Fattori che influenzano lo stato della risorsa

RISCHI NATURALI

La regione, densamente popolata (oltre 4 milioni di abitanti), economicamente attiva e sede di importanti infrastrutture e reti di comunicazione, risulta fragile nella sua esposizione ai rischi naturali. S’intende per rischio naturale il numero atteso di perdite umane, feriti, danni alle proprietà e interruzioni di attività economiche, in conseguenza di processi d’instabilità che naturalmente si sviluppano sul territorio.
Il Piemonte, situato al margine occidentale della pianura padana, è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini, che lo delimitano su tre lati come un arco. Tale struttura morfologica rende peculiare il clima della regione, che risulta zona di scontro delle masse d'aria continentali provenienti dalla piana del Po, dell'umidità proveniente dal Mediterraneo e delle correnti atlantiche nord-occidentali. I rilievi favoriscono i processi di convezione delle masse umide e la conseguente intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano fenomeni di allagamento nelle aree fluviali,
di piene torrentizie e l’innesco di frane lungo i versanti.
Analizzando i dati storici del periodo 1850-2000, la regione è statisticamente colpita in settori diversi da eventi alluvionali (intendendo come tali quelli che interessano almeno due bacini idrografici) con ricorrenze medie di un evento ogni 18 mesi circa. Nel settore Alpino, particolari condizioni nivo-meteorologiche possono inoltre causare un’altra tipologia di processi d’instabilità naturale: le valanghe.
Il territorio regionale è altresì soggetto a terremoti: il contesto tettonico e i regimi geodinamici tuttora attivi portano la regione ad essere interessata da una sensibile attività sismica, generalmente modesta come intensità ma di notevole frequenza. I terremoti si manifestano principalmente lungo due direttrici che riflettono chiaramente l’assetto tettonico regionale essendo pressoché coincidenti, entro un ragionevole margine di distribuzione, l’uno con il fronte Pennidico e l’altro con il limite fra le unità pennidiche e la pianura padana.

 aree in frana

Il SIFRAP (Sistema Informativo Fenomeni Franosi in Piemonte) è la componente della Banca dati Geologica di Arpa che raccoglie le informazioni relative ai dissesti di versante (avvenuti in passato o in atto) documentati e/o riconoscibili attraverso il rilevamento diretto o il telerilevamento. Le informazioni sono organizzate secondo diversi livelli di approfondimento. Il primo livello è stato compilato per 36.000 fenomeni franosi rilevati in Piemonte e permette di ottenere un indicatore sullo stato del territorio: la percentuale di territorio in frana (comunemente indicata come indice di franosità). Il significato di tale indice non è da intendersi in termini di incremento o decremento annuale, in quanto la sua variazione nel tempo è quasi impercettibile; inoltre l’aumento della superficie in frana non è generalmente legata unicamente all’attivazione di nuovi fenomeni franosi ma spesso ad un miglioramento della conoscenza del territorio.
L’indice di franosità tuttavia rappresenta un importante indicatore a scala comunale, provinciale e regionale della vulnerabilità del territorio collinare/montano. 
La raccolta d’informazioni al 2° livello di approfondimento (attualmente disponibili per circa 380 fenomeni franosi), invece, permette di ottenere un quadro maggiormente dettagliato in merito ai fenomeni franosi di maggior rilevanza che nel corso dell’anno hanno interessato il Piemonte.
Tra questi, nel 2013, occorre menzionare quelli attivatisi in seguito alle piogge intense primaverili, come la colata di terra e detrito che nel mese di maggio si è attivata lungo il canalone che sbocca in prossimità della borgata “Ruinas di Cels” in comune di Exilles (TO), nonché la riattivazione di fenomeni con volumetrie più importanti, come la frana che ha coinvolto la località Garbagna in comune di Avolasca (AL).

Figura 1
Comuni inseriti nella banca dati SIFRAP - anno 2013


Fonte: Arpa Piemonte

In rosso i comuni per i quali si sono raccolte informazioni di secondo livello per ottenere un quadro maggiormente dettagliato in merito ai fenomeni franosi di maggior rilevanza che nel 2013 hanno interessato il Piemonte.

