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SPECIE VEGETALI ESOTICHE INVASIVE NELL’AMBITO DI ATTIVITÀ DI CANTIERE CON MOVIMENTI TERRA E INTERVENTI DI RIPRISTINO AMBIENTALE
Figura 1
Figura 2
Attuazione da parte di Arpa Piemonte dell'art. 46 della LR 19/2009 e ss.mm.ii. "Testo Unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità"
Figura 3
SPECIE INVASIVE
Una delle principali cause, riconosciute a livello internazionale (Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro del 5 giugno 1992), della riduzione del livello di biodiversità, è rappresentato dalla presenza e dallo sviluppo di specie esotiche invasive.
Per specie esotiche si intendono le specie introdotte al di fuori del loro naturale areale distributivo attuale o passato, che se presentano caratteristiche di invasività determinano minacce alla biodiversità, danni alle attività dell’uomo (ad es. agricoltura) ed effetti sulla salute umana con serie conseguenze socio-economiche e sui servizi ecosistemici.
L’importanza di contrastare la presenza di specie esotiche invasive è stata sancita anche da un recente Regolamento Europeo n. 1143/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014 recante disposizioni volte a prevenire e
gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive. In particolare il Regolamento verte su un elenco di specie esotiche invasive di preoccupazione comunitaria (species of EU concern), che sono bandite dall'Unione Europea (divieto di importazione, possesso, trasporto e commercio oltre che a obblighi di controllo). Il suddetto elenco è stato approvato con Regolamento di esecuzione (UE) 2016/1141 della Commissione. I paesi potranno sviluppare liste nazionali, alle quali potranno essere applicate le stesse regolamentazioni previste a scala comunitaria e dovranno identificare i principali vettori di arrivo di specie invasive, sui quali saranno poi chiamati a produrre piani d’azione per prevenire ulteriori introduzioni. Infine si istituisce uno Scientific Forum per dare supporto al processo decisionale e si prevedono meccanismi di cooperazione tra Paesi che condividono una specie invasiva.
SPECIE VEGETALI ESOTICHE INVASIVE NELL’AMBITO DI ATTIVITÀ DI CANTIERE CON MOVIMENTI TERRA E INTERVENTI DI RIPRISTINO AMBIENTALE
La diffusione delle specie alloctone è ormai riconosciuta come una delle principali minacce per la conservazione della biodiversità. Tra le priorità d’intervento individuate dalla Strategia Nazionale per la Biodiversità figurano “programmi e iniziative volte a prevenire l’introduzione e l’invasione di specie alloctone, assicurare la rapida identificazione e rimozione dei nuclei di nuovo insediamento, attivare azioni coordinate di eradicazione e controllo per le specie già insediate nel territorio nazionale e di mitigazione degli impatti sulle specie e gli ecosistemi colpiti”.
In quest'ottica, le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e di Valutazione di Incidenza Ecologica (VI) possono rappresentare ottimi strumenti di prevenzione e di gestione di tale problematica.
Per questo motivo, Arpa Piemonte, di concerto con il Gruppo di Lavoro regionale coordinato dalla Direzione Ambiente della Regione Piemonte, ha elaborato alcune indicazioni tecniche che tengono conto delle esperienze fino ad oggi maturate e delle problematiche via via evidenziate dagli esperti di settore e dagli operatori dell'Agenzia che si occupano di valutazioni ambientali. Si tratta di un insieme di buone pratiche, che possono essere tradotte in prescrizioni all'interno dei provvedimenti autorizzativi, volte alla gestione della flora alloctona nell'ambito delle attività di cantiere e degli interventi di ripristino ambientale delle aree interferite dai lavori.
In quest'ottica, le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e di Valutazione di Incidenza Ecologica (VI) possono rappresentare ottimi strumenti di prevenzione e di gestione di tale problematica.
Per questo motivo, Arpa Piemonte, di concerto con il Gruppo di Lavoro regionale coordinato dalla Direzione Ambiente della Regione Piemonte, ha elaborato alcune indicazioni tecniche che tengono conto delle esperienze fino ad oggi maturate e delle problematiche via via evidenziate dagli esperti di settore e dagli operatori dell'Agenzia che si occupano di valutazioni ambientali. Si tratta di un insieme di buone pratiche, che possono essere tradotte in prescrizioni all'interno dei provvedimenti autorizzativi, volte alla gestione della flora alloctona nell'ambito delle attività di cantiere e degli interventi di ripristino ambientale delle aree interferite dai lavori.
