INQUADRAMENTO CLIMATICO

Cambiamento climatico

Il rapporto “Climate Change 2013: The Physical Science Basis” dell’IPCC1, approvato nel settembre 2013 e propedeutico alla redazione del quinto rapporto sullo stato dell’ambiente del pianeta atteso per la fine del 2014, evidenzia come il fattore umano sia ritenuto la causa dominante del riscaldamento globale dal 95% della comunità scientifica internazionale e come il riscaldamento del suolo, dell’aria e degli oceani sia inequivocabile. La maggior parte dei cambiamenti climatici osservati dal 1950 ad oggi non trova riscontro nei millenni precedenti.
I rapporti scientifici documentano che l’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la neve e il ghiaccio sono diminuiti e il livello medio dei mari è cresciuto: ciascuna delle ultime tre decadi è stata via via più calda della precedente e più calda di ogni analogo periodo sin dal 1850 e probabilmente degli ultimi 1.400 anni. Al fine di evitare che il riscaldamento globale possa raggiungere livelli pericolosi per la vita sul nostro pianeta il documento sollecita sostanziali riduzioni delle emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra.
Il Cambiamento climatico è un fenomeno complesso, di medio e lungo periodo, del quale allo stato attuale delle conoscenze è possibile unicamente individuare un ventaglio di prevedibili scenari futuri da utilizzare per promuovere politiche mirate a contenere i costi degli impatti su ambiente, economia e società. Caratteristica del fenomeno è “l’incertezza”, specialmente nel breve periodo e alla scala locale.
Alle politiche di mitigazione - basate sul contenimento delle emissioni di gas clima alteranti, al fine di incidere sulla dinamica di incremento della temperatura media globale del pianeta mantenendola entro limiti ritenuti accettabili, avviate nel 1997 con una convenzione delle Nazione Unite sul Clima sottoscritta da 180 Paesi e nota come “Protocollo di Kyoto” attualmente in
fase di revisione con l’obiettivo di addivenire ad una nuova convenzione - si sono affiancate nel tempo iniziative promosse a vari livelli finalizzate a promuovere l’adattamento al cambiamento climatico in atto. Obiettivo del nuovo accordo universale sul clima, da sottoscrivere entro il 20152, è quello di impegnare legalmente tutte le nazioni (Cina e India comprese) in uno sforzo globale di riduzione delle emissioni sufficientemente rapido da evitare cambiamenti pericolosi per le persone, l’ambiente e l’economia costruendo nel frattempo una forte capacità di adattamento al cambiamento comunque in atto. Mitigazione e adattamento sono due azioni tra loro complementari, entrambe necessarie e urgenti.
In una comunicazione della Commissione Europea al Parlamento sulla Strategia di adattamento al cambiamento climatico3 i potenziali costi del mancato adattamento a livello dei 27 Stati dell’Unione sono stimati in circa 100 miliardi di euro all’anno a partire dal 2020 e circa 250 miliardi di euro all’anno dal 2050 Una precedente comunicazione della Commissione4 in materia di carenza idrica e siccità stimava in circa 100 miliardi di euro il costo della siccità nel periodo 1976-2006 con un incremento del 20% delle aree e delle persone colpite dal fenomeno potenzialmente destinato ad ampliarsi in futuro anche in ragione della crescente ampiezza e rilevanza della scarsità idrica in Europa che nel 2007 ha interessato l’11% della popolazione e il 17% del territorio.

1 Climate change 2013
2http://unfccc.int/key_steps/warsaw_outcomes/items/8006.php
Europa
4 Relazione sul riesame della della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità del 14 novembre 2012 - (COM 672 final)

CLIMA ANNO 2013

Il cambiamento climatico e il riscaldamento globale trova conferma anche in Piemonte. Infatti l'anno 2013 è stato più caldo e piovoso rispetto alla media di riferimento (anni 1971-2000), ponendosi al 14° posto negli ultimi 56 anni. L’anomalia positiva di temperatura è stata di circa +0,6°C.
Oltre ad una primavera particolarmente piovosa, risalta il surplus pluviometrico pari al 122% del mese di dicembre, climatologicamente il più secco dell’anno, risultato il terzo mese più umido dell’anno.

