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PIANIFICAZIONE TERRITORIALE

L'argomento Pianificazione Territoriale rientra in uno degli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre 2015 dai Governi dei 193 Paesi dell'ONU.

Obiettivo 16: Promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile, garantire a tutti l'accesso alla giustizia e creare istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli


IL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE (PPR): DALL’APPROVAZIONE ALL’ATTUAZIONE

A seguito della nuova adozione del Piano paesaggistico della Regione Piemonte (Ppr), avvenuta con DGR n. 20-1442 del 18 maggio 2015, sono state formulate numerose osservazioni oltre a quelle già pervenute dopo l’adozione del 2009, che hanno comportato un lungo lavoro di approfondimento e il coinvolgimento degli enti locali e delle associazioni di categoria e ambientaliste attraverso molteplici incontri effettuati anche sul territorio.

Nel novembre 2016 la Giunta regionale ha concluso tale percorso, assumendo le determinazioni relative a tutti i pareri e osservazioni pervenute, sulla base delle quali sono state apportate modifiche all’apparato cartografico e normativo del Ppr.

Il complesso iter avviato sin dal 2005 per la formazione del Piano, predisposto in copianificazione con Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT), ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 42/2004) e della CEP - Convenzione Europea del Paesaggio (Consiglio d’Europa, 2000), sta pertanto giungendo in dirittura di arrivo. Il 14 marzo 2017 il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini e il Presidente della Giunta Regionale Sergio Chiamparino hanno sottoscritto a Roma l’Accordo previsto dall’articolo 143 del Codice dei beni culturale e del paesaggio, che costituisce il presupposto per l’approvazione del Ppr da parte del Consiglio regionale, al quale il Ppr è stato trasmesso con DGR n. 24-4824 del 27 marzo 2017.

Il traguardo raggiunto rappresenta il coronamento di un lungo lavoro che ha visto impegnate le strutture regionali e ministeriali nella costruzione di uno strumento di conoscenza e di lettura del paesaggio piemontese attraverso lo studio delle sue componenti naturali, storiche, insediative e sceniche e il riconoscimento dei valori che caratterizzano il territorio regionale e delle specificità che le comunità locali attribuiscono ai propri luoghi; uno strumento sul quale fondare la qualità del paesaggio e dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile dell’intero territorio regionale.

Il Ppr infatti si presenta, in primo luogo, come un “atlante” che descrive il territorio piemontese, distingue le peculiarità e i caratteri identitari che lo qualificano, e fornisce una visione unitaria della regione alla luce delle sue componenti costitutive, delle sue principali vocazioni, delle espressioni caratteristiche che contraddistinguono la sua storia. Il Piemonte è rappresentato attraverso i suoi molteplici elementi di valore naturale, storico e culturale (2060 elementi di rilevanza paesaggistica quali cascate, boschi, ville, chiese, torri, santuari, ricetti, fortificazioni, cascine, borgate) e le emergenze che connotano storicamente il territorio piemontese (435 fulcri del costruito quali residenze sabaude, palazzi, sacri monti, castelli). A ciò si aggiunge la ricognizione dei beni paesaggistici (370) e delle aree tutelate del Piemonte (199 laghi, 1837 fiumi e corsi d’acqua, 109 aree protette, 94 zone di interesse archeologico) per una superficie territoriale tutelata pari al 61 % del totale.

Allo stesso tempo il Ppr contiene al proprio interno le linee strategiche volte alla tutela del paesaggio e al miglior utilizzo del territorio, nonché principi finalizzati a dare corso a politiche consapevoli di rigenerazione e valorizzazione del patrimonio paesaggistico, naturale e culturale, in una logica di sviluppo sostenibile del Piemonte volta alla qualificazione e salvaguardia delle sue risorse, al rafforzamento dell’attrattività della regione e al miglioramento della qualità di vita dei suoi abitanti e della loro identità culturale.

Il Ppr costituisce infine lo strumento di riferimento per gli strumenti di pianificazione territoriale e settoriale ai diversi livelli secondo obiettivi diretti a un uso consapevole e sostenibile del territorio attraverso politiche di sviluppo fondate sul contenimento del consumo di suolo, sulla qualificazione delle aree rurali e naturali, sulla rigenerazione delle parti degradate (sia urbane che periferiche), sempre con attenzione alla tutela e alla salvaguardia delle componenti del paesaggio e delle emergenze che qualificano il paesaggio piemontese.

Con l’approvazione del Ppr le regole del piano devono costituire riferimento per i processi connessi alle autorizzazioni paesaggistiche e per le previsioni di nuovi strumenti urbanistici, il Codice infatti stabilisce che entro due anni dalla approvazione del Ppr da parte del Consiglio regionale, i Comuni, la Città metropolitana e le Province dovranno adeguare i propri strumenti di pianificazione urbanistica o territoriale alle previsioni contenute nel Piano paesaggistico.

