Parlare di aria in contesto ambientale vuol dire parlare di salute dell’aria. Salute che viene misurata per alcuni parametri chimico-fisici rispetto ai valori soglia o limiti definiti dall’Unione Europea prima e da Stato e Regione Piemonte poi.
I risultati delle analisi e delle valutazioni fatte rispetto a questa materia ci dicono che dobbiamo parlare di inquinamento in quanto i rilevamenti effettuati quotidianamente attraverso le centraline e stazioni fanno emergere superamenti rispetto ai valori soglia per alcuni parametri.
 
L’inquinamento atmosferico è un problema globale che riguarda principalmente i paesi industrializzati e quelli emergenti o in via di sviluppo. Nelle aree urbane, in cui la densità di popolazione e le attività ad essa legate raggiungono livelli elevati, si misurano le maggiori concentrazioni di inquinanti.
 
Le cause
All’origine dell’inquinamento atmosferico vi sono i processi di combustione (produzione di energia, trasporto, riscaldamento, produzioni industriali, ecc.) che comportano l’emissione diretta di sostanze inquinanti quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo, monossido di carbonio e altre, denominate complessivamente inquinanti primari. A queste si aggiungono gli inquinanti che si formano in seguito ad interazioni chimico-fisiche che avvengono tra i composti (inquinanti secondari), anche di origine naturale, presenti in atmosfera e dalle condizioni meteorologiche che hanno un ruolo fondamentale nella dinamica degli inquinanti atmosferici.

L'entità e le modalità di emissione (sorgenti puntiformi, diffuse, altezza di emissione, ecc.), i tempi di persistenza degli inquinanti, l’intensità della turbolenza atmosferica sono alcuni dei principali fattori che producono variazioni spazio-temporali della composizione dell'aria ambiente.

Quando la capacità di diluizione e trasporto degli inquinanti in atmosfera non è sufficiente a disperdere ciò che è stato emesso si genera un accumulo di inquinanti che può raggiungere valori di concentrazione dannosi per la salute dell’uomo, per l’equilibrio degli ecosistemi e in parte, per i composti ad “effetto serra”, per il clima.

L'impatto sull'ambiente degli inquinanti dell'aria è variabile e dipende dalle sostanze emesse; alcuni di questi elementi posso restare nell'atmosfera per alcuni giorni e poi cadere al suolo, altri posso inquinare soltanto la zona circostante, altri ancora si estendono su un'area molto vasta e sono in grado di influenzare le condizioni dell'ambiente su scala continentale o perfino planetaria, con un impatto negativo sulla salute delle popolazione anche in luoghi molto distanti dalla sorgente di inquinamento.
 
I tipi di inquinanti
Gli inquinanti primari in generale non sono più, almeno per il nostro paese, il principale problema se non in aree limitrofe a impianti le cui emissioni sono rilevanti.
I dati del 2014 confermano infatti che gli inquinanti primari, come il monossido di carbonio e il biossido di zolfo, non costituiscono più un problema.
Anche alcuni degli inquinanti che alcuni anni or sono avevano manifestato qualche criticità, come i metalli pesanti e il benzene sono al momento sotto controllo. Un’eccezione è rappresentata dagli idrocarburi policiclici aromatici, e in particolare il benzo(a) pirene, per i quali sarà difficile ottenere riduzioni considerato l’incremento in atto dell’uso della legna come combustibile per il riscaldamento civile.
Numerose difficoltà si hanno invece nel rispetto degli obiettivi di legge per gli inquinanti che sono principalmente o parzialmente secondari cioè non emessi come tali.
In Piemonte, analogamente a quanto succede in tutto il bacino padano, rimangono situazioni problematiche a scala regionale per quanto riguarda il PM10 e l’ozono, mentre sono più localizzati in prossimità dei grandi centri urbani i casi di superamento del valore limite annuale per il biossido di azoto, in particolare nelle stazioni da traffico.

L’Agenzia Europea per l’ambiente ha stimato che nel 2011 la percentuale di popolazione europea abitante in città, esposta a valori di PM10 e PM2,5 superiori a quelli di riferimento per la protezione della salute umana, era pari al 30%.
 
L’andamento nel tempo
Sul lungo periodo è stato osservato un miglioramento della qualità dell’aria, nonostante le oscillazioni legate ai fattori meteorologici, e infatti per il particolato l’analisi della serie storica dei dati mostra come nel periodo 2003-2014, a livello regionale, la concentrazione media annua di PM10 si sia complessivamente ridotta in molti casi nettamente. I valori mostrano tuttavia un’oscillazione da un anno all’altro dovuta principalmente a fattori di natura meteorologica.

Facendo riferimento a tali fattori è facile notare che il 2014 è risultato, per un inquinante tipicamente invernale come il PM10, un anno con i valori decisamente meno elevati da quando è misurato ma anche per l'ozono, caratteristico inquinante estivo, è stato il migliore ossia caratterizzato da valori anormalmente poco critici.
La riduzione di molti inquinanti atmosferici è connessa anche alla loro costante diminuzione nelle concentrazioni delle emissioni industriali /civili avvenuta negli ultimi decenni, anche se non per tutti è stata sufficiente a determinare il pieno rispetto dei valori limite o dell’obiettivo indicati dalla normativa.

Per le emissioni in atmosfera i macrosettori più critici risultano sia quelli relativi ai “trasporti stradali” e alla “combustione non industriale”, sia quelli che comprendono le attività produttive (“combustione nell’industria”, “processi produttivi” e “uso solventi”), anche se con differente distribuzione percentuale per i diversi inquinanti.

È da rilevare che la combustione del legno e delle biomasse negli ultimi anni ha assunto un’importanza crescente per le emissioni, in particolare per il particolato e il benzo(a)pirene, a causa dell’incrementato uso della legna come combustibile.