Torna su
IMPATTO SULLA SALUTE DELL'INQUINAMENTO DELLE ACQUE
Controllo igienico-sanitario delle acque utilizzate nelle imprese alimentari
accesso all'acqua sicura
IMPATTO SULLA SALUTE DELL'INQUINAMENTO DELLE ACQUE
Controllo igienico-sanitario delle acque utilizzate nelle imprese alimentari
Il Regolamento CE 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari introduce per le imprese del settore l’obbligo di predisporre e di attuare procedure di autocontrollo HACCP in ogni fase della produzione al fine di garantire la sicurezza degli alimenti.
La qualità dell’acqua costituisce infatti un prerequisito igienico-sanitario fondamentale per la sicurezza dei prodotti alimentari; con le linee guida allegate alla DGR 10 gennaio 2012, n. 2-3258 (modificata dalla DGR 30 luglio 2012, n. 59-4262) sono state indicate le procedure di controllo delle acque utilizzate dall’Operatore del settore alimentare (OSA), con specifico riferimento a quanto previsto dal DLgs 31/01 e s.m.i., normativa vigente sulle acque destinate al consumo umano.
Al Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’Azienda Sanitaria Locale spetta la verifica della congruità delle procedure adottate da parte dell’OSA per l’autocontrollo della qualità dell’acqua e il mantenimento del possesso di tale requisito.
Ai sensi del DM 26 marzo 1991, compete inoltre all’ASL il rilascio del giudizio di idoneità dell’acqua destinata al consumo umano proveniente da nuovi pozzi e sorgenti. Per il rilascio del giudizio di idoneità vengono effettuati quattro campionamenti stagionali al punto di captazione o, se ciò non fosse possibile, al punto di utilizzo dell’acqua.
Per il 2016, oltre a quanto già previsto negli anni precedenti, è stato richiesto alle ASL di raccomandare agli OSA, nel corso dei controlli ufficiali già programmati presso le imprese alimentari, di prevedere anche la valutazione del parametro piombo nell’ambito della procedura di controllo dell’acqua potabile incorporata agli alimenti.
Non conformità e conseguenti azioni nei confronti degli operatori del settore alimentare
Nell’attività di campionamento effettuata nel 2016 dalle ASL presso le industrie alimentari con approvvigionamento autonomo sono state riscontrate alcune non conformità analitiche che sono state oggetto di prescrizioni di adeguamento da parte dell’autorità competente. Le non conformità rilevate non hanno determinato un rischio per la salute pubblica.
Autovalutazione e analisi critica
Sulla base delle esperienze raccolte nel tempo, la valutazione del metodo di controllo adottato risulta positiva. La maggior parte degli OSA applica correttamente la valutazione del rischio e quindi ha migliorato la conoscenza della propria impresa alimentare, individuando specifiche criticità gestionali e strutturali, in base alle quali poter pianificare interventi ed adeguamenti e pianificare controlli quantitativi e qualitativi adeguati.
Inoltre l’utilizzo di un metodo operativo univoco non discrezionale ha reso più omogenea l’azione di sorveglianza delle ASL a livello regionale.
La qualità dell’acqua costituisce infatti un prerequisito igienico-sanitario fondamentale per la sicurezza dei prodotti alimentari; con le linee guida allegate alla DGR 10 gennaio 2012, n. 2-3258 (modificata dalla DGR 30 luglio 2012, n. 59-4262) sono state indicate le procedure di controllo delle acque utilizzate dall’Operatore del settore alimentare (OSA), con specifico riferimento a quanto previsto dal DLgs 31/01 e s.m.i., normativa vigente sulle acque destinate al consumo umano.
Al Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’Azienda Sanitaria Locale spetta la verifica della congruità delle procedure adottate da parte dell’OSA per l’autocontrollo della qualità dell’acqua e il mantenimento del possesso di tale requisito.
Ai sensi del DM 26 marzo 1991, compete inoltre all’ASL il rilascio del giudizio di idoneità dell’acqua destinata al consumo umano proveniente da nuovi pozzi e sorgenti. Per il rilascio del giudizio di idoneità vengono effettuati quattro campionamenti stagionali al punto di captazione o, se ciò non fosse possibile, al punto di utilizzo dell’acqua.
Per il 2016, oltre a quanto già previsto negli anni precedenti, è stato richiesto alle ASL di raccomandare agli OSA, nel corso dei controlli ufficiali già programmati presso le imprese alimentari, di prevedere anche la valutazione del parametro piombo nell’ambito della procedura di controllo dell’acqua potabile incorporata agli alimenti.