Al fine di fornire un supporto ai Comuni e agevolare il processo di adeguamento dei piani locali al Ppr si sta predisponendo un regolamento che disciplini le modalità di adeguamento e la sua attuazione, nonché le modalità per la verifica di coerenza delle varianti degli strumenti di pianificazione in itinere alla data di approvazione del Ppr, specificando la documentazione e gli adempimenti indispensabili a garantire il rispetto delle norme del Ppr.

Vedi la pagina dedicata al Paesaggio nella sezione Territorio - Stato.

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Il progetto ReSSI
(Regional Strategies for Sustainable and Inclusive territorial development. Regional interplay and EU dialogue)

Il programma di cooperazione ESPON (European Observation Network, Territorial Development and Cohesion) ha lo scopo di supportare l’efficacia della politica di coesione dell’Unione europea (UE) e di altre politiche e programmi settoriali nell’ambito dei Fondi ESI (Fondi strutturali e d’investimento europei) e delle politiche di sviluppo territoriali a livello nazionale e regionale. L’obiettivo del programma è la formazione di una rete europea di ricerca applicata, che analizzi lo sviluppo territoriale dell’UE fornendo ai responsabili politici a livello comunitario, nazionale e regionale le conoscenze necessarie ad operare.

Il progetto ReSSI - Regional strategies for sustainable and inclusive territorial development. Regional interplay and EU dialogue vede la partecipazione della Regione Piemonte, Direzione Ambiente, Tutela e Governo del territorio, in qualità di stakeholder proponente il tema di progetto, insieme ad altre 3 amministrazioni pubbliche europee: la municipalità di Oeiras nell’area metropolitana di Lisbona in Portogallo, la City-region Esbjerg e la Region Southern Denmark in Danimarca e la Città metropolitana di Coventry in Gran Bretagna.

Il tema di ricerca proposto dagli stakeholders pubblici è stato sviluppato da consorzio internazionale costituito dai seguenti istituti universitari: Coventry University, Centre for Business in Society, University of Copenhagen, Department of Geosciences and Natural Resources Management Politecnico di Torino, Interuniversity Department of Regional and Urban Studies and Planning, University of Lisbon, Institute for Geography and Planning.
Il progetto di ricerca mira ad analizzare come le autorità locali e regionali in Europa stiano promuovendo l’obiettivo prioritario di sviluppo sostenibile, inclusivo e smart definito dalla strategia Europa2020.

Il contesto della governance territoriale in Europa sta cambiando rapidamente: enti locali e regionali, tradizionalmente luoghi della pianificazione territoriale e dell’attuazione delle politiche di sviluppo economico, sono sempre più tenuti a condividere il potere e la capacità di progettare e attuare politiche con un numero crescente di soggetti interessati. Ciò ha portato a molteplici interdipendenze tra attori pubblici e privati, istituzioni e organizzazioni, oltre che tra istituzioni nazionali ed europee, organizzazioni non governative e gruppi di cittadini. Tuttavia, nonostante la crescente complessità degli attori coinvolti, le autorità locali e regionali non hanno visto diminuire le proprie responsabilità. Al contrario, sono chiamati sempre di più a svolgere il ruolo di promotori dello sviluppo economico contribuendo a costruire economie sostenibili, inclusive e smart (CE, 2010).

Anche in Italia, il contesto della governance territoriale sta cambiando rapidamente, con una serie di riforme che hanno portato alla nascita di nuovi soggetti istituzionali (Città Metropolitane e Unioni di Comuni) e alla ridefinizione dei poteri e delle competenze dei diversi livelli amministrativi. Inoltre, la recente crisi economica ha prodotto un impatto drammatico sui bilanci finanziari degli enti pubblici con la necessità di ricorrere sempre più a partenariati pubblico-privato per la realizzazione di modelli di sviluppo territoriale integrato.

L’Unità di ricerca del Politecnico di Torino che opera all’interno del consorzio transnazionale responsabile per il progetto ESPON-ReSSI, ha analizzato due progetti green-oriented localizzati sul territorio piemontese al fine di fornire utili raccomandazioni circa il ruolo che la Regione può giocare nel governare e nell’indirizzare le politiche di sviluppo, con particolare attenzione ai territori non metropolitani al fine di garantirne l’inclusione nelle principali traiettorie di sviluppo. In questo contesto, si è scelto di prendere in esame il progetto di Corona Verde e la Strategia Nazionale Aree Interne per la Valle d’Ossola.
L’interesse per il primo caso è duplice:
  1. si vogliono investigare le motivazioni che hanno reso possibili e virtuose le aggregazioni e le cooperazioni tra i diversi attori coinvolti in Corona Verde, e comprendere se quest'ultime siano state favorite dalla leva finanziaria o piuttosto imputabili alle specificità territoriali. Attraverso questa prima analisi sarà inoltre possibile riflettere sull'impatto delle opportunità di finanziamento UE sulla volontà reale degli attori (pubblici e privati) a collaborare;
  2. si vuole comprendere quale possa essere il futuro delle diverse “geografie mobili” che caratterizzano il territorio regionale al finire degli specifici finanziamenti che vi hanno dato origine.

