impatti

IMPATTO SULLA SALUTE DELL'INQUINAMENTO ATMOSFERICO

Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana riguardano principalmente l’apparato respiratorio e l’apparato cardiovascolare, più una quota non completamente chiarita a carico di altri apparati. Gli effetti sono complessivamente riscontrabili valutando nelle popolazioni in studio la mortalità per cause naturali (ossia con esclusione delle cause violente) e il ricorso alle cure (ricovero ospedaliero, accesso in Pronto Soccorso) in relazione ai livelli di esposizione sperimentati.

Le patologie implicate con certezza nei diversi studi di mortalità e ricovero ospedaliero pubblicati sono:
  • mortalità per cause naturali (con esclusione delle cause violente)
  • mortalità e ricovero per patologie dell’apparato respiratorio:
    • bronchite acuta
    • bronchite cronica ostruttiva
    • asma
    • tumore del polmone
  • mortalità e ricovero per patologie dell’apparato cardiovascolare:
    • infarto miocardico
    • angina pectoris
    • aritmie cardiache
    • scompenso cardiaco
    • ictus cerebrale
I risultati di recenti progetti quali EpiAir, Med Particles ed ESCAPE hanno permesso di disporre, per l’Italia e per l’Europa, di stime rischio aggiornate per gli effetti a breve e a lungo termine, focalizzando l’attenzione sulle esposizioni sperimentate nelle aree urbane. Per il Piemonte, la città di Torino è stata l’area urbana piemontese analizzata.
Tali studi sono ampiamente descritti nei box informativi dello Stato Ambiente 2013.

Le misure di rischio più recenti ad oggi pubblicate sono sintetizzate nella tabella 1.

Tabella 1
I rischi per la salute associati ad esposizione ad inquinamento atmosferico

Inquinante

Esiti considerati

Rischio Relativo

Breve termine

 (per 10µg/m3)

Rischio Relativo

Lungo termine

 (per 10µg/m3)

Riferimento

PM 2,5

Mortalità totale

1,0123

(1,0045–1,0201)

(a)

1,062

(1,040–1,083)

(a)

(a) WHO, 2013

PM 2,5

Tumore del polmone

 

1,09

(1,04, 1,14)

(b)

(b) Hamra et al, 2014

PM 10

Mortalità totale

1,005

(1,0016, 1,0086) (c)

1,04

(1,02, 1,07)

(a)

(c) Alessandrini et al, 2013

(a) WHO, 2013

NO2

Mortalità totale

1,0110

(1,0063, 1,0186)

(c)

1,05

(1,03–1,08)

(a)

(c) Alessandrini et al, 2013

(a) WHO, 2013)

O3

Mortalità totale

1,0055

(0,9987–1,0115)

(c)

1,014

(1,005–1,024)

(a)

(c) Alessandrini et al, 2013

(a) WHO, 2013

Nel classico caso dello studio di serie temporali in epidemiologia ambientale, la serie di mortalità o morbosità disponibile per una data città può essere analizzata in funzione della serie temporale disponibile per l’inquinamento (es: il numero giornaliero di decessi analizzato in funzione della concentrazione media giornaliera di PM10, per serie temporali di almeno tre anni).
Si valutano in questo caso gli effetti a pochi giorni dall’esposizione (fino a una settimana dopo l’esposizione) e le associazioni sono espresse generalmente come incremento di rischio (rispetto ad 1, valore di assenza di rischio) associati ad un incremento di 10 µg/m3 della concentrazione dell’inquinante di volta in volta valutato.

Per la stima degli effetti a lungo termine, generalmente si reclutano coorti di soggetti che vengono seguiti nel tempo. Si valutano in questo caso gli effetti dovuti a molti anni di
esposizione e le associazioni sono espresse generalmente come incremento di rischio (rispetto ad 1, valore di assenza di rischio) associato ad un incremento di 10 µg/m3 della concentrazione dell’inquinante di volta in volta valutato.
È necessario in questo tipo di valutazioni tenere conto dei confondenti, abitudini individuali associate di per sé all’insorgenza della patologia in studio.