Consulta i dati dispoibili sul SIFRAP

Aree inondate e colate detritiche

Nel corso del 2013, nell’ambito del Progetto RiskNet è stata avviata un’importante attività di riclassificazione degli strati informativi contenenti tutti i dati relativi agli eventi alluvionali storici che hanno colpito il Piemonte a partire dal 1968 (pubblicati originariamente in veste di cartografie statiche e successivamente in singoli servizi geografici), secondo una nuova legenda unificata.

I dati sono stati riorganizzati “per evento”, accorpando pertanto i dati di aste fluviali o aree geografiche rilevate singolarmente, nell’ottica di omogeneizzare le informazioni tematiche prodotte in tempi diversi da autori differenti. Il prodotto consiste in una serie di servizi geografici disponibile sul Geoportale di Arpa alla pagina Geologia e Dissesto.
La tabella 2 riporta i dati per provincia della somma delle aree inondate e delle aree interessate da colate detritiche rilevate a seguito degli eventi alluvionali 1968, 1987, 1993, 1994, luglio e ottobre 1996, ottobre 2000 e 2002. Lo stesso settore può essere stato interessato da uno o più eventi successivi. 
In particolare la classe “Aree inondate” comprende le aree interessate da allagamenti e alluvionamenti da parte del reticolo principale e secondario, compresi i settori rilevati successivamente all’onda di piena come aree interessate da deposito fuori alveo di sedimenti grossolani e fini.
La classe “Colate detritiche” viceversa comprende le aree di innesco, trasporto e deposizione dei fenomeni torrentizi parossistici in conoide o lungo aste torrentizie su versante.

Tabella 1
Aree inondate e colate detritiche rilevate a seguito degli eventi alluvionali
1968, 1987, 1993, 1994, luglio e ottobre 1996, ottobre 2000 e 2002

Province

Aree inondate km2

% superficie
provinciale

Colate detritiche m2

% superficie
provinciale

Bacini
idrografici

Alessandria

410,2

0,12

22.688

0,06 · 10-4

Tanaro, Belbo, Bormida, Po, Scrivia, Borbera

Asti

95,4

0,06

-

-

Tanaro, Belbo, Bormida, Borbore, Triversa

Biella

3,6

0,00

226.459

2,48 · 10-4

Cervo

Cuneo

76

0,01

-

-

Tanaro, Belbo, Bormida, Po, Borbore, Triversa

Novara

20,1

0,01

1.842.040

13,7 · 10-4

Toce, Sesia

Torino

318,3

0,05

971.070

1,42 · 10-4

Dora Baltea, Orco, Soana, Malone, Stura di Lanzo, Dora Riparia, Sangone, Chisone, Pellice, Po

Verbania

29,5

0,01

1.824.321

8,07 · 10-4

Toce, Agogna

Vercelli

179,2

0,09

-

-

Sesia, Cervo, Po

Fonte: Arpa Piemonte

I dati oggetto di riclassificazione (aree inondate e aree interessate da fenomeni torrentizi parossistici negli eventi analizzati) sono sintetizzati in veste cartografica nella figura 3. 

Per dare un quadro completo di tutti i dati contenuti nella Banca Dati si riporta anche in verde la distribuzione delle colate detritiche e dei processi torrentizi parossistici (di massima intensità ) rilevati nel corso del censimento dei conoidi alluvionali in Piemonte

realizzato da Arpa per il Progetto RiskNat sulla base di analisi fotointerpretativa multi-temporale e sopralluoghi; in rosa il settore alpino-appenninico piemontese oggetto di studio. 

I dati relativi ai conoidi alluvionali, ai fenomeni torrentizi e in particolare alle colate detritiche, contenuti nella Banca Dati Arpa saranno costantemente aggiornati in caso di nuovi eventi alluvionali, di sopralluoghi o di nuove ricerche storiche d’archivio.

Figura 2
Aree inondate e aree interessate da fenomeni torrentizi negli eventi analizzati



Fonte: Arpa Piemonte

In blu sono rappresentate le aree inondate dai corsi d’acqua principali e secondari e in viola le colate detritiche e i processi torrentizi parossistici rilevati lungo il reticolo idrografico minore nel corso degli eventi storici 1987, 1993, 1994, luglio e ottobre 1996, 2000 e 2002, i cui dati sono stati riclassificati nel 2013.
In verde, per dare un quadro completo di informazione a livello regionale, si riporta la distribuzione delle colate detritiche e dei processi torrentizi parossistici di epoca storica rilevati nel corso del censimento dei Conoidi alluvionali in Piemonte nel Progetto RiskNat (in rosa il settore alpino-appenninico oggetto di studio).

