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INTEGRAZIONE DIRETTIVE ACQUE-ALLUVIONI

La Direttiva Alluvioni 2007/60/CE ha l’obiettivo di istituire un quadro per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvione per la riduzione delle conseguenze su salute umana, ambiente, patrimonio culturale e attività economiche e quindi di individuare misure per la riduzione/mitigazione del rischio idraulico. Tale Direttiva, recepita con decreto legislativo 49/10, sta conducendo all’elaborazione del primo Piano di gestione e valutazione del rischio alluvioni (PGRA) nel distretto idrografico del fiume Po come negli altri distretti italiani, che dovrà essere approvato per la fine del 2015.

Lo Schema di Progetto di Piano, basato sull’elaborazione delle mappe di pericolosità e rischio, pubblicato nel giugno 2014 sul sito dell’Autorità di Bacino, è stato sottoposto a verifica di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica conclusasi il 27 febbraio 2015 con la determinazione ministeriale di sottoporre il Piano alla procedura valutativa.

La Direttiva Alluvioni si deve confrontare con la Direttiva Acque 2000/60/CE, che ha dato origine al Piano di gestione delle acque (PDGPo) oggi vigente.

Le due Direttive, pur avendo finalità differenti, convergono sull’importanza di mantenere o ripristinare un corretto assetto idromorfologico del corso d’acqua, funzionale sia alla prevenzione delle alluvioni e alla riduzione del rischio sia al miglioramento degli ecosistemi acquatici e perifluviali. Esse inoltre afferiscono entrambe al bacino idrografico come unità territoriale di riferimento e entrambe obbligano gli Stati Membri a importanti processi di divulgazione e consultazione pubblica.
L’approccio integrato tra difesa idraulica e tutela ambientale delle acque perseguito dai due Piani, già avviato da alcuni anni, verrà potenziato principalmente da quelle azioni e strategie inserite nell’obiettivo generale del Piano alluvioni “Assicurare maggiore spazio ai fiumi”, azioni che confluiranno anche nel PdG Po all’interno delle tematiche Miglioramento delle condizioni idromorfologiche dei corpi idrici e Misure per la ritenzione naturale delle acque. Esse riprendono le proposte comunitarie delle infrastrutture verdi (Green Infrastructure, COM 2013,0249) quali applicazione di tecniche di protezione compatibili con la qualità morfologica dei corpi idrici, mantenimento o ripristino di piane alluvionali, riqualificazione del reticolo idrico minore.

La strategia nazionale contenuta nel DL 133/2014, convertito con Legge 164/2014, prevede che almeno il 20% delle risorse stanziate per gli interventi in materia di riduzione del rischio idraulico siano destinate ad Interventi integrati di mitigazione del rischio idrogeologico e di tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità, intesi come quelle azioni che devono consentire il raggiungimento integrato degli obiettivi fissati nei due Piani.

A livello nazionale, sia i Piani per l’assetto idrogeologico che i Piani di gestione sono stralci del Piano di bacino distrettuale (già previsto dalla Legge 183/89, oggi DLgs 152/06, in corso di revisione per quanto riguarda la Parte III dedicata alla Difesa del suolo).
Il Chisone a Pattemouche