È opportuno valutare la residenza dei soggetti in studio. Le stime di impatto sono invece usate in Sanità Pubblica allo scopo di stabilire priorità di intervento.
In tal caso si calcola il rischio attribuibile, ossia il numero attesi di casi attribuibili in una data popolazione, a partire dalle stime di rischio relativo e dalla prevalenza di esposizione dei soggetti.

Per i termini epidemiologici consulta il glossario di epidemiologia.

La stima degli impatti a breve termine e a lungo termine 

Lo studio EpiAir2, lavorando sugli impatti a breve termine, ha stimato che l’1% circa dei decessi annuali per cause naturali sarebbe attribuibile a concentrazioni medie di PM10 superiori a 20 µg/m3, ossia per Torino, sarebbero circa 115 i casi annui evitabili (con una incertezza che va da 66 a 171 in una stima bayesiana) in relazione alle concentrazioni esistenti (Baccini et al, 2013).
Sempre lo studio EpiAir2, valutando che a livello italiano diverse città nel quinquennio 2006-2010 non hanno rispettato il limite imposto dalla normativa di 40 µg/m3, ha stimato possibile per Torino un possibile guadagno di circa 44 casi l’anno (con una incertezza che va da 17 a 59 in una stima bayesiana) se le concentrazioni medie annue fossero mantenute non oltre i 40 µg/m3; ad analogo risultato si arriva abbattendo il numero di superamenti del limite giornaliero di 50 µg/m3 a 35 superamenti/l’anno, come consentito da normativa (Baccini et al, 2013).

Ad oggi non sono state effettuate valutazioni esaustive di impatto a lungo termine sulla salute su tutta la Regione Piemonte.
Sugli effetti a lungo termine lo studio multicentrico ESCAPE (che ha coinvolto anche una coorte di torinesi) ha confermato l’esistenza di una associazione tra l’esposizione prolungata ad inquinamento da polveri aerodisperse e l’insorgenza di tumore del polmone suggerendo la presenza di rischi anche per esposizioni inferiori agli attuali limiti di legge.
ESCAPE, in sintesi, ha evidenziato come per ogni aumento nell’esposizione di 10 µg per metro cubo di PM10 il rischio di sviluppare un tumore al polmone aumenti del 22%, mentre per ogni incremento di 5 µg per metro cubo di PM2,5 aumenta del 18%.
Lo stesso studio ESCAPE ha confermato l’esistenza, per esposizioni di lungo periodo, di una associazione tra particolato atmosferico e altri eventi sanitari avversi. In particolare, per ogni incremento di 5 µg/m3 di PM2,5 per metro cubo di aria si evidenzia un aumento di rischio di eventi coronarici di circa il 13 %, pari ad un aumento di circa il 12% se valutiamo incrementi di 10 µg/m3 di PM10. Infine, per ogni aumento di 5 µg/m3 della concentrazione di particolato fine (PM2,5) il rischio di morire per cause non accidentali aumenta del 7%.
I risultati sono piuttosto concordi fra le coorti, considerando che per il PM2,5 è stato possibile stimare concentrazioni in media di 7,3 microgrammi al metro cubo in Svezia (contro quella di 31 µg/m3 riportata per il Nord Italia).
La revisione dell’OMS sugli effetti dell’inquinamento atmosferico (Progetto HRAPIE) ha raccolto e sistematizzato nel 2013 i risultati degli studi epidemiologici più recenti pubblicati ad oggi.

Per quanto riguarda il significato in termini di impatto in Piemonte, le valutazioni sono particolarmente complesse e richiedono la disponibilità, oltre dei valori di rischio, anche dei dati relativi alla numerosità delle patologie e dei valori di concentrazione degli inquinanti. Sono possibili alcune esemplificazioni tratte da studi pubblicati.