Consulta gli approfondimenti sulla banca dati geologica.

Attività valanghiva

Per quanto riguarda gli incidenti da valanga, l’inverno 2012-13 è stato particolarmente drammatico: le persone travolte da valanga sono state 35 con 7 feriti e 5 decessi. I 14 incidenti segnalati denotano un’ inversione di tendenza rispetto agli anni passati e collocano tale stagione al secondo posto per il numero di incidenti negli ultimi 28 anni (figura 3).

Figura 3
Incidenti da valanga dal 1985 al 2013

Fonte: Arpa Piemonte

Quasi metà degli incidenti, 2 dei quali mortali, si sono verificati nel mese di dicembre mentre il secondo picco stagionale è stato raggiunto nel mese di marzo con 5 incidenti, 3 dei quali mortali. La maggior parte di incidenti è avvenuta con pericolo valanghe pari a 3-Marcato, seguita da condizioni di pericolo 2-Moderato e 4-Forte, come riportato in figura 4.

Figura 4
Percentuale di incidenti in relazione al grado di pericolo

Fonte: Arpa Piemonte

Dal punto di vista geografico gli incidenti si sono distribuiti su quasi tutti i settori ad eccezioni della A. Graie e delle A. Liguri: le zone di Alagna e dell’Alta Valle Susa sono tra quelle maggiormente colpite (figura 5).

Figura 5
Localizzazione incidenti con evidenziate le zone con la maggiore concentrazione di incidenti

Per quanto riguarda l’attività valanghiva spontanea, la stagione invernale 2012-13, è stata caratterizzata da una limitata frequenza di eventi: in tutti i settori, e in particolare quelli sud-occidentali, non sono state segnalate valanghe spontanee per lunghi periodi. La maggior parte delle valanghe spontanee osservate sono state prevalentemente di piccole o medie dimensioni ad eccezione della metà di aprile quando, a causa della marcata anomalia termica positiva, sono stati registrati distacchi spontanei di grandi dimensioni, coinvolgendo dislivelli superiori a 1.000 m. L’inizio della stagione invernale 2013-2014 si è rivelato particolarmente tragico per la frequenza di incidenti
da valanga e il numero di decessi conseguenti, concentrati in un periodo così limitato. Infatti, solo nel mese di dicembre, si sono avuti 5 incidenti da valanga che hanno causato la morte di 2 persone. La maggior parte di questi incidenti si è verificata nel periodo che va dal 26 al 30 dicembre 2013. Associate alle abbondanti precipitazioni l’attività valanghiva è stata intensa con valanghe di grandi dimensioni localmente in tutti i settori alpini piemontesi. I settori più colpiti sono stati quelli settentrionali dove numerose valanghe di grandi dimensioni hanno interessato la viabilità di fondovalle e in alcuni casi si sono verificati in prossimità di luoghi abitati (foto).

Valanga della Chiafera (Val Sesia) verificatasi nel mese di dicembre, che ha ostruito la viabilità provinciale

In concomitanza di questi eventi intensi è stato raggiunto il grado 5-Molto Forte della scala di pericolo valanghe internazionale sui settori alpini settentrionali di confine e il grado 4-Forte sulla maggior parte dei restanti settori.