Il caso di Corona Verde verrà analizzato quale buona pratica al fine di individuarne gli elementi ‘esportabili’ in territori marginali privi di driver espliciti di sviluppo.
Diversamente, il caso della Strategia Nazionale Aree Interne della Valle Ossola è di interesse per:
  1. la proposta innovativa in ambito europeo sull’utilizzo dei finanziamenti dei fondi strutturali per realizzare politiche economiche e di sviluppo in territori marginali. Il programma di iniziativa italiana può rappresentare un modello per gli altri paesi europei e per la prossima programmazione europea;
  2. l’analisi dei fattori trainanti e di possibile successo nei processi di cooperazione in territori marginali.

LE POLITICHE PER IL CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI SUOLO

L’iniziativa nazionale

È in corso nelle Commissioni Ambiente e Agricoltura del Senato l’esame del disegno di legge (S2383) sul contenimento del consumo di suolo sulla base del testo licenziato dalla Camera lo scorso anno (C2039).
Il testo attualmente in discussione è oggetto di confronto tra le Commissioni referenti, del senato, e il Comitato delle Regioni per disporre di un quadro informativo ancora più approfondito e condiviso con le amministrazioni regionali.
Il disegno di legge nazionale sul consumo di suolo mira a bloccare il degrado e a salvaguardare il territorio, con particolare riguardo alle superfici agricole e alle aree sottoposte a tutela paesaggistica.
Il provvedimento approvato alla Camera stabilisce infatti che per 5 anni i terreni che hanno beneficiato di finanziamenti pubblici legati alle politiche agricole comunitarie (PAC) e ai piani di sviluppo rurale (PSR) non potranno cambiare la destinazione d’uso.
L'obiettivo è quello di promuovere e tutelare l'attività agricola, il paesaggio e l'ambiente, contenere il consumo di suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile, anche in funzione della prevenzione e della mitigazione del dissesto idrogeologico e delle strategie di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici.
Per conseguire l’obiettivo di azzerare il consumo di suolo entro il 2050 si punta su una pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica che privilegi il riuso e la rigenerazione urbana e l'utilizzo agroforestale dei suoli agricoli abbandonati, anche grazie ad incentivi fiscali.
Il disegno di legge introduce il principio secondo cui i Comuni, nelle loro scelte di pianificazione, dovranno fornire un'adeguata motivazione rispetto a nuove scelte di espansione, dando priorità assoluta alla rigenerazione delle aree già urbanizzate.
Infine, allo scopo di favorire la sicurezza e l'efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, il disegno di legge prevede la demolizione e ricostruzione che preveda prestazioni energetiche di classe A o superiore rispetto a quelle antecedenti la demolizione, degli edifici residenziali in classe energetica E, F o G, o inadeguati dal punto di vista sismico o del rischio idrogeologico.

