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MONITORAGGIO DELLA QUALITA' DELL'ARIA

Reti di monitoraggio

In Piemonte il Sistema Regionale di Rilevamento per la misura della qualità dell’aria è costituito, al 31 dicembre 2016, da:
58 stazioni fisse per il monitoraggio in continuo di parametri chimici, delle quali 4 di proprietà privata;
6 laboratori mobili attrezzati, per realizzare campagne brevi di monitoraggio;
8 Centri Operativi Provinciali (COP), dove i dati rilevati sono sottoposti alla validazione automatica e interattiva di primo livello dal personale delle strutture dipartimentali del territorio.
La rete regionale nel 2016 è stata oggetto di attività di razionalizzazione sia dal punto di vista strumentale che infrastrutturale, al fine di renderla sempre più adeguata ed efficiente a quanto richiesto dalla normativa nazionale.

I dati puntuali prodotti dalla rete di rilevamento sono disponibili sulle pagine del sito web di Sistema Piemonte e la figura 1 riporta le stazioni in attività al 31/12/2016

Figura 1
Rete di monitoraggio

Le stazioni sono dislocate sul territorio in modo da rappresentare in maniera significativa le diverse caratteristiche ambientali inerenti la qualità dell’aria.
Più in dettaglio le stazioni di traffico sono collocate in posizione tale da misurare prevalentemente gli inquinanti provenienti da emissioni veicolari; le stazioni di fondo rilevano livelli di inquinamento non direttamente influenzati da singole sorgenti ma riferibili al loro contributo integrato, mentre quelle industriali rilevano il contributo connesso alle limitrofe attività produttive.
I punti di misura ove sono misurati o campionati i principali inquinanti possono essere descritti in relazione alla loro collocazione per tipo di zona o per tipo di stazione.

Per quanto riguarda la zona nella tabella 1 si nota come buona parte della strumentazione è installata in zone urbane, dove vive una parte rilevante della popolazione e ove sono generalmente più elevati i valori degli inquinanti.

Tabella 1
Stazioni per il monitoraggio della qualità dell'aria, suddivisione per tipo di zona

Tipo zona

Benzene

Benzo (a) pirene

NO2

SO2

CO

O3

PM10

PM2,5

Metalli tossici

rurale

 1

6

10

1

2

9

10

6

6

suburbana

5

11

15

3

2

11

13

9

9

urbana

19

23

29

7

11

11

38

17

20

Riguardo il tipo di stazione la tabella 2 mostra che le stazioni di fondo ospitano una parte importante della strumentazione in quanto sono più rappresentative dell’esposizione media della popolazione.

Tabella 2
Stazioni per il monitoraggio della qualità dell'aria, suddivisione per tipo di stazione

Tipo stazione

Benzene

Benzo (a) pirene

NO2

SO2

CO

O3

PM10

PM2,5

Metalli tossici

fondo

14

25

36

5

4

31

40

25

   22    

industriale

 

 1

 

1

 

 

2

1

traffico

11

15

20

6

14

1

22

5

12



I Dipartimenti Arpa effettuano attività specifiche sul territorio di appartenenza. Nalla tabella 3 si riportano alcuni approfondimenti a livello provinciale.

Tabella 3
Monitoraggio della qualità dell'aria in ambito provinciale

Approfondimenti in ambito provinciale
Alessandria
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile
Asti
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile          
Biella
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile
Cuneo
Stazioni Fisse qualità dell’aria e Mezzo mobile
Novara
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile
Torino
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile
Verbania
Stazioni Fisse qualità dell’aria