TEMPERATURA

L’anomalia di temperatura media annua ha fatto registrare ancora un segno positivo (+0,6°C), anche se, considerando il dato dal 2000, si tratta di uno degli anni meno caldi, sul livello del 2004 e del 2001, e superiore solo al 2010 e al 2005. L’unico mese da record è stato il mese di dicembre, dove soprattutto le temperature diurne sono state mediamente quasi 2,5°C al di sopra della norma.

Figura 1
Temperatura media giornaliera - anno 2013

Fonte: Arpa Piemonte
Andamento della T media giornaliera sul Piemonte per l’anno 2013 (valori riferiti ad un punto medio posto a 900 m di quota). La linea rossa rappresenta il valore massimo raggiunto nel periodo 1958-2013, la linea blu il minimo registrato nel periodo 1958-2013. Le aree rosse rappresentano i valori registrati nel 2013 sopra la media (linea nera continua) mentre le aree blu i  i valori del 2013 inferiori alla media.
L’area in giallo rappresenta i valori di tutto il periodo che si trovano tra il 5° e il 95° percentile, Le linee tratteggiate rappresentano la deviazione standard. Come si evidenzia bene dal grafico, le aree rosse, che rappresentano i valori del 2013 sopra la media, risultano molto numerose in particolare nella seconda metà dell’anno.

Figura 2
Anomalie stagionali della temperatura media - anno 2013 - Inverno

Fonte: Arpa Piemonte
L’inverno 2013 comprende i mesi di dicembre 2012 e gennaio e febbraio 2013 ed è stato il 22 esimo più freddo negli ultimi 56 anni, con una temperatura media inferiore di 0,25°C rispetto alla norma.

Figura 3
Anomalie stagionali della temperatura media - anno 2013 - Primavera

Fonte: Arpa Piemonte
La Primavera 2013 è risultata moderatamente fredda. In particolare l’ultima metà di maggio ha fatto registrare una anomalia negativa di temperatura molto significativa rispetto alla norma del periodo. Nel complesso la stagione è risultata però con un’anomalia negativa, ma non eccezionale.

Figura 4
Anomalie stagionali della temperatura media - anno 2013 - Estate

Fonte: Arpa Piemonte
L’Estate 2013 è stata l’ottava più calda degli ultimi 56 anni in Piemonte, superiore di circa 1° C rispetto alla norma 1971-2000.

Figura 5
Anomalie stagionali della temperatura media - anno 2013 - Autunno

Fonte: Arpa Piemonte
L’Autunno 2013 è stato il settimo più caldo degli ultimi 56 anni in Piemonte, superiore di circa 1.3°C rispetto alla norma 1971-2000. I record termometrici di temperatura massima sono stati in buon numero soprattutto nel mese di novembre.

PRECIPITAZIONI

La precipitazione annua osservata sul territorio piemontese è stata superiore di circa il 13% rispetto alla norma climatica, grazie soprattutto alle piogge primaverili, ponendo l’annata a livello del 55° percentile; a gennaio e febbraio è piovuto quasi il 50% in meno della media, la primavera è stata molto piovosa, l’estate ha avuto una moderata instabilità ma globalmente è risultata leggermente al di sotto dei valori climatici attesi, come l’autunno. In questo quadro spicca ancora una volta il mese di dicembre 2013, nel quale le precipitazioni sono state abbondanti (gran parte dell’anomalia positiva osservata sulla cumulata annua è dovuta alle piogge cadute in questo mese), in particolare nei giorni attorno al 25 dicembre.