L’iniziativa regionale

A livello regionale si intende dare risposta all’evoluzione del quadro normativo sia a livello europeo sia a livello nazionale che ha diffuso i principi della sostenibilità e della conservazione delle risorse primarie con particolare riferimento alla risorsa suolo.
A partire da tali presupposti la Regione opera per definire un modello di sviluppo sostenibile che si coniughi con l’obiettivo della conservazione delle risorse naturali e, in particolare, della risorsa suolo, in coordinamento e sinergia con le amministrazioni pubbliche ai vari livelli amministrativi, in una logica di green community, per sviluppare un nuovo rapporto sussidiario e di scambio tra territori e comunità locali.
Lo sviluppo sostenibile dei territori presuppone che gli strumenti per governarlo non si limitino alla regolazione degli usi del suolo, che costituiscono tradizionalmente la disciplina urbanistica, bensì affrontino il rapporto tra sviluppo socio-economico e tutela delle risorse ambientali con un approccio orizzontale e trasversale che trascende la frammentazione e la divisione fra materie diverse in un’ottica attuale di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Infatti, oltre all’urbanistica e alla pianificazione territoriale, l’idea di governo sostenibile del territorio comprende il paesaggio, la difesa del suolo, la mobilità e le infrastrutture, la protezione della biodiversità, la tutela delle aree agricole, la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale. Risulta quindi necessario inquadrare all’interno di una cornice legislativa regionale una più ampia visione di governo delle trasformazioni territoriali, in cui le componenti ambientali, naturali e rurali, fornitrici primarie di servizi ecosistemici, costituiscono una comune strategia.
Il nuovo quadro legislativo dovrà operare nell’ottica, emergente anche a livello comunitario, di un’economia circolare che permetta lo sviluppo economico e sociale attraverso il riutilizzo delle risorse, integrando la pianificazione con i principi della sostenibilità e della funzionalità ecosistemica dei suoli e promuovendo il riuso e la rigenerazione urbana quali alternative all’espansione dell’edificato.
In tal senso occorre definire un modello di pianificazione che prenda in considerazione aspetti finora non completamente affrontati e disciplinati, con l’obiettivo di garantire un uso maggiormente consapevole dei suoli; in questa logica il tema del contenimento del consumo della risorsa suolo va affrontato non solo con riferimento alla salvaguardia delle attività agricole, ma tenendo conto delle diverse funzioni che il suolo esplica in termini di servizi ecosistemici forniti alla collettività e della finalità di preservare le varie funzioni ambientali, naturali, paesaggistiche, produttive ecc. che contraddistinguono tale risorsa.
Al riconoscimento di queste funzionalità negli strumenti di pianificazione prima a scala regionale e poi a scala locale, dovrebbero affiancarsi da un lato soglie progressive di riduzione del consumo di suolo libero già previste o in previsione in nuovi piani, dall’altro meccanismi incentivanti per le trasformazioni che interessano ambiti già compromessi, superando o integrando le attuali disposizioni vigenti, nonché forme di compensazione ecologico-paesaggistica e mitigazione ambientale connesse alle trasformazioni territoriali.
Per garantire l’affermarsi di questi principi è necessario che la pianificazione del territorio a livello locale superi i confini amministrativi dei singoli comuni, disegnando strategie complessive di livello sovracomunale che affrontino, con un approccio di area vasta, le tematiche ambientali e paesaggistiche.
Tale modello potrebbe costituire il livello ottimale per indirizzare e governare le trasformazioni di territori “allargati”, maggiormente vocati ad attuare gli obiettivi di tutela e salvaguardia ambientale e all’interno dei quali appare più consono ed efficiente trovare gli equilibri ottimali tra necessità di sviluppo maggiormente consapevole e tutela delle risorse.
La scala sovracomunale costituirebbe, inoltre, il livello adeguato ad applicare i principi della perequazione territoriale e le modalità di compensazione ecologico-paesaggistica e di mitigazione ambientale necessarie per una gestione sostenibile delle trasformazioni territoriali.

EDILIZIA COMMERCIALE

Nell’ambito delle proprie funzioni e obiettivi la Regione detta gli indirizzi utili a migliorare la sostenibilità ambientale del comparto dell’edilizia commerciale attraverso gli Indirizzi generali per l’insediamento delle attività commerciali.
La modifica della Programmazione commerciale regionale del 2012, per ridurre il consumo di suolo, ha incentivato l'insediamento in ambiti urbani di attività commerciali di medie e grandi dimensioni, ponendo meno vincoli sulle superfici ivi ammissibili, ad esempio aumentando del 50% la dimensione massima delle localizzazioni commerciali urbane L1 e favorendo il recupero di siti dismessi. Per la stessa motivazione ha invece posto maggiori vincoli per l'individuazione di localizzazioni commerciali periurbane L2.
A 4 anni dall’entrata in vigore della modifica della programmazione commerciale regionale, di cui alla DCR n. 191-43016/2012, a dicembre 2016 lo stato di attuazione della programmazione commerciale è desumibile dal monitoraggio effettuato a seguito della raccolta e rielaborazione dei dati provenienti dagli 823 Comuni che hanno approvato la programmazione commerciale dal 2006 ad oggi.

Figura 1
Numero delle zone di insediamento commerciale in Piemonte, suddivise per tipologia

Legenda:
A1 = Addensamenti storici rilevanti
A2 = Addensamenti storici secondari
A3 = Addensamenti commerciali urbani forti
A4 = Addensamenti commerciali urbani minori (o deboli)
A5 = Addensamenti commerciali extraurbani (arteriali)
L1 = Localizzazioni commerciali urbane non addensate
L2 = Localizzazioni commerciali urbano-periferiche non addensate

