risposte

RISCHI NATURALI

Siti monitorati per frana

Arpa Piemonte, ai sensi della LR 28/02, gestisce la REte Regionale di COntrollo dei Movimenti Franosi (RerCOMF) e le attività del Centro Funzionale per la previsione e il monitoraggio ambientale. Il Centro Funzionale emette il Bollettino di Allerta Meteoidrologica e fornisce il supporto tecnico-scientifico alla Regione e agli Enti Locali anche nell’ambito delle attività di previsione dei fenomeni franosi.
La gestione centralizzata dei sistemi di controllo garantisce una crescita omogenea, su tutto il territorio regionale, dei sistemi di controllo sui movimenti franosi, la regolare effettuazione delle misure, la manutenzione degli strumenti, l’aggiornamento e la diffusione dei dati presso amministrazioni ed enti interessati, fornendo elementi essenziali per una corretta pianificazione territoriale e per interventi di protezione civile.
Il “Disciplinare per lo sviluppo, la gestione e la diffusione dati di sistemi di monitoraggio su fenomeni franosi con finalità di prevenzione territoriale e di protezione civile” (approvato con DGR n. 18-3690 del 16/04/2012) standardizza a scala regionale
le procedure amministrative e tecniche che portano al finanziamento, alla realizzazione e al mantenimento dei sistemi di monitoraggio dei fenomeni franosi e alla diffusione dei dati che ne derivano, superando le criticità legate alle difficoltà di coordinamento tra i diversi Enti coinvolti.
Il Disciplinare, inoltre prevede una procedura interpretativa uniformata che permette di esprimere, per ciascuno strumento della ReRCoMF, un indice denominato “cinematismo”.

Consulta il sito di Arpa per approfondimenti.

L'indicatore Siti monitorati per frana - che fornisce informazioni sul numero di fenomeni franosi monitorati periodicamente con strumentazione manuale o automatizzata nell’ambito della ReRCoMF - è attualmente costituita da 289 sistemi di monitoraggio (di cui 4 nuove installazioni nel 2013), distribuiti in 175 comuni, per un totale di circa 1.500 strumenti di misura.

Figura 1
Distribuzione dei comuni monitorati per frana

Fonte: Arpa Piemonte

Tabella 1
Distribuzione dei comuni monitorati per provincia

Province

n° siti attivi

Alessandria   

53

Asti

14

Biella

5

Cuneo

135

Novara

/

Torino

60

Verbania

14

Vercelli

8

Box di argomento
Monitoraggio del fenomeno franoso di Rosone – Comune di Locana (TO)

Nell’ambito del progetto Monitoraggio movimenti franosi, attivato dal GVP (Gruppo di Valutazione permanente, composto da attori regionali e supportato tecnicamente da Arpa Piemonte) si sta procedendo, nel programma PAR FSC 2007, al recupero e all’implementazione della rete di monitoraggio presente sulla frana di Rosone, in Valle dell’Orco.
Lo scopo di questa rete di monitoraggio è l’aggiornamento periodico della situazione rilevata dai punti di misura, così da verificare l’evoluzione del fenomeno franoso.
L’analisi dei dati avviene a cadenza periodica e non in tempo reale, con redazione di rapporti informativi.

Figura 2
Panoramica del sistema di monitoraggio a seguito del recupero e implementazione

Nel dettaglio sull’area di frana sono presenti i seguenti strumenti:
24 capisaldi topografici GPS a lettura manuale, misurati a cadenza annuale;
5 ricevitori GPS automatizzati con misura in continuo, controllati in remoto, con una postazione per lo scarico e l’analisi dei dati;
4 tubi inclinometrici a lettura manuale, misurati con cadenza semestrale
1 postazione inclinometrica a sonde fisse per la rilevazione in continuo, installata in uno dei tubi inclinometrici;
7 basi distanziometriche a lettura manuale, misurate con cadenza annuale;
8 Corner reflectors per l’analisi interferometrica differenziale da satellite secondo la tecnica CRInSAR.

Quest’ultima tipologia di strumento, i corners reflectors, rappresenta una novità nell’ambito degli strumenti utilizzati per monitorare i fenomeni franosi inseriti nella ReRCoMF.