Non conformità e conseguenti azioni nei confronti degli operatori del settore alimentare
Nell’attività di campionamento effettuata nel 2016 dalle ASL presso le industrie alimentari con approvvigionamento autonomo sono state riscontrate alcune non conformità analitiche che sono state oggetto di prescrizioni di adeguamento da parte dell’autorità competente. Le non conformità rilevate non hanno determinato un rischio per la salute pubblica.
Autovalutazione e analisi critica
Sulla base delle esperienze raccolte nel tempo, la valutazione del metodo di controllo adottato risulta positiva. La maggior parte degli OSA applica correttamente la valutazione del rischio e quindi ha migliorato la conoscenza della propria impresa alimentare, individuando specifiche criticità gestionali e strutturali, in base alle quali poter pianificare interventi ed adeguamenti e pianificare controlli quantitativi e qualitativi adeguati.
Inoltre l’utilizzo di un metodo operativo univoco non discrezionale ha reso più omogenea l’azione di sorveglianza delle ASL a livello regionale.
accesso all'acqua sicura
Il 2015 è il termine che l’’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) si è prefissata per raggiungere il “Millennium Development Goal” sull’acqua potabile: fare in modo che entro quest’anno più del 90% della popolazione globale beva da sorgenti sicure. L’accesso all’acqua in termini di adeguata disponibilità, idonea qualità, continuità di servizio e sostenibilità dei costi rappresenta uno dei più evidenti limiti di demarcazione tra Paesi ad economia avanzata e aree in via di sviluppo.
L’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), la FAO (Food and Agriculture Organization), l’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), il PNUD (Programme des Nations Unies pour le Développement) e la Banca Mondiale sono concordi nel registrare un’acutizzazione della crisi idrica nel mondo e un’intensificazione dei conflitti intorno all’acqua. Inoltre tutti gli studi sul clima considerano l’acqua un’emergenza destinata ad aggravarsi sempre di più.
L’accesso all’ acqua “sicura” dovrà avvenire tramite una revisione delle strategie finalizzate al miglioramento delle acque potabili e allo smaltimento delle acque di scarico, in un approccio globale teso a controllare l’intero “ciclo dell’acqua” attraverso l’attuazione di un nuovo approccio di gestione del rischio, esteso dal prelievo della risorsa idrica all’intero processo di trattamento e di distribuzione dell’acqua sino al punto di utenza.
È con queste valutazioni e anche grazie all’evoluzione delle conoscenze in materia di analisi del rischio che sono stati ridefiniti i limiti dei sistemi di controllo della qualità delle acque destinate al consumo umano.
È questo l’approccio contenuto nei Water Safety Plan (WSP), introdotti da circa un decennio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con la revisione delle Linee Guida sulla qualità delle acque potabili e già recepito a livello normativo in diversi Paesi europei.
Oggi in Italia la fornitura di acqua qualitativamente idonea all’uso umano è garantita da una serie di misure normative particolarmente rigorose, da prassi consolidate e da un livello di sorveglianza particolarmente esteso e capillare. Tuttavia alcuni nuovi fenomeni che interessano il nostro Paese quali il cambiamento climatico e l’impoverimento di molte aree di approvvigionamento idrico hanno un impatto sempre più rilevante sulla quantità e sulla qualità delle acque. Fattori di rischio “emergenti”, attualmente non oggetto di monitoraggio sistematico rappresentano importanti temi che necessitano azioni urgenti e qualificate, nell’ottica di una gestione idrica integrata che deve vedere coinvolti il settore della ricerca e della sorveglianza sanitaria, l’ambito normativo e i sistemi globali di valutazione e gestione del rischio esteso all’intero sistema idrico.
Nel 2011 il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), nelle sue funzioni di organismo di coordinamento tra il Ministero della Salute e le Regioni per le attività di sorveglianza, prevenzione e risposta tempestiva alle emergenze, ha promosso un progetto dal titolo “Sperimentazione del modello dei WPS per la valutazione e gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano”.
Coordinato da Arpa Piemonte, il progetto ha visto la partecipazione dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, l’ASL Torino 5, l’ASL di Asti, l’ASL di Vicenza, l’ASL di Modena e l’Istituto Superiore di Sanità nella qualità di supervisore nell’interpretazione dei criteri definiti nei WSP.
