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sau (SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA)
Tabella 1
In figura 1 è riportata la variazione della SAU sul territorio piemontese negli anni 2006-2016: si può evidenziare una tendenza alla continua diminuzione degli ettari destinati all’agricoltura. Nell’ultimo anno si è riscontrato un aumento della SAU per i seminativi e una diminuzione per prati permanenti e pascoli.
Figura 1
I seminativi comprendono i cereali, le colture industriali, le orticole, le foraggere temporanee e sono concentrati soprattutto in pianura (prevalentemente irrigue), in collina e nei fondivalle. Le coltivazioni permanenti sono costituite per più del 50% da vigneti, concentrati nelle colline del Piemonte meridionale (Langhe e Monferrato) e in areali più ridotti in provincia di Torino, Novara e Biella. La restante parte è costituita da fruttiferi (in prevalenza nocciolo in Langhe e Monferrato; castagno da frutto nelle vallate alpine; melo, actinidia, pesco e altre pomacee e drupacee nell’areale frutticolo di pianura a sinistra Po in provincia di Cuneo e Torino e nei fondivalle). I pascoli sono situati quasi esclusivamente in montagna e i prati permanenti prevalgono negli areali collinari e montani.
SAU NELL'AMBITO DELLA RETE ECOLOGICA
Tabella 2
Le Aree agricole di elevato valore naturalistico (HNV).
Figura 2
AGRICOLTURA E ZOOTECNIA
L’agricoltura è la prima e più antica forma di gestione del territorio da parte dell’uomo. Tra tutti i settori produttivi, quello agricolo è senz’altro quello a più stretto contatto con l’ambiente e più dipendente da esso.
Negli ultimi anni, l’introduzione dei mezzi meccanici e delle sostanze chimiche di sintesi ha modificato il volto dell'agricoltura, trasformandola in pochi decenni in un’attività di produzione di tipo quasi industriale. Questo fenomeno ha portato a una vera e propria trasformazione nell'utilizzo del suolo: da un lato troviamo terreni pianeggianti, occupati da colture intensive impoverite dal punto di vista ecologico, dall’altro i sistemi marginali con la loro biodiversità naturale, agraria, culturale, ormai in via di estinzione, destinati alla lenta ricolonizzazione che però difficilmente ritornerà a buoni livelli di biodiversità e stabilità ecologica.
Il livello di biodiversità presente nei terreni agricoli è molto diverso in relazione alla tipologia di coltura presente e alle sue modalità di gestione. Alcuni esempi:
Negli ultimi anni, l’introduzione dei mezzi meccanici e delle sostanze chimiche di sintesi ha modificato il volto dell'agricoltura, trasformandola in pochi decenni in un’attività di produzione di tipo quasi industriale. Questo fenomeno ha portato a una vera e propria trasformazione nell'utilizzo del suolo: da un lato troviamo terreni pianeggianti, occupati da colture intensive impoverite dal punto di vista ecologico, dall’altro i sistemi marginali con la loro biodiversità naturale, agraria, culturale, ormai in via di estinzione, destinati alla lenta ricolonizzazione che però difficilmente ritornerà a buoni livelli di biodiversità e stabilità ecologica.
Il livello di biodiversità presente nei terreni agricoli è molto diverso in relazione alla tipologia di coltura presente e alle sue modalità di gestione. Alcuni esempi:
- i seminativi irrigui e, tra questi, le coltivazioni di mais sono gli ambienti agrari con la minor diffusione di specie selvatiche e indici di biodiversità più preoccupanti. In questi ambienti occorre invertire la tendenza in corso;
- i seminativi non irrigui, quali ad esempio i campi di grano, pur con un maggior numero di specie selvatiche di interesse rispetto ai seminativi irrigui hanno un loro impatto significativo sull’ecosistema.