L’impiego di riflettori artificiali consente l’applicazione di tecniche InSAR (per approfondimenti consultare la metodologia e Linee guida)
anche nelle aree prive di riflettori naturali (PS: permanent scaterrers) sufficientemente coerenti. Un riflettore artificiale è un manufatto metallico passivo (ovvero non alimentato da corrente elettrica), che presenta un'elevata capacità di riflessione delle onde radar e che mantiene la stabilità di fase, comportandosi come un riflettore naturale.

Per approfondimenti sulla frana è possibile consultare le schede SIFraP di II livello relativa a Rosone e Bertodasco.

Atti, regolamenti, linee guida, progetti

Adeguamento piani regolatori al PAI e informatizzazione

Nel corso dell’anno 2014 le procedure relative all’approvazione dei piani regolatori in adeguamento al Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI) fanno registrare un trend abbastanza basso: a dicembre 2014 i piani adeguati erano 769, 31 in più rispetto al dicembre 2013.
Anche l’attività relativa alla trasmissione dei file in formato shape, richiesta già dalla DGR del 2011, e rimarcata fortemente dalla DGR n. 64-7417 del 7/04/2014 (pubblicata sul BURP n. 17 del 27/04/2014, recante “Indirizzi procedurali e tecnici in materia di difesa del suolo e pianificazione urbanistica”) al fine di creare un circolo virtuoso, non ha avuto riscontri significativi.
Viceversa, in relazione all’aspetto dell’informatizzazione, all’interno degli uffici regionali, con il supporto di personale reclutato con fondi europei e di tirocinanti retribuiti e non, si è arrivati a colmare il gap tra i piani regolatori approvati e quelli informatizzati, che saranno disponibili sul web nell’aprile 2015, sulla pagina dedicata del sito regionale.

Indirizzi procedurali e tecnici in materia di difesa del suolo e pianificazione urbanistica
(DGR n. 64-7417 del 7/04/2014 pubblicata sul BURP n. 17 del 27/04/2014

A seguito delle modifiche apportate alla legge urbanistica regionale (LR 56/77) con le LR 3/2013 e LR 17/2013, sono state profondamente modificate le procedure per la formazione e l’approvazione degli strumenti urbanistici comunali, che attribuiscono alle amministrazioni locali la competenza all’approvazione dei propri strumenti urbanistici.
Tali modifiche individuano altresì nella conferenza di copianificazione e valutazione lo strumento ordinario attraverso il quale Regione, Province e Comuni, nonché il Ministero per i Beni e le attività culturali, collaborano alla definizione delle previsioni urbanistiche proposte dalle Amministrazioni locali, verificandone la coerenza con la pianificazione sovraordinata e settoriale.
La conferenza di copianificazione e valutazione è diventata, pertanto, il momento di condivisione e integrazione tra gli enti competenti delle discipline che interessano il governo del territorio, con particolare riferimento agli aspetti geologici, ambientali e paesaggistici.
Alla luce di tale cambiamento radicale nella procedura di formazione e approvazione degli strumenti urbanistici e della relativa procedura di adeguamento agli strumenti di pianificazione sovraordinati, quali il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI), è emersa la necessità di predisporre un documento in grado
di fornire gli indirizzi procedurali e tecnici in materia di difesa del suolo e di pianificazione urbanistica.
Le principali finalità del documento sono le seguenti:
  • operare una revisione complessiva delle disposizioni regionali emanate in materia di difesa del suolo a partire dal 2001;
  • accorpare in un unico provvedimento i documenti tecnici già allegati a precedenti DGR;
  • fornire chiarimenti procedurali per la trasformazione in aree a rischio molto elevato (RME) delle perimetrazioni effettuate ai sensi della L. 445/1908 (abitati da consolidare e trasferire);
  • fornire chiarimenti in merito in merito all’applicazione del concetto di carico antropico ai sensi dell’articolo 30, comma 3 della LR 56/77;
Il documento predisposto, che costituisce l’allegato A alla DGR, è composto di due parti: la prima riguarda gli aspetti procedurali conseguenti alle modifiche apportate alla LR 56/77, mentre la seconda ripropone gli allegati tecnici, attualizzandoli senza modifiche significative, già emanati con precedenti atti amministrativi.
La DGR è scaricabile al seguente link al documento