Consulta il Sistema Informativo Valanghe

Sismi

Nel corso del 2013 la rete sismica regionale ha rilevato 1.824 sismi di magnitudo locale maggiore o uguale a 1, oltre metà dei quali appartenenti alle sequenze che hanno interessato la Lunigiana e la Garfagnana.
Metà circa dei 150 sismi localizzati entro i confini piemontesi sono concentrati nelle Alpi sud-occidentali, con profondità tra 2 e 20 km, in particolare nelle basse Valli Varaita, Maira, Stura e in Val Grana, dove si è verificato l’evento più forte (3,7 Magnitudo Locale - ML); un sisma di dimensioni poco inferiori (3.5 ML) è stato rilevato in Valle Gesso.
Nelle Alpi nord-occidentali sono stati rilevati una ventina di sismi, distribuiti prevalentemente lungo la fascia pedemontana, tra 5 e 20 km di profondità e con valori di magnitudo generalmente inferiori a 2 (eccettuati due eventi in Val di Lanzo, di magnitudo locale 3,3 e 2,6).
Altrettanti eventi sono stati osservati nel Tortonese che rappresenta l’area più attiva nel settore sud-orientale, con valori di profondità fino a 30 km e magnitudo generalmente inferiori a 2,5 (eccettuati due sismi di 3,3 e 3,1 ML); gli altri sismi nell’area sono concentrati in corrispondenza dello spartiacque meridionale con le provincie di Genova e Piacenza, tra cui un evento significativo localizzato in Val Lemme (3,1 ML).
Due sciami sismici superficiali (tra 3 e 7 km di profondità), ciascuno di una decina di eventi, si sono verificati in prossimità del Tortonese (in provincia di Pavia, con 4 sismi tra 3 e 3.7 ML) e nell’Oltregiogo (tra le provincie di Piacenza e Genova, il sisma principale di magnitudo 3).
Per quanto riguarda i settori sud-orientali si segnalano alcuni sismi con epicentro più distante dai confini regionali, che sono stati percepiti dalla popolazione piemontese per la maggiore energia rilasciata, verificatisi in Lunigiana (a circa 90 km dal Piemonte, una sequenza di circa un migliaio di sismi con profondità tra 1 e 10 km, l’evento principale di 5.1 ML e altri 9 sismi con ML≥3.5) e in Garfagnana (a circa 110 km dal Piemonte, una sequenza di circa 250 sismi con profondità tra 10 e 20 km, l’evento principale di 4,9 ML).
Alcuni sismi di magnitudo intorno a 3 sono stati anche localizzati sia nel versante alpino francese sia nel Mar Ligure in prossimità della costa di ponente.
Si evidenziano infine una ventina di eventi con valori di profondità maggiori (tra 30 e 70 km) distribuiti nelle zone centrali del Piemonte (circa due terzi dei quali al di sotto delle pianure occidentali, tra Torinese e Cuneese), con magnitudo inferiori a 2.

Figura 6
Sismi anno 2013



Fonte: Arpa Piemonte

Nella mappa sono rappresentati gli epicentri dei sismi di magnitudo locale (ML) maggiore o uguale a 1 verificatisi nel 2013, rilevati dalla rete sismica regionale. La dimensione dei simboli è funzione della magnitudo e il colore è funzione della profondità focale come indicato in legenda.

Tabella 2 - Sismi verificatisi nel 2013 per classi di magnitudo e profondità

Sismicità del Piemonte

Area

N. sismi ML≥1

Magnitudo Locale ML

Profondità km

Sismi con magnitudo superiore magnitudo, località, profondità, data

Alpi sud-occidentali

73

<2.5

2-20

3,7 ML in Valle Grana, 11 km (15 ottobre)

3,5 ML in Valle Gesso, 11 km (7 aprile)

2,6 ML in Val Maira, 6 km (3 dicembre)

Alpi nord-occidentali

22

<2

5-20

3,3 ML in Val di Lanzo, 11 km (25 febbraio)

2,6 ML in Val di Lanzo, 11 km (7 aprile)

Pianura cuneese - superficiali

3

<2.5

10-20

2,8 ML nel Saluzzese, 11 km (30 marzo)

Pianure occidentali intermedi

12

<2

30-70

 

Torinese, Monferrato e Settori orientali

7

<2

30-70

 

Rilievi nord-orientali

4

<2

10-25

 

Pianure orientali

0

 

 

 

Settore sud-orientale

26

<2.5

5-30

3,3 ML nel Tortonese, 16 km (19 ottobre)

3,1 ML nel Tortonese, 5 km (27 ottobre)

3,1 ML in Val Lemme, 7 km (14 novembre)

Rilievi meridionali

3

<2

7-13

 