Il ripristino di siepi e filari, la conservazione delle fasce di
margine potrebbe migliorare in parte la situazione;
margine potrebbe migliorare in parte la situazione;
- nei frutteti e nei vigneti il livello di biodiversità cresce leggermente, soprattutto nei vigneti situati in un mosaico ambientale in cui siano ancora presenti boschetti e prati, ambienti chiave per la maggior parte delle specie di uccelli;
- i prati stabili e le coltivazioni con spazi naturali sono zone dove gli uccelli trovano riparo e cibo e la loro presenza è abbastanza numerosa. Se confinano con boschi e aree non coltivate o in presenza di una rete di siepi e filari, questi habitat sono ancora più adatti a ospitare una fauna di particolare interesse;
- le risaie sono un ambiente artificiale, ma sono anche l’ambiente naturale di un gran numero di uccelli che un tempo vivevano nelle aree umide delle nostre pianure, ormai bonificate e trasformate in terreni coltivabili. Così nelle risaie del novarese e vercellese sono presenti Aironi, tarabusi, ma anche Cavalieri d’Italia e Garzette.
Le risaie svolgono anche un ruolo importante per gli uccelli migratori che in primavera sono visibili nelle vasche appena allagate, in cui trovano nutrimento per proseguire il loro viaggio verso l’Europa settentrionale.
Le tecniche colturali devono necessariamente orientarsi alla conservazione di questo importante polmone di biodiversità, soprattutto per la tutela di Anfibi e Libellule, naturali competitori di insetti molesti quali le Zanzare.
sau (SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA)
Un indicatore della diffusione dell’attività agricola sul territorio è la SAU (Superficie Agricola Utilizzata); secondo i dati dell’Anagrafe Agricola Unica (dati 2016) la SAU in Piemonte ammonta a 897.425,45 ettari ed è ripartita come indicato in tabella 1.
Tabella 1
Superficie Agricola Utilizzata (SAU) in Piemonte - anno 2015
Utilizzo del terreno |
SAU - ettari |
Seminativi |
581.806,10 |
Coltivazioni permanenti |
91.437,20 |
Prati permanenti e pascoli |
223.345,52 |
Altro |
836,61 |
TOTALE |
897.425,45 |
Fonte: Anagrafe Agricola Unica
In figura 1 è riportata la variazione della SAU sul territorio piemontese negli anni 2006-2016: si può evidenziare una tendenza alla continua diminuzione degli ettari destinati all’agricoltura. Nell’ultimo anno si è riscontrato un aumento della SAU per i seminativi e una diminuzione per prati permanenti e pascoli.
Figura 1
Variazione SAU anni 2006-2016
Fonte: Anagrafe Agricola Unica
I seminativi comprendono i cereali, le colture industriali, le orticole, le foraggere temporanee e sono concentrati soprattutto in pianura (prevalentemente irrigue), in collina e nei fondivalle. Le coltivazioni permanenti sono costituite per più del 50% da vigneti, concentrati nelle colline del Piemonte meridionale (Langhe e Monferrato) e in areali più ridotti in provincia di Torino, Novara e Biella. La restante parte è costituita da fruttiferi (in prevalenza nocciolo in Langhe e Monferrato; castagno da frutto nelle vallate alpine; melo, actinidia, pesco e altre pomacee e drupacee nell’areale frutticolo di pianura a sinistra Po in provincia di Cuneo e Torino e nei fondivalle). I pascoli sono situati quasi esclusivamente in montagna e i prati permanenti prevalgono negli areali collinari e montani.
SAU NELL'AMBITO DELLA RETE ECOLOGICA
Il 9% della SAU rientra nell’ambito della Rete ecologica. Questa SAU riguarda in particolare i Siti di interesse Comunitario (SIC), le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e le ZPS e i SIC aggregati.