Direttiva alluvioni

La Direttiva 2007/60/CE, che si pone l’obiettivo di ridurre le conseguenze negative per la salute umana, per il territorio, per i beni, per l’ambiente, per il patrimonio culturale e per le attività economiche e sociali derivanti dalle alluvioni, prevede che entro la fine del 2015 le Autorità di Bacino Distrettuali redigano i Piani di gestione del rischio di alluvioni.
Nell’ambito di questi piani dovranno essere affrontati, a scala di distretto idrografico, tutti gli aspetti legati ai fenomeni alluvionali, definendo, in particolare, il quadro della pericolosità e del rischio, gli interventi (strutturali e non) da attuare sul territorio per la riduzione del rischio, nonché le misure per la gestione delle emergenze da rischio idraulico ai fini di protezione civile, aspetto quest’ultimo di competenza esclusiva delle Regioni.
La fase intermedia, rappresentata dalla redazione delle mappe di pericolosità e delle mappe di rischio, ha consentito di rispondere alle scadenze imposte dal D.Lgs. 49/2010: il Segretario Generale dell’Autorità di bacino del Po, ha quindi assunto, con proprio Decreto, n. 122/2014, in data 20 giugno 2014, lo Schema di Progetto di Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni.
Contemporaneamente allo svolgimento delle attività tecniche, l’Autorità di Bacino ha avviato il processo di partecipazione pubblica attraverso forum tematici tenutisi a Parma.
In Regione Piemonte, al fine di trasferire le informazioni di cui sopra e presentare agli enti interessati, in particolare ai Comuni e alle Province, le mappe predisposte, il loro significato e la loro ricaduta sulla strumentazione urbanistica in vigore e il loro rapporto con il PAI, è stata avviata una prima fase di consultazione, nell’ambito del processo partecipativo previsto dall’art. 10 del D. Lgs. n. 49/2010 e
della Direttiva Alluvioni: gli incontri sono stati svolti suddividendo il territorio per bacini idrografici anziché per limiti territoriali provinciali.
Le mappe sono state poste in consultazione per gli Enti sul sito istituzionale, per una consultazione attraverso l’utilizzo di un web gis, o su di un'apposita pagina dal quale è possibile scaricare le mappe in formato pdf.
Gli Enti sono quindi stati invitati a trasmettere dei contributi tecnici attraverso la presentazione di osservazioni. Quelle ritenute condivisibili costituiranno un utile contributo per la fase di revisione delle mappe di pericolosità e del rischio in vista dell’elaborazione del Piano di gestione del rischio d’alluvione (PGRA) da portare in approvazione entro dicembre 2015.
Sono state poi definite le aree a rischio potenziale significativo (ARS), individuate sulla base dei nuovi dati. L’articolazione vede: un livello distrettuale (8 ARS per il Piemonte), a cui corrispondono nodi critici di rilevanza strategica per le situazioni presenti di rischio elevato o molto elevato che coinvolgono insediamenti abitativi e produttivi di grande importanza e le principali infrastrutture e vie di comunicazione; un livello regionale, a cui corrispondono situazioni di rischio elevato e molto elevato per le quali è necessario il coordinamento delle politiche regionali alla scala di sottobacino (la Regione Piemonte ne ha individuate 19 corrispondenti a 187.168 abitanti).
Per tutte le ARS vengono definiti obiettivi e misure specifiche, da verificare e condividere nella fase di partecipazione del 2015, che dovranno costituire priorità nell’ambito della programmazione degli interventi di riduzione del rischio.

Figura 3
Aree a rischio potenziale significativo - ARS 5.1

Figura 4
Aree a rischio potenziale significativo - ARS 5.2

Esempi di ARS - Fonte: Regione Piemonte
Il Piano di gestione del rischio di alluvioni sarà quindi attuato attraverso: varianti al PAI per quanto riguarda il tempo differito, quindi la pianificazione, laddove ne emergano le esigenze dalle mappe di pericolosità e rischio; attraverso misure di protezione civile a livello locale per quanto riguarda il tempo reale.
Al seguente link è scaricabile la DGR della Giunta Piemontese; mentre al seguente link è scaricabile quanto predisposto dall’Autorità di bacino del fiume Po per l’attuazione della Direttiva alluvioni.

Attivazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE)
a seguito degli eventi alluvionali dell’ottobre-novembre 2014

I mesi di ottobre e novembre 2014 hanno visto il susseguirsi di eventi meteorologici che hanno determinato, a più riprese, precipitazioni localmente molto intense con gravi conseguenze in particolare sull’idrologia secondaria e sulla stabilità dei versanti. La persistenza dei fenomeni, che ha caratterizzato in particolare il mese di novembre, ha determinato in molte aree piogge accumulate che ammontano a circa la metà della pioggia media annuale. In Piemonte, nel breve periodo tra il 12 ottobre 2014 ed il 15 novembre 2014, uno sciame di quattro perturbazioni quasi consecutive ha colpito larghi settori della regione generando piogge intense che hanno prodotto effetti al suolo gravi e diffusi (vedi sezione RSA ‘Fattori che influenzano lo stato della risorsa’ relativa ai rapporti d’evento) con piogge cumulate in un mese sino ad oltre 1100 mm.
I territori interessati dagli eventi direttamente (precipitazioni) o indirettamente (deflussi) coprono oltre 200 comuni, geograficamente raggruppati nella provincia di Alessandria a sud del Tanaro e nella fascia pedemontana che si estende dal Canavese in provincia di Torino al lago Maggiore. Le descrizioni degli eventi alluvionali sono consultabili sul sito della Regione Piemonte.
Gli eventi hanno provocato danni che ammontano complessivamente a circa 200 milioni di euro per opere di competenza regionale, oltre ai danni ai privati, alle attività produttive ed agricole ed a quelli di competenza delle reti infrastrutturali sovraregionali (ANAS, RFI, Autostrade, reti energetiche, ecc.).
Gli eventi di ottobre e novembre 2014 hanno interessato, oltreché il Piemonte, anche la Liguria, la Lombardia, la Toscana e l’Emilia-Romagna. Stante le note difficoltà di ordine economico legate al presente momento congiunturale, con conseguente difficoltà (o impossibilità) di far fronte a tutti gli oneri economici necessari per i ripristini, le cinque regioni di cui sopra hanno avviato, per tramite del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, le procedure per l’attivazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE).
Il Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE) è nato per rispondere alle grandi calamità naturali ed esprimere la solidarietà europea alle regioni colpite all'interno dell'UE. Il Fondo è stato istituito (Regolamento (CE) n. 2012/2002 del Consiglio, dell'11 novembre 2002) a seguito delle gravi inondazioni che hanno devastato l'Europa centrale nell'estate del 2002. Da allora è stato utilizzato oltre 60 volte in risposta a diversi tipi di catastrofi, tra cui inondazioni, incendi forestali, terremoti, tempeste e siccità, erogando quasi 4 miliardi di euro a favore di 24 paesi europei.
Il FSUE provvede supporto economico ai paesi richiedenti essenzialmente in caso di:
“catastrofi maggiori” con danni diretti superiori a 3 miliardi di Euro o superiori allo  0.6%  del PIL;
“catastrofi a scala regionale”, con danni diretti superiori all’1.5% del PIL regionale.
Le azioni ammissibili a finanziamento tramite FSUE sono essenzialmente:
  • ripristini della funzionalità di infrastrutture ed impianti nel campo dell’energia, potabilizzazione e depurazione delle acque, trasporti, telecomunicazioni, sanità ed istruzione;
  • azioni di emergenza per le immediate esigenze della popolazione (ricovero temporaneo ecc.);
  • interventi urgenti a difesa del patrimonio culturale;
  • interventi di pulizia e ripristino delle aree colpite.
Il FSUE non prevede la compensazione della totalità delle spese connesse con i disastri naturali. Non copre, ad esempio, i danni ai privati e non copre i costi di ricostruzione e prevenzione successivi all’evento.
La richiesta, per “catastrofe a scala regionale”, delle cinque regioni italiane è stata trasmessa alle Autorità Europee a cura del Dipartimento Nazionale della Protezione civile nel mese di gennaio 2015, appoggiata da una completa documentazione relativa agli eventi ed agli effetti connessi (vedi figura 2).