Mezzo Mobile

Vercelli
Stazioni Fisse qualità dell’aria e Mezzo Mobile

Termovalorizzatore di Torino

Il termovalorizzatore di Torino, TRM, è un impianto per lo smaltimento di rifiuti - non altrimenti recuperabili
e che diversamente andrebbero in discarica - con potenzialità pari a 500.000 t/a. L’impianto è costituito da tre linee di incenerimento tra loro uguali. Bruciando i rifiuti a una temperatura di oltre mille gradi, il termovalorizzatore di Torino recupera l’energia contenuta in essi, producendo elettricità - corrispondente al fabbisogno annuale di circa 175.000 famiglie di tre persone – e energia termica per il teleriscaldamento - in grado di scaldare 17.000 abitazioni da 100 m2 (fase attualmente non realizzata). Il recupero dell’energia contenuta nei rifiuti consente di risparmiare circa 70.000 tonnellate l’anno di combustibile fossile.
 
Tutte le Amministrazioni, in modo coordinato, esercitano su tale impianto i compiti loro attribuiti dalla legge nel campo della Prevenzione e della Tutela ambientale. Arpa, nello specifico, esercita le attività di controllo e supporta dal punto di vista tecnico-scientifico la Regione, la Città Metropolitana di Torino, i Comuni e le Aziende Sanitarie locali territorialmente coinvolte.
 
Le principali attività:

  • Fase precedente avvio impianto (ante-operam). Questa fase ha avuto l’obiettivo specifico di “fotografare” la situazione prima dell’entrata in funzione del termovalorizzatore. Consulta gli approfondimenti.                                                                            
  • Fase di funzionamento: piano di monitoraggio e controllo Consulta gli approfondimenti.                                                 
  • Fase di funzionamento: piano di sorveglianza sanitaria Consulta gli approfondimenti.                                         

EMISSIONI

A partire dal mese di ottobre del 2013, anno di inizio del funzionamento dell’impianto, Arpa Piemonte ha reso pubblici i dati delle emissioni del Termovalorizzatore del Gerbido attraverso la redazione di report mensili, consultabili nella sezione dedicata all’interno del sito istituzionale dell’Agenzia.

I report offrono un quadro di sintesi in grado di rappresentare le prestazioni emissive di TRM sia sul breve periodo, con l’indicazione delle medie semiorarie e degli eventuali superi delle medie giornaliere,che nell’arco temporale mensile (Media mensile).
A titolo di esempio si riportano i dati del mese di marzo 2017 (tabella 4).

Tabella 4
Termovalorizzatore del Gerbido (TO) - marzo 2017

PARAMETRI
EMISSIVI
 
 
UNITA'
MISURA

 

 

MEDIE MENSILI
MEDIE GIORNALIERE
MEDIE SEMIORARIE

Linea
1

Linea
2

Linea
3

Limite

Linea
1

Linea
2

Linea
3

Limite

Linea
1

Linea
2

Linea
3

 

 

 

