono inoltre causare un’altra tipologia di processi d’instabilità naturale: le valanghe.
Il territorio regionale è altresì soggetto a terremoti: il contesto tettonico e i regimi geodinamici tuttora attivi portano la regione ad essere interessata da una sensibile attività sismica, generalmente modesta come intensità ma di notevole frequenza. I terremoti si manifestano principalmente lungo due direttrici che riflettono chiaramente l’assetto tettonico regionale essendo pressoché coincidenti, entro un ragionevole margine di distribuzione, l’uno con il fronte Pennidico e l’altro con il limite fra le unità pennidiche e la pianura padana.
aree in frana
La raccolta d’informazioni al 2° livello di approfondimento (attualmente disponibili per circa 380 fenomeni franosi), invece, permette di ottenere un quadro maggiormente dettagliato in merito ai fenomeni franosi di maggior rilevanza che nel corso dell’anno hanno interessato il Piemonte.
Tra questi, nel 2013, occorre menzionare quelli attivatisi in seguito alle piogge intense primaverili, come la colata di terra e detrito che nel mese di maggio si è attivata lungo il canalone che sbocca in prossimità della borgata “Ruinas di Cels” in comune di Exilles (TO), nonché la riattivazione di fenomeni con volumetrie più importanti, come la frana che ha coinvolto la località Garbagna in comune di Avolasca (AL).
Figura 1
Comuni inseriti nella banca dati SIFRAP - anno 2013
Fonte: Arpa Piemonte
In rosso i comuni per i quali si sono raccolte informazioni di secondo livello per ottenere un quadro maggiormente dettagliato in merito ai fenomeni franosi di maggior rilevanza che nel 2013 hanno interessato il Piemonte.
Consulta i dati dispoibili sul SIFRAP
Aree inondate e colate detritiche
I dati sono stati riorganizzati “per evento”, accorpando pertanto i dati di aste fluviali o aree geografiche rilevate singolarmente, nell’ottica di omogeneizzare le informazioni tematiche prodotte in tempi diversi da autori differenti. Il prodotto consiste in una serie di servizi geografici disponibile sul Geoportale di Arpa alla pagina Geologia e Dissesto.
In particolare la classe “Aree inondate” comprende le aree interessate da allagamenti e alluvionamenti da parte del reticolo principale e secondario, compresi i settori rilevati successivamente all’onda di piena come aree interessate da deposito fuori alveo di sedimenti grossolani e fini.
La classe “Colate detritiche” viceversa comprende le aree di innesco, trasporto e deposizione dei fenomeni torrentizi parossistici in conoide o lungo aste torrentizie su versante.
Tabella 1
Aree inondate e colate detritiche rilevate a seguito degli eventi alluvionali
1968, 1987, 1993, 1994, luglio e ottobre 1996, ottobre 2000 e 2002
Province |
Aree inondate km2 |
% superficie |
Colate detritiche m2 |
% superficie |
Bacini |
Alessandria |
410,2 |
0,12 |
22.688 |
0,06 · 10-4 |
Tanaro, Belbo, Bormida, Po, Scrivia, Borbera |
Asti |
95,4 |
0,06 |
- |
- |
Tanaro, Belbo, Bormida, Borbore, Triversa |
Biella |
3,6 |
0,00 |
226.459 |
2,48 · 10-4 |
Cervo |
Cuneo |
76 |
0,01 |
- |
- |
Tanaro, Belbo, Bormida, Po, Borbore, Triversa |
Novara |
20,1 |
0,01 |
1.842.040 |
13,7 · 10-4 |
Toce, Sesia |
Torino |
318,3 |
0,05 |
971.070 |
1,42 · 10-4 |
Dora Baltea, Orco, Soana, Malone, Stura di Lanzo, Dora Riparia, Sangone, Chisone, Pellice, Po |
Verbania |
29,5 |
0,01 |
1.824.321 |
8,07 · 10-4 |
Toce, Agogna |
Vercelli |
179,2 |
0,09 |
- |
- |
Sesia, Cervo, Po |
I dati oggetto di riclassificazione (aree inondate e aree interessate da fenomeni torrentizi parossistici negli eventi analizzati) sono sintetizzati in veste cartografica nella figura 3.
Per dare un quadro completo di tutti i dati contenuti nella Banca Dati si riporta anche in verde la distribuzione delle colate detritiche e dei processi torrentizi parossistici (di massima intensità ) rilevati nel corso del censimento dei conoidi alluvionali in Piemonte
realizzato da Arpa per il Progetto RiskNat sulla base di analisi fotointerpretativa multi-temporale e sopralluoghi; in rosa il settore alpino-appenninico piemontese oggetto di studio.
