FORESTE
Le foreste sono una risorsa di primaria rilevanza che svolge molteplici funzioni, quale fonte di materia prima ed energia rinnovabili e fornitrici di servizi ecosistemici, quali:
• protezione del territorio dall'erosione, dalla caduta di valanghe o massi, dal dissesto idrogeologico, generale e diretta di infrastrutture e vite umane;
• conservazione della biodiversità;
• regolazione del ciclo dell’acqua e del clima, anche attraverso la fissazione del carbonio;
• caratterizzazione del paesaggio;
• fruizione turistica e l'accoglienza del pubblico.
Per ribadire l'importanza delle foreste, dal 2013 ogni anno si celebra la Giornata mondiale delle foreste, il 21 marzo.
Nel corso del 2016 è stato predisposto, in attuazione della legge regionale forestale n. 4/2009, il Piano Forestale Regionale (PFR) valido per il periodo 2017-2017. Esso è stato condiviso con le parti sociali nell’ambito del Comitato Tecnico Regionale Foreste e Legno e sottoposto a procedura di Valutazione Ambientale Strategica prima di essere inviato al parere della III Commissione del Consiglio Regionale, infine approvato con DGR n. 8-4583 il 23.01.2017.
Nel PFR è contenuto il quadro conoscitivo della risorse forestali piemontesi e soprattutto sono delineati gli obiettivi della politica forestale regionale con la descrizione delle relative strategie, delle risorse e degli indicatori. Nell’ambito del quadro conoscitivo e delle strategie viene posta una particolare attenzione agli aspetti ambientali.
Per poter definire il loro stato e le ripercussioni sull’ambiente regionale bisogna analizzarle nella loro complessità, considerandole non come un elemento statico del territorio ma il frutto di complesse interazioni tra fattori naturali e antropici, che determinano una continua evoluzione del loro stato.
I boschi sono entità ambientali modellati da fattori naturali (clima, ecologia delle specie ecc.) e da fattori antropici (gestione selvicolturale, abbandono, imboschimento spontaneo o guidato, disboscamento, inquinamento ecc.). La millenaria azione dell’uomo ha profondamente modificato la composizione delle cenosi boschive naturali: basti ricordare che in assenza dell’uomo in Piemonte tutte le terre al disotto dei 2.500 m di quota in media sarebbero boscate.
Anche i boschi oggi presenti sono assai diversi da quelli naturali, alcuni esempi: i lariceti in purezza che caratterizzano le Alpi derivano dalla sistematica eliminazione del pino cembro e degli abeti per favorire il pascolo; le faggete pure sono state plasmate dall’utilizzo per carbone a spese di abeti e altre latifoglie; i castagneti derivano da antico impianto di una specie sporadica per ottenere frutti e legno, soppiantando querceti e faggete; i robinieti derivano da una specie esotica introdotta per necessità di legna da ardere. Negli ultimi decenni a seguito dell’abbandono delle aree montane e collinari meno favorevoli all’agricoltura si osserva una ricolonizzazione spontanea del bosco (acero-frassineti, boscaglie, arbusteti, robinieti), con un raddoppio della superficie dal secondo dopoguerra, fenomeno senza precedenti negli ultimi secoli.
Si stima che la raccolta di legno sia meno di metà del prelievo sostenibile, attestandosi su circa ¼ di quanto cresce annualmente. A seguito della rarefazione degli interventi di taglio anche la composizione e la struttura dei boschi variano, sia arricchendosi di specie e rinaturalizzandosi (es. il gran ritorno del pino cembro nei lariceti, la conversione a fustaia dei cedui di faggio), sia collassando dove instabili (es. cedui di castagno abbandonati, rimboschimenti di conifere). L’aumento della superficie boscata ove non gestito non ha solo aspetti positivi, in quanto modifica il paesaggio rurale tradizionale e riduce gli habitat per alcune specie animali.
I cambiamenti sono influenzati anche da fattori climatici, fitopatologici, e dall’introduzione di specie esotiche invasive vegetali o animali, spesso strettamente correlati tra loro: i già rari boschi di pianura e fluviali subiscono la colonizzazione di specie esotiche invasive (ailanto, quercia rossa, ciliegio tardivo e acero americani, reinutria del Giappone, buddleia ecc.), favorite anche dal deperimento delle querce per stress idrici; le sequenze di inverni miti innescano vari parassiti, come la processionaria del pino.
Al contrario i boschi cedui di facile accesso sono ancora sottoposti ad un utilizzo costante soprattutto per fornire legna da ardere, il cui consumo regionale da parte delle famiglie è stimato in almeno 2 milioni di tonnellate/anno.
Per assicurare la conservazione e la funzionalità di questa risorsa ambientale per l’uomo e le sue attività, tutti questi fattori devono essere conosciuti, orientati e governati con decisioni politiche e strumenti tecnici.
La Regione Piemonte, con il supporto tecnico di IPLA, si è impegnata nella pianificazione forestale multifunzionale: con DGR n. 27-3480 del 13 giugno 2016 sono state approvate le nuove indicazioni tecnico-metodologiche per la Pianificazione Forestale Aziendale, aggiornate a seguito dei mutamenti normativi in campo forestale (il Regolamento forestale) e ambientale (le Misure di Conservazione per la tutela della Rete Natura 2000).