Tabella 2
Superficie Agricola Utilizzata (SAU) all'interno della Rete ecologica
Tipologia |
2012 |
2013 |
2014 |
2015 |
2016 |
Natura 2000: Siti Interesse Comunitario |
19.677,87 |
18.091,16 |
17.436,67 |
16.647,72 |
17.237,05 |
Natura 2000: Zone Protezione Speciale |
29.852,54 |
27.846,64 |
27.044,71 |
27.974,72 |
27.312,03 |
Natura 2000: ZPS e SIC aggregati |
47.858,01 |
44.772,82 |
42.878,13 |
40.125,56 |
39.746,45 |
Esterna alle aree Natura 2000 |
841.514,13 |
831.786,75 |
828.555,54 |
813.941,95 |
814.450,25 |
Fonte: Anagrafe Agricola Unica
Le Aree agricole di elevato valore naturalistico (HNV).
Proposta per loro definizione per il Psr 2014-2020
L’individuazione delle aree agricole ad alto valore naturale (di seguito HNV) risulta importante nella stesura del PSR per il nuovo periodo di programmazione; l’approccio del PSR in chiusura, basato sull’identificazione delle HNV con la Rete Natura 2000, deve necessariamente essere integrato per rispondere ai requisiti fissati dall’UE.
Le aree HNV hanno da un lato la funzione di definire gli ambiti in cui sono presenti vegetazione seminaturale di pregio e specie d’interesse conservazionistico, associati o meno ad un tessuto di agricoltura policolturale costituente un ricco agro-ecosistema e dall’altro costituiscono elementi fondanti per azioni di programmazione per valorizzare in particolare gli aspetti agro-silvo-ambientali.
A partire dalle definizioni delle HNV, derivanti dai documenti UE e a livello nazionale da ISPRA, uno studio di IPLA ha individuato gli areali che per il Piemonte ne soddisfano i requisiti, elaborando i dati derivanti dai sistemi informativi regionali forestale-SIFOR, pedologico-SIP, naturalistico-BDNR, considerando anche gli ambiti prioritari per la connettività della rete ecologica (Piano paesaggistico Regionale - Rete di valorizzazione ambientale); come punto di partenza cartografico è stato preso in considerazione il Land cover regionale del Piemonte (IPLA, anno medio 2000, scala 1:25.000), scelto rispetto al più recente Land cover Corine (2010, 1:100.000) per la scala di maggiore dettaglio e l’accuratezza del rilievo.
L’insieme delle informazioni disponibili è risultata sufficiente quale base di dati per rispondere ai 3 macrocriteri definiti per l’individuazione delle aree HNV:
Le aree HNV hanno da un lato la funzione di definire gli ambiti in cui sono presenti vegetazione seminaturale di pregio e specie d’interesse conservazionistico, associati o meno ad un tessuto di agricoltura policolturale costituente un ricco agro-ecosistema e dall’altro costituiscono elementi fondanti per azioni di programmazione per valorizzare in particolare gli aspetti agro-silvo-ambientali.
A partire dalle definizioni delle HNV, derivanti dai documenti UE e a livello nazionale da ISPRA, uno studio di IPLA ha individuato gli areali che per il Piemonte ne soddisfano i requisiti, elaborando i dati derivanti dai sistemi informativi regionali forestale-SIFOR, pedologico-SIP, naturalistico-BDNR, considerando anche gli ambiti prioritari per la connettività della rete ecologica (Piano paesaggistico Regionale - Rete di valorizzazione ambientale); come punto di partenza cartografico è stato preso in considerazione il Land cover regionale del Piemonte (IPLA, anno medio 2000, scala 1:25.000), scelto rispetto al più recente Land cover Corine (2010, 1:100.000) per la scala di maggiore dettaglio e l’accuratezza del rilievo.
L’insieme delle informazioni disponibili è risultata sufficiente quale base di dati per rispondere ai 3 macrocriteri definiti per l’individuazione delle aree HNV:
- presenza di vegetazione seminaturale;
- aree dominate da agricoltura a bassa intensità o da mosaico di territori seminaturali e coltivati;
- biodiversità e rete ecologica - Presenza di specie rare o elevata presenza di popolazione di una specie a livello europeo.