Figura 6
Precipitazione cumulata giornaliera media - anno 2013

Fonte: Arpa Piemonte
I valori della precipitazione cumulata giornaliera media sono riferiti ad un punto medio posto a 900 m di quota. Sono evidenziati gli eventi del 15-19 maggio, del 29 luglio e del 24-26 dicembre.

Figura 7
Anomalie stagionali di precipitazione - anno 2013 - Inverno

Fonte: Arpa Piemonte
In inverno si è avuto un deficit pluviometrico di circa 90 mm in meno. La stagione si pone al cinquantunesimo posto dal 1958.

Figura 8
Anomalie stagionali di precipitazione - anno 2013 - Primavera

Fonte: Arpa Piemonte
In totale, il surplus pluviometrico della primavera 2013 è stato il secondo più consistente degli ultimi 56 anni dopo quello osservato nel 1977, ed è stato determinato non soltanto dai due eventi critici di fine aprile e metà maggio ma anche da frequenti episodi di precipitazione di minore entità distribuiti lungo gli ultimi tre mesi.

Figura 9
Anomalie stagionali di precipitazione - anno 2013 - Estate

Fonte: Arpa Piemonte
Dal punto di vista pluviometrico, l’estate ha registrato un deficit di circa 28 mm (pari all’11%), che la pone al ventunesimo posto tra le stagioni estive più secche, sempre considerando gli ultimi 56 anni. Si sono però verificati episodi temporaleschi che hanno dato luogo a locali situazioni di criticità.

Figura 10
Anomalie stagionali di precipitazione - anno 2013 - Autunno

Fonte: Arpa Piemonte
Dal punto di vista pluviometrico, l’autunno ha registrato un deficit di circa 44 mm (pari al 13%), che lo pone al ventunesimo posto tra le stagioni autunnali più secche, sempre considerando gli ultimi 56 anni.

VENTO

Nel 2013 nei capoluoghi di provincia la velocità media annua del vento è variata da 1,0 m/s registrati a Boves fino a 2,3 m/s di Montaldo Scarampi (AT), mentre la massima raffica (28.4 m/s) è stata misurata a Torino Alenia il 29 luglio nel corso di un violento temporale (tabella 1).

Tabella 1
Velocità media e massima raffica misurate nei capoluoghi di provincia

Località

Velocità media

m/s

Massima raffica

m/s

Data massima raffica

Località

Velocità media

m/s

Massima raffica

m/s

Data massima raffica

Alessandria

2,2

19,6

17-mag

Oropa (BI)

2,0

19,6

10-nov

Boves (CN)

1,0

19,2

29-lug

Pallanza (VB)

1,7

23,3

29-lug

Cameri (NO)

1,9

20,7

29-lug

Torino Alenia

1,9

28,4

29-lug

Montaldo Scarampi (AT)

2,3

24,1

24-ago

Vercelli

1,5

19,2

02-feb

Fonte: Arpa Piemonte

Nel 2013 si sono avuti complessivamente nella regione 80 eventi di foehn.

Tabella 2
Numero di eventi di foehn registrati in Piemonte nel 2013

Gen

Feb

Mar

Apr

Mag

Giu

Lug

Ago

Set

Ott

Nov

Dic

13

10

8

2

10

7

2

4

8

3

8

5


Fonte: Arpa Piemonte

Consulta l'indicatore giorni di foehn.

NEBBIE

I giorni di nebbia ordinaria (visibilità inferiore ad 1 km) sono stati sostanzialmente uguali a quelli attesi dalla climatologia recente 2004-2012; invece si sono registrati il 19% in meno di giorni di nebbia fitta (visibilità inferiore a 100 m).