Figura 5
Relazione tecnica allegata alla richiesta di attivazione del FSUE

Fonte: Dipartimento Nazionale della Protezione civile

BOX DI ARGOMENTO - Attivazione delle procedure di telerilevamento del programma UE “Copernicus”

Il Copernicus è un programma UE dedito alla raccolta di informazioni da piattaforme satellitari e terrestri. Gli obiettivi sono il monitoraggio e la previsione dello stato dell’ambiente, su terra, mare ed atmosfera, anche al fine di contribuire alla gestione di situazioni di emergenza.
I vari servizi offerti dal programma, per tramite del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, includono anche la possibilità di acquisire immagini satellitari su aree che siano state colpite da eventi alluvionali.  A seguito degli eventi del novembre 2014, la Regione Piemonte ha chiesto ed ottenuto che venissero effettuate alcune riprese satellitari ottiche ad alta risoluzione su alcuni settori particolarmente colpiti del Biellese. Il materiale acquisito è scaricabile dall'apposita pagina web. Le riprese sono state utilizzate per una miglior cartografia di alcuni fenomeni franosi.

Figura 6
Ripresa satellitare ottica ad alta risoluzione acquisita nel mese di novembre 2014


L’immagine satellitare evidenzia una frana nel Comune di Camandona (BI) - Fonte: Progetto Copernicus

Iniziative per la prevenzione del rischio sismico

Nel 2014 è proseguita l’attuazione in ambito regionale del Piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico, destinato a promuovere e finanziare, per il periodo 2010-2016, sia interventi su edifici ed opere infrastrutturali di interesse strategico o rilevanti ai fini di protezione civile, sia studi di microzonazione sismica (MS) e correlata analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (analisi CLE), a scala comunale. Tali interventi risultano programmati e regolati annualmente attraverso specifiche Ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri o del Capo Dipartimento della Protezione Civile.
I beneficiari di tali finanziamenti sono da individuarsi nell’ambito dei 141 comuni piemontesi indicati nell’Ordinanza in cui l'accelerazione massima al suolo "ag" risulta non inferiore a 0,125g, e precisamente 76 in provincia di Cuneo, 62 in provincia di Torino e 3 in provincia del Verbano-Cusio-Ossola (figura 7).
Demandando a quanto riportato nell’analoga sezione del rapporto 2014 relativamente alla gestione dei contributi relativi alle annualità 2010, 2011 e 2012, nonché per i riferimenti normativi e bibliografici generali, si segnala che con l’Ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 171 del 19 giugno 2014 sono state avviate le procedure per l’utilizzo dei fondi relativi all’annualità 2013.
In base al successivo Decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile del 4 agosto 2014 di ripartizione dei fondi, alla Regione Piemonte risulta assegnato un importo complessivo pari ad Euro 1.484.138,68, così suddiviso: Euro 1.356.470,84 destinati ad interventi strutturali di rafforzamento locale o di miglioramento sismico o di demolizione e ricostruzione degli edifici di interesse strategico, mentre Euro 127.667,84, cui andrà a sommarsi un cofinanziamento regionale non inferiore al 25% del costo complessivo degli studi stessi (per il Piemonte già stanziato e pari ad Euro 46.323,44), destinati a studi di MS e contestuale analisi CLE.

Figura 7
Comuni individuati quali potenziali beneficiari dei finanziamenti

Fonte: Regione Piemonte
I comuni in totale sono 141: 76 in provincia di Cuneo, 62 in provincia di Torino e 3 in provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Confrontare con gli elenchi in allegato alle Ordinanze, in cui l’accelerazione massima di base al suolo “ag” risulta superiore a 0,125g