Gli ambiti di maggior valore (boschi e altra vegetazione seminaturale, praterie, prato-pascoli e prati stabili) così individuati definiscono automaticamente dei complessi di aree HNV.
Per le superfici non ricadenti in tale gruppo sono state indagate le caratteristiche di eterogeneità delle coperture-usi del territorio per verificare ove, sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista qualitativo, vi fossero ambienti (in prevalenza agricoli) ove il pattern di usi del suolo presentasse una forte eterogeneità, indice di contesti agricoli tradizionali policolturali, con buona connettività ecologica. Gli ambienti agricoli considerati sono stati accorpati nelle seguenti categorie: prati stabili, pascoli e ambienti seminaturali a prevalente componente erbacea o cespugliosa, superfici agricole a prevalente coltura erbacea irrigua o in sommersione, superfici agricole a prevalente coltura erbacea vernina, superfici agricole a prevalente coltura legnosa.
Ulteriori aree sono state integrate nelle potenziali HNV prendendo in considerazione i dati riferiti alle caratteristiche dei suoli, alle segnalazioni di presenza di specie di fauna e flora di interesse conservazionistico e alla presenza di ambiti definiti di primario interesse conservazionistico per habitat, flora e fauna. A parte il territorio montano, valutato a sé per la qualità intrinseca dei suoi territori e considerato area HNV a priori soprattutto per quanto riguarda l’agricoltura marginale, l’indagine ha evidenziato molti contesti definibili come HNV che non rientrano negli istituti di protezione (siti Natura 2000, Parchi e Riserve naturali); si tratta in particolare di aree di collina, di porzioni di alta pianura e pedemontane con mosaico agricolo policolturale alternato a zone seminaturali ben connesse ecologicamente. Su tali basi sono stati infine perimetrati 11 ambiti di maggior interesse, riportati nella cartografia finale a piccola scala:il basso novarese
Per le superfici non ricadenti in tale gruppo sono state indagate le caratteristiche di eterogeneità delle coperture-usi del territorio per verificare ove, sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista qualitativo, vi fossero ambienti (in prevalenza agricoli) ove il pattern di usi del suolo presentasse una forte eterogeneità, indice di contesti agricoli tradizionali policolturali, con buona connettività ecologica. Gli ambienti agricoli considerati sono stati accorpati nelle seguenti categorie: prati stabili, pascoli e ambienti seminaturali a prevalente componente erbacea o cespugliosa, superfici agricole a prevalente coltura erbacea irrigua o in sommersione, superfici agricole a prevalente coltura erbacea vernina, superfici agricole a prevalente coltura legnosa.
Ulteriori aree sono state integrate nelle potenziali HNV prendendo in considerazione i dati riferiti alle caratteristiche dei suoli, alle segnalazioni di presenza di specie di fauna e flora di interesse conservazionistico e alla presenza di ambiti definiti di primario interesse conservazionistico per habitat, flora e fauna. A parte il territorio montano, valutato a sé per la qualità intrinseca dei suoi territori e considerato area HNV a priori soprattutto per quanto riguarda l’agricoltura marginale, l’indagine ha evidenziato molti contesti definibili come HNV che non rientrano negli istituti di protezione (siti Natura 2000, Parchi e Riserve naturali); si tratta in particolare di aree di collina, di porzioni di alta pianura e pedemontane con mosaico agricolo policolturale alternato a zone seminaturali ben connesse ecologicamente. Su tali basi sono stati infine perimetrati 11 ambiti di maggior interesse, riportati nella cartografia finale a piccola scala:il basso novarese
- le confluenze dei fiumi vercellesi
- il basso vercellese e il Po
- l’alta pianura alessandrina e i suoi fiumi
- le confluenze dei fiumi cuneesi
- il pedemonte appenninico
- il pedemonte a nord del Po
- il Canavese con le sue connessioni
- l’agricoltura della Serra d’Ivrea
- il sistema delle Baragge
- le colline policolturali.