INNEVAMENTO
Inverno 2012-13 e inizio stagione invernale 2013-2014 (novembre-dicembre)

La stagione invernale 2012-2013 è stata in generale una stagione nevosa in tutto l’arco alpino piemontese. L’inizio di stagione è stato precoce con abbondanti nevicate anche a quote di media-bassa montagna a fine ottobre e inizio novembre. Durante i mesi centrali della stagione invernale le precipitazioni sono state meno frequenti e con quantitativi più ridotti. A partire dal mese di marzo le temperature registrate sono state piuttosto
basse e le precipitazioni nevose abbondanti anche fino a quote relativamente basse nei mesi tardo primaverili (aprile, maggio).
Nella mappa (figura 11) si riportano i quantitativi di neve fresca (espressa in cm) registrati sui settori alpini piemontesi oltre i 650 m di quota. Si può notare come in quota oltre i 2.500 m circa i valori di neve fresca cumulata siano superiori ai 12-13 m.

Figura 11
Distribuzione della neve fresca in funzione della quota sui settori alpini piemontesi dal 01-nov-2012 al 31-mag-2013

Fonte: Arpa Piemonte
Nei grafici di figura 12,13 e 14 si riportano per alcune stazioni nivometriche manuali rappresentative per l’arco alpino piemontese i valori di neve fresca, giorni nevosi e giorni con neve al suolo della stagione invernale 2012-2013 a confronto con i valori medi stagionali (1981-2010).

Figura 12
Valori di neve fresca (HN) a confronto con la media ('81-'10)
per alcune stazioni rappresentative dell'arco alpino piemontese.


Fonte: Arpa Piemonte
Le stazioni da sx a dx rispettano la posizione geografica da nord verso sud. Si noti che solo in alcune stazioni a quote medio-basse dei settori settentrionali e occidentali i valori di neve fresca risultano leggermente inferiori alla media di riferimento trentennale (numeri in rosso), mentre per le restanti variabili i dati risultano generalmente superiori o prossimi ai valori medi (numeri in blu).

Figura 13
Valori di giorni nevosi (SD) a confronto con la media ('81-'10)
per alcune stazioni rappresentative dell'arco alpino piemontese.

Fonte: Arpa Piemonte
Le stazioni da sx a dx rispettano la posizione geografica da nord verso sud. Si noti che solo in alcune stazioni a quote medio-basse dei settori settentrionali e occidentali i valori di neve fresca risultano leggermente inferiori alla media di riferimento trentennale (numeri in rosso), mentre per le restanti variabili i dati risultano generalmente superiori o prossimi ai valori medi (numeri in blu).

Figura 14
Valori di giorni con neve al suolo (HSD) a confronto con la media ('81-'10)
per alcune stazioni rappresentative dell'arco alpino piemontese.

Fonte: Arpa Piemonte
Le stazioni da sx a dx rispettano la posizione geografica da nord verso sud. Si noti che solo in alcune stazioni a quote medio-basse dei settori settentrionali e occidentali i valori di neve fresca risultano leggermente inferiori alla media di riferimento trentennale (numeri in rosso), mentre per le restanti variabili i dati risultano generalmente superiori o prossimi ai valori medi (numeri in blu).

Per quanto riguarda le precipitazioni in pianura, Il valore medio stagionale di neve fresca cumulata è stato in due stazioni prese come riferimento (Bra e Boves) prossimo o superiore alla media degli ultimi 10 anni. In generale, le prime precipitazioni nevose in pianura si sono verificate nel mese di dicembre quando la quota delle nevicate è stata prossima ai 200-400 m con deboli apporti nevosi (5-10 cm) con punte di 15 cm sulle pianure alessandrine. Nel restante periodo invernale le precipitazioni nevose si sono concentrate principalmente nei mesi di gennaio e di febbraio.

L’inizio della stagione invernale 2013-2014 è stato caratterizzato da un particolare periodo di intense precipitazioni nevose. Nella maggior parte delle stazioni nivometriche manuali i valori di neve fresca mensili di novembre e dicembre sono risultati superiori alla media, in particolare le prime 2 decadi di novembre e l’ultima di dicembre.
In questo ultimo periodo dell’anno (periodo natalizio) le precipitazioni sono state molto intense sui settori alpini settentrionali (figura 15).