Le nuove indicazioni tecnico-metodologiche approfondiscono i temi della certificazione della gestione forestale sostenibile e responsabile, della certificazione dei crediti di Carbonio volontari generati dalla gestione attiva del bosco; la redazione di Piani di approvvigionamento energetico (PAE) per filiere forestali locali; l’avvio della pianificazione forestale operativa di contesti particolari ed interdisciplinari quali le fasce fluviali, le Aree naturali protette ed i Siti della Rete Natura 2000 e i sistemi silvo-pastorali; la valorizzazione dei prodotti non legnosi del bosco.
Il quadro dello stato delle foreste viene dato dall’insieme delle informazioni che costituiscono e influenzano il sistema, come da schema sottoriportato.
QUADRO DELLE FORESTE |
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CONOSCITIVO |
GESTIONALE |
I SERVIZI ECOSISTEMICI |
I PRODOTTI |
Il Patrimonio Forestale |
Quadro Normativo Istanze di tagli boschivi |
Protezione del territorio |
Crediti di carbonio |
Gli investimenti del PSR |
Stoccaggio CO2 |
Legno: energia - legname |
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Clima/Stato di salute dei boschi |
La Formazione professionale |
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Emissioni delle foreste |
Quadro conoscitivo - Il patrimonio forestale
Per l’individuazione delle superfici boscate come per la precedente carta forestale regionale, è stata adottata la definizione della LR 4/2009, conforme al D.Lgs. 227/2001 (ampiezza non inferiore a 2.000 m², larghezza media non inferiore a 20 metri e copertura non inferiore al 20%), e per le altre superfici forestali (arboricoltura da legno e aree con copertura arboreo-arbustiva inferiore al 20%) quella dello standard FRA2000 (http://www.fao.org), utilizzata anche per l'INFC.
A seguito della fotointerpretazione sono stati realizzati mirati controlli speditivi del contenuto tematico nelle zone che hanno evidenziato le variazione più significative. A complemento dell’attività sono anche state riviste le formazioni lineari.
In sintesi si è registrato un incremento di circa il 6% della superficie forestale complessiva, che si colloca di poco al di sotto del milione di ettari. Nello specifico i boschi sono aumentati di circa 57.600 ettari, mentre l’arboricoltura da legno ha subito un generale decremento, misurabile in circa 13.000 ettari.
Superficie |
Aggiornamento 2016 |
SIFOR 2004 |
INFC 2005* (ettari) |
Proiezione INFC 2015** (ettari) |
|||
ettari |
% |
ettari |
% |
||||
Superficie territoriale regionale |
|
2.538.297 |
|
|
|
|
|
Superficie forestale |
Boschi (DLgs 227/01) |
968.400 |
38,1 |
874.660 |
34 |
870.594 |
955.110 |
|
Altre superfici forestali (FRA2000) |
9.400 |
0,4 |
n.d. |
|
- |
- |
Arboricoltura da legno |
36.000 |
1,5 |
48.206 |
2 |
- |
- |
|
Totale |
1.013.800 |
40 |
922.866 |
36 |
940.516 |
- |
Rispetto ai dati della carta forestale 1980, la superficie dei soli boschi è aumentata di circa il 38% e risulta più che duplicata rispetto ai primi dati storici risalenti all’unità d’Italia.
I dati per provincia e per categoria forestale, una volta elaborati, saranno scaricabili alla pagina http://www.regione.piemonte.it/foreste/it/foreste/superfici.html.
In ogni caso la conoscenza dettagliata del patrimonio forestale piemontese è attualmente soddisfatta dall'Inventario Forestale Regionale (IFR 2006) desunto dai dati contenuti nei Piani Forestali Territoriali (PFT) realizzati dall’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (IPLA).
Tutti i dati sono raccolti e integrati nel Sistema Informativo Forestale Regionale (SIFOR) istituito con l’art. 34 della LR 4/09, liberamente consultabile e in continua evoluzione.
Approfondimenti
Per una visione d’insieme si può consultare il testo “I boschi del Piemonte”
L’arboricoltura da legno storicamente è costituita prevalentemente da pioppeti in impianti specializzati. Per informazioni dettagliate consulta l’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio (INFC).
Le informazioni ecologico-stazionali e sulle cenosi vegetali sono inquadrate secondo la Tipologia Forestale regionale1 (21 categorie e un centinaio di tipi) e i relativi assetti evolutivo-colturali; questi costituiscono gli elementi delle carte forestali e il fondamento per la valutazione delle potenzialità dei boschi, propedeutica alla definizione delle scelte gestionali, articolate per destinazioni dei boschi, interventi e relative priorità.
Di seguito si riporta la sintesi delle superfici forestali e delle coperture forestali.
Tabella 1
Quadro d’insieme delle superfici forestali
Superfici |
ettari |
% |
Superficie forestale |
922.866 |
36 |
(di cui boschi) |
874.660 |
34 |
(di cui arboricoltura da legno) |
48.206 |
2 |
Superficie boscata pubblica |
262.398 |
30 |
Superficie boscata privata |
612.262 |
70 |
Superficie territoriale regionale |
2.538.297 |
100 |
Figura 1
Suddivisione percentuale delle principali categorie di coperture del territorio
Figura 2
Carta Forestale
Dalla carta forestale regionale si evidenzia come ben il 60% sia costituito da 4 sole categorie tra le 21 individuate: Castagneti (23%), Faggete (16%), Robinieti (12%), Larici-cembrete (9%).