Figura 2
Proposta ridefinizione aree HNV agricole e forestali ad alto valore naturale
Approfondimento in un ambito sub regionale HNV
Il metodo messo a punto e di seguito descritto, permette di definire la presenza/prevalenza di areali HNV dal livello di macroambiti subregionali fino al livello di foglio di mappa catastale, base per l’applicazione delle azioni del PSR. L’approccio è stato applicato sperimentalmente a scala di dettaglio in un’area pilota individuata tra le 11 sopra elencate, Il basso Vercellese e il Po, l’unica già ufficialmente riconosciuta come HNV dal PSR Piemonte 2014-2020. Lo studio è stato eseguito per conto della Provincia di Vercelli da Arpa Piemonte nell’ambito del progetto “Interventi di tutela e di sensibilizzazione ambientale in Provincia di Vercelli”, finanziato dalla Regione Piemonte nell’ambito del PSR 2007/2013 - misura 323-1b, intervento n. 2, “Nuovi strumenti di conservazione e valorizzazione dell’agrosistema risicolo”.
Tale progetto si è posto come obiettivo la valorizzazione e il miglioramento dell’agroecosistema “risaia” attraverso la realizzazione di interventi di riqualificazione ambientale, per ricostruire habitat di interesse naturalistico in zone agricole, utilizzando la strategia delle reti ecologiche per favorire la conservazione e il miglioramento della biodiversità.
A tal fine lo studio ha caratterizzato la reticolarità locale nel bacino della roggia Lamporo (Comuni di Livorno Ferraris, Bianzè, Trino, Ronsecco e Tricerro, effettuando un rilievo di dettaglio (acquisizione in scala 1:3.000) degli elementi strutturali di una rete ecologica nel contesto dell’agroecosistema risicolo, ossia quel complesso di habitat naturali o seminaturali che si configurano come ambienti parzialmente idonei a supportare le specie e che svolgono ruoli diversi in termini di connettività quali boschi, fontanili e zone umide, corsi d’acqua naturaliformi, canali con vegetazione ripariale seminaturale, fossi con vegetazione acquatica e ripariale, formazioni boscate lineari, macchie e piccoli elementi di riposo e rinforzo lungo elementi lineari. A tale rilievo si è aggiunto quello degli elementi a funzionalità ecologica residuale che possono avere valenza come ambiti di possibile espansione della rete (fossi, canali e fontanili senza vegetazione strutturata,
Tale progetto si è posto come obiettivo la valorizzazione e il miglioramento dell’agroecosistema “risaia” attraverso la realizzazione di interventi di riqualificazione ambientale, per ricostruire habitat di interesse naturalistico in zone agricole, utilizzando la strategia delle reti ecologiche per favorire la conservazione e il miglioramento della biodiversità.
A tal fine lo studio ha caratterizzato la reticolarità locale nel bacino della roggia Lamporo (Comuni di Livorno Ferraris, Bianzè, Trino, Ronsecco e Tricerro, effettuando un rilievo di dettaglio (acquisizione in scala 1:3.000) degli elementi strutturali di una rete ecologica nel contesto dell’agroecosistema risicolo, ossia quel complesso di habitat naturali o seminaturali che si configurano come ambienti parzialmente idonei a supportare le specie e che svolgono ruoli diversi in termini di connettività quali boschi, fontanili e zone umide, corsi d’acqua naturaliformi, canali con vegetazione ripariale seminaturale, fossi con vegetazione acquatica e ripariale, formazioni boscate lineari, macchie e piccoli elementi di riposo e rinforzo lungo elementi lineari. A tale rilievo si è aggiunto quello degli elementi a funzionalità ecologica residuale che possono avere valenza come ambiti di possibile espansione della rete (fossi, canali e fontanili senza vegetazione strutturata,
aree in via di recupero, incolti) al fine di guidare la progettazione e la programmazione di interventi di rinforzo della biodiversità finanziabili con le misure del PSR.
