Fattori che influenzano lo stato della risorsa

SPECIE INVASIVE

Una delle principali cause, riconosciute a livello internazionale (Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro del 5 giugno 1992), della riduzione del livello di biodiversità è rappresentato dalla presenza e dallo sviluppo di specie esotiche invasive. Per specie esotiche si intendono le specie introdotte al di fuori del loro naturale areale distributivo attuale o passato che, se presentano caratteristiche di invasività, determinano minacce
alla biodiversità, danni alle attività dell’uomo (ad es. agricoltura) ed effetti sulla salute umana con serie conseguenze socio-economiche e sui servizi ecosistemici. Per quanto riguarda il territorio regionale piemontese, le condizioni geomorfologiche e conseguentemente quelle climatiche e antropiche determinano la presenza di un elevato numero di specie esotiche.

Flora esotica regionale

Tabella 1
Flora esotica regionale

Flora esotica regionale

n. entità

% su flora vascolare

371

10,5



Queste sono concentrate principalmente nelle aree planiziali dove il fitto intreccio di vie di comunicazione e di corsi d’acqua, che si presenta particolarmente sviluppato in pianura, costituisce una rete preferenziale di diffusione e di insediamento di queste componenti.

Qui di seguito si riportano le cartine di distribuzione regionale di due specie esotiche vegetali in Piemonte che determinano impatti soprattutto sugli ambiti fluviali:

  • Fallopia japonica: specie che colonizza le sponde di fiumi e corsi d’acqua minori dove dove forma popolamenti monospecifici densi che impediscono la crescita delle piante spontanee. In autunno il decadimento delle parti epigee lascia ampie zone prive di vegetazione, facilmente soggette a erosione.
  • Buddleja (Buddleja davidii): specie arborea che può formare popolamenti densi che soppiantano la vegetazione autoctona riducendo così la diversità e la naturalità delle comunità vegetali autoctone. Con l’apparato radicale danneggia marciapiedi, muri, aree archeologiche.
Figura 1
Fallopia japonica



Frequenza (numero quadranti 10 x 10 km su tutto il territorio piemontese):
125 (46,5%)
Distribuzione altitudinale regionale m s.l.m. (minima e massima):
75 - 1450
Figura 2
Buddleja (Buddleja davidii)


Frequenza (numero quadranti 10 x 10 km su tutto il territorio piemontese): 109 (40.7 %)
Distribuzione altitudinale m s.l.m. (minima, mediana, massima): 90 (468) 1370
Tratto da: Gruppo di Lavoro Specie Esotiche della Regione Piemonte (a cura del), 2013.
Regione Piemonte

L'argomento Specie invasive era stato trattato nel Rapporti Stato Ambiente: 
Anno 2009 - Nuove piante infestanti invasive, pagina 263; Pianificazione e gestione delle specie aloctone invasive negli ambienti forestali, pagina 265.


Per approfondimenti consulta il sito di Regione Piemonte sulle specie invasive

box di argomento
la minaccia del calabrone asiatico vespa velutina

Il calabrone asiatico Vespa velutina, imenottero esotico giunto dall’Asia, così come altre specie alloctone a seguito delle sempre maggiori movimentazioni di merci caratteristiche della globalizzazione economica, sta rapidamente colonizzando l’Europa occidentale, partendo dalla Francia, dove è giunto nel 2004. Nel 2012 è giunto in Italia, nella Riviera ligure di Ponente (provincia di Imperia), e da qui ha raggiunto il Piemonte, con diverse segnalazioni in provincia di Cuneo.
Si tratta di un calabrone che nutre le sue larve con le proteine derivanti da insetti predati, in particolare api, con una notevole ripercussione sulla vitalità degli alveari, sia diretta, a causa della predazione sulle api bottinatrici, sia indiretta, a seguito dell’insorgenza di fenomeni di stress nella colonia, in cui si assiste ad un blocco delle attività e ad una permanenza
inoperosa delle api all’interno degli alveari.
A seguito della comparsa di questa nuova minaccia in Francia sono state segnalate massicce perdite di alveari (fino al 50%) con una conseguente notevole diminuzione della produzione di miele.
Si rende quindi necessario elaborare strategie di lotta alla Vespa velutina che partano innanzitutto da un efficiente sistema di monitoraggio dei nidi, attività non facile in quanto la specie è solita utilizzare i rami di alberi d’alto fusto posti ad una notevole altezza, difficilmente visibili perché nascosti dalla coltre fogliare. Il contrasto all’espansione di questo calabrone, sull’esempio di quanto attuato in Francia, è basato sulla distruzione dei nidi attivi e sulla cattura delle femmine fertili svernanti al momento dell’involo primaverile.

BOX DI ARGOMENTO
PROGETTO BEENET SULLO STATO SANITARIO DELLE API IN ITALIA
Rete nazionale di monitoraggio degli alveari

Le api sono "specie chiave" per l'economia agricola e gli ecosistemi. Il drastico declino delle popolazioni di api è preoccupante in quanto siamo dipendenti da questi insetti impollinatori che garantiscono sia la biodiversità naturale sia la nostra sicurezza alimentare. Le api allevate in Europa sono diminuite del 25% tra il 1985 e il 2005. Il loro declino ha evidenziato a livello globale una “crisi degli impollinatori”, fattore che può causare diminuzioni delle rese e della qualità delle colture.

L'obiettivo della rete di monitoraggio del Progetto Beenet è la sistematica raccolta d'informazioni sullo stato di salute delle famiglie di api tramite rilievi apistico-ambientali e prelievi di campioni di varie matrici (api morte, api vive, covata, miele, cera,
polline, ecc.) da sottoporre ad analisi di laboratorio.
Il progetto Beenet nel 2013 è entrato nel terzo anno di attività e sono disponibili i dati relativi al primo semestre 2013. In tutta italia sono stati monitorati più di 3.000 alveari, di cui 258 in Piemonte. I dati rilevati sulla presenza di patologie batteriche, virali e fungine dimostrano una sostanziale tenuta dello stato sanitario del settore apistico in Piemonte. Rimane però rilevante, come in tutta Italia, la frequente presenza di principi attivi nel polline bottinato.

Per approfondimenti consulta i siti:
reterurale
entecra
sian