Il 66% dei Comuni piemontesi ha adottato la programmazione commerciale dal 2006 a oggi, ma il dato sale oltre il 90% se si considerano solo i Comuni di media e grande dimensione. Gli 801 Comuni dotati di programmazione commerciale sono quelli più popolosi ed economicamente attivi: vi troviamo l’89% dei residenti e il 94% dell’intera superficie di vendita attiva in Piemonte. L’analisi evidenzia un ottimo grado di rispondenza alla programmazione regionale: l’81% dei Comuni ha ricevuto dal Settore Regionale Commercio e Terziario una nota di presa d’atto favorevole del lavoro compiuto.
Si osserva un graduale incremento della presenza di addensamenti e localizzazioni commerciali in relazione alla classificazione dei Comuni, dai Comuni minori ai Comuni polo. L’esempio più evidente è quello delle localizzazioni commerciali L2: solo il 9% dei comuni minori ha riconosciuto nuove localizzazioni, negli intermedi il valore sale al 29%, nei subpolo al 42%, nei polo all’84%. È stato quindi raggiunto uno dei principali obiettivi della modifica apportata alla programmazione regionale nel 2006: creare una proporzionalità tra dimensioni dei comuni e riconoscimento di nuove aree commerciali.
Negli anni si osserva una graduale riduzione della presenza di aree commerciali extraurbane: sono stati riconosciuti appena 56 addensamenti commerciali extraurbani A5 in tutto il Piemonte, uno ogni 21 comuni. Rispetto ai monitoraggi degli anni scorsi si denota una conferma delle tendenze illustrate ed una progressiva maggiore aderenza alla normativa regionale volta ad incrementare sì l’offerta commerciale per il consumatore, ma nel rispetto del territorio, contenendo il consumo di suolo.
La Programmazione commerciale introduce anche l’obbligo per le strutture di vendita con superfici di vendita superiori a 4.500 mq di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetico-ambientale attraverso la metodologia di calcolo multicriteria denominata “Protocollo ITACA – Edifici commerciali – Regione piemonte 2012”. In questa sede è utile ricordare che il primo gruppo di indicatori del Protocollo citato valuta gli aspetti di Selezione del Sito, Project Planning e Pianificazione Urbanistica; il gruppo di criteri pesa complessivamente il 10% all’interno dello strumento e contempla la sotto-categoria A.1 Selezione del sito, composta dagli indicatori Valore ecologico del sito, Livello di contaminazione, Distanza dai servizi di trasporto collettivo e (presenza e distanza delle) Reti infrastrutturali, col chiaro intento di disincentivare il consumo di suolo non soltanto dell’edificio commerciale, ma anche di tutte quelle infrastrutture connesse e di supporto all’attività commerciale, come i sottoservizi e la viabilità.
Nel corso degli anni, in fase di rilascio delle autorizzazioni per medie e grandi strutture di vendita, è stata posta sempre maggior attenzione alla fluidificazione del traffico, per evitare inquinamento dovuto a code di veicoli, ed alla raggiungibilità delle aree commerciali con mezzi alternativi all'auto: piste ciclabili, percorsi pedonali protetti e mezzi di trasporto collettivo.
Fonte: elaborazione su dati CSI a cura degli studenti del Corso di laurea magistrale in Economia dell’ambiente, della cultura e del territorio
Laureandi: Giulia Vescovo, Daniele Quadri, Claudio Bedin, Ginevra Cassetti, Tiziana Gentile
Correlatore: Santino Piazza (IRES piemonte)

ADEGUAMENTO DEI PIANI REGOLATORI COMUNALI ALLE LINEE GUIDA NEI TERRITORI UNESCO - STATO DI AVANZAMENTO

Il riconoscimento del sito Unesco I Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato concorre al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile proposti dal Ministero dell’Ambiente nell’ambito della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, nello specifico per quanto attiene l’obiettivo 11 e corrispondente target (11.4) “rafforzare gli impegni per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo”.
A seguito dell’emanazione nel 2015 delle Linee Guida Operative per l’adeguamento dei Piani regolatori e dei Regolamenti edilizi alle direttive inerenti al sito UNESCO, è stato dato avvio ad un processo di pianificazione alla scala locale allo scopo di  garantire la protezione ottimale dei valori del Sito stesso. Pertanto, ai fini della divulgazione e conseguente applicazione dei contenuti delle Linee Guida, sono state attivate le seguenti iniziative:
  • sono stati condotti tra febbraio e marzo 2016 una serie di incontri informativi, articolati per Provincia, con tutti i 101 Comuni coinvolti;
  • si è svolto, su iniziativa regionale, in data 13 aprile 2016, un seminario di approfondimento sulla tematica, aperto ad EELL e Professionisti interessati;
  • è stata predisposta dagli uffici regionali e pubblicata sulle pagine web della Direzione Ambiente Governo e tutela del territorio, la documentazione di riferimento per la stesura delle Analisi Paesaggistiche previste dalle Linee Guida, che consiste nei  seguenti elaborati:
    • carta della sensibilità visiva, con contestuale individuazione dei belvedere individuati dai Comuni;
    • modelli delle “Schede di censimento”, dei beni ed elementi di pregio;
    • documento tecnico per la Verifica di assoggettabilità alla VAS;
    • indicazioni circa le modalità di convocazione e svolgimento del Tavolo di Lavoro Preliminare (TLP) organismo congiunto, tra Regione, Province e Comuni, nell’ambito del quale sviluppare confronti tecnici ai fini della esauriente predisposizione degli studi paesaggistici a supporto della successive Varianti urbanistiche.