Le sperimentazioni condotte nell’ambito del progetto Water Safety Plans del CCM sono confluite nella preparazione delle linee guida, disponibili sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità.
Le “linee guida per la valutazione e gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano secondo il modello dei Water Safety Plan” sono indirizzate ai responsabili e operatori dei sistemi di gestione idrica, alle autorità sanitarie e a tutti i soggetti interessati ai diversi livelli alla qualità delle acque potabili.
Tali linee guida individuano come obiettivi prioritari i piccoli sistemi idro-potabili, al fine di migliorare la sicurezza delle filiere idropotabili, aumentare la fiducia del consumatore rispetto alla qualità delle acque di rubinetto e il livello di tutela della salute pubblica.
Nell'edizione del 2014 si riporta come esempio il risultato delle ispezioni condotte con una griglia di valutazione dei rischi secondo il modello WSP nel territorio dell’ASL Torino 5 miranti ad individuare possibili sorgenti di rischio di contaminazione
Bibliografia
È con queste valutazioni e anche grazie all’evoluzione delle conoscenze in materia di analisi del rischio che sono stati ridefiniti i limiti dei sistemi di controllo della qualità delle acque destinate al consumo umano.
È questo l’approccio contenuto nei Water Safety Plan (WSP), introdotti da circa un decennio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con la revisione delle Linee Guida sulla qualità delle acque potabili e già recepito a livello normativo in diversi Paesi europei.
Oggi in Italia la fornitura di acqua qualitativamente idonea all’uso umano è garantita da una serie di misure normative particolarmente rigorose, da prassi consolidate e da un livello di sorveglianza particolarmente esteso e capillare. Tuttavia alcuni nuovi fenomeni che interessano il nostro Paese quali il cambiamento climatico e l’impoverimento di molte aree di approvvigionamento idrico hanno un impatto sempre più rilevante sulla quantità e sulla qualità delle acque. Fattori di rischio “emergenti”, attualmente non oggetto di monitoraggio sistematico rappresentano importanti temi che necessitano azioni urgenti e qualificate, nell’ottica di una gestione idrica integrata che deve vedere coinvolti il settore della ricerca e della sorveglianza sanitaria, l’ambito normativo e i sistemi globali di valutazione e gestione del rischio esteso all’intero sistema idrico.
Nel 2011 il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), nelle sue funzioni di organismo di coordinamento tra il Ministero della Salute e le Regioni per le attività di sorveglianza, prevenzione e risposta tempestiva alle emergenze, ha promosso un progetto dal titolo “Sperimentazione del modello dei WPS per la valutazione e gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano”.
Coordinato da Arpa Piemonte, il progetto ha visto la partecipazione dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte, l’ASL Torino 5, l’ASL di Asti, l’ASL di Vicenza, l’ASL di Modena e l’Istituto Superiore di Sanità nella qualità di supervisore nell’interpretazione dei criteri definiti nei WSP.
Le sperimentazioni condotte nell’ambito del progetto Water Safety Plans del CCM sono confluite nella preparazione delle linee guida, disponibili sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità.
Le “linee guida per la valutazione e gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano secondo il modello dei Water Safety Plan” sono indirizzate ai responsabili e operatori dei sistemi di gestione idrica, alle autorità sanitarie e a tutti i soggetti interessati ai diversi livelli alla qualità delle acque potabili.
Tali linee guida individuano come obiettivi prioritari i piccoli sistemi idro-potabili, al fine di migliorare la sicurezza delle filiere idropotabili, aumentare la fiducia del consumatore rispetto alla qualità delle acque di rubinetto e il livello di tutela della salute pubblica.
Nell'edizione del 2014 si riporta come esempio il risultato delle ispezioni condotte con una griglia di valutazione dei rischi secondo il modello WSP nel territorio dell’ASL Torino 5 miranti ad individuare possibili sorgenti di rischio di contaminazione
Bibliografia
- Rapporto ISTISAN 14/21- Linee guida per la valutazione e gestione del rischio nella filiera delle acque destinate al consumo umano secondo il modello dei Water Safety Plans. A cura di Luca Lucentini, Laura Achene, Valentina Fuscoletti, Federica Nigro Di Gregorio e Paola Pettine, xi, 89 p., 2014.
- WHO (World Health Organization) Guidelines for drinking-water quality, fourth edition. Geneva: World Health Organization, 2011.
- WHO (World Health Organization) Water safety planning for small community water supplies: step-by-step risk management guidance for drinking water supplies in small communities. Geneva: World Health Organization, 2012.