Superi

Min-Max

Acido cloridrico

mg/Nm3

1,2

1,7

1,0

5

0

0

0

60

0,0

4,2

0,3

19,3

0,0

34,9

Ossido carbonio

mg/Nm3

3,5

2,0

2,4

50

0

0

0

100

0,0

110,0

0,0

78,8

0,0

104,5

Ossidi di azoto

mg/Nm3

26,2

30,5

33,0

70

0

0

0

400

0,0

105,2

0,0

207,4

3,0

317,0

Ossidi di zolfo

mg/Nm3

0,7

0,8

1,1

10

0

0

0

200

0,5

1,9

0,7

4,9

0,9

5,5

Carbonio organico
Totale

mg/Nm3

0,0

0,5

0,4

10

0

0

0

20

0,0

2,7

0,3

20,7

0,3

1,9

Polveri

mg/Nm3

0,0

0,0

0,0

5

0

0

0

30

0,0

2,1

0,0

1,2

0,0

0,6

Acido fluoridrico

mg/Nm3

0,0

0,0

0,0

0,5

0

0

0

4

0,0

0,5

0,0

0,6

0,0

0,0

Ammoniaca

mg/Nm3

0,4

0,7

0,2

5

0

0

0

15

0,0

14,0

0,0

10,8

0,0

1,6

Mercurio

µg/Nm3

14,1

3,9

11,0

-

0

0

0

-

0,3

74,5

0,1

61,6

0,2

83,1


ORE MENSILI DI

FUNZIONAMENTO IN MARCIA
CON RIFIUTO

h/mese


Linea 1 300
Linea 2 744
Linea 3 744
Per il mese di Marzo non si registrano superi delle medie giornaliere per le tre linee, mentre si sono verificati superamenti della soglia semioraria di 100 mg/Nm3 del monossido di carbonio per le linee 1 e 3 e del limite semiorario di carbonio organico totale per la linea 2.
Al riguardo, è in corso la valutazione di eventuali violazioni dell'autorizzazione.

Si segnala, inoltre, la presenza di valori anomali semiorari di mercurio (>50 ug/Nm3) rilevati dall'analizzatore conoscitivo in continuo per tutte e tre le linee d'incenerimento.


QUALITÀ DELL'ARIA

Per quanto riguarda la valutazione della qualità dell'aria, le centraline nell'intorno sono: Torino - Parco Lingotto e Via Rubino; Orbassano - Via Gozzano; Collegno - C.so Francia; Beinasco - Giardino Aldo Mei, quest’ultima ubicata nell’area di massima ricaduta delle emissioni dell’impianto.

Figura 2
Mappa dell'area del TRM con la stazione di monitoraggio


Fonte: Google. Elaborazione: Arpa Piemonte
I punti di misura, come tutte le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria, misurano il contributo complessivo di tutte le fonti presenti nell’area. Le relazioni annuali relative alla cabina di Beinasco, come pure il confronto tra i dati rilevati prima e dopo l’entrata in esercizio dell’impianto, sono disponibili nelle pagine del sito di Arpa dedicate ai dati del termovalorizzatore.

Nel seguito si riportano alcune considerazioni tratte dalla relazione 2016 sulla cabina di Beinasco relative ad alcuni inquinanti di particolare rilevanza.

Ossidi di Azoto
Gli ossidi di azoto sono generati da processi di combustione, qualunque sia il combustibile utilizzato. Il monossido di azoto è un inquinante di tipo primario e, in assenza di altri processi combustivi, la fonte principale è il traffico veicolare. Tutte le stazioni di misura presentano massimi nelle stesse ore del mattino e della sera (figura 3). In particolare è possibile notare come presso la stazione di Beinasco le concentrazioni siano superiori rispetto alle stazioni di fondo urbano della città di Torino (Lingotto) e del Comune di Orbassano (Gozzano). Rispetto alla stazione di traffico urbano di Torino (Consolata) si evidenziano valori medi orari più alti presso la stazione di Beinasco nella prima metà della giornata mentre nella seconda parte della giornata la situazione si inverte. 
Occorre evidenziare che il sito di Beinasco è sottovento a importanti arterie stradali (in particolare Strada Torino), alla tangenziale di Torino e ai suoi snodi, nonché alla stessa città di Torino. Per questo motivo nei periodi in cui i venti provengono dall’insieme delle direzioni alle quali il sito è sottovento si osservano mediamente valori più elevati degli ossidi di azoto.

Figura 3 - NO, andamento del giorno medio - anno 2016
Confronto tra la cabina TRM e le stazioni di monitoraggio della qualità dell'aria

 Fonte: Arpa Piemonte
Mercurio elementare gassoso

Il mercurio si ritrova nell’ambiente in molteplici forme, di cui due sono quelle più rilevanti dal punto di vista tossicologico: il mercurio elementare e il metilmercurio. Quest’ultimo è in assoluto la forma maggiormente tossica e biodisponibile per gli organismi viventi. In aria ambiente il mercurio si ritrova principalmente (dal 90 al 99%) come mercurio elementare allo stato gassoso.
Nella stazione di Beinasco-Aldo Mei il mercurio elementare gassoso viene analizzato con un analizzatore in continuo che fornisce concentrazioni medie orarie; il mercurio viene inoltre determinato in laboratorio sui campioni di particolato PM10. I valori medi rilevati sono in linea con quanto riportato in letteratura per le aree urbane europee. Sotto il profilo della protezione della salute sia le singole medie mensili che la media annuale risultano nel 2016 inferiori di duecento volte o più al valore di linea guida stabilito dall’OMS e di circa quaranta volte o più a quelli stabiliti da US - EPA e ATSDR (US Agency for Toxic Substances and Desease Register).