BOX DI ARGOMENTO
Progetto per la pianificazione dell’emergenza sismica

Al fine di verificare l’efficacia delle procedure organizzative predisposte nell’ambito della pianificazione dell’emergenza del sistema di protezione civile è stata avviata, attraverso la collaborazione tra i settori regionali competenti in materia (Sismico e Protezione Civile), un’analisi speditiva dello stato della pianificazione comunale in relazione al rischio sismico, anche secondo quanto previsto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2014 - Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico. Dal momento infatti che tale pianificazione emergenziale è un’attività di sistema, cui devono concorrere tutti i soggetti competenti ai diversi livelli territoriali ed amministrativi, la Direttiva dà indicazioni per definire i piani di emergenza ai vari livelli cui la risposta del sistema è condizionata. Ciò anche con la finalità di predisporre una corretta modalità di attivazione dell’organizzazione territoriale di protezione civile che non può prescindere dalla preventiva acquisizione degli elementi conoscitivi di base utili alla piena applicazione del modello d’intervento nazionale.
In tale contesto è stata condotta una attività comprendente il censimento e la valutazione delle caratteristiche delle aree di emergenza e degli edifici strategici e rilevanti per i 41comuni della zona sismica 3S dell’area pinerolese, partendo da un’analisi dei piani di protezione civile comunali ed intercomunali, nonché dell’adeguatezza delle sedi dei centri operativi in fase emergenziale (sedi di COC, COI e COM) e delle aree di emergenza individuate (attesa, ammassamento e ricovero).
In base allo schema metodologico adottato sono stati in primo luogo definiti gli scenari di danno attesi a partire dai terremoti di riferimento significativi per l’area d’interesse (tratti dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani dell’INGV, versione CPTI11) e dagli scenari di base elaborati per tempi di ritorno prefissati, tra i quali è stato utilizzato il Tr di 475 anni, in coerenza con i criteri utilizzati per la definizione della pericolosità sismica a livello nazionale.
Le elaborazioni, fornite dal Dipartimento Protezione Civile nazionale, hanno consentito di ottenere, per ciascun comune, stime numeriche (di cui sono stati utilizzati i valori medi) riferite ai diversi livelli di danno attesi per le abitazioni ed alla relativa popolazione coinvolta.
A partire dalle informazioni contenute nei piani comunali di protezione civile è stata effettuata un’analisi delle aree di emergenza, condotta tenendo conto anche delle metodologie recentemente definite dal Dipartimento PC per l’analisi delle Condizioni Limite per l’Emergenza (CLE) e, in base agli elementi a disposizione, si è provveduto alla perimetrazione e georeferenziazione delle aree, con particolare attenzione alle tipologie significative per l’organizzazione delle operazioni di emergenza, vale a dire le Aree di Ricovero e di Ammassamento.
Le superfici complessive delle aree Ricovero e di Ammassamento, (escluse le strutture fisse), localmente ridotte per tener conto delle eventuali limitazioni connesse alla presenza di edifici interferenti,
sono state successivamente confrontate con il numero delle persone coinvolte dai diversi livelli di danno per verificare la capienza del Piano in relazione ai potenziali ricoveri attesi.
Per quanto riguarda gli edifici strategici e rilevanti è stata completata la georeferenziazione dei dati e l’archiviazione delle schede di livello 0 e di sintesi della verifica sismica ai sensi dell’OPCM 3274/2003 nel database SIV - Gestione Verifiche Sismiche, predisposto dal Dipartimento della Protezione Civile nazionale, ed è stata riportata la relativa funzione, secondo le indicazioni riportate nel piano di protezione civile comunale.
I risultati dell’attività sono stati rappresentati su base comunale attraverso specifici elaborati cartografici:
  • Cartografia generale delle aree di emergenza e degli edifici strategici e rilevanti, differenziati in base alla tipologia e alla funzione nel piano di protezione civile (figura 8);
  • Cartografia degli edifici strategici e rilevanti con le relative tabelle che indicano su quali strutture è stata redatta la scheda di livello 0 e di sintesi della verifica sismica ai sensi dell’OPCM 3274/2003;
  • Cartografia delle aree di emergenza, con le relative tabelle contenenti specifiche valutazioni sulla loro idoneità.
I dati sono stati sintetizzati per mezzo di una specifica:
  • Scheda tecnica, comprendente informazioni d’inquadramento, dati relativi agli scenari di rischio sismico e le verifiche di capienza delle aree. Le criticità delle aree di emergenza, legate a caratteristiche non ottimali (morfologia, alluvionabilità, connessioni, accessibilità, oltre che a situazioni di manifesta inadeguatezza) e che possono condizionare in modo più o meno severo l’utilizzo delle superfici stesse, vengono ulteriormente specificate nella relativa Scheda tecnica, sezione “Criticità, osservazioni e suggerimenti”.
Le informazioni sono infine state rese disponibili in formato alfanumerico attraverso:
  • Visualizzatore del GeoDataBase in formato .kml, utilizzabile direttamente da una comune piattaforma quale l’applicazione Google Earth, comprendente sia le informazioni relative alle aree di emergenza sia i dati relativi agli edifici strategici e rilevanti;
  • Dati tabellari in formato .xls relativi alle aree di emergenza e agli edifici strategici e rilevanti.
I risultati delle analisi ed elaborazioni condotte sono stati inviati alle amministrazioni comunali coinvolte al fine di avviare in primo luogo un processo di confronto e verifica delle informazioni disponibili e con richiesta di valutare, sulla base dell’insieme dei dati e delle considerazioni emerse dal lavoro svolto, l’opportunità prevedere una revisione/aggiornamento degli strumenti di pianificazione e gestione dell’emergenza oppure, nelle more della revisione, affrontare le eventuali criticità delle aree e degli edifici ed individuare nuove soluzioni, oltre a verificare la coerenza degli strumenti di pianificazione dell’emergenza con la pianificazione urbanistica.