Risulta portata a termine a luglio 2016 la sperimentazione condotta dal Comune di La Morra (CN), come previsto dal Protocollo di Intesa sottoscritto il 4/05/2015, pervenendo alla condivisione tecnica dei contenuti delle indagini paesaggistiche prodotte ed all’avvio da parte del Comune della Variante urbanistica di adeguamento del Piano Regolatore Comunale nonché del Regolamento Edilizio vigenti.
In generale sono stati attivati 9 TLP, con prevalente approccio intercomunale, coinvolgendo  25 comuni, che rappresentano il 25% circa della totalità dei comuni interessati.

Figura 2
Tavoli di Lavoro Preliminare (TLP) attivati

Ai fini dello svolgimento dei succitati studi paesaggistici 68 Comuni hanno presentato richiesta di finanziamento ai sensi della LR 24/96, rispetto ai 94 aventi diritto (con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti); di questi 32 Comuni hanno ricevuto un primo acconto.

figura 3
Contributi LR 24/96 - anno 2016

Nel proseguimento delle attività messe in campo a supporto delle amministrazioni comunali per l’adeguamento alle Linee Guida, i competenti uffici regionali, in collaborazione con Arpa Piemonte, metteranno a disposizione, sul Geoportale Piemonte, la "Carta degli Habitat" e la "Carta delle aree ad elevato valore ecologico". Queste due carte consentiranno ai Comuni interessati di effettuare una valutazione sulla connettività e conseguentemente sulla rete ecologica relativa al territorio ricadente nel sito Unesco; tali indicazioni potranno essere opportunamente utilizzate dai Comuni nell'ambito della predisposizione delle indagini paesaggistiche.

Il progetto strategico Corona Verde

Obiettivo 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili









Obiettivo 13: Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico









Obiettivo 3: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età








Corona Verde è il progetto strategico che la Regione Piemonte ha attivato per dare attuazione alle proprie politiche paesaggistico-ambientali in ambito metropolitano, attraverso la realizzazione e la gestione sostenibile di un’infrastruttura verde che mette a sistema e integra integri la Corona di Delizie delle Residenze Reali (sistema di Residenze sabaude elette a Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco) con la Cintura Verde dei Parchi, dei fiumi e dalle aree rurali presenti nell’area torinese, al fine di per salvaguardare natura e paesaggi e migliorare la qualità di vita degli abitanti.
Per dare forza al progetto, si è costruito un sistema articolato di governance territoriale per favorire la collaborazione tra gli enti e le comunità locali e per integrare una molteplicità di politiche e azioni sinergiche. 84 Comuni e altri 18 soggetti tra pubblici e privati, hanno firmato il Protocollo d’Intesa per condividere obiettivi e impegni. Il territorio interessato comprende la Città di Torino e altre 92 municipalità con un’estensione di quasi 165.000 ha e una popolazione di circa 1.800.000 abitanti. Ai fini operativi questa area è stata suddivisa in 6 Ambiti territoriali coordinati da altrettanti Comuni capofila.
La partecipazione è garantita da una struttura di governo: una Cabina di Regia di ampia rappresentatività territoriale (MIBACT, Città metropolitana di Torino, sei Comuni capofila, Parco del Po e della Collina torinese) supportata da una Segreteria Tecnica, entrambe coordinate dalla Regione Piemonte, con il supporto scientifico del Politecnico di Torino.
Strumento fondamentale del Progetto è il Masterplan: elaborato in modo partecipato e condiviso, rappresenta lo strumento utile ad attivare un programma con orizzonte di medio e lungo periodo (15-20 anni), in cui il Verde, al pari agli altri sistemi di rete tradizionali (trasporti, rete dei servizi, etc.), rappresenta un elemento fondante dello sviluppo urbano.
Il Masterplan è strutturato in 4 strategie che costituiscono le direttrici principali di Corona Verde:
  1. Potenziamento della rete ecologica
  2. Completamento e qualificazione della rete fruitiva
  3. Qualificazione dell’agricoltura periurbana
  4. Ridisegno dei bordi e delle porte urbane.
La fase operativa di Corona Verde sostenuta dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (POR-FESR 2007/2013) con 10 Milioni di Euro, si è recentemente conclusa con la realizzazione di 18 (14 + 4) interventi sul territorio (corridoi ambientali e di fruizione, interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica, parchi urbani, etc.) che sono parte della infrastruttura verde, disegnata dal Masterplan. Molti interventi si sono focalizzati sulla strategia dedicata alla fruizione: gli amministratori hanno evidenziato che è ancora necessario investire su tale aspetto per stimolare affezione al territorio da parte dei cittadini, unica garanzia per mantenere nel tempo le opere realizzate.