Figura 15
Distribuzione della neve fresca in funzione della quota sui settori alpini piemontesi dal 24 al 26 dicembre 2013

Impatti - Ondate di calore

Le “ondate di calore” (un periodo in cui, per almeno due giorni, la temperatura percepita si trova sopra il novantesimo percentile della distribuzione mensile) inducono gravi effetti sulla salute, principalmente sulla popolazione più “fragile” per condizioni sia di salute sia sociali. Per ridurne l’impatto sono attivi sistemi di allarme denominati Heat Health Watch Warning Systems (HHWWS) che prevedono il verificarsi di condizioni climatiche a rischio. Fin dal 2004, in Piemonte è stato realizzato - dal Dipartimento Sistemi Previsionali e dalla Struttura di Epidemiologia e Salute Ambientale Prevenzione e Previsione dei rischi sanitari di Arpa Piemonte - un tale sistema di allertamento, calibrato sul territorio regionale e riferito ai capoluoghi di provincia. Il sistema di Sorveglianza consente l’attivazione tempestiva di misure di prevenzione idonee.

Le condizioni meteorologiche durante l’estate 2013
L’estate 2013 ha fatto registrare un’anomalia positiva di temperatura media di circa 1 °C rispetto alla norma climatica 1971-2000, in particolare sul settore settentrionale del Piemonte. Si sono inoltre verificate alcune ondate di calore, le più importanti, anche per estensione territoriale, nella metà di giugno, nell’ultima decade di luglio e ad inizio agosto.


La mortalità estiva durante l’estate 2013
Nella popolazione ultra-sessantacinquenne, nel periodo 15 maggio-15 settembre i decessi totali osservati nei capoluoghi di provincia sono stati 1.415, con un numero medio di eventi giornalieri di 1,63 che ha evidenziato un aumento generale del rischio di mortalità, anche in giorni senza ondate di calore. Il numero di decessi a Torino è stato di 2.328, con un incremento della mortalità di quasi l’11,7%. La media giornaliera della mortalità osservata si è attestata a 18,77, mentre quella attesa a 16,801

Ulteriori approfondimenti per la città di Torino
Riguardo alla città di Torino, è stata realizzata un’analisi sulla serie storica di dati della mortalità estiva correlata ad aumenti di un grado delle temperature. Sono stati utilizzati i dati del periodo 2000-2010 per mortalità over 65anni e temperature, impiegando il Modello di analisi di Poisson pesato sulle frequenze giornaliere dei decessi, calcolo IRR (Stata). È stato effettuato un confronto con la temperatura giornaliera in cui si è registrato il dato più basso di mortalità nella serie (AT minima a 17°C, AT massima a 24°C).

5 Consulta le relazioni annuali per informazioni più dettagliate.

Figura 16
Correlazione tra la temperatura e la frequenza giornaliera dei decessi (calcolo IRR) - anni 2000-2010

Fonte: Arpa Piemonte
Analizzando l’andamento delle temperature sia massime che minime apparenti, si osserva che per la mortalità generale può essere identificato un andamento del rischio che si mantiene stabile fino a una certa soglia di temperatura e dopo assume un andamento di tipo esponenziale.

Strategia Europea di adattamento al cambiamento climatico

Consapevole della necessità di indirizzare e stimolare un’azione coordinata e coerente nei 27 paesi dell’Unione, nell’aprile 2013 la Commissione Europea ha formalmente lanciato la Strategia Europea di adattamento al cambiamento climatico1.
Partendo dall’assunto che le azioni di adattamento devono essere intraprese a tutti i livelli: nazionale, regionale e locale, il documento traccia un percorso che passa attraverso l’adozione di Strategie nazionali di adattamento da parte degli Stati membri intese quali strumenti idonei ad assicurare coordinamento e coerenza delle azioni, identificare priorità e indirizzare gli investimenti (priorità agli approcci intersettoriali, transregionali e transfrontalieri) al fine di aumentare la resilienza di Ambiente, Economia e Società al cambiamento climatico attraverso un approccio ecosistemico, coerente, flessibile e partecipato.