I dati relativi ai conoidi alluvionali, ai fenomeni torrentizi e in particolare alle colate detritiche, contenuti nella Banca Dati Arpa saranno costantemente aggiornati in caso di nuovi eventi alluvionali, di sopralluoghi o di nuove ricerche storiche d’archivio.
Figura 2
Aree inondate e aree interessate da fenomeni torrentizi negli eventi analizzati
Fonte: Arpa Piemonte
In blu sono rappresentate le aree inondate dai corsi d’acqua principali e secondari e in viola le colate detritiche e i processi torrentizi parossistici rilevati lungo il reticolo idrografico minore nel corso degli eventi storici 1987, 1993, 1994, luglio e ottobre 1996, 2000 e 2002, i cui dati sono stati riclassificati nel 2013.
In verde, per dare un quadro completo di informazione a livello regionale, si riporta la distribuzione delle colate detritiche e dei processi torrentizi parossistici di epoca storica rilevati nel corso del censimento dei Conoidi alluvionali in Piemonte nel Progetto RiskNat (in rosa il settore alpino-appenninico oggetto di studio).
Consulta gli approfondimenti sulla banca dati geologica.
Attività valanghiva
Figura 3
Incidenti da valanga dal 1985 al 2013
Quasi metà degli incidenti, 2 dei quali mortali, si sono verificati nel mese di dicembre mentre il secondo picco stagionale è stato raggiunto nel mese di marzo con 5 incidenti, 3 dei quali mortali. La maggior parte di incidenti è avvenuta con pericolo valanghe pari a 3-Marcato, seguita da condizioni di pericolo 2-Moderato e 4-Forte, come riportato in figura 4.
Figura 4
Percentuale di incidenti in relazione al grado di pericolo
Dal punto di vista geografico gli incidenti si sono distribuiti su quasi tutti i settori ad eccezioni della A. Graie e delle A. Liguri: le zone di Alagna e dell’Alta Valle Susa sono tra quelle maggiormente colpite (figura 5).
Figura 5
Localizzazione incidenti con evidenziate le zone con la maggiore concentrazione di incidenti
Valanga della Chiafera (Val Sesia) verificatasi nel mese di dicembre, che ha ostruito la viabilità provinciale
Consulta il Sistema Informativo Valanghe
Sismi
Metà circa dei 150 sismi localizzati entro i confini piemontesi sono concentrati nelle Alpi sud-occidentali, con profondità tra 2 e 20 km, in particolare nelle basse Valli Varaita, Maira, Stura e in Val Grana, dove si è verificato l’evento più forte (3,7 Magnitudo Locale - ML); un sisma di dimensioni poco inferiori (3.5 ML) è stato rilevato in Valle Gesso.
Nelle Alpi nord-occidentali sono stati rilevati una ventina di sismi, distribuiti prevalentemente lungo la fascia pedemontana, tra 5 e 20 km di profondità e con valori di magnitudo generalmente inferiori a 2 (eccettuati due eventi in Val di Lanzo, di magnitudo locale 3,3 e 2,6).
Altrettanti eventi sono stati osservati nel Tortonese che rappresenta l’area più attiva nel settore sud-orientale, con valori di profondità fino a 30 km e magnitudo generalmente inferiori a 2,5 (eccettuati due sismi di 3,3 e 3,1 ML); gli altri sismi nell’area sono concentrati in corrispondenza dello spartiacque meridionale con le provincie di Genova e Piacenza, tra cui un evento significativo localizzato in Val Lemme (3,1 ML).
Per quanto riguarda i settori sud-orientali si segnalano alcuni sismi con epicentro più distante dai confini regionali, che sono stati percepiti dalla popolazione piemontese per la maggiore energia rilasciata, verificatisi in Lunigiana (a circa 90 km dal Piemonte, una sequenza di circa un migliaio di sismi con profondità tra 1 e 10 km, l’evento principale di 5.1 ML e altri 9 sismi con ML≥3.5) e in Garfagnana (a circa 110 km dal Piemonte, una sequenza di circa 250 sismi con profondità tra 10 e 20 km, l’evento principale di 4,9 ML).
Alcuni sismi di magnitudo intorno a 3 sono stati anche localizzati sia nel versante alpino francese sia nel Mar Ligure in prossimità della costa di ponente.