Figura 4
Beinasco (TRM). Concentrazione media mensile del mercurio

Fonte: Arpa Piemonte
Mercurio nelle deposizioni atmosferiche

Lo studio delle deposizioni simula la ricaduta degli inquinanti al suolo e consiste nella valutazione del particolato e delle precipitazioni che si depositano su una determinata superficie nell’unità di tempo (il risultato è infatti espresso in relazione all’area dei deposimetri esposti e al tempo di esposizione).

Il flusso di deposizione del mercurio nel 2016 è risultato molto più elevato dei valori osservati negli anni precedenti, a causa del campione raccolto nel periodo 11 ottobre-8 novembre. Tale anomalia è stata valutata anche in relazione ai dati relativi al monitoraggio delle emissioni a camino in quanto da fine dicembre 2015 e durante il 2016 si erano presentati a tratti valori anomali a camino che erano stati segnalati alla Città metropolitana e all’autorità Giudiziaria. Tra fine settembre e inizio ottobre 2016 gli eventi si erano intensificati. Dal confronto tra i flussi di deposizione determinati nel corso del 2016 e le emissioni di mercurio misurate a camino si osserva che il valore elevato relativo al deposimetro campionato dall’11 ottobre all’8 novembre corrisponde ad un periodo in cui la somma delle emissioni di mercurio delle tre linee ha registrato degli incrementi. Il valore annuale del 2016, pari a 122 ng/(m2d), è comunque di molto inferiore a quello stabilito da alcuni stati europei per la protezione di effetti dannosi inclusi quelli di protezione dei suoli, pari a 1000 ng/(m2d), come si può vedere in tabella 5.

Tabella 5 
Valori medi annuali di deposizione di Hg a Beinasco confrontati con valori di letteratura

Flusso deposizione mercurio su base annuale ng/(m2 x d)
Anno Beinasco TRM
Aldo Mei
Media Europea
(
fonte: Agenzia Europea per l'ambiente)
Area circostante i due inceneritori di Coriano - Forlì
Media su 5 anni
(
fonte: Arpa EMR)
Area circostante l'inceneritori di Rimini
Media su 4 anni
(
fonte: Arpa EMR)
Valore limite stabilito dalla normativa nazionale in
Germania e Croazia
2013 36

27



540



660



1.000

2014 35
2015 27
2016 122
Policlorodibenzodiossine, policlorodibenzofurani e policlorobifenili
Con il termine generico di “diossine” si indica un gruppo di 210 composti chimici aromatici policlorurati, divisi in due famiglie: PCDD e PCDF. Le diossine sono sottoprodotti indesiderati di una serie di processi chimici e/o di combustione. Si tratta di composti stabili e persistenti nell’ambiente, tossici per l’uomo, gli animali e l’ambiente stesso; in particolare 17 congeneri destano preoccupazione dal punto di vista tossicologico.
I policlorobifenili (PCB) sono una serie di 209 composti aromatici clorurati. Solo 12 congeneri presentano caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche paragonabili alle diossine e ai furani: questi vengono definiti PCB dioxin-like (PCB DL).
Per i microinquinanti (PCDD/DF e PCB) rilevati in aria ambiente presso la stazione di monitoraggio nel corso del 2016 si osserva un andamento di tipo stagionale, situazione tipica del bacino padano, dovuta al progressivo aumento delle condizioni di stabilità atmosferica dai mesi autunnali a quelli invernali, con tendenza al confinamento degli inquinanti in prossimità del suolo e valori leggermente più alti nei periodi invernali. 
Le quantità rilevate sono in linea con quelle normalmente riscontrate in un sito urbano e sempre inferiori alle Linee guida della Germania (Bund/Länder-Arbeitsgemeinschaft für Immissionsschutz ) pari a: 150 fg I-TEQ/m3 per la somma PCDD/DF + PCB dioxin like, espressa con i fattori di tossicità WHO 2005.