Figura 1
Nucleo di Buddleja Davidii in prossimità di una recinzione di un cantiere
La fase di cantiere rappresenta infatti uno dei momenti più favorevoli per l'insediamento e la diffusione di specie esotiche, sia nei siti di intervento che nelle aree ad essi adiacenti, a causa dei movimenti terra (scavi, riporti, presenza più o meno prolungata di cumuli di inerti, acquisizione di terreno da aree esterne il cantiere) e, più in generale, della presenza di superfici nude che, se non adeguatamente trattate e gestite, risultano colonizzabili dalle entità alloctone, sovente a temperamento ruderale o generalista. Nell’ambito di interventi che prevedono la movimentazione di inerti, le indicazioni tecniche contengono alcune misure di prevenzione nella gestione del materiale, quali l’inerbimento dei cumuli di terra, in modo da creare condizioni sfavorevoli all'insediamento delle specie della flora esotica.
L’obiettivo di tutti gli inerbimenti, anche temporanei, è la copertura continua del suolo con una vegetazione erbacea costituita dal giusto equilibrio di graminoidi e dicotiledoni autoctone adatte alle diverse condizioni stazionali dei siti d'intervento .
Oltre ad una oculata scelta delle specie da utilizzare per gli interventi di inserimento e ripristino ambientale, risulta fondamentale responsabilizzare la Direzione Lavori in modo che venga assicurata una preventiva verifica della piena rispondenza tra le entità previste in progetto (comprese quelle utilizzate nei miscugli per gli inerbimenti) e quelle effettivamente impiegate in cantiere.
Un altro problema affrontato nelle indicazioni tecniche di Arpa è la gestione dei residui vegetali prodotti nelle operazioni di taglio, sfalcio ed estirpazione delle specie esotiche invasive, fase delicata in quanto cui parti delle piante e/o semi delle stesse possono essere dispersi nell’ambiente circostante, facilitandone così la diffusione sul territorio.
L’obiettivo di tutti gli inerbimenti, anche temporanei, è la copertura continua del suolo con una vegetazione erbacea costituita dal giusto equilibrio di graminoidi e dicotiledoni autoctone adatte alle diverse condizioni stazionali dei siti d'intervento .
Oltre ad una oculata scelta delle specie da utilizzare per gli interventi di inserimento e ripristino ambientale, risulta fondamentale responsabilizzare la Direzione Lavori in modo che venga assicurata una preventiva verifica della piena rispondenza tra le entità previste in progetto (comprese quelle utilizzate nei miscugli per gli inerbimenti) e quelle effettivamente impiegate in cantiere.
Un altro problema affrontato nelle indicazioni tecniche di Arpa è la gestione dei residui vegetali prodotti nelle operazioni di taglio, sfalcio ed estirpazione delle specie esotiche invasive, fase delicata in quanto cui parti delle piante e/o semi delle stesse possono essere dispersi nell’ambiente circostante, facilitandone così la diffusione sul territorio.
Figura 2
Piante di Heracleum mantegazzianum lungo l’alveo di un torrente
Attuazione da parte di Arpa Piemonte dell'art. 46 della LR 19/2009 e ss.mm.ii. "Testo Unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità"
A fine 2016 si sono concluse le attività concordate con la Regione Piemonte per il triennio 2014-16 in attuazione dell'art. 46 della LR 19/2009 e ss.mm.ii. "Testo Unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità", secondo cui Arpa "effettua il monitoraggio delle condizioni ambientali complessive, anche con riferimento alla realizzazione delle opere e degli interventi approvati, e comunica l'esito del monitoraggio alla struttura regionale competente all'attuazione della presente legge, alle autorità competenti all'espressione del giudizio di incidenza ed ai soggetti gestori delle aree della rete Natura 2000".
Le attività condotte hanno riguardato principalmente alcuni degli habitat inclusi nell'Allegato I della Direttiva 92/43/CEE afferenti alle macrocategorie degli ambienti forestali, degli ambienti aperti e di quelli delle acque correnti, nonché alcune entità della flora alloctona incluse negli elenchi della DGR n. 46-5100 del 18/12/2012 e s.m.i.