Al fine di supportare gli Stati dell’Unione nella loro azione e monitorare il grado di preparazione ad affrontare gli effetti del Cambiamento climatico, la strategia europea identifica alcuni ambiti prioritari di azione quali: il miglioramento della conoscenza per superare gli attuali gaps, l’utilizzo dei fondi Europei della programmazione 2014-2020 a sostegno delle azioni, lo sviluppo e il potenziamento dell’osservatorio europeo sulla siccità (EDO) e del portale Climate Adapt7, la redazione di Linee guida per indirizzare gli sforzi di adattamento nell’ambito della Politica Agricola Comunitaria e delle politiche di coesione, l’incremento della resilienza delle infrastrutture più vulnerabili, nonché la 
promozione di un approccio basato sulla protezione degli ecosistemi e il ricorso all’assicurazione e ad altri prodotti finanziari contro i rischi naturali.
Entro il 2014 la Commissione Europea elaborerà un cruscotto di indicatori sulla base dei quali nel 2017 presenterà un rapporto al Parlamento Europeo circa lo stato di attuazione della strategia di adattamento e le eventuali proposte di revisione, ivi inclusa, ove necessario, l’eventuale introduzione di obiettivi legalmente vincolanti per gli Stati membri.
La Strategia Nazionale di adattamento al Cambiamento Climatico, le cui linee generali sono state redatte e pubblicizzate dal Ministero dell’Ambiente nel corso del 2013, la cui formale adozione è attesa per il 2014, e il successivo Piano di Azione costituiranno gli strumenti di indirizzo della Pianificazione/ Programmazione settoriale (P/P) a tutti i livelli di governo del territorio consentendo di allocare le risorse disponibili nei settori maggiormente impattati e considerati più rilevanti (salute, ambiente, benessere, agricoltura, energia, turismo, ecc) in relazione alle priorità riconosciute.

6 An EU Strategy on adaptation to climate change del 16 aprile 2013- (COM 216 final) - in precedenza la Commissione aveva trasmesso al Parlamento il Libro bianco sull’adattamento al cambiamento climatico_ verso un quadro di azione Europeo -1 aprile 2009 (COM 147 definitivo - COM 216 final).

BOX DI ARGOMENTO
Nuovi scenari di rischio nel quadro dei cambiamenti climatici

l dibattito pubblico sul cambiamento climatico ha visto una progressiva espansione negli ultimi anni sia per la diffusione sempre maggiore delle analisi e delle valutazioni scientifiche, che fino a pochi anni fa rimanevano confinate all’ambito accademico, sia per la percezione diretta dovuta ad una serie di eventi “estremi” che si sono susseguiti sul nostro territorio, dalle grandi alluvioni del 1994 e del 2000, agli episodi temporaleschi più brevi ma con intensità oraria di precipitazione mai registrata ed effetti connessi devastanti, come quelli che hanno determinato la distruzione del parco secolare di Villa Taranto sul Lago Maggiore nel 2012. Per non dimenticare il prolungato periodo siccitoso dal 2001 al 2004, l’ondata di caldo del 2003, che ha determinato un eccesso di mortalità nella sola Italia superiore a 20.000 unità oppure le nevicate intense degli inverni 2008-2009 e 2009-2010, che hanno ricondotto molte vallate alpine a confrontarsi con situazioni di disagio e di isolamento che sembravano di un’altra epoca. Tutti eventi che hanno portato l’opinione pubblica a confrontarsi con la propria memoria storica, determinando la percezione diffusa di un’aumentata variabilità del clima, di frequenti eventi “fuori stagione” e di un’esacerbazione dell’intensità dei fenomeni naturali.
La percezione pubblica non è molto diversa in Europa (il rapporto Eurobarometer Survey on Climate Change del Giugno 2011) e in altre parti del mondo, ed è sostenuta da analisi e dati che confermano un aumento della frequenza e dell’intensità delle catastrofi naturali, a cui corrisponde un crescendo di costi connessi ai danni riportati.