Tra le fasce altimetriche la massima diffusione dei boschi è in montagna (circa il 72% del totale); segue la collina (circa 18%) e la pianura (circa 10%).
Come illustrato nell’introduzione, osservando gli ultimi dati inventariali disponibili per il Piemonte (2016) si osserva che rispetto alla Carta Forestale 1980 la superficie forestale è aumentata del 40% in circa 35 anni, soprattutto a seguito della colonizzazione spontanea di aree agricole e pastorali marginali progressivamente abbandonate in territorio collinare e montano.
Se la nuova copertura forestale fornisce un contributo importante allo stoccaggio di CO2, dall’altro, con la sostituzione di pascoli, coltivi e spazi aperti, sta modificando sensibilmente il paesaggio, la diversità biologica e le condizioni di fruibilità.
A riguardo invece della conservazione della naturalità dei boschi, in alcune aree (come le fasce fluviali), un grosso problema gestionale è rappresentato dalle specie esotiche invasive.
Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2008 - Foreste di protezione pagina 9
Anno 2009 - Il ritorno degli alberi in pianura. Un bilancio di 10 anni di rimboschimento dei terreni agricoli pagina 14; Nuove piante infestanti invasive, pagina 263 – Pianificazione e gestione delle specie aloctone invasive negli ambienti forestali, pagina 265.
Anno 2013 - Box: Aree agricole invase dal bosco di neoformazione. Esempi gestionali pagina 28
Alberi monumentali
Queste eccellenze del patrimonio arboreo, siano essi inserite in un bosco o isolati presidi vegetali a guardia di un ponte o di una piazza, sono da molti anni oggetto di particolare attenzione da parte della Regione Piemonte, che in attuazione alla specifica legge LR 50/95 ha approvato un primo elenco regionale di 39 alberi (DGR n. 16-9603 del 15.09.2008).
Con l’articolo 7 della legge n. 10 del 14 gennaio 2013, sono state dettate nuove disposizioni nazionali per il Censimento degli alberi e la redazione dell’Elenco nazionale, fissando una definizione giuridica di albero monumentale univoca; successivamente, con DM 23.10.2014 ("Istituzione dell'elenco degli alberi monumentali d'Italia e principi e criteri direttivi per il loro censimento"), sono stati definiti principi, criteri e competenze: ai Comuni spettano le operazioni di censimento degli alberi monumentali per i rispettivi territori; alle Regioni il coordinamento di tale attività e la redazione del rispettivo elenco regionale, al Corpo Forestale dello Stato la gestione dell’elenco nazionale, la vigilanza e il rilascio dei pareri per le istanze di modifica e abbattimento. Occorre sottolineare che dal 2017 il Corpo Forestale dello Stato è confluito nell'Arma dei Carabinieri prendendo la denominazione Carabinieri Forestale. Attualmente sono ancora da definire in maniera esaustiva le rispettive competenze.
Elenco regionale del Piemonte
Nel giugno 2015 la Regione ha chiesto ai 1.205 Comuni piemontesi la compilazione delle schede di segnalazione della presenza di eventuali esemplari aventi i requisiti indicati dal Decreto Ministeriale. Sono pervenute complessivamente 397 segnalazioni di alberi o gruppi di alberi, localizzati in 113 Comuni. Il risultato finale dell'attività di verifica tecnica è stata la compilazione di 104 schede di identificazione successivamente sottoposte alle valutazioni finali relative alla sussistenza dei requisiti di monumentalità; l’indagine ha portato all'approvazione, con DD n. 3932 del 28.12.2015, del nuovo Elenco regionale comprendente 82 alberi o gruppi di alberi (trasmesso anche a Roma per essere inserito nell'Elenco nazionale).
Con DD n. 1483 del 16.06.2016 il Settore Foreste ha approvato l’ Elenco regionale degli alberi monumentali, derivante dall’ accorpamento dei due elenchi precedenti e destinato a far parte di quello nazionale; l'elenco comprende 118 alberi (o gruppi di alberi).
Consulta l’elenco regionale
I 118 esemplari risultano localizzati in 78 Comuni, situati prevalentemente nei territori torinese, cuneese e alessandrino. Il Comune con più alberi è Torino, con ben 13 esemplari classificati come monumentali; segue Cavallermaggiore con 4 e Biella, Cumiana, Fenestrelle , Oulx e Rivara con 3 ciascuno.
Gli alberi appartengono a 48 specie, delle quali 27 autoctone del Piemonte e 21 esotiche (o varietà ornamentali). Tra queste ultime la più rappresentata è il Platano, con 13 esemplari, poi l’Ippocastano, con 10; seguono Larice, Farnia, Faggio, Salice bianco e Cedro dell’Atlante (esotica).
Gli alberi più spettacolari per dimensione sono di Cedro dell'Atlante (un esemplare di 13 m di circonferenza a Montaleghe), di Castagno ( oltre 10 m, a Bioglio) e Olmo del Caucaso (oltre 7 m, a Bra), poi Cedro dell’Himalaya (a Biella) e Platano (diversi esemplari a Torino), con circonferenze ben superiori ai 6 metri.