Per quanto riguarda gli ambienti forestali, sono stati valutati gli effetti della gestione selvicolturale pregressa sullo stato di conservazione di alcuni alneti di ontano nero riconducibili all'habitat di interesse prioritario "91E0*" nel SIC (ora ZSC) "IT1110021 - Laghi di Ivrea" (i risultati dello studio, condotto in collaborazione con il DISAFA dell'Università di Torino, sono stati pubblicati su "Forest Ecology and Management") e di alcuni popolamenti di faggio afferenti all'ambiente "9130" nei SIC (ora ZSC) "IT1160020 - Bosco di Bagnasco" e "IT1160026 - Faggete di Pamaprato, Tana del Forno, Grotta delle Turbiglie e Grotte di Bossea". In entrambi i casi, le indagini condotte hanno evidenziato alcuni effetti negativi determinati da interventi effettuati prima (o a cavallo) dell'entrata in vigore delle "Misure di Conservazione per la tutela della Rete Natura 2000 del Piemonte" di cui alla DGR n. 54-7409 del 07/04/2014 e ss.mm.ii. sul corteggio floristico (con l'ingresso di importanti contingenti di entità della flora alloctona, alcune dal riconosciuto comportamento invasivo, o di specie ruderali e/o pioniere) e/o sulla struttura dei popolamenti oggetto di utilizzazione.
Le attività condotte hanno riguardato principalmente alcuni degli habitat inclusi nell'Allegato I della Direttiva 92/43/CEE afferenti alle macrocategorie degli ambienti forestali, degli ambienti aperti e di quelli delle acque correnti, nonché alcune entità della flora alloctona incluse negli elenchi della DGR n. 46-5100 del 18/12/2012 e s.m.i.
Per quanto riguarda gli ambienti forestali, sono stati valutati gli effetti della gestione selvicolturale pregressa sullo stato di conservazione di alcuni alneti di ontano nero riconducibili all'habitat di interesse prioritario "91E0*" nel SIC (ora ZSC) "IT1110021 - Laghi di Ivrea" (i risultati dello studio, condotto in collaborazione con il DISAFA dell'Università di Torino, sono stati pubblicati su "Forest Ecology and Management") e di alcuni popolamenti di faggio afferenti all'ambiente "9130" nei SIC (ora ZSC) "IT1160020 - Bosco di Bagnasco" e "IT1160026 - Faggete di Pamaprato, Tana del Forno, Grotta delle Turbiglie e Grotte di Bossea". In entrambi i casi, le indagini condotte hanno evidenziato alcuni effetti negativi determinati da interventi effettuati prima (o a cavallo) dell'entrata in vigore delle "Misure di Conservazione per la tutela della Rete Natura 2000 del Piemonte" di cui alla DGR n. 54-7409 del 07/04/2014 e ss.mm.ii. sul corteggio floristico (con l'ingresso di importanti contingenti di entità della flora alloctona, alcune dal riconosciuto comportamento invasivo, o di specie ruderali e/o pioniere) e/o sulla struttura dei popolamenti oggetto di utilizzazione.
Figura 3
Scorcio di uno degli alneti di ontano nero oggetto di studio nella ZSC "IT1110021 - Laghi di Ivrea"
Inoltre, è stato avviato il monitoraggio di lungo termine di alcuni indicatori (legno morto e grandi alberi) utili a descrivere il livello di biodiversità degli ambienti forestali nell'ambiente "91F0" nel SIC (ora ZSC) "IT1160010 - Bosco del Merlino": la necromassa rilevata presenta caratteristiche sia quantitative che qualitative prossime a quelle indicate dalla letteratura come ottimale per il mantenimento nelle foreste planiziali di comunità saproxiliche sufficientemente strutturate.
Relativamente agli ambienti aperti, è stata avviata l'applicazione di protocolli integrati per il monitoraggio di lungo periodo su vegetazione e suolo in funzione degli effetti del cambiamento climatico nel SIC (ora ZSC) "IT1120028 - Alta Val Sesia" e nella ZPS " IT1140021 - Val Formazza".