Corona Verde, quale intervento di riqualificazione urbana avanzato che mira alla conservazione della biodiversità e, parallelamente, alla valorizzazione di tale patrimonio in sinergia con quello storico e culturale, si candida, quindi, a diventare anche nel prossimo futuro di questa Regione un modello per attivare nuovi progetti di sviluppo economico locale durevole e sostenibile utile al conseguimento del benessere sociale, un esempio concreto di green economy che gestisce in modo intelligente le attività economiche, la mobilità, le risorse ambientali, le relazioni tra le persone, le politiche dell’abitare ed il metodo di amministrazione, in una visione di flessibilità, diversificazione e interdisciplinarietà.

Lavorare per mantenere il patrimonio naturale con progetti incentrati sulle infrastrutture verdi si sta dimostrando una soluzione efficace anche sotto il profilo dei costi: per quanto sia difficile stimare in modo esauriente il valore della biodiversità, data la sua intrinseca complessità, è evidente che la natura ci fornisce un’ampia varietà di servizi che solo in parte, e comunque con costi elevatissimi, potrebbero essere ottenuti attraverso mezzi tecnologici. Non solo la perdita di questi servizi avrebbe un costo difficilmente stimabile, ma nessun mezzo permette di sostituire i valori estetici e ricreativi che la natura offre.

Conclusa la parte di Progetto dedicata alla gestione dei finanziamenti del POR-FESR 2007/2013, affinché si consolidi l’idea che l’identità territoriale e lo sviluppo futuro (anche economico) dell’area metropolitana passi anche attraverso la costruzione di un sistema unitario sovralocale di Infrastruttura Verde, sarà necessario potenziare e/o ripensare l’impostazione metodologica e il modello di governance fino ad oggi applicato in Corona Verde, per garantire una progettazione, gestione e promozione uniche e integrate di tale infrastruttura. Il modello dovrà riconoscere ancora maggiore importanza ai processi negoziali e partecipativi, soprattutto in relazione ai partenariati tra pubblico e privato, così fortemente auspicati e così poco strutturati.

Occorrerà rilanciare una pianificazione territoriale innovativa e per il consolidamento di modelli di sviluppo locale in cui la Corona Verde si affermi definitivamente come uno dei cardini attorno al quale l’area metropolitana possa organizzare la multifunzionalità economica locale, la capacità di ibridazione intersettoriale, la resilienza economica, ecologica, sociale del proprio territorio.

Premio La Città per il Verde 2016

A novembre 2016 il progetto Corona Verde è stato insignito del Premio Speciale fuori concorso nella sezione Verde Urbano del Premio La Città per il Verde.
Il riconscimento, ideato dalla casa editrice Il Verde Editoriale per premiare le Amministrazioni pubbliche che hanno investito in modo eccellente il proprio impegno e le proprie risorse a favore del verde pubblico e della sostenibilità ambientale, è stato conferito a Corona Verde quale rilevante risultato di un'azione di pianificazione perseguita negli anni dalle Istituzioni pubbliche.
Tutto il materiale documentale e informativo del progetto Corona Verde è consultabile all’indirizzo:
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/coronaverde/index.htm

La brochure, in formato pdf, è scaricabile all’indirizzo:
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/coronaverde/dwd/cv_brochure_2012.pdf

Il depliant con la mappa e i principali punti di interesse di Corona Verde è scaricabile all’indirizzo:
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/coronaverde/dwd/CV_depliant.pdf

Sulla pagina web dedicata al canale YouTube della Regione Piemonte è possibile vedere il documentario integrale dedicato al progetto.

Inoltre, sono disponibili 6 pillole dedicate ai 6 temi principali di Corona Verde, nonché i reportage dei cantieri in corso di realizzazione e conclusi.

Un nuovo strumento di comunicazione: Paesaggiopiemonte

La legge regionale n. 14 del 16 giugno 2008 Norme per la valorizzazione del paesaggio annovera le “attività di comunicazione e di sensibilizzazione della società civile e degli operatori pubblici e privati al valore del paesaggio” fra gli strumenti necessari a perseguire le proprie finalità.

In quest’ottica, nel corso del 2016 il Settore regionale Territorio e paesaggio ha intrapreso un progetto di comunicazione teso a estendere la conoscenza del paesaggio piemontese non solo nei suoi aspetti di eccellenza – già ampiamente noti e oggetto di valorizzazione culturale e turistica – ma nel suo complesso, come fattore significativo della qualità della vita della popolazione. Il primo passo per la tutela diffusa del paesaggio, infatti, declinata non solo in termini normativi ma anche “dal basso”, risiede nel riconoscimento della sua importanza, poiché è noto che, nella coscienza comune, ci si rende conto del suo valore solo una volta che esso è perduto o irrimediabilmente deturpato.