Consulta gli approfondimenti sul sito di Regione Piemonte
QUADRO CONOSCITIVO - Ecologia, biodiversità e genetica
Pertanto anche per le specie forestali è importante il mantenimento della loro biodiversità. La Regione Piemonte recependo tale necessità ha promosso le azioni utili a tale scopo anche per le specie forestali.
Particolare attenzione occorre rivolgere all'introduzione di specie esotiche invasive in quanto fattore di diminuzione della biodiversità.
Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2010 - Risorse genetiche forestali in Piemonte, Alpeggi
Anno 2011 - Ruolo dei vivai forestali della regione Piemonte nella tutela della biodiversità pagina 12
Consulta l'argomento Specie invasive in Territorio Fattori
Per ulteriori approfondimenti inerenti lo studio delle provenienze delle specie vegetali forestali consulta la serie di Monografie pubblicate sulla rivista forestale Sherwood – Foreste ed Alberi Oggi dal Dicembre 2011 ad oggi.
QUADRO CONOSCIVIVO - il clima e lo stato di salute dei boschi
Tali problematiche sono affrontate in modo concertato tra l’Assessorato Boschi e Montagne e il Settore Fitosanitario della Regione Piemonte.
Nell'ambito delle funzioni del Settore Fitopatologico nel monitoraggio e ricerca di soluzioni alle problematiche che si presentano in ambito forestale, se ne menzionano alcune tra le più importanti:
• Gestione dell’emergenza causata dalla diffusione dell’imenottero cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) originario della Cina, in grado di arrecare ingenti perdite produttive e compromettere lo stato vegetativo dei castagni. Il Settore Fitosanitario, grazie ai contatti intercorsi con il dr. Seiichi Moriya del National Agricultural Research Center di Tsukuba, ha coordinato, a partire dal 2003, il progetto per l’introduzione del parassitoide Torymus sinensis nelle aree infestate del Piemonte. Questo progetto, realizzato con l’Università di Torino (DISAFA) Settore Entomologia, ha ottenuto il controllo biologico del cinipide in diverse aree castanicole e nell'arco di uno o al massimo due anni in tutto il Piemonte la presenza delle sue galle non avrà più alcun impatto significativo sullo sviluppo vegetativo dei castagni. (Quaderni Agricoltura 2015).
Per approfondimenti sul deperimento dei cedui di castagno consulta anche un articolo di IPLA sui Quaderni Agricoltura
• Monitoraggio della diffusione e azioni di contenimento delle popolazioni del coleottero scarabeide del Giappone (Popillia japonica), insetto esotico segnalato nel luglio 2014 nella zona del Ticino tra Piemonte e Lombardia. Questo scarabeide, introdotto accidentalmente negli Stati Uniti circa 100 anni fa, si è rivelato particolarmente dannoso su un gran numero di piante coltivate e spontanee tra cui diverse specie forestali. Nella normativa fitosanitaria è inserito tra gli organismi di quarantena (Direttiva 2000/29/CEE e s.m.i.) di cui deve essere vietata l’introduzione e la diffusione nel territorio dell’Unione Europea. Nell'estate 2016 più di 400 ettari di prati irrigui, concentrati in prevalenza nei comuni di Oleggio e Bellinzago (NO), sono stati sottoposti a trattamenti con agenti di controllo biologico (nematodi e funghi entomopatogeni) per il contenimento delle popolazioni larvali di P. japonica.
• Raccolta segnalazioni su attacchi di processionaria del Pino (Traumatocampa pityocampa) dal territorio piemontese, in cui spesso sono coinvolte aree montane e pedemontane. Divulgazione informazioni su quanto previsto dal relativo Decreto di lotta obbligatoria (DM 30/10/2007) nonché sulle tecniche di lotta consigliabili. Tale parassita è da sempre presente nei boschi piemontesi ma negli ultimi 3-4 anni si sono avute segnalazioni causate da una sua crescente e preoccupante espansione che può provocare problemi per la salute di persone ed animali che frequentano le zone infestate. Visto l'andamento degli ultimi anni la fase di massima infestazione dovrebbe essere stata raggiunta, ma andrà verificato se il progressivo incremento delle temperature (global warming), riducendo i fattori di mortalità invernale, non tenderà a favorire elevati livelli di attacchi anche nei prossimi anni.
Per approfondimenti consulta il sito della Regione Piemonte
• Raccolta segnalazioni, sopralluoghi, identificazione e consulenza su insetti e patologie che interessano essenze forestali di zone montane, tra cui attacchi del dittero cecidomide (Dasineura laricis) su larice in Val Varaita (alcuni anni fa, articolo su Quaderni Agricoltura
•Raccolta segnalazioni, sopralluoghi, identificazione e consulenza su insetti e patologie che interessano essenze forestali di zone montane, tra cui nel 2016 attacchi del lepidottero tortricide defogliatore Zeiraphera griseana su larice in diverse vallate alpine.