Per quanto riguarda ad esempio il PM2,5 (classificato nel 2013 come cancerogeno dalla IARC; leggi il comunicato stampa), il calcolo dei casi attribuibili a lungo termine, dato il RR (rischio relativo) per gli effetti sul tumore del polmone è il seguente:

IUR = 0.0235 x (1,009-1) = 2,12 x 10-4

dove:
IUR: Unit Risk
0,0235 è il dato di rischio tumorale cumulativo x 10.000 abitanti medio italiano entro i 70 anni per il PM2.5
1,009 è il Rischio Relativo per 1 µg/m3 di PM2,5

Cioè 2,12 (95% I.C. 0,94 – 3,29) casi di tumore del polmone possono essere risparmiati per ogni riduzione di 1 µg di PM2,5 ogni 10.000 residenti esposti per 70 anni (o in altri termini 212 casi per milione).

Data una popolazione piemontese stimabile anche nel futuro di circa 4.000.000 di abitanti, ogni riduzione di 1 µg/m3 di PM2.5 comporterà 848 (376-1.316) casi complessivi in meno di tumore del polmone in 70 anni.

Per approfondimenti consulta:
Sito EPIAR
Pubblicazione sito EPIPREV
Articoli MED-PARTICLES1 e MED-PARTICLES 2
Sito EscapeProject
Approfondimento ambiente e salute sito Arpa per il progetto Escape 
Pubblicazione IARC
Sito epicentro
Sito euro.who.it 1
Sito euro.who.it 2

IMPATTO SULLA SALUTE DEL RADON

Il radon (elemento radioattivo) presente nell’aria, generato dalle emissioni provenienti dal sottosuolo, viene inalato e in gran parte espirato. I prodotti di decadimento del radon, invece, si concentrano nel particolato atmosferico presente negli ambienti chiusi, che viene trattenuto a livello bronchiale. Il radon e i suoi “prodotti di decadimento” possono quindi determinare un danno al DNA dei tessuti polmonari a causa dell’energia rilasciata dalle particelle alfa emesse nel decadimento durante la permanenza del particolato nel tessuto polmonare. Una buona parte dei danni al DNA viene riparata grazie ad appositi meccanismi cellulari, ma una parte di DNA può rimanere danneggiata e dare inizio ad un tumore polmonare. Tra il danno al tessuto polmonare e l’insorgere di un tumore possono trascorrere anni o decenni.
Sulla base di numerosi studi di coorte e caso controllo
1,2
l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’OMS nel 1988 ha classificato il radon e i suoi prodotti di decadimento 
fra le sostanze cancerogene per l’uomo (gruppo 1), con riferimento al tumore del polmone3.
La stima quantitativa dell’impatto dell’esposizione al radon in Piemonte è stata condotta estensivamente e con precisione in relazione alla mappatura disponibile di radon e ai dati di mortalità per tumore polmonare più recenti. Sono stati considerati i dati di mortalità media annua (2006-2011) in Piemonte per tumore maligno della trachea, dei bronchi e del polmone (c33-c34), per genere e sono stati stimati gli eventi attribuibili secondo il metodo pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità nel 20104. La stima dell’Istituto Superiore di Sanità conclude che il 10% (3%-18%) dei tumori polmonari in Italia è attribuibile al radon, il che, nella popolazione Piemontese, porta alla distribuzione di casi attesi evidenziati in tabella 1.

Per approfondimenti sul radon vai alla pagina delle radiazioni ionizzanti presente nei "Fattori"

Tabella 2
Eventi medi annui attribuibili ad esposizione a radon (intervallo di confidenza).
Mortalità per tumore della trachea, dei bronchi e del polmone. Piemonte anni 2006-2011

Genere

Casi osservati

(2006-2011)

Casi medi annui

Popolazione media annua

Tasso grezzo x 100.000

Impatto medio annuo stimato per il radon e I.C. 

Uomini + Donne

17.125

2.854

4.406.655

64,77

285 (86-514)

Uomini

13.051

2.175

2.135.309

101,87

218 (65-392)

Donne

4.074

679

2.271.346

29,89

68 (20-122)



La presenza di radon non è uniforme in Piemonte; infatti, come è noto in letteratura, è legata alla composizione delle rocce e, di conseguenza, alla conformazione orografica della regione.

Disponendo di una stima di valore medio di esposizione al radon a livello comunale per 1.206 comuni5 e raggruppandola in tre classi, con i seguenti intervalli:
1) <=80 Bq/m3
2) 81-120 Bq/m3
3) > 120 Bq/m3
si ottiene la rappresentazione spaziale dei comuni piemontesi riportata in figura 1.