Fonte: Arpa Piemonte

Consulta la mappa della sismicità in Piemonte

BOX DI ARGOMENTO
Eventi meteopluviometrici 2013

L’analisi, condotta a scala regionale, evidenzia il numero di situazioni in cui si è verificato un evento di moderata o elevata criticità per il rischio idrogeologico e idraulico (livelli 2 e 3) in almeno una zona di allerta, ai sensi della classificazione adottata in Piemonte dal “Disciplinare per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile” approvato con Delibera di Giunta Regionale del 23 marzo 2005, n. 37-15176.
Arpa Piemonte ha seguito l’evolversi degli eventi pluviometrici avvenuti nel corso del 2013 attraverso il Centro Funzionale Regionale che ha garantito l’attività di previsione e monitoraggio dei fenomeni meteorologici, idrologici e idrogeologici a supporto del sistema di Protezione Civile Regionale.
Evento del 15-19 maggio 2013
Forti precipitazioni si sono abbattute su tutta la regione con picchi su canavese, biellese, vercellese e sui settori meridionali; in particolare, i valori totali più elevati si sono osservati nei bacini dell’Orco, dello Stura di Lanzo, del Sesia e del Toce con valori medi oltre i 200 mm. L’analisi delle precipitazioni ha evidenziato come le piogge siano risultate critiche (tempi di ritorno di circa 20 anni) per brevi durate (3 e 6 ore) in alcune stazioni dei bacini idrografici dell’Orco e del Tanaro. Sono state superate le soglie di attenzione sull’asta del Po e del Tanaro e su alcuni affluenti tra cui il Sessera (VC), il Cervo (VC), l’Elvo (VC), il Malone (TO), il Banna (TO), il Chisola (TO), la Stura di Lanzo (TO) e la Bormida (AL).

Figura 7
Precipitazione totale registrata dal 15 al 19 maggio 2013



Consulta i dettagli e approfondimenti sull'evento di maggio 2013.

Gli effetti al suolo in termini di processi e danni ad edificati e infrastrutture hanno interessato nella provincia torinese in particolare il Canavese, il Pinerolese e le valli Susa e Lanzo; nel Cuneese principalmente il territorio comunale di Dogliani, Monesiglio e Monforte d'Alba; infine nel Verbano-Cusio-Ossola il comune di Premia.

In tutto il territorio regionale sono stati segnalati danni diffusi e riattivazioni di pregressi fenomeni franosi e/o di dissesto legati al reticolo idrografico. La rete idrografica minore è stata sovraccaricata in più punti a cause delle precipitazioni brevi e molto intense; i lavori di messa in sicurezza precedentemente eseguiti hanno permesso di scongiurare un evento calamitoso più grave, ma rimangono criticità legate alla manutenzione ordinaria soprattutto allo sbocco dei rii nei tratti di pianura dove si sono registrate erosioni spondali, deposito di materiale in alveo e fuoriuscita dei deflussi dall’alveo.

Sono state coinvolte tutte le province ad eccezione di quelle di Asti e di Novara con danni a 16 comuni per quanto riguarda i fenomeni torrentizi e 84 per i fenomeni di versante.

Eventi del 24-26 dicembre 2013
Sulle province orientali del Piemonte e sulle zone meridionali al confine con la Liguria sono state registrate precipitazioni diffuse, continue e abbondanti dal 24 al 26 dicembre 2013. Il valore cumulato medio su tutta la regione è stato di circa 100 mm in 3 giorni.
Nel settore sud-orientale i valori più elevati sono stati registrati nei bacini degli affluenti del Tanaro, con valori ragguagliati

maggiori sul bacino dell’Orba (241 mm) e inferiori su quello del Bormida (185 mm).
Sui bacini del Sesia, del Toce, dell’Agogna e del Terdoppio sono stati registrati quantitativi di pioggia compresi tra i 125 e 150 mm.
Le portate al colmo registrate lungo l’Orba, la Bormida e la parte terminale del bacino del Tanaro sono state caratterizzate da tempi di ritorno pari a circa 20 anni.
Al nord, dove le precipitazioni sono state nevose oltre i 900-1.000 m di quota i principali disagi sul territorio sono state legate a valanghe che hanno interessato la viabilità principale.
Al contrario al sud, in corrispondenza dei bacini dei torrenti Scrivia, Orba e Bormida, dove lo zero termico si è mantenuto decisamente più elevato per tutta durata delle precipitazioni, si sono registrati prevalentemente piene dei corsi d’acqua e fenomeni di versante.
Le diffuse criticità legate prevalentemente all'esondazione di rii minori, canali irrigui e fossi, hanno avuto conseguenze principalmente sulla viabilità. I fenomeni di versante segnalati sono stati generalmente di modesta dimensione legati all'instabilità di scarpate stradali e di controripa.

Consulta i dettagli e approfondimenti sull'evento di dicembre 2013i.