Figura 5
Beinasco (TRM). Sommatoria PCDD/DF  e  PCB DL in aria ambiente

Fonte: Arpa Piemonte
Solo nel mese di dicembre 2012, in un periodo antecedente alla messa in funzione dell’impianto di TRM, bassa piovosità e stabilità atmosferica avevano fatto sì che la concentrazione di diossine fosse superiore alle linee guida del Belgio e della Germania.

Visualizza un'infografica riguardante il termovalorizzatore

SALUTE DELLA POPOLAZIONE

Mediante il programma SPoTT (Sorveglianza sulla salute della Popolazione nei pressi del Termovalorizzatore di Torino) si è creato un sistema di sorveglianza che consente di valutare gli effetti avversi sulla salute dell’inquinamento ambientale nelle aree circostanti il termovalorizzatore di Torino. 
Nel corso del 2016 è iniziata l'ultima fase di SPOTT: circa 400 persone, 200 residenti nell’area di ricaduta delle emissioni dell’impianto (ossia a Beinasco, Grugliasco, Orbassano e Rivalta), 200 torinesi residenti nel quartiere Mirafiori, 13 allevatori e un gruppo di dipendenti sia di TRM che di imprese in appalto hanno effettuato nei mesi di giugno e luglio l'ultima fase di prelievi prevista dal Protocollo SPoTT. Si tratta di un importante appuntamento utile a valutare se ci siano state modifiche nella quantità di alcuni inquinanti presenti nell'organismo, a tre anni dall'avvio dell'impianto del Gerbido.

Consulta l’approfondimento in Aria Impatti Salute

Molestie olfattive


L’odore è la risposta sensoriale del nostro cervello ad una stimolazione determinata da una miscela più o meno complessa di sostanze che vengono in contatto con l’epitelio olfattivo. L’odore dell’aria che respiriamo è stato riconosciuto come una variabile ambientale che può determinare la qualità della vita e influire sulle attività economiche (attività lavorative, turismo, ecc.).

Le emissioni odorigene in atmosfera derivanti dalle attività produttive sono divenute un problema sempre più attuale, anche in relazione all’aumentata sensibilità della popolazione nei confronti degli odori e alla progressiva estensione delle aree urbanizzate, che in molti casi hanno portato le zone residenziali a ridosso delle aree industriali generando situazioni conflittuali sul territorio.

In certi casi l’odore può erroneamente essere associato ad una possibile tossicità dell’aria. Tuttavia bisogna considerare che, se è vero che l’odore per la maggior parte dei casi non è causa di conseguenze sulla salute, è altrettanto documentato in letteratura come, a lungo andare nei soggetti che avvertono le suddette problematiche possano subentrare fattori psicologici in grado di peggiorare la percezione del proprio stato.

Sempre più frequentemente i cittadini presentano esposti o segnalazioni con cui lamentano situazioni di disagio.
Per dare un’idea dell’importanza del fenomeno, sul solo territorio dell’area metropolitana di Torino, dal 2010 al 2016, Arpa ha ricevuto 1.741 esposti che riguardano le molestie olfattive su di un totale di 4.155 esposti per tutte le matrici ambientali (42% del totale complessivo). Come si rileva dalla tabella 6, rispetto alle altre matrici considerate, è il dato più alto.