• Raccolta segnalazioni dell'Imenottero argide (Aproceros leucopoda) su olmo in Val d’Ossola (2014). Originario dell'Asia orientale questo insetto è stato segnalato prima nell'Italia nord orientale, dove risultava colpire olmi presenti in prossimità di aree di servizio o di sosta lungo gli assi autostradali, quindi legato al flusso di autocarri proveniente dall'Est Europa. Le defogliazioni possono essere anche molto intense. Gli attacchi si sono manifestati nel corso del 2014 nella bassa Val d'Ossola e nel Parco del Ticino, mentre nel 2015 è stata rilevata la presenza di questo insetto anche lungo le sponde del Po, nella zona tra Pancalieri e Faule.
• Osservazioni su diffusione della piralide del bosso (Cydalima perspectalis), insetto particolarmente dannoso al bosso e introdotto accidentalmente dalla Cina che si sta diffondendo in tutta Europa. I primi attacchi di questo lepidottero in Piemonte risalgono al 2012. Forti infestazioni, con esiti spesso devastanti per le siepi di bosso, sono state riscontrate in tutto il Piemonte. Attacchi non controllati possono mettere a rischio la sopravvivenza stessa del bosso, specie ornamentale tipica del giardino all’italiana. Purtroppo nel 2016 l'insetto esotico ha attaccato anche popolamenti naturali di bosso in Val Tanaro, causando estesi disseccamenti. Per approfondimenti consulta la scheda specifica.
• Raccolta segnalazioni sulla cimice asiatica (Halyomorpha halys). Questo insetto, originario dell’Estremo Oriente e segnalato per la prima volta in Italia nel 2012 in provincia di Modena, è stato ritrovato in Piemonte già nel 2013, nel Saluzzese. Nel periodo 2014-2016 ha causato danni importanti in frutteti (nettarine, melo, pero, nashi), noccioleti e coltivazioni quali mais di secondo raccolto e soia. È una specie altamente polifaga, adulti e giovani si nutrono a spese dei tessuti vegetali, soprattutto di frutti e semi, di molte colture, causando danni elevati. Non avendo limitatori naturali specifici nel nostro continente, questa cimice si sta diffondendo velocemente in nuove aree, con un progressivo incremento delle popolazioni.
• Osservazioni sul fenomeno fitopatologico del deperimento del noce nero (Juglans nigra) denominato TCD (Thousand Cankers Disease), causato dal coleottero scolitide Pityophthorus juglandis e dal fungo Geosmithia morbida, che provoca disseccamenti e morte degli alberi di questa specie. Originari del Nord America, sia lo scolitide che il fungo sono stati recentemente ritrovati in Veneto (2013). In Piemonte sono stati trovati inizialmente nel 2015 in due località, rispettivamente in provincia di Torino e di Novara, ma nel corso del 2016 la presenza di questa patologia è stata riscontrata in diverse altre località piemontesi. È stata accertata la comparsa di questo deperimento sul noce europeo (Juglans regia) anche se finora non sembra avere la stessa virulenza che manifesta nei confronti della specie di origine nordamericana.
• A partire dagli anni '80 del secolo scorso, i Querco-carpineti presenti nella pianura padano-veneta sono stati interessati da fenomeni di deperimento a carico, in modo particolare, della farnia. Per indagare su questo fenomeno è stato attivato un progetto per valutare la diffusione e la gravità del fenomeno del deperimento, sperimentando anche il ricorso al telerilevamento a fini di monitoraggio; sono stati analizzati il regime idrico e i rapporti tra deperimento e fattori pedo-climatici e, infine, sono state condotte alcune esperienze di interventi fitosanitari in favore della rinnovazione di farnia e di interventi selvicolturali su soprassuoli maturi sempre di farnia. Per approfondimenti consulta il progetto Querco-carpineti planiziali in deperimento: linee guida per la gestione”
Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2012 - Cambiamenti climatici e protocollo di Kyoto pagina 43
• Il clima influenza fortemente gli incendi boschivi, in quanto in situazioni di aridità questi vengono favoriti. Il perdurare di particolari condizioni meteorologiche nei mesi di novembre, dicembre 2015 e gennaio 2016, ha aumentato il pericolo di incendi boschivi e ha favorito l’innesco e il propagarsi degli stessi su tutto il territorio piemontese. Per approfondimenti consulta il tema Clima Impatti Foreste
Quadro GESTIONALE - NormativA
Pertanto la Regione Piemonte ha sviluppato norme e regolamenti per tali scopi.
La Regione Piemonte ha sviluppato nel corso degli anni una normativa di settore (legge regionale n. 4/09 e relativi regolamenti attuativi) che assolve, ad uno stesso tempo, a compiti di tutela della risorsa forestale e del territorio e di supporto allo sviluppo socio-economico del comparto forestale.
Le difficoltà nella conciliazione di obiettivi spesso conflittuali sono molte ma l'armonizzazione raggiunta su temi quali biodiversità o paesaggio e la regolamentazione dei tagli boschivi sono ormai assodate. Gli interventi più recenti mirano ad una semplificazione amministrativa e ad una valorizzazione della professionalità degli operatori.
Cosa non è bosco
Con DPGR n. 2/R del 23.01.2017 è stato emanato il Regolamento regionale recante “Attuazione dell’articolo 3, comma 3ter, della legge regionale 10 febbraio 2009, n. 4 (Gestione e promozione economica delle foreste). Approvazione” che dettaglia le fattispecie non considerate bosco (art. 3, comma 3bis, della LR 4/2009) e definisce modalità e criteri per la loro applicazione.