Durante l’estate il Piemonte è stato colpito da diversi eventi temporaleschi consultabili ai seguenti link:
Eventi del 19 e 24-26 agosto 2013
Evento del 29 luglio 2013
Evento del 13 luglio 2013

Box di argomento
La previsione dei processi torrentizi

Per poter prevedere l’innesco di processi torrentizi nei bacini alpini, al Centro Funzionale Regionale di Arpa Piemonte è stato realizzato un sistema di monitoraggio e previsioni dei fenomeni torrentizi denominato DEFENSE (DEbris Flows triggEred by storms - Nowcasting SystEm) (Tiranti et al., in revisione). Attraverso un'architettura PostgresSQL/PostGIS si individuano i bacini alpini che sono, o saranno, interessati da piogge potenzialmente pericolose, stimando la precipitazione tramite il sistema di radar meteorologici e prevedendo l’innesco di processi torrentizi nei bacini stessi.
I bacini alpini sono stati classificati in tre tipologie partendo dalla litologia prevalente del loro substrato (Tiranti et al., 2008), che governa i processi che in questi avvengono: (i) bacini Excellent Clay Maker (ECM) contraddistinti da conoidi alluvionali di forma irregolare, pendenza moderata, ridotte dimensioni rispetto all’area del bacino alimentante (5%) e caratterizzati da flussi detritici coesivi. Tali bacini hanno una frequenza di innesco molto elevata (in media 2 all’anno), sono sensibili a piogge di moderata intensità (>20 mm/h) e la stagione prevalente di innesco è l’estate, dove sono più frequenti i temporali; (ii) bacini Good Clay Maker (GCM) contraddistinti da conoidi alluvionali a forma di ventaglio regolare, con profilo debolmente pendente, molto ampi rispetto all’area del bacino alimentante (20%), e caratterizzati da flussi detritici
coesivi. Tali bacini hanno una frequenza di innesco moderatamente elevata (in media 1 innesco ogni 5 anni), sono sensibili a piogge di forte intensità (>30 mm/h) e la stagione prevalente di innesco risulta essere la tarda primavera (maggio-giugno); (iii) bacini Bad Clay Maker (BCM) contraddistinti da conoidi alluvionali di forma lobata, pendenze anche elevate in apice di conoide, dimensioni variabili, ma con valori sempre al di sotto del 10% dell’area del bacino alimentante, caratterizzati da flussi detritici non coesivi. Tali bacini mostrano una bassa frequenza di inneschi (in media 1 in oltre 10 anni), sono sensibili a piogge di intensità molto forte (>50 mm/h) e le stagioni prevalenti di innesco sono la primavera e l’autunno, dove le precipitazioni sono principalmente estese, prolungate e spesso a carattere estremo. In estate inneschi possono essere causati da supercelle temporalesche di intensità particolarmente elevata.
Per l'identificazione e il tracciamento dei temporali viene utilizzato un algoritmo denominato TREC (Tracking Radar Echoes by Correlation) (Rinehard, 1979), in grado di seguire una o più celle temporalesche durante la loro evoluzione e definirne le caratteristiche principali. Quando una o più celle temporalesche di intensità nota interessano, o interesseranno nell’ora successiva, uno o più bacini sensibili a quel tipo di precipitazione, il sistema produrrà un’allerta (Figura).

Figura 8
Interfaccia grafica del modello DEFENSE consultabile tramite WebGIS

Le ellissi in figura rappresentano le celle temporalesche, identificate dal radar, a cui viene assegnata una colorazione in base a un indice di severità crescente (da 1 a 5). I tracciati in rosso rappresentano i percorsi osservati e previsti delle celle e i numeri nel centroide dell’ellisse possono indicare l’ora di tracciamento o il valore massimo di riflettività del radar (in dBZ), che corrisponde a un’intensità di precipitazione in mm/h. Nella figura è riportata a titolo d’esempio una situazione di allerta per un bacino (poligono in giallo) su cui sono indicate la data e


Consulta il Portale Risknat sui Rischi Naturali in Piemonte

l'ora di emissione dell’allerta a seguito della quale si è effettivamente verificato un fenomeno torrentizio.

Il sistema di allerta integrato della Regione Piemonte è il risultato del contributo di diversi modelli, sviluppati per prevedere l’innesco dei fenomeni gravitativi in base alla loro tipologia specifica. Tale approccio permette di operare una valutazione più efficace rispetto alla più classica “soglia multivalente”, normalmente utilizzata.

Consulta le Risposte per l'argomento Rischi naturali collegate al tema Territorio