Tabella 6
Esposti per matrice dell’area metropolitana di Torino

Matrici 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Totale
Acqua 18 32 49 34 20 30 20 203
Aria emissioni 22 64 40 47 49 58 54 334
Aria puzze 195 570 153 482 92 135 114 1.741
Amianto 83 83 111 84 64 52 50 527
Rifiuti abbandonati 21 27 30 24 21 24 17 164
Rifiuti gestione 8 20 39 26 20 15 33 161
Rumore e vibrazioni 78 113 78 81 54 72 53 529
Altro 58 101 98 93 51 52 43 496
Totale complessivo 483 1.010 598 871 371 438 384 4.155
La problematica non è avvertita solamente nel torinese. La figura 6 rappresenta i dati raccolti su tutto il Piemonte da Arpa attraverso l’Ufficio per le relazioni con il pubblico (URP). I dati sono riportati dal 2012 anno in cui, per monitorare meglio le tipologie di richieste e segnalazioni, l’URP ha inserito all’interno della voce “aria” la sottovoce “puzze”.
L’anno 2015 ha fatto registrare il numero più alto di contatti per le puzze, pari al 10,5% del totale.

Figura 6
Contatti URP a livello regionale - anni 2012-2016

Fonte: Arpa Piemonte
Per rispondere a questa problematica, il monitoraggio, il controllo e la valutazione dell’impatto olfattivo è oggetto di sempre maggiore attenzione per la pubblica amministrazione - gli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni ambientali - e di conseguenza per gli enti di controllo quali le Agenzie ambientali.

Dovendo affrontare questa tipologia di problematiche, diventa quindi importante “quantificare” questa sensazione, per renderla meno soggettiva possibile. Anche ciò che è sensoriale può essere, infatti, misurato attraverso procedure standardizzate a livello europeo. In questo modo i risultati ottenuti dalle misurazioni sono riproducibili anche fra laboratori diversi.
La vasta gamma di sostanze potenzialmente odorifere, la soggettività fisica e psichica della percezione di un odore, i fattori ambientali, uniti alla complessità del sistema olfattivo, rappresentano una serie di ostacoli che rendono la caratterizzazione degli odori e il controllo dell’inquinamento olfattivo particolarmente complessi.

In Piemonte dal 2013 Arpa ha allestito un laboratorio olfattometrico per la determinazione della concentrazione di odore e ha introdotto nel laboratorio chimico uno strumento per la caratterizzazione chimica delle sostanze odorigene a basse concentrazioni. Tale esperienza ha consentito all’Agenzia di collaborare con le Autorità competenti per la migliore gestione delle problematiche legate alla percezione di odori molesti manifestate in questi anni.
Nel 2016 l’Agenzia ha aggiunto alla sua dotazione strumentale un "naso elettronico" per implementare la capacità di indagine in campo olfattometrico, integrando le possibilità già presenti con l'utilizzo dell'olfattometro. Il naso, una volta messe a punto le metodiche del suo utilizzo, può aiutare a discernere tra le varie fonti odorigene, quelle responsabili dei disturbi in vari contesti ambientali.

Queste attività sono integrate e completate con la modellistica meteodispersiva, utilizzata per la stima dell’impatto delle sostanze odorigene emesse da diverse tipologie di sorgenti, al fine di individuare le aree di interesse dei fenomeni di molestia olfattiva. Arpa utilizza, per gli studi di dettaglio ad elevata risoluzione su area limitata, un sistema basato su modelli tridimensionali in grado di descrivere i fenomeni di trasporto e dispersione di inquinanti prodotti da specifiche sorgenti in condizioni orograficamente e meteorologicamente complesse; nel caso delle molestie olfattive e, più in generale, nel caso di simulazione di inquinanti considerati come non reattivi, la dispersione in atmosfera è descritta attraverso un modello lagrangiano a particelle che permette di valutare l’impatto di specifiche sorgenti anche su singoli episodi.