Al riguardo si rammenta che la normativa regionale forestale (LR 4/09) definisce a) il bosco (art. 3 comma 1), b) le fattispecie assimilate ad un bosco (art. 3, comma 2) e c) i casi non considerati bosco (art. 3, comma 3 e comma 3bis).
In particolare l’art. 3, comma 3bis, individua tra le porzioni di territorio ricoperte da vegetazione arborea e arbustiva non considerate bosco anche le seguenti fattispecie:
a) i nuclei edificati e colonizzati da vegetazione arborea o arbustiva a qualunque stadio d'età;
b) le formazioni forestali di origine artificiale realizzate su terreni agricoli a seguito dell'adesione a misure agro ambientali promosse nell'ambito delle politiche di sviluppo rurale dell'Unione europea una volta scaduti i relativi vincoli;
c) i terrazzamenti in origine di coltivazione agricola;
d) i paesaggi agrari e pastorali di interesse storico coinvolti da processi di forestazione, naturale o artificiale, oggetto di recupero a fini produttivi.
Il Regolamento 2/R/17 dettaglia tali fattispecie e definisce modalità e criteri per la loro applicazione, dando attuazione a quanto previsto dall’art. 3, comma 3ter della legge forestale; si precisa che con l’entrata in vigore di tale Regolamento è superata la Circolare 2/AGR/URB del 18.2.2014 (Definizione di bosco: applicazione dell’art. 3, comma 3bis della LR 4/09).
Nello specifico sarà possibile da parte di Comuni o di loro forme associative, anche su istanza di parte, provvedere alla perimetrazione delle fattispecie di cui alle lettere a), c) e d), sulla base di studi e analisi di professionisti abilitati nelle discipline forestali, agronomiche e paesaggistiche.
Tali perimetrazioni, deliberate dai rispettivi Consigli, dovranno successivamente essere trasmesse al Settore Foreste che, sulla base di un’istruttoria forestale del Settore tecnico regionale territorialmente competente e del parere del Settore Territorio e Paesaggio (rilasciati entro 30 gg dalla richiesta del Settore Foreste), predisporrà, entro 90. gg., il provvedimento di Giunta regionale sulla conformità della proposta di perimetrazione rispetto al Regolamento 2/R/2017 ed agli strumenti di pianificazione vigenti.
Analogamente, nelle more della perimetrazione sopra descritta, il Comune potrà trasmettere al Settore Foreste la richiesta di parere in merito ad interventi puntuali che abbiano già acquisito l’assenso della locale commissione paesaggio, ove esistente. Il Settore Foreste ed il Settore Territorio e Paesaggio redigeranno, entro 90 gg., il parere sulla sussistenza delle fattispecie di cui all’art. 3, comma 3 bis, lettere a), c) e d) della LR 4/2009, basandosi, ove necessario, sull’istruttoria forestale del Settore tecnico regionale territorialmente competente, da rilasciarsi entro 30 gg dalla sua richiesta.
Per un maggiore approfondimento visita la sezione Il bosco e le sue funzioni
Trasformazione del bosco in altra destinazione d'uso
Con DGR 23-4637 del 6.2.2017 è stato approvato, in attuazione dell’art. 19, comma 3 della l.r. 4/2009, il documento “Disposizioni sulle trasformazioni del bosco ad altra destinazione d’uso e approvazione dei criteri e delle modalità per la compensazione”, che si applica alle richiesta di autorizzazione paesaggistica presentate dal 1°marzo 2017.
Al riguardo si segnala che:
- la trasformazione del bosco, di norma vietata, è consentita in presenza delle autorizzazioni previste (paesaggistica, idrogeologica, valutazione d’incidenza, ecc);
- salvo deroghe (art. 19, comma 7), è prevista una compensazione fisica o monetaria della superficie forestale trasformata;
- tale compensazione comprende quella connessa al vincolo idrogeologico, ove prevista;
- nel caso di compensazione fisica vi è l’obbligo di un deposito cauzionale a garanzia della sua corretta esecuzione;
- il calcolo economico della compensazione, sia fisica che monetaria, è legato al valore del bosco trasformato e alla reversibilità dell’intervento di trasformazione.
Per un maggiore approfondimento visita la sezione Trasformazione del bosco in altra destinazione d'uso
Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2010 Box: La legge e il Regolamento forestale regionale
Consulta le Risposte dell'argomento Foreste
Quadro GESTIONALE - Gli investimenti del PSR in campo forestale
Nel PSR 2007-2013 Il programma era articolato in 4 assi d’intervento con misure specifiche in cui l’ Asse I favorisce gli investimenti nel settore agricolo e forestale finanziando misure specifiche di intervento.
Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) relativo al periodo 2014-2020 è stato approvato a fine 2015 e prevede, per il comparto forestale, un ammontare complessivo di circa 80,6 M€ di risorse pubbliche, così ripartite sulle principali aree di intervento:
- “risorse umane”: 8 M di Euro (Misura 1);
- “sviluppo economico locale”: 46,64 M di Euro (Misure: 4, 8.1, 8.6, 16), comprensivi di circa 9 M di Euro di “trascinamenti” (risorse destinata al pagamenti di impegni assunti nei precedenti PSR);
- “ambiente”: 25,96 M di Euro (Misure 8.3, 8.4, 8.5, 12).