L'attività concernente gli ambienti delle acque correnti ha visto il completamento del monitoraggio già in corso degli effetti indotti dalla sottrazione di portata determinata dalla realizzazione di un impianto idroelettrico su un alneto di ontano bianco (habitat di interesse prioritario "91E0*") nel SIC "IT1140016 - Alpe Veglia e Devero) e il censimento (su dati SIRI) delle derivazioni di acque superficiali, con particolare attenzione a quelle a scopo idroelettrico, presenti all'interno dei siti della Rete "Natura 2000" in Piemonte. Da quest'ultimo è emerso come un terzo dei SIC/ZSC ospiti almeno una derivazione di acque superficiali a scopo idroelettrico (con valori maggiori nella regione biogeografica alpina), con una densità di prese (intesa come numero di km di reticolo idrografico per captazione) che è risultata mediamente inferiore all'interno dei siti "Natura 2000" rispetto all'intero territorio regionale (una presa ogni 35 km contro una ogni 27 circa). Infine, nell'ambito di questa macrocategoria ambientale, è proseguita l'applicazione (che si concluderà presumibilmente nel corso del 2017), lungo una porzione del Torrente Stura di Lanzo comprendente il SIC (ora ZSC) omonimo, del metodo sperimentale per la valutazione ecosistemica delle fasce perifluviali sviluppato nell'ambito della redazione dei Piani di Gestione dei Sedimenti (PGS).
In merito alle attività riguardanti le entità della flora alloctona, si può citare l'avvio del monitoraggio delle stazioni di Heracleum mantegazzianum presenti lungo il Fiume Toce in Val Formazza (VB).
Alcune delle attività sopra descritte, che hanno talora fornito utili indicazioni per la redazione delle Misure di Conservazione sito-specifiche delle ZSC, proseguiranno e saranno ulteriormente implementate nel triennio 2017÷19, affiancate da monitoraggi finalizzati a definire lo stato di conservazione di alcuni degli ambienti inclusi nell'Allegato I della Direttiva "Habitat" secondo le recenti Linee Guida dell'Ispra, in modo da raccogliere dati utili alla redazione del Rapporto Nazionale di cui all'art. 17 della Direttiva medesima.
Relativamente agli ambienti aperti, è stata avviata l'applicazione di protocolli integrati per il monitoraggio di lungo periodo su vegetazione e suolo in funzione degli effetti del cambiamento climatico nel SIC (ora ZSC) "IT1120028 - Alta Val Sesia" e nella ZPS " IT1140021 - Val Formazza".
L'attività concernente gli ambienti delle acque correnti ha visto il completamento del monitoraggio già in corso degli effetti indotti dalla sottrazione di portata determinata dalla realizzazione di un impianto idroelettrico su un alneto di ontano bianco (habitat di interesse prioritario "91E0*") nel SIC "IT1140016 - Alpe Veglia e Devero) e il censimento (su dati SIRI) delle derivazioni di acque superficiali, con particolare attenzione a quelle a scopo idroelettrico, presenti all'interno dei siti della Rete "Natura 2000" in Piemonte. Da quest'ultimo è emerso come un terzo dei SIC/ZSC ospiti almeno una derivazione di acque superficiali a scopo idroelettrico (con valori maggiori nella regione biogeografica alpina), con una densità di prese (intesa come numero di km di reticolo idrografico per captazione) che è risultata mediamente inferiore all'interno dei siti "Natura 2000" rispetto all'intero territorio regionale (una presa ogni 35 km contro una ogni 27 circa). Infine, nell'ambito di questa macrocategoria ambientale, è proseguita l'applicazione (che si concluderà presumibilmente nel corso del 2017), lungo una porzione del Torrente Stura di Lanzo comprendente il SIC (ora ZSC) omonimo, del metodo sperimentale per la valutazione ecosistemica delle fasce perifluviali sviluppato nell'ambito della redazione dei Piani di Gestione dei Sedimenti (PGS).
In merito alle attività riguardanti le entità della flora alloctona, si può citare l'avvio del monitoraggio delle stazioni di Heracleum mantegazzianum presenti lungo il Fiume Toce in Val Formazza (VB).
Alcune delle attività sopra descritte, che hanno talora fornito utili indicazioni per la redazione delle Misure di Conservazione sito-specifiche delle ZSC, proseguiranno e saranno ulteriormente implementate nel triennio 2017÷19, affiancate da monitoraggi finalizzati a definire lo stato di conservazione di alcuni degli ambienti inclusi nell'Allegato I della Direttiva "Habitat" secondo le recenti Linee Guida dell'Ispra, in modo da raccogliere dati utili alla redazione del Rapporto Nazionale di cui all'art. 17 della Direttiva medesima.
Per maggiori informazioni in merito alle specie invasive, consulta la pagina ad esse dedicata nella sezione Acqua.