Figura 8
Cartografia generale delle aree di emergenza e degli edifici strategici e rilevanti

Esempio di cartografia per il Comune di Luserna San Giovanni (TO) con individuazione degli elementi oggetto di analisi
Fonte: Regione Piemonte
Riferimenti
  • Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, INGV, versione CPTI11
  • Database of Individual Seismogenic Sources (DISS version 3.1.1), INGV 2010
  • Dipartimento della Protezione Civile - Scenari sismici comunali per i piani di emergenza, settembre 2008
  • Legge n. 100 del 12 luglio 2012-Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile (GU n. 162 del 13 luglio 2012)
  • Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2014 - Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico (GU n. 79 del 4 aprile 2014)
  • OPCM n. 3274 del 20 marzo 2003: primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica (Suppl. Ord. n. 72 GU n. 105 dell'8 maggio 2003)

BOX DI ARGOMENTO
Prevenzione del dissesto e manutenzione del territorio:
l’esperienza delle esercitazioni di protezione civile

Nell’ambito del ventennale della commemorazione dell’evento alluvionale che colpì il Piemonte nei primi giorni del novembre 1994, ampio spazio è stato dato alle esercitazioni di protezione civile. Esse occupano un posto centrale nel Sistema Nazionale di Protezione Civile e costituiscono elemento essenziale di verifica periodica di componenti, procedure, piani ed attività di detto sistema. Nel corso del secondo semestre 2014 sono state quindi organizzate sei esercitazioni che hanno visto il sistema regionale di protezione civile cimentarsi su differenti scenari operativi e in aree geografiche diverse.
Tutte le esercitazioni hanno avuto obiettivi di “prevenzione”e le attività sono state prevalentemente rivolte ad interventi di manutenzione del territorio, funzionali alla difesa dal dissesto idrogeologico; a queste sono state affiancate attività volte a testare il dispiegamento di specifici moduli di risposta alle emergenze (alta capacità di pompaggio, team di supporto tecnico-logistico, campo di accoglienza della popolazione) e attività volte alla sperimentazione tecnico-procedurale di presidi di sorveglianza idraulica. Le stesse iniziative hanno inoltre alimentato e supportato attività divulgative nei confronti della cittadinanza e formative nei confronti dei ragazzi delle scuole. Parallelamente è stato possibile valorizzare l’importanza dell’utilizzo del volontariato di protezione civile, al di fuori delle emergenze, in interventi di prevenzione, arricchendo la sua formazione, con particolare attenzione agli aspetti della sicurezza.
Alle esercitazioni hanno preso parte oltre 1500 volontari, con il dispiegamento di più di 400 tra materiali e mezzi della Colonna Mobile Regionale e circa 50 tra Soggetti Istituzionali e non del Sistema Regionale di Protezione Civile. Gli elementi fondamentali utili alla programmazione di un’esercitazione sono stati rappresentati nel cosiddetto “documento di impianto dell’esercitazione” – condiviso con tutte le amministrazioni partecipanti – che individua, tra l’altro, l’ambito territoriale e lo scenario di rischio di riferimento, il sistema di coordinamento, gli obiettivi e la strategia di intervento, le modalità di coinvolgimento della popolazione.
Le attività esercitative sono state geograficamente localizzate in aree particolarmente colpite dai fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico dell’evento alluvionale del novembre 1994. L’iniziativa è stata coordinata dal Settore Protezione Civile della Regione Piemonte e svolta con la collaborazione dei settori tecnici regionali, competenti su aspetti specifici, delle Province, dei Comuni, degli Ordini professionali regionali dei Geologi e degli Agronomi Forestali, nonché delle componenti del volontariato piemontese di protezione civile (Coordinamento Regionale del Volontariato di Protezione Civile, ANA Piemonte, Corpo Regionale Volontari Antincendio Boschivo, ANPAS, ANC).