Il progetto è stato dunque avviato nella consapevolezza che occorre lavorare congiuntamente su almeno due livelli: l’uno, che coinvolga tecnici, amministratori e soggetti aventi un ruolo attivo nella conservazione/trasformazione del paesaggio; l’altro di sensibilizzazione diffusa della cittadinanza, a partire dalle scuole di primo livello, al fine di sottrarre i temi paesaggistici alla sola trattazione di tipo specialistico.

Il primo dei due livelli descritti ha trovato attuazione nella realizzazione, mediante il supporto tecnico del CSI, di un giornale online dal titolo Paesaggiopiemonte, che sarà prossimamente corredato da una newsletter, contenente i contributi più significativi del giornale. Rispetto alla pagina del sito regionale dedicata a territorio e paesaggio, il giornale conterrà un’ampia prevalenza di contributi esterni e dedicherà attenzione anche ad avvenimenti, pubblicazioni, appuntamenti di rilievo extra-regionale (ad esempio report di convegni, recensioni di libri…), nonché all’espressione diretta dell’opinione di cittadini e  operatori che vivono e lavorano sui paesaggi piemontesi.
Il “numero zero” è dedicato a spiegare le motivazioni e le finalità del giornale, tentando al contempo di suscitare l’interesse dei destinatari citati, ampliarne il numero e raccogliere la loro disponibilità alla partecipazione all’elaborazione del giornale stesso; il progetto, infatti, riuscirà a vivere e a farsi portatore di senso se sarà costantemente aggiornato e alimentato anche dal suo stesso pubblico.

Questa prima iniziativa potrebbe inserirsi all’interno di una grande campagna complessiva di sensibilizzazione alle tematiche paesaggistiche; ciò anche sulla scorta dell’inserimento dei paesaggi vitivinicoli tra i Patrimoni dell’Umanità, che ha dimostrato quanto paesaggi che, per molti cittadini piemontesi, appartengono all’esperienza quotidiana di vita e di lavoro, se opportunamente preservati e gestiti, possano ottenere riconoscimenti paragonabili a quelli caratterizzati da emergenze monumentali o naturali.

La dichiarazione di notevole interesse pubblico del viale alberato di Montafia (AT)

Il 5 settembre 2016, con D.G.R. n. 36-3896, è stato dichiarato il notevole interesse pubblico del viale alberato lungo la S.P. n. 2 in Comune di Montafia (AT). Il provvedimento è il frutto del lavoro istruttorio condotto dalla commissione regionale incaricata di elaborare proposte per la dichiarazione di notevole interesse pubblico, costituita nel settembre 2015, ai sensi dell’articolo 137 del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio e dell’articolo 2 della legge regionale n. 32/2008.
La dichiarazione riconosce le valenze storico-culturali, identitarie, paesaggistiche e botaniche dell’alberata, messa a dimora nel 1926 come viale della rimembranza, deputato a rappresentare memoria visibile dei caduti della Grande Guerra. Al di là della sua valenza specificamente paesaggistica, infatti, la dichiarazione riconosce come l’importanza del viale sia fortemente percepita dalla popolazione per il suo ruolo storico, identificativo dell’identità della comunità locale. La ricostruzione delle fonti documentarie e cartografiche ha permesso di verificare l’esistenza di un filare fin dal Settecento; le successive, graduali e attente sostituzioni degli esemplari arborei compromessi e, nel primo dopoguerra, la citata connotazione quale viale della rimembranza, hanno cresciuto il valore simbolico dei luoghi. Questo ha trovato conferma nel fatto che l’istanza che ha condotto alla dichiarazione è pervenuta alla commissione proprio dagli abitanti del Comune di Montafia che, col tramite dei propri amministratori locali, hanno sollevato la necessità di una tutela organica del viale, per scongiurare futuri impropri danneggiamenti e nell’ottica di promuovere la conservazione e il ripristino dell’alberata ove compromessa. La “strada fresca e ombreggiata”, come ancora oggi viene chiamata dalle persone più anziane del paese, costituisce tuttora luogo di incontro e di passeggio per gli abitanti di Montafia: il riconoscimento del suo notevole interesse pubblico completa e perfeziona la saldatura tra le due connotazioni fondamentali di questo luogo, quella paesaggistica e quella identitaria, attraverso l’emanazione del provvedimento di tutela. Un vincolo costruito in questo modo tenta un’innovativa integrazione tra tutela e valorizzazione, affiancando al dettato del Codice il riferimento alla Convenzione Europea del Paesaggio, che pone l’accento sull’importanza della percezione del territorio da parte di chi lo abita e vi opera, contribuendo attivamente alla salvaguardia e alla gestione del proprio paesaggio.