Si rimanda per il dettaglio delle misure in ambito forestale al link Territorio Risposte Foreste
Quadro GESTIONALE - Formazione professionale forestale
Istituendo l'Albo delle imprese forestali del Piemonte, come da Legge forestale e suo Regolamento, è stato attivato il sistema di formazione professionale forestale utilizzando le misure idonee previste dai PSR per realizzare corsi per incrementare le competenze, la sicurezza, e per acquistare i requisiti professionali per l’iscrizione all'Albo delle imprese.
Per maggiori dettagli vedi link a Territorio Risposte Foreste
I SERVIZI ECOSISTEMICI - Protezione del territorio
In questi anni in Regione Piemonte si sono studiate e applicate tecniche selvicolturali idonee al mantenimento di tali boschi che sono state raccolte in pubblicazioni disponibili ai professionisti che operano in campo selvicolturale.
Per approfondimenti consulta i seguenti Link:
http://www.regione.piemonte.it/foreste/it/foreste/bosco.html#la-funzione-di-protezione
http://www.regione.piemonte.it/foreste/it/pubblicazioni/89-pubblicazioni/manualistica/837-foreste-di-protezione-diretta.html
http://www.regione.piemonte.it/foreste/it/pubblicazioni/89-pubblicazioni/manualistica/744-selvicoltura-nelle-foreste-di-protezione.html
Inoltre su tale argomento si è trattato nella passate edizioni del RSA
Anno 2008 - Foreste di protezione pagina 9
Anno 2011 - I boschi di protezione, pagina 12; boschi planiziali pagina 13
RSA 2015
I SERVIZI ECOSISTEMICI - Le foreste e lo stoccaggio di CO2
Dal sequestro della CO2 deriva un miglioramento climatico in quanto questo gas serra viene sottratto dall’atmosfera. Per convenzione una tonnellata di CO2 sequestrata corrisponde ad un credito di carbonio che può essere scambiato sul mercato internazionale come compensazione alle emissioni derivanti da attività produttive o da cui derivano emissioni di gas effetto serra.
Questi crediti di carbonio sono quindi un prodotto del bosco commerciabile quanto i prodotti legnosi.
Questo argomento è stato sviluppato nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2008 - Il potenziale stoccaggio di CO2 nelle foreste del Piemonte pagina 11, Protocollo di Kyoto pagina 43
Anno 2009 - Aggiornamenti sul potenziale stoccaggio di CO2 nelle foreste del Piemonte pagina 15
Anno 2012 - Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio pagina 41, Box: Casi studio per valutare gli effetti di bilancio della CO2 conseguente a differenti trattamenti selvicolturali applicati a diverse tipologie forestali pagina 53.
I PRODOTTI - CREDITI DI CARBONIO
Questi vengono comperati da coloro che, svolgendo attività produttive o di altro tipo con emissioni di gas serra, devono compensare queste emissioni.
In particolare si comprano quantità di CO2 sequestrata nel bosco a fronte di quella emessa dalle attività.
Per convenzione, una tonnellata di CO2 sequestrata corrisponde ad un credito di carbonio che può essere scambiato sul mercato internazionale.
Questi crediti di carbonio sono quindi un prodotto del bosco commerciabile quanto i prodotti legnosi.
Da alcuni anni in Piemonte, grazie a progetti specifici legati a iniziative del territorio, sono commercializzati crediti di carbonio in lotti boschivi di alcune realtà locali montane.
A livello normativo, l'art. 70 della L 221/15 ha delegato il governo ad adottare specifici decreti legislativi in materia di servizi ecosistemici e ambientali, tra i quali viene citata la fissazione del carbonio nelle foreste.
D’intesa con la Regione Piemonte, IPLA ha attivato un tavolo tecnico di lavoro, con esperti di varie provenienze (UNITO, IPLA, Regione, professionisti, imprese, consorzi, ecc), che ha supportato la Regione:
- nell'adozione di una deliberazione (DGR 24-4638 del 06/02/17) propedeutica allo sviluppo del mercato volontario dei crediti di carbonio in ambito forestale;
- nella definizione di linee guida per la gestione dei crediti di carbonio..
La maggior parte dei boschi piemontesi sono a netta prevalenza di latifoglie, spesso di origine cedua, nei quali, salvo rari casi, non vi sono strumenti di pianificazione a livello di dettaglio (PFA).
Pertanto, al fine di costituire un riferimento consolidato per la descrizione del bosco e delle reali possibilità di prelievo con gli interventi selvicolturali, sono state redatte le Linee Guida per la gestione dei crediti di carbonio. Queste definiscono il quadro generale delle pratiche selvicolturali da assumere come ordinarie in termini di indici di prelievo, ovvero la baseline, od opzione BAU (business as usual); su tale base si può quantificare in termini oggettivi e trasparenti l’impegno volontario di ulteriore conservazione di biomassa in bosco.
A partire dai dati reali di prelievo, nelle Linee Guida sono contenute valutazioni circa le pratiche selvicolturali sostenibili caratterizzate da maggiori rilasci di massa legnosa, per ciascuna forma di governo e trattamento. Un aspetto particolare di questa valutazione consiste nel fatto che non è sufficiente il rilascio in bosco di una maggiore quantità di massa legnosa rispetto all’ordinario: questo deve essere conforme ad un sistema selvicolturale tecnicamente corretto, riconoscibile e perpetuabile nel tempo, quindi compatibile con le caratteristiche stazionali e di composizione del bosco e degli assortimenti legnosi ottenibili.