Si evidenziano infine una ventina di eventi con valori di profondità maggiori (tra 30 e 70 km) distribuiti nelle zone centrali del Piemonte (circa due terzi dei quali al di sotto delle pianure occidentali, tra Torinese e Cuneese), con magnitudo inferiori a 2.
Figura 6
Sismi anno 2013
Fonte: Arpa Piemonte
Nella mappa sono rappresentati gli epicentri dei sismi di magnitudo locale (ML) maggiore o uguale a 1 verificatisi nel 2013, rilevati dalla rete sismica regionale. La dimensione dei simboli è funzione della magnitudo e il colore è funzione della profondità focale come indicato in legenda.
Tabella 2 - Sismi verificatisi nel 2013 per classi di magnitudo e profondità
Sismicità del Piemonte |
||||
Area |
N. sismi ML≥1 |
Magnitudo Locale ML |
Profondità km |
Sismi con magnitudo superiore magnitudo, località, profondità, data |
Alpi sud-occidentali |
73 |
<2.5 |
2-20 |
3,7 ML in Valle Grana, 11 km (15 ottobre) 3,5 ML in Valle Gesso, 11 km (7 aprile) 2,6 ML in Val Maira, 6 km (3 dicembre) |
Alpi nord-occidentali |
22 |
<2 |
5-20 |
3,3 ML in Val di Lanzo, 11 km (25 febbraio) 2,6 ML in Val di Lanzo, 11 km (7 aprile) |
Pianura cuneese - superficiali |
3 |
<2.5 |
10-20 |
2,8 ML nel Saluzzese, 11 km (30 marzo) |
Pianure occidentali intermedi |
12 |
<2 |
30-70 |
|
Torinese, Monferrato e Settori orientali |
7 |
<2 |
30-70 |
|
Rilievi nord-orientali |
4 |
<2 |
10-25 |
|
Pianure orientali |
0 |
|
|
|
Settore sud-orientale |
26 |
<2.5 |
5-30 |
3,3 ML nel Tortonese, 16 km (19 ottobre) 3,1 ML nel Tortonese, 5 km (27 ottobre) 3,1 ML in Val Lemme, 7 km (14 novembre) |
Rilievi meridionali |
3 |
<2 |
7-13 |
|
Fonte: Arpa Piemonte
Consulta la mappa della sismicità in Piemonte
BOX DI ARGOMENTO
Eventi meteopluviometrici 2013
Arpa Piemonte ha seguito l’evolversi degli eventi pluviometrici avvenuti nel corso del 2013 attraverso il Centro Funzionale Regionale che ha garantito l’attività di previsione e monitoraggio dei fenomeni meteorologici, idrologici e idrogeologici a supporto del sistema di Protezione Civile Regionale.
Forti precipitazioni si sono abbattute su tutta la regione con picchi su canavese, biellese, vercellese e sui settori meridionali; in particolare, i valori totali più elevati si sono osservati nei bacini dell’Orco, dello Stura di Lanzo, del Sesia e del Toce con valori medi oltre i 200 mm. L’analisi delle precipitazioni ha evidenziato come le piogge siano risultate critiche (tempi di ritorno di circa 20 anni) per brevi durate (3 e 6 ore) in alcune stazioni dei bacini idrografici dell’Orco e del Tanaro. Sono state superate le soglie di attenzione sull’asta del Po e del Tanaro e su alcuni affluenti tra cui il Sessera (VC), il Cervo (VC), l’Elvo (VC), il Malone (TO), il Banna (TO), il Chisola (TO), la Stura di Lanzo (TO) e la Bormida (AL).
Figura 7
Precipitazione totale registrata dal 15 al 19 maggio 2013
Gli effetti al suolo in termini di processi e danni ad edificati e infrastrutture hanno interessato nella provincia torinese in particolare il Canavese, il Pinerolese e le valli Susa e Lanzo; nel Cuneese principalmente il territorio comunale di Dogliani, Monesiglio e Monforte d'Alba; infine nel Verbano-Cusio-Ossola il comune di Premia.
In tutto il territorio regionale sono stati segnalati danni diffusi e riattivazioni di pregressi fenomeni franosi e/o di dissesto legati al reticolo idrografico. La rete idrografica minore è stata sovraccaricata in più punti a cause delle precipitazioni brevi e molto intense; i lavori di messa in sicurezza precedentemente eseguiti hanno permesso di scongiurare un evento calamitoso più grave, ma rimangono criticità legate alla manutenzione ordinaria soprattutto allo sbocco dei rii nei tratti di pianura dove si sono registrate erosioni spondali, deposito di materiale in alveo e fuoriuscita dei deflussi dall’alveo.