Essendo impostata sul reticolo irriguo e idrografico, l’area di studio e rilievo è stata definita sulla base del bacino della roggia Lamporo. Tale area ha una grande importanza in termini di biodiversità in quanto vi ricadono due aree appartenenti alla ZPS Risaie vercellesi (Colombara e Castelmerlino) e i 3 SIC-ZPS “Palude di San Genuario”, “Bosco della Partecipanza di Trino” e “Fontana Gigante”. A tal fine nel territorio coltivato sono stati individuate alcune direttrici di intervento per migliorare la connettività tra gli elementi di naturalità residua nel territorio risicolo e le aree Natura 2000.
Operativamente il lavoro è stato svolto con una serie di sopralluoghi che hanno coperto tutta l’area d’indagine, rilevando con GPS vari punti e caratterizzandoli sotto il profilo della presenza di elementi di idoneità ed efficienza strutturale, della presenza di specie target per la funzionalità della rete e di specie indicatrici vegetali. Si è quindi provveduto ad effettuare una fotointerpretazione di dettaglio dalle Ortofoto del volo Regione Piemonte 2010 (fonte: Geoportale Regione Piemonte) discriminando gli elementi strutturali della vegetazione arbustiva e arborea.
Gli elementi individuati sono stati quindi attributi a tre categorie di funzionalità ecologica, in relazione a criteri quali il grado di naturalità, l’appartenenza ad habitat di interesse per la Rete Natura 2000 o l’idoneità strutturale ad ospitare le specie d’interesse. La rappresentazione cartografica complessiva è stata riportata nella "Carta degli elementi strutturali di rete ecologica nel bacino della roggia lamporo" mentre con la"Carta delle priorità di intervento per la connettività ecologica tra Aree Natura 2000" si danno utili indicazioni per attivare progetti di cooperazione territoriale e processi partecipati con le aziende agricole per attivare specifiche misure del PSR orientate all’incremento della biodiversità.
Essendo impostata sul reticolo irriguo e idrografico, l’area di studio e rilievo è stata definita sulla base del bacino della roggia Lamporo. Tale area ha una grande importanza in termini di biodiversità in quanto vi ricadono due aree appartenenti alla ZPS Risaie vercellesi (Colombara e Castelmerlino) e i 3 SIC-ZPS “Palude di San Genuario”, “Bosco della Partecipanza di Trino” e “Fontana Gigante”. A tal fine nel territorio coltivato sono stati individuate alcune direttrici di intervento per migliorare la connettività tra gli elementi di naturalità residua nel territorio risicolo e le aree Natura 2000.
Operativamente il lavoro è stato svolto con una serie di sopralluoghi che hanno coperto tutta l’area d’indagine, rilevando con GPS vari punti e caratterizzandoli sotto il profilo della presenza di elementi di idoneità ed efficienza strutturale, della presenza di specie target per la funzionalità della rete e di specie indicatrici vegetali. Si è quindi provveduto ad effettuare una fotointerpretazione di dettaglio dalle Ortofoto del volo Regione Piemonte 2010 (fonte: Geoportale Regione Piemonte) discriminando gli elementi strutturali della vegetazione arbustiva e arborea.
Gli elementi individuati sono stati quindi attributi a tre categorie di funzionalità ecologica, in relazione a criteri quali il grado di naturalità, l’appartenenza ad habitat di interesse per la Rete Natura 2000 o l’idoneità strutturale ad ospitare le specie d’interesse. La rappresentazione cartografica complessiva è stata riportata nella "Carta degli elementi strutturali di rete ecologica nel bacino della roggia lamporo" mentre con la"Carta delle priorità di intervento per la connettività ecologica tra Aree Natura 2000" si danno utili indicazioni per attivare progetti di cooperazione territoriale e processi partecipati con le aziende agricole per attivare specifiche misure del PSR orientate all’incremento della biodiversità.