Tutti i parametri di impegni aggiuntivi devono essere selvicolturalmente motivati e coerenti, tenendo conto anche di perdite di carbonio che si possono determinare ad es. a livello del suolo e della lettiera in casi di scoperture significative.
Le Linee Guida inoltre ipotizzano i parametri per gli impegni aggiuntivi in alcuni casi riferendosi ad un cambio di sistema selvicolturale, in senso più conservativo, definito nell’ambito del regolamento (es. dal ceduo al governo misto, alla fustaia) o facendo riferimento ad esperienze gestionali maturate sul territorio piemontese (es. intensità di prelievo nei tagli di avviamento e nei tagli a scelta colturali).
Per approfondimenti vedi i seguenti link corrispondenti ad una reale ed effettiva applicazione di tale mercato in Regione Piemonte
Progetto PIEMONTE-KYOTO (PTK-For 2008-2011)
Progetto FORCREDIT (2011-2013)
Questo argomento è stato sviluppato nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2012 - Protocollo di Kyoto, pagina 43; Mercati volontari di crediri di carbonio pagina 51
Consulta l'argomento Foreste nel Tema Aria
I PRODOTTI - le foreste: legno ed energia rinnovabile
Attualmente l’utilizzo della biomassa legnosa come combustibile è, dopo anni di minor utilizzo, in fase di espansione sia per l’aumento dei costi dei combustibili fossili sia per scelte di politiche regionali.
Da alcuni anni in Piemonte, grazie a progetti specifici legati a iniziative del territorio, sono commercializzati crediti di carbonio in lotti boschivi di alcune realtà locali montane.
A livello normativo, l'art. 70 della L. 221/15 ha delegato il governo ad adottare specifici decreti legislativi in materia di servizi ecosistemici ed ambientali, tra i quali viene citata la fissazione del carbonio nelle foreste.
D’intesa con la Regione Piemonte, IPLA ha attivato un tavolo tecnico di lavoro, con esperti di varie provenienze (UNITO, IPLA, Regione, professionisti, imprese, consorzi, ecc), che ha supportato la Regione:
- nell'adozione di una deliberazione (DGR 24-4638 del 06/02/17) propedeutica allo sviluppo del mercato volontario dei crediti di carbonio in ambito forestale;
- nella definizione di Linee guida per la gestione dei crediti di carbonio..
La maggior parte dei boschi piemontesi sono a netta prevalenza di latifoglie, spesso di origine cedua, nei quali, salvo rari casi, non vi sono strumenti di pianificazione a livello di dettaglio (PFA).
Pertanto, al fine di costituire un riferimento consolidato per la descrizione del bosco e delle reali possibilità di prelievo con gli interventi selvicolturali, sono state redatte le Linee Guida per la gestione dei crediti di carbonio. Queste definiscono il quadro generale delle pratiche selvicolturali da assumere come ordinarie in termini di indici di prelievo, ovvero la baseline, od opzione BAU (business as usual); su tale base si può quantificare in termini oggettivi e trasparenti l’impegno volontario di ulteriore conservazione di biomassa in bosco.
A partire dai dati reali di prelievo, nelle Linee Guida sono contenute valutazioni circa le pratiche selvicolturali sostenibili caratterizzate da maggiori rilasci di massa legnosa, per ciascuna forma di governo e trattamento. Un aspetto particolare di questa valutazione consiste nel fatto che non è sufficiente il rilascio in bosco di una maggiore quantità di massa legnosa rispetto all’ordinario: questo deve essere conforme ad un sistema selvicolturale tecnicamente corretto, riconoscibile e perpetuabile nel tempo, quindi compatibile con le caratteristiche stazionali e di composizione del bosco e degli assortimenti legnosi ottenibili.
Tutti i parametri di impegni aggiuntivi devono essere selvicolturalmente motivati e coerenti, tenendo conto anche di perdite di carbonio che si possono determinare ad es. a livello del suolo e della lettiera in casi di scoperture significative.
Le Linee Guida inoltre ipotizzano i parametri per gli impegni aggiuntivi in alcuni casi riferendosi ad un cambio di sistema selvicolturale, in senso più conservativo, definito nell’ambito del regolamento (es. dal ceduo al governo misto, alla fustaia) o facendo riferimento ad esperienze gestionali maturate sul territorio piemontese (es. intensità di prelievo nei tagli di avviamento e nei tagli a scelta colturali).
Questo argomento è stato sviluppato anche nelle diverse edizioni del Rapporto Stato Ambiente, in particolare:
Anno 2012 - La gestione forestale sostenibile pagina 51, Utilizzo dei boschi come fonte di energia rinnovabile pagina 44, Progetto per la valorizzazione del legname di castagno piemontese pagina 57, Progetto Wood E3 - Utilizzo risorse forestali per lo sviluppo futuro sostenibile pagina 61, Progetto RENERFOR pagina 62.
I PRODOTTI - Emissioni da foreste
Per approfondimenti consulta Aria Fattori Foreste