Figura 1
Distribuzione del radon medio in Piemonte in 3 classi



La ripartizione dei casi di tumore polmonare nelle 3 classi (periodo 2006-2011) è riportata in tabella 2.

Tabella 3
Mortalità per tumore della trachea, dei bronchi e del polmone
secondo intervalli di esposizione media a radon nei comuni di residenza - anni 2006-2011

Uomini+donne

Classe radon

n. comuni

casi totali

popolazione

tassi std. x 100.000

(i.c.)

1 <=80 Bq/m3

623

11.856

3.034.885

64,2 ( 63,0-65,5)

81-120 Bq/m3

462

4.453

1.190.652

65,9 (63,8-68,0)

>120 Bq/m3

121

771

181.118

67,6 (57,8-79,1)



Uomini

Classe radon

n. comuni

casi totali

popolazione

tassi std. x 100.000

(i.c.)

1 <=80 Bq/m3

623

9,004

1.465.026

100,9 (98,6-103,2)

81-120 Bq/m3

462

3,419

581.749

104,0 (100,2-107,8)

>120 Bq/m3

121

592

88.534

117,2 (98,0-139,6)



Donne

Classe radon

n. comuni

casi totali

popolazione

tassi std. x 100.000

(i.c.)

<=80 Bq/m3

623

2,852

1.569.860

30,0 (28.8-31.2)

81-120 Bq/m3

462

1,034

608.903

29,6 (27.6-31.6)

>120 Bq/m3

121

179

92.584

22,6 (16.0-32.3)

Fonte: Arpa Piemonte

Considerando i risultati per i due sessi sommati insieme, i 285 eventi attribuibili all’esposizione a radon non sono equamente distribuiti tra i comuni. Applicando infatti un modello statistico multivariato, aggiustato per età e zona altimetrica, si può stimare il rischio relativo di mortalità per tale tumore secondo i tre livelli di esposizione definiti, ponendo il più basso come base-line. In 462 comuni, con esposizione compresa nell’intervallo 81-120 Bq/m3 e con il 27% della popolazione totale, si stima un eccesso di rischio del 3% ‘dovuto al radon’ e in 121 comuni, con il 4% della popolazione, la stima è di un aumento del 11% rispetto al base-line. Operando algebricamente su tali stime i 285 casi attribuibili possono essere ridistribuiti come visualizzato in tabella 3.

Tabella 4
Casi di decesso per tumore polmonare attribuibili a radon e classificati per intervalli di esposizione media.
Piemonte, anni 2006-2011, uomini e donne

Classe radon

Eventi attribuibili annui

popolazione

Tasso casi attribuibili

x 100.000

1 <=80 Bq/m3

194

3.034.885

6,39

2 81-120 Bq/m3

78

1.190.652

6,55

3 >120 Bq/m3

13

181.118

7,18

Totale

285

4.406.655

6,47

Fonte: Arpa Piemonte

In conclusione il radon è un problema rilevante di sanità pubblica in Piemonte, responsabile di poco meno di 300 casi di tumore polmonare all’anno.

Ogni sforzo va attuato per limitare l’esposizione della popolazione con tutti i metodi conosciuti e possibili (accorgimenti strutturali nei nuovi edifici, ventilazione degli ambienti chiusi negli edifici esistenti).

Per approfondimenti: ISS - Ministero della Salute


Bibliografia

1. Bochicchio F. et al. Residential radon exposure, diet and lung cancer: a case-conmtrol study in a mediterranean region. Int J Cancer 2005; 114(6):983-991

2. Bochicchio F. Rischio di tumore polmonare attribuibile a radon nelle regioni italiane. Istituto Superiore di Sanità, Roma, 2010.

3. World Health Organization Regional Office for Europe. Handbook on indoor radon. A public Health Perspective. WHO Regional Publications, Geneve, 2009.

4. Darby S. et al. Radon in homes and lung cancer riskcollaborative analysis of individual data from 13 European case-control studies. BMJ 2005;330: 223-226