L’olfattometria dinamica

Ad oggi la metodologia di elezione per la valutazione della molestia olfattiva è rappresentata dall’olfattometria dinamica, standardizzata e normata a livello europeo dalla normativa tecnica EN 13725/2003 Qualità dell’aria – Misura della concentrazione di odore mediante olfattometria dinamica (CEN, Comitato europeo per la normalizzazione, 2003). Si tratta di una tecnica sensoriale per la misura oggettiva della concentrazione di odore in campioni gassosi basata sull’impiego del naso di un gruppo (panel) di valutatori, selezionati mediante l’uso di una sostanza di riferimento (n-butanolo). L’olfattometria dinamica permette di ottenere la concentrazione di odore, espressa in unità odorimetriche al metro cubo (ouE/m3) a 20 °C, che rappresentano il numero di diluizioni necessarie affinché l’odore sia percepibile dal 50% della popolazione.

Il panel di valutatori viene selezionato con la logica di scartare sia i nasi troppo sensibili sia quelli che lo sono troppo poco, in modo da rappresentare il livello medio di percezione dell’odore. I campioni d’aria vengono prelevati dal sito oggetto di indagine e raccolti in sacchetti e successivamente condotti in laboratorio, dove vengono analizzati per mezzo di uno strumento, detto olfattometro, che diluisce l’aria osmogena campionata con aliquote di aria neutra, secondo rapporti definiti.

Nonostante la metodologia olfattometrica sia riconosciuta come la tecnica più idonea per il monitoraggio delle emissioni odorigene, la sua applicazione non è sufficiente a valutare completamente i casi di molestia olfattiva. Infatti, tale tecnica non è in grado di definire attività di monitoraggio in continuo, che spesso si rendono necessarie in situazioni di controllo di processo. Inoltre, necessita tempi di analisi ristretti tra campionamento e analisi (massimo 30 ore). Per tale ragione, l’olfattometria dinamica è spesso affiancata ad altre metodologie (caratterizzazione chimica, valutazione delle segnalazioni della popolazione e indagini in campo, uso di sensori e analizzatori in continuo monoparametrici e multiparametrici, nasi elettronici) con l’intento di poterne superare le limitazioni e ottenere informazioni aggiuntive, utili allo scopo di valutare complessivamente il problema legato alla molestia olfattiva.

Linee guida

In assenza, nell’ordinamento italiano, di una specifica disciplina per le emissioni odorigene che fornisca valori limite di riferimento e metodi o parametri che permettano di quantificare il disturbo, alcune regioni si sono dotate di specifiche linee guida. In particolare, la Giunta Regionale del Piemonte ha approvato, nel gennaio 2017, le Linee guida per la caratterizzazione e il contenimento delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività ad impatto odorigeno.

Le linee guida piemontesi si applicano agli impianti soggetti ad Autorizzazione Integrata Ambientale che possano determinare emissioni olfattive e alle attività soggette a Valutazione di Impatto Ambientale o Verifica di assoggettabilità da cui derivino emissioni odorigene; vengono inoltre definite le modalità di gestione di problematiche olfattive, dovute ad attività diverse dalle precedenti, a fronte del coinvolgimento di significative porzioni di territorio o di popolazione dove approcci preliminari per la risoluzione del problema siano risultati inefficaci.

Le linee guida sono completate da documenti che definiscono:
  • una metodologia di monitoraggio sistematico della percezione olfattiva avvertita dalla popolazione (parte II), che include la verifica e la validazione delle segnalazioni;
  • le modalità di campionamenti olfattometrici in campo, per la determinazione dell’impatto odorigeno (parte III);
  • la metodologia di caratterizzazione chimica delle sostanze odorigene (parte IV);
  • i requisiti che devono essere soddisfatti nella redazione di uno studio di impatto olfattivo mediante simulazione modellistica meteodispersiva (parte V). 



Fonte: Arpa Piemonte
Fonte: Arpa Piemonte