Figura 17
Numero delle catastrofi naturali e stima dei costi connessi alle perdite complessive - anni 1940-2013

Fonte: International Disaster Database – www.emdat.be, Université Catholique de Louvain, Brussels -Belgium
Tra i cinque eventi più catastrofici al mondo nel corso del 2013, la compagnia di assicurazioni Munich Re annovera l’alluvione che ha colpito l’Europa centrale nel mese di giugno, evento che ha fatto registrare i maggiori danni in assoluto lo scorso anno, quantificati in 11,7 miliardi di euro. Le alluvioni sono state, sempre nel 2013, uno dei più frequenti eventi naturali che hanno generato ingenti perdite. Le alluvioni del 1994 e del 2000 nell’Italia nord-occidentale sono riportate nelle statistiche delle compagnie di assicurazioni come alcuni dei principali eventi dell’ultimo ventennio, in termini di danni economici causati. Ancora, tra gli 890 eventi naturali occorsi del 2013, ben 790 sono connessi a fenomeni meteorologici; dei costi complessivi generati da tali eventi, il 18% è stato in Europa.
Il cambiamento climatico quindi influenza il rischio sia amplificando la forzante meteorologica - ma agisce anche sul sistema climatico indirettamente, generando fattori di stress sull’ambiente e sul sistema produttivo e sociale - sia modificando la vulnerabilità e l’esposizione degli ecosistemi e della società al cambiamento climatico.

Figura 18
Schema concettuale dell’influenza del cambiamento climatico sui rischi, sia attraverso la modificazione
della forzante meteorologica sia indirettamente, attraverso l’impatto sui processi socio-economici



Fonte: IPCC, V rapporto

Figura 19
Sinergia tra i sistemi di previsione del rischio e le opzioni di adattamento
al cambiamento climatico nel ridurre gli impatti degli eventi meteorologici estremi

In questo quadro la pubblica amministrazione è chiamata ad esercitare un ruolo cruciale nella programmazione e pianificazione di medio e lungo periodo.
Un tassello importante allo sviluppo della conoscenza del clima e della sua evoluzione locale è quindi dato dalla possibilità e capacità di osservare, misurare ed elaborare le variabili climatiche su lunghi periodi. Il patrimonio delle osservazioni meteorologiche sul Piemonte è ricco e le rilevazioni storiche disponibili sono numerose. La Regione Piemonte e, a seguito della Legge Regionale 28/02, Arpa Piemonte ha investito nell’analisi del clima e della sua variabilità, realizzando veri e propri “servizi climatici” che, integrando aspetti ambientali, risultano indispensabili per basare le politiche di lungo periodo, le azioni di protezione e di adattamento necessarie.
Tra questi la messa a disposizione con accesso libero e pubblico di dati storici ed elaborazioni in grado di far comprendere entità
della variabilità del clima in modo rigoroso e statisticamente robusto.
Servizi di early-warning a breve termine, anticipatori e integrati all’interno di un processo, che possono essere considerati azioni “soft” di adattamento al cambiamento climatico e servizi a più lungo termine.

Mettere in pratica l’adattamento attraverso azioni concrete, tangibili e ad impatto misurabile è tra gli obiettivi della strategia 2020 dell’Unione Europea e sono proprio le misure di adattamento di tipo non-strutturale o “soft”, che implicano benefici ambientali, sociali ed economici complessivi su vasta scala, a prescindere dall'incertezza degli scenari futuri, a rispondere a questa chiamata, creando importanti sinergie con le politiche di sostenibilità ambientale.