Sono state coinvolte tutte le province ad eccezione di quelle di Asti e di Novara con danni a 16 comuni per quanto riguarda i fenomeni torrentizi e 84 per i fenomeni di versante.
Eventi del 24-26 dicembre 2013
Sulle province orientali del Piemonte e sulle zone meridionali al confine con la Liguria sono state registrate precipitazioni diffuse, continue e abbondanti dal 24 al 26 dicembre 2013. Il valore cumulato medio su tutta la regione è stato di circa 100 mm in 3 giorni.
Nel settore sud-orientale i valori più elevati sono stati registrati nei bacini degli affluenti del Tanaro, con valori ragguagliati
maggiori sul bacino dell’Orba (241 mm) e inferiori su quello del Bormida (185 mm).
Sui bacini del Sesia, del Toce, dell’Agogna e del Terdoppio sono stati registrati quantitativi di pioggia compresi tra i 125 e 150 mm.
Le portate al colmo registrate lungo l’Orba, la Bormida e la parte terminale del bacino del Tanaro sono state caratterizzate da tempi di ritorno pari a circa 20 anni.
Al nord, dove le precipitazioni sono state nevose oltre i 900-1.000 m di quota i principali disagi sul territorio sono state legate a valanghe che hanno interessato la viabilità principale.
Al contrario al sud, in corrispondenza dei bacini dei torrenti Scrivia, Orba e Bormida, dove lo zero termico si è mantenuto decisamente più elevato per tutta durata delle precipitazioni, si sono registrati prevalentemente piene dei corsi d’acqua e fenomeni di versante.
Le diffuse criticità legate prevalentemente all'esondazione di rii minori, canali irrigui e fossi, hanno avuto conseguenze principalmente sulla viabilità. I fenomeni di versante segnalati sono stati generalmente di modesta dimensione legati all'instabilità di scarpate stradali e di controripa.
Consulta i dettagli e approfondimenti sull'evento di dicembre 2013i.
Durante l’estate il Piemonte è stato colpito da diversi eventi temporaleschi consultabili ai seguenti link:
Eventi del 19 e 24-26 agosto 2013
Evento del 29 luglio 2013
Evento del 13 luglio 2013
Box di argomento
La previsione dei processi torrentizi
I bacini alpini sono stati classificati in tre tipologie partendo dalla litologia prevalente del loro substrato (Tiranti et al., 2008), che governa i processi che in questi avvengono: (i) bacini Excellent Clay Maker (ECM) contraddistinti da conoidi alluvionali di forma irregolare, pendenza moderata, ridotte dimensioni rispetto all’area del bacino alimentante (5%) e caratterizzati da flussi detritici coesivi. Tali bacini hanno una frequenza di innesco molto elevata (in media 2 all’anno), sono sensibili a piogge di moderata intensità (>20 mm/h) e la stagione prevalente di innesco è l’estate, dove sono più frequenti i temporali; (ii) bacini Good Clay Maker (GCM) contraddistinti da conoidi alluvionali a forma di ventaglio regolare, con profilo debolmente pendente, molto ampi rispetto all’area del bacino alimentante (20%), e caratterizzati da flussi detritici
Per l'identificazione e il tracciamento dei temporali viene utilizzato un algoritmo denominato TREC (Tracking Radar Echoes by Correlation) (Rinehard, 1979), in grado di seguire una o più celle temporalesche durante la loro evoluzione e definirne le caratteristiche principali. Quando una o più celle temporalesche di intensità nota interessano, o interesseranno nell’ora successiva, uno o più bacini sensibili a quel tipo di precipitazione, il sistema produrrà un’allerta (Figura).
Figura 8
Interfaccia grafica del modello DEFENSE consultabile tramite WebGIS
Consulta il Portale Risknat sui Rischi Naturali in Piemonte
Il sistema di allerta integrato della Regione Piemonte è il risultato del contributo di diversi modelli, sviluppati per prevedere l’innesco dei fenomeni gravitativi in base alla loro tipologia specifica. Tale approccio permette di operare una valutazione più efficace rispetto alla più classica “soglia multivalente”, normalmente utilizzata.
Consulta le Risposte per l'argomento Rischi naturali collegate al tema Territorio