Fattori che influenzano lo stato della risorsa

FORESTE

FORESTE E LORO CONTRIBUTO ALLA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA

Dagli ultimi inventari forestali si registra un significativo accumulo di biomassa dovuto all’aumento della superficie boscata. Questo fenomeno comporta una riduzione della concentrazione di CO2 nell’atmosfera che viene fissata sia nel soprassuolo sia nei suoli forestali. Tale fenomeno contribuisce a ridurre l’impatto delle emissioni in atmosfera e, nel caso di idonea gestione, a consentire all’Italia di ottemperare ad una parte degli impegni internazionali nella lotta ai cambiamenti climatici.

In una prima ripartizione secondo le tre principali morfologie territoriali (tabella 1) il 60% dello stock di carbonio, presente fra 0 e 30 cm di profondità, si trova nei suoli montani (circa 105 Mt), circa il 30% nei suoli di pianura (circa 51 Mt) e il resto nei suoli collinari (circa 19 Mt).

Tabella 1
Ripartizione del contenuto di carbonio nei suoli (0-30 cm) secondo le tre principali morfologie regionali

Superficie coperta da suolo

Superficie totale

Contenuto medio di C
in volume

Contenuto totale di C
in peso

Contenuto di C in peso per unità di superficie coperta da suolo

Contenuto di C in peso per unità di superficie totale

(ha)

(ha)

(%)

(t C)

(t C/ha)

(t C/ha)

Collina

428.781

454.398

1,15

19.145.648

45

42

Montagna

936.829

1.145.641

3,10

194.672.189

112

91

Pianura

935.939

1.073.460

1,58

51.424.884

55

48

Piemonte

2.174.699

2.526.996

2,08

175.242.721

81

69

Gli assorbimenti lordi di carbonio nella biomassa nei boschi piemontesi vengono stimati pari a 2 t di carbonio ad ettaro per anno (escluso il suolo che ne fissa altrettanto), corrispondenti a quasi 8 t di CO2 assorbita.
In tale contesto si stanno sviluppando azioni e metodologie, sia a livello regionale che nazionale, per consentire ai proprietari che gestiscono attivamente i propri boschi, mediante idonei piani di interventi, di valorizzare economicamente i benefici climatici così realizzati come “crediti” di carbonio venduti sul mercato volontario delle compensazioni di gas ad effetto serra.
Consulta anche la pagina delle Foreste sul Tema territorio
Per approfondimenti si rimanda alla seguenti pubblicazioni:

Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2008 - Il potenziale stoccaggio di CO2 nelle foreste del Piemonte pagina 11
Anno 2009 - Aggiornamenti sul potenziale stoccaggio di CO2 nelle foreste del Piemonte pagina 15
Anno 2012 - Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio pagina 41,  I mercati volontari di crediti di carbonio pagina 51, Casi studio per valutare gli effetti di bilancio della CO2 conseguente a differenti trattamenti selvicolturali applicati a diverse tipologie forestali pagina 53
Anno 2013 - Le foreste contribuiscono alla diminuzione di emissioni pagina 27.

Consulta l'argomento Foreste nei Fattori che influenzano lo stato della risorsa in Territorio

Emissioni da FORESTE

Anche le foreste contribuiscono all'inquinamento atmosferico, sia direttamente tramite emissioni biogeniche sia indirettamente tramite la combustione del legno. Per quanto riguarda le emissioni biogeniche, le foreste emettono alcuni composti aromatici precursori dell’ozono.

Per quanto riguarda le pressioni emissive legate al comparto foreste è stata utilizzata l’ultima versione disponibile dell’Inventario Regionale delle Emissioni (IREA), che fa riferimento all’anno 2010.
La distribuzione delle emissioni biogeniche dei composti organici volatili non metanici (NMVOC) coincide con la copertura forestale, che si distribuisce sull’intero arco alpino e sulle aree collinari: in particolare, l’80% viene generato dalle foreste di latifoglie (per lo più querce e faggi), mentre il restante 20% proviene dalle foreste di conifere (larici, pini, abeti rossi e abeti bianchi).
Da punto di vista temporale, le emissioni di NMVOC di origine biogenica non si distribuiscono uniformemente nel corso dell’anno, ma si concentrano nella stagione estiva (maggio-settembre), risultando - insieme agli ossidi di azoto - i principali precursori nella formazione dell’ozono troposferico.
Il picco di emissione coincide con l’apice della stagione vegetativa (figura 1), mentre il periodo invernale risulta caratterizzato da un contributo emissivo ridotto ai minimi termini da parte delle conifere (piante sempreverdi) e, ovviamente, azzerato da parte delle latifoglie (piante decidue o caducifoglie).

Figura 1
Emissioni biogeniche: modulazione temporale annuale (espressa in dodicesimi) delle emissioni di NMVOC

Fonte: Regione Piemonte. Elaborazione: Arpa Piemonte

Per la rappresentazione cartografica delle pressioni emissive di origine biogenica sul territorio regionale, oltre che per il confronto con i territori circostanti, si rimanda al visualizzatore geografico realizzato da Regione Piemonte.