Entrando maggiormente nello specifico, in ordine cronologico di svolgimento, le attività sono state le seguenti:
  1. Esercitazione del “Nodo Idraulico di Ivrea”, sul tema del rischio idraulico
  2. Esercitazione “Prevenzione attiva sul territorio - Interventi di manutenzione lungo i corsi d’acqua”, in Valle Tanaro (CN)
  3. Esercitazione “Prevenzione attiva sul territorio con interventi di manutenzione lungo i corsi d’acqua”, in Valsesia (VC) – Dispiegamento del modulo europeo di alta capacità di pompaggio (HCP) – Dispiegamento del modulo di supporto tecnico avanzato (TAST) (moduli recentemente registrati nella banca dati europea CECIS)
  4. Esercitazione “Prevenzione attiva sul territorio con interventi di manutenzione lungo i corsi d’acqua”, sul rio Loreto e suoi affluenti (AL) – Dispiegamento parziale di un campo di accoglienza alla popolazione
  5. Esercitazione “Prevenzione attiva sul territorio con interventi di manutenzione lungo i corsi d’acqua”, in sul Tanaro e sul Borbore (AT) – Sperimentazione tecnico procedurale del Presidio idraulico di Canelli (ai sensi della D.P.C.M. 27.02.2004 e DGR 25.06.08)
  6. Esercitazione “Serra d’Ivrea 2014” sul tema della prevenzione contro gli incendi boschivi.
Tutte le attività esercitative hanno offerto una concreta possibilità di miglioramento ed affinamento tecnico-logistico e procedurale del Sistema Regionale di protezione Civile oltre che la realizzazione di interventi di prevenzione e di manutenzione del territorio.
Gli appuntamenti esercitativi sono stati, altresì, momenti di reale divulgazione dei temi della protezione civile alla popolazione ed in particolare agli alunni di alcune scuole scelte nelle zone di esercitazione, con l’obiettivo, da un lato, di rafforzare la conoscenza del sistema regionale e, dall’altro, di migliorare la percezione del rischio idraulico ed idrogeologico ed il recepimento di norme di comportamento virtuose, volte all’autoprotezione.
Da queste esperienze sono inoltre derivate alcune riflessioni più specifiche, connesse in particolare all’attività preventiva di difesa del territorio con gli interventi di manutenzione idraulica e di antincendio boschivo, così elencabili:
  • l’importanza dell’impiego del Volontariato di Protezione Civile e del Corpo AIB, con il supporto delle altre componenti del sistema regionale, in attività di prevenzione e manutenzione del territorio, attività sempre più necessarie e per le quali scarseggiano le risorse
  • la definizione di procedure e linee guida applicabili in situazioni analoghe di manutenzione del territorio
  • la verifica degli aspetti di operatività in condizioni di “sicurezza”, per gli operatori del volontariato.
Gli eventi alluvionali del novembre scorso hanno poi ulteriormente evidenziato l’importanza di una corretta manutenzione del reticolo idrografico, al fine di prevenire o, quanto meno, contenere gli effetti dannosi delle piogge. Per il 2015, pertanto, anche a seguito dell’esperienza maturata con le esercitazioni di pulizia degli alvei, si intende procedere, con la collaborazione di tutti gli uffici regionali competenti e degli Enti Locali, alla definizione delle procedure per interventi di manutenzione idraulica da realizzarsi con l’intervento degli operai forestali regionali e del volontariato di protezione civile, provvedendo altresì al massimo snellimento degli iter amministrativi connessi e alla pianificazione, in maniera coordinata, degli interventi da effettuare.