Parlare di territorio vuol dire toccare molteplici aspetti che riguardano il nostro vivere quotidiano. Con questa parola intendiamo qui analizzare il suolo, in particolare toccandone l’aspetto del consumo, i rischi naturali connessi alla morfologia del Piemonte, molti dei fattori antropici che insistono su questa risorsa quali l’agricoltura, i siti contaminati, gli insediamenti industriali fino a toccare aspetti più naturalistici come la biodiversità.
Il suolo è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della Terra.
Così cita la Carta europea del Suolo del 1972. Da allora il valore di questa risorsa non è cambiato ma ogni anno ne vengono perduti milioni di ettari per le cause più diverse tra le quali emergono principalmente l’espansione delle città, l’erosione, la deforestazione e l’inquinamento. Nonostante questo, i governi europei, pur avendo approvato nel 2006 la Strategia tematica per la protezione del suolo, non hanno ancora raggiunto un accordo in grado di assicurare la tutela (già accordata ad aria e acqua) di cui ha bisogno.
Il suolo è una risorsa limitata e non rinnovabile, è bene comune e il suo degrado ha ripercussioni dirette sulla qualità delle acque e dell'aria, sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici. Può anche incidere sulla salute e mettere in pericolo la sicurezza dei prodotti destinati all'alimentazione umana e animale.
In Piemonte, così come nel resto delle regioni europee, sono tanti gli elementi che incidono sul degrado del suolo e che concorrono a renderlo un elemento vulnerabile. Negli anni passati e recenti si è assistito ad un suo uso intenso a seguito di diffusi fenomeni di disseminazione insediativa (sprawl) che hanno interessato anche suoli di elevata capacità produttiva dal punto di visto agro-silvo-pastorale. Nel territorio piemontese il consumo di suolo ha raggiunto l’8% nel 2013, di cui il 5% è suolo a elevata potenzialità produttiva - ossia di suolo appartenente alla I, alla II e alla III classe di capacità d’uso - con oltre 11.000 ettari consumati tra il 2008 e il 2013.
Un fattore considerevole che influenza lo stato della risorsa suolo è senz’altro l’agricoltura. Negli ultimi anni, l’introduzione dei mezzi meccanici e delle sostanze chimiche di sintesi ne ha modificato il volto, trasformandola in pochi decenni in un’attività di produzione di tipo quasi industriale. Questo fenomeno ha portato a una vera e propria trasformazione nell'utilizzo del suolo: da un lato si ritrovano terreni pianeggianti, occupati da colture intensive impoverite dal punto di vista ecologico, dall’altro i sistemi marginali con la loro biodiversità naturale, agraria, culturale, ormai in via di estinzione, destinati alla lenta ricolonizzazione che però difficilmente ritornerà a buoni livelli di biodiversità e stabilità ecologica. La Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Piemonte ammonta a circa un milione di ettari con il 54% di seminativi e 36% prati permanenti e pascoli.
Tra le fonti di pressione che possono alterare lo stato del territorio, i siti contaminati rappresentano di certo uno dei fattori antropici più consistente. Attualmente i siti presenti nell’Anagrafe Regionale dei Siti Contaminati sull’intero territorio regionale sono 1.455. La provincia di Torino, in rapporto all’estensione, concentrazione e qualità delle attività insediate possiede da sola quasi la metà dei siti presenti in banca dati; a seguire Novara e Alessandria. La famiglia di contaminanti principalmente responsabile della contaminazione dei suoli è senza dubbio rappresentata dagli idrocarburi, seguita dalla combinazione contaminanti inorganici più idrocarburi e dai soli contaminanti inorganici.
Il Piemonte è occupato per circa il 49% del suo territorio dai rilievi montuosi delle Alpi e degli Appennini. Questa sua struttura morfologica favorisce l’intensificazione delle precipitazioni che a loro volta determinano fenomeni di allagamento nelle aree fluviali, di piene torrentizie e l’innesco di frane lungo i versanti.
Analizzando i dati storici del periodo 1850-2000, la regione è statisticamente colpita in settori diversi da eventi alluvionali con ricorrenze medie di un evento ogni 18 mesi circa.
Il territorio regionale è altresì soggetto a terremoti generalmente di modesta intensità ma di notevole frequenza. Nel corso del 2013 la rete sismica regionale ha rilevato 1.824 sismi di magnitudo locale maggiore o uguale a 1.
La ricchezza del territorio regionale in termini ambientali e paesaggistichi nonchè di biodiversità ha portato la Regione Piemonte a riconoscere, sin dal 1975 l'importanza dell'ambiente naturale come valore universale attuale e per le generazioni future e recentemente, con il Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità a ridefinire le modalità per la conservazione della biodiversità e per la gestione dei territori facenti parte della rete ecologica regionale.
Ad oggi sono 94 tra Parchi, riserve e altre forme di salvaguardia regionali, oltre ai due parchi nazionali, Gran Paradiso e Val Grande, le aree protette in Piemonte gestite da 14 Enti strumentali e da enti locali. In totale coprono un territorio di 185.858 ettari, pari al 7,32% della superficie regionale.
La tutela di questa risorsa strategica richiede un impegno importante, anche a scala locale, in termini di conoscenza, di norme e di investimenti per garantire risultati reali.
In tal senso, sono attive da tempo azioni di governo per il recupero e la salvaguardia: la pianificazione (norme, piani, regolamenti) e la gestione del territorio (progetti e azioni locali) hanno preso in carico il problema garantendo da una parte una maggiore consapevolezza delle criticità e dall’altra, per quanto possibile, un controllo delle stesse.